SIP-ENEL CHILDREN CAMP: UN NUOVO POLO PER L`INFANZIA

SIP-ENEL CHILDREN CAMP: UN NUOVO POLO PER L’INFANZIA
SIP-ENEL CHILDREN CAMP: UN NUOVO POLO PER L’INFANZIA
Progetto di riuso per l’ex colonia sip-enel realizzata da Giancarlo De Carlo
Relatore: Prof. Giancarlo Perotta
Correlatore: Prof. Maria Cristina Giambruno
Tesi di laurea magistrale a cura di:
Caterina Mastrandrea
Martina Piatti
Chiara Rebora
Valentina Turello
Politecnico di Milano, Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
Corso di Laurea Magistrale in Architettura delle Costruzioni
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SIP-ENEL CHILDREN CAMP: UN NUOVO POLO PER L’INFANZIA
INDICE
Introduzione
Capitolo 1. Le colonie marine sulla riviera romagnola:
nascita, sviluppo, decadenza, salvaguardia
Capitolo 7. Il progetto
7.1 Relazione illustrativa
7.2 Riqualificazione urbana
7.3 Interventi di nuova costruzione
7.3.1 Relazione strutturale edificio a torre
7.3.2 Relazione impiantistica edificio a torre
7.4 Interventi sul costruito
7.4.1 Progetto di interni
7.4.2 Progetto di conservazione
7.4.3 Relazione strutturale
7.4.4 Relazione impiantistica
7.5 Analisi s.w.o.t. ex-post
Capitolo 2. Giancarlo De Carlo. Ingegnere ed Architetto
2.1 Biografia e contesto socio-culturale
2.2 Architettura ed Urbanistica
2.3 I progetti
Capitolo 3. La colonia Sip-Enel
3.1 Excursus storico
3.2 L’architettura
3.3 L’attenzione al dettaglio
3.4 Le strutture
3.5 Gli impianti
Allegati
Capitolo 4. Indagini e analisi urbanistiche del Comune di Riccione
4.1 Mappatura delle funzioni e dei servizi
4.2 Dati generali sul suolo
4.2.1 Indici sismici
4.2.2 Situazione dell’erosione costiera
4.3 Dati generali della popolazione
4.3.1 Indici demografici
4.3.2 Indici economici
4.3.3 Indici del settore turistico
4.4 Dati sul mercato immobiliare
4.5 Analisi s.w.o.t. ex-ante
Tavole di progetto
Bibliografia
Sitografia
Iconografia
Regesto dei documenti reperiti presso il Comune di Riccione
Ringraziamenti
Capitolo 5. Indagini e analisi urbanistiche del quartiere Abissinia
5.1 Mappatura delle funzioni e dei servizi
5.2 Estrapolazione dati utili
5.3 Quotazioni immobiliari
5.4 Analisi delle strutture ricettive
Capitolo 6. Analisi dello stato di fatto
6.1 Sopralluogo
6.2 Stato di conservazione
6.3 Analisi strutturale
I
INTRODUZIONE
curativa, quindi, tesa a massimizzare le condizioni climatiche favorevoli alla guarigione. Nasce, così, il padiglione
come forma-tipo della colonia marina.
Con il movimento fascista si assiste ad un nuovo cambiamento, sia fisico, che funzionale, della tipologia edilizia. La
forma architettonica deve rappresentare la modernità del
governo fascista. I progetti sono realizzati attraverso concorsi, banditi a livello nazionale. Per quanto riguarda la funzione alle finalità terapeutiche si affiancano, invece, quelle
di indottrinamento del giovane popolo fascista.
Durante gli anni ’30 del Novecento, la costa romagnola viene investita da un’ingente crescita edilizia dovuta, principalmente, al turismo marittimo.
Nel secondo dopoguerra, invece, si assiste nuovamente ad
un mutamento di tendenza riguardante le colonie marine:
si apre una stagione di ricerca di diverse soluzioni ed articolazioni spaziali, idonee per configurazioni adatte alla dimensione ludica, propria dei centri per bambini.
A causa, però, del progressivo restringimento della domanda, dovuta alle trasformazioni del fenomeno turistico, a partire dagli anni settanta, sempre più colonie esauriscono la
propria destinazione d’uso, cadendo pian piano in disuso.
Oggi, tale patrimonio architettonico è oggetto di immobilismo da parte delle autorità competenti, nonostante sia in
vigore un programma unitario di riqualificazione dell’immagine turistica denominato “Città delle colonie”, la cui finalità
è la necessità di un intervento di recupero e riqualificazione
dell’urbanizzato esistente.
Il progetto nasce dalla necessità di dare una nuova vita alla
colonia marina progettata da Giancarlo De Carlo.
La sfida è il confronto con un’architettura che, oltre ad essere un’opera significativa di un importante architetto italiano
del secondo Novecento, è unica nel suo genere.
Un edificio progettato a misura di bambino richede una
nuova funzione compatibile con tale caratteristica.
Il progetto per il “SIP-ENEL CHILDREN CAMP” è stato guidato, fin dalle prime tracce, da un sentimento di rispetto nei
confronti del manufatto per preservarne ogni particolarità.
La tesi si sviluppa seguendo due macro fasi: la fase analitica
e la fase progettuale.
I temi analizzati nella fase analitica sono:
1. Storia e funzione delle colonie marine sulla riviera romagnola:
Le colonie marine nascono nel XVIII secolo in Inghilterra,
come strumento di cura per le patologie derivanti dall’inquinamento provocato dalle città industriali. Si pensa, quindi, che la vicinanza al mare e, dunque, l’aria salmastra ed
il sole, sono in grado di favorire la guarigione dei soggetti
malati.
Nel tempo, alla funzione prettamente curativa di tali luoghi,
si affianca la funzione turistica.
In Italia è la teoria del medico Giuseppe Barellai a permettere l’insediamento delle colonie marine, come luoghi destinati alla cura dei bambini con problemi di salute.
Per quanto riguarda l’aspetto architettonico, mentre gli edifici realizzati nel XIX secolo, sono caratterizzati dall’indipendenza delle figure architettoniche rispetto alle finalità terapeutiche, con l’avanzare della tecnica medica, la forma
edilizia diventa essa stessa parte integrante della capacità
II
2. Giancarlo De Carlo. Ingegnere ed Architetto
Giancarlo De Carlo nasce a Genova nel 1919, e trascorre la
sua giovinezza tra l’Italia e la Tunisia.
La sua carriera universitaria vede il conseguimento della
doppia laurea in Ingegneria ed in Architettura, la prima al
Politecnico di Milano, la seconda allo IUAV di Venezia.
Durante il periodo che intercorre tra le due lauree, durante
la Seconda Guerra Mondiale, De Carlo è arruolato come
III
per abitare, ma anche gli intervalli paesaggistici.
L’ambiente in cui l’uomo esiste è frutto di una stratificazione
storica che l’uomo non può ignorare. E’ la storia che definisce il mondo reale. La realtà è al cento della concezione
spaziale dell’ingegnere, il quale crede che l’architettura
debba essere concepita per essere compresa da chiunque
basandosi, perciò, sulla geometria.
Infine, i luoghi pubblici sono il cuore vitale della società,
destinati per questo motivo ad una progettazione integrata che vede, tra l’altro, la partecipazione attiva degli stessi
fruitori.
Per comprendere più facilmente la complicata attività progettuale di Giancarlo De Carlo, si rimanda agli esempi progettuali riportati nel paragrafo 2.3.
Egli muore a Milano, il 4 giugno del 2005.
ufficiale di Marina. Una volta ritornato in Italia, prende parte al Movimento Proletario ed amplia la sua visione politica
frequentando sostenitori del Movimento Anarchico italiano.
Il periodo della resistenza è fondamentale per lo sviluppo
della sua attività sociale e progettuale.
Conosce, infatti, Mario Pagano, suo mentore, da cui apprende e sviluppa la concezione morale e sociale del progetto architettonico, sempre soggetto ad una dimensione
umana.
Durante la sua carriera, De Carlo è influenzato dalle correnti
del Movimento Moderno, dalle quali si dissocia, fondando
il TEAM X.
Gli anni Cinquanta sono propizi per l’architetto che porta
avanti l’attività editoriali di Casabella-Continuità, collaborando con Ernesto Nathan Rogers, Vittorio Gregotti e Marco
Zanuso. Ha, inoltre, l’opportunità di collaborare con Franco
Albini alla Triennale di Milano.
De Carlo si inserisce perfettamente nell’ambito culturale milanese, stringendo legami con Elio Vittorini, tramite tra lui e il
rettore della Libera Università di Urbino, Carlo Bo.
Urbino è considerata una sorta di città-laboratorio per Giancarlo De Carlo, il quale elabora diversi piani urbanistici e riqualificazioni edilizie all’interno di essa.
E’ qui che sviluppa la sua concezione architettonica, basata su alcune tematiche principali, quali: la socialità dello
spazio, l’innovatività dei modelli insediativi, la pluralità del
linguaggio e l’interdisciplinarità. Tali temi si ripropongono in
cinque macroaree: l’abitare, il rapporto tra città e territorio,
il misurarsi con la storia, le geometrie complesse e i segni
urbani e la progettazione dei luoghi pubblici.
Il problema dell’abitare, difatti, è uno dei temi più importanti
per gli architetti postbellici. Ricostruire le abitazioni significa
ricostruire la città, anche nei suoi aspetti politici, sociali e culturali. Secondo De Carlo, però, la ricostruzione deve seguire
un principio di qualità dell’alloggio, contrapposto fortemente all’idea di “macchina per l’abitare” cara al Movimento
Moderno, mantenendo un forte legame con il paesaggio
in cui il complesso abitativo sorge. Il rapporto tra città e territorio, infatti, deve essere indissolubile. L’architettura deve
progettare, non solo la forma e l’organizzazione degli spazi
3. La colonia SIP-ENEL
La colonia SIP-ENEL, sorge a Riccione. Progettata dall’architetto Giancarlo De Carlo nel 1961, e conclusa nel 1963, su
commissione della SIP (Società Idroelettrica Piemontese).
L’edificio è stato concepito per ospitare circa duecentocinquanta bambini, i figli dei dipendenti della azienda SIP, poi
presa in esercizio dall’ENEL nel 1962. L’attuale realtà architettonica è frutto di stratificazioni progettuali, passate attraverso la realizzazione di quattro diverse varianti ufficiali, oltre
ad ulteriori modifiche in corso d’opera, conservate presso
l’Archivio dei progetti dell’Università IUAV di Venezia.
Attualmente l’impianto architettonico è composto da due
parti: le due ali prospicienti il mare costituite, ognuna, di
cinque blocchi indipendenti, che si sviluppano in altezza su
due piani e tre ammezzati, ed il volume retrostante, composto da tre blocchi collegati tra loro tramite un’ampia terrazza, ospitante i servizi. Il complesso è stato progettato sulla
base delle necessità dei più piccoli, adattando l’impianto
architettonico a loro misura, specialmente nella zona a loro
dedicata: le ali. L’attrattività della colonia consiste, principalmente, nella cura del dettaglio: lo studio delle aperture,
dei colori e materiali impiegati, l’articolazione spaziale complessa, rendono l’edificio un unicum nel panorama costiero
IV
romagnolo. La colonia rimane in attività fino ai primi anni ’90,
quando nel 1995 è abbandonata. Divenuta proprietà privata nel 2003, è destinata ad essere convertita in un albergo
di lusso, previa demolizione. A causa, però, dell’importanza
storica della colonia, riconosciuta dall’opinione pubblica, il
7 luglio 2009, la colonia è stata dichiarata “immobile di interesse culturale” ai sensi del Decreto Legislativo 42 del 2004,
grazie ad un provvedimento della Sovrintendenza di Ravenna. In questo modo la demolizione è impedita. Nonostante
il vincolo della Sovrintendenza, però, nel 2009 i proprietari
della colonia commissionano all’Ingegnere Renato Zanguio
il progetto per la realizzazione di un hotel. Tale progetto
avrebbe implicato il cambio di destinazione d’uso da attività ricettiva extra-alberghiera ad attività ricettiva alberghiera, e di conseguenza il cambiamenti nella conformazione
fisica dell’edificio.
6. Analisi dello stato di fatto
Ad oggi nulla è stato realizzato, e l’edificio verte in uno stato
di evidente abbandono, come risulta dal sopralluogo che
abbiamo effettuato in data 11 novembre 2014, i cui risultati
sono riportati nel capitolo 6 del testo corrente. In particolare le patologie di degrado che affliggono maggiormente
la struttura sono: umidità da infiltrazione, con conseguente
distacco e lacuna del rivestimento esterno; in alcuni punti vi
è, inoltre, un distacco del copriferro.
7. Il progetto
E’ il settimo capitolo, però, ad esporre la parte essenziale di
questo elaborato: la fase progettuale.
Il progetto prevede interventi di conservazione con minime
variazioni alla destinazione d’uso. Lo scopo è quello di recuperare gli spazi esistenti senza pregiudicare l’impianto architettonico originario che, come precedentemente esposto,
è finalizzato alle esigenze dei bambini.
Determinata la vocazione d’uso della struttura, il nuovo progetto converte l’ex colonia in un Children Camp, un luogo
dove i bambini possano svolgere diverse attività ludico-educative in presenza di adulti specializzati in diversi settori
artistici e culturali.
L’intervento prevede, dunque, la risistemazione interna di
alcuni spazi, e l’adeguamento alla normativa vigente. Gli
spazi interni delle ali sono gestiti in modo da creare dei percorsi tematici, sviluppati su piani diversi.
Gli spazi contenuti nei volumi retrostanti le ali, sono destinati a funzioni comuni, quali cucina, lavanderia ed uffici,
ed infermeria. I due spazi sono collegati concettualmente
e fisicamente da una hall d’ingresso, caratterizzata da una
vetrata a tutt’altezza che focalizza lo sguardo verso il mare.
Al progetto di conservazione è affiancato un progetto di
nuova costruzione, il quale prevede la realizzazione di un
edificio connesso alla colonia, con una conformazione a
torre, destinato alla ricezione, nel quale è prevista la collocazione di uno spazio espositivo. Lo sviluppo in pianta prevede uno spazio di accoglienza al piano terra, posto in un
4. Indagini e analisi urbanistiche del Comune di Riccione
In questo capitolo sono state eseguite una serie di analisi
urbanistiche, con la finalità di comprendere maggiormente
il contesto comunale in cui sorge l’edificio. Dai risultati delle
indagini è emerso che la provincia di Riccione è soggetta a
fenomeni di subsidenza, oltre che di erosione costiera. Sono
riportati, tramite tabelle e grafici gli indici demografici, economici, turistici ed immobiliari del comune di Riccione.
Mettendo a sistema i dati ottenuti è stata elaborata un’analisi s.w.o.t.
5. Indagini e analisi urbanistiche del quartiere Abissinia
Il capitolo 5 contiene l’estrapolazione dei dati utili alle indagini urbanistiche ed economiche del quartiere Abissinia,
dove è ubicata la colonia SIP-ENEL. Sono stati estrapolati i
dati relativi, principalmente, al settore turistico-ricettivo ed
immobiliare, in modo da poter sviluppare consapevolmente un progetto urbanistico, in linea con le reali esigenze del
quartiere.
V
CAPITOLO 1
blocco connesso allo stesso tempo al volume della torre e
all’ingresso alla colonia, mentre ai piani superiori si sviluppa
come un quadrato perfetto, collocato nella stessa posizione in cui sarebbe dovuto sorgere il blocco di isolamento
progettato da De Carlo nella quarta variante del novembre
del 1961.
Interventi di minore impatto sono stati realizzati sulla facciata ovest della colonia, inserendo una pelle vetrata a chiusura di due zone filtro non più adatte a tale funzione, creando dei nuovi spazi di ingresso per i dipendenti dell’edificio.
I nuovi volumi sono stati progettati anche attraverso analisi
statiche ed impiantistica, in conformità con le normative vigenti.
Al progetto compositivo si affianca quello di architettura di
interni: gli arredi sono stati progettati ad hoc per ogni spazio
della colonia, utilizzando colori e materiali per creare ambienti idonei alla permanenza di bambini.
Infine, è risultato fondamentale, per la sopravvivenza e
continuità storica dell’edificio, il progetto di conservazione,
inteso principalmente come consolidamento statico delle
strutture danneggiate e blocco dell’avanzamento dei fenomeni di degrado già presenti sulla colonia.
Anche l’intorno dell’edificio è soggetto a riqualificazione,
favorendo l’afflusso di turisti e residenti sia nel periodo estivo che invernale, rivitalizzando una zona urbana concepita
come periferica, grazie alla riqualificazione, non solo degli
edifici esistenti ma anche, alla creazione di una via pedonale che permette una fruibilità continua dell’area.
LE COLONIE MARINE SULLA RIVIERA ROMAGNOLA:
NASCITA, SVILUPPO, DECADENZA, SALVAGUARDIA
Il punto di partenza della pratica di inviare i bambini nelle
colonie di vacanza, nate inizialmente come case di salute
termale e definite “Ospizi Marini”, si identifica con il movimento culturale di scoperta della natura e di sviluppo del
turismo, che ha preso avvio in Inghilterra nel XVIII secolo, e
che vede la vicinanza al mare come uno strumento di cura
dai malanni legati alla città industriale.
Nella metà del XIX secolo, queste strutture vengono impiantate anche in Italia, grazie all’opera filantropica di Giuseppe Barellai1. In questo periodo, infatti, il ramo medico della
pediatria effettua studi sugli effetti benefici dell’acqua salmastra sui malati che soffrono di scrofolosi2 e di rachitismo3,
patologie diffuse, in particolare modo, tra i bambini.
Dal XIX secolo le colonie marine si diffondo come strumento
per combattere anche la tubercolosi, una patologia connessa alla civiltà industriale, motivo di quasi un quarto dei
decessi all’inizio del XX secolo e maggiore causa di mortalità infantile.
Il medico fiorentino Barellai, nonostante non fosse nota la natura della patologia, comprende la pericolosità della stessa
e la sua elevata incidenza sulla salute infantile, e propone di
proteggere i bambini dal contagio separandoli per un periodo dai genitori e, soprattutto, dalla città e dall’ospedale,
riconosciuti come luoghi d’infezione, portandoli al mare.
Nel 1856 egli, infatti, fa costruire il primo ospizio marino d’Italia a Viareggio, grazie ai finanziamenti ricevuti dall’aristocrazia del tempo.
A partire dal 1853 promuove, inoltre, una serie di società filantropiche, radicate nelle principali città italiane, e capaci
di canalizzare il sentimento caritativo verso la costruzione di
1. L’ospizio Vittorio Emanuele II a Viareggio, da AA. VV., Les institutions sanitaires en
Italie, Milano 1885.
1. Firenze, 1813 - Firenze, 1884. Medico e ideatore di una profilassi igienico-climatica
per i bambini.
2. Malattia di natura tubercolare, a decorso benigno, che colpisce spec... i bambini,
caratterizzata da infezione, ingrossamento e suppurazione delle ghiandole linfatiche superficiali.
3. Malattia propria dell’età evolutiva , caratterizzata da alterati processi di ossificazione dello scheletro e dovuta a carenza di vitamina D.
VI
1
edifici in luoghi adatti ad assicurare il contatto diretto con
l’acqua e l’aria del mare.
I comitati cittadini, in relazione alle loro capacità finanziarie,
possono, o promuovere direttamente la costruzione del proprio ospizio marino (è il caso, per esempio, di Firenze, Venezia e Padova), oppure, nel caso di introiti più ridotti, inviare i
bambini negli ospizi degli altri comitati o in quelli a gestione
autonoma. E’ questo il caso degli ospizi romagnoli di Rimini
e Riccione: i medici e/o i privati investono le proprie risorse
personali nella costruzione dell’ospizio, stabilendo con i comitati locali accordi annuali sul numero di bambini accolti e
sulle relative provvidenze.
In ogni caso, a queste nuove strutture è richiesta la possibilità di far alloggiare a basso costo i bambini e di nutrirli
adeguatamente per renderli più forti e sani.
Il successo è immediato, tanto che nel 1885 sono già stati
costruiti, sul territorio italiano, venti ospizi marini. Questi tendono ad essere edificati in aree che corrispondono, essenzialmente, a due criteri: non essere appetibili per la domanda di edificazione a scopo turistico dell’epoca, anzi essere
molto discoste dai luoghi di villeggiatura della borghesia,
che non deve essere disturbata dalla presenza di luoghi per
la salute, e prestarsi a quel binomio aria-acqua marina che
era considerato basilare per le loro finalità di cura e di prevenzione.
Gli edifici realizzati nel XIX secolo sono caratterizzati dall’indipendenza delle figure architettoniche rispetto alle finalità
terapeutiche ma, nel momento in cui la tecnica terapeutica
inizia ad associare all’isolamento del bambino da famiglia e
città, la necessità di forme edilizie capaci di massimizzare le
condizioni climatiche (ad esempio aprendo le corti per aumentare la circolazione dell’aria e la penetrazione del sole),
l’architettura degli ospizi marini ne verrà modificata: si ricerca un equilibrio tra le esigenze di isolamento dei padiglioni
e l’unità architettonica degli edifici, in cui la definizione tipologica si basa, imprescindibilmente, sui principi d’igiene e
tende alla creazione di padiglioni come forma-tipo.
Nel primo dopo guerra, l’istituzione degli ospizi marini si avvia ad un processo di diversificazione funzionale: da una
parte si sviluppano gli istituti elio-talassoterapici che, in alcu-
ni casi, si configurano come veri e propri ospedali al mare, a
carattere permanente, dall’altro lato si diffondono gli istituti
con funzione di ricovero temporaneo, chiamati per la prima
volta colonie.
Con il Fascismo, il vasto movimento di comitati locali promotori degli ospizi marini non sopravvive, a causa della fondazione dell’Opera Nazionale Balilla prima, e della Gioventù
Italiana del Littorio, poi.
Alla tradizionale lotta alla tubercolosi, ancora largamente
diffusa tra le classi meno abbienti, si associa un obiettivo di
propaganda delle istanze ideologiche del regime e l’aspirazione a imprimere alla gioventù italiana un sentimento di
disciplina.
Le colonie diventano, quindi, il luogo in cui, anche fuori dal
periodo scolastico, si costruisce una cultura di massa incentrata sulla formazione integrale della gioventù e dell’individuo. Degli ospizi marini, questi edifici, non conservano molto, non solo perché è all’opera una nuova generazione di
architetti, ma anche per l’investimento del regime sul ruolo
sociale dell’architettura.
Promosse dagli organi periferici del partito fascista, oltre che
da grandi gruppi industriali, come FIAT e Lancia di Torino,
Dalmine di Bergamo, Redaelli di Milano, Piaggio di Genova,
ed altre, le colonie di vacanza sono oggetto di concorsi nazionali. Attraverso la pubblicizzazione sulle riviste, esse fungono da strumenti propagandistici per la politica relativa
alla gioventù, improntati sulla modernità.
Tutta la costa romagnola, da Ravenna fino a Cattolica, durante il ventennio fascista, diventa uno tra i luoghi più accreditati per la costruzione di colonie per le federazioni fasciste del nord Italia.
Nella località balneare di Milano Marittima, nel comune
di Cervia, la colonia Montecatini (Monopoli di Stato), che
viene progettata nel 1939 dall’ufficio tecnico della società Montecatini “Società generale per l’industria mineraria
ed agricola”, in collaborazione con l’architetto Eugenio
Faludi, è in grado di ospitare cinquecento Balilla. Elemento
caratterizzante dell’edificio, in puro stile razionalista, era la
sua torre alta 50 m, costruita per mettere in mostra le doti
atletiche dei giovani fascisti, e distrutta dai bombardamenti
2
2. Colonia Montecatini a Cervia, 1940. (Foto: attualità Istituto LUCE).
3. Colonia Varese a Cervia, 1939.
3
durante il secondo conflitto mondiale. Nelle vicinanze sorge
anche la colonia Varese, costruita nel 1938 dalla Cooperativa Muratori & Cementisti (CMC) di Ravenna, su progetto di
Mario Loreti del 1937.
A Rimini viene costruita nel 1934 la colonia Novarese, il cui
elemento distintivo, al centro del prospetto, è la torre littoria
di circa 30 m d’altezza. Nel medesimo anno, su progetto
dell’ingegner Ildebrando Tabarroni, è edificata la colonia
Bolognese, composta da quattro padiglioni perpendicolari
alla spiaggia, ospitanti i dormitori, intervallati da tre corpi di
fabbrica più piccoli adibiti a uffici e sevizi. Nel comune di
Riccione, nel 1936, l’architetto Greppi progetta la colonia
Dalmine e, nel 1934, viene edificata la colonia Reggiana
su progetto dell’ingegnere Costantino Costantini. Quest’ultima è composta da tre corpi di fabbrica, sfalsati e disposti in diagonale rispetto all’andamento della costa, così da
avere i prospetti maggiori orientati verso est e verso ovest,
secondo l’asse eliotermico, come prescritto dalle norme
igienico-sanitarie della tipologia edilizia dell’epoca.
Il soggiorno in queste colonie è organizzato da rituali prestabiliti e da dispositivi spaziali che rispondono ad un obiettivo di controllo dei singoli individui. Una sequenza di frazioni
temporali suddivide la giornata, come è frazionato lo spazio, suddiviso in dispositivi gerarchici e assemblati in sequenza in modo da influenzare il comportamento del bambino.
Vi è, inoltre, generalmente, una separazione dei percorsi tra
personale e bambini, in modo da isolare la colonia da qualunque interferenza esterna.
Il timore che la costruzione di colonie marine possa costituire un freno alla costruzione di ville e pensioni, e svalutare gli
arenili ed i fabbricati limitrofi esistenti, spinge i comuni della
riviera a confinarle in aree periferiche.
In particolare, i comuni di Rimini e Riccione sono i primi ad
emanare provvedimenti urbanistici tesi a dirimere il conflitto
tra colonie e abitati turistici, destinando, appunto, le zone
marginali del proprio territorio costiero alla localizzazione di
questi edifici.
Gli amministratori locali hanno un duplice scopo: agevolare
l’edificazione delle colonie marine attraverso incentivi, ad
esempio, la cessione gratuita o a basso costo dei terreni,
4. Colonia Novarese a Rimini: parte centrale.
5. Colonia Bolognese a Rimini, 1934.
4
l’esenzione delle tasse comunali e la sistemazione o realizzazione delle aree di pertinenza circostanti, e, in secondo
luogo, evitare che la costruzione di tali fabbricati potesse
costituire un freno allo sviluppo di villini e pensioni nelle aree
limitrofe lungo la costa, a causa di preoccupazioni di natura
igienico-sanitaria legate alle malattie contagiose degli infanti. Gli anni ‘30 del secolo scorso vedono una grande crescita edilizia sulla costa romagnola, divenuta ormai meta di
un turismo più popolare, favorito dalla presenza della vicina
ferrovia e dalla progressiva istituzione delle ferie pagate.
L’edificazione delle colonie e la crescita urbana sono, inoltre, strettamente connesse allo sviluppo della strada litoranea, forse finanziata attraverso i proventi di una lotteria nazionale, abbinata ad una gara aerea o ippica, e realizzata
dal costituendo “Consorzio Riviera di Romagna”, il cui statuto è approvato dal Ministero della Cultura Popolare il 10
luglio e il 4 agosto del 1937.
La litoranea funge da asse generatore sul quale si ancorano
le lottizzazioni, sviluppando un criterio ordinatore primario
per l’espansione urbana della marina.
La localizzazione delle colonie sulla costa romagnola, subordinata al criterio della collocazione marginale quale misura
per ridurre il più possibile le interferenze con i centri costieri, è
governata attraverso i Regolamenti edilizi ed i Regolamenti
di igiene della spiaggia.
A partire dal secondo dopoguerra, il turismo assume proporzioni tali da produrre, nelle città del litorale romagnolo,
un impatto spaziale di gran lunga superiore a quello di qualsiasi altra attività.
Ciò ha comportato una crescita smisurata e disordinata dei
tessuti urbani, fino a configurare lo scenario della città costiera romagnola quale sistema lineare, unitario ed insieme
policentrico. Questa edilizia si va ad insediare nelle aree
urbane ancora libere, che sono situate in posizioni ancora
più marginali e hanno valori di mercato ancora più bassi
rispetto alle aree dove sorgono le colonie di età precedenti.
Inoltre, durante questi anni in Italia è avviata la ricerca di un
diverso progetto educativo.
Per la cultura architettonica questo significa riconsiderare
l’organizzazione complessiva e gli stessi spazi delle colonie.
6. Colonia Dalmine a Riccione, 1934.
7. Colonia Reggiana a Riccione, 1934.
5
Si apre una ricerca di diversa articolazione spaziale, di frammentazione dell’aspetto autoritario degli edifici verso configurazioni della dimensione ludica, propria della popolazione infantile, più libere e meno oppressive. Esempi di questo
cambiamento sono la pianta ispirata ad un motivo stellare
della colonia ENPAS a Cesenatico, costruita su disegno di
Paolo Portoghesi nel 1962 e la colonia SIP-ENEL a Riccione,
progettata da Giancarlo De Carlo nel 1961.
Esse esprimono, attraverso l’organizzazione dello spazio interno come sequenza di micro spazi, un’istanza di partecipazione del bambino e, allo stesso tempo, di frammentazione dell’istituzione totalizzante.
Basti pensare ai dormitori della colonia SIP-ENEL: l’articolazione interna su tre livelli sfalsati di pochi gradini e con altezze diverse permette ai bambini la formazione spontanea di
gruppi di amici che ritrovano in parti distinguibili della stanza
la loro identità di gruppo.
Con il progressivo restringimento della domanda dovuta
a trasformazioni di grande portata del fenomeno turistico
(l’aumento del tenore di vita consente ad un maggiore numero di famiglie la possibilità di gestire in proprio la vacanza
dei figli, annullando l’iniziativa degli istituti dopolavoristici,
comunali e religiosi, tradizionalmente preposti alla vacanza
in colonia), sempre più colonie esauriscono la propria destinazione d’uso già alla fine degli anni Settanta. Ciò da subito
genera condizioni di degrado per la mancanza di opere di
manutenzione e, in diversi fabbricati di grandi dimensioni,
per l’assenza di un’adeguata sorveglianza.
Prevale, oggi, un atteggiamento di sostanziale immobilismo,
che non può essere interamente giustificato dalle, seppur
oggettive, difficoltà nell’individuare nuove opportunità
d’uso di questi edifici.
Ciò accade, nonostante sia, in particolare modo nel comune di Riccione, attualmente in vigore un Programma Unitario di riqualificazione dell’immagine turistica nominato “Città delle colonie”4.
Il programma, approvato il 26 gennaio 2012, pone la «valorizzazione ambientale e paesaggistica come obiettivo principale dunque dell’operazione di riqualificazione di queste
8. Colonia ENPAS a Cesenatico, 1962.
9. Colonia ENEL a Riccione, 1961.
4. Cfr., http://www.comune.riccione.rn.it.
6
porzioni di territorio, sviluppando un’opera di concertazione che contemperi il prevalente interesse pubblico con le
giustificate aspettative di valorizzazione delle proprietà da
parte dei privati interessati»5.
I nuovi progetti devono prevedere: «la possibilità di inserimento di attività, principalmente ricettive, ma anche per il
benessere e termali, di grande consistenza quantitativa e
qualitativa, anche, attraverso il recupero di grandi edifici dismessi rappresentati dalle colonie marine, congiuntamente
alla necessità di valutare l’inserimento delle diverse infrastrutture esistenti e di progetto (ferrovia BO-AN, per la quale,
anche ai fini del risanamento dall’inquinamento acustico),
metropolitana di costa, la necessità di qualificare le aree
edificate, e nel contempo preservare alcune delle aree non
edificate (vicine al lungomare) che richiedono operazioni
di un attento recupero ambientale in quanto anch’esse,
come le colonie, risultano strategiche per l’intero comparto
costiero provinciale»6.
Altra finalità del “Programma Unitario” è la necessità di un
intervento di recupero e di riqualificazione dell’urbanizzato esistente, che passa anche attraverso la creazione di un
vero e proprio sistema verde che sia al tempo stesso momento di aggregazione e di rottura con un intorno, seppure
esterno all’ambito considerato, molto edificato.
5. Cfr. Comune di Rimini, Comune di Riccione, Programma città delle Colonie, 2012,
pp. 36-37.
6. Ibidem.
7
CAPITOLO 2
GIANCARLO DE CARLO. INGEGNERE E ARCHITETTO
2.1 BIOGRAFIA E CONTESTO SOCIO-CULTURALE
Giancarlo De Carlo nasce a Genova il 12 dicembre del
1919, da padre siciliano e madre piemontese. Trascorre l’infanzia tra l’Italia, in particolare nelle città di Genova e Livorno, e la Tunisia, a Tunisi, per tornare, poi, definitivamente in
Italia all’età di quindici anni.
Nel 1939 si iscrive alla Facoltà di Ingegneria del Politecnico
di Milano, dove si laurea nel 1943.
Nel 1949 conclude gli studi di Architettura presso lo IUAV di
Venezia; due anni prima prende parte all'VIII Triennale di Milano con tre progetti mai realizzati per il quartiere QT81 e
nel 1951 organizza per la IX Triennale di Milano una mostra
sull'architettura spontanea2.
Nel periodo che intercorre tra le due lauree, durante la Seconda Guerra Mondiale, De Carlo è arruolato come ufficiale di Marina, militante per lo più in Grecia.
Tornato in Italia, prende parte, insieme a Giancarlo Palanti e Irenio Diotallevi, anch’essi architetti, al Movimento di
Unità Proletaria guidato da Lelio Basso. Inoltre, grazie alla
frequentazione con Carlo Doglio e Delfino Insolera, facenti
parte del Movimento Anarchico, la sua coscienza politica si
arricchisce ulteriormente.
Il periodo della Resistenza è, dunque, particolarmente importante nella vita di De Carlo, poiché segnato da incontri
con personalità significative per lo sviluppo della sua attività
sociale e progettuale.
E’ proprio in questi anni che instaura un rapporto di profonda amicizia con colui che De Carlo considera il suo maestro, Mario Pagano, dal quale apprende una lezione fondamentale sulla necessità di un profondo e preciso impegno
etico, e sull’importanza di portare avanti un’attività coeren-
1. Giancarlo De Carlo (1919-2005).
1. “Quartiere Triennale 8” è un quartiere di Milano appartenente alla zona di decentramento 8. 2. Definizione dello storico Bernard Rudofsky con la quale descrive le forme architettoniche appartenenti alla tradizione più antica (tende dei popoli nomadi, tombe
celtiche, portici,...). 8
9
te nell’aspetto morale, sia per quanto riguarda la politica,
ma anche, il campo architettonico.
Inoltre, la posizione favorevole di Pagano nei confronti
dell’architettura moderna e il rifiuto verso quella monumentale di Piacentino, influenza particolarmente il pensiero decarliano che, però, successivamente, porterà una critica rigorosa al Movimento Moderno, una volta che questo si sarà
svuotato dei suoi contenuti, sfociando nell’International Style, attribuendo, così, alla ragione funzionale del progetto la
stessa inefficacia che aveva già attribuito alla ragione estetica, concependo la produzione architettonica vicina alle
esigenze dell’uomo e della società.
Nel 1946 ha inizio la sua attività all’interno dell’editoria, con
gli articoli scritti per la rivista “Domus” che gli permette di
incontrare Ernesto Nathan Rogers, allora direttore della stessa. Rogers lo coinvolge nella redazione di “Casabella-Continuità” (insieme a Vittorio Gregotti e a Marco Zanuso). Il
rapporto con Rogers si basa sulla stima reciproca ma, allo
stesso tempo, su decisi contrasti di opinione che portano
alla conclusione, da parte di De Carlo, della sua attività di
redazione nel 1957, per problemi relativi alla conduzione
della rivista.
La conoscenza con Rogers permette comunque a De Carlo, tra il 1952 ed il 1960, di prender parte alla nuova generazione invitata a partecipare al CIAM3 e durante il convegno
di Otterlo (1959), in qualità di membro italiano, di presentare
un suo progetto relativo ad un complesso di case popolari a
Matera in cui tutti i principi di Le Corbusier vengono ignorati
a discapito di un'attenzione specifica nei confronti del contesto geografico, sociale e climatico della regione.
Durante i congressi del CIAM si sono verificate le condizioni propizie per la formazione del TEAM X4, che nel tempo si
distacca dalle ideologie del Movimento Moderno, in favore di una precisa convinzione nella dimensione eteronoma
dell’architettura e di un modo di lavorare informale, flessibile, disincantato e, soprattutto, non autocelebrativo.
2. Abitazioni e negozi a Matera, progetto presentato a Otterlo nel 1959.
3. Incontro a Otterlo del 1959 organizzato dal Team 10, 43 partecipanti.
3. “Congressi Internazionali di Architettura Moderna”, nati dalla necessità di promuovere un’architettura e un’urbanistica funzionali. Il primo incontro ebbe luogo nel
1928 a La Sarraz, Svizzera.
4. Organismo internazionale non strutturato, che organizza incontri tra architetti con
il fine di discutere ed elaborare nuove idee sull’architettura e sull’urbanistica.
10
Il TEAM X ha, inoltre, prodotto alcune tra le sperimentazioni
e le ricerche più innovative relativamente ai luoghi del lavoro, dell’educazione e delle nuove comunità urbane. Misura
dell’uomo e del bambino per dare forma allo spazio, verità
elementare dei materiali usati, rapporto tra interno ed esterno, uso sapiente della luce e dei colori, riflessione costante
sull’idea di vita comunitaria, hanno segnato le ricerche di
questi maestri europei.
Nel 1948, collaborando con lo studio di Franco Albini, De
Carlo comincia la sua attività per la Triennale di Milano;
in questo ambito si inserisce anche la sua partecipazione
all’MSA (Movimento di Studi per l’Architettura), di cui sarà
anche presidente nella seconda metà degli anni Cinquanta, il quale si pone in una posizione di contrasto con i vertici
della Triennale, mettendone in discussione la struttura, il funzionamento, l’organizzazione e li scopi, senza però impedire
a De Carlo di continuare la sua collaborazione al coordinamento scientifico e organizzativo della Triennale negli anni
Sessanta.
Al periodo della Resistenza risale un altro importante legame instaurato da De Carlo, quello con Elio Vittorini, che oltre
ad avvicinarlo al circuito milanese (incontrando personalità
di spicco come Italo Calvino, Vittorio Sereni e Giovanni Pintori), lo introduce a Carlo Bo, rettore della Libera Università
di Urbino, grazie al quale comincia la sua intensa attività
progettuale nel contesto della città di Urbino, permettendogli di “utilizzarla” come una sorta di laboratorio in cui poter sviluppare le sue idee, sia nel campo architettonico sia
urbanistico, realizzando una ricerca sulla necessità di tenere
insieme ed interpretare come un’unica cosa la dimensione
del progetto architettonico e di quello urbanistico.
De Carlo apre il suo studio di architettura e pianificazione
urbanistica a Milano nel 1950.
Rilevante per capire la complessa figura dell’Architetto è sicuramente la sua attività di docenza, iniziata presso lo IUAV
(1955-1983) come professore del corso di “Pianificazione urbanistica”, dove entra in contatto, spesso scontrandosi, con
i maggiori nomi dell'architettura e urbanistica italiana come
Giuseppe Samonà, Carlo Scarpa, Bruno Zevi e Paolo Portoghesi, e conclusa nel 1995, presso l’Università di Genova
4. Giancarlo De Carlo con gli studenti dello IUAV, Venezia 1956.
11
2.2 ARCHITETTURA E URBANISTICA
con un impiego nei corsi di “Composizione architettonica”.
In questo periodo De Carlo offre agli studenti, non solo la
conoscenza ma anche, un momento per il confronto, per lo
sviluppo della curiosità.
Non a caso raccoglie molti documenti elaborati dai collettivi studenteschi durante le diverse occupazioni che si sono
svolte in quegli anni, ricercando tramite questi le problematiche legate all’insegnamento della disciplina nella scuola e
cercando di capire come questa sia concepita e organizzata nella società contemporanea, confrontandola anche
con l’attività didattica svolta in America.
Questa sua attenzione per l’insegnamento e la sua concezione informale, antiaccademica e antiburocratica della
scuola, culmina nella costituzione dell’ILAUD, International
Laboratory of Architectural and Urban Design, all’interno
del quale tante scuole di architettura europee ed americane si incontrano e dove, De Carlo può mettere a punto
e verificare le sue idee, in modo particolare la necessità di
un’attenta lettura del territorio e la natura tentativa del progetto. Parallelamente alle attività con l’ILUAD, riprende a
lavorare sul fronte editoriale, interrotto, come detto, dopo
l’esperienza di Casabella. Avvia la rivista di architettura
“Spazio e Società”, edita dal 1978 all'anno di chiusura nel
2001, la cui singolarità sta nell’attento sguardo incessantemente rivolto alla società, specificatamente ai suoi caratteri, esigenze e molteplici manifestazioni spaziali. E’ per questo
motivo che assegna la redazione della rivista alla sua compagna Giuliana Baracco, la quale, non essendo architetto,
ha lo scopo di indirizzare la rivista non ad un gruppo di élite
di lettori ma ad uno ben più ampio, la società. Inoltre, in collaborazione con Vittorio Sereni, direttore della casa editrice
Arnoldo Mondadori, pubblica una collana di volumi per i
tomi del Saggiatore, con il nome di “Struttura e forma urbana”, con lo scopo di dar vita ad una sorta di biblioteca di
riferimento scientifico per le discipline urbanistiche.
De Carlo muore a Milano, il 4 giugno del 2005.
L’excursus sulla vita di Giancarlo De Carlo è solo un’introduzione alla vastissima attività progettuale da lui eseguita,
dalla quale emergono temi di estrema attualità e, dunque,
di profondo interesse.
co, causa dell’abbandono della qualità, non solo della
città, ma anche della periferia e del suo rapporto con la
campagna.
Le tematiche trattate da De Carlo nei suoi progetti sono influenzate dalla sua formazione, dagli incontri e dalla sua intensa attività politica. Prima di presentare i singoli progetti, è
bene introdurre i temi da lui maggiormente trattati, ovvero:
Tale premessa introduce ai principi secondo i quali De Carlo
elabora i suoi progetti abitativi:
• socialità dello spazio;
• innovatività dei modelli insediativi;
• pluralità di linguaggio;
• interdisciplinarità.
5. ILAUD Siena 1985. Giancarlo De Carlo e Peter Smithson.
• investire risorse nell’alloggio controllando la qualità dei
progetti e dei materiali utilizzati;
• alloggio concepito come parte di un insieme, di un ambiente collettivo ricco, il cui organismo contribuisce all’arricchimento del paesaggio;
• adattamento alla multi-etnicità della società: l’alloggio
deve rispondere alle diverse culture della comunità, ai diversi modi di abitare gli spazi privati e gli spazi urbani, di vivere contemporaneamente la dimensione individuale, familiare e collettiva.
“Perché è l’architettura che deve adattarsi agli uomini e
non il contrario”6.
Questi temi si ripropongono in cinque macro aree, di seguito presentate, in cui l’architetto stesso divide le sue opere
progettuali, suddivisione che ritroviamo nello scritto “Giancarlo De Carlo: Le ragioni dell’architettura”5.
1. L’Abitare
Durante la formazione scolastica di De Carlo e nei primi anni
della sua attività professionale, quello dell’abitare è uno dei
problemi principali per gli architetti postbellici: la guerra,
infatti, ha distrutto parti consistenti delle città e, di conseguenza, accelerato i processi di inurbamento, provocando
l’abbandono delle campagne. Ricostruire le abitazioni, significa ricostruire la città, anche nei suoi aspetti politici, sociali e culturali. Per l’elevata richiesta di alloggi, l’architettura ricerca una formula per ridurne la dimensione, al fine di
produrne un numero maggiore ad un costo inferiore.
E’ proprio in questo ambito che si insinua il problema legato
all’abbandono del rapporto tra architettura e paesaggio,
tra città e ambiente circostante, e di riduzione della qualità
abitativa.
Tutti questi concetti, cari al Movimento Moderno, sono messi
profondamente in discussione da De Carlo, il quale rifiuta
pienamente l’idea di “macchina per abitare” e la definizione “alloggio popolare”, considerandola classista, e attribuendo a tali precetti un carattere unicamente economi-
6. “Spazio e società”, aprile 1978.
12
2. Il rapporto tra città e territorio
Sulla scia della precedente tematica, De Carlo imposta il
suo pensiero “urbanistico” sulla critica mossa al Movimento Moderno, il quale attribuisce al territorio sempre minore
interesse via via che si procede verso l’esterno della città,
stabilendo la sequenza univoca alloggio-edificio-quartiere-città-territorio.
Secondo De Carlo, invece, il territorio possiede grandi qualità proprie, essendo l’origine di tutto ciò che comprende
non esiste nulla che non sia generato dal territorio, conseguentemente tutte le sue parti sono correlate.
Un esempio cardine di tale concezione è quello relativo al
Secondo Piano Regolatore di Urbino del 1989, che al contrario del primo, eseguito nel 1959, partendo dal centro storico per procedere verso la periferia, segue il programma
sintetizzato nel “rovesciare il cannocchiale”, che si basa
5. M. Guccione, A. Vittorini, Giancarlo De Carlo: Le ragioni dell’architettura, Electa,
Milano 2005.
6. Ivi, pp.
13
tico ma come integrazione di questo (ad esempio creando
nuovi spazi al di sotto degli edifici esistenti);
• l’architettura moderna deve essere subordinata a quella
del passato: è l’edificio antico ad essere protagonista;
• la stratificazione dell’edificio deve essere rispettata, l’intervento moderno deve essere concepito come lo strato più
recente;
• la progettazione deve essere un tentativo, deve procedere attraverso la formulazione di ipotesi, via via affrontate
in fasi diverse, discusse anche con i cittadini. La storia deve
essere strumento di comprensione e decifrazione del contesto e del territorio.
sull’inversione del processo di intervento partendo dal grande per arrivare al piccolo, percorrendo la sequenza imposta dal Movimento Moderno a rovescio per poi tornare indietro secondo «un moto itinerante che avrebbe toccato
l’insieme del territorio, alla ricerca di una nuova coerente
complessità »7.
Tale programma permette di costruire non più per blocchi e
alternanze di pieni e vuoti, ma seguendo le sequenze di paesaggi, tenendo sempre in considerazione la componente sociale ed ecologica dell’architettura che «è fatta per
proteggere e integrare la natura e per contribuire al miglioramento della condizione umana»8. L’urbanistica non può,
quindi, prescindere dall’architettura ma deve interagire con
questa. L’architettura è, infatti, chiamata a progettare non
solo la forma e l’organizzazione degli spazi per abitare ma
anche, gli intervalli, le distanze che ci permettono di guardare un paesaggio indagandone la sua essenza. De Carlo
pianifica ed organizza il territorio in connessione con la sua
visione sociale dell’individuo e della comunità, utilizzando il
progetto urbano come un atto politico prima che tecnico.
4. Le geometrie complesse e i segni urbani
Per quanto riguarda le forme dell’architettura, De Carlo crede che queste debbano essere comprensibili da chiunque
le osservi, per far sì che questo sia possibile devono basarsi
sulla geometria euclidea poiché comprensibile dall’uomo
essendo alla base del suo modo di percepire le forme nello
spazio. La geometria euclidea semplice, però, deve essere
superata, poiché appartenente ad un tipo di società ormai
passato. Essendo la società moderna complessa, anche le
sue geometrie dovranno essere tali, incorporando una dimensione dinamica basata sulla sovrapposizione e sulla coesistenza di più punti di vista.
3. Misurarsi con la storia
Anche nel rapporto con la storia De Carlo parte da una critica al Movimento Moderno, il quale dimostrava una totale
avversione per la storia, a causa della volontà di distaccarsi
completamente dalle ideologie dagli accademici.
De Carlo concepisce la storia come una relazione diretta e
reciproca con l’ambiente nel quale l’uomo esiste ed opera.
Ignorare la storia significa ignorare il mondo reale. I principi
secondo i quali l’architetto si rapporta a tale tematica sono:
5. Progettare i luoghi pubblici
I luoghi pubblici sono per De Carlo il cuore vitale, l’espressione della città e del territorio, senza i quali non esisterebbero.
La qualità di tali luoghi è una componente primaria della
qualità della città, del contesto di vita dell’uomo, e per ottenerle è necessario progettarli non secondo una visione
estetica ma, piuttosto, analizzando le reali esigenze dei fruitori. Deve essere eseguita una distinzione tra le esigenze private e quelle di comunità, ma nel progetto queste due non
possono prescindere.
• lo studio del contesto urbano e territoriale, visti come un
portato della storia;
• il rapporto con il passato che non si svolge con formalismo, ma coinvolge aspetti come la destinazione funzionale
e la rielaborazione del rapporto tra interno ed esterno;
• il restauro non deve essere inteso come modifica dell’an7. Ivi, pp.
8. Ivi, pp.
14
2.3 I PROGETTI
Dopo aver introdotto i contenuti delle aree tematiche in cui
De Carlo divide i progetti realizzati, risulta utile approfondirli
maggiormente attraverso degli esempi concreti, considerando un progetto per ogni tema, così da avere una visione
più completa del pensiero decarliano.
1. L’Abitare: Terni, Villaggio Matteotti
Il Villaggio Matteotti è stato progettato e costruito da Giancarlo De Carlo tra il 1970 e il 1975 a Terni, per gli operai ed
impiegati delle acciaierie della stessa città.
Questo progetto presenta, contemporaneamente, molti dei temi progettuali ricorrenti nelle opere dell’architetto,
primo tra tutti il fatto che il villaggio è frutto di quel processo integrato di partecipazione e progettazione “tentativa”,
manifestato attraverso il confronto con gli utenti, attraverso
un’alternanza di momenti didattico-pedagogici, di ascolto
e di rilevamento dei bisogni dell’utenza e, quindi, di risposta
progettuale alle richieste avanzate.
Le quarantacinque soluzioni tipologiche alternative per gli
ottocento alloggi sono, dunque, il risultato di questo processo progressivo svolto per e con i futuri fruitori. Il complesso
si presenta come un intervento estremamente curato negli
aspetti di progettazione urbana, sviluppandosi come una
sorta di quartiere in forma di città, in cui l’apparente semplicità delle stecche lineari parallele si affianca ad un sistema di spazi e percorsi disposti a quote differenti, costruiti per
permettere lo svolgimento di relazioni ed esperienze collettive, che possono essere assicurate solo da organismi urbani
complessi.
Le strade carrabili sono impostate su una spina centrale che
serve tutto il quartiere e sono ridotte al minimo indispensabile, a favore dei percorsi pedonali che, disposti su quote
diverse, connettono tutti gli spazi pubblici e semi-pubblici,
anch’essi disposti su livelli differenti.
La questione legata al sistema del verde è un altro punto
interessante, il quale trova nel progetto una forte continuità
nel susseguirsi dei terrazzi-giardino, di aree verdi e dei per-
7. Villaggio Matteotti: piante e sezioni di una tipologia di alloggio.
8. Villaggio Matteotti: ballatoio sopraelevato per la distribuzione agli alloggi.
15
3. Misurarsi con la storia: Catania, polo universitario nel monastero dei Benedettini
corsi pedonali.
A causa di polemiche politiche è stata impedita la completa realizzazione del progetto originario, costruendo il
quartiere solo in minima parte e senza i servizi e le strutture
collettive previste.
Tutto questo, però, non impedisce di evincere dagli edifici esistenti il carattere innovativo di cui il quartiere è intriso,
in modo particolare per quanto riguarda le relazioni tra gli
spazi di aggregazione e di vita collettiva.
2. Il rapporto tra città e territorio: Urbino, Nuovo Piano Regolatore Generale
Il Nuovo Piano Regolatore di Urbino è stato realizzato da De
Carlo tra il 1989 ed il 1994, in stretta collaborazione con l’Ufficio Urbanistico Comunale.
Il Piano nasce dalla necessità di attuare i contenuti del nuovo Piano Paesistico Regionale e di rivedere gli effetti delle
due varianti degli anni ‘80, perciò l’attenzione alle componenti paesistiche porta, rispetto al precedente piano, uno
spostamento dell’attenzione ad una scala più ampia e al
rapporto con il contesto.
La pianificazione parte, dunque, dal paesaggio e non più
dal centro storico, seguendo quel processo già definito
come “rovesciare il cannocchiale”.
Il processo di formazione del Piano, inoltre, si basa sulla costituzione di un gruppo interdisciplinare (con architetti, urbanisti, storici, geologi e botanici) e sull’avvio di un programma
di pianificazione partecipata.
Tutti i documenti sono costituiti utilizzando un linguaggio
semplice ed immediato, ponendo particolare attenzione
alla comunicazione e alla chiarezza, così da rendere più
semplice il rapporto e la diffusione dei concetti ai cittadini,
considerati i protagonisti di quelle trasformazioni diffuse che
il Piano si propone di governare, assumendo un carattere
manualistico.
I livelli principali del Piano sono: il livello delle trasformazioni
diffuse, disciplinate da norme, modelli, abachi, indicazioni
puntuali; e il livello dei programmi di iniziativa pubblica, affidati essenzialmente ai progetti-guida.
9. PRG di Urbino : destinazione degli edifici.
16
Il monastero si trova sull’acropoli della città di Catania, ricca di reperti archeologici. E’ il frutto di ampie trasformazioni
sia architettoniche sia di destinazione d’uso, cominciate a
metà del 1500, che si rispecchiano anche negli spazi, con
elementi architettonici a volte contrastanti.
Il progetto di recupero, che converte l’edificio nella sede
della Facoltà di Lettere e Filosofia e Scienze Politiche, realizzato tra il 1984 e il 2005, tenendo conto delle capacità di
adattamento dell’edificio, si è mosso su due piani diversi:
il primo teso a verificare la compatibilità degli spazi interni
alle nuove funzioni, così da poter prevedere le modalità del
loro riuso; il secondo, invece, è intervenuto sul sistema complessivo degli spazi esterni, attraverso interventi differenziati,
finalizzati a modificare la relazione tra le parti, sulla base del
significato urbano del polo universitario.
Le soluzioni adottate non sono state invasive, ma più che
altro flessibili ed aperte: le attività di ricerca sono state collocate nei due chiostri, l’attività didattica lungo il lato sud
del complesso, in due zone vicine ma separate. Negli spazi
superstiti dell’edificio cinquecentesco (caratterizzati da una
colata lavica) è stato collocato il museo archeologico che
si apre alla città; la biblioteca universitaria, invece, è stata
posizionata in prossimità di quella comunale, collegandone
le funzioni.
Per favorire l’integrazione con il tessuto urbano, gli accessi
sono stati collocati lungo il perimetro del monastero ed è
stato previsto un parcheggio su due livelli, restituendo la vivibilità della piazza Vaccarini.
Alle spalle della chiesa del convento vi è la centrale termica, la cui facciata specchiata è stata pensata per riposizionare i frammenti irregolari degli edifici circostanti e per
accogliere in sommità un giardino di essenze mediterranee,
accessibile tramite una scala elicoidale.
De Carlo ha cercato, in questo modo, di trovare una soluzione che fosse in grado di unificare in un gioco di rimandi,
la storia e la geologia del luogo.
10. Università di Catania: il complesso visto dall’alto.
11. Università di catania: disegno di progetto.
17
4. Le geometrie complesse e segni urbani: Venezia, Lido,
Blue Moon.
5. Progettare i luoghi pubblici: Ravenna, nuovo polo per l’infanzia
Il progetto sorge all’incrocio tra il Gran Viale Santa Maria
Elisabetta (via che attraversa il Lido ortogonalmente dal
punto di sbarco dei passeggeri provenienti da Venezia) e
il lungomare che parte dai Murazzi alle dune di San Nicolò.
Il sito era precedentemente occupato dai Bagni Pubblici
distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale, poi dallo stabilimento denominato Blue Moon, demolito alla fine degli
anni ‘80. La volontà della giunta comunale era quella di realizzare uno spazio di socializzazione in grado di coniugare
l’offerta di servizi con il potenziamento di spazi dedicati alle
attività culturali (cinema, teatro all’aperto).
Il progetto di De Carlo (1995-2002), è composta da tre parti
raccordate da un giardino che avvolge il lido dalla parte
della strada e da un tessuto connettivo formato da passerelle, percorsi e terrazze a gradoni e che permette l’accesso alla spiaggia da livelli diversi. Il primo spazio, al quale si
giunge dal viale, è un padiglione circolare a cupola con la
funzione di piazza sviluppata su due livelli (la cupola è composta da una struttura reticolare metallica con elementi di
irrigidimento a orditura asimmetrica), raggiungibili tramite
una scala ad elica, che si snoda attorno ad un pennone
centrale che funge da elemento di richiamo per coloro che
giungono da Venezia. Tra il padiglione-piazza e la spiaggia
è collocato l’edificio principale, diviso funzionalmente in
due parti: la zona commerciale e la zona di ristoro.
L’edificio è identificato tramite una lunga vetrata laterale
che affaccia sull’arenile e attraverso le quattro cupole (richiamo allo skyline storico veneziano), che insieme collaborano per garantire una forte luminosità al complesso.
Una passerella in metallo e legno si snoda verso il lido partendo dalle terrazze di copertura: originariamente concepita come un lungo pontile che si inoltrava nel mare, oggi si
arresta sul bagnasciuga, costituendo una passeggiata panoramica aerea. Infine, la spiaggia è stata attrezzata con
delle gradinate, che assumono anche la funzione di frangiflutti, e con palchi di legno per attività di cinema e teatro
all’aperto.
Il progetto per il nuovo polo per l’infanzia di Ravenna è stato
realizzato da De Carlo tra il 2003 e il 2005.
L’intervento è caratterizzato e segnalato nel territorio pianeggiate attraverso il contrappunto visivo fornito dalla morbida copertura del polo.
Le componenti del progetto sono semplici, ma la loro aggregazione non risulta altrettanto: esse sono accostate,
penetrano una nell’altra, si sovrappongono e si separano,
originando un organismo dinamico e molteplice, in grado di
stimolare la fantasia dei suoi utenti e di rispondere in maniera flessibile alle diverse attività che si svolgono al suo interno.
Per quanto riguarda il rapporto con il contesto, l’edificio
mantiene e ricerca alcune complementarità con l’intorno
e, più in generale, con il panorama ravennate, attenendosi alle tecniche costruttive locali e all’uso di materiali della
tradizione.
Sul lato strada, l’edificio, si presenta come una lunga parete
di mattoni a faccia vista, che di tanto in tanto si interrompe
tramite delle vetrate ed è protetta da un portico che termina con una pensilina, la quale, a sua volta, si sviluppa intorno ad un grande albero, a segnalare l’ingresso principale.
Dal lato verso il canale, invece, l’edificio è fiancheggiato
da un percorso alberato e attraversato da un ponte di legno, che si snoda nel giardino fino all’ingresso.
De Carlo non crea nessuna subordinazione né differenza
qualitativa tra spazi edificati ed aperti: il giardino è integrato con l’edificio e diviso, a sua volta, in aree corrispondenti
agli ambienti interni. Tale continuità tra interno ed esterno
conferisce unità all’intervento.
Tutte le diverse sezioni componenti il complesso sono di dimensioni e di forme analoghe, ma variano nell’aggregazione: nell’asilo nido, ad esempio, si compongono in una
configurazione introversa, mentre, nella scuola materna
la configurazione è estroversa per garantire ai bambini un
contatto diretto con l’ambiente esterno.
Gli spazi interni sono sempre flessibili grazie all’utilizzo di tramezzi, attrezzature mobili ed arredi.
12. Lido Blue Moon: il complesso visto dalla battigia.
13. Lido Bue Moon: la passerella interrotta.
18
14. Polo per l’infanzia di Ravenna: il complesso visto dall’esterno.
15. Polo per l’infanzia di Ravenna: una vista interna del complesso.
19
La luce, elemento essenziale, entra nell’edificio tramite le
finestre perimetrali, attraverso le aperture poste in copertura
e i patii interni che, tra l’altro, consentono di praticare attività protette all’aperto e, contemporaneamente, di avere
una visione simultanea delle varie attività.
CAPITOLO 3
LA COLONIA SIP-ENEL
3.1 EXCURSUS STORICO
La colonia marina sita in Riccione, oggi conosciuta come
“Colonia SIP-ENEL”, è progettata, su commissione della SIP,
Società Idroelettrica Piemontese, dall’architetto Giancarlo
De Carlo con l’aiuto dall’architetto Armando Barp1, a partire dal 1961 ed è conclusa nel 1963.
Il progetto definitivo, e dunque l’attuale realtà architettonica, è il risultato di una serie di stratificazioni progettuali,
passate attraverso la realizzazione di quattro diverse varianti
ufficiali, oltre ad ulteriori modifiche in corso d’opera.
Di queste varianti, presso l’Archivio dei progetti dell’Università IUAV di Venezia, al quale De Carlo prima del decesso ha
donato tutti i suoi disegni2, e presso il Comune di Riccione
sono conservate due soluzioni: la seconda, datata maggio
1961, e la quarta, nonché ultima, del novembre del medesimo anno.
La planimetria in scala 1:500 della seconda soluzione mette
già in luce lo studio della disposizione (che rimane nell’ultima soluzione pressoché invariata) del fabbricato in relazione al territorio: due ali si schiudono a formare una corte
aperta sul mare (Arenile Demaniale), mentre su via Torino
l’edificio assume una forma più regolare, con i fronti paralleli
all’asse della strada stessa.
Tra la seconda e la quarta soluzione, sotto il punto di vista
spaziale e distributivo, De Carlo riesce a mantenere l’univocità dell’impianto, dovendo però sottostare ad alcuni
aggiustamenti funzionali richiesti dall’Ufficio d’Igiene che
impone la necessità di : «1) costruire idonei e sufficienti batterie di servizi igienici distinti per maschi e per femmine nella
zona recintata (...); 2) costruire una batteria di servizi igienici
ad uso dei bambini nel piano terreno durante la sosta nel
pranzo (...); 6) gli scalini hanno un’alzata di 20 cm, che sarà
1. Seconda soluzione: Planimetria in scala 1:500.
2. Quarta soluzione: Planimetria in scala 1:500.
1. Feltre, 1939. Architetto e urbanista. Dal 1984 professore associato presso l’IUAV.
2. Nell’archivio dei progetti dell’IUAV sono conservati 60 disegni e 5 schemi. Con
codice progetto 74 e sigla “AB” (Armando Barp).
20
21
bene portare a 17 cm»3. L’impianto mantiene comunque
la sua struttura: rispetto alla seconda versione, nella quarta
si nota un restringimento dello spazio che accoglie la corte
ad “U”, a parità della lunghezza dei fabbricati delle ali, da
cui deriva una proporzione più allungata dell’edificio.
Il fronte strada, subisce, invece, una sostanziale modifica
dovuta non solo all’inserimento di un accesso secondario
sormontato da una grande terrazza, ma anche alla nuova
distribuzione dei volumi che sono stati nettamente contratti
rispetto alla variante precedente e, arretrati lungo uno stesso allineamento.
Più significative si sono dimostrate le varianti morfologiche
apportate ai prospetti, avvenute nel passaggio tra il secondo e il quarto progetto. Il prospetto su strada, ad esempio,
è stato modificato di conseguenza alla nuova concezione
del volume collocato al centro, dove l’altezza è stata ridotta a due piani fuori terra e le aperture sono state ridisegnate secondo il nuovo linguaggio (diverso da quello utilizzato
nelle ali, rimaste pressoché uguali nei loro prospetti esterni, dove sono presenti finestre dette “a grappolo scalato”),
prediligendo un taglio verticale, che rimanda ai pattern del
Geometrismo Espressionista di Mario Nigro, Albino Galvano
e dei componenti del Movimento Arte Concreta4.
Le modifiche di linguaggio, relative allo studio dei pieni e
dei vuoti, le ritroviamo anche nei prospetti interni alla corte:
difatti, se nella seconda soluzione De Carlo aveva realizzato
un disegno delle finestre delle singole cellule sulla base di un
ritmo simmetrico in alto e comunque modulare, con varchi
in altezza a tre luci, nella soluzione definitiva questi sono sostituiti da nastri in lunghezza assai ribassati, sottolineati dalle linee bianche dei davanzali e articolati con sporgenze e
rientranze di piani.
Per finire, altre modifiche sono state apportate sul prospetto
est (fronte mare) delle due ali: le aperture sfalsate e, in apparenza disordinate studiate nel maggio 1961, sono state
3. Seconda soluzione: Prospetti in scala 1:100.
4. Quarta soluzione: Prospetti in scala 1:100.
3. Cfr. Comune di Riccione, Ufficio concessioni e Pratiche Edilizie, Cat. 10, Cl 9,
fasc.3: prat. 331/1961, Prescrizioni della Commissione Edilizia e del Medico Provinciale, 6 settembre 1961.
4. o “MAC”, movimento artistico fondato a Milano nel 1948, con il fine di promuovere l’arte non figurativa e un tipo di astrattismo libero di ogni imitazione e riferimento
al mondo esterno.
sostituite da due finestre verticali disposte sull’asse centrale
delle due facciate.
Il progetto per il soggiorno marino è stato approvato già in
data 5 ottobre 1961 dalla Commissione Edilizia del Comune
di Riccione, prima, quindi, della stesura del progetto definitivo datato novembre 1961.
La colonia, dopo la nazionalizzazione dell’energia elettrica
(avvenuta in seguito al decreto del governo Fanfani, mentre, in precedenza il mercato dell’energia elettrica era controllato da milleduecentosettanta piccole e medie aziende private, tra cui, appunto, la SIP), viene presa in esercizio
dall’ENEL nel 1962, che la gestisce direttamente fino al 1969.
Nel 1970, grazie alla Legge 20 maggio 1970, n. 300 (lo Statuto dei lavoratori)5, la struttura è cogestita, per un anno,
dall’azienda e dai dipendenti; dal 1971 in poi è amministrata esclusivamente dai lavoratori ENEL.
Nell’edificio sono ospitati i figli dei dipendenti dell’azienda,
un massimo di duecentocinquanta bambini tra i sei e i dodici anni, in periodi che vanno da giugno ad agosto, per un
soggiorno di diciotto giorni in totale.
Il progetto estivo non si limita esclusivamente ad uno svago
ludico ma ha anche la funzione di introdurre i bambini ad
un tipo di socializzazione diversa.
I laboratori sono curati dal centro SEMA, una società di Milano che in quegli anni studia dei metodi pedagogici innovativi per bambini.
Le attività si diversificano per ogni fascia d’età e nella struttura sono presenti venticinque tutrici per le varie iniziative,
venticinque ragazze per i servizi, un direttore ed un medico
che ha a disposizione, oltre ad un ambulatorio dentro l’edificio, anche una piccola palazzina poco distante dove mettere in quarantena eventuali malati infetti. Il budget annuo
si aggira su un miliardo e mezzo di lire. La colonia rimane in
attività fino ai primi anni ‘90, nonostante il budget diminuisca anno dopo anno.
Dal 1990 con il blocco delle assunzioni da parte dell’ENEL i
dipendenti giovani divennero anziani e, non fverificandosi
un ricambio generazionale dei figli, la struttura è definitiva-
5. La Colonia Marina nel 1963, vista dal mare.
6. Bambini prima di entrare in Colonia.
5. Legge a tutela dei lavoratori che introduce modifiche riguardanti le condizioni di
lavoro e i rapporti tra datore di lavoro e lavoratori.
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23
mente abbandonata nel 1995.
La colonia nel 2003 diventa proprietà di un noto imprenditore di Riccione, già detentore di diverse strutture ricettive
della zona.
Dalle notizie stampa del luglio 2004 emerge la volontà di
questi di convertire l’immobile in un albergo, secondo un
progetto dell’architetto Marco Gaudenzi: «Tenuto sotto segreto o quasi, si tratterebbe di un intervento importante sulla struttura (...). Dell’edificio progettato da De Carlo però
non rimarrebbe molto. Il progetto prevede infatti la demolizione di alcune parti mentre le cubature dovrebbero rimanere quelle attuali, anche se la forma dell’edificio cambierà
decisamente»6.
Nel luglio 2004, non è ancora in vigore il Programma Città
delle Colonie per la zona sud di Riccione e, di conseguenza,
la colonia SIP-ENEL non è “protetta” da alcun tipo di vincolo. Ma, a tutelare l’edificio, interviene tempestivamente
l’allora presidente dell’ordine degli architetti della provincia
di Rimini, Marco Zaoli: «Stiamo facendo un censimento delle
opere di architettura contemporanea insieme al Ministero
dei Beni Culturali, al fine di definire quali siano meritevoli di
tutela. Siamo intenzionati a segnalare anche la colonia di
De Carlo (...). Ci sono leggi che tutelano il diritto d’autore e
stabiliscono che senza il consenso dell’autore non è possibile cambiare la forma dell’opera. Contatteremo al più presto De Carlo per avere un suo parere»7.
E’ il 12 maggio 2005, quando Giancarlo De Carlo venuto
a conoscenza della trasformazione prevista per l’edificio,
richiede alla Soprintendenza di Ravenna e alla Direzione
per l’Arte e l’Architettura Contemporanee la tutela del manufatto architettonico, attraverso l’applicazione del diritto
d’autore.
Gli Enti competenti riconoscono l’importante carattere artistico dell’opera e procedono con apposito Decreto in data
31/03/2006 (ai sensi della Legge 633/1941).
La questione sembra risolta, ma Giancarlo De Carlo il 4 giugno 2005 muore. Nel frattempo la colonia è stata venduta
7. Articolo del 30 giugno 2004 tratto da “Corriere di Romagna”.
8. Articolo del 19 luglio 2005 tratto da “Corriere di Romagna”.
6. Cfr. A. Oliva, Demolizione per l’Enel. Lazzaretti sogna un resort, in «Corriere di
Romagna», 2004, p. 16.
7. Cfr. A. Oliva, Colonia Enel, com’è e dov’è, in «Corriere di Romagna», 2004,
p.18.
all’attuale proprietario, la Logitalia Gestioni S.p.a, che, forte della legge, impugna il provvedimento obiettando sulla
corretta applicazione della normativa vigente (tra la richiesta di De Carlo e l’emissione del provvedimento, l’autore
dell’opera è deceduto e con esso l’iter avviato).
Con ordinanza del 31/08/2006, il TAR del Lazio accoglie la
domanda di sospensione del provvedimento, motivando
l’atto con la considerazione che «la giurisprudenza ha già
chiarito che la facoltà dell’autore di opere architettoniche
di intervenire nell’apportare modi che al progetto originario
(...) ha carattere personale e intrasmissibile agli eredi, sicché
il vincolo di artisticità non può essere imposto successivamente alla morte dell’autore». Così, la richiesta di De Carlo
e il successivo Decreto dello Stato perdono del tutto efficacia col decesso.
Considerato che non è possibile dichiarare l’interesse architettonico dell’immobile con lo strumento tradizionale della
legge in materia (D.Lgs. 42/2004 art. 10, comma 3, lettera
a), poiché non sono trascorsi i previsti cinquant’anni dalla
costruzione dell’edificio, resta come unica possibilità quella
prevista dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (art.
10, comma 3, lettera d) che consente di dichiarare l’interesse culturale di immobili aventi anche meno di cinquant’anni, nel caso in cui si tratti di beni «che rivestono un interesse
particolarmente importante a causa del loro riferimento con
la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte e della
cultura in genere, ovvero quali testimonianze dell’identità e
della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose»8.
Nel 2008 si parla, poi, di una quasi immediata demolizione
dell’edificio. Intervengono subito Italia Nostra, AAAItalia,
Inarch e Docomomo Italia con un appello sottoscritto da
esponenti di rilievo del mondo accademico e culturale italiano: «Sul lungomare di Riccione è iniziata in questi giorni
la demolizione della colonia marina SIP-ENEL di Giancarlo
De Carlo. Il primo atto di un disastro annunciato è la cancellazione degli interni e la distruzione degli arredi. A nulla
sono serviti gli appelli della Facoltà di Architettura di Cesena
e di Docomomo Italia (v. Maristella Casciato e Elisabetta
9. Articolo del 18 dicembre 2008 tratto da “Corriere di Romagna”.
10. Articolo del 3 gennaio 2009 tratto da “Corriere di Romagna”.
.
8 Cfr. D. Lgs 22 gennaio 2004, n. 42, in materia di “Codice dei beni culturali e del
paesaggio”.
24
25
comma 3 lettera d)10 e l’articolo 13 comma 111, grazie ad un
provvedimento della Sovrintendenza di Ravenna.
Nonostante il vincolo della Sovrintendenza, nel 2009 i proprietari della colonia commissionano all’Ingegnere Renato
Zanguio il progetto per la realizzazione di un hotel, comportando il cambio di destinazione d’uso da attività ricettiva
extra-alberghiera ad attività ricettiva alberghiera, implicando, conseguentemente, cambiamenti nella conformazione
fisica dell’edificio.
Il progetto dell’Ingegnere Zanguio, sviluppato dopo l’esecuzione di un’indagine storica, del rilievo altimetrico delle
facciate e del rilievo dei fenomeni di degrado (materico e
strutturale), consiste nella realizzazione di interventi finalizzati
al restauro conservativo e ristrutturazione della colonia con
destinazione alberghiera.
Il progetto prevede: l’ampliamento dei corpi scala e la
collocazione di nuovi ascensori, un cambiamento della dimensione delle finestre, la creazione di nuovi terrazzini con
accesso dalle camere (strutture in acciaio e vetro), la realizzazione di una piscina e del solarium nella zona della corte
interna, l’ampliamento del piano interrato con locali per i
servizi ed autorimessa meccanizzata, il rifacimento della copertura con coibentazione, una parziale demolizione delle
partizioni interne e inserimento di nuovi divisori (modulari già
predisposti per gli impianti) per ricavare gli spazi destinati
all’attività alberghiera, l’inserimento, al piano terra, di camere destinate ai diversamente abili, la modifica della quota d’imposta dei solai con altezza di 2,70 m per le camere
e di 3,00 m per le zone dei servizi e la progettazione degli
interventi per il recupero delle strutture portanti.
Tale progetto ad oggi non è stato realizzato, causando un
ulteriore avanzamento dello stato di degrado della colonia, rilevato tramite un primo sopralluogo compiuto in data
12/11/2014, di cui si riportano i risultati nel capitolo 6.
Vasumi Roveri su “Il Giornale dell’Architettura”, settembre
2008) e dell’Ordine degli Architetti di Rimini. Piuttosto, suona
come una beffa l’inserimento dell’edificio nella selezione di
opere del secondo Novecento nell’Emilia-Romagna da sottoporre a vincolo commissionata dalla DARC. E’ un segnale
inquietante, quello di un’Amministrazione dei beni culturali che punta sulla valorizzazione e, nelle more della tutela,
permette la perdita di opere fondamentali nel percorso
di ricerca di un maestro riconosciuto qual è Giancarlo De
Carlo: oggi la colonia di Riccione, probabilmente domani
il Collegio del Colle di Urbino. Il patrimonio architettonico
contemporaneo mostra così tutta la sua fragilità, bene culturale “minore” per non aver raggiunto i cinquant’anni di
vita. A rendere più grave l’intervento, per Italia Nostra che
ha come compito la tutela del paesaggio ed ha in corso la
segnalazione dei paesaggi sensibili, sono la posizione e la
funzione di quest’opera costruita nel 1963 sull’arenile. Allora
fu consentita a servizio della collettività (la colonia marina),
su un territorio che dovrebbe essere tutelato di per sé. La
sua trasformazione oggi non sarebbe giustificata per un uso
speculativo. Italia Nostra, Docomomo Italia, In-Arch e AAA
Italia rivolgono un appello al Ministro dei Beni culturali, al
Consiglio superiore dei Beni culturali, alla Soprintendenza ai
beni architettonici e al paesaggio di Ravenna e al Sindaco
di Riccione per chiedere l’immediata sospensione dei lavori
di demolizione e la conservazione integrale della colonia
marina e del suo contesto paesaggistico»9.
A sostegno della salvaguardia della colonia, inoltre, tra
il febbraio e il marzo 2009, a Rimini, sono organizzate due
importanti iniziative dall’Ordine degli Architetti P.P.C. della
Provincia di Rimini, che la ritengono un’importante testimonianza di storia dell’architettura italiana del secondo Novecento: un’esposizione di immagini prevista dal 15 febbraio
al 14 marzo e una giornata di studi su Giancarlo De Carlo
che si tenne il giorno di chiusura della mostra.
Grazie anche a questo appello, il 7 luglio 2009, la colonia
è stata dichiarata “immobile di interesse culturale” ai sensi
del Decreto Legislativo n.42 del 2004, secondo gli articoli 10
10. “le cose immobili e mobili, a chiunque appartenenti, che rivestono un interesse
particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell’arte e della cultura in genere, ovvero quali testimonianze
dell’identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose;”.
11. “La dichiarazione accerta la sussistenza, nella cosa che ne forma oggetto, dell’interesse richiesto dall’articolo 10, comma 3.”
9. Cfr., F. Maietti, Appello per la salvaguardia della colonia marina di Giancarlo De
Carlo a Riccione, http://www achitetti.com, dicembre 2008.
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3.2 L’architettura
La colonia SIP-ENEL, con una superficie coperta di 820 mq,
è situata su un lotto di 2604 mq confinante a nord-ovest con
l’ex colonia Italia (oggi utilizzata in parte dal Comune di Riccione come sede di corsi professionali nel settore turistico e
in parte come sede di una scuola regionale per la ristorazione) e a sud-est con gli stabilimenti balneari, attivi esclusivamente durante la stagione turistica.
La colonia si affaccia direttamente sul mare e, sul lato opposto, su via Torino che la collega direttamente al centro
della città.
Oltre la strada è situato un parcheggio pubblico e due
grandi camping, dietro ai quali si trova il Giardino delle Sabbie, un’ampia area dichiarata di interesse ambientale.
L’impianto architettonico studiato da De Carlo a partire dal
1961, come detto in precedenza, è composto da due parti
ben distinguibili tra loro [fig. 9]: la prima è costituita da due
ali (corpo A e corpo B fig. 9), composte ciascuna da cinque
blocchi indipendenti, collegati tra loro solo al piano rialzato
[fig. 10], e si sviluppa in altezza su due piani (che guardano
verso l’esterno della colonia) e tre ammezzati (che si affacciano sul cortile interno) [fig. 11].
L’ultimo livello, il terzo ammezzato, ospita delle terrazze che
si affacciano sulla corte interna con vista sul mare.
Tutto è progettato per piccoli utenti: le finestre hanno i parapetti a differenti altezze per consentire ai bambini di tutte le
età di guardare fuori [fig. 12], i pavimenti sono rifiniti in tasselli
di marmo, i soffitti sono tinteggiati di giallo e le terrazze a
gradoni facilitano la vista sul mare in ogni situazione della
giornata.
Anche i dettagli più minuti sono pensati per i piccoli ospiti:
le maniglie e gli interruttori sono a 65 cm da terra e tutti gli
arredi sono progettati e realizzati su misura.
La seconda parte (corpo C fig. 9), invece, che si affaccia su
via Torino, sono tre volumi, collegati in sommità da un’ampia terrazza, che si sviluppano su due piani.
Le piante autentiche dell’architetto, reperite presso l’Università IUAV di Venezia, disegnate su carta da lucido in scala
1:100 con inchiostro di china, sono in parte arredate. Ciò
11. Schema dell’articolazione funzionale del complesso.
12. Schema dei percorsi: quota soggiorni.
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senti anche nell’ultimo cubo, dove il piano rialzato è utilizzato come lavanderia.
Il piano interrato occupa una minima porzione dell’edificio
e vi si accede per mezzo di una scala posta nell’atrio centrale. Qui vi sono stanze impiegate come deposito generico e locale impianti.
Un piccolo distaccamento del piano interrato lo si può leggere sul prospetto nord: vi è una scala delimitata da due
pareti che porta ad un piccolo locale utilizzato come cantina.
permette di capire meglio le destinazioni d’uso a cui sono
adibiti i vari spazi sui diversi livelli: per quanto riguarda i due
bracci, il piano terra, che risulta rialzato dalla quota del terreno di poco meno di un metro (definito quindi “piano rialzato”), è stato disegnato come spazio reversibile, e la sua
funzione varia da luogo per le attività ludico-educative a
luogo per la consumazione dei pasti.
Qui le cinque stanze, ciascuna con un corpo scale di colore caratterizzante (giallo, blu, rosso, verde, arancione), probabilmente per facilitare i bambini nell’orientamento, sono
collegate tra loro formando un unico ampio spazio, dal
quale si accede alla corte esterna attraverso un porticato.
Dal cortile si ha accesso a cinque piccoli bagni collocati
sotto i corpi scala, sia sull’ala nord sia sull’ala sud. Queste,
inoltre, sono unite da uno spazio a doppia altezza centrale,
adibito ad atrio: è il primo ambiente che si incontra entrando nell’edificio dall’ingresso principale.
I dormitori dei bambini sono collocati nelle caratteristiche
stanze gradonate, che si trovano al piano primo e al piano
secondo delle ali; al primo ammezzato si trovano le stanze
per gli educatori (due camere da letto, un bagno e una
cabina armadio per ogni blocco) mentre, al secondo ammezzato i servizi igienici, completi di lavabi, wc e docce, per
i bambini.
Da qui, salendo una rampa di scale, si giunge al livello delle
terrazze, dove risultano peculiari le panchine e le fioriere in
muratura, probabilmente concepite in corso d’opera, dal
momento che non vi è riscontro in nessun disegno dell’architetto.
I tre volumi, che disegnano il prospetto su strada (corpo C
fig. 9), ospitano spazi dove lavorano gli adulti: il blocco più
grande, al piano terra, ha un ampio spazio per la cucina,
con mensa per il personale, una dispensa e due celle frigorifere; inoltre, una piccola parte di questo livello è riservata
all’alloggio del custode che si estende anche al piano superiore, al quale si accede tramite una scala privata.
Ambulatorio, direzione e infermeria sono poste nelle sale del
primo piano.
Il volume centrale ospita al piano rialzato gli uffici amministrativi e, al primo piano una stanza con relativi servizi, pre-
13. Schema dell’articolazione verticale della sezione.
14. Schema dei rapporti visuali tra l’esterno e l’interno.
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3.3 L’attenzione al dettaglio
Giancarlo De Carlo ha studiato, quindi, un impianto che
tiene conto, nel suo insieme, del contesto territoriale in cui
si inserisce e ha prestato grande attenzione agli spazi progettati a misura di bambino, tenendo presente le istanze
sociali che la convivenza richiedeva all’interno e all’esterno
dell’edificio. L’organizzazione dei volumi rompe decisamente con il carattere unitario e autoritario delle architetture
marine precedenti e con la maggior parte di quelle coeve.
Ciò che contraddistingue la colonia è soprattutto uno studio minuzioso del dettaglio, come d'altronde dimostrano i
numerosi disegni in piccola scala realizzati dallo stesso architetto.
Nell’ottobre del 1961 egli approfondisce lo studio delle finestre e dei relativi oscuramenti, studiando le diverse tipologie
inserite nel progetto, in scala 1:50, 1:20 e 1:1. Per quanto
riguarda le finestre definite “a grappolo” del primo piano,
egli progetta un modulo di 2.10 m per 70 cm suddiviso orizzontalmente in tre fasce, di cui due sono serramenti mobili
che scorrono o verso il basso o verso l’alto, e il terzo è fisso.
Il modulo è ripetuto, dalle due alle quattro volte, sfalsato di
30 cm sulla direttrice verticale, a formare un’unica grande
apertura.
Le finestre del secondo piano presentano un disegno più regolare: qui i componenti, di 1.43 m per 80 cm, sono distribuiti
in successione per costituire un’apertura rettangolare, che
varia da due a quattro unità. In entrambi i casi, il modulo
alle estremità di ogni volume è collegato a quello del fronte
adiacente.
Gli oscuramenti lignei, con la caratteristica trama a scacchiera, sono disegnati in scala reale, per approfondire il
meccanismo di apertura e chiusura: per alcune tipologie
di finestre essi sono ad anta, per altre, invece, si impacchettano a due a due, scorrendo lungo un binario superiore ed
uno inferiore, scavati nei cornicioni di cemento che delimitano le aperture sui prospetti.
Gli oscuramenti sono composti da una cornice in legno sulla
quale sono fissati i listelli orizzontali e verticali. Questi sono sagomati in modo che quelli verticali si incastrino sopra quelli
15. Finestre tipo 10-11-12-13-14: piante, fronti, sezioni. Scala 1:50-1:20.
orizzontali, creando un gioco di rilievi, di luci e di ombre.
A caratterizzare i prospetti, oltre alle persiane, è il rivestimento in piastrelle (10 cm per 10 cm) di ceramica azzurra, per il
quale De Carlo studia, in una tavola, i particolari per la posa
in opera.
I giunti sono irregolari e le tesserine sono applicate alla facciata per adesione, senza l’ausilio di strumenti meccanici, e
sono accostate l’una all’altra in modo da comporre un rivestimento di tipo omogeneo che non ha solo un fine estetico,
ma anche protettivo per le strutture interne nei confronti di
acqua e aria.
Tra il settembre e l’ottobre del 1962 l’architetto elabora i
dettagli delle fioriere in calcestruzzo insieme ai coronamenti
dei parapetti. Con una profondità di 40 cm e una larghezza
di 65 cm, le fioriere percorrono tutto il perimetro delle terrazze del terzo ammezzato e fungono anche da supporto per
una seduta continua, costruita con il medesimo materiale.
Concepite con la stessa conformazione, ma senza seduta,
le si trovano sulle terrazze dei blocchi di servizio.
I parapetti delle terrazze sono rifiniti con una scossalina in
rame fissata con viti in ottone e tasselli in legno.
La cura nella progettazione dell’esterno si riflette anche
negli spazi interni della colonia marina: oltre a particolari
materiali utilizzati, come il marmo bianco per le finiture dei
gradini e le piastrelle azzurre nei bagni dei bambini, ciò che
risalta è sicuramente l’utilizzo del colore per i corpi scala delle ali e per le stanze gradonate. Probabilmente per aiutare il
bambino nell’identificare il proprio spazio di appartenenza,
ogni blocco che compone i due bracci ha le pareti delle scale tinteggiate di colori diversi: dal volume che dà sul
mare verso quello che dà sugli spazi di servizio, rosso, blu,
giallo, arancione e verde.
17. Particolari vari per la posa in opera del rivestimento esterno.
18. Particolari delle fioriere e del coronamento parapetti terrazzi. Scala 1:10-1:1.
16. Particolari 4 e 5: cardini tipo 1-2-3: serramenti tipo 1 e 6. Scala 1:1.
30
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3.5 Gli impianti
3.4 Le strutture
esistono indici di movimento e irregolarità delle strutture
stesse, considerato il buon risultato delle prove sui cubetti di
conglomerato cementizio e sul ferro effettuate delle prove
di carico sopra dette in cui gli abbassamenti tabellari denotano la perfetta elasticità delle opere in c.a. e dove i relativi
movimenti rientrano pienamente, nelle tolleranze di legge»
dichiara: «che le strutture in c.a. relative al fabbricato in argomento, sono state eseguite a regola d’arte, che offrono
le garanzie di sicurezza richieste caso per caso e che sono
pianamente rispondenti ai requisiti di legge»3.
Il progettista delle strutture della colonia marina è l’ingegner
Ercole Farina, che per l’impianto studia delle fondazioni «a
trave rovescia facendo lavorare il terreno ad un carico di
sicurezza di Kg 1.5 per cm3; e ciò in considerazione della
consistenza sabbiosa del banco di appoggio»1.
Il fabbricato ha una distribuzione planimetrica irregolare: è
composto da un nucleo centrale di due piani, dove trovano posto i servizi, e due ali di tre piani, adibiti a dormitori e
zone giorno.
Le strutture portanti dei blocchi dei servizi sono travi e pilastri
in cemento armato, con pareti di tamponamento in laterizio forato.
Nel volume centrale, il più piccolo, i pilastri sono quattro e si
trovano sugli spigoli; diventano otto nel cubo più a sud e in
quello più grande a nord è stato necessario, viste le dimensioni, prevedere, oltre ai pilastri, una spina portante centrale. La funzione portante nei dieci volumi che compongono
le ali è assunta ancora da pilastri in cemento armato, posti
lungo il perimetro dell’edificio, dove i muri di tamponamento sono in laterizio forato; al centro di ogni stanza il corpo
scale ha anch'esso funzione portante ed è ancora in cemento armato. Per quanto concerne le travi: «Data l’irregolarità planimetrica sopraddetta, raramente si è potuto
contare su un calcolo a trave continua e ci si è attenuti,
nella maggior parte dei casi, all’ipotesi del semincastro. Il
calcestruzzo impiegato nelle opere portanti è di dosaggio
normale con 3 qli di cemento (680) per mc di impasto, adeguatamente armato con ferro tondino»2.
I solai sono in laterizio PI.CA di Pesaro e hanno un’altezza
complessiva di 20+5 cm, sono attraversati da travi incorporate nello spessore del solaio e la soletta di copertura, spessa 20 cm, è rivestita esternamente in lastre di rame a correre
con piccoli bocchettoni esterni per l’espulsione delle acque
meteoriche. Il collaudo delle strutture è datato 7 dicembre
1962 e firmato dall’ingegner Carlo Superchi il quale «verificata la buona esecuzione dei lavori, constatato che non
Il soggiorno marino è stato progettato per essere utilizzato
durante la stagione estiva, di conseguenza non è stato installato un impianto di riscaldamento. L’aerazione dei locali
è possibile grazie alle molteplici e grandi aperture che, inoltre, garantiscono la possibilità di sfruttare la luce naturale
per illuminare gli ambienti durante il giorno. I serramenti
sono dotati di vetro singolo con trasmittanza termica pari a
5,5 W/m2K e un telaio in ferro con trasmittanza termica pari
a 5,9 W/m2K. Il componente possiede, dunque, una trasmittanza totale pari a 5,66 W/m2K.
Vi sono inoltre due tipi di strutture di copertura:
1.Bitume: s= 0,005 m, λ= 0,17 W/mK
Sottofondo in cemento: s= 0,03 m, λ= 0,47 W/mK
Pignatte: s= 0,25 m, λ= 0,66 W/mK
Intonaco: s= 0,015 m, λ= 0,9 W/mK
Trasmittanza totale: 1,59 W/m2K
2.Bitume: s= 0,005 m, λ= 0,17 W/mK
Sottofondo in cemento: s= 0,03 m, λ= 0,47 W/mK
Pignatte: s= 0,4 m, λ= 0,66 W/mK
Intonaco: s= 0,015 m, λ= 0,9 W/mK
Trasmittanza totale: 1,59 W/m2K
Per quanto riguarda le superfici verticali opache, sono presenti tre diverse tipologie:
1. Piastrelle di ceramica: s= 0,02 m, λ= 0,8 W/mK
Malta di ancoraggio: s= 0,025 m, λ= 1,4 W/mK
Mattone forato: s= 0,12 m, λ= 0,59 W/mK
Intercapedine
Mattone forato: s= 0,12 m, λ= 0,59 W/mK
Intonaco: s= 0,015 m, λ= 0,9 W/mK
Trasmittanza totale: 1,23 W/m2K
Il solaio di controterra ha la seguente stratigrafia:
Piastrelle: s= 0,01 m, λ= 0,1 W/mK
Sottofondo in cemento: s= 0,05 m, λ= 0,47 W/mK
Pignatte: s= 0,2 m, λ= 0,66 W/mK
Ghiaia rossa senza argilla: s= 0,04 m, λ= 1,2 W/mK
Trasmittanza totale: 1,4 W/m2K
2. Piastrelle di ceramica: s= 0,02 m, λ= 0,8 W/mK
Malta di ancoraggio: s= 0,025 m, λ= 1,4 W/mK
Cemento armato : s= 0,34 m, λ= 2,3 W/mK
Intonaco: s= 0,015 m, λ= 0,9 W/mK
Trasmittanza totale: 2,65 W/m2K
L’acqua calda sanitaria è prodotta da un generatore in
ghisa installato sotto il piano campagna contenente combustibile liquido (gasolio). Le acque piovane vengono smaltite attraverso dei pluviali collocati all’interno della struttura,
non visibili dall’esterno.
3. Intonaco: s= 0,02 m, λ= 1,4 W/mK
Cemento armato : s= 0,185 m, λ= 2,3 W/mK
Intonaco: s= 0,015 m, λ= 0,9 W/mK
Trasmittanza totale: 3,55 W/m2K
1. Cfr., Dott. Ing. C. Superchi, Collaudo di opere in cemento armato, Pratica n. 311,
Forlì, 1962.
2. Ibidem.
3. Ibidem.
32
33
Capitolo 4
Indagini e analisi urbanistiche del Comune di Riccione
4.1 Mappatura delle funzioni e dei servizi
34
35
4.2 Dati generali sul suolo
4.2.2 SITUAZIONE DELL’EROSIONE COSTIERA2
4.2.1 Indici sismici1
La suddivisione del territorio nazionale in quattro zone sismiche è definita dall’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274/2013 aggiornata con la Delibera
della Giunta Regionale dell’Emilia Romagna n.1435 del
21.07.2003.
L’intera Provincia di Rimini è considerata zona sismica 2
con pericolosità sismica media. L’accelerazione orizzontale massima (0.15<ag<0.25) sul suolo ha una probabilità del
10% di essere superata nei prossimi cinquant’ anni.
Diversi sono stati i terremoti che hanno colpito i comuni della Provincia con una forte intensità.
Riccione è stata epicentro di un solo sisma, nel 1932.
Il Comune di Riccione ha visto nel corso degli anni diversi
cambiamenti della profondità del suo arenile.
Sono sotto riportati i dati relativi al fenomeno di ritiro della
costa.
4.3 Dati generali della popolazione3
La tabella sottostante riporta alcuni dati generali relativi alla
popolazione che risiede in Riccione.
Sul lato sinistro vi sono i rimandi ai diversi capitoli per i relativi
approfondimenti all’interno del testo.
Le tabelle a destra mostrano, invece, un confronto con i
comuni limitrofi a Riccione: Rimini, Misano Adriatico e Cattolica.
Rimini
4.3.1
4.3.1
4.3.1
4.3.2
4.3.2
4.3.1
4.3.1
4.3.1
4.3.1
4.3.1
4.4
4.4
Nella tabella sottostante sono riportati esclusivamente i terremoti che hanno provocato danni nella città di Riccione,
e relativa magnitudo.
La Provincia è, inoltre, interessata da un fenomeno di subsidenza che porta ogni anno il livello del terreno ad abbassarsi di 2,5 mm.
La variante al Piano Insediamento Produttivo (PIP) dell’anno
2003 mette in evidenza la possibilità di ridimensionare la volumetria della spiaggia del 10%, incrementandone il volume
di 15.000 m3 ogni anno.
Il quantitativo di sabbia richiesto verrà prelevato dal dragaggio del porto di Riccione.
1. Fonte dati: Comune di Riccione, dati VALSAT 2003.
2 Fonte dati: Comune di Riccione, dati VALSAT 2003.
36
Misano
Adriatico
OSSERVAZIONI
Riccione è il secondo comune più grande per numero di
abitanti nella Provincia, dopo Rimini. E’ il secondo comune
più densamente popolato dopo Cattolica e il primo con il
più alto valore di reddito medio annuo. E’ il comune con il
più basso tasso di natalità nella Provincia, e il secondo con
l’età media più alta, dopo Cattolica.
Cattolica
3. Fonte dati: Istat.
37
4.3.1 Indici demografici4
4.3.2 Indici economici5
Profilo demografico
Reddito medio
Tasso di disoccupazione
Popolazione per fasce d’età
Popolazione straniera
OSSERVAZIONI
La popolazione residente a Riccione al censimento 2011,
rilevata il giorno 9 Ottobre 2011 è risultata composta da
34.558 mentre alle Anagrafi comunali ne risultavano registrati 35.721. Si è, dunque, verificata una differenza negativa fra
popolazione censita e popolazione anagrafica pari a 1.163
unità (-3,26%). Per eliminare la discontinuità che si è venuta
a creare fra la serie storica della popolazione del decennio intercensuario 2001-2011 con i dati registrati in Anagrafe
negli anni successivi, si ricorse ad operazioni di ricostruzione
intercensuaria della popolazione.
La maggior parte della popolazione rientra nella fascia
d’età che va dai 25 ai 64 anni, e l’insieme dei bambini e dei
giovani costituisce il 21,7% del totale. La quantità di persone
straniere che incidono sulla popolazione residente è sempre
più in aumento.
4. Fonte dati: Istat
38
OSSERVAZIONI
Dai dati riportati in tabella si evince che il reddito medio annuo per dichiarante è aumentato di una bassa percentuale
dal 2009 al 2011. La popolazione dichiarante è il 56% negli
anni 2009 e 2010 e il 58% nel 2011. Se si confronta il reddito medio annuo degli italiani dell’anno 2011 (pari a 21.933
euro) con quello degli abitanti di Riccione nel medesimo
anno (pari a 21.281) si può affermare che quest’ultimo è di
poco più basso rispetto alla media nazionale.
A partire dal 2009 la disoccupazione è andata crescendo
con un picco registrato nel 2013, per poi retrocedere con
una leggera diminuzione nel 2014. Tutti i dati fanno riferimento alla Provincia di Rimini poiché non è stato possibile
reperire dati specifici per il Comune di Riccione.
5 Fonte dati: Istat.
39
4.3.3 Indici del settore turistico
Andamento delle presenze turistiche in base
alla stagionalità
Proprietà di mezzi di trasporto privati6
Legenda:
Stagione invernale= gennaio-aprile
ottobre-dicembre
stagione estiva=
maggio-settembre
presenze=
n. persone/km2 * giorno
OSSERVAZIONI
Il censimento dei mezzi privati di trasporto è un indice che
serve per capire, almeno in parte, l’andamento dell’economia. Dalla tabella non emerge una grande differenza, sia
per quanto riguarda le automobili sia per i motocicli, tra i
valori dell’anno 2009 e quelli dell’anno 2013.
Viceversa, un aumento delle proprietà dei mezzi si è avuto
tra il 2010 e il 2012, anni in cui si evince un lieve aumento del
reddito pro capite medio.
OSSERVAZIONI
Il confronto viene fatto considerando gli anni 2012 e 2013.
Risulta evidente che la “stagionalità” è particolarmente accentuata per i comuni costieri direttamente coinvolti dal turismo balneare (percentuali presenze estive > 80%).
In particolare, i comuni di Misano Adriatico e Cattolica superano il 90% di presenze turistiche nel periodo estivo.
Per Rimini e Riccione la “stagionalità” è meno accentuata per l’effetto “compensazione” costituito per Rimini dalle
manifestazioni fieristiche e per Riccione dal turismo termale,
la cui attività si sviluppa anche fuori stagione estiva.
6. Fonte dati: ACI parco veicolare nel Comune al 31 dicembre per ciascuno anno in
base alla registrazione nel PRA.
40
Densità residenziale, densità turistica, densità abitativa
relative al 2013
Densità residenziale, densità turistica, densità abitativa
relative al 2012
*NOTA: Indice di Pressione Turistica (IPT)
Risponde al quesito: Quanta pressione esercita il turismo
sull’ambiente urbano?
Tale indicatore si esplicita dal rapporto tra densità turistica e
densità residenziale.
Legenda:
Stagione invernale= gennaio-aprile
ottobre-dicembre
stagione estiva=
maggio-settembre
presenze=
n. persone/km2 * giorno
a) IPT stagione estiva = (Numero presenze stagione estiva/
numero giorni estate)*100/Numero residenti;
b) IPT stagione invernale = (Numero presenze stagione invernale/ numero giorni inverno)*100/Numero residenti;
c) IPT luglio = (Numero presenze mese luglio/ 31)*100/Numero residenti;
d) IPT agosto = (Numero presenze mese agosto/ 31)*100/
Numero residenti;
OSSERVAZIONI
Le tabelle definiscono il contributo del “turista-residente
equivalente” sulla popolazione che vive in una determinata
località della costa riminese, cioè l’incremento della popolazione dovuto all’evento “turismo”.
In particolare, si può notare che Cattolica registra a luglio e
ad agosto, con il contributo della presenza dei turisti, il raddoppio della popolazione.
Significato: ogni 100 residenti a quale numero di “turisti equivalenti” (n. medio di presenze turistiche-n. di pernottamenti
in un determinato lasso temporale) corrisponde?
41
Nella tabella sottostante sono riportati i valori di vendita e
locazione relativi al mese di luglio poiché risulta essere il primo dato disponibile dell’anno 2013. E’ stato, poi, confrontato con lo stesso messe dell’anno successivo per prendere
visione di una possibile variazione nell’arco dei dodici mesi. I
grafici coprono, invece, un lasso temporale più ampio riportando i dati mensilmente.
4.4 Dati sul mercato immobiliare
Ad oggi l’alta percentuale di immobili utilizzati risultano in
buono stato conservativo (si tende, ogni anno, nel periodo
invernale, ad eseguire interventi di manutenzione ordinaria
e, ad intervalli più ampi, anche manutenzione straordinaria).
In tabella sono riportati i valori minimi e massimi di mercato
e di locazione degli immobili divisi per tipologie (abitazioni
civili, economiche, ville e villini, box ed edifici commerciali).
È interessante confrontare questi dati con la media dei va2
2
lori di mercato (1.946 €/m ) e di locazione (8,35 €/m ) regionali: si evince che il valore medio minimo di mercato e di
locazione di Riccione supera i valori della media regionale,
ciò è conferma dell’alta domanda nella zona.
Quotazioni immobiliari
OSSERVAZIONI
In seguito ad un confronto fatto tra le quotazioni immobiliari di vendita e locazione nel Comune di Riccione, si evince che nel mese di Luglio 2014, per gli immobili residenziali
in vendita, sono stati richiesti in media 4.161 €/m2, contro
i 4.632 €/m2 registrati il mese di Luglio 2013 (con una diminuzione del 0,89% in un anno). Nel corso degli ultimi dodici
mesi (2013-2014), il prezzo richiesto all’interno del comune di
Riccione ha raggiunto il suo massimo nell’agosto 2013, con
un valore di 4.643 €/m2. L’andamento mensile delle quotazioni ha dimostrato che il mese dove è stato richiesto il prezzo più basso per un appartamento è dicembre 2014, con un
valore pari a 4.041 €/m2.
Per quanto riguarda le quotazioni delle locazioni si può
vedere un aumento del prezzo al metro quadro del 1,01%
nell’arco di dodici mesi. Tra il 2013 e il 2014 il valore più alto
del prezzo richiesto all’interno del comune di Riccione è stato di 11,08 €/m2 mensili, rilevato nel mese di dicembre 2014.
Il mese in cui è stato richiesto il prezzo minimo è dicembre
2013: per un immobile in affitto sono stati richiesti in media
10,43 €/m2 mensili
OSSERVAZIONI
Nel primo grafico (in alto, a sinistra) è evidente un forte aumento delle costruzioni a Riccione a partire dalla fine della
Seconda Guerra Mondiale (anni del boom economico in
Italia) con un picco tra gli anni compresi tra il 1962 e il 1971,
quando ci fu una forte crescita del settore turistico balneare
sulla riviera romagnola.
Nel secondo grafico viene messa in evidenza un’alta percentuale di edifici utilizzati, contro una minima parte di edifici liberi (tra cui gli edifici abbandonati).
42
43
4.5 Analisi s.w.o.t. ex-ANTE
Capitolo 5
Legenda:
* Bassa importanza
** Media importanza
*** Alta importanza
Indagini e analisi urbanistiche del quartiere Abissinia
Strenghts Weaknesses Opportunities threats
***- Vicinanza al
mare
***- Consumo non
controllato del suolo
*** - Incentivo ai collegamenti pedonali
e ciclabili
***- Rischio sismico
***- Presenza di
strutture ricettive
** - Scarsa progettazione delle
aree verdi
** - Presenza di ampi spazi da
riqualificare
** - Occupazione
abusiva degli
edifici in disuso
***- Alta
frequentazione
turistica stagionale
* - Presenza di edifici
abbandonati
** - Realizzazione di spazi di carattere
attrattivo e di intrattenimento
** - Erosione
costiera
** - Presenza di
aree a verde pubblico
** - Popolazione giovane (0-24)
** - Collegamento con il
centro cittadino
*
* - Reddito medio
degli abitanti
44
- Aree non edificate
Il sito di progetto è situato nel quartiere Abissinia di Riccione,
lungo via Torino, a ridosso del litorale. Quasi al confine con
Misano Adriatico, è collocato in una zona relativamente
periferica rispetto al centro città, frequentata principalmente nel periodo estivo e nei giorni feriali grazie alla presenza
di un gran numero di stabilimenti balneari. È ben collegata
ai punti nevralgici di Riccione grazie ad una linea urbana di
trasporto pubblico.
Alle spalle, oltre la strada principale, direttrice verso il centro, sono presenti aree verdi e campi agricoli.
L’area vede la presenza di edifici caduti in disuso negli ultimi
anni del secolo scorso, tra cui l’ex colonia marina SIP-ENEL e
la colonia marina Mater Dei, oltre che ad altri piccoli edifici
ora non più utilizzati.
Il progetto prevede la riqualificazione dell’intera area: in primis la strada carrabile centrale viene declassata a percorso
ciclo-pedonale con i spazi verdi e piazzole per la sosta; l’ex
colonia SIP-ENEL viene convertita a centro ricreativo e didattico per bambini, con la possibilità per questi di soggiornaci per più di un giorno.
Per adempire a questa nuova funzione è stato necessario
ampliare la slp, progettando nuove volumetrie.
La colonia Mater Dei ospiterà invece servizi per adulti: palestra, biblioteca, residenze, e centro congressi.
Sono stati inoltre progettati nuove strutture a supporto delle
attività balneari.
45
5.1 Mappatura delle funzioni e dei servizi
5.2 Estrapolazione dati utili
46
Indici demografici
Indici turistici
OSSERVAZIONI
È importante, per la nuova destinazione d’uso dell’edificio
conoscere i dati sul numero dei futuri fruitori dell’attività: i
bambini di età compresa tra i tre e gli undici anni.
In base ad un’indagine effettuata per l’anno scolastico
2015/2016 nelle scuole materne e primarie di primo grado di
Riccione risultano iscritti 2.685 studenti.
Nella tabella sopra il numero di bambini divisi per età e sesso.
OSSERVAZIONI
Considerando le funzioni pensate per l’area di progetto è
utile indagare gli indici turistici, in modo da avere un ampio spettro dell’affluenza stagionale di persone esterne al
Comune di Riccione. Sono stati indicati in particolare i mesi
di luglio ed agosto, che all’interno della stagione estiva registrano il maggior incremento di popolazione dovuta al turismo.
Per quanto concerne la stagione invernale, i dati sono stati
reperiti poiché la destinazione d’uso della struttura esistente
ex colonia SIP-ENEL consiste in un centro ricreativo-educativo funzionante nell’intero arco dell’anno.
Inoltre è da considerare l’incremento del grado di attrattività legato alla riqualificazione ed all’inserimento di nuove
funzioni, che può portare ad un innalzamento dell’affluenza
turistica, non solo nella stagione estiva ma anche in quella
invernale, nell’intera area.
47
5.4 ANALISI DELLE STRUTTURE RICETTIVE
5.3 quotazioni immobiliari
Zona
Marina
Centro e
Paese
OSSERVAZIONI
Tramite le tabelle soprastanti si è effettuato un confronto tra
le quotazioni immobiliari dei quartieri limitrofi, in rapporto a
questi, il quartiere Abissinia si trova, per quanto riguarda i
valori di vendita, al terzo posto dopo Zona Marina Centro e
Zona Colle dei Pini per quanto riguarda le abitazioni civili, al
primo posto, insieme alla Zona Marina Centro, per le abitazioni economiche.
Relativamente alle ville, invece, la zona Abissinia si colloca
al secondo posto, dopo il quartiere Marina Centro e la Zona
Colle dei Pini. Per quanto riguarda i box si trova al secondo
posto, insieme al Colle dei Pini. Al primo posto è accompagnata da Marina Centro, per gli uffici e al secondo posto,
al pari della zona Fontanelle, relativamente ai negozi (dopo
zona Marina Centro).
Per quanto concerne i valori di locazione il quartiere Abissinia si colloca al primo posto, insieme al quartiere Marina
Centro, per le abitazioni economiche. Per quanto riguarda
le ville accompagna tutti gli altri quartieri, esclusa la zona
Colle dei Pini, al secondo posto. Relativamente all’affitto dei
box, la zona in questione si trova al secondo posto, dopo la
zona Marina Centro e zona Colle dei Pini, mentre si colloca
al primo posto, insieme a Marina Centro, per quanto riguarda i valori di locazione degli uffici. Infine, relativamente ai
negozi, è posta al secondo posto, insieme al quartiere Fontanelle, dopo la zona Marina Centro.
Zona Colle
dei Pini
Zona
Fontanelle
48
OSSERVAZIONI
Come si evince dalla tabella c’è un’alta concentrazione di
strutture ricettive all’interno del quartiere analizzato. In rapporto ai quartieri limitrofi si trova al terzo posto dopo Zona
Marina Centro e Zona fontanelle per alberghi, al secondo
posto dopo Zona Marina Centro per B&B, al primo posto per
i campeggi, al secondo posto (dopo Zona Marina Centro)
per ristoranti ed infine al secondo posto (dopo Zona Marina
Centro) per gli stabilimenti balneari. Ne consegue che in relazione al quartiere più centrale della città, zona Abissinia è
la seconda più ricca di strutture ricettive.
Per la parte riguardate i costi giornalieri è stato fatto un
confronto tra diverse strutture della stessa categoria ed inseguito ne è stata riportata la media. I prezzi tenuti in considerazione sono quelli che fanno riferimento alla pensione
completa per le strutture di pernottamento e di trattamento
all-inclusive per gli stabilimenti balneari poiché non è stato
possibile reperire per tutti gli elementi in analisi solo il costo
a notte.
L’assenza del dato in tabella riguardo alla ristorazione è dovuto alla grande quantità di target differenti per i quali non
risulta opportuno fare una media.
49
Capitolo 6
Analisi dello stato di fatto
6.1 Sopralluogo
In data 11/11/2014 è stata prelevata, presso il comune di
Riccione, la documentazione disponibile (catalogata nel
regesto alle pp. 150-151 del testo corrente) che riguarda
la colonia SIP-ENEL: tavole di progetto originale di Giancarlo de Carlo (copie dei disegni autografi conservati presso
l’IUAV) comprendenti la seconda e la quarta soluzione con
allegata la pratica n. 311/1961 relativa al collaudo delle
opere in cemento armato e le tavole redatte dall’Ingegnere Renato Zanguio per la realizzazione del progetto di riuso.
Questi ultimi elaborati sono suddivisi nel seguente modo:
una planimetria in scala 1: 2000, riportante lo studio del contesto in cui è inserito l’edificio, tavole di rilievo geometrico
dello stato attuale dell’edificio con allegata la relativa documentazione fotografica, progetto di restauro conservativo dei fronti, progetto strutturale ed impiantistico.
Il giorno seguente è stato fatto il primo sopralluogo, con la
finalità di reperire dati e informazioni preliminari necessari al
progetto.
In questa occasione è stato effettuato il rilievo geometrico
e strutturale, utilizzando gli strumenti più adatti a seconda
dello spazio e delle strutture analizzate: bindella, disto, metro rigido, spago e mazzetta.
Le misure rilevate sono state riportate manualmente sui disegni dello stato attuale redatti dell’Ingegnere Zanguio, che
sono stati base per una post-produzione grafica eseguita
con il programma Autocad.
Un secondo sopralluogo ha avuto luogo in data 11/04/2015
con lo scopo di rilevare i particolare costruttivi e architettonici della colonia marina.
50
51
6.2 Stato di conservazione
L’edificio è attualmente in stato di abbandono.
Dalle fotografie fatte in loco in occasione dei due sopralluoghi, è stato possibile, in un secondo momento, studiare le
patologie di degrado alle quali l’edificio è soggetto, al fine
dell’elaborazione di un progetto di conservazione.
La recente rimozione delle copertine in rame, ha portato ad
avere problemi di umidità da infiltrazione causata, appunto, dalla pioggia che, non adeguatamente trattenuta dalla
copertura e non controllata da efficienti sistemi di smaltimento delle acque meteoriche, penetra in diversa misura
nelle murature.
I fenomeni dovuti ad infiltrazione si sono manifestati nelle
parti alte delle murature in cemento (terzo ammezzato)
nell’immediato sottogronda, e si presentano con macchie
ben riconoscibili, evidenziate ulteriormente dalla comparsa
di efflorescenze1 e alonature che sono causa di alterazioni
cromatiche in facciata [fig. 1].
Gli infradiciamenti sono stati riscontrati anche all’interno dei
locali [fig. 2], sia sulle pareti verticali sia sui soffitti, testimonianza di un’infiltrazione copiosa che interessa tutto lo spessore della muratura.
L’infiltrazione delle acque meteoriche e la mancanza puntuale di materiale legante ha causato danni non indifferenti
anche a parte del rivestimento in ceramica.
I cicli di umidificazione e di evaporazione (che causano
variazione di volume dei materiali), accompagnati da movimenti che si sviluppano all’interno della struttura del materiale, hanno provocato delle tensioni meccaniche tali da
generare la deformazione (fuori piombo) di alcuni elementi,
compromettendone la durabilità.
In alcuni punti, l’evaporazione accelerata di acqua, causata dall’irraggiamento solare, ha provocato il distacco del
rivestimento [fig. 3]; ciò è avvenuto per la variazione di volume sia del rivestimento sia del supporto.
1. Prospetto nord interno alla corte: efflorescenze e alonature.
In altri punti lo stadio della patologia è più avanzato e vengono quindi rilevate delle mancanze degli elementi in ceramica [fig. 4].
Sulle terrazze vi è un accumulo di acqua piovana, dovuto
alla mancanza di manutenzione dei sistemi di gronda, tale
da renderle attualmente impraticabili; vi è, quindi, umidità
di risalita sulle pareti che si affacciano sulle terrazze allagate, soprattutto per quanto riguarda i muri in cemento armato a vista: la porosità del cemento ha permesso all’acqua
di essere assorbita dallo stesso, causando in alcuni punti il
distacco del copriferro.
Sulle pareti esterne e interne vi è, inoltre, la presenza di graffiti. Il materiale ferroso utilizzato per i telai dei serramenti è
completamente ossidato e gli scuri in legno verniciati tono
su tono e talvolta divelti dagli infissi, presentano delle esfoliazioni della superficie, a causa dell’esposizione diretta agli
agenti atmosferici e per la vicinanza al mare.
L’intero lotto è soggetto all’infestazione della vegetazione,
in quantità pari a coprire la quasi totalità della pavimentazione esterna.
3. Prospetto ovest interno:
distacco del rivestimento in ceramica.
4. Prospetto sud:
mancanza del rivestimento in ceramica.
5. Prospetto sud: indagini diagnostiche.
6. Prospetto sud interno alla corte:
mancanza copriferro dei pilastri.
6.3 Analisi strutturale
2. Interno dell’edificio: danni causati dall’infiltrazione di acque meteoriche.
1. Si verificano quando:“La velocità di evaporazione dell’acqua è minore della velocità di migrazione della stessa dall’interno del muro verso la superficie esterna. Ciò
implica una migrazione dei sali disciolti che, veicolati dall’acqua, tendono a dirigersi
verso il supporto esterno. A questo punto l’acqua evapora, la concentrazione dei sali
aumenta e questi cristallizzano in superficie”. Cfr., P. Gasparoli, Le superfici esterne
degli edifici, Alinea Editrice, Firenze, 2002.
52
Sono state effettuate, probabilmente in concomitanza con
la realizzazione del progetto di riuso dell’architetto Zanguio,
delle indagini diagnostiche distruttive con lo scopo di conoscere la stratigrafia muraria: sono presenti forature puntuali
e non indifferenti nelle murature di tamponamento perimetrali dell’edificio [fig. 5].
In corrispondenza dei pilastri in cemento armato è stata osservata, in alcuni punti, la mancanza del copriferro, rendendo visibile l’armatura, ormai ossidata, degli stessi [fig. 6].
I principali motivi del degrado strutturale sono quindi la carbonatazione del calcestruzzo, che innesca cloruri, a loro
volta causa del distacco e della caduta del copriferro, a
seguito dell’ossidazione dell’armatura. Sono state rilevate
alcune fessurazioni passanti, la friabilità ed il rigonfiamento
del cemento ed il fuori piombo di alcune superfici.
53
Capitolo 7
Il progetto
7.1 Relazione illustrativa
La proposta progettuale prevede interventi di conservazione con minime varianti alla destinazione d’uso.
Lo scopo è quello di recuperare gli spazi esistenti senza pregiudicare l’impianto architettonico originario, mantenendo
l’integrità del significato e del messaggio pregresso garantendo, allo stesso tempo, attraverso l’intervento, una rinascita all’edificio che sia compatibile con lo stile di vita contemporaneo.
Dal momento che l’edificio è stato progettato per soddisfare esigenze collettive con chiare finalità pedagogiche
ed è stato concepito per essere a misura di bambino, gli
accorgimenti spaziali adottati dall’architetto De Carlo sono
impossibili da ignorare.
Viene così determinata la vocazione d’uso: ospitare, nuovamente, una funzione che concepisce la figura dell’infante come protagonista.
Il nuovo progetto converte l’ex colonia in un Children Camp,
un luogo dove i bambini possono svolgere diverse attività
ludico-educative in presenza di adulti specializzati in diversi
settori artistici e culturali.
La frequentazione della struttura non è stagionale, ma l’edificio è progettato per accogliere i bambini sia nel periodo
estivo che in quello invernale, per partecipare ad iniziative
che abbiano come scopo il divertimento e la crescita personale, esperienza che può prolungarsi per periodi di tempo anche estesi, grazie alla presenza di stanze destinate a
dormitori.
Le due ali dell’ex colonia ospitano spazi ad uso esclusivo del
bambino.
Per adeguarsi alle necessità di vita odierne e, alla normativa
vigente, si è prevista la sostituzione dei corpi scala centrali
delle ali con due ascensori, uno che serve i piani e uno che
serve gli ammezzati, in modo tale da garantire l’accesso dei
disabili a tutti i piani dell’edificio.
54
Il piano rialzato è costituito da uno spazio ampio, privo di
pareti divisorie, che ne rende ovvio il carattere multifunzionale: è, nelle ore prestabilite, la zona dove i bambini consumano i pasti, diventa poi, durante il resto della giornata, lo
spazio dove i bambini si dedicano al gioco libero.
I piccoli servizi igienici, in prossimità dei corpi scala, in origine con ingresso dalla corte, sono resi in progetto accessibili
dall’interno quando la lunghezza del setto adiacente permette l’edificazione di cinque gradini con i quali si superano
i 96 cm di dislivello. Per i disabili, invece, sono presenti dei
servizi appositi collocati all’ingresso delle due ali.
Alla quota +3.36 m, raggiungibile con una prima rampa di
scale, ci si ritrova al primo piano ammezzato dove i piccoli
spazi suggeriscono lo svolgimento di attività per gruppi ridotti di bambini. Allo stesso livello, nelle ultime stanze affacciate
verso il mare, sono state collocate due stanze doppie per gli
educatori, dotate di servizi igienici privati e cabine armadio.
Il primo piano è composto da cinque salette che identificano i blocchi sfalsati delle due ali. La sala centrale diventa
uno spazio accessorio, dove i bambini hanno la possibilità di
depositare i propri oggetti prima dello svolgimento dell’attività di lettura, teatro, cinema e disegno, che trovano posto
nei vani confinanti.
L’accesso ai disabili è reso possibile da una passerella in legno che porta il perimetro di ogni sala gradonata allo stesso
livello e identifica lo spazio del passaggio.
I caratteristici gradoni sono ancora ben leggibili al centro
di ogni spazio e l’arredo è studiato in modo tale da poter
assecondare la particolare conformazione delle sale.
Al piano secondo ammezzato sono stati progettati da nuovo i bagni a servizio dei bambini: vi sono qui otto lavabi centrali per ogni bagno e un numero sufficiente di docce e wc
per soddisfare l’utenza notturna che è pari a sei/sette bambini per stanza.
55
I dormitori al secondo piano sono quattro per ciascun braccio dell’edificio.
L’ultimo piano delle ali ospita una grande terrazza utilizzata,
da progetto, dai bambini per svolgere attività di giardinaggio, sfruttando le caratteristiche fioriere esistenti. Tutti i parapetti sono portati all’altezza di 1.20 m in base alla normativa,
attraverso l’installazione, sul perimetro esterno delle fioriere,
di un ringhiera in acciaio sulla quale si prevede la crescita
del Plumbago Auriculata, noto anche come “Gelsomino
azzurro”.
Gli adulti, in qualità di dipendenti o di ospiti della struttura,
trovano i loro spazi nella parte ad ovest dell’edificio.
L’ingresso per gli impiegati, doppio e vetrato, è collocato al
centro del fronte strada. Da qui, passando ai lati del volume
che al piano terra ospita la portineria, si ha accesso alle cucine, al locale adibito a psicomotricità e al cuore dell’edificio, dove si trova la grande hall di ingresso.
Le cucine sono dotate di spogliatoio e di servizi ad uso
esclusivo del personale, di due celle frigorifere, di una dispensa, di un locale per il lavaggio e di un ampio spazio per
la preparazione dei cibi.
Esse sono collegate al resto della struttura da un corpo scala e da una rampa, realizzata per agevolare l’utilizzo dei
carrelli da parte del personale addetto.
Al piano primo, in corrispondenza della cucina, si trova il bar,
pensato come luogo di attesa per i genitori e come luogo di
pausa per i dipendenti: è dotato, infatti, di una grande sala
allestita con tavoli, divani e librerie. Allo stesso piano vi sono
l’infermiera e gli uffici amministrativi.
È necessario, inoltre, risanare le patologie di degrado che
sono state rilevate sulla colonia marina.
Ogni segno lasciato dalla storia e dal tempo sull’architettura è concepito come valore aggiunto e considerato testimonianza della vita dell’edificio: nel progetto sono, quindi,
mantenuti i segni del tempo, operando, però, delle censure
nei confronti dei segni compiuti dall’uomo.
A guidare tutto il progetto è stato, quindi, un atteggiamento di rispetto nei confronti di un’architettura unica nel suo
genere, implicando una limitazione degli interventi di demolizione, lavorando per lo più in aggiunta, adottando un
linguaggio architettonico facilmente riconoscibile e distinguibile dall’esistente e utilizzando materiali attribuibili al nostro tempo, oltre che compatibili visivamente con l’architettura di De Carlo.
Esempio di ciò è la torre vetrata, movimentata in facciata
da una distesa di mattoncini di cotto, il cui colore richiama
quello degli oscuramenti lignei: «(...)a proposito del cotto,
la prima cosa che mi viene in mente è che è un materiale
antico e moderno; viene dalla terra, lo si impasta con l’acqua, lo si cuoce col fuoco, lo si asciuga con l’aria e al sole;
(…)La sua stupefacente singolarità -mirabile qualità- è di
essere stato moderno in ciascuna delle tante epoche che
ha attraversato, conservando il fascino di essere antico»1;
essa diventa il simbolo del nuovo intervento, con funzione
di spazio espositivo. Si pone a completamento del fronte
ovest, come un nuovo blocco che affianca quelli esistenti
sviluppandosi, però, principalmente in altezza.
L’intervento di recupero della colonia SIP-ENEL è esteso al
suo contesto.
L’area presa in esame, da progetto, è attraversata da una
passeggiata pedonale che fa da collegamento, insieme a
percorsi ad essa perpendicolari, a tutti i nuovi servizi inseriti:
aree verdi attrezzate e non, piazzole e stabilimenti balneari.
1. Cfr. D. Desiderio, Le ragioni della modernità del laterizio a vista, laterizio.it.
(Cit. G. De Carlo, 24 ottobre 2004).
56
7.2 Riqualificazione urbana
di tutta l’area.
L’ultimo comparto vede la presenza di un parco avventura
che si appoggia all’edificio a torre, pensato come punto
di ricezione. Questa costruzione trova una sua gemella nella torre edificata vicino alla colonia SIP-ENEL: esse, insieme,
rappresentano la testa e la coda dell’area riqualificata.
La colonia marina, si trova nella fascia orientale dell’area, si
affaccia sulla spiaggia e occupa il settore più a nord, delimitato da due passerelle in legno.
I due scomparti successivi, sono utilizzati come bagni a supporto delle attività balneari.
Qui è stato progettato un percorso coperto, composto da
travi e pilastri in teak, che affianca la passeggiata pedonale. I tre volumi edificati sotto di esso sono stati studiati per
funzioni ricettive, oltre che di ristoro e deposito.
Il progetto prevede la riqualificazione urbana del contesto
territoriale in cui è edificata la colonia: a sud di Riccione, al
confine con Misano Adriatico e al centro di due camping.
Attualmente è considerata una zona periferica, ma non
per questo poco frequentata: durante i due sopralluoghi
effettuati è stata notata, soprattutto, la presenza costante
di persone che praticano sport in maniera autonoma lungo il litorale. La proposta progettuale intende apportare,
in primo luogo, un cambiamento alla viabilità: la strada attualmente carrabile, che attraversa l’area da nord a sud,
viene declassata, per un tratto, a percorso ciclo-pedonale
e il passaggio dei veicoli è deviato in una strada ad essa parallela. Un terzo tragitto, disposto tra le due vie, permette di
arrivare a parcheggi disposti lungo la strada stessa: gli utenti
possono lasciare qui il proprio veicolo e usufruire dei servizi
che offre l’area.
Il nuovo tracciato ciclo-pedonale è rifinito in lastre di pietra
grigia e si espande talvolta in aiuole verdi, e talvolta in piazzole di pietra, pensate come spazi per la sosta.
La superficie sottoposta a riqualificazione urbana, è assimilabile ad una forma quadrata e facilmente divisa in settori
su una base di natura funzionale.
Il disegno del lungomare separa l’area in due fasce: quella
ad est, che si affaccia sul mare e quella ad ovest, caratterizzata prevalentemente dalla presenza di aree adibite a
verde pubblico.
Ciascuna fascia è divisa in tre settori, delimitati da quattro
percorsi disposti in senso est-ovest, che si protraggono fino
al mare in qualità di moli, con l’ulteriore compito di frenare
l’erosione della spiaggia.
La fascia occidentale, presenta un primo settore occupato
da piazzole di sosta rifinite in legno, aiuole verdi ombreggiate da pini marittimi e campi da gioco, quali: calcetto,
tennis, pallavolo e basket.
Il settore centrale è sede dell’ex colonia Mater Dei2, attualmente in disuso. Essa presenta tutte le caratteristiche architettoniche per diventare un polo multifunzionale a supporto
2. Costruita nel 1950-1951 per conto di un ente religioso.
57
7.3 Interventi di nuova costruzione
Il progetto di riuso della colonia SIP-ENEL si propone come
un intervento di natura conservativa.
Poche e puntuali sono le opere di nuova costruzione, a
partire dalla chiusura di alcuni spazi dovuta a esigenze funzionali, fino ad arrivare all’edificio a torre che si innalza per
quasi 24 m dalla quota del terreno.
La torre, a pianta quadrata con lato di 9,90 m, occupa la
sede del blocco di isolamento progettato da Giancarlo De
Carlo (presente nella quarta variante del novembre 1961),
ma mai realizzato, e si pone a completamento compositivo dei blocchi di servizio che disegnano il fronte ovest della
colonia.
La volontà di progettare questo edificio nasce, in primo luogo, dall’esigenza di evidenziare l’ingresso principale della
colonia, attualmente poco visibile: i visitatori tendono infatti
ad entrare nell’edificio dalla corte che si affaccia sul mare.
In secondo luogo è stato ritenuto importante, attraverso
l’edificazione della torre, sottolineare la realizzazione di un
nuovo intervento che si configura come un faro di richiamo
sia verso la colonia, nuovamente utilizzata, che verso il litorale riqualificato.
L’edificio ha la funzione di spazio espositivo dei lavori realizzati dai bambini durante il soggiorno al “SIP-ENEL Children
Camp”. Esso si sviluppa su sei piani fuori terra, collegati tra
loro da una scala e da un ascensore oleodinamico3, mentre
un piano interrato ospita i servizi igienici ed il locale impianti.
La struttura, nel suo complesso, si può definire uno scheletro
di acciaio e vetro, costituito da travi e pilastri rivestiti in legno
a sostegno dei solai e delle facciate perimetrali.
L’involucro, completamente vetrato, è composto da serramenti in PVC a taglio termico, apribili a vasistas per permettere i ricambi d’aria. Inoltre, un’apertura in sommità permette la generazione di un effetto camino, favorito dalla
scala che si sviluppa a tutta altezza lasciando passare l’aria.
Questo tipo di ventilazione naturale consente di utilizzare il
sistema di condizionamento a basso regime durante le mezze stagioni.
Una seconda struttura, sul perimetro esterno, sfrutta una tecnologia denominata flexbrick. Essa ha il compito di schermare i raggi incidenti sui vetri e diffondere la luce naturale
all’interno dell’edificio, per ottenere maggiore comfort.
La tecnica nasce da un sistema industrializzato che prevede la realizzazione di piccoli elementi in cotto e l’inserimento di essi in una rete flessibile di acciaio: ogni componente
è infatti dotato di asole e fori su entrambe le estremità che
funzionano da sede per i i fili della maglia di sostegno4. Quest’ultima si aggancia tramite appositi montanti ad un profilo
scatolare, studiato per sostenere la griglia praticabile per la
manutenzione del sistema della doppia facciata. I montanti orizzontali permettono la tensione della rete da piano a
piano della torre, evitando così un eventuale sbandamento
dovuto al vento.
Dunque, tale tecnologia di ombreggiamento è composta
da un pannello alto quanto l’interpiano della torre e con
una misura standard pari a 1 m di larghezza; esso è composto da quattro moduli che possono ospitare l’elemento
flexbrick oppure rimanere vuoti.
In base all’orientamento dei quattro fronti, è stata studiata
una texture più o meno fitta, per permettere di sfruttare al
meglio la luce naturale durante l’arco dell’anno.
Di nuova progettazione è anche il volume a pareti vetrate
di collegamento tra la torre e la struttura esistente: esso, costituito da un unico piano alla quota del terreno, si inserisce
come completamento del fronte, con funzione di ingresso
per gli ospiti e i clienti del Camp.
La scelta di intervenire esclusivamente nella porzione ovest
della colonia nasce dalla necessità di conferire maggiore
ordine e linearità al relativo prospetto.
Rispetto alla parte delle ali, che risulta in qualche modo
completa a livello di composizione architettonica, la porzione di edificio costituita dai blocchi di servizio risulta più
frammentaria e meno compatta.
Qui sono presenti spazi il cui confine tra interno ed esterno
risulta ambiguo, non più adatti ad un edificio le cui funzioni
devono essere garantite anche nei mesi più freddi dell’anno.
Questa problematica è stata riscontrata nel volume centrale, al cui piano superiore si accede tramite un corpo scala
esterno: è stato necessario aumentare la superficie coperta
chiudendo i vuoti presenti sul prospetto con due pareti vetrate. Esse al primo piano permettono l’uscita alla terrazza
mentre, al piano terra, funzionano da doppio ingresso per il
personale. Per garantire da questo punto l’ingresso immediato all’ala sud è stato studiato uno spazio di servizio coperto e chiuso sul lato meridionale da un serramento scorrevole a libro in PVC.
Ai volumi progettati si affiancano interventi di demolizione.
La necessità di rendere più luminosa la hall centrale, ha
portato alla scelta di sostituire la parete di tamponamento
affacciata verso corte, con un’ampia vetrata fissa: ciò permette di ottenere anche una continuità visiva tra interno ed
esterno. La decisione di demolire il corpo scale e il volume
annesso sul fronte sud dell’edificio è nata da un’esigenza di
carattere funzionale, dal momento che, nella nuova concezione progettuale, risulta inutilizzabile la superficie interrata a cui porta la scala e, soprattutto, da un’inevitabilità
dovuta al pessimo stato di conservazione della materia.
render
torre notte
render torre interno
3. Di tipo KONE MonoSpace 500.
4. Cfr., http://www.flexbrick.net.
58
59
7.3.1 Relazione strutturale
sendo praticabile, la copertura non rientra tra questi.
SOLAIO
Calcolo del carico neve e del carico vento
Il carico neve grava esclusivamente sul solaio di copertura
e viene stimato seguendo le indicazioni riportate nelle NTC
del 2008.
Stratigrafia
Per poter dimensionare la struttura è necessario, per prima
cosa, calcolare il peso al metro quadro di ogni tipologia di
solaio, sommando i pesi dei singoli materiali [fig. 7].
Per il nuovo edificio è stato preferito un solaio prefabbricato, costituito da lamiera grecata, assito in legno di abete,
sabbia, isolante, barriera al vapore, sottofondo e rivestimento di finitura in listelli di legno. In particolare, il solaio controterra comprende una guaina impermeabilizzante come
quello di copertura; quest’ultimo, in aggiunta, è costituito
da alleggerito in cls e dal manto di rivestimento in lamiera
(è esclusa, naturalmente, la pavimentazione).
qs (carico neve) = Mi x qsk x Ce x Ct
dove Mi (coefficiente di forma della copertura) = 0,8
qsk (carico neve al suolo) = 1,5 KN/m2
Ce (coeff. di esposizione) = 1
Ct (coeff. termico) = 1
7. Pesi dei singoli materiali utilizzati in progetto.
Dimensionamento della lamiera grecata
Ottenuto il risultato della somma degli “strati” per ciascun
solaio, si procede con il dimensionamento della lamiera
grecata, in modo tale che questa supporti il carico del solaio e, in aggiunta, il carico variabile. Quest’ultimo è fissato
a 4 KN/m2 poiché la destinazione d’uso di spazio espositivo
rientra nella categoria E delle NTC 2008.
Dunque si prende in considerazione il solaio più caricato e,
incrementandone il peso come sopra descritto, si ottiene un
carico totale di p = 5,756 KN/m2.
Da prontuario, considerando lo schema statico di una trave
su due appoggi con freccia pari ad 1/300 della luce, si è
scelta una lamiera in acciaio RC/400 (con carico massimo
accettabile pari a 7,900 KN/m2). Essa è caratterizzata da:
h = 75 mm, s = 1,2 mm e p = 15,97 Kg/mq (dove con h, s e p
si indicano rispettivamente altezza, spessore e peso).
Si ottiene:
qs = 1,2 KN/m2
Il carico del vento agisce, invece, sulle facciate dell’edificio, spingendo in senso orizzontale i solai della struttura.
qv (carico vento) = qref x Cp x Cf x Cd
dove qref (pressione cinetica di riferimento) = vref2/1,6 =
3,906 KN/m2
vref (velocità di riferimento del vento) = 25 m/s
Cp = 1,9
Cf = 0,8
Cd = 1
Si ottiene:
qv = 5,94 KN/m2
Calcolo del peso totale dei solai
Il peso della lamiera grecata stabilita va naturalmente addizionato a quello già calcolato dei solai [fig. 8]. Inoltre è
da tenere in considerazione che il carico variabile è dovuto
alla presenza di persone e oggetti all’interno dell’ambiente,
incide perciò esclusivamente sui solai calpestabili: non es-
8. Pesi dei singoli materiali utilizzati in progetto.
60
Dimensionamento delle travi secondarie
61
(4 x 107 Nmm)/240 N/mm2
= 166,7 cm3
Per dimensionare le travi si procede ponendo le condizioni
per le quali esse debbano risultare verificate a resistenza,
deformabilità e taglio.
Verifica a taglio
Tmax = (T/Aanima) x √3 ≤ fd
Verifica di resistenza
Dato lo schema statico rappresentato in figura 9, si definiscono:
Mmax = 1/8 x Ptot x l2
Wmin = Mmax/fd
Verifica di deformabilità
fmax = 5/384 x [(Ptot + Ptrave) x l4]/(E x Ix)
9. Diagramma del momento e del taglio.
Dove T = Ptot x l/2 = 12,5 N/mm x 2530 mm = 31625 N
Aanima = s x h = 8,5 mm x 180 mm = 1530 mm2
Tmax = (31625 N / 1530 mm2) x √3
= 35,8 N/mm2
Poiché 35,8 N/mm2 < 240 N/mm2 la trave ipotizzata è verificata.
11. Trave primaria.
Verifica di deformabilità
Considerando la sezione HEB 180 con:
Wx = 426 cm3
Ix = 3830 cm4
P = 0,512 N/mm
e calcolando il rapporto l/250 pari a 20,24 mm, si ha:
fmax = 5/384 x [(Ptot + Ptrave) x l4]/(E x Ix)
5/384 x [(12,5 N/mm + 0,512 N/mm) x (5060 mm)4]/
(210000 N/mm2 x 3830 x 104 mm4)
= 13,8 mm
Poiché 13, mm < 20,4 mm la trave ipotizzata è verificata.
L’espressione sopra descritta corrisponde alla freccia massima della trave e, per normativa, deve essere inferiore a
l/250.
Verifica a taglio
Tmax = (T/Aanima) x √3
Il valore ottenuto dovrà risultare minore o uguale a fd.
Definiti ora i passaggi, si procede con il dimensionamento
delle travi secondarie prendendo in considerazione il solaio
più caricato e definendo l’area di influenza sulla singola trave, come si evince dalla figura 10.
Ipotizzando di verificare un profilo HEB 180 si calcola:
Dimensionamento delle travi primarie
Una volta definita l’area di influenza della trave (si consideri l’interasse maggiore tra i pilastri come in figura 11), verifichiamo un profilo HEB 320 ipotetico in acciaio Fe510:
Ptot = (Ptot solaio x Braccio d’influenza) + Ptrave =
(5,916 KN/m2 x 2,03 m) + 0,512 KN/m
= 12,5 N/mm
Scegliendo una trave in acciaio Fe510, si può trovare da
prontuario il valore fd = 240 N/mm2
Verifica di resistenza
Mmax = 1/8 x Ptot x l2 =
1/8 x 12,5 N/mm x (5060 mm)2
= 4 x 107 Nmm
Wmin = Mmax/fd =
10. Trave secondaria.
Ptot = (Ptot solaio x Braccio d’influenza) + (Ptrave secondaria x
4,35 m x 3 + Ptrave secondaria x 8,7 m)/8,7 m + Ptrave primaria +
Poscuramenti + (Ppareti perimetrali x 3,84 m) =
= (5,916 KN/m2 x 4,35 m) + (0,512 KN/m x 4,35 m x 3 +
0.512 KN/m x 8,7 m)/8,7 m + 1,27 KN/m + 0,85 KN/m +
(0,3 KN/mq x 3,84 m)
= 30,3 N/mm
Verifica di resistenza
62
63
Mmax = 1/8 x Ptot x l2 =
1/8 x 30,3 N/mm x (8700 mm)2
= 28,7 x 107 Nmm
Wmin = Mmax/fd =
(28,7 x 107 Nmm)/240 N/mm2
= 1195,83 cm3
Qtot = Σ(Ptravi secondarie x Luce incidente) + (Psolaio x Area d’in
fluenza)
= (0,512 KN/m x 0,99 m) + (0,512 KN/m x 2,78 m) + (0,512
KN/m x 1,43 m) + (0,512 KN/m x 2,9 m) + (5,916 KN/mq
x 4,33 m x 3,97 m)
= 105,84 KN
Verifica a taglio
Tmax = (T/Aanima) x √3 ≤ fd
Dove T = Ptot x l/2 = 30,3 N/mm x 4350 mm = 131805 N
Aanima = s x h = 11,5 mm x 320 mm = 3680 mm2
Tmax = (131805 N / 3680 mm2) x √3
= 62,04 N/mm2
Poiché 62,04 N/mm2 < 240 N/mm2 la trave ipotizzata è verificata.
Si utilizza acciaio Fe510 con fd = 240 N/mm2. Ipotizzando di
verificare un profilo HEB 200 con:
E = 210000 N/mm2
I = 3840 mm
iy = 50,7 mm
A= 7810 mm2
si calcola la snellezza λ:
λ = (ß x l)/iy
dove ß (lunghezza libera di inflessione di un’asta incernierata alle estremità) = 1
λ = 3840 mm / 50,7 mm
= 75,74
12. Pilastro scale.
Verifica di deformabilità
Considerando la sezione HEB 320 con
Wx = 1930 cm3
Ix = 30823 cm4
P = 1,27 N/mm
e calcolando il rapporto l/250 pari a 34.80 mm, si ha:
fmax = 5/384 x [(Ptot + Ptrave) x l4]/(E x Ix) < l/250
5/384 x [(30.3 N/mm + 1.27 N/mm) x (8700 mm)4]/
(210000 N/mm2 x 30823 x 104 mm4)
= 34,38 mm
Poiché 34,38 mm < 34,80 mm la trave ipotizzata è verificata.
Si calcola quindi la snellezza di proporzionalità λp:
λp = π x √(E/fd)
= 92,93
ed il rapporto tra le due grandezze calcolate λ/λp:
λ/λp = 0,81
Questo valore serve per individuare sulla curva c, mostrata
in tabella, il rapporto:
σ c/fd = 0,655
Si può usare la formula inversa per determinare la tensione
critica σc:
σc = 0,655 x 240 N/mm2
= 157,2 N/mm2
Si verifichi che σ = Q/A < σc
σ = 105840 N / 7810 mm2
= 13,55 N/mm2
Poiché 13,55 N/mm2 < 157,2 N/mm2 la sezione ipotizzata è
verificata.
Dimensionamento pilastro perimetrale
A questo punto si possono dimensionare i pilastri perimetrali,
Dimensionamento dei pilastri
Dimensionamento del pilastro delle scale
Si procede ora con il dimensionamento dei pilastri che sorreggono il corpo di risalita. Le scale poggiano su travi a gomito del tipo HEB 180.
Prendiamo come sempre il pilastro più caricato, come si
evince dalla figura 12.
Si considera:
64
65
addizionando i pesi degli elementi ai vari piani che gravano
sul pilastro più caricato [fig. 13].
Si considera:
Qtot = (Psolaio copertura x Area d’influenza) + Σ(Ptravi secondarie x Luce
incidente) + Σ(Ptravi primarie x Luce incidente) + (Carico neve x Area d’influenza) + Σ(Psolai tipo x Area d’influen
za + Poscuramenti x Luce incidente + Ppareti perimetrali x 3,84 m x
Luce incidente)
= (1,618 KN/m2 x 4,5 m x 4,5 m) + (0,512 KN/m x 4,35 m
x 3) + (1,27 KN/m x 4,2 m x 2) + (1,2 KN/m2 x 4,5 m x 4,5
m) + (5,916 KN/mq x 4,5 m x 4,5 m + 0,85 KN/m x 4,2 m
x 2 + 0,3 KN/m x 3,84 m) x 6
= 842,95 KN
13. Pilastro perimetrale.
Si utilizza acciaio Fe510 con fd = 355 N/mm2. Ipotizzando di
verificare un profilo HEM 300 con:
E = 210000 N/mm2
I = 3840 mm
iy = 69 mm
A= 30300 mm2
si calcola la snellezza λ:
λ = (ß x l)/iy
dove ß (lunghezza libera di inflessione di un’asta incernierata alle estremità) = 1
λ = 3840 mm / 69 mm
= 55,65
σc = 0,719 x 355 N/mm2
= 255,25 N/mm2
Si verifichi che σ = Q/A < σc
σ = 842950 N / 30300 mm2
= 27,82 N/mm2
Poiché 27,82 N/mm2 < 255,25 N/mm2 la sezione ipotizzata è
verificata.
E’ possibile ora effettuare le verifiche:
Verifica alle azioni sismiche
E’ necessario verificare i pilastri alle azioni sismiche, calcolando il peso totale della struttura, dato di partenza per le
successive verifiche.
Si considera:
Verifica a taglio
Si calcoli il valore del taglio massimo:
Tmax = T/(Aali x 2)
= 536452,9 N/(30300 mm2 x 2) = 8,852 N/mm2
Verifica di resistenza
Mmax = T x Hinterpiano/2 = 536452,9 N x 3840 mm / 2 =
1029989568 Nmm
Wmin = (Mmax/fd) x 1,05 = 1029989568 Nmm / 355 N/mm2 x 1,05
= 3046448,02 mm3 = 3046,45 cm3
Si procede trovando lo sforzo σ:
σ = Mmax/Wy
= 1029989568 Nmm/(1252 x 104 mm3)
= 82,27 N/mm2
il valore dello sforzo ideale σid:
σid = √(σ2 + 3 x Tmax2)
= √[(82,27 N/mm2)2 + 3 x (8,852 N/mm2)2]
= 83,69 N/mm2
lo sforzo assiale σassiale:
σassiale = Ftot/Apilastro
= 1886834,25 N/303000 mm2
= 6,227 N/mm2
Si ottiene così lo sforzo totale σtot:
σtot = σid + σassiale
= 83,69 N/mm2 + 6,227 N/mm^2
= 89,92 N/mm2
Qtot = Pstruttura x Area d’influenza x n. piani x 1,05
= 10 KN/m2 x (8,7 m)2 x 6 x 1,05
= 4768,47 KN
Si calcola, quindi, il periodo di ritorno del sisma secondo le
NTC del 2008.
T = 0,085 x (3/4 H)
T = 0,085 x 17,28 = 1,47 s
Il valore del periodo di ritorno è utile per calcolare la forza agente sul pilastro da verificare, ottenuta moltiplicando
l’accelerazione spettrale (desunta dallo spettro di risposta
con un periodo di 475 anni, esaminando un terreno di tipo
c) per il peso totale della struttura:
Ptot = 0,45 x 4768470 N = 2145811,5 N
Si calcola quindi la snellezza di proporzionalità λp:
λp = π x √(E/fd)
= 76,4
ed il rapporto tra le due grandezze calcolate λ/ λp:
λ/λp = 0,73
Dal momento che fd/1,05 = 338,09, si verifica che σtot < fd/1,05
89,92 N/mm2 < 338,09 N/mm2. La sezione è verificata.
Si calcola il valore del taglio del pilastro come:
T = Ptot/4
= 2145811,5 N / 4 = 536452,9 N
e il relativo momento come di seguito:
M = 2/3 H x Ptot
= 15300 mm x 2145811,5 N = 32830915950 Nmm
Infine si calcola la forza agente
Ftot = M/Luce trave primaria x 1/2
= 32830915950 Nmm/8700 mm x 1/2 = 1886834,25 N
Questo valore serve per individuare sulla curva c, mostrata
in tabella, il rapporto:
σc/fd = 0,719
Si può usare la formula inversa per determinare la tensione
critica σc:
66
67
7.3.2 Relazione impiantistica edificio a torre
MODELLAZIONE CON SOFTWARE MIDAS GEN
Costruzione del modello
La modellazione tridimensionale dell’edificio a torre è stata
effettuata tramite il software Midas Gen 2016.
Dopo aver inserito tutte le aste, sono stati assegnati ad esse
il materiale e le sezioni corrispondenti, verificate a mano
precedentemente.
Travi e pilastri sono stati vincolati attraverso incastri.
I carichi dei solai e quelli di esercizio sono stati assegnati
come Floor Load sulle travi; la stessa procedura è stata seguita per la considerazione del vento: la forza è stata calcolata manualmente e poi applicata come carico sulle travi
perimetrali (in senso orizzontale).
La questione sismica è stata trattata come Dynamic Load.
Si è fatto riferimento allo spettro di risposta allo stato limite di
danno (SLD), fornito dal Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per il comune di Riccione (Spettro NTC ver 1,03).
Sono state prese in considerazione le prime dieci frequenze,
più che sufficienti a raggiungere l’80% della massa partecipante.
stesso punto si ha un abbassamento ulteriore fino ad arriva
re a 0,065 m in caso di vento in direzione x (che risulta più
influente rispetto alla direzione y).
La deformazione massima corrisponde a 0,105 m in copertura, sotto l’azione del sisma (includendo allo stesso tempo,
come sopra descritto, i carichi verticali dell’edificio).
Considerando l’altezza della torre pari a 23 m, si arriva ad
uno spostamento in sommità di una distanza pari a 1/200
dell’altezza circa, limite ritenuto accettabile.
La verifica agli Stresses delle travi riguarda invece lo stato
degli sforzi. Le tensioni massime in tutte le combinazioni di
carico viste precedentemente, si aggirano intorno a 230 N/
mm2 rientrando nel valore limite di tensione ammissibile, pari
a 240 N/mm2.
Lettura delle verifiche
Interrogando il modello a proposito delle reazioni vincolari,
risulta corretta la sommatoria dei carichi verticali dell’intero
edificio.
Per verificare la stabilità della struttura si aprano le tabelle
nella scheda dei Results. Alla voce Deformations si possono leggere i Displacement contour delle combinazioni dei
carichi seguenti: carichi verticali della struttura (SW, DL, LL),
carichi verticali della struttura+forze dovute al vento (separatamente per la direzione x e y), e carichi verticali della
struttura+azioni sismiche. In questo modo si possono determinare le deformazioni massime in presenza di tutti i carichi
possibili, escludendo però la compresenza di vento e sisma.
La stessa operazione viene effettuata per osservare i Beam
stresses, con le stesse combinazioni di carico.
Lo spostamento massimo della struttura dovuto ai soli carichi propri risulta di 0,048 m al sesto piano della torre; nello
La seguente relazione è finalizzata alla spiegazione dei procedimenti ed i dati relativi al calcolo della prestazione energetica dell’edificio di nuova realizzazione.
L’obiettivo primario della progettazione energetica è raggiungere una classe energetica pari ad A, seguendo il metodo di calcolo contenuto nella Delibera dell’assemblea
legislativa n. 156 del 4 marzo 2008 “Atto di indirizzo e coordinamento sui requisiti di rendimento energetico e sulle
procedure di certificazione energetica degli edifici”, della
Regione Emilia-Romagna.
Dati generali
Localizzazione: Via Torino, Riccione, Emilia Romagna
Zona climatica: E
Tipologia edilizia: Classe E.4(1)
Intervento: Nuova costruzione
Numero di piani totali: 7
Altezza netta media dei locali: 3,45 m
Area totale: 2010,8 m2
Superficie utile: 548 m2
Superficie lorda: 691 m2
Volume netto: 1890,6 m3
Volume lordo: 1958,4 m3
14. Rapporto di forma.
Fattore di forma
Calcolando il rapporto tra superficie disperdente e volume riscaldato, ne risulta un fattore di forma pari a 0,44 m-1.
Nell’effettuare le scelte progettuali, abbiamo tenuto in considerazione che al crescere del rapporto di forma cresce il
consumo di energia. Avendo scartato l’ipotesi di realizzare
una sfera o una semisfera (forma che rappresenta il miglior
rapporto S/V), abbiamo optato per un edificio con una
conformazione parallelepipeda [fig.14].
Carichi interni di ventilazione
Utilizzando il programma di calcolo della prestazione energetica CENED, si è ricavato il valore globale degli apporti
interni, pari a 8 W/m2. Si è scelto di utilizzare una ventilazio68
69
Struttura di copertura
Stratigrafia: 1. lamiera in acciaio inossidabile s=0,01 m; λ=
0,17 W/mK
2. Impermeabilizzante in bitume s= 0,005 m; λ=
0,17 W/mK
3. Isolante in poliuretano s= 0,2 m; λ= 0,028
W/mK
4. Barriera al vapore s= 0,005 m; λ= 0,16 W/mK
5. Assito di Abete(flusso perp. alle fibre) s= 0,04
m; λ= 0,12 W/mK
6. Sottofondo in gessofibra s= 0,017 m; λ= 0,32
W/mK
7. Getto alleggerito s= 0,09 m; λ= 0,45 W/mK
ne meccanica a doppio flusso senza pre-riscaldamento ma
con recupero, da cui derivano i seguenti valori:
• Percentuale di portata d’aria esterna: 100%
• Efficienza del recuperatore: 80%
• Ricambi orari: 2,5 h-1
Involucro
L’intervento sull’edificio è classificato, secondo la Delibera
dell’assemblea legislativa n. 156 del 4 marzo 2008, capitolo
3 “Requisiti minimi di prestazione energetica degli edifici e
degli impianti energetici” punto 5.1, Tabelle F.2, F.3, G.1,Allegato 2, come intervento di nuova costruzione, in base a
tale classificazione sono definiti i limiti di trasmittanza delle
strutture di involucro, specificatamente in base alla zona climatica e alla tipologia di struttura considerata:
A seguito i dati di riferimento con cui confrontarsi:
15. Trasmittanza copertura.
Come visibile nella figura 15, il valore di trasmittanza del
componente di copertura è verificato poiché il valore è inferiore rispetto ai limiti imposti dalla normativa, ed è pari a
0,12 W/m2K.
• Struttura orizzontale-copertura: 0,30 W/m2K
• Struttura orizzontale-solaio controterra: 0,33 W/m2K
• Chiusure trasparenti: 2,2 W/m2K
Solaio controterra
Stratigrafia:1. Assito di Abete (flusso perp. alle fibre)
s= 0,04 m ; λ= 0,12 W/mK
2. Impermeabilizzante s= 0,01 m; λ= 0,16 W/mK
3. Isolante in poliuretano s= 0,1 m;
λ= 0,028 W/mK
4. Barriera al vapore s= 0,002 m; λ= 0,16 W/mK
5. Sottofondo in gessofibra s= 0,017 m;
λ= 0,32 W/mK
6. Rivestimento in listelli di legno s= 0,014 m;
λ= 1 W/mK
La progettazione delle strutture perimetrali si è basata sulla
scelta di componenti che rispettassero tali parametri. Se ne
riportano di seguito i dati tecnici.
Pareti di tamponamento-serramenti
La componente vetrata utilizzata nel tamponamento
dell’edificio a torre è vetrocamera triplo (4-8-4-8-4), con Xenon come gas isolante, con una trasmittanza termica pari
a 0,8 W/m2K.
Il vetro più esterno è selettivo e a controllo solare, dove il
fattore di trasmissione solare ha un valore pari a 0,54 g┴,
mentre il vetro interno è stratificato con pellicola acustica
che garantisce un abbattimento acustico di 42 Db. Il telaio
è in PVC a taglio termico, a 5 camere cave, con trasmittanza pari a 1,2 W/m2K. Complessivamente il serramento ha
una trasmittanza pari a 0,79 W/m2K.
Sono presenti sistemi di schermature solari esterne che permettono di calibrare l’ingresso dei raggi solari.
Il solaio controterra si imposta su di un vespaio areato realizzato con iglù, considerati a livello energetico nel calcolo
della trasmittanza come un’intercapedine. Questo tipo di
pacchetto si ripete per tutti i piani dell’edificio, la stratigrafia
è stata pensata per realizzare un solaio a secco e quindi
smontabile, la cui componente energetica è affidata all’isolante. Come visibile nella figura 16, il valore di trasmittanza
del componente controterra è verificato poiché il valore è
inferiore rispetto ai limiti imposti dalla normativa, ed è pari a
70
16. Trasmittanza copertura.
71
0,24 W/m2K.
atte a garantire aria calda per il condizionamento invernale
ed estivo [fig. 18].
Energia primaria
Per calcolare il fabbisogno energetico dell’edificio, si è proceduto con il dimensionamento degli impianti necessari a
servire il fabbricato.
1. Impianto di emissione
• Numero di terminali: 25
• Potenza termica: 10 KW
• Potenza elettrica: 0,1 KW
Centrale termica
La macchina scelta per il servizio di riscaldamento, raffrescamento e ventilazione è una pompa di calore acqua-acqua, si riportano di seguito i dati tecnici:
2. Impianto di distribuzione
• Tipo di funzionamento: Utile per il condizionamento estivo ed invernale e per la ventilazione
• Elettropompa: Pompa a velocità variabile
• Potenza elettrica: 0,1 KW
Alimentazione: Energia elettrica
Tipo di scambio: Acqua-acqua
COP: 4,2
Potenza elettrica: 3 KW
Potenza elettrica degli ausiliari: 0,1 KW
Potenza termica nominale: 12 KW
Sistema impiantistico
Il sistema impiantistico scelto è a tutt’aria, composto da
un’U.T.A. in centrale ed un sistema di diffusione/ripresa aria
canalizzato.
Con il supporto del programma CENED, è stato possibile
calcolare alcuni indici energetici:
• Valore limite del fabbisogno di energia primaria per riscaldamento e climatizzazione invernale Eph : 3,04 KWh/m3
• Totale per usi termici: 3,04 KWh/m3
• Riscaldamento εgh: 9,33 KWh/m3
• Riscaldamento + ACS εghw: 9,39 KWh/m3
• Emissioni di CO2: 0,6 Kg/m3
• Classe energetica: A
Componenti di impianto
Si è raggiunto l’obiettivo: l’edificio risulta in classe A [fig. 17].
U.T.A.
1. Impianto di distribuzione
Potenza elettrica: 0,1 KW
2. Impianto di distribuzione
Tipo di funzionamento: Ventilazione
Potenza elettrica: 1 KW
2. Impianto di distribuzione (Av)
Potenza elettrica: 0,2 KW
Dimensionamento impianti ad aria
Come riportato sopra, si è scelto per la ventilazione un impianto ad aria con U.T.A.
Di seguito sono riportati i calcoli effettuati per il dimensionamento dei canali per la gestione dell’aria.
Nel calcolo effettivo tale valore sarà lievemente incrementato. Ottenuto tale valore è possibile calcolare i volumi/ora
per i ricambi d’aria.
Calcolo ricambi d’aria
• Ricambi d’aria: Vdes/ volume netto
• Ricambi d’aria = 4734, 72 m3/h ÷ 1890,6 m3 = 2,5 Vol/h
Calcolato il valore della portata d’aria di progetto Vdes, si
procede al calcolo della portata d’aria necessaria per il riscaldamento/raffrescamento.
17. CENED: l’edificio è in classe energetica A.
Calcolo della portata d’aria di progetto
In fase progettuale si è tenuto in considerazione un ricambio pari a 4-5 Vol/h .
• Portata aria = Q
• Volume netto edificio = Vol
• Coefficiente Vol/h = K
• Q = Vol x K
• Q : 1890 m3 x 5 Vol/h = 9.450,00 m3/h
Per garantire i ricambi ora necessari a persona, si necessitano 4.734,72 m3/h di aria esterna.
Calcolato il valore della portata d’aria di progetto Vdes, si
può procedere con il dimensionamento dei canali d’aria. Si
riportano i diametri dei differenti canali nella figura 18.
Come completamento del progetto impiantistico si riporta
lo schema e le piante rappresentati l’andamento degli impianti, contenute nella Tavola 11.
Calcolo della portata d’aria primaria
• Vdes: Vmin x is x A
dove Vmin= 28,8 m3/h portata d’aria minima da garantire per persona, secondo UNI 10339:1995; is= 1 persona/
m2 indice di affollamento, secondo UNI 10339:1995; A=
(superficie utile totale m2/2) x 0,5.
• Vdes= 28,8 m3/h x 1/m2 x (274 mq x 0,6) = 4734, 72 m3/h
Ramificazioni
Bocchette in sistemi ad aria calda e fredda
Distribuzione realizzata tramite l’utilizzo di canali a sezione
circolare con progressivo restringimento a seconda della
portata d’aria richiesta al piano, confluenti in bocchette
72
73
7.4 Interventi sul costruito
7.4.1 Progetto di interni
18. Dimensionamento dei canali.
74
• render rialzato
• render primo
Lo studio degli interni è svolto in maniera strettamente dipendente da quelle che sono le caratteristiche architettoniche dell’edificio.
Ogni ambiente presenta una sua particolarità spaziale che,
attraverso la progettazione di un arredo ad hoc, viene valorizzata e sfruttata al meglio.
Per quanto concerne gli spazi i cui fruitori sono i bambini,
l’arredo è progettato su misura, prestando particolare attenzione al materiale e al colore. Predomina l’uso del legno,
utilizzato nelle sue varianti a seconda che costituisca la pavimentazione e, quindi, la distinzione tra spazi dello stare e
spazi di passaggio, le parti strutturali ed il mobilio.
Il colore del legno naturale è accostato a quello caratteristico di ogni stanza delle ali: dal rosso, al verde, si passa al blu,
all’arancione e al giallo.
Come già accennato nel paragrafo 7.1, il piano rialzato è
adibito a spazio multifunzionale: le sedute dalla forma cubica, se composte tra loro, formano dei tavolini utilizzati sia
per le diverse attività pedagogiche che per il consumo dei
pasti. La facilità nello spostamento, data dalla leggerezza
degli elementi, permette una gestione semplice della disposizione di questi anche da parte del bambino stesso.
I pilastri portanti, quando sufficientemente vicini tra loro, diventano sostegno per una nuova scaffalatura, così come
da appoggio per libri e giocattoli funzionano i nuovi parapetti lignei e colorati che, nella loro forma, richiamano quelli esistenti progettati da De Carlo, posti all’ingresso di ogni
blocco.
Il primo piano è costituito da singole stanze, il cui valore architettonico è dato sicuramente dalla conformazione gradonata del solaio.
Ogni locale è luogo di una diversa attività, che si svolge su
piattaforme di legno d’acero. Queste assecondano i dislivelli al centro della stanza, posti maggiormente in risalto
dallo sviluppo tutto intorno di una sovrastruttura che collega
allo stesso livello, le cinque stanze. Le sale del teatro, della
75
lettura e della musica, si contraddistinguono per la scelta
di una pavimentazione morbida, sovrapposta alla piattaforma lignea; viceversa, mantengono a vista il piano di legno
l’aula di disegno e quella centrale che funziona sempre
come spazio di servizio, nel quale i bambini, in appositi armadietti, possono lasciare le scarpe e i propri oggetti prima
dello svolgimento dell’attività prevista.
L’ammezzato relativo al piano primo è, anch’esso, separato
in vari locali: in tre di questi, al posto di una parete di cui si
conservano i pilastri portanti, è stata posta una lavagna che
ruotando su un perno centrale diventa un grande tavolo da
lavoro. L’ultimo blocco, che si affaccia verso il mare, ospita
le stanze degli educatori: per ogni braccio vi sono due stanze singole con bagno in comune e cabina armadio.
All’ultimo piano sono ancora presenti le caratteristiche sale
gradonate, qui adibite a dormitori. Due file di lettini per ogni
stanza occupano la superficie della piattaforma in legno
d’acero. Una stanza per ala è agibile ai bambini su sedia
a rotelle, grazie all’installazione di due passerelle ad ambo i
lati della struttura che annullano, per una porzione di spazio,
il dislivello. La possibilità di ricevere assistenza notturna da
parte di un operatore specializzato è garantita dalla presenza di un letto estraibile da un lato della pedana. Alle parete confinanti con ogni corpo scala sono affiancati degli
armadi.
7.4.2 Progetto di conservazione
• render stanze
• schemi che ci
sono in tavola ??
Per interventi di restauro e risanamento conservativo si intendono tutti quelli interventi «rivolti a conservare l’organismo edilizio e ad assicurarne la funzionalità mediante un
insieme sistematico di opere che, nel rispetto degli elementi
tipologici, formali e strutturali dell’organismo stesso, ne consentano destinazioni d’uso con essi compatibili. Tali interventi comprendono il consolidamento, il ripristino e il rinnovo degli elementi costitutivi dell’edificio, l’inserimento degli
elementi accessori e degli impianti richiesti dalle esigenze
dell’uso, l’eliminazione degli elementi estranei all’organismo
edilizio»5.
Tutte le patologie di degrado rilevate sono causate, come
già detto nel paragrafo 6.1, dall’umidità di infiltrazione.
È buona norma, quindi, prima di tutto, provvedere alla messa in opera di nuovi cornicioni e di nuove copertine, oltre
che al risanamento delle coperture esistenti, qualora esse
siano danneggiate.
Dopo esser intervenuti nei punti di origine del degrado, si
può operare direttamente sulle varie patologie, seguendo
sempre una sequenza di interventi, quali: pulitura, incollaggio, consolidamento e protezione.
Si intendono eseguire, in primo luogo, interventi di consolidamento strutturale. E’ stato osservato che il calcestruzzo
carbonatato, dei pilastri portanti del porticato, innesca cloruri che causano il distacco e, nei casi più gravi, la caduta
del copriferro, a seguito dell’ossidazione dell’armatura. In
questo caso, si interviene rimuovendo manualmente il copriferro rimanente e pulendo le armature, eliminando tutte
le parti decoese, in modo tale da mettere a nudo l’armatura (fino ad ottenere il metallo bianco). Si applica, successivamente, una malta alcalina, per poi mettere in opera un
nuovo copriferro in calcestruzzo con granulometria inferiore
a 0.063 mm. Deve essere applicato, infine, un rivestimento protettivo che garantisca un’adeguata idrorepellenza
e che funga da barriera non totale (dal momento che è
necessario garantire la permeabilità al vapore acqueo)
5. Cfr. L. 5 agosto 1978, n. 457, art. 31, comma c, in materia di “Norme per l’edilizia
residenziale”.
76
77
all’anidride carbonica.
La stessa patologia di degrado è stata rilevata nelle pareti
in cemento armato a vista che costituiscono il perimetro
esterno del terzo piano e in tutti i cornicioni esterni della colonia marina. Il modo di procedere al fine del risanamento
è, quindi, il medesimo utilizzato per i pilastri sopracitati.
Il rivestimento in ceramica presenta, invece, due stadi di degrado dovuti da infiltrazione di acque meteoriche e dall’assenza di materiale legante: il distacco e la mancanza di
parte degli elementi che compongono il rivestimento.
Nel primo caso si interviene attraverso forature e iniezioni
di resina mista a carbonato di calcio che devono essere
ripetute a intervalli regolari, fino ad ottenere una completa riadesione di tutti gli elementi interessati, con l’ausilio di
puntelli e assi.
Nel secondo, caso dopo aver accuratamente pulito la superficie interessata con un procedimento di pulitura meccanica a secco, si procede con la sigillatura dei bordi distaccati intorno alla lacuna, con la messa in opera di un
nuovo intonaco, compatibile con le proprietà dei materiali
esistenti, e con la tinteggiatura esterna a calce a velatura di
stessa tonalità cromatica del rivestimento. Si protegge poi
la superficie con idrorepellente.
Altre patologie di degrado sono diffuse sull’edificio. La superficie interessata da efflorescenze deve essere pulita
meccanicamente a secco, si procede poi con la rimozione
delle efflorescenze tramite impacchi di acqua demineralizzata. Segue il consolidamento corticale con silicato di etile
e la protezione con idrorepellente. Il ferro ossidato deve subire le stesse procedure di pulitura delle armature del calcestruzzo e il legno, esfoliato, deve essere anch’esso pulito
e riverniciato.
7.4.3 Relazione strutturale
Per quanto riguarda l’intervento sul costruito, la parte strutturale è pensata per essere il meno invasiva possibile e facilmente removibile in futuro. Per questo ogni elemento è
progettato in acciaio e non si agisce mai sulla struttura esistente, bensì ci si affianca con lo scopo di scaricare indipendentemente le forze senza gravare su travi e pilastri esistenti.
Il materiale, coerentemente con la progettazione del nuovo, è acciaio di tipo Fe510. Gli interventi si limitano alla risoluzione di quegli spazi ambigui per i quali non era chiara la
definizione di interno ed esterno. Con questo obiettivo sono
stati inseriti dei nuovi scheletri di acciaio e vetro, costituiti
da quattro pilastri reggenti un sistema di travi a sbalzo. La
facciata è, dunque, libera e appesa alla trave di bordo che
chiude il solaio di copertura.
Per questo tipo di struttura sono stati dimensionati travi e
pilastri con lo stesso metodo di predimensionamento visto
in precedenza, arrivando ad avere pilastri con sezione HEB
180 e travi HEB 160.
Il calcolo, effettuato esclusivamente a mano, non si distingue nelle operazioni dal calcolo eseguito per l’edificio a
torre; a differenza di quest’ultimo, lo scheletro in questione deve sostenere un solo solaio ispezionabile a secco dal
peso di 0,64 KN/m2. Tale peso viene incrementato fino a 3,1
KN/m2 considerando il carico della neve e della possibile
manutenzione. Altra semplificazione è l’esistenza di un solo
piano alto 3,06 m che ha permesso di escludere la verifica
sismica della struttura.
Le verifiche effettuate sono state, quindi, di resistenza a flessione, a taglio e a deformabilità; come grandezze di riferimento vengono considerate nuovamente un modulo elastico pari a 210000 N/mm2 e uno sforzo normale ammissibile
di 240 N/mm2.
Si è scelto di non modellare tramite software gli interventi strutturali sull’esistente, affidandosi al calcolo numerico e
alle verifiche sopra citate.
78
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Carichi interni di ventilazione
Utilizzando il programma di calcolo per la valutazione energetica CENED, si è ricavato il valore globale dei carichi interni, pari a 0,367 W/m3.
La ventilazione naturale nell’edificio è pari a 0,5 h-1.
7.4.4 Relazione impiantistica
La seguente relazione è finalizzata alla spiegazione dei procedimenti ed i dati relativi al calcolo della prestazione energetica dell’edificio di progetto. L’obiettivo primario è quello
di migliorare l’efficienza energetica, seguendo il metodo di
calcolo contenuto nella Delibera dell’assemblea legislativa
n. 156 del 4 marzo 2008 “Atto di indirizzo e coordinamento
sui requisiti di rendimento energetico e sulle procedure di
certificazione energetica degli edifici”, della Regione Emilia-Romagna.
I dati riportati di seguito fanno riferimento ad una sola ala
dell’edificio, poiché è possibile ripetere il calcolo in modo
analogo per la seconda.
17. Rapporto di forma.
Dati generali
Localizzazione: Via Torino, Riccione, Emilia Romagna
Zona climatica: E
Tipologia edilizia: Classe E.1
Intervento: Ristrutturazione edilizia sopra al 25%
Numero di piani totali: 6
Altezza netta media dei locali: 2,82 m
Area totale: 5570,6 m2
Superficie utile: 1226,6 m2
Superficie lorda: 1578,62 m2
Volume netto: 3673,5 m3
Volume lordo: 5133,28 m3
Fattore di forma
Dal calcolo del rapporto tra superficie disperdente e volume riscaldato, risulta un fattore di forma (S/V) pari a 0,64 m-1.
Il rapporto S/V è elevato a causa della conformazione complessa dell’edificio, il quale si configura come un’alternanza
di corpi aggettanti e rientranti ed internamente è caratterizzato da piani sfalsati, collegati centralmente da un corpo
di risalita [fig. 17].
Involucro
L’intervento sull’edificio, secondo la Delibera dell’assemblea legislativa n. 156 del 4 marzo 2008, punto 3.6 lettera
a), è classificato come intervento escluso dall’applicazione
dei requisiti minimi, poiché dichiarato “immobile di interesse culturale” ai sensi del Decreto Legislativo n. 42 del 2004,
secondo gli articoli: 10 comma 3 lettera d) e l’articolo 13
comma 1.
Nonostante non sia richiesto un limite di prestazione energetica per questo tipo di intervento, ci si riferisce comunque
ad un valore dato dalla normativa regionale lombarda,
presa in considerazione poiché il programma di calcolo,
CENED, fa riferimento solo a tale regione. Secondo la DGR
VII/8745, “Determinazione in merito alle disposizioni per l’efficienza energetica in edilizia e per la certificazione energetica degli edifici”, è infatti definito come intervento di
ristrutturazione edilizia superiore al 25%. In base a tale classificazione sono definiti i limiti di trasmittanza delle strutture
di involucro contenuti specificatamente nel capitolo 5 “Requisiti minimi dell’involucro edilizio” punto 5.2, con richiamo
alla Tabella A.2.1, allegato A.2 “Valori limite di trasmittanza
termica delle strutture che delimitano l’involucro” in base
alla zona climatica, zona E, e alla tipologia di struttura considerata.
Valori limite di trasmittanza considerati:
• Struttura verticale: 0,34 W/m2K incrementata del 30% =
0,442 W/m2K
• Struttura orizzontale-copertura: 0,30 W/m2K incrementata
del 30% = 0,39 W/m2K
• Struttura orizzontale-solaio controterra: 0,33 W/m2K incrementata del 30% = 0,429 W/m2K
• Chiusure trasparenti: 2,2 W/m2K decrementata del 10% =
2 W/m2K
80
81
Struttura di copertura 1
Stratigrafia: 1. Bitume s= 0,005 m; λ= 0,17 W/mK
2. Sottofondo cemento s= 0,03 m; λ= 0,47 W/mK
3. Pignatte s= 0,25 m; λ= 0,66 W/mK
4. Intonaco s= 0,015 m; λ= 0,9 W/mK
Involucro esistente
L’intervento di miglioramento energetico si riferisce ad un
edificio esistente, risalente agli anni ’60. Si descrivono, dunque, le strutture di involucro, la cui prestazione energetica
dovrà essere migliorata, modificandone la stratigrafia.
A seguito vengono descritte le caratteristiche dei componenti dell’involucro esistente.
Come visibile nella figura 21, il valore di trasmittanza del
componente è pari a 1,59 W/m2K e non è verificato, poiché
superiore rispetto ai limiti imposti dalla normativa.
Parete di tamponamento opaca 1
Stratigrafia: 1. Piastrelle in ceramica s= 0,02 m; λ= 0,8 W/mK
2. Malta di ancoraggio s= 0,025 m; λ= 1,4 W/mK
3. Mattone forato s= 0,12 m; λ= 0,59 W/mK
4. Aria in intercapedine s= 0,10 m;
λ= 0,026 W/mK
5. Mattone forato s= 0,12 m; λ= 0,59 W/mK
6. Intonaco s= 0,015 m; λ= 0,9 W/mK
18. Trasmittanza parete di tamponamento opaca 1.
Struttura di copertura 2
Stratigrafia: 1. Bitume s= 0,005 m; λ= 0,17 W/mK
2. Sottofondo cemento s= 0,03 m; λ= 0,47 W/mK
3. Pignatte s= 0,4 m; λ= 0,66 W/mK
4. Intonaco s= 0,015 m; λ= 0,9 W/mK
21. Trasmittanza struttura di copertura 1.
Come visibile nella figura 22, il valore di trasmittanza del
componente è pari a 1,17 W/m2K e non è verificato, poiché
superiore rispetto ai limiti imposti dalla normativa.
Come visibile nella figura 18, il valore di trasmittanza del
componente è pari a 1,23 W/m2K e non è verificato, poiché
superiore rispetto ai limiti imposti dalla normativa.
Parete di tamponamento opaca 2
Stratigrafia: 1. Piastrelle in ceramica s= 0,02 m; λ= 0,8 W/mK
2. Malta di ancoraggio s= 0,025 m; λ= 1,4 W/mK
3. Cemento armato s= 0,34 m; λ= 2,3 W/mK
4. Intonaco s= 0,015 m; λ= 0,9 W/mK
19. Trasmittanza parete di tamponamento opaca 2.
Solaio controterra
Stratigrafia: 1. Lastre in marmo s= 0,01 m; λ= 0,1 W/mK
2. Sottofondo cemento s= 0,05 m; λ= 0,47 W/mK
3. Pignatte s= 0,2 m; λ= 0,66 W/mK
4. Ghiaia grossa senza argilla s= 0,04 m;
λ= 1,2 W/mK
Come visibile nella figura 19, il valore di trasmittanza del
componente è pari a 2,65 W/m2K e non è verificato, poiché
superiore rispetto ai limiti imposti dalla normativa.
Come visibile nella figura 23, il valore di trasmittanza del
componente è pari a 1,40 W/m2K e non è verificato, poiché
superiore rispetto ai limiti imposti dalla normativa.
Parete di tamponamento opaca 3
Stratigrafia: 1. Intonaco s= 0,02 m; λ= 1,4 W/mK
2. Cemento armato s= 0,185 m; λ= 2,3 W/mK
3. Intonaco s= 0,015 m; λ= 0,9 W/mK
Componente vetrato
Il componente vetrato esistente è composto da vetro singolo con una trasmittanza pari a 5,5 W/m2K.
Il telaio è in ferro con una trasmittanza pari a 5,9 W/m2K. Esso
possiede una trasmittanza totale pari a 5,66 W/m2K.
I sistemi oscuranti sono collocati all’esterno, composti da
una struttura mobile di listelli in legno che definiscono una
trama quadrata.
Come visibile nella figura 20, il valore di trasmittanza del
componente è pari a 3,55 W/m2K e non è verificato, poiché
superiore rispetto ai limiti imposti dalla normativa.
20. Trasmittanza parete di tamponamento opaca 3.
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22. Trasmittanza struttura di copertura 2.
23. Trasmittanza solaio controterra 3.
83
Involucro di progetto
Una volta calcolate le trasmittanze totali delle singole strutture componenti l’involucro esistente, si è effettuato un intervento di miglioramento di tali valori, agendo sulla stratigrafia dei singoli pacchetti e sostituendo i serramenti.
Si riportano le nuove stratigrafie e le conseguenti trasmittanze di progetto.
Parete di tamponamento opaca 1
Stratigrafia: 1. Piastrelle in ceramica s= 0,02 m; λ = 0,8 W/mK
2. Malta di ancoraggio s= 0,025 m; λ= 1,4 W/mK
3. Mattone forato s= 0,12 m; λ= 0,59 W/mK
4. Aria in intercapedine s= 0,10 m;
λ= 0,026 W/mK
5. Mattone forato s= 0,12 m; λ= 0,59 W/mK
6. Isolante s= 0,08 m; λ= 0,028 W/mK
7. Intonaco s= 0,015 m; λ= 0,9 W/mK
24. Trasmittanza parete di tamponamento opaca 2.
26. Pressioni di saturazione.
Come visibile nella figura 24, il valore di trasmittanza del
componente è pari a 0,27 W/m2K ed è verificato, poiché
inferiore rispetto ai limiti imposti dalla normativa.
Parete di tamponamento opaca 2
Stratigrafia: 1. Piastrelle in ceramica s= 0,02 m; λ= 0,8 W/mK;
ω=12 E12 Kg/sm Pa
2. Malta di ancoraggio s= 0,025 m; λ= 1,4 W/mK;
ω=12 E12 Kg/sm Pa
3. Cemento armato s= 0,34 m; λ= 2,3 W/mK;
ω= 1,88 E12 Kg/sm Pa
4. Isolante s= 0,08 m; λ= 0,028 W/mK;
ω= 2,34 E12 Kg/sm Pa
5. Intonaco s= 0,015 m; λ = 0,9 W/mK;
ω= 18,75 E12 Kg/ sm Pa
Come visibile nella figura 25, il valore di trasmittanza del
componente è pari a 0,31 W/m2K ed è verificato, poiché
inferiore rispetto ai limiti imposti dalla normativa. Per quanto
riguarda la verifica di condensa effettuata sul componente in questione risulta, come dalle figure 26 e 27, redatto in
base alle temperature calcolate sul interfaccia dei materia-
27. Pressioni interne.
25. Trasmittanza parete di tamponamento opaca 3.
84
85
Struttura di copertura 2
Stratigrafia: 1. Bitume s= 0,005 m; λ= 0,17 W/mK
2. Sottofondo cemento s= 0,03 m; λ= 0,47 W/mK
3. Pignatte s= 0,4 m; λ= 0,66 W/mK
4. Isolante s= 0,09 m; λ= 0,028 W/mK
5. Intonaco s= 0,015 m; λ= 0,9 W/mK
li, dove si verifica che tra gli strati in questione non si forma
condensa, dal momento che le pressioni parziali di vapore
sul interfaccia risultano inferiori rispetto alle pressioni di vapore calcolate in corrispondenza delle suddette interfacce.
Parete di tamponamento opaca 3
Stratigrafia: 1. Intonaco s= 0,02 m; λ= 1,4 W/mK;
ω= 18,75 E12 Kg/sm Pa
2. Cemento armato s= 0,185 m; λ= 2,3 W/mK;
ω=1,88 E12 Kg/sm Pa
3. Isolante s= 0,1 m; λ= 0,028 W/mK;
ω= 2,34 E12 Kg/sm Pa
4. Barriera al vapore s= 0,002 m; λ= 220 W/mK;
ω= 0,00009 E12 Kg/sm Pa
5. Intonaco s= 0,015 m; λ= 0,9 W/mK;
ω= 18,75 E12 Kg/sm Pa
Come visibile nella figura 30, il valore di trasmittanza del
componente è pari a 0,25 W/m2K ed è verificato, poiché
inferiore rispetto ai limiti imposti dalla normativa.
28. Trasmittanza parete di tamponamento opaca 3.
Come visibile nella figura 28, il valore di trasmittanza del
componente è pari a 0,26 W/m2K ed è verificato, poiché
inferiore rispetto ai limiti imposti dalla normativa.
Per la verifica di condensa effettuata sul componente in
questione risulta, come dalle figure 26 e 27, redatto in base
alle temperature calcolate sul interfaccia dei materiali,
dove tra gli strati in questione non si forma condensa, dal
momento che le pressioni parziali di vapore sul interfaccia
risultano inferiori rispetto alle pressioni di vapore calcolate in
corrispondenza delle suddette interfacce.
Solaio Controterra
Stratigrafia: 1. Lastre in marmo s= 0,01 m; λ= 0,1 W/mK
2. Sottofondo cemento s= 0,05 m; λ= 0,47 W/mK
3. Isolante s= 0,1 m; λ= 0,028 W/mK
4. Pignatte s= 0,2 m; λ= 0,66 W/mK
5. Ghiaia grossa senza argilla s= 0,04 m;
λ= 1,2 W/mK
30. Trasmittanza struttura di copertura 2.
Come visibile nella figura 31, il valore di trasmittanza del
componente è pari a 0,23 W/m2K ed è verificato, poiché
inferiore rispetto ai limiti imposti dalla normativa.
Componente vetrato
Il componente vetrato è utilizzato in sostituzione dell’esistente ed è composto da vetro triplo selettivo con una trasmittanza pari a 1,4 W/m2K. Il telaio è in PVC a taglio termico
con una trasmittanza pari a 2 W/m2K. Il componente possiede dunque una trasmittanza totale pari a 1,574 W/m2K, con
un fattore di controllo solare paria a 0,54 g┴.
I sistemi oscuranti non sono stati modificati.
Struttura di copertura 1
Stratigrafia: 1. Bitume s= 0,005 m; λ= 0,17 W/mK
2. Sottofondo cemento s= 0,03 m; λ= 0,47 W/mK
3. Pignatte s= 0,25 m; λ= 0,66 W/mK
4. Isolante s= 0,09 m; λ= 0,028 W/mK
5. Intonaco s= 0,015 m; λ= 0,9 W/mK
Come visibile nella figura 31, il valore di trasmittanza del
componente è pari a 0,26 W/m2K ed è verificato, poiché
inferiore rispetto ai limiti imposti dalla normativa.
29. Trasmittanza struttura di copertura 1.
86
Centrale termica
Per il servizio di riscaldamento e raffrescamento si è deciso
di sostituire il vecchio impianto con una macchina in pompa di calore acqua-acqua.
Si riportano di seguito i dati tecnici:
• Alimentazione: Energia elettrica
• Tipo di scambio: Acqua-acqua
• COP: 4,35
31. Trasmittanza solaio di controterra.
87
• Potenza elettrica assorbita: 31 KW
• Potenza termica nominale: 134,8 KW
Si è raggiunto l’obiettivo: l’edificio è passato dalla classe G
alla classe B [fig. XX e yy].
Sistema impiantistico
Il sistema impiantistico scelto è a ventilconvettori, utilizzati sia
per il riscaldamento che per il raffrescamento.
Ventilconvettori
1. Impianto di controllo
• Tipo di regolazione: sonda climatica esterna+valvole
termostatiche
• Caratteristiche di controllo: P banda proporzionale 0,5
°C
• Rendimento di controllo: 99%
7.5 Analisi s.w.o.t. ex-post
Legenda:
* Bassa importanza
** Media importanza
*** Alta importanza
Strenghts Weaknesses Opportunities threats
2. Impianto di distribuzione
• Tipologia: Verticale. Ripresa delle tracce delle tubazioni
esistenti
• Isolamento: Secondo Legge 10/91, dopo il 1993
• Tipo di impianto: Centralizzato
• Rendimento: 96,82 %
xx. CENED: l’edificio era in classe energetica G.
***- Vicinanza al
mare
** - Consumo non
controllato del suolo
*** - Incentivo all’attività balneare
***- Rischio sismico
***- Presenza di
strutture ricettive
** - Richiesta di manutenzione
programmata degli spazi
pubblici
** - Incentivo al servizio di trasporto
pubblico locale
** - Erosione
costiera
** - Incentivo al servizio di sicurezza
pubblica
***- Alta
frequentazione
turistica annuale
***- Presenza di spazi
pubblici progettati
3. Impianto di accumulo
• Anno di installazione: Dopo il 20 luglio 2007
• Dispersione termica: 3 W/K
• Temperatura media: 45/50°C
• Ubicazione: In ambiente non riscaldato, locale interrato.
***- Rallentamento erosione
costiera
** - Presenza di
aree a verde pubblico
Ramificazioni
Ventilconvettori
1. Impianto di emissione
• Numero di terminali: 37
• Potenza termica: 1,75 KW
• Potenza elettrica: 0,5 KW
** - Collegamento con il
centro cittadino tramite
incremento di percorsi
ciclo-pedonali
* - Reddito medio
degli abitanti
2. Impianto di distribuzione
• Tipo di funzionamento: Utile sia per il condizionamento
estivo ed invernale
• Elettropompa: Pompa a velocità variabile
• Potenza elettrica: 7,5 KW
YY. CENED: l’edificio è in classe energetica B.
88
89
Allegati
A seguito vengono allegati i disegni reperiti presso l’Archivio di Architettura dell’ IUAV.
Si riportano i dati di catalogazione.
Progetto [Unità archivistica]:
SIP Torino : soggiorno marino a Riccione/
Giancarlo De Carlo;
collaboratore: Armando Barp
1961-87.
60 disegni, 5 schemi.
Codice del progetto sulle schede studio: 74.
I disegni sono siglati AB (Armando Barp).
Collocazione: scatola 7
Segnatura: De Carlo-pro/016
Fa parte di: Progetti : disegni, relazioni e modelli
Soggetto luoghi: Italia - Emilia Romagna - Rimini - [Riccione]
Thesaurus: Insediamenti e città - [Insediamenti turistici] | Abitazioni
Nomi, Enti, Esposizioni: De Carlo, Giancarlo [1919-2005] | Barp,
Armando
90
91
Finestra tipo 1: pianta, sezioni e fronti
Finestra tipo 3 e 4: pianta, sezioni e fronti
Scala 1: 20
Scala 1: 20
Ottobre 1961
Ottobre 1961
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
65 x 88 cm
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
65 x 89 cm
Protocollo: 1118 A1
Protocollo: 1120 A1
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Collocazione: 008
Collocazione: 010
Segnatura: De Carlo-pro/016/01
Segnatura: De Carlo-pro/016/03
Numero progressivo: 023041
Numero progressivo: 023043
finestra tipo 2: pianta, sezioni e fronti
finestre tipo 5 e 6: piante, sezioni e fronti
Scala 1: 20
Scala 1:20
Ottobre 1961
Ottobre 1961
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
65 x 88 cm
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
65 x 89 cm
Protocollo: 1119 A1
Protocollo: 1121 A1
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Collocazione: 009
Collocazione: 011
Segnatura: De Carlo-pro/016/02
Segnatura: De Carlo-pro/016/04
Numero progressivo: 023042
Numero progressivo: 023044
92
93
Finestra tipo 7-8-9: pianta, sezioni e fronti
Particolari 1-2-3: finestre tipo 1 e 6
Scala 1: 20
Scala 1:1
Ottobre 1961
Ottobre 1961
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
65 x 89 cm
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
86 x 120 cm
Protocollo: 1122 A1
Protocollo: 205 A0
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Collocazione: 012
Collocazione: 050
Segnatura: De Carlo-pro/016/05
Segnatura: De Carlo-pro/016/07
Numero progressivo: 023045
Numero progressivo: 023083
finestre tipo 10-11-12-13-14: piante, sezioni e fronti
Quarta soluzione: pianta a quota 1.30 m
Scala 1:50; 1:20
Scala 1: 100
Ottobre 1961
Novembre 1961
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
65 x 89 cm
Inchiostro di china su carta da lucido,
87 x 121 cm
Protocollo: 1123 A1
Protocollo: 181 A0
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Collocazione: 013
Collocazione: 041
Segnatura: De Carlo-pro/016/06
Segnatura: De Carlo-pro/016/08
Numero progressivo: 023046
Numero progressivo: 023074
94
95
quarta soluzione: pianta a quota 1.50 m
quarta soluzione: pianta della copertura
Scala 1:100
Scala 1:100
Novembre 1961
Novembre 1961
Inchiostro di china su carta da lucido,
87 x 121 cm
Inchiostro di china su carta da lucido,
87 x 122 cm
Protocollo: 182 A0
Protocollo: 185 A0
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Collocazione: 042
Collocazione: 045
Segnatura: De Carlo-pro/016/09
Segnatura: De Carlo-pro/016/12
Numero progressivo: 023075
Numero progressivo: 023078
Quarta soluzione: pianta a quota 10.00 m
quarta soluzione: sezioni aa, bb, cc, dd. ee, ff
Scala 1: 100
Scala 1:100
Novembre 1961
Dicembre 1961
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
87 x 121 cm
Inchiostro di china su carta da lucido,
85 x 122 cm
Protocollo: 184 A0
Protocollo: 187 A0
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Collocazione: 044
Collocazione: 047
Segnatura: De Carlo-pro/016/11
Segnatura: De Carlo-pro/016/14
Numero progressivo: 023077
Numero progressivo: 023080
96
97
porta esterna tipo h: particolari al vero
sERRAMENTO TIPO 1: PIANTA, SEZIONI E FRONTI
Scala 1:1
Scala 1:10
1962
Gennaio 1962
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
76 x 87 cm
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
87 x 122 cm
Protocollo: 161 FF
Protocollo: 203 A0
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Collocazione: 057
Collocazione: 048
Segnatura: De Carlo-pro/016/15
Segnatura: De Carlo-pro/016/19
Numero progressivo: 023090
Numero progressivo: 023081
piante, sezioni e fronti dei serramenti tipo 41-42
43-44-45
sERRAMENTO TIPO 6: PIANTA, SEZIONI E FRONTI
Scala 1:10
Scala 1: 20
Gennaio 1962
Gennaio 1962
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
86 x 120 cm
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
65 x 89 cm
Protocollo: 204 A0
Protocollo: 1126 A1
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Collocazione: 049
Collocazione: 016
Segnatura: De Carlo-pro/016/20
Segnatura: De Carlo-pro/016/18
Numero progressivo: 023082
Numero progressivo: 023049
98
99
particolari 4 e 5: cardini tipo 1-2-3: serramenti
tipo 1 e 6
cellula dei bambini: sezione trasversale cc,
sezione trasversale dd
Scala 1:1
Scala 1: 20
Gennaio 1962
Gennaio 1962
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
86 x 120 cm
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
87 x 121 cm
Protocollo: 206 A0
Protocollo: 213 A0
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Collocazione: 051
Collocazione: 054
Segnatura: De Carlo-pro/016/21
Segnatura: De Carlo-pro/016/23
Numero progressivo: 023084
Numero progressivo: 023087
particolari 6 e 7: finestre tipo 1 e 6
quarta soluzione: CELLULA DEI BAMBINI:
SEZIONE LONGITUDINALE AA
Scala 1:1
Scala 1: 20
Gennaio 1962
Febbraio 1962
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
86 x 120 cm
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
87 x 121 cm
Protocollo: 203 A0
Protocollo: 212 A0
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Collocazione: 052
Collocazione: 053
Segnatura: De Carlo-pro/016/22
Segnatura: De Carlo-pro/016/24
Numero progressivo: 023085
Numero progressivo: 023086
100
101
PORTE ESTERNE TIPO F-G: VISTA D’ASSIEME
PORTE esterne TIPO f: VISTA D’ASSIEME e particolari
Scala 1: 10
Scala 1:10; 1:1
Maggio 1962
Maggio 1962
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
44 x 61 cm
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
44 x 62 cm
Protocollo: 776 A2
Protocollo: 779 A2
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Collocazione: 001
Collocazione: 004
Segnatura: De Carlo-pro/016/25
Segnatura: De Carlo-pro/016/28
Numero progressivo: 023034
Numero progressivo: 023037
PORTE TIPO e: VISTA D’ASSIEME e particolari
PORTa TIPO a: VISTA D’ASSIEME e particolari
Scala 1:10; 1:1
Scala 1:10; 1:1
Maggio 1962
Maggio 1962
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
44 x 61 cm
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
44 x 62 cm
Protocollo: 778 A2
Protocollo: 780 A2
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Collocazione: 003
Collocazione: 005
Segnatura: De Carlo-pro/016/27
Segnatura: De Carlo-pro/016/29
Numero progressivo: 023036
Numero progressivo: 023038
102
103
PORTa esterna TIPO i: VISTA D’ASSIEME e particolari
davanzali per finestre tipo 29-30-32-33
Scala 1:10; 1:1
Scala 1: 10
Maggio 1962
Giugno 1962
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
44 x 62 cm
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
62 x 86 cm
Protocollo: 781 A2
Protocollo: 1209 A1
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Collocazione: 006
Collocazione: 025
Segnatura: De Carlo-pro/016/30
Segnatura: De Carlo-pro/016/40
Numero progressivo: 023039
Numero progressivo: 023058
davanzali per finestre tipo 31-34-35-36-37-38-39
Scala 1: 10
davanzali per finestre tipo 1-2-3-4-5-6-7-8-9
Scala 1: 1
Giugno 1962
Luglio 1962
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
62 x 86 cm
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
87 x 120 cm
Protocollo: 1208 A1
Protocollo: 283 A0
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Collocazione: 024
Collocazione: 055
Segnatura: De Carlo-pro/016/39
Segnatura: De Carlo-pro/016/42
Numero progressivo: 023057
Numero progressivo: 023088
104
105
davanzali per finestre tipo 10-11-12-13-14
particolari vari per la posa in opera del
rivestimento esterno
Scala 1: 10; 1: 1
Luglio 1962
Agosto 1962
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
88 x 121 cm
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
61 x 86 cm
Protocollo: 167 A0
Protocollo: 1247 A1
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Collocazione: 040
Collocazione: 032
Segnatura: De Carlo-pro/016/43
Segnatura: De Carlo-pro/016/47
Numero progressivo: 023073
Numero progressivo: 023065
particolari vari per la posa in opera del
rivestimento esterno
sistemazioni esterne: zona del cortile interno
Scala 1:50
Agosto 1962
Agosto 1962
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
88 x 123 cm
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
61 x 86 cm
Protocollo: 284 A0
Protocollo: 1246 A1
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Collocazione: 056
Collocazione: 031
Segnatura: De Carlo-pro/016/48
Segnatura: De Carlo-pro/016/46
Numero progressivo: 023089
Numero progressivo: 023064
106
107
particolari delle fioriere e del coronamento
parapetti terrazzi: nucleo servizi generali
scossaline di rame per parapetti terrazzi:
particolari
Scala 1:10; 1:1
Scala 1:10; 1:1
Settembre 1962
Ottobre 1962
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
61 x 86 cm
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
63 x 88 cm
Protocollo: 1249 A1
Protocollo: 1269 A1
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Collocazione: 033
Collocazione: 035
Segnatura: De Carlo-pro/016/51
Segnatura: De Carlo-pro/016/53
Numero progressivo: 023066
Numero progressivo: 023068
cordoli ceramica per parapetti terrazzi:
particolari costruttivi
rivestimento di ceramica smaltata per
serramenti parapetti terrazzi
Scala 1:1
Scala 1:10; 1:1
Ottobre 1962
Ottobre 1962
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
62 x 87 cm
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
64 x 87 cm
Protocollo: 1268 A1
Protocollo: 1270 A1
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Collocazione: 034
Collocazione: 035
Segnatura: De Carlo-pro/016/52
Segnatura: De Carlo-pro/016/54
Numero progressivo: 023067
Numero progressivo: 023069
108
109
porta interna tipo m: vista d’assieme e
particolari
Porta d’accesso alle camerate dei bambini:
vista d’assieme e particolari
Scala 1:10; 1:1
Scala 1:10; 1:1
Ottobre 1962
Ottobre 1962
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
64 x 87 cm
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
62 x 87 cm
Protocollo: 1276 A1
Protocollo: 1278 A1
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Collocazione: 037
Collocazione: 039
Segnatura: De Carlo-pro/016/55
Segnatura: De Carlo-pro/016/57
Numero progressivo: 023070
Numero progressivo: 023072
lucernario direzione: particolari costruttivi
colonia riccione: pianta con sezioni
Scala 1:10; 1:1
Scala 1:100
Ottobre 1962
Giugno 1987
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
62 x 87 cm
Inchiostro di china su carta da lucido,
79 x 95 cm
Protocollo: 1277 A1
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Collocazione: 038
Segnatura: De Carlo-pro/016/56
Segnatura: De Carlo-pro/016/58
Numero progressivo: 023071
Numero progressivo: 023092
110
111
Colonia riccione: pianta piano terra
ARTICOLAZIONE FUNZIONALE DEL COMPLESSO:
SCHEMA
Scala 1:100
Giugno 1987
Inchiostro di china su carta da lucido,
103 x 92 cm
Inchiostro di china e pennarello su carta vegetale,
43 x 27 cm
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Segnatura: De Carlo-pro/016/59
Segnatura: De Carlo-pro/016/61
Numero progressivo: 023093
Numero progressivo: 023094
SCHEMA PERCORSI: QUOTA SOGGIORNI
planimetria del complesso
Giugno 1987
Inchiostro di china e pennarello su carta vegetale,
36 x 26 cm
Inchiostro di china e matita su carta da lucido,
79 x 98 cm
Tavola siglata: P1
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Segnatura: De Carlo-pro/016/60
Segnatura: De Carlo-pro/016/62
Numero progressivo: 023091
Numero progressivo: 023095
112
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SCHEMA PERCORSI: QUOTA alloggi bambini
SCHEMA dei rapporti visuali tra l’esterno e
l’interno
Inchiostro di china e pennarello su carta vegetale,
36 x 27 cm
Inchiostro di china e pennarello su carta vegetale,
33 x 34 cm
Stato di conservazione: Buono
Stato di conservazione: Buono
Segnatura: De Carlo-pro/016/63
Segnatura: De Carlo-pro/016/65
Numero progressivo: 023096
Numero progressivo: 023098
SCHEMA dell’articolazione verticale della
sezione
Inchiostro di china e pennarello su carta vegetale,
33 x 34 cm
Stato di conservazione: Buono
Segnatura: De Carlo-pro/016/64
Numero progressivo: 023097
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TAVOLE DI PROGETTO
A seguito vengono allegate le tavole di progetto.
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Bibliografia
Capitolo 1
ISTITUTO PER I BENI ARTISTICI, CULTURALI E NATURALI DELLA
REGIONE EMILIA-ROMAGNA, Colonie a mare: il patrimonio
delle colonie sulla costa romagnola quale risorsa urbana e
ambientale/ Istituto per i beni culturali della Regione EmiliaRomagna, Casalecchio di Reno, Grafis, 1986.
«Romagna Corriere», 18 dicembre 2008, p. 36.
A. OLIVA, Appello internazionale per salvare la colonia, in
«Romagna Corriere», 3 gennaio 2009, p. 33.
Capitolo 2
A. OLIVA, Colonia ENEL, il vincolo della Soprintendenza, in
«Romagna Corriere» 4 gennaio 2009, p. 33.
A. MIONI, E. C. OCCHIALINI, Giancarlo De Carlo: immagini e
frammenti, Milano, Electa, 1995.
M. GUCCIONE, A. VITTORINI, Giancarlo De Carlo, Le ragioni
dell’architettura, Milano, Electa, 2005.
A. ROMANO, Giancarlo De Carlo: lo spazio, realtà del vivere
insieme, Torino, Testo & immagine, 2001.
E. FARNÈ, A. COSTA, Giancarlo De Carlo a Riccione. Gli architetti in difesa della colonia ENEL sulla riviera adriatica, in
«Architetti, idee cultura e progetto», numero 1-2, Maggioli,
marzo 2009, pp. 16-17.
M. GUCCIONE, A. VITTORINI, Giancarlo De Carlo, Le ragioni
dell’architettura, Milano, Electa, 2005.
M. BALZANI, Speciale: Difendere le forme della contemporaneità, in «Paesaggio urbano» codice rivista ISSN 1120-3544,
numero 2, Maggioli, marzo 2009, pp. 77-79.
Capitolo 3
J. MCKEAN, Giancarlo De Carlo: layered Places, London,
Edition Axel Menges, 2004.
F. CANALI, Speciale: La colonia SIP-ENEL di Giancarlo De
Carlo a Riccione (1960-1963). Valori storici e valori artistici
per la conservazione, in «Paesaggio urbano», codice rivista
ISSN 1120-3544, numero 2, Maggioli, marzo 2009, pp. 80-82.
A. OLIVA, Demolizioni per l’Enel. Lazzaretti sogna un resort, in
«Romagna Corriere» , 30 giugno 2004, p. 16.
E. FARNÈ, A. COSTA, Speciale: Gli architetti per la tutela della colonia SIP-ENEL dell’architettura del Novecento, in «Paesaggio urbano», codice rivista ISSN 1120-3544, numero 2,
Maggioli, marzo 2009, pp. 83-86.
A. OLIVA, Colonia ENEL com’è e dov’è, in «Romagna Corriere», 16 luglio 2004, p. 18.
E. ABATI, La soprintendenza congela l’Enel, in «Romagna
Corriere» 19 luglio 2005, p. 16.
M. CASCIATO, E. VASUMI ROVERI, Cronaca di una morte
annunciata, in «Giornale dell’architettura» , numero 65, Umberto Allemandi & C., settembre 2008, p. 18.
E. ABATI, Demolizione Enel, i titolari non hanno i permessi, in
142
143
Sitografia
Capitolo 1
R. CRISTOFORETTI, L’ospizio marino, in
http://www.capodomo.it/Comera/comera-ospizio.htm
S. BERTUCCIOLI, Dai fasti degli anni ‘30 al declino dei ‘70 le
colonie marine tra cura e vacanze, in
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2012/08/20/news/dai_fasti_degli_anni_30_al_declino_dei_70_le_colonie_marine_tra_cura_e_propaganda-40008066/
html#.VH4XZkIadTo
Appello per la salvaguardia della colonia ENEL di Riccione,
in
https://coloniaenelriccione.wordpress.com
In difesa della colonia SIP-ENEL di Giancarlo De Carlo. Suggestione Forma e Funzione, in
http://www.architetti.com/in-difesa-della-colonia-sip-eneldi-giancarlo-de-carlo-suggestione-forma-e-funzione.html
F. BOSCHI, Colonie Marine dalla tutela ai progetti di valorizzazione, in
http://www.unife.it/architettura/lm.architettura/insegnamenti/progettazione-nelle-aree-costiere/materiale-didattico/lez_9_colonie-marine.pdf
Appello per la Salvaguardia della colonia marina di Giancarlo De Carlo a Riccione, in
http://www.architetti.com/articolo/489
Capitolo 2
M. BICCHIERINI, COLONIA MARINA_DE CARLO_RICCIONE, in
http://www.laprimastanza-lab.com/documento.php?id=89
R. GAMBA, Polo per l’infanzia “Lama Sud” a Ravenna, in
http://costruire.laterizio.it/costruire/_pdf/n142/142_38_41.
pdf
Altri luoghi: EX COLONIA SIP-ENEL, in
https://ilgiardinodellatalpa.wordpress.com/2014/09/20/altri-luoghi-ex-colonia-sip-enel/
D. DESIDERIO, Le ragioni della modernità del laterizio a vista,
in
http://www.laterizio.it/cil/tecnologia/43-le-ragioni-dellamodernita-del-laterizio-a-vista.html
V. BALDUCCI, Un’architettura per l’infanzia. Colonie di vacanza in Italia, in
http://www.acp.it/wp-content/uploads/Quaderni-acp-2011_181_6_9.pdf
Capitolo 3
La colonia Enel di Riccione un abbraccio sul mare, in
http://www.reportark.altervista.org/doc/anno1/colonia.
pdf
A. LATTANZI, Riccione: Ex colonia Enel diventerà hotel 4 stelle con piscina annessa, in
http://www.libertas.sm/cont/news/riccione-ex-colonia-enel-diventera-hotel-4-stelle-con-piscina-annessa/55598/1.
144
145
ICONOGRAFIA
Capitolo 1
Figura 1: Ospizio marino di Viareggio 1867, in
http://www.istitutodeglinnocenti.it/sites/default/files/ospizio_marino_notizia.jpeg
ISTITUTO PER I BENI ARTISTICI, CULTURALI E NATURALI DELLA
REGIONE EMILIA-ROMAGNA, Colonie a mare: il patrimonio
delle colonie sulla costa romagnola quale risorsa urbana e
ambientale/ Istituto per i beni culturali della Regione EmiliaRomagna, Casalecchio di Reno, Grafis, 1986.
Figura 2: Colonia Montecatini a Cervia, 1940, in
http://www.archivioluce.com/archivio/
Figura 8: Colonia ENPAS a Cesenatico, 1962
ISTITUTO PER I BENI ARTISTICI, CULTURALI E NATURALI DELLA
REGIONE EMILIA-ROMAGNA, Colonie a mare: il patrimonio
delle colonie sulla costa romagnola quale risorsa urbana e
ambientale/ Istituto per i beni culturali della Regione EmiliaRomagna, Casalecchio di Reno, Grafis, 1986.
Figura 3: Colonia Varese a Cervia, 1939
ISTITUTO PER I BENI ARTISTICI, CULTURALI E NATURALI DELLA
REGIONE EMILIA-ROMAGNA, Colonie a mare: il patrimonio
delle colonie sulla costa romagnola quale risorsa urbana e
ambientale/ Istituto per i beni culturali della Regione EmiliaRomagna, Casalecchio di Reno, Grafis, 1986.
Figura 9: Colonia ENEL a Riccione, 1961
ISTITUTO PER I BENI ARTISTICI, CULTURALI E NATURALI DELLA
REGIONE EMILIA-ROMAGNA, Colonie a mare: il patrimonio
delle colonie sulla costa romagnola quale risorsa urbana e
ambientale/ Istituto per i beni culturali della Regione EmiliaRomagna, Casalecchio di Reno, Grafis, 1986.
Figura 4: Colonia Novarese a Rimini: parte centrale
ISTITUTO PER I BENI ARTISTICI, CULTURALI E NATURALI DELLA
REGIONE EMILIA-ROMAGNA, Colonie a mare: il patrimonio
delle colonie sulla costa romagnola quale risorsa urbana e
ambientale/ Istituto per i beni culturali della Regione EmiliaRomagna, Casalecchio di Reno, Grafis, 1986.
Capitolo 2
Figura 5: Colonia Bolognese a Rimini, 1934
ISTITUTO PER I BENI ARTISTICI, CULTURALI E NATURALI DELLA
REGIONE EMILIA-ROMAGNA, Colonie a mare: il patrimonio
delle colonie sulla costa romagnola quale risorsa urbana e
ambientale/ Istituto per i beni culturali della Regione EmiliaRomagna, Casalecchio di Reno, Grafis, 1986.
Figura 1: Giancarlo De Carlo (1919-2005), in
http://progetti.gagliardini.it/ik_files/cms/foto/1922g.jpg
Figura 2: Abitazioni e negozi a Matera, progetto presentato
a Otterlo nel 1959, in
http://www.muvmatera.it/aspFoto/scheda-detail.
asp?id=463
Figura 6: Colonia Dalmine a Riccione, 1934
ISTITUTO PER I BENI ARTISTICI, CULTURALI E NATURALI DELLA
REGIONE EMILIA-ROMAGNA, Colonie a mare: il patrimonio
delle colonie sulla costa romagnola quale risorsa urbana e
ambientale/ Istituto per i beni culturali della Regione EmiliaRomagna, Casalecchio di Reno, Grafis, 1986.
Figura 3: Incontro a Otterlo del 1959 organizzato dal Team
10, 43 partecipanti, in
https://it.wikipedia.org/wiki/Team_10
Figura 4: Giancarlo De Carlo con gli studenti dello IUAV,
Venezia 1956, in
Figura 7: Colonia Reggiana a Riccione, 1934
146
147
http://radical-pedagogies.com/search-cases/v01-ciamsummer-school/
Figura 5: ILAUD Siena 1985. Giancarlo De Carlo e Peter
Smithson, in
http://architettura.it/files/20040517/
Figura 6: “Spazio e società”, aprile 1978, in
http://www.makepeopledo.it/about/ricerca
Figura 14: Polo per l’infanzia di Ravenna: il complesso visto
dall’esterno, in
http://www.holzbau.rubner.com/it/referenze/polo-per-l-infanzia-lama-sud-ravenna-i/29-515.html
Figura 9: Articolo del 18 dicembre 2008 tratto da “Corriere
di Romagna”
E. ABATI, Demolizione Enel, i titolari non hanno i permessi, in
<<Romagna Corriere>>, 18 dicembre 2008, p. 36.
Figura 15: Polo per l’infanzia di Ravenna: una vista interna
del complesso, in
http://www.mtaa.it/projects/010/
Figura 10: Articolo del 3 gennaio 2009 tratto da “Corriere di
Romagna”
A. OLIVA, Appello internazionale per salvare la colonia, in
<<Romagna Corriere>>, 3 gennaio 2009, p. 33.
Capitolo 3
Figura 7: Villaggio Matteotti: piante e sezioni di una tipologia di alloggio
Sistema archivistico nazionale, Archivio Progetti, Iuav
Figura 8: Villaggio Matteotti: ballatoio sopraelevato per la
distribuzione agli alloggi, in
https://fgarch.wordpress.com/2011/12/27/sulla-progettazione-partecipata-esperienze-concrete-1/
Figura 1: Seconda soluzione: Planimetria in scala 1:500, in
Archivio comune di Riccione
Figura 11: Schema dell’articolazione funzionale del complesso.
Sistema archivistico nazionale, Archivio Progetti, Iuav
Figura 2: Quarta soluzione: Planimetria in scala 1:500, in
Archivio comune di Riccione
Figura 12: Schema dei percorsi: quota soggiorni
Sistema archivistico nazionale, Archivio Progetti, Iuav
Figura 3: Seconda soluzione: Prospetti in scala 1:100, in
Archivio comune di Riccione
Figura 9: PRG di Urbino : destinazione degli edifici,
M. GUCCIONE, A. VITTORINI, Giancarlo De Carlo, Le ragioni
dell’architettura, Milano, Electa, 2005.
Figura 4: Quarta soluzione: Prospetti in scala 1:100, in
Archivio comune di Riccione
Figura 10: Università di Catania: il complesso visto dall’alto,
in
http://www.mimmorapisarda.it/bus05.htm
Figura 5: La Colonia Marina nel 1963, vista dal mare, in
Archivio fotografico Alinari
Figura 6: Bambini prima di entrare in Colonia, in
La colonia enel di riccione, un abbraccio sul mare
Figura 11: Università di Catania: disegno di progetto
M. GUCCIONE, A. VITTORINI, Giancarlo De Carlo, Le ragioni
dell’architettura, Milano, Electa, 2005.
Figura 7: Articolo del 30 giugno 2004 tratto da “Corriere di
Romagna”
A. OLIVA, Demolizioni per l’Enel. Lazzaretti sogna un resort,
in <<Romagna Corriere>>, 30 giugno 2004, p. 16.
Figura 12: Lido Blue Moon: il complesso visto dalla battigia,
in
http://www.whipart.it/archivio2005/13-6-05-maxxidecarlo-federicaferrara3.html
Figura 8: Articolo del 19 luglio 2005 tratto da “Corriere di
Romagna”
E. ABATI, La soprintendenza congela l’Enel, in <<Romagna
Corriere>>, 19 luglio 2005, p. 16.
Figura 13: Lido Bue Moon: la passerella interrotta
M. GUCCIONE, A. VITTORINI, Giancarlo De Carlo, Le ragioni
dell’architettura, Milano, Electa, 2005.
148
Figura 13: Schema dell’articolazione verticale della sezione
Sistema archivistico nazionale, Archivio Progetti, Iuav
Figura 14: Schema dei rapporti visuali tra l’esterno e l’interno
Sistema archivistico nazionale, Archivio Progetti, Iuav
Figura 15: Finestre tipo 10-11-12-13-14: piante, fronti, sezioni.
Scala 1:50-1:20
Sistema archivistico nazionale, Archivio Progetti, Iuav
Figura 16: Particolari 4 e 5: cardini tipo 1-2-3: serramenti tipo
1 e 6. Scala 1:1
Sistema archivistico nazionale, Archivio Progetti, Iuav
Figura 17: Particolari vari per la posa in opera del rivestimento esterno
Sistema archivistico nazionale, Archivio Progetti, Iuav
Figura 18: Particolari delle fioriere e del coronamento parapetti terrazzi. Scala 1:10-1:1
Sistema archivistico nazionale, Archivio Progetti, Iuav
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Regesto dei documenti reperiti presso il Comune di Riccione
Legenda
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Fonteiconografica
Documentoscritto
Anno
Titolo
Autore
Note
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05.1961
05.1961
05.1961
05.1961
29.11.1961
29.11.1961
29.11.1961
29.11.1961
29.11.1961
29.11.1961
29.11.1961
01.12.1961
07.12.1962
20.07.2011
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20.07.2011
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GiancarloDeCarlo
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GiancarloDeCarlo
Ing.CarloSuperchi
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D
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Sezioni
Prospetti
Planimetria
Planimetria
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Piantaaquota5.50m
Piantaaquota8.30m
Piantaaquota10.00m
Piantacoperture
Prospetti
Sezioni
Collaudodiopereincementoarmato
Progettodiriuso:strutture
Progettodiriuso:strutture
Progettodiriuso:strutture
Relazionetecnicaisolamento
edimpiantotermico
Relazionetecnicaperautorizzazione
Sismicapreventiva
Progettodiriuso:planimetria
Estrattorue
Statodifatto:Piantainterratoerialzato
Statodifatto:Piantaprimoammezzato
Eprimopiano
Statodifatto:Piantasecondo
ammezzato
Statodifatto:Piantaterzoammezzato
Epianocoperture
Statodifatto:Prospetti
Statodifatto:Sezioni
Tipologia
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RenatoZanguio
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Pratica18-2009
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DEST5830
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I
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16.10.2009
16.10.2009
07.04.2009
28.04.2009
28.04.2009
28.04.2009
28.04.2009
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Delibera80-5-11-2009
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I
28.04.2009
DEST5850
RenatoZanguio
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edimpiantotermico
Relazionetecnicaperautorizzazione
Sismicapreventiva
Progettodiriuso:planimetria
Estrattorue
Statodifatto:Piantainterratoerialzato
Statodifatto:Piantaprimoammezzato
Eprimopiano
Statodifatto:Piantasecondo
ammezzato
Statodifatto:Piantaterzoammezzato
Epianocoperture
Statodifatto:Prospetti
Statodifatto:Sezioni
Documentazionefotografica
Rilievodeldegrado
Rilievodeldegrado
Rilievodeldegrado
Rilievodeldegrado
Rilievodeldegrado
Relazionetecnicoillustrativa
Relazionesulrecuperostrutturale
RINGRAZIAMENTI
Desideriamo ringraziare il Professor Perotta e la Professoressa
Giambruno per la passione che ci hanno trasmesso e per la
serenità con la quale ci hanno guidato nel nostro percorso.
Ringraziamo, inoltre, tutti i professori e collaboratori per la
disponibilità e l’attenzione che ci hanno sempre prestato.
Ciò per cui ringraziamo maggiormente è di averci permesso
di lavorare in un clima amichevole ed informale, e di essersi
sempre dimostrati disposti a fornire utili consigli e spiegazioni
per superare i problemi incontrati nello sviluppo del presente lavoro.
Tutto questo ci ha permesso di affrontare il periodo di tesi in
modo leggero e divertente, di imparare molto e di trarre il
meglio da questa esperienza.
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