1/La pittura egizia e Matisse: Due opere a confronto Conosciamo tutti la pittura degli antichi egizi. Essa è ben presente nel nostro immaginario collettivo. Ma da Platone in poi questa pittura viene considerata come primitiva, elementare, immutabile. L’egittologia l’ha indagata dal punto di vista storico, archeologico, filologico. Ma si tratta pur sempre di immagini, di creazioni originali; la scienza da sola non è sufficiente a farcene apprezzare il valore, la bellezza, il contenuto artistico. 2/L’analogia: Secondo il filosofo Plotino «Ogni conoscenza viene con la somiglianza.» Iniziamo allora il nostro percorso di confronto tra un disegno di Matisse che verrà accostato con un ostrakon del Nuovo Regno. 3/MATISSE: «Quello che sogno è un’arte di equilibrio, di purezza, di tranquillità.» Nell’acrobata di Matisse, la forma ad U capovolta del corpo della donna esprime un’acrobazia sognata. Le braccia e le gambe sono possenti, i seni pesanti e fluidi esaltano la rotondità del corpo. I piedi e le mani non compaiono perché Matisse mette in evidenza solo la destrezza dell’acrobata, che si eleva lentamente come una mongolfiera. La schiena si arcua fortemente evitando alle gambe e alle braccia di piegarsi. Il corpo nella sua incompletezza e l’acrobazia nella sua mancata realizzazione sconvolgono la visione per renderla più permeabile al mondo onirico, carico di sensualità e di delicatezza armoniosa. Il corpo si solleva dal suolo invisibile in un’acrobatica meditazione. 4/Ostrakon del Nuovo Regno L’origine sanscrita della parola moderna DANZA è «Tanha», significa desiderio di vita. L’artista egizio rende perfettamente il piegamento all’indietro. La schiena si curva al livello dei reni, una sottile linea nera prosegue lungo le spalle e le braccia per raggiungere le punte delicate delle dita. Il movimento della ballerina si sviluppa rapidamente, le mani non toccano il suolo, tutti i capelli sono rovesciati. Notate che l’orecchino rimane in posizione normale, come se la forza di gravità non esistesse. 5/Nell’antico Egitto la danza rappresentava un linguaggio simbolico. Notate come la forma del corpo disegni un cerchio perfetto, che ho evidenziato con un tratto rosso. Il suo corpo si arrotola velocemente e continua all’indietro la sua corsa, seguendo una linea retta immaginaria: in ginnastica artistica diremmo un «Flic Flac». Quest’acrobazia veniva eseguita in genere durante un rituale funerario e il cerchio, simbolicamente rappresentato nel corpo della ragazza, contiene l’anima del defunto. James Hillman, psicoanalista e filosofo americano affermò che «l’anima si protende all’indietro» nel passato, nella storia, la nostra e quella dei nostri antenati Quindi, nell’acrobazia si condensa tutta la storia dell’individuo e della sua cultura. Guardiamo un altro importantissimo dettaglio: se fate attenzione noterete che le gambe sono leggermente aperte e il pube è messo in vista. La danzatrice evoca così il desiderio di vita del defunto e rivela il mistero della nascita. 6/ Per concludere, cosa evidenzia questo confronto? In una posizione analoga ritroviamo due diversi desideri dell’uomo. Matisse sogna attraverso l’acrobata di raggiungere un’arte di equilibrio, di purezza e di tranquillità. La sua mente si alza con l’acrobazia stessa verso questo scopo. Nell’acrobata egizia, il corpo è un simbolo, contiene l’anima del defunto che desidera raggiungere la vita. La ballerina diventa una formula apotropaica che protegge il defunto e lo partorisce. 7/Se questo confronto vi è piaciuto, vi invito a collegarvi sul mio sito: www.lapitturaegizia.it Grazie.