Persinsala Teatro
Luciano Ugge
aprile 13, 2013
Al Teatro del Giglio di Lucca va in scena un racconto di Luigi
Pirandello, La trappola. Inno di morte o morte dell’inno?
Tratto da un breve racconto di Luigi Pirandello filosofo – più
che autore letterario o teatrale – lo spettacolo firmato da
Gabriele Lavia risente – come sempre quando si tenti la
trasposizione di un testo da un mezzo a un altro – dei limiti drammaturgici
che lo scritto per la lettura – e, in questo caso, per l’approfondimento –
mostra, se portato in scena.
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La trappola, nato in origine come monologo, si presta però abbastanza
bene all’operazione se non fosse che Lavia sceglie – dopo una prima parte
un po’ verbosa, con ripetizioni che tornano come refrain ossessivi – di far
impersonare la “femmina” e di trasformare il monologo in un dialogo che
sfocia nella pochade.
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Scelta, questa, che può denotare un desiderio di drammatizzare il racconto
ma il cui risultato – che poteva essere un monologo asciutto e stringente –
è uno spettacolo disequilibrato e decisamente troppo lungo.
Peccato. Perché l’interpretazione di Gabriele Lavia è eccellente:
l’understatement – così poco praticato dagli attori teatrali italiani – è
giustamente dosato; la compostezza è in delicato equilibrio con
l’immedesimazione (si veda la scena in cui Lavia si curva e modula la voce
come un vecchio quasi in fin di vita); la capacità di interpretare ogni stato
d’animo dimostra sottigliezza psicologica; Lavia sa suscitare a tempo il riso
o la commozione. Tutto, perciò, concorre a fare del monologo – seppur
difficile perché altamente speculativo – un autentico pezzo di bravura
attorale.
Inoltre, la scelta di prediligere la luce di una candela, un arredo scenico
labirintico e i costumi d’epoca sono anch’essi azzeccati. Nel buio della
mente albergano i fantasmi del ricordo, nei suoi meandri si nascondo le
paure dell’inconscio: sembrano suggerirci i mezzi scenici utilizzati da Lavia
regista.
Però, quando irrompe la femmina, e il discorso tra il protagonista e il
pubblico – fino ad allora ben modulato – si spezza, qualcosa non funziona
più. Il cambio di registro è assoluto e incoerente: il protagonista avrebbe
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potuto raccontare la loro storia senza bisogno di introdurre un secondo
personaggio in scena, rimanendo nell’alveo del monologo. Per non dire
che il discorso filosofico sulla “trappola” della vita è più che mai attuale e
stringente, mentre quello sulla donna “trappola” – diabolica e strega – ha
un sapore decisamente dépassé.
Eccellente il finale, che giustifica poeticamente ed eticamente l’intero
testo e che “libera” l’uomo dalle sue nevrosi per restituirgli piena dignità.
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Lo spettacolo continua:
Teatro del Giglio – Lucca
venerdì 12 e sabato 13 aprile, ore 21.00 – domenica 14 aprile, ore 16.30
La trappola
tratto da Luigi Pirandello
regia Gabriele Lavia
scene Alessandro Camera
costumi Andrea Viotti
luci Giovanni Santolamazza
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