BIOETICA DELLA VITA NASCENTE (ABORTO E PROCREAZIONE IN VITRO): ASPETTI ETICI 09 luglio 2005 Don Basilio Petrà Annotazioni previe Iniziando a parlare di questo tema dal punto di vista etico vorrei sottolineare già da subito che l'etica alla quale faccio riferimento è un'etica di tipo personalista. Per etica intendo quella forma di sapere umano che offre indicazioni - fondate sulla conoscenza razionale della condizione umana- per regolare le azioni dell'uomo affinché esse non feriscano né danneggino ma conservino e promuovano l'uomo verso la pienezza della propria esistenza, verso cioè il compimento del suo bene. Intendo per etica personalista un'etica basata sull'assunzione dell'essere umano come valore in sé, dotato di dignità intrinseca, non usabile come strumento o cosa e giustamente avvicinabile solo con amore. Come diceva il card. Wojtila: "La persona è un bene nei confronti del quale solo l'amore costituisce l'atteggiamento adatto e valido"1 . E' quella che egli chiamava la "norma personalista". Tale affermazione di valore dell'essere umano suppone una filosofia, una concezione del cosmo e dell'uomo, un'antropologia. Per me la fondazione ultima di questa etica personalista è ontologica e coincidente con l'affermazione religiosa che l'uomo è creato da Dio come sua immagine e somiglianza. Tuttavia, indipendentemente dalla via di fondazione 2 , va detto che la percezione dell'uomo come valore intrinseco ha ampie consonanze con quanto emerge dalla sapienza etica dell'umanità, dalla diffusione universale di alcune norme quali la regola aurea, alcuni comandamenti e dal credito acquisito dalla dottrina dei diritti umani. Ciò detto, è opportuno fare un'osservazione previa sul linguaggio che stiamo usando. Il titolo di questo incontro lo conoscete bene: esso sottintende una parola, un aggettivo qualificativo. Infatti andrebbe scritto esattamente: Bioetica della vita umana nascente. E' sottinteso, ma non lo dovrebbe giacché è proprio in quel qualificativo che sta tutto il punto della questione. Se invece che umana scrivessimo, non so, Bioetica della vita ittica oppure bovina nascente certamente sembrerebbe un po' strano, in ogni caso cambierebbe subito di casella teorica: 1 Amore e responsabilità, Milano 1978, 32. 2 In genere il personalismo si è sviluppato in ambienti religiosi (ebraico-cristiani) e con forte fondazione ontologica. Tuttavia, il personalismo si caratterizza per il primato assiologico attribuito all'essere umano e al suo compimento e può essere fondato in alcun autori anche su base non religiosa. 1 andremmo cioè nella casella dell'ecologia o dei diritti degli animali. Scomparirebbe probabilmente il contesto problematico o si attenuerebbe molto. Dunque, il qualificativo umana è determinante. Tuttavia, ancora non basta. E' anche necessario precisare che dicendo qui umana non si intende fare un generico riferimento all'ambito umano: non si tratta cioè di una qualche vita nascente nello spazio dell'essere umano, ad es. qualche cellula somatica o altre cellule umane non riproduttive. Si fa riferimento in modo preciso alla vita nascente di un essere umano ovvero ad un essere umano che nasce. Que sto significato di umana fa la differenza. Data l'importanza del linguaggio sarebbe importante usare il limguaggio in modo da ricordarsi sempre che appunto stiamo parlando di un essere umano che nasce. Questo faciliterebbe l'attuarsi di un'esigenza che mi pare primaria per parlare eticamente dell'argomento che sto trattando. L'esigenza di avere il pensiero corretto riguardo a ciò di cui si parla. A tutti è noto il processo che conduce a offendere il nemico chiamandolo con termini che o lo demonizzano o lo bestializzano con il risultato di farlo pensare come non-uomo, come realtà sottratta alle sue dimensioni umane. Se voglio che un soldato ammazzi il nemico non posso ricordargli che anche il nemico ha un padre e una madre, una moglie, dei figli che lo aspettano; non posso dirgli che anch'egli è un poveraccio mandato a combattere per interessi che nemmeno conosce ecc. C'è un intersecarsi perverso di linguaggio e pensiero che porta facilmente a occultare o a far scomparire la realtà umana dell'altro, nelle parole e nel pensiero. Allora, l'azione lesiva dell'altro può seguire con relativa facilità, talvolta anzi si impone come dovere sacro o come diritto. Di qui l'opportunità della purificazione del linguaggio e del pensiero. Stiamo parlando di un essere umano che nasce, non semplicemente di una cellula o di una cosa. Dette queste cose previe, possiamo affermare pacificamente che tanto l'aborto quanto le pratiche procreative, cioè tutte quelle pratiche che vanno sotto il nome di procreazione medicalmente assistita o procreazione artificiale - intracorporee 3 o extra corporee 4 , eterologhe e omologhe che siano- toccano l'interesse dell'etica, suscitano l'allarme etico, perché sono procedure che toccano l'essere umano nel suo primo costituirsi o addirittura lo fanno essere o non essere. Da una parte ci 3 IA= inseminazione artificiale: intracervicale, intraperitoneale, intratubarica, intrauterina// GIFT (Gamete Intra Fallopian Transfer) e tecniche analoghe; GIPT con transfer intraperitoneale, GIUT con trasnfer intrauterino. Cfr. M.P.FAGGIONI, La vita nelle nostre mani. Manuale di bioetica teologica, Edizioni Camilliane, Torino 2004, 277. 4 FIVET= Fecondazione in vitro e embryo-transfer, e tecniche analoghe: TEST con transfer intratubarico; ZIFT con zigote intratubarico; PRETT con preembrione intratubarico//ICSI (iniezione dello spermatozoo dentro l'ovocita) e tecniche analoghe. 2 troviamo di fronte a una forma estrema di aggressione all'uomo nel seno materno, dall'altra fronteggiamo forme nuove di potere tecnologico dell'uomo sull'uomo, quali mai le avevamo avute. Per convenienza espositiva raccoglierò quello che l'etica ha da dire sull'insieme di queste procedure - in rapporto all'uomo e alla sua salvaguardia - intorno a due fondamentali domande, dalla risposta alle quali scaturisce immediatamente una serie consequenziale di cautele etiche, non osservando le quali si lede l'uomo, il suo valore ovvero la sua esistenza. Una prima domanda è questa: quando comincia ad esistere l'essere umano individuale? Una seconda invece è: qual'è il modo di venire all'essere e al mondo corrispondente alla dignità dell'essere umano? La risposta alla prima domanda coincide con la questione di chi sia lo zigote umano. La risposta alla seconda coincide invece con la questione se l'essere umano è un oggetto vivente da produrre o un figlio da generare. Lo zigote umano, ovvero tutto l'essere umano in una cellula che si autoesplica Ogni uomo comincia ad esistere nella forma di zigote 5 . E' il suo primo apparire sull'orizzonte del tempo e dello spazio, ancora invisibile ma reale. In quella cellula c'è già tutto l'essere umano. Lo zigote è davvero una cellula particolare. Essa contiene il patrimonio genetico di un individuo umano prima non esistente; tuttavia ciò non significa ancora molto: non si limita infatti a contenerlo, esso costituisce la condizione biologica prima perché tale patrimonio -dandosi l'ambiente favorevole- si sviluppi, anzi per essere più precisi si esplichi cioè si dispieghi autonomamente e teleologicamente come un individuo determinato appartenente alla specie umana. Ciò che verrà dopo è -dal punto di vista delle vive informazioni strutturanti- tutto già presente nello zigote. Quel che ne deriva ne è solo -appunto- l'esplicazione. Lo zigote umano è dunque in senso vero e proprio tutto l'essere umano in una cellula, nel primo istante del suo cammino temporale. In ogni istante, dopo il suo emergere unitario all'essere, l'essere umano è sempre tutto dato in quell'istante: ogni uomo vive una serie incalcolabile di istanti ed in ognuno di essi è tutto dato e presente. Così è anche dell'istante iniziale. E' tutto già lì. Dice la Dichiarazione sull'aborto procurato (1974) della Congregazione per la dottrina della fede ai suoi numeri 12-13: 5 La presente relazione non affronta formalmente il problema posto dalla distinzione processuale e temporale tra la penetrazione dell'ovulo da parte dello spermatozoo e la successiva -dopo non poche ore- fusione dei pronuclei dei due gameti: è un problema ancora ampiamente discusso. Essa parte dunque dall'unità del nuovo individuo data per costituita e suppone in ogni caso -riguardo alla penetrazione e fasi immediatamente seguenti- che dovrebbe valere un principio tuziorista: si deve cioè ritenere esistente l'unità del nuovo individuo dal momento della penetrazione fino a prova in contrario. 3 "Dal momento in cui l'ovulo è fecondato, si inaugura una vita che non è quella del padre o della madre, ma di un nuovo essere umano che si sviluppa per proprio conto. Non sarà mai reso umano se non lo è stato fin da allora [...] A questa evidenza di sempre, perfettamente indipendente dai dibattiti circa il momento dell'animazione, la scienza genetica moderna fornisce preziose conferme. Essa ha mostrato come dal primo istante si trova fissato il programma di ciò che sarà questo vivente: un uomo, quest'uomo individuo con le sue note caratteristiche già ben determinate. Fin dalla fecondazione è iniziata l'avventura di una vita umana, di cui ciascuna delle grandi capacità richiede tempo per impostarsi e per trovarsi pronta ad agire". Se lo zigote non è essere umano allora -dice giustamente la Congregazione- non lo sarà mai, giacché tutto quel che sarà è già lì dato in una cellula. Non è davvero un caso che chi vuole le mani libere con l'embrione cerchi di dimostrare che lo zigote non è ancora un essere umano, ma vada visto come qualcosa in cammino verso un essere umano e perciò non ancora un essere umano. Di qui il tentativo di spostare il più possibile il momento in cui si possa parlare di individuo umano determinato. Esso ha varie forme che in realtà non appaiono convincenti. Vediamo brevemente. Talvolta essi si fondano su un passaggio implicito o esplicito dal linguaggio delle scienze fisiche al linguaggio filosofico. Ad esempio, quando ci si basa sulla possibilità della gemellazione e delle fusioni fino al 14 giorno per negare l'individualità dell'embrione. Si tratta in realtà di una negazione filosofica, non delle scienze fisic he che si limitano a constatare una o due individualità. Negazione filosofica ampiamente discutibile, giacché se da un individuo non ne può derivare un altro se si vuole gli sia riconosciuto lostatuto di individuo della propria specie allora non troveremo molti individui in nessuna specie sessuata. Oppure quando si dice che l'insuccesso naturale di un numero elevato di embrioni nelle prime fasi della gestazione (pre- impianto e impianto in utero) prova che non può esserci l'individualità, perchè altrimenti ci sarebbe uno spreco di individui incompatibili con la sapienza creatrice. Questo è uin problema di teodicea, non un problema scientifico. Altre volte, si unisce all'equivoco suddetto il sotterfugio di considerare lo sviluppo successivo dell'individuo come criterio per stabilire l'esistenza precedente dell'individuo ( ad es. quando si esige il costituirsi della stria primitiva [vero inizio della differenziazione tissutale e organica: 14° giorno] oppure dell'inizio della corticalizzazione -comparsa della corteccia cerebrale all'ottava settimana- o altro, il che non appare molto razionale: se non ci fosse l'individuo prima come potrebbe esserci dopo, dal momento che nessuna realtà esterna interviene in modo sostanzialmente 4 modificativo e si tratta solo dell'autosviluppo dell'unica realtà nell'interrelazione favorevole con l'ambiente? Non mancano poi delle convenzioni linguistiche fatte valere come prova di passaggi di qualità nello sviluppo dell'essere umano. E' quel che accade quando si adotta l'uso del termine 'pre-embrione', stabilendo di chiamare embrione "la realtà in oggetto" solo da un certo momento del suo sviluppo. Tutto questo poi - il rapporto Warnock lo dice quasi esplicitamente- al solo scopo di nascondere la presenza già reale di un individuo umano in autoesplicazione. Si è rivolta spesso alla Chiesa l'accusa di non aver mai definito l'animazione immediata del feto e di aver lasciato su questo la libertà di opinione (ricorderete l'importanza storica dell'idea aristotelica che l'aborto fosse possibile fino al momento dell'animazione razionale, il quarantesimo giorno per il maschio e il novantesimo per la donna). Tuttavia, la Chiesa si è pronunciata su tutto ciò molto chiaramente. Lo abbiamo visto quando abbiamo citato la Dichiarazione sull'aborto procurato della Congregazione per la Dottrina della fede (1974) ai nn.12-13. Nell'Istruzione Donum vitae (1987), poi, ha aggiunto: "Certamente nessun dato sperimentale può essere per sé sufficiente a far riconoscere un'anima spirituale; tuttavia, le conclusioni della scienza sull'embrione umano forniscono un'indicazione preziosa per discernere razionalmente una presenza personale fin da questo primo comparire di una vita umana: come un individuo umano non sarebbe una persona umana ?" (I,1). Va poi detto che anche se certi argomenti avessero la capacità di suscitare qualche dubbio sul fatto dell'esistenza dell'essere umano individuale anche in quel caso c'è una regola etica universale che vuole che là dove è a rischio un bene fondamentale dell'uomo si agisca -se si deve agire- nel modo più sicuro, cioè tale che possa evitare il più possibile di danneggiare il bene in questione. E' il cosiddetto principio tuziorista. Ovvero come dice la Dichiarazione sull'aborto procurato al n.13: "dal punto di vista morale, questo è certo: anche se ci fosse un dubbio concernente il fatto che il frutto del concepimento sia già una persona umana, è oggettivamente un grave peccato osare di assumere il rischio di un omicidio.«E' già un uomo colui che lo sarà» (Tertulliano, Apologeticum, IX,8)". Stando così le cose, possiamo ben affermare che tutti gli interventi, tutte le metodiche che "usano" l'essere umano dalla condizione di zigote in poi, operando su di esso in funzione di altro o danneggiandole in vario modo sono moralmente inaccettabili. Dunque, il processo di congelamento-scongelamento degli embrioni, il destino ad destruendum di molti embrioni soprannumerari, la diagnosi pre-impianto, la riduzione embrionale, la pura sperimentazione sull'embrione, la produzione dell'embrio ne per fini terapeutici esterni all'embrione (cellule staminali o altro) con danno reale o prevedibile dell'embrione ecc. 5 Procreare un uomo significa generare un figlio Colui che viene concepito all'essere è dunque un essere umano individuale. Il giusto modo di essere concepito e di nascere per un essere umano è quello che fin dall'inizio ne rispetta la dignità di fine, ovvero lo fa essere con amore. E' forse utile anche qui richiamare la necessità di purificare il pensiero e pensare all'essere umano concepito, al nascituro, come realmente è: un essere umano tratto dal nulla che esige di essere tratto dal nulla con amore, come fine in sé. Non è semplicemente qualcosa di utile ai due o a uno dei coniugi né un loro 'diritto' [si ha diritto a cose o prestazioni, non alle persone], non è leggibile come una forma di autorealizzazione di qualcuno, non è un bene da produrre per la patria, l'azienda o altro: è un essere umano, individuo diverso, è un 'lui' irriducibile ad ogni altro. Non è un incidente, né un successo della medicina: è un volto che nasce, un mistero inviolabile. Perciò, non deve essere pensato (né preparato, di conseguenza) come un oggetto 'producibile', come una macchina 'migliorabile', come un esemplare 'scartabile' se non vien bene. Al tempo stesso il nascituro deve essere visto come un impegno e una responsabilità per il futuro: la sua umanità esige cura, amore, cammino insieme, scoperta progressiva di identità. Egli è un 'lui' che va aiutato a costruire la propria umanità, a diventare quel 'lui' che è chiamato ad essere. Se il pensiero sarà giusto ne deriveranno inevitabili conseguenze: non si adiranno vie che 'producono' figli, scartandone alcuni; non si faranno selezioni o discriminazioni di sesso, non si faranno diagnosi preimpianto o prenatali contro il nascituro, non si interverrà geneticamente per modellarlo secondo un'immagine diversa ed esterna a lui; non si disporrà l'incertezza dei doveri nei suoi confronti, non se ne farà un essere di identità difficile, non lo si priverà di una famiglia ecc. Gli si riconoscerà fin dall'inizio il diritto ad essere rispettato e accolto nella sua individualità 'unica' e genealogicamente collocata nella storia umana. Si rifiuterà di conseguenza ogni eterologia. Anche se si cercherà con ansia e desiderio grande di far nascere il misterioso 'lui' pure lo si rispetterà perciò fin dal primo istante. Donum vitae mette in luce due conseguenze del retto pensare il (figlio) nascituro, che sono di grande importanza etica. La prima è che il figlio "dovrà essere il frutto e il segno della mutua donazione personale degli sposi, del loro amore e della loro fedeltà" (II,A,1). Dovrà essere frutto di un amore 'totale', cioè coniugale, tra l'uomo e la donna. In tal modo il nido d'amore familiare del piccolo dell'uomo, ne l quale aprirsi al mondo e crescere come essere umano, sarà pronto; in tal modo, egli nascerà come gratuito e desiderato frutto di quanto di più gratuito vi è fra due persone: l'amore senza riserve; in 6 tal modo, anche, il progetto di Dio sarà realizzato, giacché Dio ha inventato l'amore dell'uomo e della donna perché l'uomo nascesse e crescesse nell'amore e dall'amore degli uomini e di Dio. Alla luce di questa considerazione appare difficile accettare eticamente che il figlio nasca con l'intervento di un terzo Come dice DV II,A,2: "Il ricorso ai gameti di una terza persona, per avere a disposizione lo sperma o l'ovulo, costituisce una violazione dell'impegno reciproco degli sposi e una mancanza grave nei confronti di quella proprietà essenziale del matrimonio, che è la sua unità". Inoltre, continua DV, con simile intervento vengono lesi i diritti del figlio, che è privato della relazione filiale con le sue origini parentali e può essere ostacolato nella maturazione della sua identità personale. E' perciò che ogni cedimento all'eterologia costituisce una lesione grave dei diritti del figlio ad essere generato e cresciuto come frutto dell'amore dei suoi genitori. La seconda conseguenza è che essendoci una parola dell'amore dell'uomo e della donna che è "procreativa" per sua natura, ovvero la parola di unione totale delle vite dei coniugi detta con il linguaggio del corpo (questo atto unitivo ha per sé "potenza pro-creativa", almeno ordinariamente),, allora è da quella parola (detta come tale) che sempre l'uomo deve - o, meglio, dovrebbe- nascere. Di qui l'incompatibilità della nascita in laboratorio (in vitro) con la dignità dell'essere umano e, più in generale, la necessità etica di conservare il legame tra parola procreativa dell'amore dei genitori e la nascita del figlio. Concretamente, ciò significa che la FIVET così come ogni procedura sostitutiva dell'atto coniugale cadono sotto una seria riserva morale, tanto più grave quanto più è piena la sostitutività. Alcune valutazioni etiche concrete Sulla base di quel che abbiamo fin qui detto, possiamo sinteticamente delineare una serie di valutazioni etiche concrete. L'aborto procurato è un omicidio che non può mai diventare un bene e dunque non può mai essere lecito. Ogni intervento sull'essere umano dal concepimento in poi, se finalizzato alla sua uccisione, va considerato abortivo. Perplessità morali esistono nei confronti di tutti i metodi che congiungono i gameti attraverso interventi sostitutivi dell'atto coniugale, sia per l'inseminazione che per la fecondazione artificiale. L'inseminazione eterologa appare inaccettabile sia in quanto sostitutiva che in quanto lesiva dell'unità della famiglia e della dignità del nascituro. L'inseminazione omologa dovrebbe essere evitata, tuttavia può essere accettata se no n è posta sostitutivamente, se il prelievo del seme dunque non accade con masturbazione e se il seme (eventualmente congelato) non è di padre defunto (cfr.DV,II,A,6). 7 Gravi perplessità morali ci sono su tutte le forme di fecondazione extracorporea tanto eterologa quanto omologa (congelamento/scongelamento, dispendio di embrioni, lesione della dignità del nascituro e/o del suo diritto ad una famiglia, identità ecc). DV riconosce una minore gravità tuttavia al caso semplice, caratterizzato dall'omologia, dalla mancanza di dispendio di embrioni e dal non uso della masturbazione nel prelievo del seme. Ogni intervento diagnostico e ingegneristico deve essere sempre fatto a favore del nascituro e nel rispetto della sua individualità; quindi solo in prospettiva terapeutica, non certo alterativa, o addirittura distruttiva. La possibilità dell'uso migliorativo è discussa ed entro certi limiti non esclusa. Riguardo a metodi quali il G.I.F.T. e tecniche analoghe vi sono discussioni e opinioni discordanti. Certamente non sono del tutto privi di riserve. 8