Cenni sulla termodinamica dei gas reali Se si fa tendere a zero la pressione di una massa costante di gas, l’esperienza mostra che il prodotto fra la pressione ed il volume molare tende ad una costante, indipendente dalla natura del gas e funzione della sola temperatura. Si definisce quindi gas ideale un fluido che obbedisce all’equazione di stato: pv = RT (1) dove p = pressione assoluta [Pa] v = volume molare [m^3/mol] R = costante universale dei gas ideali, che vale 8,314 J/mol K T = temperatura termodinamica assoluta [K] La teoria cinetica molecolare deduce la validità dell’equazione (1) per un sistema formato da un numero elevatissimo di molecole, considerate come sfere impenetrabili ed indeformabili, in moto caotico. La distanza media fra due molecole è almeno 50 volte superiore al diametro. In assenza di forze esterne le molecole sono uniformemente distribuite nello spazio. Esse non interagiscono tra loro se non nel caso di urto perfettamente elastico. Così dicasi anche in relazione all’interazione con le pareti del recipiente. Ciò presuppone l’assenza di campi di forze attorno alle molecole. In generale un gas rarefatto si comporta come un gas ideale. Esistono tuttavia dei gas che, pur in condizioni di rarefazione, non obbediscono alla (1): si tratta di gas poliatomici, la cui composizione può variare per effetto della dissociazione o della ricombinazione, al variare della temperatura e della pressione. In sintesi, quindi, si individuano due effetti di gas reale: uno indotto dall’insorgere di forze intermolecolari alle alte densità (condizioni di non rarefazione) e l’altro dovuto alla variabilità della composizione (e quindi della massa molare media), riscontrabile anche in condizioni di rarefazione. Il primo effetto si manifesta in particolare in vicinanza della curva di saturazione, il secondo ad alte temperature, benché per temperature assolute dell’ordine di 3-4 volte la temperatura critica, indipendentemente dal valore della pressione, i gas si comportino come ideali. Per esprimere in modo conciso lo scostamento del comportamento di un gas reale dalla (1) si definisce il fattore di comprimibilità z come il rapporto fra il volume reale vR e il volume ideale v: z= vR v pv = R = R RT v RT p (2) Si noti che z può essere definito in modo del tutto equivalente come il rapporto fra i volumi massici; in tal caso si ha: z= vR pvR pvR = = v R*T RT (3) dove R* = R/Mm è il rapporto fra la costante universale dei gas ideali e la massa molare del gas e viene talvolta detta costante particolare del gas. Il fattore di comprimibilità è chiaramente una funzione di stato e, per un sistema semplice monocomponente, può essere espressa in funzione di due variabili intensive indipendenti; in particolare z = z(p,T) è un’equazione di stato, in base alla quale è possibile tracciare un diagramma (z,p) rigato da curve isoterme. Tutte queste isoterme devono confluire, sebbene con differente pendenze, nel punto di coordinate p = 0, z = 1, che identifica la condizione di gas ideale, come specificato in precedenza. Il fattore di comprimibilità può dunque essere minore dell’unità o maggiore. Se z < 1, vR < v a pari T e p, per cui si dice che il gas reale è più comprimibile del gas ideale. Se z > 1, vR > v a pari T e p, per cui si dice che il gas reale è meno comprimibile del gas ideale. Il fattore di comprimibilità può essere facilmente legato ai coefficienti termodinamici di comprimibilità isobara e isoterma, rispettivamente ß e kT, definiti come segue: 1 ⎛ ∂v ⎞ 1 ⎛ ∂v ⎞ ß= ⎜ ; kT = − ⎜ ⎟ ⎟ v ⎝ ∂T ⎠ p v ⎝ ∂p ⎠ T (4) Tali coefficienti derivano da una delle equazioni di stato nella rappresentazione di Gibbs, precisamente dalla v = v(T,p) e sono grandezze accessibili alla misura sperimentale. E’ noto che la conoscenza dei due coefficienti termodinamici derivati da un’equazione di stato equivale alla conoscenza dell’equazione stessa a meno di una costante d’integrazione. Le relazioni fra z, ß e kT si possono determinare osservando che, dalla (2) si ottiene, differenziando: pdvR + vR dp = R*Tdz + R* zdT Dividendo per pvR: dz dvR dp dT = + − z vR p T (5) Dalle definizioni (4) si ha: 1) p = costante; dp = 0 dz dvR dT = − z vR T dividendo per dT 1 dz 1 dvR 1 = − z dT vR dT T ossia 1 ⎛ dz ⎞ R* ß= ⎜ + z ⎟ z ⎝ dT ⎠ p pvR e R*T ⎛ ∂z ⎞ R* ⎛ ∂vR ⎞ z ⎜⎝ ⎟ = ßvR = ⎜ ⎟ + ∂T ⎠ p p ⎝ ∂T ⎠ p p 2) T = costante; dT =0 ∂z dvR dp = + z vR p dividendo per dp 1 ∂z 1 dvR 1 = + z dp vR dp p ossia 1 ⎛ ∂z ⎞ v kT = − ⎜ ⎟ + R* z ⎝ dp ⎠ T zR T e ⎛ ∂vR ⎞ R*T ⎛ ∂z ⎞ zR*T = −k v = − T R ⎜⎝ ∂p ⎟⎠ p ⎜⎝ ∂p ⎟⎠ T p2 T La relazione z = z(p,T) può essere convenientemente approssimata per via analitica attraverso uno sviluppo in serie di potenze (equazione del viriale) dei tipi seguenti: z = 1 + B' P + C ' P 2 + D ' P 3 + ... z = 1+ B C D + + + ... v v2 v3 (6) (7) in cui B’, C’, D’, ... e B, C, D, ... sono costanti sperimentali, funzioni della sola temperatura oltreché della natura del gas. A pressioni inferiori a 5 bar l’equazione del viriale può essere troncata con buona approssimazione dopo i primi due termini: z = 1 + B' P = 1 + B v In questo caso, la relazione tra i coefficienti B e B’ si determina facilmente: B' = B pv Oltre all’equazione del viriale sono state proposte altre relazioni per l’equazione di stato v = v(T,p) basate sull’interpolazione di dati sperimentali. Come sempre accade in questi casi, ciascuna equazione è lungi dall’essere valida per qualsiasi valore di T e p, ma costituisce una buona approssimazione del comportamento volumetrico del gas reale nell’intervallo di variazione di T e p considerato nell’esecuzione delle misure. Tra le equazioni di stato per i gas reali va soprattutto ricordata l’equazione di Van der Waals, la prima comparsa in ordine di tempo (1873), dedotta a partire da considerazioni sul comportamento molecolare e valida in prossimità della curva limite. Tale equazione, semi-empirica, ha la forma seguente: a⎞ ⎛ ⎜⎝ p + 2 ⎟⎠ ( v − b ) = RT , a,b > 0 v (8) Ponendo p' = p + a v2 e v' = v − b è evidente l’analogia formale con la (1), dalla quale essa è stata derivata mediante le seguenti considerazioni: 1) La pressione misurata p risulta inferiore alla pressione p’ del gas ideale a causa delle forze di attrazione intermolecolare; per questo motivo spesso il termine a/v^2 è detto pressione di coesione. 2) Il volume molare misurato risulta superiore al volume del gas ideale v’, non potendosi trascurare il volume delle molecole; il termine b, detto covolume, è definito come il volume che il gas occuperebbe a pressione infinita. A basse pressioni e basse temperature è in generale possibile trascurare il covolume b rispetto a v, cosicché l’equazione (8) diviene: pv = RT − a v (9) Man mano che la pressione aumenta diventa sempre più sensibile l’effetto del covolume e diminuisce quello del termine di attrazione; quando questo diviene trascurabile, si ha: pv = RT + bp (10) E’ quindi evidente, dal confronto della (9) e della (10), che il rapporto di comprimibilità pv pv = =z ( pv ) ideale RT per una data temperatura T ha il seguente andamento qualitativo al variare della pressione: per p = 0, z= 1 (gas ideale); al crescere di p, vale inizialmente la (9): z decresce (pv < RT) finché l’effetto delle forze intermolecolari non viene bilanciato dall’effetto del covolume. Quindi z raggiunge un minimo e successivamente cresce. A pressioni sufficientemente elevate z > 1; infatti dalla (10) si ha che pv > RT. Il valore della pressione a cui z diventa maggiore dell’unità è tanto minore quanto maggiore è la temperatura. Per un certo valore di T, z > 1 sempre. Nella figura seguente sono riportati qualitativamente gli andamenti descritti E’ opportuno segnalare che l’effetto del covolume può essere sempre predominante, come accade per l’idrogeno (H2) e l’elio (He): in tal caso le isoterme di Amagat non presentano mai un minimo; questi gas sono sempre meno comprimibili di quanto non siano in condizioni ideali. Le costanti a e b, caratteristiche del gas, sono determinabili sperimentalmente, come i valori che meglio correlano i dati sperimentali, mediante tecniche di regressione numerica. Ciò rende conto del già citato carattere semi-empirico della (8). Tuttavia è possibile tentare una deduzione analitica della medesima, imponendo che siano soddisfatte particolari condizioni sull’equazione di stato v = v(T,p) o, in forma implicita, f(T,p,v) = 0. La condizione che viene usualmente imposta è che l’isoterma critica nel piano (p,v) abbia un flesso a tangente orizzontale nel punto critico; ciò corrisponde ad imporre: ⎛ ∂2 p ⎞ ⎛ ∂p ⎞ = 0 , =0 ⎜⎝ ⎟⎠ ⎜⎝ ∂v 2 ⎟⎠ ∂v T =Tc T =Tc (11) e ⎛ a⎞ ⎜⎝ pc + v 2 ⎟⎠ (vc − b) = RTc (12) c Le (11) sono facilmente calcolabili scrivendo la (8) come segue: p=− a RT + 2 v v−b da cui 2av RT 2a RT ⎛ ∂p ⎞ − ⎜⎝ ⎟⎠ = 4 − 2 = 3 ∂v T v ( v − b ) v ( v − b )2 ⎛ ∂2 p ⎞ 6v 2 a 2RT (v − b) 6a 2RT ⎜⎝ ∂v 2 ⎟⎠ = − v 6 + (v − b)4 = − v 4 + (v − b)3 T e quindi 2a RTc ⎛ ∂p ⎞ = 3 − =0 ⎜⎝ ⎟⎠ ∂v T =Tc vc (vc − b)2 ⎛ ∂2 p ⎞ 6a 2RTc =− 4 + =0 ⎜⎝ ∂v 2 ⎟⎠ vc (vc − b)3 T =Tc (13) (14) Le (11) e la (12) costituiscono quindi un sistema di tre equazioni nelle tre incognite a, b, R, determinabili in funzione dei valori sperimentalmente noti di pc, Tc e vc. In tal caso, però, si riscontra un valore di R differente da quello ricavabile per il gas ideale: ciò rende conto del fatto che la (8) è solo un’approssimazione del comportamento volumetrico del gas. Per ovviare a questo inconveniente si suole attribuire a R il valore consueto, correggendo di conseguenza i valori delle costanti a e b; così facendo, fermi restando i valori di pc e Tc, si introduce un errore su vc, che tuttavia è compensato dalla possibilità di estendere la (8) lontano dal punto critico. Si fa inoltre rilevare che, mediante i valori di a, b, R calcolabili come si è detto, si trova che il fattore di comprimibilità al punto critico è zc = 3/8 = 0,375, che risulta, quindi, indipendente dalla natura del gas, mentre a e b sono diversi da gas a gas. Infatti dalla (13) a= RTc v c3 2(vc − b)2 (15) mentre dalla (14) RTc v c4 a= 3(vc − b)3 (16) Eguagliando la (15) e la (16) si ha 1 vc = 2 3(vc − b) che, risolta rispetto a b, fornisce b= vc 3 (17) Inserendo questo valore nella (15) o nella (16) si ha: a= 9 RTc vc 8 (18) I valori di a e b, introdotti nella (12), consentono di ricavare R: R= 8 pc vc 3 Tc (19) per cui si può modificare come segue l’espressione (18): a = 3pc v 2c (18* ) Come già notato risulta zc = pc vc pv 3 = c c = 8 RTc 8 pv 3 c c Lo studio del comportamento volumetrico del gas reale è importante in quanto consente il calcolo di molte proprietà termodinamiche di interesse tecnico, noto il loro andamento per il gas ideale: nel seguito di considerano, a titolo d’esempio, data la loro importanza pratica, i calcoli dell’entalpia, del calore specifico a pressione costante e dell’entropia di un gas reale. ENTALPIA Si consideri h = h(T,p). Essendo h funzione di stato il suo differenziale totale è: ⎛ ∂h ⎞ ⎛ ∂h ⎞ dh = ⎜ dT + ⎜ ⎟ dp ⎟ ⎝ ∂T ⎠ p ⎝ ∂p ⎠ T (20) ⎛ ∂h ⎞ ⎛ ∂s ⎞ ⎜⎝ ⎟⎠ = T ⎜⎝ ⎟ = cp ∂T p ∂T ⎠ p ⎛ ∂h ⎞ ⎛ ∂s ⎞ ⎜⎝ ∂p ⎟⎠ = T ⎜⎝ ∂p ⎟⎠ + v T T (21) (22) ⎛ ∂s ⎞ ⎛ ∂v ⎞ La (22) si modifica come segue, ricordando la IV equazione di Maxwell: − ⎜ ⎟ = ⎜ ⎟ ⎝ ∂p ⎠ T ⎝ ∂T ⎠ p ⎛ ∂h ⎞ ⎛ ∂v ⎞ ⎜⎝ ∂p ⎟⎠ = −T ⎜⎝ ∂T ⎟⎠ + v p T (23) Ricordando la definizione (4) del coefficiente di dilatazione isobara, si può anche scrivere ⎛ ∂h ⎞ ⎜⎝ ∂p ⎟⎠ = −Tvß + v = v(1 − ßT ) T (24) Si noti che, per un gas ideale, dalla (4) e dalla (1) discende ß= 1 T e quindi ⎛ ∂h ⎞ ⎜⎝ ∂p ⎟⎠ = 0 T e dh = c p dT ossia h non è una funzione di p, ma della sola T. Si chiami dunque h° l’entalpia del gas ideale ad una data temperatura T’. Si integri la (24) lungo l’isoterma T = T’: h(T ', p) = ∫ v(1 − ßT ')dp + c (25) dove c è la costante arbitraria d’integrazione. Il valore di c può determinarsi facendo tendere a zero la pressione: in tal caso il gas si comporta idealmente e la sua entalpia è h°. Quindi c = h° e la (25) diviene p (h − h 0 )T =T ' = ∫ v(1 − ßT ')dp ' (26) 0 E’ così mostrato che la conoscenza dell’equazione di stato v = v(T,p) (o, come già detto, di ß e kT, che hanno un contenuto informativo equivalente) è sufficiente a permettere il calcolo dell’entalpia del gas reale, nota quella del gas ideale. L’esperienza mostra che, in genere, l’entalpia del gas reale è inferiore a quella del gas ideale, e si avvicina a questa all’aumentare della temperatura e la raggiunge per T = 3÷4Tc CALORE SPECIFICO A PRESSIONE COSTANTE Si può procedere in modo analogo a quanto visto sopra osservando che ⎛ ∂c p ⎞ ∂ ⎛ ∂h ⎞ ∂ ⎛ ∂h ⎞ ⎜⎝ ∂p ⎟⎠ = ∂p ⎜⎝ ∂T ⎟⎠ = ∂T ⎜⎝ ∂p ⎟⎠ p T T (27) dove, nella seconda eguaglianza, si è applicato il Teorema di Schwartz, supposta h ∈C 2 Sostituendo la (23) si ha: ⎛ ∂2 v ⎞ ∂ ⎛ ∂h ⎞ ⎛ ∂v ⎞ ⎛ ∂v ⎞ = −⎜ −T ⎜ 2⎟ +⎜ ⎟ ⎟ ⎜ ⎟ ⎝ ∂T ⎠ p ∂T ⎝ ∂p ⎠ T ⎝ ∂T ⎠ p ⎝ ∂T ⎠ p Quindi ⎛ ∂2 v ⎞ ⎛ ∂c p ⎞ = −T ⎜⎝ ∂p ⎟⎠ ⎜⎝ ∂T 2 ⎟⎠ T p (28) Detto cp° il calore specifico del gas ideale ad una data temperatura T’ (cp° = cp°(T)), integrando la (28) lungo l’isoterma T = T’ con la condizione che cp-->cp° per p-->0, si ha: ⎛ ∂2 v ⎞ (c p − c )T =T ' = − ∫ T ⎜ 2 ⎟ dp ' ⎝ ∂T ⎠ p 0 p 0 p (29) per la quale valgono le stesse considerazioni svolte per la (26). Si segnala che sovente alla (29) si preferisce una misure diretta di cp, in quanto il calcolo numerico della (29) è molto sensibile a piccole variazioni di v, perché piccoli errori nella misura di v si ⎛ ∂2 v ⎞ traducono in grossi errori su ⎜ ⎝ ∂T 2 ⎟⎠ p ENTROPIA In questo caso si può ricorrere direttamente alla IV equazione di Maxwell: ⎛ ∂s ⎞ ⎛ ∂v ⎞ ⎜⎝ ∂p ⎟⎠ = − ⎜⎝ ∂T ⎟⎠ = − ßv p T (30) che, integrata lungo un’isoterma con le solite ipotesi, porge p s(T ', p) − s (T ', 0) = − ∫ ßv∂p ' 0 (31) 0 Tuttavia s°, che rappresenta l’entropia del gas ideale, tende all’infinito; infatti per p-->0, ßv → R* →+ ∞ p Per ovviare a questo inconveniente, si riferisce l’entropia del gas reale alla temperatura T’ e alla pressione p, s(T’,p), all’entropia che esso avrebbe se fosse ideale nelle medesime condizioni, s°(T’,p). Ciò corrisponde ad eseguire la seguente manipolazione del primo membro della (31): s(T ', p) − s 0 (T ', 0) − s 0 (T ', p) + s 0 (T ', 0) che consente di eliminare il termine s°(T’,0) che diverge. Il secondo membro della (31) risulta quindi: p p R* − ∫ ßv∂p + ∫ dp ' p 0 0 La nuova formulazione della (31) è allora: ⎛ R* ⎞ s(T ', p) − s (T ', p) = − ∫ ⎜ ßv − ⎟ ∂p ' p' ⎠ 0⎝ p 0 (32) ovvero ⎡⎛ ∂v ⎞ R* ⎤ s(T ', p) − s (T ', p) = − ∫ ⎢⎜ ⎟ − ⎥ ∂p ' 0 ⎢ ⎣⎝ ∂T ⎠ p p ' ⎥⎦ p 0 (33) Per le (32) e (33) valgono le medesime considerazioni fatte per la (26) e la (29). Il comportamento volumetrico di un gas reale può essere previsto con un buon grado di approssimazione mediante il principio degli stati corrispondenti. Esso afferma che quando due gas differenti hanno il medesimo valore di due “variabili ridotte”, anche la terza è uguale per entrambi (p,v,T). Con il termine di “variabile ridotta” si intende una variabile resa adimensionale dividendola per il valore della stessa in condizioni critiche. A titolo d’esempio, consideriamo ancora l’equazione di Van der Waals (8) con i coefficienti a e b dati, rispettivamente, dalle (18*) e (17). Introduciamo le variabili ridotte: pr = p pc , Tr = T Tc , vr = v vc Si ha: ⎛ 3pc v 2c ⎞ ⎛ vc ⎞ 8 p p + ⎜⎝ r c v 2 v 2 ⎟⎠ ⎜⎝ vr vc − 3 ⎟⎠ = 3 pc vcTr r c e quindi ⎛ 3⎞ ⎜⎝ pr + v 2 ⎟⎠ ( 3vr − 1) = 8Tr r (34) Come si vede, la (34) non contiene più alcun parametro caratteristico del gas e la sua validità è generale. L’impiego delle coordinate ridotte permette quindi, nei limiti di validità del principio degli stati corrispondenti, di descrivere il comportamento termodinamico di un gas reale, pur ignorando i valori delle costanti sperimentali che compaiono nelle diverse equazioni di stato. In particolare si può esprimere il fattore di comprimibilità z in funzione delle coordinate ridotte e tracciare un diagramma (z,pr) rigato da curve iso-Tr e iso-vr. Tale diagramma ha validità del tutto generale. L’espressione z = z(pr,Tr) è così ricavabile: z= pv pc pr vc vr pc vc pr vr pv 3 pr vr = = ⋅ = zc r r = RT RTcTr RTc Tr Tr 8 Tr (35) Supposta la validità del principio degli stati corrispondenti ed adottando la rappresentazione in coordinate ridotte è possibile mostrare che le correzioni del calore specifico a pressione costante (29) e dell’entropia (33) espresse in termini molari sono indipendenti dalla natura del fluido. La correzione dell’entalpia (26) risulta anch’essa indipendente dalla sostanza se espressa in termini molari e divisa per la temperatura critica, come ci accingiamo a dimostrare. Infatti v=z RT RT T =z r c p pr pc ; z = z( pr ,Tr ) ⎛ ∂v ⎞ 1 ⎛ ∂v ⎞ ⎛ ∂v ⎞ = ⎜ ⎜⎝ ⎟⎠ = ⎜ ⎟ ∂T p ⎝ ∂TrTc ⎠ p p Tc ⎝ ∂Tr ⎟⎠ p r c r ⎛ ∂v ⎞ RTc RTrTc ⎛ ∂z ⎞ ⎜⎝ ∂T ⎟⎠ = z p p + p p ⎜⎝ ∂T ⎟⎠ r pr r c r c r pr ⎡ RT RT T 1 ⎛ ∂v ⎞ RTrTc RTrTc ⎛ ∂z ⎞ ⎤ ⎛ ∂v ⎞ c ⎢ ⎥ v−T ⎜ = z r c − TrTc ⎜ = z − T z + ⎟ r ⎝ ∂T ⎠ p pr pc Tc ⎝ ∂Tr ⎟⎠ p pr pc pr pc pr pc ⎜⎝ ∂Tr ⎟⎠ p ⎥ ⎢ ⎣ r r ⎦ ( 0 h − h ) pr Tr =T 'r = ∫ 0 RTc pc pr ⎧⎪ T ⎡ z T ⎛ ∂z ⎞ ⎤ ⎫⎪ r r pc dpr = RTc ∫ { f (T 'r , pr )}dpr ⎨ z − Tr ⎢ + ⎜ ⎟⎠ ⎥ ⎬ p p p ∂T ⎝ ⎢ ⎥ r r r r 0 ⎪ dp pr ⎦ ⎭ ⎣ ⎩⎪ E’ quindi evidente che (h − h ) 0 Tr =T 'r Tc = g(T 'r , pr ) (36) cioè la correzione dell’entalpia molare divisa per la temperatura critica è indipendente dalla natura del fluido.