Alimentazione Settembre 2008 Solo un affare miliardario? Dal sito www.medicinenon.it Luciano Gianazza conduce una vera battaglia contro quella che secondo lui è una falsa informazione sulle virtù della soia. Riportiamo alcuni piccoli stralci del suo lungo articolo che chi fosse interessato potrà leggerlo integralmente sul sito suddetto. L’industria della soia multimiliardaria in dollari insiste che i vantaggi per la salute che la soia offre superano di gran lunga qualsiasi pericolo potenziale. Quello che una volta non era che un raccolto secondario elencato nel manuale del Dipartimento degli Stati Uniti del 1913 (USDA), da utilizzare non come un cibo ma come prodotto industriale, ora copre 72 milioni di acri di terreno coltivato. Buona parte di questo raccolto sarà utilizzato per alimentare polli, tacchini, maiali, mucche e salmoni. Un’altra grossa percentuale verrà spremuta per produrre olio per margarina, grasso per pasticceria e condimenti per insalate. [...] La soia viene commercializzata non tanto per la sua bel- lezza ma per le sue virtù. In passato, i prodotti a base di proteine di soia venivano venduti come additivi e sostituti della carne ma non sono equilibrata per cui come si presenta il quadro relativo alle altre patologie cancerogene? Per cercare di dare una risposta univoca a queste domande, la Food and Drug Administration (Amministrazione cibo e spezie) valutò i risultati provenienti da un gran numero di studi scientifici al fine di stabilire su dati certi il rapporto tra il consumo di alimenti a base di soia e la riduzione del rischio di contrarre alcuni tumori. Sulla base di tali risultati la FDA riuscì a stabilire già nel 1999 che 25 grammi di proteina di soia al giorno all’interno di una dieta povera di grassi saturi e di colesterolo abbassavano notevolmente il rischio di contrarre malattie coronariche. Il suo meccanismo di azione nei confronti dei tumori consiste nell’antiossidazione e inibizione del metabolismo dell’acido arachidonico che insieme ad altri fattori determina l’inibizione dell’attività ormonale e dell’accrescimento delle cellule tumorali e negli oncogeni. Una ricerca ha messo in evidenza come la capacità anticangerogena della soia dipenda dalla capacità di ridurre i livelli di ormoni sessuali maschili. Quindi le sostanze presenti nella soia sono efficaci sia nel prevenire lo sviluppo del cancro alla prostata sia nel bloccare la successiva crescita e la formazione di metastasi. Un discorso analogo vale per il tumore della mammella. Si è visto, infatti, come l’assunzione di soia riduca gli ormoni sessuali nelle donne in pre-menopausa, una riduzione che persiste per due o tre mesi anche dopo la sospensione dell’assunzione. In questo modo si mette in moto un meccanismo che esercita un effetto protettivo sul cancro mammario. Uno studio giapponese ha dimostrato che mangiare fagioli di soia e tofu (caglio del fagiolo, è un alimento ricco di proteine, pari ai formaggi più comuni) riduceva il rischio di cancro al colon di almeno il 40%. Altri studi stanno cercando di stabilire un rapporto favorevole tra il consumo di soia e la diminuzione del rischio di contrarre il tumore ai polmoni e quello alla tiroide nelle donne. Ma insieme a tanti studi che dimostrano gli effetti positivi della soia cominciano anche ad essere più frequenti le voci discordanti… e non meno scientifiche. In uno studio preliminare condotto su topi da laboratorio, alcuni ricercatori dell’Università del Colorado a Boulder, hanno dimostrato che una mutazione genetica che nell’uomo è legata a un’alterata funzionalità del cuore determina problemi cardiaci di maggiore entità quando la dieta è a base di soia. Si tratta della cardiomiopatia ipertrofica è una malattia a base genetica che interessa una persona su 500 e si manifesta con aritmie, palpitazioni, fiato corto. Va comunque osservato che il peggioramento della situazione cardiaca è risultato molto più marcato nei topi maschi che nei topi femmina, probabilmente perché – osservano gli studiosi – l’organismo femminile, costantemente esposto agli elevati livelli naturali di estrogeni, sviluppa una minore sensibilità di quello maschile alle variazioni nei livelli di questo ormone collegate a una dieta a base di soia. Anche una ricerca italiana condotta, nel 2005, dall’Università di Urbino in collaborazione col Dipartimento di Biologia Animale dell’Universita’ di Pavia evidenzia l’insorgere di alterazioni cellulari anomale nel fegato, nel pancreas e nei testicoli di ratti alimentati con soia roundup ready, un prodotto geneticamente modificato già autorizzato ed in circolazione in Europa. Lo studio fece esplodere il caso e una senatrice dei Verdi (Loredana De Soia, miracolosa contro il cancro o prodigiosa per le multinazionali? Sicuramente è uno dei prodotti più pubblicizzati per la sua proteina ritenuta un vero baluardo per la sua azione preventiva contro alcune forme tumorali. L’American Cancer Society ritiene che nei soli Stati Uniti, ben il 35% delle morti per cancro potrebbero essere evitate con una dieta adeguate. La soia a tal proposito dovrebbe essere uno degli alimenti capaci di garantire, più di altri, una lunga e sana vita. È una pianta di origine asiatica e da millenni costituisce la base dell’alimentazione. Ma, attualmente, la maggior parte della soia viene prodotta nel Sud America e nonostante la facilità della sua coltivazione, quella che viene esportata in Europa è di origine transgenica. È un prodotto usato in modo molto limitato per l’alimentazione umana diretta, anche se prediletta dai vegetariani. Trova la sua massima applicazione nel l’alimentazione animale dove, nei mangimi bilanciati, rappresenta il fondamentale apporto proteico. Studi di prestigiose Università o pareri di generiche associazioni scientifiche tendono a stabilire un rapporto diretto tra il consumo di soia e la riduzione di casi di cancro al colon, alla mammella e alla prostata. La base si cui si fondano queste ricerche sono di natura statistica ed empiriche. Infatti viene evidenziato come tra le popolazioni asiatiche i casi dovuti alle forme tumorali suddette sono inferiori a quelli del mondo occidentale proprio perché la dieta di queste nazioni è particolarmente ricca di soia. Delle fondamenta piuttosto deboli su cui fondare una teoria destinata a modificare le abitudini alimentari dei Paesi occidentali. Infatti, bisognerebbe considerare molti altri fattori ed anche eventuali effetti negative che la soia e suoi derivati potrebbero causare tra le stesse popolazioni asiatiche. In altre parole, un’alimentazione ricca di soia protegge da un certo tipo di tumore ma è pur sempre poco PAGINA riusciti a produrre un’adeguata richiesta da parte dei consumatori. L’industria quindi ha cambiato il suo approccio. “Il modo più rapido per conseguire l’accettazione di un prodotto nella società ora meno consumistica”, ha detto un portavoce di una azienda, “è far sì che il prodotto venga consumato per i suoi propri benefici nelle fasce più ricche della società”. Così ora la vendita della soia viene spinta verso il consumatore più agiato, non come cibo povero a buon mercato, ma come una sostanza miracolosa che Petris) inviò al Governo copia di questi dati e chiedendo di effetuare le opportune valutazioni ed eventualmente sospendere l’immissione in commercio della soia OGM in quanto ritenuto alimento a rischio. Secondo la senatrice il pool di ricercatori italiani avrebbe riscontrato modificazioni significative in particolare nel le cellule che svolgono funzioni metaboliche principali nel fegato. Comunque, nel luglio scorso, i ministri dell’agricoltura degli stati membri ha negato l’autorizzazione alla coltivazione e alla commercializzazione di soia Ogm prodotta dall’azienda tedesca Bayer CropScience AG, anche se l’ultima parola IL CASO 3 eviterà l’insorgenza di malattie di cuore e cancro, delle vampate della gravidanza, costruirà ossa forti e ci manterrà per sempre giovani. La soia servirà da carne e latte per una nuova generazione di vegetariani. La soia non solo è priva di proteine complete, di zinco e ferro, ma contiene composti che bloccano l’assorbimento di proteine, zinco e ferro da altre sorgenti. I cibi a base di soia aumentano le richieste da parte del corpo di vitamina D e B12, elementi essenziali sia per la crescita e lo sviluppo normali. [...] spetta al Comitato Esecutivo Europeo. In precedenza, nel 2007, la Bayer aveva già ottenuto il nulla osta dall’Autorità Europea per la sicurezza Alimentare, che aveva escluso l’eventualità che tipo di soia potesse avere effetti negativi sulle persone o sugli animali. La Commissione europea, di conseguenza, aveva elaborato nell’aprile 2008 una bozza di decisione che ne autorizzava la vendita ma il Comitato sul Cibo e la Salute degli animali, un organismo nato nel 2002 per supportare l’esecutivo europeo nelle decisioni in materia alimentare, fermò l’autorizzazione poiché non vi fu accordo tra i suoi membri. Piantagioni che distruggono l’Amazzonia L’esportazione della soia che dà una grossa mano all’economia del Brasile è anche la causa della distruzione delle sue foreste. Nell’ottobre del 2007 un free lance italiano, Franco Libero Manco, denuncia come solo negli ultimi tre anni per la coltivazione della soia è stata rasa al suolo una superficie di foresta grande quanto la Francia, gran parte distrutta dal fuoco in maniera illegale perché lo stato di diritto è totalmente impotente di fronte alle multinazionali della soia. La brutalità dei metodi messi riguarda non solo i metodi per accaparrarsi le terre ma anche nel trattamento disumane riservate ai lavoratori delle piantagioni. Sovente gli abitanti autoctoni sono sfrattati e le loro case incendiate. Nel 2005 il Brasile è diventato il primo produttore di soia davanti agli Stati Uniti e all’Argentina. Oggi 2 milioni e mezzo di tonnellate di soia provengono da zone forestali e la prospettiva è in fase crescente. La soia è principalmente utilizzata come foraggio per gli animali d’allevamento sotto forma di tortini che sono i residui dell’estrazione dell’olio. L’unione Europea e la Cina sono i principali importatori. Nel mese di giugno del 2007 i 4 giganti della soia hanno accettato una moratoria in cui per i prossimi due anni rinunceranno ad acquistare soia che proviene dai nuovi campi della foresta amazzonica. Troppo poco per consentire alla foresta martoriata di rigenerarsi. Tra due anni il cancro del profitto della grandi multinazionali agroalimentari riprenderà a la sua corsa mortale.