Parrocchia Cristo Re - Sovico
Rio de Janeiro - Brasile
Inviato da Roberto
Dal 23 Luglio al 28 Luglio le Giornate Mondiali della Gioventù a Rio con la presenza di Papa Francesco. La grande festa
di fede sarà seguita e trasmessa in diretta da TV2000 (canale 28 del digitale terrestre)
DUE MILIONI DI GIOVANI ALLA VEGLIA CON IL PAPA
IL DISCORSO ALLA VEGLIA DI COPACABANA
Titolo Articolo
«Giovani, puntate in alto Non siate cristiani part-time»
Carissimi giovani,
Abbiamo appena ricordato la storia di san Francesco d'Assisi. Davanti al Crocifisso sente la voce di Gesù che gli dice:
“Francesco, va’ e ripara la mia casa”. E il giovane Francesco risponde con prontezza e generosità a
questa chiamata del Signore: riparare la sua casa. Ma quale casa? Piano piano, si rende conto che non si trattava di fare
il muratore e riparare un edificio fatto di pietre, ma di dare il suo contributo per la vita della Chiesa; si trattava di mettersi
a servizio della Chiesa, amandola e lavorando perché in essa si riflettesse sempre più il Volto di Cristo.
Bene, penso che possiamo imparare qualcosa da quello che è accaduto in questi giorni, dato che abbiamo dovuto
cancellare, a causa del maltempo, la realizzazione di questa veglia al Campus Fidei di Guaratiba. Il Signore non ci vorrà
forse dire che il vero campo della fede, il vero campus fidei, non è un luogo geografico ma siamo noi? Si! Ognuno di noi,
ognuno di voi. E, essere discepolo missionario sapere riconoscere che siamo il campo della fede di Dio! Per questo, a
partire dal campo della fede ho pensato a tre immagini che ci possono aiutare a capire meglio che cosa significa essere
discepolo-missionario: la prima, il campo come luogo in cui si semina; la seconda, il campo come luogo di allenamento; e
la terza, il campo come cantiere.
1. Il campo come luogo in cui si semina. Conosciamo tutti la parabola di Gesù che narra di un seminatore andato a
gettare i semi nel campo; alcuni di essi cadono sulla strada, in mezzo ai sassi, tra le spine e non riescono a svilupparsi;
ma altri cadono su terra buona e producono molto frutto (cfr Mt 13,1-9). Gesù stesso spiega il significato della parabola:
il seme è la Parola di Dio che è gettata nei nostri cuori (cfr Mt 13,18-23). Cari giovani, questo significa che il vero
Campus Fidei è il cuore di ognuno di voi, è la vostra vita. Ed è nella vostra vita che Gesù chiede di entrare con la sua
Parola, con la sua presenza. Per favore, lasciate che Cristo e la sua Parola entrino nella vostra vita, possano
germogliare e crescere! Gesù ci dice che i semi caduti ai bordi della strada o tra i sassi e in mezzo alle spine non hanno
portato frutto. Quale terreno siamo o vogliamo essere? Forse a volte siamo come la strada: ascoltiamo il Signore, ma
non cambia nulla nella vita, perché ci lasciamo intontire da tanti richiami superficiali che ascoltiamo; o come il terreno
sassoso: accogliamo con entusiasmo Gesù, ma siamo incostanti e davanti alle difficoltà non abbiamo il coraggio di andare
contro corrente; o siamo come il terreno con le spine: le cose, le passioni negative soffocano in noi le parole del Signore
(cfr Mt 13,18-22). Oggi, però, sono certo che il seme cade in terra buona, che voi volete essere terreno buono, cristiani
non part-time, non “inamidati”, di facciata, ma autentici. Sono certo che non volete vivere nell'illusione di
una libertà che si lascia trascinare dalle mode e dalle convenienze del momento. So che voi puntate in alto, a scelte
definitive che diano senso pieno alla vita. Gesù è in grado di offrirvi questo. Lui è «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6).
Fidiamoci di Lui. Lasciamoci guidare da Lui!
2. Il campo come luogo di allenamento. Gesù ci chiede di seguirlo per tutta la vita, ci chiede di essere suoi discepoli, di
“giocare nella sua squadra”. Penso che la maggior parte di voi ami lo sport. E qui in Brasile, come in altri
Paesi, il calcio è una passione nazionale. Ebbene, che cosa fa un giocatore quando è convocato a far parte di una
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squadra? Deve allenarsi, e allenarsi molto! Così è nella nostra vita di discepoli del Signore. San Paolo ci dice: «Ogni
atleta è disciplinato in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona che appassisce; noi invece una che dura per sempre»
(1 Cor 9,25). Gesù ci offre qualcosa di superiore della Coppa del Mondo! Ci offre la possibilità di una vita feconda e felice
e ci offre anche un futuro con Lui che non avrà fine, la vita eterna. Ma ci chiede di allenarci per “essere in
forma”, per affrontare senza paura tutte le situazioni della vita, testimoniando la nostra fede. Come? Attraverso il
dialogo con Lui: la preghiera, che è il colloquio quotidiano con Dio che sempre ci ascolta. Attraverso i Sacramenti, che
fanno crescere in noi la sua presenza e ci conformano a Cristo. Attraverso l’amore fraterno, il saper ascoltare, il
comprendere, il perdonare, l’accogliere, l’aiutare gli altri, ogni persona, senza escludere, senza
emarginare. Cari giovani, siate veri “atleti di Cristo”!
3. Il campo come cantiere. Quando il nostro cuore è una terra buona che accoglie la Parola di Dio, quando "si suda la
camicia” cercando di vivere da cristiani, noi sperimentiamo qualcosa di grande: non siamo mai soli, siamo parte di
una famiglia di fratelli che percorrono lo stesso cammino: siamo parte della Chiesa; anzi, diventiamo costruttori della
Chiesa e protagonisti della storia. San Pietro ci dice che siamo pietre vive che formano un edificio spirituale (cfr 1 Pt 2,5).
E guardando questo palco, si vede che esso ha la forma di una chiesa costruita con pietre, con mattoni. Nella Chiesa di
Gesù siamo noi le pietre vive, e Gesù ci chiede di costruire la sua Chiesa; e non come una piccola cappella che può
contenere solo un gruppetto di persone. Ci chiede che la sua Chiesa vivente sia così grande da poter accogliere
l’intera umanità, sia la casa per tutti! Dice a me, a te, a ciascuno: “Andate e fate discepoli tutti i
popoli”. Questa sera rispondiamogli: Sì, anch’io voglio essere una pietra viva; insieme vogliamo edificare la
Chiesa di Gesù! Diciamo insieme: Voglio andare ed essere costruttore della Chiesa di Cristo!
Nel vostro giovane cuore c'è il desiderio di costruire un mondo migliore. Ho seguito attentamente le notizie riguardo ai
tanti giovani che in tante parti del mondo sono usciti per le strade per esprimere il desiderio di una civiltà più giusta e
fraterna. Resta però la domanda: da dove cominciare? Quali i criteri per la costruzione di una società più giusta? Quando
chiesero a Madre Teresa di Calcutta che cosa doveva cambiare nella Chiesa, rispose: tu ed io!
Cari amici, non dimenticate: siete il campo della fede! Siete gli atleti di Cristo! Siete i costruttori di una Chiesa più bella e
di un mondo migliore. Alziamo lo sguardo verso la Madonna. Essa aiuta a seguire Gesù, ci dà l'esempio con il suo
“sì” a Dio: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). Lo diciamo anche
noi, insieme con Maria, a Dio: avvenga per me secondo la tua parola. Così sia!
IN QUESTA GIOVANE RIO PER CAPIRE E IMPARARE.
A guardarli con l’occhio un po’ superficiale del turista potrebbero sembrare 'tipi da spiaggia'. Anche in
questo caldo inverno brasiliano, infatti, le spiagge di Copacabana e Ipanema sono gremite di gente che fa il bagno, gioca
a palla e pratica il footing. Una popolazione di giovani, famiglie e bambini. Rarissimi gli anziani. Ed è un fatto che sembra
in aperto contrasto con i dati di un Brasile tutto proteso a lavorare e produrre. Ma è una vera contraddizione, oppure per
capire veramente questo Paese bisogna andare al di là degli stereotipi? L’impressione è che Papa Francesco, con
la visita che s’inizierà domani, e la Chiesa brasiliana, organizzando la Gmg, possano offrire le chiavi di lettura
giuste. Lapidarie, in questo senso, furono le parole dell’arcivescovo della Chiesa carioca, Oranì Joao Tempesta,
subito dopo l’annuncio ufficiale dato da Benedetto XVI a Madrid: «Chi verrà a Rio – disse due anni fa
– capirà finalmente che non siamo soltanto calcio, samba e carnevale. E troverà una fede giovane e gioiosa».ede e
gioventù, dunque. Questo è in fondo il 'segreto' che si avverte a pelle, girando per le strade di Rio de Janeiro. Fede
piena di speranza, lontana dal pessimismo, aperta invece al futuro e alla gioia di vivere. Proprio quella fede che il
Pontefice sta annunciando in questi primi mesi di servizio petrino e che, si può essere ragionevolmente certi, proporrà in
questo viaggio nella 'sua' America Latina, di cui conosce tutti gli aspetti, positivi e negativi. Il Brasile del Duemila è un
coacervo degli uni e degli altri. Da un lato non è un Paese di vecchi, e dunque si ha come la sensazione che la Gmg
abbia per così dire trovato il suo habitat naturale. Evento dei giovani per i giovani, in una nazione in forte crescita
economica e demografica, la prima Giornata mondiale di Papa Francesco è un appuntamento al quale idealmente tutta
la popolazione brasiliana potrebbe iscriversi, dato che l’età media dei 200 milioni di abitanti è di 29 anni.
Perciò tutto ciò che il Papa farà e dirà nei prossimi sette giorni suona già come un messaggio da coniugare al futuro. Tuttavia, il
Brasile che cresce a ritmi da capogiro, che è ormai la sesta potenza mondiale, avendo superato Italia e Gran Bretagna, e
che ha raddoppiato negli ultimi anni il numero dei laureati chiede di essere guardato (come del resto tutto il Continente
latinoamericano) anche nei suoi difetti.
La tappa di Aparecida, da questo punto di vista, è un’ulteriore chiave di lettura del viaggio, dato che lì fu scritto dai
vescovi del Celam (con il determinante contributo dell’allora cardinale Bergoglio) un documento--fotografia di
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quelle ombre che, al pari delle luci, il Papa conosce bene. Delinquenza, droga, povertà, analfabetismo, squilibri economici
sono fenomeni ancora ben presenti e palpabili anche per le strade di una Rio rimessa a nuovo per l’arrivo
dell’ospite illustre e in vista degli eventi sportivi dei prossimi anni. Così questo viaggio può davvero diventare un
aiuto a leggere la realtà brasiliana e continentale sia senza la superficialità di chi riduce tutto al clima da spiaggia, sia senza
l’enfasi di chi, basandosi solo sul boom degli indicatori economici, dimentica i problemi.
Papa Francesco possiede la conoscenza, la dimestichezza e la statura morale per aiutarci a compiere una simile
operazione. E il fatto che in tutte le manifestazioni di questi giorni nessuno abbia mai pronunciato neanche un solo
slogan contro di lui e la Chiesa, dimostra quanto il suo arrivo sia atteso. Del resto i giovani che scendono in piazza contro
la corruzione non possono ignorare che proprio alla corruzione egli ha dichiarato, fin da quando era a Buenos Aires, una
guerra senza quartiere.
E allora che la festa cominci e che il segnale arrivi chiaro e forte anche in casa nostra. Nell’Italia e
nell’Europa della crisi e dello scoramento, la lezione brasiliana e quello che il Papa dirà in questi giorni possono
aiutarci a trovare il bandolo di una matassa sempre più aggrovigliata. Il messaggio in fondo è semplice: nessun Paese
può crescere se, come ha ricordato proprio Francesco, viene rubata la speranza ai giovani. I brasiliani questo lo hanno
capito. Altro che tipi da spiaggia. Forse da loro possiamo, anzi dobbiamo, imparare molto.
Mimmo Muolo
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