L`economia italiana negli anni Duemila

Enrico Saltari
Università di Roma La Sapienza
Giuseppe Travaglini
Università di Urbino Carlo Bo
Produttività, accumulazione e
lavoro in Italia
Di cosa parleremo. Due temi
1. A quali cause è da ricondurre il rallentamentostagnazione dell’economia italiana
2. Se questo rallentamento è da attribuire soltanto a fattori
d’offerta o anche a fattori di domanda
La stagnazione dell’economia italiana
degli ultimi 15 anni
y La stagnazione dell’economia italiana degli
ultimi 15 anni. Destinata a peggiorare con la crisi
attuale
y Concordemente attribuita al rallentamento della
produttività del lavoro
La nostra tesi
y Le riforme che hanno aumentato la flessibilità del
mercato del lavoro hanno accresciuto l’occupazione,
ma hanno anche condotto a un rallentamento della
produttività del lavoro e dell’efficienza produttiva
(TFP)
y La maggiore flessibilità ha prodotto due effetti:
1. Un più basso tasso di accumulazione, minor ritmo di
crescita del rapporto capitale-lavoro
2. Lo spostamento verso settori a minor contenuto
tecnologico
Stagnazione e produttività del
lavoro
Il rallentamento della produttività in
Italia
produttività del lavoro. Un
fenomeno recente
y Nel passato la crescita italiana è stata sostenuta poco dalla
crescita occupazionale e molto dall’aumento della
produttività. Negli ultimi 15 anni un ribaltamento dei
ruoli di queste due variabili nel processo di crescita.
y Nel passato il tasso di crescita dell’occupazione era basso
mentre era alto quello della produttività del lavoro; negli
ultimi 15 anni la crescita dell’occupazione si è fatta
vigorosa mentre si è quasi azzerata la crescita della
produttività.
6%
Occupazione e produttività. Tassi di crescita
5%
4%
3%
2%
1%
0%
1991
-1%
1993
1995
1997
1999
2001
2003
2005
2007
-2%
-3%
-4%
G_L
G_Y/ L
correlazione=-0.54
Perché la produttività
rallenta
y Dagli esercizi di contabilità della crescita
1. Il contributo dell’intensità di capitale al rallentamento
sembra essere modesto;
2. Molto più consistente appare il contributo del progresso
tecnico
Produttività, accumulazione e TFP
Le cause della più bassa TFP
y
1.
2.
y
1.
2.
y
1.
2.
Fattori macro
Scarsa adozione delle nuove tecnologie (ICT)
Bassa internazionalizzazione
Fattori micro
Specializzazione settoriale
Dimensione imprese
Fattori istituzionali
Assetti proprietari delle imprese
Mancate riforme
OECD – Economic Survey
of Italy
y The following explanations of low productivity growth
can be considered:
● The industrial and export structure.
● The nature of the Italian family firm.
● Low educational attainment and inadequacies in tertiary
education.
● The lack of innovation and R&D activity.
● The integration of large numbers of immigrants, and
● Regulatory barriers to growth.
Tuttavia …
y Il rallentamento della produttività e della TFP è fenomeno
relativamente recente
y Inizia alla metà degli anni 90 e diviene acuto in questo
decennio quando i tassi di crescita di produttività e TFP si
azzerano o divengono negativi
6%
Tasso di crescita della produttività del lavoro. Anni 1991-2007
5%
4%
media 1991-1999: 1.6%
3%
2%
media 2000-2007: 0.4%
1%
0%
1991
-1%
-2%
1993
1995
1997
1999
2001
2003
2005
2007
5%
Tasso di crescita della TFP. Anni 1991-2007
4%
3%
media 1991-1999: 1%
2%
media 2000-2007: 0%
1%
0%
1991
-1%
-2%
-3%
1993
1995
1997
1999
2001
2003
2005
2007
Invece
y I fattori prima indicati sono in larga misura preesistenti:
1. Specializzazione produttiva e nanismo industriale
preesistente
2. Basso grado di concorrenza
3. Basso grado di internazionalizzazione
4. Assetti proprietari delle imprese
Non hanno impedito una crescita della produttività
del lavoro negli anni 70 e 80
Lo shock al mercato del
lavoro
y
I cambiamenti del quadro istituzionale che regola il
mercato del lavoro.
Vantaggi e svantaggi. L’ingresso sul mercato del
lavoro di nuove forze e consentito una crescita
occupazionale. Ma anche l’emergere di forme di lavoro
precario. Maggiore volatilità dell’occupazione, più rischi
di disoccupazione nelle fasi di recessione
Riforme del mercato
lavoro e flessibilità
y Liberalizzazione delle norme contrattuali per il
mercato del lavoro
y Nuovi occupati: forme di lavoro a tempo determinato,
contratti di lavoro atipici
y Riduzione dell’EPL (maggiore riduzione tra tutti i paesi
OECD) per il lavoro temporaneo
14%
Quota del lavoro temporaneo
sul totale del lavoro dipendente
13%
12%
11%
10%
9%
8%
7%
6%
5%
4%
1983
1985
1987
1989
1991
1993
1995
1997
1999
2001
2003
2005
2007
“The main reason why the indicator for
regular employment in Italy is relatively
high is the provisions on collective
redundancies, whereas other aspects
of employment protection related to
required notice and individual
severance pay are among the least
stringent of all countries”
Gli effetti della maggiore
flessibilità
y
1.
2.
3.
Effetti diretti
Riduzione del prezzo relativo lavoro-capitale
Maggiore occupazione, ma anche
Spostamento verso tecniche a maggiore intensità di
lavoro
y Effetti indiretti
1. Investimenti in settori tradizionali piuttosto che ICT
2. Minore crescita della TFP
Gli effetti della maggiore
flessibilità
1. Riduzione del prezzo relativo lavoro-capitale
2. Spostamento verso tecniche a maggiore intensità di
lavoro
3. La PTF risente dell’investimento verso settori
tradizionali
4. La PTF incide sulla produttività del lavoro
Gli effetti della maggiore
flessibilità
Flessibilità e volatilità
dell’occupazione
ISTAT – Rilevazione delle forze di lavoro
y La riduzione dell’occupazione (-426mila) è quasi per
intero concentrata nel lavoro temporaneo (-424mila)
y “Il calo sintetizza la discesa di 426mila unità della
componente italiana e la crescita di 222mila unità di
quella straniera. Il risultato trova ragione da un lato nella
caduta dell’occupazione autonoma delle piccole imprese,
dell’occupazione a termine e nella riduzione del numero
dei collaboratori.”
y “Dall’altro, la crescita dei dipendenti a tempo
indeterminato (219mila), in particolare degli stranieri nelle
professioni non qualificate e degli italiani con almeno 50
anni”
Il rapporto capitale-lavoro
Investimento per settori
8%
G_K_ICT
6%
G_K NON_ICT
G_K
4%
2%
0%
1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007
-2%
Flessibilità ed efficienza
y Il successo delle riforme del mercato del lavoro è stato
notevole. Ma non completo.
y L’aumento dell’occupazione è avvenuto attraverso forme
contrattuali temporanee
y Soprattutto, ai nuovi posti di lavoro non è corrisposto un
parallelo sviluppo della produttività e delle retribuzioni.
y Un risultato che dipende in modo determinante dal modo in cui
la flessibilità del mercato del lavoro è stata utilizzata per
l’accumulazione di capitale e il progresso tecnologico.
Cosa è avvenuto
y Maggiore flessibilità: le imprese verso l’occupazione a bassa
specializzazione, cioè a maggiore intensità di lavoro
y La maggiore occupazione è stata indirizzata verso produzioni ad alta
intensità di lavoro, a cui è corrisposta una minore produttività e un
minore progresso tecnologico.
y Nessun incentivo all’adozione delle nuove tecnologie e delle nuove
forme di organizzazione della produzione (ICT).
Implicazioni
y Senza liberalizzazioni nel mercato dei beni. Senza nuovi
investimento nei settori avanzati. Senza una diversificazione
del tessuto produttivo. Senza politiche industriali d’indirizzo
verso settori strategici.
y La sola flessibilità del mercato del lavoro peggiora la
situazione iniziale
y Risultato: una dinamica del Pil contenuta accompagnata da
aumenti dell’occupazione ma da riduzione della produttività
Il ruolo della domanda
aggregata
•
Il dibattito economico attuale è concorde
nell’individuare nel basso ritmo di crescita della PTF la
ragione principale del rallentamento della produttività
del lavoro.
•
Nell’interpretazione corrente il rallentamento della
crescita è da ricondurre soprattutto alle carenze
dell’offerta aggregata dovute alle tradizionali
debolezze della struttura produttiva italiana.
E’ sufficiente?
y Questa interpretazione è corretta oppure è necessario
integrarla con altri fattori in grado di spiegare la
contrazione della PTF
y La PTF è calcolata come residuo. Altre variabili possono
incidere sulla sua evoluzione.
1. C’è un ruolo per la domanda aggregata?
Una prima osservazione
y La correlazione tra PTF e PIL è generalmente positiva:
se si guarda all'Italia per il periodo 1992-2008, la
correlazione in questione è superiore a 0.7
y Tuttavia queste correlazioni risentono anche del modo in
cui il progresso tecnologico viene misurato.
5%
TFP
G_Y
4%
3%
2%
1%
0%
1991
1993
1995
1997
1999
2001
-1%
-2%
-3%
-4%
CORRELAZIONEG_Y, TFP = 0.74
2003
2005
2007
Strategia adottata
•
Costruiamo un indicatore “corretto” della PTF in modo
da controllare gli effetti relativi alla domanda aggregata.
•
Il grado di utilizzo degli impianti (o il livello degli
ordinativi) come proxy della domanda aggregata,
Calcolare una PTF depurata la cui dinamica è al netto
della variazioni della domanda.
•
Risultati attesi
y Se l’evoluzione della PTF segnala soltanto mutamenti
strutturali riconducibili ai fattori riguardanti l'offerta, la
sua dinamica e le relative correlazioni corrette non
dovrebbero risentire di questa correzione.
y Viceversa, se il peso della domanda aggregata
nell’influenzarne la dinamica ciclica è rilevante, la PTF
corretta dovrebbe mostrare mutamenti nel segno delle
correlazioni.
La TFP “depurata” è
anticiclica
5%
TFP depurata dalla domanda aggregata
G_Y
4%
3%
2%
1%
0%
1991
1993
1995
1997
1999
2001
-1%
-2%
-3%
-4%
CORRELAZIONEG_Y, TFP DEP = - 0.36
2003
2005
2007
Conseguenze
1. Tradizionalmente si interpreta la riduzione del ritmo di
crescita della PTF come dovuta esclusivamente a fattori
d’offerta
2. L'analisi empirica indica invece che il rallentamento
della domanda aggregata contribuisce in misura
rilevante nel determinare la dinamica negativa della
PTF.
Conseguenze
2. La correlazione negativa tra variazione della PTF
corretta e il Pil implica che le innovazioni tecnologiche
si manifestano nelle fasi recessive, come nel modello
schumpeteriano della distruzione creatrice, e non in
quelle d'espansione.
3. Nel breve periodo quindi il comportamento del modello
è opposto a quello dei modelli RBC in cui invece si
registra una correlazione positiva tra shock tecnologico e
Pil.
Conseguenze
3. Dalle analisi empiriche emerge che nel periodo più
recente la dinamica dell'economia italiana ha risentito in
misura particolarmente rilevante dell'andamento
recessivo della domanda aggregata.
Conclusioni
y Le riforme verso la flessibilità non accompagnate da riforme nel
mercato dei beni possono generare un’allocazione delle risorse
peggiore di quella da cui si parte
y Se le debolezze del quadro macroeconomico corrente non sono da
ricondurre tout court a fattori d’offerta, il mancato intervento sulla
domanda aggregata attraverso misure appropriate può prolungare
l'attuale fase recessiva fino a trasformarla in una depressione
prolungata che può incidere sulle stesse capacità di ripresa
dell'economia
Produttività e
dimensione d’impresa
Produttività del lavoro
(in mgl di euro)
1-9 addetti
10-19 addetti
20-49 addetti
50-249 addetti
almeno 250 addetti
Totale
Italia
29
41
48
53
58
41
Francia Germania Regno Unito
46
47
50
52
61
53
43
41
46
52
62
52
52
48
56
65
63
59
Flessibilità e volatilità
dell’occupazione
y “Nel primo trimestre 2009 la riduzione tendenziale
complessiva del numero degli occupati (-426mila)
sintetizza il calo degli occupati dipendenti a termine (154mila), dei collaboratori coordinati e continuativi e
occasionali (-107mila), degli autonomi (-163mila).”
Shock e produttività
•
Alcuni shock recenti hanno mutato in modo
radicale le regole di governo dell’economia italiana
•
Questi shock hanno accentuato le debolezze
strutturali dell’economia italiana e causato la
stagnazione della produttività
Perché la produttività rallenta
y Il rallentamento della produttività è causato dalla
minore efficienza, cioè più bassa TFP
y Gli shock hanno accentuato il problema strutturale
della produttività
Gli shock
1. Globalizzazione. Integrazione del mercato del lavoro
(immigrazione), dei mercati dei beni e di quelli finanziari.
Nuovi competitors: Cina e India
2. Nuove tecnologie (ICT): cambia non solo cosa ma anche
come si produce, l’organizzazione dei processi produttivi
3. L’Euro. Politica monetaria. La perdita della sovranità
monetaria. BCE e entrata in vigore dell’euro dal 1999.
Rinuncia al Tasso di cambio: svalutazioni competitive