Camera dei Deputati Aula del 20 febbraio 2015 Elementi in merito

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Camera dei Deputati
Aula del 20 febbraio 2015
Elementi in merito alla chiusura di alcuni tratti autostradali e all'interruzione
prolungata delle forniture elettriche e idriche nella regione Emilia Romagna, in
occasione dell'eccezionale ondata di maltempo del 5 e 6 febbraio 2015 – n. 2-00838)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Fabbri n. 2-00838, concernente elementi in
merito alla chiusura di alcuni tratti autostradali e all'interruzione prolungata delle forniture
elettriche e idriche nella regione Emilia Romagna, in occasione dell'eccezionale ondata di
maltempo del 5 e 6 febbraio 2015 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
Chiedo alla deputata Marilena Fabbri se intenda illustrare la sua interpellanza per quindici
minuti o se si riservi di intervenire in sede di replica.
MARILENA FABBRI. Signor Presidente, ringrazio anche il viceministro De Vincenti che è qui in
Aula. La nostra interpellanza, sottoscritta da tutti i deputati dell'Emilia Romagna, intende
rappresentare al Governo la nuova situazione di disagio e di calamità naturale che si è
verificata in Emilia Romagna nel fine settimana del 5 e 6 febbraio. È un disagio che si è
determinato a causa di neve e piogge cospicue e di una mareggiata che hanno, quindi,
interessato, per motivi diversi, tutto il territorio regionale nell'ambito di queste due giornate e
hanno provocato ingenti danni e numerosi disagi alle persone, alla circolazione di auto, treni ed
aerei.
Stante la situazione di emergenza, la giunta regionale dell'Emilia Romagna ha,
nell'immediatezza dell'evento, stanziato 5 milioni di euro per finanziare gli interventi urgenti
necessari e far fronte, quindi, alle emergenze e agli interventi più prioritari e ha inviato, in data
13 febbraio, al Governo la richiesta formale per lo stato di emergenza dovuto a calamità
naturale, per richiedere un intervento e un riconoscimento anche da parte del Governo e,
quindi, del contesto nazionale. Al momento, i danni calcolati sono di 179 milioni 696 mila euro
solo per il comparto pubblico, cifra che è stata calcolata per far fronte all'assistenza della
popolazione, che in gran parte dei contesti provinciali è stata evacuata per i motivi che poi
espliciterò, e anche per intervenire in somma urgenza rispetto agli interventi necessitati dalla
calamità, interventi urgenti di riduzione del rischio residuo e di ripristino delle strutture
interessate. Il comparto privato ed economico produttivo risulta, invece, al momento, dal
censimento che è stato fatto ad oggi, interessato per danni pari a 90 milioni di euro.
L'evento, come dicevo prima, ha interessato tutto il territorio regionale e, in particolare, nelle
aree costiere, abitazioni civili, attività commerciali e strade sono state allagate dall'acqua
marina a seguito di violente mareggiate con onde alte fino a 4 metri che hanno determinato un
rientro dell'acqua di mare sulla costa. Le violente mareggiate hanno determinato allagamenti
in alcuni centri abitati balneari, in particolare Lido degli Estensi, Porto Garibaldi, Lido di Spina,
Lido di Savio, Lido Adriano, Milano Marittima, Cesenatico, Gatteo Mare, solo per fare alcuni
riferimenti.
Nei comuni dell'entroterra della Romagna, invece, le criticità diffuse sono state determinate,
oltre che dalla neve, da una pioggia cospicua pari a circa 100 millimetri in due giorni, da
raffiche di vento tra gli 80 e i 100 chilometri orari. Piogge che, insieme alle mareggiate sulla
costa, hanno determinato la fuoriuscita dei principali corsi d'acqua, che non sono riusciti a
sfogare in mare e che sono quindi esondati. Questi danni hanno interessato, principalmente, la
rete di bonifica delle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini, con rotture arginali e danni ad
edifici di uso civile e produttivo. Tra le località maggiormente colpite nell'entroterra, appunto, a
seguito delle cospicue piogge, sono state indicate San Giovanni in Marignano, Sant'Arcangelo,
Villafranca, Villa Selva, Santa Maria Nuova, Ronco, Lugo, Bagnacavallo, Massa Lombarda,
Rossetta, Mandriole, Sant'Alberto, delle province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini. Non mi
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dilungo. Nell'Appennino bolognese, invece, hanno avuto rilevanti danni le aree del bolognese,
del parmense, del reggiano, del modenese.
L'entroterra emiliano è stato, invece, fortemente caratterizzato da danni legati alla neve. Neve
che, seppur caduta in quantità non rilevante, si è caratterizzata, invece, come particolarmente
dannosa, creando frane e, principalmente, caduta di alberi che hanno danneggiato la linea
elettrica. I danni, infatti, si sono caratterizzati, principalmente, per un fortissimo,
importante blackout che ha interessato almeno sette cabine – queste sono le notizie iniziali –
dicevo, sette cabine dell'alta tensione gestite da Terna e più di 300 linee fra alta e media
tensione. Un blackout che si è protratto per diversi giorni, da un minimo di 12 ore fino a 5
giorni, che ha interessato circa 200 mila utenze di media tensione su tutto il territorio
regionale, calcolate pari a circa 500 mila cittadini non serviti dalla energia elettrica. La
mancanza di energia elettrica per diverse ore ha determinato il blocco delle centrali di
riscaldamento, il blocco della fornitura dell'acqua, oltre che il blackout della telefonia fissa e
mobile, che riteniamo, però, debba essere imputato solo in parte al blackoutenergetico.
Riteniamo che, invece, anche questi servizi siano stati interessati da danni diretti che poi sono
stati mascherati, diciamo, dalblackout. Questo, però, ha determinato, soprattutto nelle prime
ore, anche una grandissima difficoltà dei sindaci a poter attivare i servizi di protezione civile e
quindi, anche di essere più efficaci sul territorio. Solamente un dato: a distanza di cinque giorni
erano ancora 7.500 le utenze, solo nel bolognese, a non essere servite dall'energia elettrica e,
500 solamente nel comune della Valsamoggia e 20 mila su tutto il territorio regionale.
I sindaci colpiti dal blackout elettrico hanno denunciato con forza, soprattutto, l'impossibilità di
entrare in contatto con Enel, con l'ente gestore, nelle prime 24 ore dell'emergenza, al fine di
segnalare i guasti registrati sul territorio, condividere gli eventuali interventi prioritari, avere
informazioni circa la consistenza del danno e degli eventuali tempi di ripristino, per meglio
gestire il rapporto con i cittadini interessati dal disservizio e, anche, predisporre gli eventuali
interventi di sostegno alla popolazione. I call center di Enel non hanno funzionato né verso le
amministrazioni ed i sindaci, che hanno dovuto fronteggiare, senza informazioni, le numerose
richieste e chiamate di famiglie, imprese ed attività commerciali, né hanno funzionato
direttamente verso i cittadini/utenti/consumatori che sono rimasti in attesa del ripristino del
collegamento elettrico per diversi giorni, pensando che si trattasse di poche ore, senza potersi
organizzare per ridurre i disagi ed i danni per la propria famiglia e per le proprie attività
economiche. Ricordiamo, ad esempio, che, in tutto il territorio del bolognese – Bologna,
Modena, Parma, Reggio Emilia – sono attivi diversi allevamenti di bestiame che sono,
anch'essi, stati coinvolti dal blackout con danni anche alla gestione degli animali da parte delle
aziende esistenti.
Altro problema che vogliamo e che abbiamo voluto segnalare con questa interpellanza è la
scelta di società Autostrade di chiudere alcuni tratti autostradali in previsione dell'emergenza
neve. Vorremmo sottolineare questo: in previsione dell'emergenza neve, non in presenza già di
cospicue nevicate sul territorio. Sono state scelte che hanno determinato il blocco della
circolazione già a partire dal modenese, creando enormi disagi al traffico, riversatosi al di fuori
del percorso autostradale sulle strade provinciali e comunali che già erano sovraccaricate del
problema gestione neve sul territorio.
Il cosiddetto «protocollo neve», è un protocollo, sì, di rilevanza regionale, però definisce delle
linee guida di comportamento che vede società Autostrade in maniera unilaterale decidere i
codici rosso, nero e giallo rispetto alle emergenze in autostrada. E se in passato le autostrade,
così come i servizi ferroviari, erano l'elemento di sfogo in caso di disagio sul territorio legato
alla neve, oggi sono i primi elementi che vanno in tilt e che riversano, invece, sulle gestione
comunale e territoriale anche le emergenze di mobilità della popolazione.
Nello specifico, società Autostrade ha iniziato a bloccare il traffico pesante, per disincentivare
l'ingresso in autostrada nel tratto appenninico, già a partire dall'alba del 5 febbraio, mentre le
nevicate sono iniziate solo nel pomeriggio del 5 febbraio, mettendo in grande difficoltà i
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comuni a ridosso del tratto appenninico, in particolare i comuni di Casalecchio di Reno e Sasso
Marconi.
Sappiamo che il Ministro, già nelle prime ore, aveva dichiarato l'intenzione di chiedere di
vigilare sul comportamento di società Autostrade, quindi di chiedere un riscontro rispetto alle
scelte effettuate e ai disagi arrecati.
In particolare, chiediamo, quindi, di avere conto eventualmente di queste verifiche che il
Governo ha fatto nei confronti del concessionario Autostrade e se non si ritenga, inoltre,
qualora non sia stato già accertato, di conoscere, con la massima urgenza, le cause
dell'interruzione prolungata dell'erogazione dell'energia elettrica e del servizio idrico da parte
dei soggetti gestori (rispettivamente, Terna ed Enel per quanto riguarda l'alta e media tensione
energetica, Hera e Iren per quanto riguarda i gestori locali del servizio idrico); e, soprattutto,
la causa dell'assenza totale di informazioni nelle prime 24 ore, non solo rivolte alla popolazione
ma anche ai sindaci, che sono i responsabili della protezione civile sul territorio.
Quindi, si tratta di una grandissima mancanza di responsabilità, che non può trovare risposte
esclusivamente nel fatto che 500 mila utenti si siano riversati in poche ore sui centralini e
sui call center di Enel. Anzi, voglio ricordare che l'unico punto di contatto telefonico era il
numero verde; non è mai stato possibile parlare direttamente con gli operatori di Enel per
sapere l'accaduto. Il flusso informativo nei confronti dei sindaci è migliorato solamente nel
momento in cui le prefetture, dopo diversi tentativi e difficoltà sono riuscite a chiamare i
soggetti gestori ai tavoli di crisi per gestire l'emergenza neve e alluvione sui diversi territori.
Si chiede, quindi, se non si intenda anche verificare la presenza e l'efficacia del piano per la
gestione delle emergenze da parte di Terna ed Enel quali gestori unici della distribuzione,
rispettivamente dell'energia di alta e media tensione, ed eventualmente assumere iniziative
per ridefinire le eventuali procedure di prevenzione ed intervento laddove queste si siano
rivelate inadeguate, al fine di evitare che tali disservizi possano ripresentarsi nel Paese in caso
di altre avversità atmosferiche o situazioni emergenziali.
Chiediamo, inoltre, se non si intenda accertare con la massima urgenza l'effettivo stato di
manutenzione e il grado di efficienza strutturale della rete dell'alta e media tensione per la
distribuzione dell'energia elettrica nella regione Emilia Romagna, ma anche sicuramente nel
territorio nazionale e verificare il livello di tenuta nel territorio nel quale sono ubicati i tralicci e
i cavi, includendo, per quanto concerne in particolare le zone montane, la regolare
manutenzione e cura anche delle alberature, che sembrano essere tra le principali cause
dell'interruzione delle linee elettriche.
La ringrazio per quanto già oggi ci potrà eventualmente rispondere e per l'attenzione che il
Governo avrà nei prossimi giorni nell'analizzare la richiesta di stato di emergenza per calamità
naturale inoltrata venerdì 13 febbraio dalla regione Emilia Romagna.
PRESIDENTE. Il Viceministro dello sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di
rispondere.
CLAUDIO DE VINCENTI, Viceministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, in premessa
voglio sottolineare come il Governo sia pienamente consapevole dei disagi che hanno vissuto le
popolazioni delle zone interessate dagli eventi richiamati nell'interpellanza.
La regione Emilia Romagna nei giorni 5, 6 e 7 febbraio scorso è stata interessata da un
eccezionale evento meteorologico, segnalato con allerta meteo dalla Protezione civile in data 5
febbraio. Tale evento eccezionale ha comportato l'interruzione della fornitura di energia
elettrica nelle zone appenniniche delle province di Reggio Emilia, Bologna, Modena, Parma,
nella costa adriatica (Ravenna, Forlì, Cesena), con particolari criticità riscontrate nel reggiano e
nel bolognese, a ridosso dell'Appennino tosco-emiliano.
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Il Ministero dello sviluppo economico, preso atto di tali criticità, ha immediatamente richiesto
alle società concessionarie della trasmissione e della distribuzione elettrica, presenti sul
territorio, un'informativa dettagliata di quanto successo e delle azioni messe in campo dalle
stesse concessionarie al fine di superare tale crisi.
Da quanto comunicato dalle stesse concessionarie, risulta che il fenomeno di interruzione di
fornitura di energia elettrica di tale gravità sul territorio regionale si è verificato per la
compresenza di diversi fattori. L'eccezionale evento meteorologico ha comportato, infatti, la
caduta di una particolare tipologia di neve, la cosiddetta «neve bagnata», estremamente
umida e con rapide inversioni termiche al suolo, che è stata causa del notevole
appesantimento degli alberi, anche situati oltre la fascia di rispetto degli elettrodotti, poi
caduti, anche a bassa quota, sulle linee elettriche. A ciò si sarebbe aggiunta la formazione di
ghiaccio intorno ai conduttori, con uno spessore fino a 15 centimetri contro i 12 millimetri
ritenuti regolari; in tal modo i conduttori sono stati sottoposti ad un eccezionale sovraccarico,
che ha comportato il loro congelamento.
Per quanto riguarda i disservizi riferibili al gestore del sistema elettrico nazionale Terna Spa, le
attività di ripristino delle forniture di energia elettrica sono andate a rilento a causa della
chiusura della rete viaria (A1, A13, A14, E45, strade statali e provinciali), e della impossibilità
di far decollare elicotteri – date le condizioni meteorologiche – per raggiungere le situazioni di
maggiore criticità, cui si sono aggiunte difficoltà nei sistemi di telecomunicazione.
Tuttavia, in previsione dell'ondata di maltempo, Terna aveva predisposto un piano di
emergenza, che si è dispiegato in tre aree critiche: l'area reggiano-modenese, l'Appennino
bolognese, la Romagna. La ripresa del servizio elettrico è avvenuta entro 6 ore in Romagna e
nel reggiano-modenese, mentre nell'Appennino bolognese sono occorse circa 13 ore per
tornare alla normalità, con l'eccezione dell'area del Brasimone, che ha richiesto uno sforzo
ulteriore. Sto parlando delle linee di responsabilità della società Terna.
Per quanto riguarda le iniziative che il gestore intende porre in essere per evitare che in futuro
possano ripresentarsi tali disservizi, Terna sta procedendo alla sperimentazione, su alcune
linee elettriche dell'alta tensione in zona dolomitica, sia di una nuova tecnologia atta a ridurre
lo spessore dei manicotti di ghiaccio, sia di un sistema per scuotere i cavi al fine di scrollare gli
accumuli. Tale sperimentazione potrebbe essere estesa su tutto il territorio appenninico.
La società distributrice di energia elettrica Enel distribuzione Spa, in seguito all'allerta meteo
della Protezione civile, riferisce di aver proceduto ad attivare il proprio piano di emergenza,
rinforzando il personale reperibile e pre-allertando le imprese appaltatrici. Il disservizio ha
avuto inizio alle prime ore del mattino del 6 febbraio ed è andato peggiorando durante la
giornata, con un picco massimo – ricordato anche nell'interpellanza – di oltre 200 mila clienti
disalimentati, su circa 2,5 milioni. Sono stati registrati 16 guasti in cabine dell'alta tensione e
guasti a 415 linee di media tensione.
La società si è mobilitata con le risorse operative interne e dirottando in Emilia anche task
force provenienti da altre aree territoriali per oltre 850 persone, a cui si sono aggiunte 300
persone delle imprese appaltatrici. Sono stati gestiti in sicurezza oltre 600 cantieri per la
riparazione dei guasti in uno scenario operativo reso particolarmente complicato, come
ricordavo prima, dalla difficoltà di circolazione su strade ed autostrade, perdurato per diversi
giorni non solo nelle aree interne e montane.
Dalla giornata di venerdì fino alla piena normalizzazione del martedì successivo sono stati
compiuti 1.396 interventi per il ripristino della fornitura di energia, pari al 20 per cento degli
interventi medi annui. Sono stati inoltre installati oltre 70 gruppi elettrogeni per la ripresa del
servizio nelle situazioni più critiche. Rispetto al numero dei clienti disalimentati, già nelle prime
sei ore del venerdì oltre 100 mila erano stati rialimentati.
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Alla fine della giornata di sabato 7 febbraio il numero dei clienti disalimentati è sceso a circa 20
mila, principalmente localizzati nel reggiano e nell'alto bolognese. Domenica 8 febbraio erano
ancora privi del servizio circa 7.500 clienti, mentre la completa normalizzazione si è compiuta
martedì 10 febbraio.
Per quanto riguarda le comunicazioni con i clienti e con le amministrazioni locali interessate
dall'evento eccezionale, Enel ha segnalato che il servizio guasti ha ricevuto circa 700 mila
telefonate. Per i rapporti con i sindaci, si è confermato che i numeri sensibili dell'Enel sono stati
a disposizione dei centri operativi della Protezione civile e delle prefetture. In tale situazione di
emergenza la società ha avuto più di mille contatti con comuni, registrando anche oltre 1.200
chiamate in due giorni ai numeri sensibili messi a disposizione delle unità di crisi, oltre a un
consistente flusso di e-mail.
Per quanto riguarda le iniziative che Enel intende porre in essere per evitare che in futuro
possano ripresentarsi tali disservizi, la stessa segnala che anche Enel, come il gestore Terna,
sta studiando nuove soluzioni tecnologiche contro la formazione di ghiaccio sui cavi e le
modalità per migliorare il piano di emergenza.
In riferimento alla rete di competenza della società distributrice di energia elettrica Hera Spa,
che gestisce l'erogazione in parte delle province di Bologna e Modena per 200 mila clienti, il
numero dei clienti disalimentati, alle ore 21 di venerdì 6 febbraio, risultava di 6.800 nell'area
modenese, ma già alle 5 di sabato mattina il numero era più che dimezzato, con meno di 2
mila clienti ancora sprovvisti di energia elettrica. Domenica mattina è stata compiuta l'ultima
riparazione.
Per la società distributrice di energia elettrica Iren energia Spa, su 135 mila utenze elettriche,
23.500 sono state interessate da disservizi. Il piano di emergenza e il rafforzamento delle
strutture operative ha fatto sì che, alle 7 del mattino del venerdì, al 90 per cento dei clienti
fosse garantita l'erogazione del servizio. Entro il venerdì sera 450 utenze sono state riallacciate
e solo 30 utenze sono rimaste non servite fino al mattino della domenica.
Il Ministero dello sviluppo economico ritiene che le società concessionarie debbano impegnarsi
nel rafforzamento della prevenzione nonché nell'implementazione di tutte le misure per
migliorare i piani di gestione delle emergenze, anche attraverso attività di coordinamento tra le
strutture territoriali di intervento, i comuni, le prefetture e la Protezione civile e di
comunicazione verso gli utenti, prevedendo adeguati piani di investimento. A questo riguardo,
il Mise ha avviato un confronto con le società concessionarie per la predisposizione dei piani
necessari.
Voglio evidenziare anche che le società interessate saranno tenute a effettuare i rimborsi
automatici per l'interruzione prolungata del servizio, in linea con quanto previsto dalle delibere
dell'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico.
Infine, sul primo quesito rappresentato con l'atto in questione, il Ministero delle infrastrutture
ha comunicato che il codice della strada prevede che per le strade in concessione – come l'A1,
naturalmente – i poteri ed i compiti dell'ente proprietario della strada previsti dal presente
codice sono esercitati dal concessionario, salvo che sia diversamente stabilito. Tra tali poteri e
compiti vi è: manutenzione, gestione e pulizia delle strade, delle loro pertinenze e arredo,
nonché delle attrezzature, impianti e servizi; controllo tecnico dell'efficienza delle strade e
relative pertinenze. Il concedente provvede a vigilare sull'esatto adempimento del
concessionario agli obblighi convenzionali e di legge, effettuando controlli con potere di
ispezione, di accesso, di acquisizione della documentazione e delle notizie utili a tale scopo.
Inoltre, emana direttive concernenti l'erogazione dei servizi da parte del concessionario. Può,
infine, irrogare sanzioni in caso di inadempimenti.
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In ordine alla gestione della viabilità invernale, il concedente emana annualmente, nel caso
specifico in data 26 settembre 2014, una circolare a tutte le società concessionarie contenente
le indicazioni minime da tenere in considerazione al fine di una corretta gestione
dell'infrastruttura durante tutto il periodo invernale e ai connessi eventi meteorologici avversi.
Tale circolare prevede, in particolare, la predisposizione da parte delle concessionarie
autostradali di appositi piani di gestione delle emergenze invernali che prevedano, tra le altre
cose: adeguatezza ed efficienza delle strutture operative e delle attrezzature (ivi compresi
strumenti di localizzazione in tempo reale dei mezzi concretamente impiegati, con sistemi GPS
o sistemi alternativi) da impiegare per la gestione del traffico invernale ed, in particolare, negli
scenari maggiormente critici; tempestività, completezza ed adeguata gestione delle
informazioni all'utenza e tempestivo soccorso a mezzi e/o utenti in difficoltà.
La circolare richiama, altresì, l'esatto adempimento al contenuto del cosiddetto «Piano neve»
emanato, anch'esso annualmente, da Viabilità Italia, organismo di coordinamento in capo al
Ministero dell'interno – Polizia Stradale.
In ottemperanza a tali disposizioni ed in base alla propria autonomia gestionale, il
concessionario Autostrade per l'Italia Spa ha redatto il proprio «Piano per le operazioni
invernali» trasmettendone copia alla struttura di vigilanza del Ministero delle infrastrutture e
dei trasporti.
Lo stato di criticità è attivato dal gestore (nel caso specifico da Autostrade per l'Italia)
mediante il proprio personale e con l'ausilio dei propri mezzi tecnologici oltre alle informazioni
acquisite da organi istituzionali preposti.
La decretazione del codice è adottata dallo stesso gestore e ne comporta l'immediata
comunicazione ai comitati operativi viabilità presenti presso le prefetture interessate, al fine di
un coordinamento territoriale, l'adozione di misure proprie da parte del gestore e l'attivazione
di alcune azioni specifiche, come il fermo dei mezzi pesanti in punti prestabiliti, per evitare che
questi giungano nelle zone interessate da neve e ghiaccio.
A seguito di quanto accaduto nelle giornate del 5 e 6 febbraio scorso lungo l'autostrada A1 da
Milano a Firenze e lungo la A14 da Bologna a Cesena, laddove le intense nevicate hanno
comportato l'adozione da parte di Autostrade per l'Italia di misure di regolazione di traffico con
fermo in carreggiata di mezzi pesanti in fase di codice cosiddetto «giallo e rosso» con l'ausilio
della Polizia stradale, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha avviato un procedimento
ispettivo secondo quanto previsto dall'atto convenzionale ed ha convocato la concessionaria il
giorno 6 febbraio, al fine di acquisire ogni elemento utile alla valutazione degli accadimenti. Ad
esito dell'incontro ed a seguito dell'esame della documentazione prodotta dalla società in data
11 febbraio, il Ministero ha sentito nuovamente la stessa il giorno 16 febbraio.
Al momento sta continuando nell'esame della documentazione focalizzando principalmente
l'attenzione sulle operazioni di trattamento del piano viabile preventive rispetto all'evento
nevoso e alla conseguente decretazione dei codici.
Si prevedono tempi ristretti per la conclusione della procedura.
PRESIDENTE. Il deputato Arlotti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla
interpellanza Fabbri n. 2-00838, di cui è cofirmatario, per dieci minuti.
TIZIANO ARLOTTI. Grazie Presidente, grazie anche al Viceministro De Vincenti che ha risposto
in modo puntuale. Credo che l'evento che si è verificato sia di carattere straordinario, ma è un
evento che ha toccato ben il 10 per cento delle utenze di tutta la regione Emilia Romagna ed
ha messo veramente in seria difficoltà le popolazioni, le attività produttive e tutto il sistema e il
reticolo collegato alla mobilità.
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Questo è il primo elemento che voglio evidenziare: il 5 febbraio parte il pre-allertamento e noi
ci troviamo a chiudere questo percorso il 10: sei giorni sono tanti. E ci troviamo a chiudere
questo percorso sapendo che ci sono molti nodi che vanno sciolti. Anzi, da parte nostra, ci sarà
anche il sollecito a svolgere delle audizioni con gli affidatari di questi servizi nelle competenti
Commissioni, proprio per trarre quantomeno da questa esperienza elementi utili anche per
migliorare i contratti di servizio e per essere più tempestivi.
Infatti, ci troviamo con situazioni in cui la cosa più semplice, che in molti casi viene in mente, è
quella di chiudere l'autostrada, è quella di non avere dei parcheggi d'attestazione adeguati, in
particolar modo. Quindi, in situazioni come queste bisogna che ci sia un'attenzione particolare.
Ci troviamo Terna, che è il soggetto che porta la media-alta tensione, che addirittura dice:
«Adesso stiamo studiando dei sistemi per evitare che laddove si creano anche delle formazioni
di gelo superiori ai 12 centimetri riusciamo a mitigare questo fenomeno». Mi sembra di
affrontare la discussione come quando si affrontava per la prima volta l'argomento sugli
scambi dei binari dei treni e sappiamo che in molti casi ci troviamo in condizioni estreme. Così
come non possono dire che il varco che viene lasciato è adeguato, nel momento in cui gli alberi
cadono e rompono i fili. Vuol dire che quella fascia di rispetto non è adeguata e va rivista in
relazione a quelle che sono le necessità di salvaguardia del servizio stesso.
Ci troviamo anche ENEL che dice: «Rimborseremo i danni rispetto a quello che è l'attuale
contratto», ma ci troviamo di fronte anche ad un sistema di informazione di centralini che non
hanno adeguatamente dato risposta, che non hanno potuto consentire la comunicazione anche
alle stesse amministrazioni comunali. Si parlava di invio di posta, ma non andava neppure la
banda larga e in molte situazioni non c'erano neppure le condizioni per scambiarsi le e-mail.
Quindi, si tratta di una situazione in cui, credo, ci sia la necessità di fare ulteriori
approfondimenti, proprio per capire fino in fondo quali siano state le responsabilità. Quindi,
occorre andare incontro a chi ha subito dei danni e, dall'altra parte, capire anche quali possano
essere i margini di miglioramento, visto e considerato che, purtroppo, questa non sarà né la
prima né l'ultima emergenza che si presenterà, perché sono arrivate 700 mila chiamate.
Ricordo che siamo anche in zone collinari, in zone dove abitano anche molte persone anziane
che, quindi, hanno subito un disagio straordinario, oltre a quello che hanno subito tutte quelle
popolazioni.
Io voglio cogliere anche questa interpellanza urgente per svolgere un ulteriore ragionamento.
Noi abbiamo inserito, in ordine alle fasi emergenziali di questo Paese, due provvedimenti di
legge importanti: il primo è il decreto-legge n. 93 del 2013 e, poi, la successiva legge n. 119
del 2013, con la quale abbiamo riconosciuto per la prima volta in caso di calamità, in caso di
danni, il riconoscimento di interventi per quanto riguarda sia i danni pubblici sia quelli dei
privati. Ad oggi, da quella data noi abbiamo avuto in tutta Italia 30 eventi calamitosi. Abbiamo
istituito un Fondo per le emergenze, con una dotazione di 200 milioni di euro, e ad oggi ci sono
richieste per oltre 360 milioni di euro e, fra le altre cose, la prima emergenza, quella che è in
testa, riguarda proprio l'Emilia-Romagna.
Ora, io credo che la regione sia intervenuta subito, stanziando 5 milioni di euro. Ha richiesto lo
stato di emergenza per l'evento calamitoso. Lo ha richiesto, quindi, e si sta attivando con una
serie di interventi direttamente, perché non va dimenticato che noi dobbiamo innanzitutto
partire dal presupposto che questa è stata una tempesta quasi perfetta, perché è partita dal
mare, è partita dalla neve, è partita da un insieme di eventi che hanno fatto sì che ci fossero,
nella fascia di pianura e nella fascia di costa, addirittura onde di 4 o di 4,5 metri e ci fosse,
nello stesso tempo, anche l'interruzione dell'energia elettrica, che ha messo in crisi il sistema
idraulico perché gli impianti di sollevamento in molti casi non funzionavano.
Quindi credo che, anche da questo punto di vista, in termini di rispetto anche dei contratti,
come dicevo prima, ci sarà da approfondire molto per venirne a capo e per trovare delle
soluzioni per il futuro. L'altra cosa: la regione ha fatto anche la richiesta, sempre il 13 febbraio,
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al MEF per sospendere o differire, ai sensi dell'articolo 9, comma 2, della legge n. 212 del
2000, i termini per gli obblighi tributari dei contribuenti interessati dagli eventi calamitosi. Va
detto che, in questo caso, noi ad oggi abbiamo tutta la fascia della spiaggia che è stata
completamente devastata. Abbiamo gli operatori che, nell'arco di qualche mese, devono aprire
le attività. Ci sono stati bagni che sono stati completamente distrutti, altri danneggiati
gravemente, e c’è la necessità di avere risposte nel momento in cui dovrà essere attivata
anche la soprintendenza per i pareri per il ripristino e per portare quelle attività ad essere
produttive, ad essere attive, nel giro di due-tre mesi al massimo. Siamo a febbraio, quindi,
quando saremo dopo Pasqua, già partiranno le necessità che ci sono per queste attività.
Credo, dall'altra parte, però, che vada fatto un ragionamento: un elemento è quello
dell'emergenza, un elemento è quello della seconda fase. Ora, io credo che, per quanto
riguarda, ad esempio, le nostre coste, noi sappiamo che ogni anno 75 mila metri quadrati
scompaiono; c’è un'erosione che è data dalle situazioni meteo-climatiche, dai cambiamenti che
ci sono stati anche nelle correnti marine, che hanno portato a questo. Nell'Emilia Romagna
addirittura un quarto su un totale di tutto quanto c’è a livello nazionale. Quindi, abbiamo la
necessità di avere risposte, mettendo in atto degli interventi che sono strutturali. Devono
diventare ordinari i sistemi di rifacimento e i sistemi di mitigazione, che non possono essere
quelli che tradizionalmente abbiamo conosciuto. Dall'altra parte, noi abbiamo bisogno anche di
intervenire molto sul versante della manutenzione, a partire da quella ordinaria. In molti casi,
il sistema di scolo dei fossi, dei fiumi, dei rii, non ha dato risposte rispetto a quella che era la
mitigazione, perché in molti casi c’è poca manutenzione, c’è incuria anche da parte dei cittadini
stessi, ma soprattutto non viene valorizzato fino in fondo il ruolo e la funzione che hanno le
attività agricole e gli agricoltori proprio per tutto il tema della salvaguardia idrogeologica del
nostro territorio.
Io credo che questi siano gli elementi ulteriori su cui lavorare. Quindi, facciamo tesoro,
purtroppo, di questa esperienza sia per migliorare anche i nostri sistemi di responsabilizzazione
da parte di tutti i soggetti, soprattutto di coloro che hanno le concessioni, sia, dall'altro, per
attivare immediatamente le risorse e gli interventi di emergenza, ma soprattutto per mettere
mano anche al secondo livello, come dicevo, che è quello di rendere costanti le risorse, perché
ci sia, quanto meno, un adeguato intervento, che possa prevenire o, comunque sia, mitigare
gli effetti anche di elementi e di situazioni estreme come quelle che abbiamo conosciuto.
La seduta termina alle 17,10.
Camera dei Deputati – 2-00838 - Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del
regolamento) presentata dall’On. Fabbri (PD) il 13 febbraio 2015.
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro delle
infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare,
per sapere – premesso che:
il 5 e 6 febbraio 2015 l'intero territorio della regione Emilia-Romagna è stato funestato da
eccezionali condizioni di maltempo che hanno provocato ingenti danni e numerosi disagi alle
persone e alla circolazione di auto, treni ed aerei;
stante la situazione di emergenza, la giunta regionale dell'Emilia-Romagna, nella giornata di
lunedì 9 febbraio ha stanziato 5 milioni di euro per finanziare gli interventi urgenti necessari a
far fronte alle emergenze prioritarie e ha comunicato che chiederà al Governo il riconoscimento
dello stato di emergenza per le calamità naturali allo scopo di ricevere aiuti per far fronte ai
rilevanti danni registrati in tutto il territorio regionale dall'appennino alla costa;
lungo le aree costiere abitazioni civili, attività commerciali e strade sono state allagate
dall'acqua del mare a seguito di violente mareggiate con onde alte fino a 4 metri e interi
comprensori sono rimasti senza corrente elettrica, ospedali compresi. Sono state erose al
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contempo le barriere di protezione che avrebbero dovuto salvaguardare le attività balneari
dalle mareggiate stesse;
le violente mareggiate hanno determinato allagamenti di alcuni centri abitati balneari, tra cui
Lido degli Estensi, Porto Garibaldi, Lido di Spina, Lido di Savio, Lido Adriano, Milano Marittima,
Cesenatico, Gatteo Mare;
nei comuni dell'entroterra della Romagna, le criticità sono diffuse. Alla neve si sono aggiunti
cento millimetri di pioggia in due giorni, e raffiche di vento tra gli 80 e i 100 chilometri orari;
le piene dei corsi d'acqua principali e della rete di bonifica nelle province di Forlì-Cesena,
Ravenna, Rimini hanno provocato allagamenti diffusi interessando edifici ad uso civile e
produttivo: allagamenti dovuti sia a rotture arginali, sia a tracimazioni a causa della difficoltà di
deflusso delle acque d'acqua dolce in mare;
tra le località maggiormente colpite si segnalano in via esemplificativa: San Giovanni in
Marignano, Sant'Arcangelo (in provincia di Rimini), Villafranca, Villa Selva, Santa Maria Nuova,
Ronco (in provincia di Forlì-Cesena) e Lugo, Bagnacavallo, Massa Lombarda, Rossetta,
Mandriole, Sant'Alberto (in provincia di Ravenna), Cesena;
nel cesenate, nel forlivese e nel bolognese si sono verificati numerosi dissesti idrogeologici,
interessando in particolare i Comuni di Roncofreddo, Bertinoro, Castrocaro, Mercato Saraceno,
Civitella di Romagna e Sasso Marconi; a Piacenza a Rimini il ciclone denominato «big snow»,
pur annunciato da giorni dai bollettini meteorologici, ha causato blackout, con decine migliaia
di persone al freddo costrette a lasciare le proprie case, interruzioni della circolazione,
mareggiate, alluvioni e crolli;
una grave interruzione della fornitura elettrica si è verificata, in tutte le province della regione
(sia in appennino che in pianura) che a seguito dei danni segnalati a circa 300 linee dell'alta e
media tensione ha coinvolto, secondo i dati di Enel, circa 200.000 utenze di media tensione
(pari a 2,5 clienti ad utenza), circa 500.000 cittadini;
è pesante il bilancio anche nel Modenese, dove la neve ha causato gravi danni, mandato in tilt i
servizi e lasciato al buio e al freddo migliaia di famiglie in diversi comuni, mentre anche nel
reggiano il blackout elettrico ha interessato 43 dei 45 comuni della provincia. In regione tra
Bologna, Modena e Reggio Emilia sono almeno trenta i centri di accoglienza allestiti per
accogliere le persone sole e le famiglie rimaste senza servizi essenziali;
l'interruzione del servizio energetico, verificatasi già a partire dalle ore 3.00 del mattino di
venerdì 6 febbraio, ha determinato lo spegnimento delle centrali di riscaldamento e degli
impianti di sollevamento delle acque della rete di bonifica con conseguente interruzione anche
dell'erogazione dell'acqua. 70.000 sono state le utenze interessate dal distacco dell'energia
elettrica nella sola Provincia di Reggio Emilia, 12.000 nella città e provincia di Parma con
particolare riguardo ai Comuni di Fidenza, Fornovo e Traversetolo;
sette cabine di alta tensione di competenza TERNA risulterebbero essere state danneggiate
dalla neve e alla base dell'importante e prolungato blackout;
sull'Appennino bolognese, reggiano e modenese, i danni alla rete elettrica si è rivelata
particolarmente difficile, considerato che a distanza di quattro giorni erano ancora 20.000 le
famiglie senza energia elettrica, riscaldamento, acqua, collegamenti telefonici e internet, di cui
7500 nel solo bolognese e 500 nel comune di Valsamoggia;
il maltempo ha determinato anche il blackout delle linee telefoniche fisse e mobili, solo in parte
attribuibile alla mancanza di energia elettrica. La situazione di crisi ha iniziato a rientrare
lentamente ben oltre le 12 ore previste dalla carta dei servizi di Enel;
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in regione, nella mattinata del 10 febbraio, a distanza di cinque giorni dall'evento, erano
ancora 2000 le utenze senza servizi;
i sindaci colpiti dal blackout elettrico hanno denunciato con forza l'impossibilità di entrare in
contatto con ENEL nelle prime 24 ore dell'emergenza, al fine di segnalare i guasti registrati sul
territorio, condividere gli interventi prioritari, avere informazioni circa la consistenza del danno
e degli eventuali tempi di ripristino per meglio gestire il rapporto con i cittadini interessati dal
disservizio e predisporre interventi di sostegno;
i call center di Enel non hanno funzionato né verso le amministrazioni e i sindaci che hanno
dovuto fronteggiare senza informazioni le numerose richieste e chiamate di famiglie, imprese
ed attività commerciali, né direttamente verso i cittadini/utenti/consumatori che sono rimasti
in attesa del ripristino del collegamento elettrico per diversi giorni pensando si trattasse di
poche ore e senza potersi organizzare per ridurre i disagi e i danni per la propria famiglia o
attività economica;
il flusso informativo è in parte migliorato nel momento in cui le rispettive prefetture a capo dei
CCS (centri coordinamento soccorsi), nel frattempo attivati, sono riusciti a convocare ai tavoli
tecnici prefettizi i gestori e le aziende di servizio pubblico (Enel, HERA, Telecom, Ires, e altre);
scarsa efficienza ed informazione all'utenza è stata segnalata da parte di amministrazioni e
cittadini anche in riferimento all'azienda Hera per quanto riguarda la fornitura di acqua e gas;
si segnala inoltre il forte disagio degli allevatori dell'appennino bolognese, modenese e
reggiano che senza energia elettrica ed acqua si sono trovati impossibilitati ad abbeverare,
accudire e mungere adeguatamente gli animali;
l'intero territorio regionale ha subito danni enormi per quanto riguarda scuole, case,alberghi e
stabilimenti balneari, imprese, pubblici esercizi, per non parlare del comparto agricolo messo, a
durissima prova;
la società Autostrade ha chiuso alcuni tratti autostradali in previsione dell'emergenza neve
bloccando di fatto la circolazione e creando enormi disagi al traffico riversatosi al di fuori del
percorso autostradale;
il cosiddetto «Protocollo neve» che prevede l'interdizione dell'accesso all'autostrada con un
preavviso di 30/60 minuti e una semplice comunicazione ai sindaci a giudizio degli interpellanti
tutela solo autostrade e scarica sulla viabilità locale la gestione dei mezzi pesanti in una
situazione già critica per la pulizia delle strade anche per i comuni e senza un supporto
aggiuntivo di controllo della polizia stradale;
nello specifico la società Autostrade ha iniziato ad annunciare il blocco del traffico
pesante per disincentivare e precluderne l'accesso al tratto appenninico toscoemiliano già agli accessi di Modena a partire dall'alba di giovedì 5 febbraio, mettendo
in grande difficoltà i comuni a ridosso del tratto appenninico, in particolare
Casalecchio di Reno e Sasso Marconi;
il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Maurizio Lupi, proprio su questo
aspetto ha chiesto una relazione dettagliata alla struttura di vigilanza sulle
concessionarie autostradali;
la regione Emilia-Romagna ha avviato la ricognizione dei disservizi e dei danni verificatisi sul
territorio al fine di istruire l'annunciata richiesta di riconoscimento dello Stato di emergenza per
calamità naturale –:
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se non si ritenga opportuno verificare la correttezza della chiusura anticipata dei tratti
autostradali interessati dal maltempo da parte di società Autostrade e rivedere i termini del
cosiddetto «protocollo neve» che consente a società Autostrade in via unilaterale di bloccare
l'accesso ai mezzi pesanti, in caso di potenziale emergenza, nel tratto appenninico dell'A1,
Bologna-Firenze;
se non si ritenga di, accertare, con la massima urgenza, le cause dell'interruzione prolungata
dell'erogazione dell'energia elettrica e del servizio idrico da parte di Terna, Enel, Hera e Iren
nonché dell'assenza di informazioni nelle prime 24 ore e successivamente le ragioni di quella
che è apparsa la loro inadeguatezza sia verso i sindaci (responsabili della protezione civile sul
territorio) che verso gli utenti/consumatori come richiederebbe da un lato un corretto rapporto
con le istituzioni competenti sul territorio della protezione civile, dall'altro una normale policy
aziendale in considerazione degli enormi disagi che si stavano arrecando a famiglie e imprese;
se non si intenda di conseguenza verificare l'esistenza, il rispetto e l'efficacia di un piano per la
gestione delle emergenze da parte di Terna ed Enel quali gestori unici della distribuzione
rispettivamente dell'energia di alta e media tensione e assumere iniziative per ridefinire le
eventuali procedure di prevenzione ed intervento laddove si sono rivelate inadeguate, al fine di
evitare che tali disservizi possano ripresentarsi nel Paese in caso di altre avversità
atmosferiche o situazioni emergenziali;
se non si intenda altresì accertare con la massima urgenza l'effettivo stato di manutenzione e il
grado di efficienza strutturale della rete dell'alta e media tensione per la distribuzione
dell'energia elettrica nella regione nonché il livello di tenuta del territorio nel quale sono ubicati
i tralicci e i cavi, includendo, per quanto concerne, in particolare le zone montane, la regolare
manutenzione e cura anche delle alberature, ritenute tra le cause principali del blackout
stesso. (2-00838) «Fabbri, De Maria, Bolognesi, Lenzi, Montroni, Baruffi, Pagani, Incerti,
Lattuca, Maestri, Carlo Galli, Paola Boldrini, Arlotti, Anzaldi, Bergonzi, Bratti, Marco Di Maio,
Gandolfi, Ghizzoni, Iori, Marchi, Richetti, Romanini, Zampa, Benamati, Patriarca, Giuditta Pini,
D'Ottavio, Ermini, Fiano, Carbone, Bersani, Epifani, Grassi, Mariani, Zoggia, Cinzia Maria
Fontana, Damiano».
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