Alberto Fragomeni, Dettagli Inutili calduccio c’e una cosa che accomuna tutti i luoghi di cura della psichiatria: la temperatura particolarmente alta. non so se si tratti di una componente della terapia, se sia cioe una disposizione medica, o piuttosto una richiesta dei ricoverati. ad ogni modo, il calore spesso e insopportabile, ti si abbassa la pressione sanguigna e l’unica cosa che desideri e metterti a letto a guardare il soffitto a bocca aperta. ma quando poi ti abitui a queste temperature, finisci per non poterne piu fare a meno. una piccola folata di aria fresca, anche quando e primavera e fuori ci sono 20 gradi, ed ecco che esclami che freddo!, e corri ad ac- cendere i caloriferi. e come se il malato psichiatrico avesse freddo nell’anima, come se la solitudine della sua esistenza gli avesse congelato il cuore, e il calorifero fosse l’unico possibile surrogato del tepore di un corpo amico. spdc l’spdc e il reparto di psichiatria dell’ospedale. come paziente ci sono stato solo un pomeriggio, come visitatore un sacco di altre volte. il tipo di clima che si respira dipende molto da chi e ricoverato in quel momento, e da quanto stia male. puo esserci una certa calma, con un tenue brusio intercalato da un leggero rumore di passi, oppure il completo delirio, con gente che urla e che sbatte la testa contro il muro. in realta, ho notato che spesso l’spdc ha gia di per se un effetto calmante sui pazienti, e per spiegare cio sono arrivato a chiedermi se magari non siano le pareti stesse a rilasciare psicofarmaci, a loro volta trasudati dalla pelle degli ospiti precedentemente ricoverati. la questione principale e che si e chiusi dentro, a chiave. alcuni pazienti nemmeno se ne accorgono, per altri e pura prigionia. particolare e per niente scontato e anche il fatto che nel momento di maggiore acuzie, quando in teoria hai maggiormente bisogno di tranquillita e rassicurazione, ti ritrovi invece catapultato in un ambiente del tutto estraneo, a stretto contatto con gente che non hai mai visto, che magari sta peggio di te, e che puo pure essere violenta. gente che urla come non hai mai sentito urlare, gente che si piscia addosso, o che deve essere legata al letto. ma a volte ci trovi anche qualcuno di simpatico, chi dice di avere tre lauree, chi chiede in dialetto calabrese dove sia il ginger, e chi non apre bocca ma vuole spolverarti la faccia con una salvietta di carta. il nuovo ospedale di bergamo e stato costruito solo da qualche anno, e personalmente trovo l’attuale re- parto psichiatrico, se non proprio un bel posto, almeno un luogo di cura piu dignitoso del precedente; come in quello vecchio, pero, i pavimenti e i divani della stanza fumatori sono gia pieni di bruciature, e i muri di scritte e disegni (alcuni, devo dire, anche interessanti). in spdc tutto ruota attorno a tre oggetti: l’accendino, che deve essere chiesto agli infermieri (ma che qualche paziente detiene di nascosto), la macchinetta del caffe (che e subito fuori al reparto), e le chiavi della porta d’uscita. specialmente nei primi anni di malattia, la cosa piu difficile per me, quando mi recavo li a trovare qualcuno, era distinguermi dai ricoverati. una volta mi accodai ad un gruppo di parenti in visita che stavano uscendo, quando l’infermiere con le chiavi mi si paro davanti e mi domando: e tu dove credi di andare? il bello e che in quel momento, nel panico, le uniche cose che mi venivano da dire erano sono un paziente del dottor F, chiedete a lui, vivo in una comunita, e robe cosi, che di certo non avrebbero facilitato la mia identificazione come semplice visitatore. per fortuna arrivo mio fratello, che evidentemente sembrava molto piu nor- male di me, e l’equivoco fu chiarito.