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La Penna dell’Eroe
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www.dndworld.it
Elegia della Terra di Mezzo
By Nok ta
Questo materiale è stato creato per il Torneo Fantasy Online “La Penna dell’Eroe” ed è vietata la sua modifica o la
sua pubblicazione su siti diversi da quelli organizzatori del contest senza la previa approvazione degli autori.
Per info: [email protected]
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Elegia della Terra di Mezzo
(di NoKtA)
Anno 473 Prima Era, alle porte di Angband, la notte antecedente la rovina
Lasciami uscire, fuori, al freddo.
Fuori da questo corpo che ha smesso di appartenermi. Da questa realtà che ha finito per
possedermi. E se potessi avere anche un solo, singolo, istante di pace, niente sarebbe più lo stesso.
Fuori, nel freddo.
Nella neve che turbina come un pensiero sfuggente, come un enigma irrisolto. Come uomini che
nascono, combattono e muoiono. Senza senso. Colmi di speranze per un sogno che non
condividono.
Tocco questa pietra su cui siedo, questo acciaio che mi veste e mi sento schiavo di questo tempo. Il
mio fiato è un grido silenzioso di rifiuto. Un grido notturno.
Figli di amori immortali, di guerre, di stupri, di baci rubati alla luce della luna. Stirpe di guerra,
stirpe di magia. Brulicando e lordando questo mondo con la nostra presenza attorno ad un fuoco,
violando la riservatezza della notte, lo splendore del giorno.
Stupidi animali. Stupidi esseri nelle nostre corazze lucenti. Viscidi serpenti. Affoga e squarta,
sventra e affumica i tuoi nemici e i tuoi pensieri nelle braccia dell'inverno. Tra questi monti, questi
boschi e questo mantello bianco che li ricopre per preservarli dalla nostra lucida follia.
Lasciami qui. Lasciami in pace. Nel freddo.
Lasciami godere la lunga lama della notte. Lasciami godere le gelide stelle e il loro austero richiamo.
Lasciami fluttuare lontano tra le volute del mio respiro dove niente potrà mai più raggiungermi.
Come una pietra che giace inerte e non deve preoccuparsi, non deve domandarsi perché. Niente
orchi, ne demoni, nessuna ultima battaglia e nessuna fine del mondo. Nessuna vita da vivere e da
perdere, nessuna angheria da subire e nessuna da perpetrare.
Lasciami essere niente, per un momento. Concedimelo, prima della fine. Concedimi di essere oltre
la realtà, oltre il possibile.
Vorrei portarti con me, oltre l'alba, nei mari lontani dove i mortali non possono entrare. Dove le
lunghe vite degli elfi si spengono con Arda. Non vedi l'ingiustizia di tutto questo?
Quando il fascino estremo dell'annientamento diventa qualcosa più di un richiamo. Diventa
rassegnazione. Non sopravviveremo. E' la fine di ogni cosa.
Vieni amico mio. Affoga con me. La speranza è polvere.
Domani, in un modo o nell'altro, sarà l'ultima grande battaglia di questo tempo. Senti già il fragore
delle lame e i gorgoglii del sangue e delle lacrime. Senti l'odore della morte su ogni cosa. Di tanti elfi
e tanti uomini.
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E non puoi cambiare le cose. Né io posso.
Fuori, nel freddo.
Possiamo solo combattere e morire e piangere. Perché anche la vittoria sarà una sconfitta. Siamo
legati a questa terra e la primavera di Arda è finita. Ci spegniamo lentamente. Siamo stelle morenti.
Anche per noi, amico mio, anche per gli elfi è tempo di svanire.
***
Passo.
Dopo passo.
Passo.
Dopo passo.
Avanza, cammina, distruggi. Passo dopo passo. Conversione totale. Inno all'annichilimento.
Questa marcia verso il caos. Disordine. Disordine.
Liscio con la mia lingua nera la lama di questo destino inevitabile. Questa gemma di distruzione.
Come un veleno paralizzo le arterie di questo mondo, lo svilisco e lo violento. Sono una lenta brutale
sinfonia di morte. Brutale. Malato. Frustrato.
La mia mano nera intossica la terra. Beato silenzio, sacrale e meraviglioso clangore. Sangue e fiumi
di morte.
Disordine. Disordine.
Appagando questo mio desiderio di dominio io maledico ogni cosa. Dalle segrete del mio castello,
dalla sommità della mia torre. Le mie orde. Le mie orde. Vegliate e disperate il mio potere eterno.
Siete qui per sciogliervi, come un'onda sul mio scoglio nero, sul mio scranno di ferro. Di ferro.
Qui, per me, dio nero, dio morto. Signore e padrone.
Tradisci, annienta, cancella. Da qualche parte nel fuoco sacro. Disordine.
Immensa città in rovina e ruggine in foreste di ferro. Di ferro. Per questo dio eterno, infinito,
imputridito. Non c'è speranza, non c'è vittoria. Melkor. Aberrazione. Maledici il mio nome. Io
domino e tu spegniti, svanisci.
Disordine. Disordine.
Signore e padrone.
***
Quando la notte prende il sopravvento, quando la tenebra ingoia ogni cosa.
Navighiamo lontano, verso casa. Stella notturna. Sconfitti. Traditi. Schiavi di noi stessi e di un
destino ingrato. Noi siamo gli elfi, la gloriosa razza eterna che muore col mondo. Il mondo è morto.
E noi con lui.
Benvenuti alla fine.
E ora, silenzio.
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