Economia Applicata
Lezione 12
Esternalità
Prof. Giorgia Giovannetti
[email protected]
Giorgia Giovannetti
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Intro
Intro, elasticitá
Il concetto di mercato, esempi
richiami micro, curve dei costi
Domanda, equilibrio di mercato, statica comparata, curve dei costi
Curve dei costi, forme mercato: concorrenza, monopolio
ESERCIZI concorrenza, monopolio, curve dei costi, ricavi
forme di mercato: concorrenza imperfetta e economia del benessere
esercizi su forme di mercato
forme di mercato concorrenza imperfetta e oligopolio
Oligopolio, curva di domanda ad angolo, benessere
Benessere Introduzione teoria dei giochi,
Primo compito
Vacanza pasqua
Vacanza pasqua
Soluzioni compito
vacanza
giochi Bertrand, Cournot, Stackelberg
giochi ripetuti, nozioni
Investimenti
Investimenti pubblici e privati
investimenti e incertezza
investimenti analisi costi benefici
esercizi su investimenti
Q&A
Lezione su crisi
esempi acqua e terra
secondo compito
Outline di oggi
• Riassunto lezione precedente
• Economia del benessere, esternalità e beni
pubblici
• Introduzione Teoria dei giochi
Oligopolio: riassunto
Forma di mercato in cui le imprese presenti sono poche (due) e
grandi. Il prodotto può essere sia omogeneo che differenziato. Le
barriere all’entrata possono esserci o non esserci.
Cosa vuol dire “poche” e “grandi”? Che la scelta della singola
impresa è rilevante per il risultato complessivo del mercato.
Di conseguenza, quando un’impresa definisce la propria scelta
deve mettere nel conto le possibili scelte delle altre (perché quel
che fanno le altre influenza il proprio profitto).
ESEMPIO:
due sole imprese (duopolio) e prodotto omogeneo.
La relazione tra prezzo e quantità prodotta (curva di domanda) è
p = a - q = a - (q1 + q2)
Il profitto della prima impresa è p1 = pq1 - C(q1) ossia
p1 = [a - (q1 + q2)]q1 - C(q1)
e dipende sia dalla propria scelta (q1) che dalla scelta dell’altra
(q2).
Riassunto: Interazione strategica
L’impresa oligopolistica sa che i risultati della sua scelta
dipendono dalle scelte delle altre imprese e che le altre imprese si
trovano nella stessa situazione.
Questo fenomeno viene chiamato “interazione strategica” ed è
ciò che distingue l’oligopolio da tutte le altre forme di mercato
(sia in monopolio che in concorrenza il profitto dell’impresa
dipende solo dalla sua scelta).
L’interazione strategica rende il processo decisionale
dell’impresa molto più complicato.
Sono possibili tre strategie generali:
(1) Cercare di mettersi d’accordo con le altre imprese;
(2) Rinunciare all’accordo e cercare di prevedere le mosse delle
altre imprese;
(3) Rinunciare all’accordo e cercare di escludere le altre dal
mercato (o di non farcele entrare).
Caratteristica principale dell’oligopolio
• Poiché ci sono pochi venditori, le azioni di un venditore nel
mercato hanno un forte effetto sui profitti degli altri
venditori
In oligopolio, c’è contraddizione tra la convenienza alla
“cooperazione” tra imprese e l’interesse individuale di
queste ultime
• Gli oligopolisti nel loro complesso traggono vantaggio dalla
“cooperazione”:
– tramite un accordo “di cartello” potrebbero produrre una quantità
bassa e venderla a un prezzo elevato (superiore al costo marginale),
facendo profitti simili a quelli di un monopolio.
• Però il singolo oligopolista ha un forte incentivo a non
rispettare l’accordo, cercando di vendere più di quanto
stabilito.
Un esempio di accordo
L’accordo tra le imprese oligopolistiche ha l’obiettivo di ottenere
il massimo profitto per il gruppo, da distribuire poi tra le singole
imprese partecipanti all’accordo stesso.
ESEMPIO. Consideriamo il duopolio. La curva di domanda è
p
= a - q; le due imprese hanno identici costi totali
Ct1 = cq1 e Ct2 = cq2 (Cm costanti e niente costi fissi).
Se ci fosse una sola impresa (monopolio), sceglierebbe la quantità che dà il massimo profitto uguagliando Rm = a - 2q al Cm = c,
da cui si ricava qm = (a - c)/2; sostituendo nella curva di domanda
si ottiene pm = (a + c)/2; sostituendo nella definizione di profitto
si ottiene pm = (a - c)2/4 .
Perciò l’accordo tra le due imprese deve prevedere che ciascuna
produca qm/2 = (a - c)/4 in modo che il prezzo sia pm e che a
ciascuna delle due imprese tocchi un profitto pari a pm/2.
Le due imprese, accordandosi, danno vita a un monopolio di fatto.
Riassunto: tipi di accordo
In che modo può essere realizzato l’accordo tra le imprese?
Esistono diverse possibilità:
(1) Fusione. Le due imprese si uniscono dando vita a un’unica
società. L’impresa risultante (con due stabilimenti) ha il
monopolio nel mercato;
(2) Intesa. Le due imprese sottoscrivono un contratto vincolante
per entrambe che le impegna a rispettare l’accordo.
Queste due soluzioni spesso non sono praticabili perché proibite
dalla legislazione e sanzionate dall’Antitrust. Esiste però una
terza soluzione.
(3) Collusione. Le due imprese si coordinano con un accordo
non formalizzato e non vincolante.
Mancando un contratto vincolante, la collusione si regge sull’interesse delle imprese a rispettare l’accordo.
Incentivi a deviare dagli accordi
• tuttavia, ogni singola impresa è sempre
tentata di tradire l’accordo e, ad esempio,
cerca di ridurre il prezzo per conquistare quote
maggiori di mercato.
• In questo caso, però, l’impresa deve
considerare il rischio che la rottura
dell’accordo generi una guerra di prezzo
Ancora sui meccanismi dell’Oligopolio
• 1. Le imprese possono voler eliminare
l’interdipendenza strategica e quindi sono tentate
di colludere con le altre imprese: in questo caso le
imprese massimizzano il profitto collettivo
• 2: Ogni singolo oligopolista è tentato di
competere con le imprese rivali per togliere loro
quote di mercato.
• Queste due alternative non sono compatibili e in
generale se si verifica una non si verifica l’altra.
Oligopolio
• Quando imprese oligopolistiche colludono possono
accordarsi su differenti variabili: il prezzo, le quote di
mercato, la pubblicità….
• Dal punto di vista delle imprese la collusione è
vantaggiosa perché mantiene elevati i profitti e riduce
il rischio che la concorrenza li riduca per tutti.
• Un accordo formale di collusione è detto cartello
(definizione).
• Se in un industria si forma un cartello è come se le
imprese massimizzassero congiuntamente il loro
profitto
Definizioni: Collusione e cartelli
• COLLUSIONE
– accordo implicito o esplicito tra le imprese per
evitare o limitare la concorrenza reciproca
• CARTELLO
– accordo formale tra le imprese finalizzato a evitare
o limitare la concorrenza
• esempio: OPEC
Fattori che favoriscono la collusione
• Ci sono poche imprese
• I costi e le tecniche di produzione nell’industria sono note
• Le imprese hanno costi e tecniche di produzione simili
• Le imprese producono beni simili
• C’è un’impresa dominante
• Ci sono barriere all’entrata
• Il mercato è stabile
• Non ci sono leggi contrarie alla collusione
Riassumendo: che cosa succede se
poche imprese dominano il mercato?
Si ha oligopolio quando poche imprese offrono un
prodotto
Vi sono diversi tipi di oligopolio e diversi comportamenti delle
imprese oligopoliste
• Le imprese possono offrire un prodotto omogeneo oppure
differenziato
• Le imprese possono colludere oppure competere
Primi cenni alla teoria dei giochi
• Le imprese oligopolistiche adottano un comportamento strategico: agiscono in
base alle mosse compiute dagli avversari per “rubare” quote di mercato.
• Per questo, spesso, in mancanza di accordi per cooperare, producono esiti
negativi per tutte (riduzione dei margini di profitto).
• La “teoria dei giochi” ha studiato il comportamento strategico tipico di queste
imprese.
• Esempio di “gioco non cooperativo” è il dilemma del prigioniero.
• Supponiamo che Bonnie e Clyde siano arrestati.
• Al momento dell’arresto hanno addosso armi illegali per il cui porto la
condanna è 1 anno.
• Vengono interrogati in stanze diverse contemporaneamente.
• Il magistrato propone a ciascuno un patto: se confessa e denuncia il complice,
gli verrà condonato il reato di porto d’armi e verrà liberato. Al complice
verranno dati 20 anni. Se entrambi confessano, la condanna è 8 anni (parziale
condono per avere confessato).
Questa è la “matrice delle vincite (payoffs):
La strategia consistente nel confessare è detta strategia dominante. A entrambi conviene non
conoscendo la scelta dell’altro. Se potessero comunicare potrebbero cooperare e scegliere la
strategia dell’omertà.
Per questo spesso le imprese oligopolistiche stabiliscono accordi espliciti o segreti (detti “di
cartello” o “trust”), per cooperare e mantenere così alti i profitti.
Esempi:
1. OPEC
2. Società assicuratrici
Gli stati moderni hanno adottato politiche “anti-trust” per proibire questi accordi.
Il dilemma del prigioniero
I numeri rappresentano anni di carcere
Giocatore 1
Il dilemma del prigioniero
Giocatore 2
C
N
-100
-10
C
-10
0
0
-2
N
-100
-2
0
I numeri rappresentano anni di carcere
Giocatore 1
Perché questo gioco è paragonato da Cabral
al”Dilemma del prigioniero”?
T
B
Giocatore 2
L
R
5
6
5
3
3
4
6
4
0
Dilemma del prigioniero e fissazione dei prezzi
(profitti)
impresa A
prezzo alto prezzo basso
prezzo alto
500 ; 500
100 ; 700
prezzo basso
700 ; 100
300 ; 300
impresa
B
fonte: A. Schotter Microeconomia, Giappichelli, Torino
La teoria dei giochi
Sarebbe stato possibile colludere per ottenere il
payoff (500,500).
Ma per entrambe le imprese ci sarebbe stato
l’incentivo a tradire l’accordo per ottenere un payoff
superiore
Fissazione dei prezzi, qual è la differenza rispetto alla
diapositiva precedente? (i numeri sono profitti)
impresa A
prezzo alto prezzo basso
prezzo alto
900 ; 900
0
; 500
500 ; 0
750 ; 750
impresa
B
prezzo basso
fonte: A. Schotter Microeconomia, Giappichelli, Torino
La teoria dei giochi
Studia con approccio formale l’interazione
strategica tra due o più soggetti
L’oligopolio e i consumatori
SVANTAGGI
• Prezzi elevati
• Può esservi un non pieno
sfruttamento delle
economie di scala
• Maggiore ricorso alla
pubblicità
VANTAGGI
• L’extraprofitto può essere
usato per investire in ricerca
e sviluppo
• La concorrenza non di
prezzo attraverso la
differenziazione di prodotto
consente una maggiore
scelta per i consumatori
Ultimo argomento per il compito
• Benessere, beni pubblici esternalità
Economia del benessere
Sappiamo che l’economia si occupa di problemi di scelta e di
problemi di coordinamento. Ci sono vari meccanismi di
coordinamento; il principale è il mercato.
I risultati delle scelte dei soggetti e dei meccanismi di
coordinamento vengono chiamati allocazioni.
L’economia del benessere è quel ramo della scienza economica
che studia come valutare le allocazioni.
Il singolo consumatore valuta le allocazioni dal punto
di vista della sua utilità. La singola impresa le valuta
dal punto di vista del suo profitto.
Esiste un punto di vista generale (sociale) per valutare le
allocazioni. Ci sono dei criteri che ci consentano di dire
se l’allocazione A è superiore all’allocazione B,
oppure se è vero il contrario.
Definizione: Efficienza
La parola efficienza ha vari significati:
• EFFICIENZA PRODUTTIVA. Si ha quando non è possibile aumentare la quantità prodotta se non aumentando l’impiego di un
input. Nel caso che ci sia un solo input variabile e che la funzione di produzione sia f(x), c’è efficienza (produttiva) quando
y = f(x), mentre c’è inefficienza quando y < f(x).
• EFFICIENZA ECONOMICA (O TECNICA). Si ha quando non è possibile aumentare la quantità prodotta se non aumentando il costo.
•
Si ha quando non è possibile aumentare la produzione di un bene senza ridurre quella di un altro
bene. È realizzata quando il paniere di beni prodotto si trova
sulla frontiera delle possibilità produttive (sulla curva di trasformazione). Se si trova sotto, c’è inefficienza (allocativa).
EFFICIENZA ALLOCATIVA.
Il criterio di Pareto
Le varie nozioni di efficienza che abbiamo visto forniscono dei
criteri parziali per ordinare le allocazioni: in particolare, ogni
allocazione inefficiente è “dominata” dalla corrispondente
allocazione efficiente, che le è preferibile.
Possiamo allora limitare il problema dell’ordinamento delle
allocazioni alle sole allocazioni efficienti.
Un passo avanti può essere fatto utilizzando il cosiddetto
“criterio di Pareto”. Esso afferma quanto segue:
Un’allocazione A è superiore a un’altra allocazione B,
se almeno un soggetto preferisce A a B
e nessuno preferisce B ad A (e viceversa).
Se qualcuno preferisce A a B
e qualcun altro preferisce B ad A,
le due allocazioni sono inconfrontabili.
Il criterio non consente di ordinare tutte le allocazioni.
Allocazioni “ottime”
Secondo il criterio di Pareto una allocazione è ottima
quando non ci sono allocazioni superiori.
DEFINIZIONE EQUIVALENTE: un’allocazione è ottima
quando non è possibile far stare meglio un soggetto
senza far stare peggio almeno un altro soggetto.
Il soggetto stesso decide se sta meglio o peggio. Il criterio fa
riferimento alle sue preferenze.
Perciò, per giustificare un cambiamento col criterio di Pareto
occorre l’unanimità. Basta il veto anche di un solo soggetto
perché il cambiamento non sia giustificato.
Ovvero, il criterio favorisce lo status quo.
Esistono infinite allocazioni ottime
Parola chiave: Surplus del consumatore
Consideriamo una curva di domanda (individuale).
Definiamo prezzo di riserva, e lo indichiamo con pd, il prezzo
massimo che il consumatore è disposto a pagare per acquistare
una determinata quantità. Per esempio, per acquistare la prima
unità del bene il prezzo di riserva è appena inferiore a pm; per
acquistare la quantità qa il prezzo di riserva è pa.
Se il prezzo di mercato è pa, il consumatore paga tutte le unità
acquistate, tranne l’ultima, meno del loro prezzo di riserva
(perciò ci guadagna).
p
Definiamo surplus del consumatore pm
Surplus del consumatore
(Sc) la somma di tutti questi guadagni. Per ogni singola unità venduta è
A
a
d
a
p
data dalla differenza p - p .
Può essere calcolato come l’area:
D(p)
Sc = (pm - pa)qa/2.
y
0
qa
Parola chiave: Surplus del produttore
Consideriamo una curva di offerta (individuale).
Definiamo prezzo di riserva dell’impresa, e lo indichiamo con ps,
il prezzo minimo che essa è disposta ad accettare per vendere una
determinata quantità. Di fatto il prezzo di riserva coincide col
costo marginale; per vendere la quantità y* il prezzo di riserva è
p*, ma per venderne di meno è inferiore (ps = Cm).
Se il prezzo di mercato è p*, l’impresa incassa su tutte le unità
vendute, tranne l’ultima, più del loro prezzo di riserva (perciò ci
guadagna).
p
Surplus
Definiamo surplus del produttore
S(p)
del produttore
(Sp) la somma di tutti questi guadagni. Per ogni singola unità venduta è
A
p*
data dalla differenza p* - Cm.
Può essere calcolato come l’area :
Sp = p*q*/2.
q*
y
0
Il mercato concorrenziale e i due surplus
I due concetti di surplus valgono anche a livello di domanda e
offerta di mercato.
I due surplus sono sempre visualizzati dalle aree sotto la curva di
domanda (quello dei consumatori) e sopra la curva di offerta
(quello dei produttori).
È facile verificare che il mercato concorrenziale, in equilibrio parziale, ha l’effetto di rendere massima la somma dei due surplus.
Questo significa allora che l’allocap
zione realizzata dall’equilibrio
S(p)
parziale concorrenziale è ottimale?
E
Per rispondere dobbiamo prima
p*
vedere come può essere identificata
un’allocazione ottimale in un singolo
D(p)
mercato.
y*
y
0
Parola chiave: Prezzo ombra
Beneficio marginale sociale (Bms): è l’ammontare di risorse che
la “società” è disposta a spendere per disporre di una unità in
più del bene q.
Costo marginale sociale (Cms): è l’ammontare di risorse che la
“società” deve spendere se vuole disporre di una unità in più del
bene q.
Se si ha Bms > Cms, alla “società” conviene che la produzione
del bene q venga accresciuta. Se invece si ha Bms < Cms, alla
“società” conviene che la produzione del bene y venga ridotta.
La quantità prodotta del bene q è perciò ottimale quando si ha
Bms = Cms
Prezzo ombra del bene y è il prezzo che, se venisse realizzato dal
mercato, garantirebbe la produzione della quantità ottimale del
bene q . È il comune valore di Bms = Cms.
Equilibrio del mercato
e allocazioni ottimali
Il bene q è prodotto in un mercato perfettamente concorrenziale.
Quanto costa alla società produrne una unità in più? Ovvero qual
è il suo Cms? Risposta: quel che costa alle imprese che lo
producono, ossia Cm. Dunque, in concorrenza si ha Cms = Cm.
Perciò il grafico di Cms coincide con quello della curva di offerta.
Quanto è disposta a pagare la società per una unità in più del
bene q? Risposta: il prezzo(misurato sulla curva di domanda).
Perciò il grafico di Bms coincide
p
Costo marginale sociale
con la curva di domanda.
S = Cms
Perciò il prezzo di equilibrio
E
coincide col prezzo ombra
p*
Beneficio marginale Sociale
e l’allocazione realizzata dal
D = Bms
mercato (concorrenziale) è
q*
q
0
ottimale.
Parola chiave: Fallimento del mercato
Con l’espressione “fallimento del mercato” (market failure) si
intende una situazione in cui l’allocazione realizzata dal mercato
non è Pareto-ottimale
PRINCIPALI CASI DI FALLIMENTO DEL MERCATO:
1. Concorrenza imperfetta.
2. Esternalità.
3. Beni pubblici.
4. Tasse e sussidi.
Fallimenti del mercato e intervento
pubblico
 I principali obiettivi dell’intervento pubblico sono
(dovrebbero essere) efficienza sociale ed equità
 I casi in cui il mercato non conduce all’efficienza sociale: i
cosiddetti fallimenti del mercato (esternalità, beni pubblici
e monopolio)
 Quindi obiettivo: Massimizzazione del benessere sociale o
efficienza sociale
Efficienza sociale
Per massimizzare il benessere sociale è necessario considerare i
costi e i benefici marginali sociali della produzione/consumo di
un dato bene
 Se BMGS>CMGS  è necessario produrre/consumare una
quantità maggiore
 Se BMGS<CMGS  è necessario produrre/consumare una
quantità inferiore
 ùSe BMGS=CMGS  è necessario mantenere la
produzione/consumo al livello corrente
Summary: I fallimenti del mercato
1. Monopolio
2. Esternalità
3. Beni pubblici
1. Informazione imperfetta
Summary: Monopolio e fallimento del
mercato
Per ipotesi non vi sono
esternalità  p=BM=BMS e
CMS=CM
p
CM=CMS
pm
pc
In situazioni di monopolio
vi è sottoproduzione
rispetto all’ottimo sociale
(rappresentato dalla
concorrenza perfetta)
p=RME=BMS
RM
qm
qc
q
Summary: Surplus del consumatore e del
produttore

Surplus del consumatore
è dato dalla differenza tra il prezzo massimo che sarebbero stati
disposti a pagare i consumatori per acquistare il bene (prezzo di
riserva) e quanto spendono effettivamente

Surplus del produttore
è pari al profitto
Perdita secca di benessere in monopolio
Benessere in concorrenza
perfetta
• Surplus del consumatore
• Surplus del produttore
Benessere in monopolio
• Surplus del consumatore
• Surplus del produttore
p
Perdita secca
e
pm
pc
CMG=CMGS
b
a
d
g
p=RME=BMGS
c
RMG
qm
qc
q
Summary: La perdita netta del monopolio
Perdita secca del monopolio
Monopolio e Pareto-ottimalità
Una seconda strada per confrontare monopolio e concorrenza è
quella di valutare il monopolio col criterio di Pareto.
Supponiamo, per semplicità, che non ci siano costi fissi (k = 0) e
che il costo marginale sia costante (Cm = c).
Si vede subito che l’allocazione non è ottimale, perché nel punto
scelto dal monopolista (M) si ha Bms > Cms.
Il punto ottimale è C (quello che si avrebbe in concorrenza);
p
ma è un punto che il monopolista non sceglierebbe mai
a
spontaneamente, perché non farebbe profitti.
pm
M
C
pc
D = Bms
Rm
0
qm
Cm = Cms
qc
q
Fallimento del mercato
L’allocazione del monopolio (il punto M) è un tipico esempio di
fallimento del mercato (non dal punto di vista dell’impresa, che
ottiene il massimo profitto, ma da quello della “società”).
Misuriamo il benessere sociale come la somma del surplus dei
consumatori (l’area del triangolo aMpm) e del profitto dell’impresa
(il rettangolo MQpc pm).
Rispetto all’allocazione C (quella Pareto ottimale) si registra
p
una perdita sociale, misurata dal triangolo CMY.
a
L’impresa potrebbe accettare di produrre qc in
pm
M
cambio di un indennizzo versato dai consumatori pari al mancato profitto.
C
Q
pc
Cm = Cms I consumatori ci guadagnerebbero
(una cifra pari alla perdita sociale),
D
=
Bms
Rm
ma un accordo del genere è vanifiq
0
qm
qc
cato dal fenomeno del free-riding.
Due rimedi
(e i loro inconvenienti)
Per contrastare il fallimento del mercato, ci sono due soluzioni
principali:
(1) Monopolio pubblico, cui viene imposto l’obiettivo di massimizzare il benessere sociale (e quindi il surplus dei consumatori) invece di massimizzare il profitto.
(2) Regolamentazione. Per esempio, in cambio della licenza a
produrre il bene si impone all’impresa il prezzo pc (prezzo
amministrato).
Entrambe le soluzioni presentano numerosi inconvenienti. Ne
segnaliamo due:
(i) se vi sono costi medi decrescenti sia il monopolio pubblico
che l’impresa regolamentata lavorerebbero in perdita e
andrebbero sussidiate;
(ii) nelle imprese sussidiate (pubbliche o private) si indeboliscono fortemente gli incentivi a tenere comportamenti efficienti.
Esternalità
• Le “esternalità” si realizzano invece ogniqualvolta un soggetto
compie un’azione che ha effetti (positivi o negativi) su un
altro soggetto senza che quest’ultimo paghi per tale effetto
(se positivo) o riceva un indennizzo (se negativo).
• Il problema principale si pone nei confronti delle esternalità
negative. Se queste hanno una estensione limitata spesso
vengono risolte mediante interazioni dirette tra le parti
interessate (soluzioni private) ma una tale soluzione non è
praticabile quando le conseguenze di un comportamento
privato si fanno sentire sull’intera collettività.
Esternalità
Il mercato non conduce a un’allocazione efficiente se le azioni
di produzione e consumo influenzano il benessere di altri
individui senza che il mercato possa tenerne conto
In tal caso il costo (beneficio) marginale sociale non coincide
con il costo (beneficio) marginale privato
Si possono avere
 Esternalità positive o negative
 Esternalità di produzione o di consumo
Esternalità
Definizione: esternalità
si genera una esternalità se
il profitto di un produttore o l'utilità di un
consumatore
sono direttamente influenzati dalla
decisione di produzione o di consumo di
un altro soggetto
e tale effetto non è valutato o
compensato.
OTTO TIPOLOGIE DI ESTERNALITÀ
Produttore
Consumatore
Consumatore
Produttore
esternalità positive
esternalità negative
ALCUNI ESEMPI DI
ESTERNALITÀ POSITIVE
P/P: investimenti in R&S (specialmente la ricerca di base)
P/P: formazione professionale sul lavoro
C/C: il giardino del vicino allieta la mia vista
C/C: navigo il web con il router del mio vicino
C/P: lettura+informazioneuniversità
C/P: istruzione universitariaimprese
P/C: formazione professionale sul lavoro
ALCUNI ESEMPI DI
ESTERNALITÀ NEGATIVE
P/C: impresa inquina area residenziale
P/P: impresa industriale inquina
attività agricola
C/P: traffico privato rallenta trasporto imprese
P/C: traffico TIR rallenta trasporto privato
C/C: fumatore inquina l’aria di un centro commerciale; il
nonno guarda X-Factor e disturba (o allieta) lo studio
del Carlton-Perloff
Vediamo perché la presenza di una esternalità
è causa di fallimento del mercato
ESTERNALITÀ NEGATIVA
PRODUTTORE/PRODUTTORE
L’impresa chimica Anthrax (A) inquina l’impresa agricola
BioGreen (B),
che subisce l'inquinamento
CB = CB(QB, QA)
con CB /  QA > 0
ove:
QA, QB : produzione di A e B
CB : funzione di costo di B
p
L’impresa A, che inquina, opera in un mercato perfettamente
Concorrenziale  il prezzo di mercato del bene che produce è un dato
A produce la quantità che
realizza l’eguaglianza tra costo
marginale e prezzo, quindi
sceglie QA
CmA
QA non è la produzione
P-efficiente, perché A
non ha tenuto conto
dell’effetto esterno su
B
pA
CMAE
0
QA
Q
CMAE  Costo marg. dell’esternalità (subito da B)
Area sotto il CMAE (fino a QA): costo tot. dell’inquinamento
Regola generale di efficienza:
Una allocazione è P-efficiente se il costo marginale Cm che la
società affronta per produrre una unità in più di un bene è
uguale al beneficio marginale Bm che la società ottiene
Se un bene non produce effetti esterni, i Cm e Bm da
considerare sono solo quelli dei soggetti direttamente
coinvolti nella transazione
Se un bene produce effetti esterni negativi, il Bm sociale è dato
dal prezzo P, mentre il Cm sociale (cioè totale) è dato dalla
somma del Cm interno, sostenuto dal produttore, e dal Cm
esterno (CMAE) subito dal soggetto inquinato  È efficiente la
quantità per cui:
Bm sociale = P = Cm sociale = Cm interno + CMAE
Impresa A che inquina
p
CmA+ CMAE = costo marg.
sociale
G
K
pA
B
Q* è la produzione PE.
In questo punto, il
prezzo è uguale alla
somma del Cm interno
(CQ*) e del Cm
esterno CMAE
(FQ*=CK)
C
F
0
Q*
CmA
E
CMAE
QA
Q
Il mercato genera una sovraproduzione del bene A
La soluzione P-E non prevede un livello di inquinamento nullo, ma un grado di inquinamento
“ottimale”
Beneficio totale della quantità Q*-QA: KBQAQ*
Costo sociale totale della quantità Q*-QA:
p
KGQAQ*
 Costo totale – beneficio totale =
G
CmA
KGB = perdita di benessere sociale
provocata dalla ester.
pA
K
B
C
F
0
Q*
E
CMAE
QA
Q
Ogni unità di prodotto oltre Q* ha un Cm sociale superiore al Bm sociale (prezzo)
Esternalità negative di produzione
 CMGS>CMG
 Il prezzo pagato dai
Vi è sovrapproduzione
rispetto all’ottimo sociale
CMGS
Costi, benefici
consumatori riflette il beneficio
marginale
 Il mercato è perfettamente
concorrenziale
 Non vi sono esternalità di
consumo  BMGS=BMG
CMG
p=BMG=BMGS
q2
q1
q
Esternalità negative di consumo
 BMGS<BMG
 Il prezzo pagato dai
Vi è sovraconsumo rispetto
all’ottimo sociale
BMG
Costi, benefici
consumatori riflette il costo
dell’uso del bene
 Il mercato è perfettamente
concorrenziale
 Non vi sono esternalità di
produzione  CMGS=CMG
BMGS
p=CMG=CMGS
q2
q1
q
Beni pubblici
•
Quattro tipi di beni, incrociando i principi di
•
escludibilità cioè la possibilità di impedire a qualcuno
l’accesso al bene
•
rivalità cioè il fatto che l’uso del bene da parte di un
individuo ne limiti l’uso da parte di un altro
DEFINIZIONE DI NON RIVALITA’
I beni e servizi collettivi sono caratterizzati
dal fatto che il consumo degli stessi da
parte di un individuo è compatibile, o
meglio non rivale, con il consumo degli
stessi da parte di uno o più individui (es.
difesa nazionale, illuminazione stradale
pubblica).
DEFINIZIONE DI NON ESCLUDIBILITA’
Difficoltà, o impossibilità, per il produttore di un
bene o servizio di escludere gli altri dai benefici
di tale produzione
Può essere di tipo:
Tecnico: trasmissioni televisive via satellite
Economico: costo elevato per escludere qualcuno
dal servizio, accesso ad un parco
IMPORTANTE
Date le caratteristiche di non rivalità e non
eslcudibilità i consumatori non hanno
incentivo alcuno a dichiarare quanto sono
disposti a pagare per il loro consumo. In
queste condizioni il mercato non è in
grado di produrli
La domanda di beni pubblici: la rivelazione
imperfetta delle preferenze
• Nessun individuo ha convenienza a rivelare le
proprie preferenze, cioè a dichiarare il proprio
contributo alla produzione del bene pubblico
• Ogni persona pensa che, poiché il suo contributo
è marginale, esso non ha influenza sulla quantità
prodotta. E’ meglio lasciare che gli altri facciano
le proprie dichiarazioni e consumare il bene, che
è indivisibile, senza pagare
MA…
se tutti si comportano da free-riders il bene
• Non verrà prodotto, non essendovi
nessuno disposto a sopportarne il costo,
anche se tutti (o i più) hanno valutato
positivamente il bene e sono quindi
desiderosi di averlo
• Verrà prodotto in quantità insufficiente
Definizione:
• La non escludibilità è la causa del
fenomeno conosciuto come:
FREE RIDING
• Il mercato fallisce perché gli individui non
hanno interesse a rivelare le proprie
valutazioni marginali dei beni
Summary: Beni pubblici
Beni pubblici
• Beni pubblici: quali differenze denotano con i beni
privati e con quali conseguenze per la società
• Chi paga per i beni pubblici?
• se a pagare è il mercato, per il principio di non escludibilità
molti (tutti?) si comportano da free rider, cioè non pagano
• la produzione del bene pubblico produce esternalità positive,
ma può essere economicamente impossibile
• (esempio: fuochi d’artificio)
Beni pubblici
• Poiché i beni pubblici non sono escludibili, la
presenza dei free rider impedisce al mercato privato
di fornirli...
• … ma se i costi sono inferiori ai benefici…
l’amministrazione pubblica può produrre (far
produrre) il bene pubblico pagandolo con le entrate
tributarie aumentando così il benessere economico
• Esempi: difesa nazionale, ricerca di base, riduzione
della povertà (welfare)
Quali problemi generano le grandi
imprese?
Anche in assenza di esternalità quando il mercato è
imperfetto non si determina l’uguaglianza tra costi e
benefici marginali sociali