“ “ “ lanuova privacy - Corriere Comunicazioni

annuncio pubblicitario
DELLE
www.corrierecomunicazioni.it
n°3. 20 febbraio 2012
[email protected]
9
LANUOVA
PRIVACY
[ google Anthony House ]
«Controllo dei dati fondamentale»
ALESSANDROLONGO
Un unico sistema di policy privacy per tutto
il mondo di Google: questa la rivoluzione che
ha sollevato polemiche negli Usa e in Europa
dove la Commissione Ue ha anche chiesto a
Google di aspettare, per darle più tempo di analizzare la novità. Ma le novità sono già entrate
in vigore “per rendere le regole sulla privacy
più comprensibili per l’utente e permettergli
di avere un’esperienza unificata attraverso i
vari servizi”, spiega Anthony House, Public
policy manager di Google.
Siete stati criticati per non aver aspettato.
Ci sono molti equivoci in questa vicenda.
Abbiamo dato cinque settimane di preavviso
agli utenti e ne abbiamo parlato, per tempo, con
30 Autorità della privacy, di cui 20 in Europa.
E nessuno ha sollevato obiezioni?
Nessuna autorità ha sollevato preoccupazioni sostanziali. E nemmeno la Commissione
Ue, in verità. Restiamo comunque aperti nei
confronti di dubbi e domande che ci vorranno
esporre. Ma ci tengo a precisare che cambiare
“
Gli utenti hanno diritto
a esportare le info
da un network all’altro
Con noi è già possibile
le policy di privacy non necessita di preavviso.
Sony ha apportato modifiche per il network
Playstation. Ma non sono scoppiate polemiche.
E come ve lo spiegate?
Su centinaia di milioni di utenti, era inevitabile qualche preoccupazione.
Non sarà forse anche per il “potere” che
avete sui dati degli utenti?
Proprio per questo ci sforziamo alla massi-
ma trasparenza, a spiegare tutto: per rassicurare
gli utenti spiegando quello che accadrà, con i
loro dati. E quello che non accadrà.
E cosa accadrà?
Le nuove regole non cambiano in nessun
modo il livello, il grado o la tipologia di informazioni che vengono condivise con l’esterno
o con Google. I dati che sono privati restano
privati. Non raccogliamo dati che prima non
raccoglievamo. Questo è importante specificarlo, perché molti cambi di policy di altre
piattaforme web sono serviti invece per aumentare la quantità di dati gestiti e condivisi
verso l’esterno. Infine, è bene ribadirlo, mai e
poi mai vendiamo i dati degli utenti.
Quali sono allora le novità?
La premessa è che Google è cresciuto molto negli anni. Abbiamo lanciato centinaia di
operativo Apple. E non macchine sportive o
immagini sull’animale che invece appariranno
se su Youtube ho visto spesso video di auto e
animali. Un altro esempio: Google Calendar
e Google Maps potranno condividere le informazioni. E Calendar invierà un avviso basato
ANTHONY
non solo sull’orario ma anche sulla posizione
HOUSE
geografica.
Public policy
Ci saranno impatti anche sulla pubblicità
manager
online?
di Google:
«Le nostre nuove
Sì, ma è giusto dire soprattutto che miglioregole sulla privacy reranno i nostri prodotti. Tra noi e la pubblicità
aiuteranno gli
c’è lo stesso rapporto che tra i giornali e la
utenti a travasare
dati e preferenze
pubblicità. Questa sostiene il business, ma i
da un servizio
giornalisti lavorano per fare un buon prodotto.
all’altro. Puntiamo
Qual è la posizione di Google rispetto alla
a migliorare la
riforma annunciata dall’Europa?
qualità dei servizi
e mai e poi mai
È positivo che si aggiornino norme scritte
vendiamo dati dei
nel 1995, prima del boom di Internet. Molte
navigatori»
cose vanno aggiornate e riorganizzate.
Come evolverà nei prossimi anni il rapporto tra internet e la privacy?
Certo una delle grandi questioni sarà il controllo dell’utente sui propri dati personali. E
prodotti e per ciascuno abbiamo creato una
specifica policy di privacy. Siamo arrivati ad
avere quasi 100 policy di privacy. Dal 2010
abbiamo quindi cominciato a ridurre le policy,
fino a portarle a tre o a quattro. Adesso teniamo
separati ancora quelle di alcuni servizi: Google
Checkout e Google Wallet attengono al mondo
finanziario e richiedono proprie regole.
Quindi l’obiettivo è semplificare le policy
per renderle più leggibili.
Con le policy unificate sarà più facile trava- quindi il suo diritto a esportarli da un network
sare dati e preferenze da un servizio e all’altro. all’altro. È uno dei principi che giustamente
è affrontato dalle nuove norme europee. Ed è
Ad esempio cosa si può fare?
È ancora tutto teorico e ipotetico. Ma ad giusto: tutela gli utenti e sostiene la concoresempio il motore di ricerca potrà sapere che renza tra servizi. Noi permettiamo la totale
sono anche un appassionato di video sui pro- esportabilità dei dati, come anche Flickr, a
dotti Apple. Quando cerco “Jaguar”, quindi, differenza di altri. Facebook lo permette solo
mi mostrerà risultati sull’omonimo sistema in modo limitato.
“
È giusto che l’Europa
aggiorni norme
che risalgono a prima
del boom di Internet
[ iab Layla Pavone ]
Dal punto di vista delle aziende web
italiane - pubblicitari in testa - sono in arrivo due belle tegole normative. Mittente:
l’Unione Europea. Primo, il regolamento
sulla Data Protection. Secondo, il recepimento del Telecoms Package e le relative
regole sull’opt-in (l’obbligo cioè a chiedere
il consenso preventivo degli utenti prima di
trattarne i dati).
Assocomunicazione, Fcp, Iab Italia e
Netcomm hanno deciso di unire le forze per
denunciare le difficoltà derivanti dall’imminente applicazione dell’opt-out oltre che per
appoggiare il Garante della Privacy Francesco Pizzetti, il quale si è detto scettico sulla
proposta di riforma della normativa sulla
privacy appena annunciata dalla Commissione Ue.
Il ministero dello Sviluppo economico
sta per emanare un decreto di recepimento;
Francia e Regno Unito l’hanno già fatto,
fissando anche linee guida su come andrebbe
richiesto il consenso all’utente, ma prendendosi un anno di tempo per stabilire le
modalità pratiche. C’è spazio per il dibattito
e per agire sulle norme, “ed è bene farlo
subito - sottolinea Layla Pavone, presidente
Iab Italia -. Perché, se si afferma una tutela
troppo restrittiva della privacy, ne verrà un
grave danno per il mercato digitale”.
Quali sono i rischi all’orizzonte?
Secondo l’interpretazione più restrittiva,
che rischiamo di vedere applicata in Italia,
tutte le volte che si entrerà in una pagina web
bisognerà accettarne il cookie. Ciò implicherà caduta dei ricavi pubblicitari, con danni
«I paletti al mercato?
Un danno per gli utenti»
“
Layla
pavone
presidente
di Iab Italia
per tutti i soggetti del settore, compresi gli
editori di giornali online. Ma ci sono rischi
anche sul fronte e-commerce, in particolare
per quelle aziende che profilano gli utenti
per suggerimenti all’acquisto personalizzati.
Una navigazione ridotta, dunque. Sarà
davvero così?
Ci auguriamo di no. Anche perché è
evidente che a uscirne perdenti sarebbero
Se i contenuti online
sono gratis è grazie
alla pubblicità:
il settore va tutelato
anche i consumatori oltre alle aziende. Ed
è sempre meglio prevenire i problemi che
curarli dopo.
Come si dovrebbe procedere secondo
voi? Qual è la vostra proposta?
Abbiamo proposto di applicare l’opt out
come negli Usa: gli utenti si registrano a un
sito dove possono indicare - una volta per
tutte - da quali siti e network pubblicitari
non vogliono ricevere cookie. I browser in
realtà hanno già quest’opzione, ma ci rendiamo conto che non è abbastanza. Pochi
la conoscono.
Ma gli utenti dovrebbero essere informati sulle nuove procedure. Non è una cosa
semplice.
Certo. E servirebbe infatti una campagna
per rendere gli utenti maggiormente consapevoli sui propri diritti. Magari si potrebbe
pensare alla creazione, sulle home page, di
link a pagine in cui si spiega come utilizzare
i cookie e come fare opt out. Inoltre bisogna
rendere consapevoli gli utenti che gran parte
dei contenuti è gratis grazie alla pubblicità
che sostiene il mercato. E ancora: è grazie
alla possibilità di trattare i dati degli utenti,
che molti siti riescono a fornire pubblicità e
contenuti personalizzati. Tanto più comprendo le abitudini utenti, tanto più forniscono
valore aggiunto. Ma di tutto questo le regole
europee evidentemente non tengono conto.
Siete critici nei confronti della proposta
della Commissione Ue. Cos’è che non vi
sta bene?
Il problema principale è che la pubblicità
online è un mercato globale. Se l’Europa intende dotarsi di regole più restrittive rispetto
ad altri Paesi - così come sembrerebbe stando
alla proposta di riforma della Commissione
- il risultato sarebbe dare vantaggio a soggetti internazionali che non le applicano.
Con danni per i nostri mercati nazionali.
A proposito di mercati nazionali: in Italia
come sta andando la pubblicità online? E
quali sono le prospettive al netto dei rischi?
Per la pubblicità online le prospettive sono
buone laddove l’offline continua a registrare
un andamento decrescente. Iab non ha ancora fatto previsioni per quest’anno, ma la
mia personale è che si crescerà del 10% e
non è escluso che si registrino performance
superiori, fino al +15%.
E il 2011 come è andato?
Molto bene. La crescita è stata del 12,5%
rispetto a un anno fa.
A.L.
Scarica