Il motore di ricerca Google ora rivoluziona anche il panorama
pubblicitario dei media
In Gran Bretagna, Google, il motore di ricerca internet più “cliccato” al mondo, ha
sorpassato Channel Four nella raccolta pubblicitaria: 900 milioni di sterline contro 800
milioni. Per la prima volta una società web, per quanto il termine possa suonare
ridicolmente limitativo nel caso di BigG, supera un’emittente televisiva sul terreno che le è
proprio: vendere un pubblico più o meno omogeneo a degli inserzionisti paganti. Nella
storia dei media non era mai successo. Dagli Stati Uniti, il boom della pubblicità online
sbarca ora in Europa, attraverso la testa di ponte britannica e il confronto con la tv
broadcasting non verte soltanto sui numeri del fatturato, ma anche sulla redditività. A tutto
vantaggio del web. Grazie alla diffusione delle connessioni veloci, l’interattività è diventata
la chiave della pubblicità, la quale sta abbandonando gradualmente banner e pop up per
offrire filmati in streaming sempre più spettacolari, advergames, screensavers e icone per
il messanger tematizzati. Ma, soprattutto, messaggi promozionali su misura delle reali
necessità informative del navigatore. Simbolicamente è il passaggio dalla “generazione
Mtv”, che ha trasformato la televisione degli anni 80 e 90, alla “generazione YouTube”, che
scarica video creati o condivisi da altri utenti. Con decine di milioni di download al giorno,
proprio YouTube offre oggi un modello alternativo al broadcast e al satellite e tra qualche
anno potrà anche offrire una qualità paragonabile.
Ma Google non guarda solo al video ma anche alla carta stampata. Negli Stati Uniti la
società di Mountain View ha cominciato da offrire ai suoi clienti anche spazi pubblicitari su
50 quotidiani statunitensi. Print Ads (si chiama così) per ora è solo un test ma chi acquista
dei click sul web potrà adesso comprare anche spazi sul Washington Post o sul New York
Times, caricando testi e immagini dell’annuncio direttamente dalla propria sezione
AdWords. Ai clienti il servizio permette di accedere a una rete di quotidiani attraverso un
sistema di interfaccia online già familiare e di raggiungere così un nuovo pubblico.
Per ora i quotidiani si riservano di approvare i contenuti delle inserzioni provenienti da
Google, ma se l’iniziativa avrà successo è probabile che dovranno abbassare le pretese e,
soprattutto, le tariffe. In cambio di quella boccata di ossigeno di cui l’editoria tradizionale
ha oggi, sempre più disperatamente, un gran bisogno.
Maurizio Scuccato