Google confessa: più del 50% della pubblicità online è inutile

Articolo pubblicato a Dicembre 2014 dal sito
www.insidemarketing.it
Google confessa: più del 50% della pubblicità online è inutile
Quartz.com ha diffuso un'ammissione incredibile di Google: il 56.1% della pubblicità
online è praticamente "inutile", perché mai "vista" dagli internauti.
Oramai, più del 20% della spesa mondiale in pubblicità è prettamente online. Il dato è
riferito, ovviamente, ad un settore in perpetua crescita e destinato a crescere sensibilmente
nei prossimi anni, soprattutto considerando lo sviluppo continuo delle nuove tecnologie e della
loro diffusione a livello sociale. In particolare, poi, se si valuta che addirittura il 90% della
pubblicità online è praticamente nelle mani dei padroni Google e Facebook, veri e propri
oligopolisti del settore, allora non si può non avere fiducia in questo nuovo modo di fare affari.
Tuttavia, il sito Quartz.com ha contribuito a minare l’ottimismo verso questo settore quando
ha riportato un’ammissione proprio di Google, regina dell’imbattibile AdSense: secondo
Mountain View, infatti, il 56.1% della pubblicità online è praticamente “inutile”, visto che
tali inserzioni non sono mai apparse sullo schermo delle persone neppure per un secondo.
Questo, ovviamente, conduce dritti ad uno spreco di risorse mostruoso che non si può
nascondere.
La confessione di Google, così, ha contribuito a rivelare al mondo molti dei dubbi sul settore
condivisi da tanti esperti già da tempo.
La notizia, però, non può sorprenderci troppo: difatti, proprio una società acquisita
recentemente dalla multinazionale di Larry Page e Sergey Brin, cioè Spider.io, ha da poco
rivelato che moltissimi annunci pubblicitari sono di solito “visti” solo da robot, drogando
di fatto i dati inerenti all’advertising, anche servendosi di appositi virus. A tal proposito,
quindi, in estate Google è corsa ai ripari introducendo la piattaforma Active View, con lo
scopo di misurare solo le inserzioni effettivamente viste dagli internauti. Tuttavia,
molto probabilmente, ciò non basterà per “ripulire” da subito le statistiche quotidiane
sull’advertising online ma contribuirà senz’altro ad aumentare l’interesse in materia, per
arrivare -un giorno, in una Rete più “matura”- ad avere dati molto più certi e sicuri.