Diagnostic dicembre 2014 Diagnostic Update Update Ehrlichiosi canina: aspetti clinico-patologici e diagnostica di laboratorio Vanessa Turinelli, DVM, PhD, diplomata ECVCP, patologo clinico per Idexx Laboratories Italia. Ehrlichia canis (EC) è l’agente causale dell’ehrlichiosi monocitica canina, malattia infettiva diffusa in tutto il mondo. Negli Usa è descritta una ehrlichiosi granulocitica causata da Ehrlichia chaffeensis, mentre l’ehrlichiosi umana da Ehrlichia ewingii sembra essere raramente responsabile di malattia clinica nel cane. Ehrlichia canis è un batterio coccoide intracellulare obbligato appartenente alla famiglia Anaplasmataceae, ordine Rickettsiales che moltiplicandosi per fissione binaria porta alla formazione di aggregati batterici intracitoplasmatici, circondati da una membrana e chiamati “morula”. EC infetta i monociti del cane al quale è trasmessa attraverso il morso della zecca Rhipicephalus sanguineus. La sua diffusione è strettamente correlata a quella del suo vettore. Un potenziale rischio di trasmissione è rappresentato, tuttavia, anche dalle trasfusioni di sangue, pertanto, è di fondamentale importanza sottoporre i potenziali donatori ad un test di screening per EC. Per approfondire l’argomento • COHN L.A. “Ehrlichiosis and related infections”. Vet Clin North Am: Small Anim Pract, 2003; 33 (4): 863-884. • Frank JR., Breitschwerdt EB. “A retrospective study of ehrlichiosis in 62 dogs from North Carolina and Virginia”. J. Vet. Intern. Med. 1999; 13: 194-201. • Gaunt S., Beall M., et al. “Canine monocytic ehrlichiosis: a retrospective study of 100 cases, and an epidemiological investigation of prognostic indicators for the disease”. Vet. Rec. 1997;141:360-363. • Harrus S., Waner T. “Diagnosis of canine monocytotropic ehrlichiosis (Ehrlichia canis): an overview”. Vet. J. 2011;187: 292-296. • Harrus S., Waner T et al. “Ehrlichia canis infection”. In “Infectious Diseases of the dog and cat”. 4th Edition. Elsevier Saunders St Louis, 2012; 227-238. • Harrus S, Kass PH, et al. “Canine monocytic ehrlichiosis: a retrospective study of 100 cases and an epidemiological investigation of prognostic indicators for the disease”. Vet resec 1997; 141: 360-363. • Kohn B. “Understanding ehrlichiosis and anaplasmosis”. Proceedings of the 15th ESVCP-ECVCP congress, Berlin 2013: 75-77. • CASTRO MB, et al. “Experimental acute canine monocytic ehrlichiosis: clinicopathological and immunopathological findings”. Vet Parasitol, 2004;119: 73-86. • McAdam AJ, Sharpe AH. Infectious diseases. In Robbins and Contran, Pathologic basis of diseases. 7th Edition. Elsevier Saunders St Louis, 2005; 395-396. IDEXX Laboratorio di riferimento Via Guglielmo Silva, 36 20149 Milano Tutti i marchi ®/TM sono di proprietà di IDEXX Laboratories, Inc. o di suoi associati negli Stati Uniti e/o in altri paesi. La politica di tutela della privacy di IDEXX è disponibile sul sito idexx.it © 2014 IDEXX Laboratories, Inc. Tutti i diritti riservati · 1412020-1214-IT Numero verde 800 917 940 opz. 1 Numero verde fax 800 906 945 [email protected] www.idexx.it Con il morso della zecca EC penetra nell’organismo ed è subito captata dalle cellule fagocitiche mononucleate che non riescono a distruggerla a causa della sua innata capacità a sfuggire nel citoplasma, prima che avvenga la formazione del fagolisosoma. All’interno del citoplasma EC si moltiplica ed utilizza le cellule mononucleate (monociti) per diffondersi, inizialmente, negli organi del sistema reticolo-endoteliale (milza, fegato e linfonodi) e poi in tutto l’organismo. Le cellule mononucleate infette aderiscono all’endotelio dei piccoli vasi e migrano nei tessuti endoteliali provocando una vasculite. Il periodo d’incubazione dell’ehrlichiosi varia da 8 a 20 giorni e l’infezione può avere un decorso acuto, subclinico o cronico a seconda del paziente. La fase acuta ha una durata variabile, da 1 a 4 settimane e il cane può guarire con o senza terapia ed eliminare totalmente l’infezione, oppure può intraprendere un decorso subclinico che persiste per mesi o anni. In questa fase il cane non manifesta segni clinici ma é un portatore dell’infezione e potrà in seguito sviluppare la forma cronica e più severa. I segni clinici sono poco specifici e comprendono febbre, anoressia, letargia, linfoadenomegalia, epato-splenomegalia, pallore delle mucose, manifestazioni oculari quali: uveite antero-posteriore, blefariti, congiuntiviti, ulcere corneali, emorragia e distaccamento retinico, glaucoma. Nella fase acuta possono esserci sanguinamenti dovuti alla trombocitopenia, vasculite e trombocitopatia da iperproteinemia (ipergammaglobulinemia). Nella fase cronica, invece, i segni clinici sono legati alla panipoplasia midollare e pancitopenia periferica e si possono avere, oltre ai sanguinamenti già visti, anche i segni clinici dell’immunodepressione con infezioni ricorrenti, setticemie, piodermiti, stomatite ulcerativa, glossite necrotica e quelli legati all’anemia, abbattimento, depressione, ittero. Altri sintomi clinici riportati sono: poliartrite e polimiosite, segni neurologici quali crisi epilettiche, atassia, disfunzione vestibolare e dolore cervicale ma sono più rari e legati sempre alle vasculiti, infezioni ed emorragie. La gravità dei segni clinici è legata alla virulenza del ceppo, all’efficacia dell’immunità cellulo-mediata dell’ospite e alla presenza d’infezioni concomitanti. Le principali alterazioni clinico-patologiche riguardano la trombocitopenia, presente in tutte e tre le fasi cliniche, ma con meccanismi patogenetici diversi. Nella fase acuta, infatti, la trombocitopenia può essere la conseguenza di vasculiti diffuse che provocano un eccessivo consumo piastrinico, oppure di una distruzione immuno-mediata oppure di un sequestro splenico per iperplasia linforeticolare. Nella fase cronica a questi meccanismi si aggiunge anche la ridotta produzione midollare di megacariociti, i precursori delle piastrine. L’anemia della fase acuta è rigenerativa ed è la conseguenza della perdita ematica o distruzione immunomediata mentre nella fase cronica non è rigenerativa perché secondaria a depressione midollare. Nella fase acuta si può avere leucocitosi neutrofilica mentre nella fase cronica, neutropenia da mancata-ridotta produzione midollare e linfocitosi a grandi linfociti granulosi. Le alterazioni biochimiche più frequentemente descritte sono l’ipoalbuminemia che nella fase acuta è la conseguenza della vasculite mentre nella fase cronica è dovuta ad una perdita glomerulare per danneggiamento della membrana da deposizione di immunocomplessi per immunostimolazione cronica e produzione di immunoglobuline. L’ipergammaglobulinemia, infatti, si trova spesso associata all’ipoalbuminemia. Sono descritti anche aumenti degli enzimi epatici, iperazotemia e proteinuria. Panipoplasia midollare da Ehrlichia canis La diagnosi di ehrlichiosi si basa sull’anamnesi del paziente (area in cui vive o storia di viaggi all’estero, in zone endemiche), sui segni clinici, sulle alterazione degli esami di laboratori e su indagini diagnostiche specifiche. Queste possono essere dirette, volte ad evidenziare la presenza del parassita nell’ospite ed indirette tramite il riconoscimento di anticorpi. La ricerca delle morule nei monociti-macrofagi tramite esame citologico di sangue, linfonodo, midollo e milza rappresenta un test di facile esecuzione ma poco sensibile (sensibilitá 60 %) ed assolutamente non raccomandato se si sospetta una ehrlichiosi cronica. L’utilizzo, invece, della biologia molecolare, attraverso la PCR rappresenta un metodo diagnostico molto sensibile e raccomandabile soprattutto nei primi giorni post-infezione (4 – 10 giorni quando gli anticorpi non sono ancora rilevabili in circolo). La PCR può essere eseguita sul sangue in EDTA, midollo, milza, linfonodi ed un suo esito positivo indica una infezione attiva da parte di EC e autorizza l’inizio di una terapia specifica. Un esito negativo, tuttavia, non esclude la presenza di un’infezione attiva e, pertanto, è necessario eseguire un test sierologico qualora il sospetto clinico sia rilevante. I test sierologici più utilizzati sono IFA ed ELISA che devono essere eseguito dopo circa 2 – 3 settimane dall’infezione per evitare falsi negativi. Gli anticorpi, infatti, si sviluppano in 7 – 28 giorni post infezione. Poiché gli anticorpi possono persistere a lungo in un paziente (mesi ed anni) anche dopo risoluzione della malattia è necessario ripetere l’esame dopo 2 – 3 settimane per valutare l’avvenuta sieroconversione. Se il titolo anticorpale è aumentato di circa 4 volte, allora siamo di fronte ad una infezione attiva. Altrimenti non è EC la causa dei problemi clinici del paziente. È importante, inoltre, sottolineare che nei test sierologici esistono cross reazioni con altre ehrlichie o con anaplasma. Proprio a causa della lunga persistenza di titoli anticorpali significativi, il miglior metodo per valutare l’esito di una terapia per EC è la PCR. La terapia si basa sull’utilizzo di doxiciclina per os per 3 – 4 settimane. Se è presente una grave trombocitopenia, clinicamente manifesta, può essere necessario l’utilizzo di glucocorticoidi se, invece, c’é grave pancitopenia può essere necessaria una terapia di supporto con trasfusioni ematiche, fluido terapia ed antibiotici. Mentre le forme acute danno, generalmente, una buona risposta alla terapia (evidente già dopo 2 giorni con miglioramento clinico e degli esami ematologici) le forme croniche con anemia aplastica sono refrattarie e la prognosi in questi casi è peggiore. agente patogeno Ehrlichia canis vettore Ripicephalus sanguineus, Dermacentor variabilis diffusione mondiale nelle aree tropicali e subtropicali, in Europa in tutto il bacino mediterraneo, in Germania rari focolai autoctoni patologia ehrlichiosi canina monocitaria sintomi clinici febbre, anoressia, dimagrimento, diatesi emorragica, sintomatologia neurologica centrale, linfoadenopatia tempi d’incubazione 8 – 20 giorni La diffusione di Ehrlichia canis nel bacino mediterraneo segni neurologici quali crisi epilettiche, atassia, disfunzione vestibolare e dolore cervicale ma sono più rari e legati sempre alle vasculiti, infezioni ed emorragie. La gravità dei segni clinici è legata alla virulenza del ceppo, all’efficacia dell’immunità cellulo-mediata dell’ospite e alla presenza d’infezioni concomitanti. Le principali alterazioni clinico-patologiche riguardano la trombocitopenia, presente in tutte e tre le fasi cliniche, ma con meccanismi patogenetici diversi. Nella fase acuta, infatti, la trombocitopenia può essere la conseguenza di vasculiti diffuse che provocano un eccessivo consumo piastrinico, oppure di una distruzione immuno-mediata oppure di un sequestro splenico per iperplasia linforeticolare. Nella fase cronica a questi meccanismi si aggiunge anche la ridotta produzione midollare di megacariociti, i precursori delle piastrine. L’anemia della fase acuta è rigenerativa ed è la conseguenza della perdita ematica o distruzione immunomediata mentre nella fase cronica non è rigenerativa perché secondaria a depressione midollare. Nella fase acuta si può avere leucocitosi neutrofilica mentre nella fase cronica, neutropenia da mancata-ridotta produzione midollare e linfocitosi a grandi linfociti granulosi. Le alterazioni biochimiche più frequentemente descritte sono l’ipoalbuminemia che nella fase acuta è la conseguenza della vasculite mentre nella fase cronica è dovuta ad una perdita glomerulare per danneggiamento della membrana da deposizione di immunocomplessi per immunostimolazione cronica e produzione di immunoglobuline. L’ipergammaglobulinemia, infatti, si trova spesso associata all’ipoalbuminemia. Sono descritti anche aumenti degli enzimi epatici, iperazotemia e proteinuria. Panipoplasia midollare da Ehrlichia canis La diagnosi di ehrlichiosi si basa sull’anamnesi del paziente (area in cui vive o storia di viaggi all’estero, in zone endemiche), sui segni clinici, sulle alterazione degli esami di laboratori e su indagini diagnostiche specifiche. Queste possono essere dirette, volte ad evidenziare la presenza del parassita nell’ospite ed indirette tramite il riconoscimento di anticorpi. La ricerca delle morule nei monociti-macrofagi tramite esame citologico di sangue, linfonodo, midollo e milza rappresenta un test di facile esecuzione ma poco sensibile (sensibilitá 60 %) ed assolutamente non raccomandato se si sospetta una ehrlichiosi cronica. L’utilizzo, invece, della biologia molecolare, attraverso la PCR rappresenta un metodo diagnostico molto sensibile e raccomandabile soprattutto nei primi giorni post-infezione (4 – 10 giorni quando gli anticorpi non sono ancora rilevabili in circolo). La PCR può essere eseguita sul sangue in EDTA, midollo, milza, linfonodi ed un suo esito positivo indica una infezione attiva da parte di EC e autorizza l’inizio di una terapia specifica. Un esito negativo, tuttavia, non esclude la presenza di un’infezione attiva e, pertanto, è necessario eseguire un test sierologico qualora il sospetto clinico sia rilevante. I test sierologici più utilizzati sono IFA ed ELISA che devono essere eseguito dopo circa 2 – 3 settimane dall’infezione per evitare falsi negativi. Gli anticorpi, infatti, si sviluppano in 7 – 28 giorni post infezione. Poiché gli anticorpi possono persistere a lungo in un paziente (mesi ed anni) anche dopo risoluzione della malattia è necessario ripetere l’esame dopo 2 – 3 settimane per valutare l’avvenuta sieroconversione. Se il titolo anticorpale è aumentato di circa 4 volte, allora siamo di fronte ad una infezione attiva. Altrimenti non è EC la causa dei problemi clinici del paziente. È importante, inoltre, sottolineare che nei test sierologici esistono cross reazioni con altre ehrlichie o con anaplasma. Proprio a causa della lunga persistenza di titoli anticorpali significativi, il miglior metodo per valutare l’esito di una terapia per EC è la PCR. La terapia si basa sull’utilizzo di doxiciclina per os per 3 – 4 settimane. Se è presente una grave trombocitopenia, clinicamente manifesta, può essere necessario l’utilizzo di glucocorticoidi se, invece, c’é grave pancitopenia può essere necessaria una terapia di supporto con trasfusioni ematiche, fluido terapia ed antibiotici. Mentre le forme acute danno, generalmente, una buona risposta alla terapia (evidente già dopo 2 giorni con miglioramento clinico e degli esami ematologici) le forme croniche con anemia aplastica sono refrattarie e la prognosi in questi casi è peggiore. agente patogeno Ehrlichia canis vettore Ripicephalus sanguineus, Dermacentor variabilis diffusione mondiale nelle aree tropicali e subtropicali, in Europa in tutto il bacino mediterraneo, in Germania rari focolai autoctoni patologia ehrlichiosi canina monocitaria sintomi clinici febbre, anoressia, dimagrimento, diatesi emorragica, sintomatologia neurologica centrale, linfoadenopatia tempi d’incubazione 8 – 20 giorni La diffusione di Ehrlichia canis nel bacino mediterraneo Diagnostic dicembre 2014 Diagnostic Update Update Ehrlichiosi canina: aspetti clinico-patologici e diagnostica di laboratorio Vanessa Turinelli, DVM, PhD, diplomata ECVCP, patologo clinico per Idexx Laboratories Italia. Ehrlichia canis (EC) è l’agente causale dell’ehrlichiosi monocitica canina, malattia infettiva diffusa in tutto il mondo. Negli Usa è descritta una ehrlichiosi granulocitica causata da Ehrlichia chaffeensis, mentre l’ehrlichiosi umana da Ehrlichia ewingii sembra essere raramente responsabile di malattia clinica nel cane. Ehrlichia canis è un batterio coccoide intracellulare obbligato appartenente alla famiglia Anaplasmataceae, ordine Rickettsiales che moltiplicandosi per fissione binaria porta alla formazione di aggregati batterici intracitoplasmatici, circondati da una membrana e chiamati “morula”. EC infetta i monociti del cane al quale è trasmessa attraverso il morso della zecca Rhipicephalus sanguineus. La sua diffusione è strettamente correlata a quella del suo vettore. Un potenziale rischio di trasmissione è rappresentato, tuttavia, anche dalle trasfusioni di sangue, pertanto, è di fondamentale importanza sottoporre i potenziali donatori ad un test di screening per EC. Per approfondire l’argomento • COHN L.A. “Ehrlichiosis and related infections”. Vet Clin North Am: Small Anim Pract, 2003; 33 (4): 863-884. • Frank JR., Breitschwerdt EB. “A retrospective study of ehrlichiosis in 62 dogs from North Carolina and Virginia”. J. Vet. Intern. Med. 1999; 13: 194-201. • Gaunt S., Beall M., et al. “Canine monocytic ehrlichiosis: a retrospective study of 100 cases, and an epidemiological investigation of prognostic indicators for the disease”. Vet. Rec. 1997;141:360-363. • Harrus S., Waner T. “Diagnosis of canine monocytotropic ehrlichiosis (Ehrlichia canis): an overview”. Vet. J. 2011;187: 292-296. • Harrus S., Waner T et al. “Ehrlichia canis infection”. In “Infectious Diseases of the dog and cat”. 4th Edition. Elsevier Saunders St Louis, 2012; 227-238. • Harrus S, Kass PH, et al. “Canine monocytic ehrlichiosis: a retrospective study of 100 cases and an epidemiological investigation of prognostic indicators for the disease”. Vet resec 1997; 141: 360-363. • Kohn B. “Understanding ehrlichiosis and anaplasmosis”. Proceedings of the 15th ESVCP-ECVCP congress, Berlin 2013: 75-77. • CASTRO MB, et al. “Experimental acute canine monocytic ehrlichiosis: clinicopathological and immunopathological findings”. Vet Parasitol, 2004;119: 73-86. • McAdam AJ, Sharpe AH. Infectious diseases. In Robbins and Contran, Pathologic basis of diseases. 7th Edition. Elsevier Saunders St Louis, 2005; 395-396. IDEXX Laboratorio di riferimento Via Guglielmo Silva, 36 20149 Milano Tutti i marchi ®/TM sono di proprietà di IDEXX Laboratories, Inc. o di suoi associati negli Stati Uniti e/o in altri paesi. La politica di tutela della privacy di IDEXX è disponibile sul sito idexx.it © 2014 IDEXX Laboratories, Inc. Tutti i diritti riservati · 1412020-1214-IT Numero verde 800 917 940 opz. 1 Numero verde fax 800 906 945 [email protected] www.idexx.it Con il morso della zecca EC penetra nell’organismo ed è subito captata dalle cellule fagocitiche mononucleate che non riescono a distruggerla a causa della sua innata capacità a sfuggire nel citoplasma, prima che avvenga la formazione del fagolisosoma. All’interno del citoplasma EC si moltiplica ed utilizza le cellule mononucleate (monociti) per diffondersi, inizialmente, negli organi del sistema reticolo-endoteliale (milza, fegato e linfonodi) e poi in tutto l’organismo. Le cellule mononucleate infette aderiscono all’endotelio dei piccoli vasi e migrano nei tessuti endoteliali provocando una vasculite. Il periodo d’incubazione dell’ehrlichiosi varia da 8 a 20 giorni e l’infezione può avere un decorso acuto, subclinico o cronico a seconda del paziente. La fase acuta ha una durata variabile, da 1 a 4 settimane e il cane può guarire con o senza terapia ed eliminare totalmente l’infezione, oppure può intraprendere un decorso subclinico che persiste per mesi o anni. In questa fase il cane non manifesta segni clinici ma é un portatore dell’infezione e potrà in seguito sviluppare la forma cronica e più severa. I segni clinici sono poco specifici e comprendono febbre, anoressia, letargia, linfoadenomegalia, epato-splenomegalia, pallore delle mucose, manifestazioni oculari quali: uveite antero-posteriore, blefariti, congiuntiviti, ulcere corneali, emorragia e distaccamento retinico, glaucoma. Nella fase acuta possono esserci sanguinamenti dovuti alla trombocitopenia, vasculite e trombocitopatia da iperproteinemia (ipergammaglobulinemia). Nella fase cronica, invece, i segni clinici sono legati alla panipoplasia midollare e pancitopenia periferica e si possono avere, oltre ai sanguinamenti già visti, anche i segni clinici dell’immunodepressione con infezioni ricorrenti, setticemie, piodermiti, stomatite ulcerativa, glossite necrotica e quelli legati all’anemia, abbattimento, depressione, ittero. Altri sintomi clinici riportati sono: poliartrite e polimiosite,