L’equilibrio nei mercati concorrenziali 1 11.1.6 I produttori eterogenei Nel modello base della concorrenza perfetta, tutte le imprese utilizzano la stessa tecnologia e quindi hanno gli stessi costi di produzione. Tuttavia la realtà è spesso più complicata: a volte produttori diversi che operano nella stessa industria sostengono costi diversi. Per descrivere questa situazione si parla di produttori eterogenei. In questo paragrafo ipotizziamo nuovamente che i prezzi dei fattori rimangano costanti, indipendentemente dalla quantità domandata dall’intero mercato, ma abbandoniamo l’ipotesi che tutti i produttori siano uguali. L’estrazione dell’oro negli Stati Uniti è un esempio d’industria nella quale i produttori sostengono costi notevolmente diversi l’uno dall’altro. Il minerale che si ricava da alcuni giacimenti è a basso contenuto d’oro, per cui estrarre il metallo è molto costoso; il minerale presente in altri giacimenti è, invece, ricco d’oro. Le miniere si differenziano tra loro anche in base alla difficoltà di estrazione dello stesso minerale; alcuni filoni auriferi si trovano vicino alla superficie, altri molto più in profondità. Alla luce di questa grande variabilità dei costi di produzione, è logico aspettarsi che le diverse miniere abbiano curve di offerta individuali molto diverse, ed effettivamente è così. Per capire quali ripercussioni tutto ciò ha sull’equilibrio di mercato, cominciamo con l’ipotizzare che ci siano solo due tipi di miniere d’oro: quelle “buone” e quelle “scadenti”. Le miniere buone sono quattro; da esse si estrae un minerale ricco, per cui i costi di produzione sono bassi rispetto a quelli di tutte le altre miniere. Se da un lato il numero delle miniere buone è molto ridotto, dall’altro un numero illimitato d’imprenditori potrebbe entrare nel mercato e cominciare a sfruttare i giacimenti più scadenti, quelli caratterizzati da costi di estrazione più alti. In altre parole, esiste libertà d’entrata per le miniere scadenti. Produttori eterogenei Produttori dello stesso bene che sostengono costi di produzione diversi. L’analisi di breve periodo A L’impresa p1 pS b S MCSR B MCSR S ACSR g dSR B ACSR B Il mercato p1 pS pB pB 0 Euro al grammo Euro al grammo Come al solito, la regola per individuare l’equilibrio di mercato di breve periodo è la seguente: trovare l’intersezione tra la curva di offerta di mercato e la curva di domanda di mercato di breve periodo. Le curve del costo marginale e del costo medio delle miniere B B e ACSR nel grafico A della Figura W11.1. Le curve del “buone” sono, rispettivamente, MCSR costo marginale e del costo medio delle miniere “scadenti” sono invece denominate MCSSR e ACSSR, rispettivamente. Le linee colorate più scure nel grafico A della Figura W11.1 rap- xs xb Grammi d’oro all’anno 0 e1 SSR DSR X1 Grammi d’oro all’anno FIGURA W11.1 L’equilibrio di breve periodo quando i produttori sono eterogenei Sommando orizzontalmente le curve di offerta individuali, si ricava la curva di offerta di mercato SSR, rappresentata nel grafico B. Il prezzo di equilibrio è determinato dall’intersezione tra la curva di domanda e la curva di offerta relative all’intera industria, nel grafico B. Una volta individuato tale prezzo, lo si può utilizzare per costruire la curva di domanda dell’impresa, dSR, a cui si trova di fronte ogni singolo produttore. Nel grafico A è indicata la posizione di equilibrio per ciascun tipo d’impresa. Katz, Rosen, Morgan, Bollino, Microeconomia, 4a edizione, McGraw-Hill, 2011, ISBN 978-88-386-6581-3 2 Capitolo 11 presentano il tratto positivo delle curve di offerta individuali di breve periodo per ciascuno dei due tipi d’impresa. Come sempre, nel breve periodo il numero d’imprese operanti nel mercato è fisso. Ciascuna miniera d’oro ha una curva di offerta crescente, come conseguenza dei rendimenti marginali decrescenti del lavoro nei processi di estrazione e di fusione. Il fatto che le curve di offerta di breve periodo delle imprese non siano tutte uguali non crea difficoltà aggiuntive: per ottenere la curva di offerta di mercato di breve periodo, non dobbiamo fare altro che sommare orizzontalmente le curve di offerta delle singole miniere che sono in attività nel breve periodo. La curva di offerta di mercato è rappresentata nel grafico B, assieme alla curva di domanda dell’intera industria. Sempre nel grafico B vediamo che il prezzo di equilibrio è p1. Da ciò consegue che ogni singola impresa si trova di fronte a una curva di domanda che è parallela all’asse orizzontale e interseca quello verticale in corrispondenza di p1. Dal grafico A risulta che, dato questo prezzo di mercato, le miniere buone producono xg grammi d’oro ciascuna, mentre le miniere scadenti producono xb grammi ciascuna. L’analisi di lungo periodo A L’impresa B LR MC S MCLR ACLRS pS* B Il mercato pS* SLR pi pi B ACLR pB* ph 0 Euro al grammo Euro al grammo Quale sarà la situazione di equilibrio di lungo periodo in tale mercato? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo innanzi tutto ricavare la curva di offerta di mercato di lungo periodo. Vediamo qual è la quantità offerta complessivamente sul mercato in corrispondenza di diversi prezzi. In primo luogo supponiamo che il prezzo di mercato sia ph, che è inferiore a pB*, come risulta dalla Figura W11.2. Per questo prezzo nessuna impresa è disposta a produrre e la quantità offerta sul mercato è pari a zero. L’offerta di mercato è pari a zero in corrispondenza di qualunque altro prezzo inferiore al costo medio minimo delle miniere buone. Ora consideriamo il prezzo pi, che è maggiore di pB* ma minore di p*S . Dato questo prezzo di mercato, a nessuna delle miniere scadenti conviene produrre, mentre le miniere buone massimizzano il loro profitto producendo xi grammi d’oro ciascuna. Quindi la quantità offerta complessivamente sul mercato è 4xi, come indicato nel grafico B della Figura W11.2. Analogamente, per qualunque prezzo compreso tra pB* e p*S , l’offerta di mercato sarà pari al quadruplo della quantità offerta da ciascuna miniera buona. Infine, supponiamo che il prezzo di mercato sia esattamente pari a p*S . Dato questo prezzo, ciascuna miniera buona è disposta a offrire xj grammi d’oro; mentre per le miniere scadenti xS* xB* xi xj Grammi d’oro all’anno pB* 0 4xj 4xB* 4xi Grammi d’oro all’anno FIGURA W11.2 L’offerta di lungo periodo in un mercato in cui i produttori sono eterogenei Se le miniere buone sono solo quattro ed esiste libertà d’entrata per le miniere scadenti, la curva di offerta di lungo periodo dell’industria all’inizio è crescente e poi diventa parallela all’asse orizzontale, in corrispondenza del prezzo che coincide con il costo medio minimo di lungo periodo di una miniera scadente. Katz, Rosen, Morgan, Bollino, Microeconomia, 4a edizione, McGraw-Hill, 2011, ISBN 978-88-386-6581-3 L’equilibrio nei mercati concorrenziali 3 A L’impresa MCLRS MCLRB ACLRS pS* dLR Euro all’oncia Euro all’oncia è indifferente restare fuori dal mercato oppure entrarvi e produrre xB* grammi. Quindi, in corrispondenza del prezzo p*S , l’offerta di mercato sarà compresa fra 4xj e una quantità illimitata. Naturalmente, se il prezzo di mercato fosse maggiore di p*S un numero enorme di nuove imprese entrerebbe nell’industria e la quantità offerta sul mercato tenderebbe a infinito. Ne consegue che la curva di offerta di mercato di lungo periodo è SLR nel grafico B della Figura W11.2. L’andamento di questa curva può essere così spiegato: un aumento del prezzo di mercato induce le imprese già operanti nell’industria a espandere la produzione, spostandosi lungo la loro curva del costo marginale; inoltre attira verso l’industria nuove imprese che hanno costi di produzione più elevati. L’afflusso di nuovi produttori continua finché il produttore marginale (quello che sostiene i costi più elevati tra tutti quelli che operano nel mercato) ottiene un profitto economico esattamente pari a zero, dato il prezzo corrente. Le altre imprese, che producono a costi più bassi, otterranno un profitto economico maggiore di zero. Trovando l’intersezione fra la curva di offerta e la curva di domanda di mercato, SLR e DLR nel grafico B della Figura W11.3, vediamo che il prezzo di equilibrio è p*S . In corrispondenza di questo prezzo, ognuna delle miniere scadenti espande la sua produzione fino al punto minimo della curva del costo medio e offre sul mercato x*S grammi d’oro. Per queste miniere, che sostengono costi di produzione più elevati rispetto alle altre, il prezzo di mercato è esattamente pari al costo medio; di conseguenza esse ottengono un profitto economico pari a zero. Questo risultato era prevedibile, dal momento che esiste libertà d’entrata per le miniere scadenti. Le miniere buone, invece, non producono la quantità corrispondente al punto minimo della loro curva del costo medio; ciascuna di esse offre sul mercato xj grammi d’oro e ottiene un profitto economico rappresentato dalla superficie colorata H, nel grafico A. Come mai queste imprese ottengono un profitto economico maggiore di zero anche nel lungo periodo? La ragione per cui questo profitto economico non attira altre imprese verso l’industria è che non esistono altre imprese in grado di produrre a costi altrettanto bassi. Non esistono potenziali produttori che, entrando nell’industria, riuscirebbero a ottenere un profitto economico, dato il prezzo di equilibrio p*S . Naturalmente, nella realtà, i giacimenti auriferi non sono solo di due tipi ma di tanti livelli qualitativi diversi. Questa ulteriore complicazione si può superare semplicemente tracciando più coppie di curve di costo. La nostra teoria dice che, man mano che il prezzo dell’oro aumenta, diventa remunerativo aprire nuove miniere da cui si estrae un minerale di qualità progressivamente più scadente. Questo è effettivamente ciò che avviene nella re- B Il mercato H ACLRB pS* e2 pS* SLR I p * B DLR 0 xS* xB* xj Grammi d’oro all’anno 0 4xB* X2 Grammi d’oro all’anno FIGURA W11.3 L’equilibrio di lungo periodo quando i produttori sono eterogenei Il prezzo di equilibrio di lungo periodo, p*, B è pari al valore minimo del costo medio di lungo periodo di una miniera scadente. In corrispondenza di tale prezzo il profitto economico delle miniere scadenti è pari a zero, mentre le miniere buone ottengono un profitto economico rappresentato dalla superficie colorata H nel grafico A. Katz, Rosen, Morgan, Bollino, Microeconomia, 4a edizione, McGraw-Hill, 2011, ISBN 978-88-386-6581-3 Euro al grammo 4 Capitolo 11 pLIM 0 FIGURA W11.4 L’offerta d’oro nel lungo periodo Se i giacimenti auriferi sono di tanti livelli qualitativi diversi, la curva di offerta di lungo periodo è crescente per un ampio tratto. Quando il prezzo di mercato raggiunge il valore pLIM, questo è talmente elevato che diventa remunerativo estrarre l’oro persino dall’acqua di mare. Poiché la quantità d’oro che verrebbe offerta sul mercato a tale prezzo sarebbe praticamente illimitata, in corrispondenza di pLIM la curva diventa parallela all’asse orizzontale. Grammi d’oro all’anno SLR altà: esistono giacimenti, dai quali è molto costoso estrarre l’oro, che vengono sfruttati quando il prezzo di mercato dell’oro è alto e abbandonati quando il prezzo scende (Seabrook 1989, 45). La curva di offerta di mercato di lungo periodo che ne risulta, SLR nella Figura W11.4, è formata da una serie di archi, uno per ogni nuova miniera che entra nel mercato man mano che il prezzo aumenta. In corrispondenza di pLIM, un valore ben al di sopra del prezzo attuale dell’oro, sarebbe remunerativo estrarre il metallo prezioso persino dall’acqua di mare. La quantità d’oro che verrebbe offerta sul mercato a questo prezzo sarebbe praticamente illimitata; per questo motivo SLR diventa parallela all’asse orizzontale in corrispondenza di pLIM. Ora, per trovare il punto d’equilibrio non bisogna far altro che tracciare la curva di domanda di mercato e vedere dove interseca la curva di offerta di mercato. Quando ci sono più di due tipi diversi d’imprese, l’analisi diventa più complessa ma il concetto di fondo rimane lo stesso: il flusso d’imprese verso l’industria continua finché i nuovi entrati possono ottenere un profitto economico maggiore di zero. Le imprese che riescono a produrre a costi relativamente bassi sono quelle per cui l’ingresso nel mercato è più vantaggioso e quindi entrano per prime. Man mano che nuovi produttori accedono al mercato, la curva di offerta si sposta verso l’esterno e il prezzo d’equilibrio diminuisce. Anche imprese con costi di produzione relativamente alti entrano nell’industria e intanto il prezzo continua a scendere. Il flusso di nuovi produttori verso l’industria cessa quando l’ultimo arrivato raggiunge esattamente il pareggio, dato il prezzo di mercato. Le imprese con i costi di produzione più bassi, che già si trovano nel mercato, otterranno un profitto economico nella situazione di equilibrio; mentre tutte le imprese che hanno deciso di restare fuori dal mercato hanno costi di produzione così elevati che subirebbero perdite se entrassero in quest’industria e vendessero il loro prodotto al prezzo corrente. La rendita economica Parlando dell’estrazione dell’oro, non abbiamo fatto distinzioni tra il proprietario dell’impresa di estrazione e il proprietario del terreno in cui si trova il giacimento. In effetti, nell’analisi appena conclusa abbiamo dato per scontato che chi sfruttava la miniera fosse anche il proprietario della terra. Tuttavia, nel caso di un’industria come quella estrattiva, per la quale la terra è un input fondamentale e di qualità molto variabile, spesso è utile distinguere i proprietari dell’input da coloro che lo utilizzano. Per capirne la ragione, supponiamo che i detentori dei diritti minerari sui giacimenti auriferi e i proprietari delle imprese di estrazione siano persone completamente diverse. A quale dei due gruppi di individui andrà il surplus del produttore, rappresentato dalla superficie I nel grafico B della Figura W11.3? Se esiste libertà di entrata per chiunque voglia avviare un’attività di estrazione e tutti possono utilizzare la stessa tecnologia, ci aspettiamo che i proprietari delle imprese di estrazione ottengano un profitto economico pari a zero nel lungo periodo. Poiché i detentori dei diritti minerari sono quelli che controllano la risorsa Katz, Rosen, Morgan, Bollino, Microeconomia, 4a edizione, McGraw-Hill, 2011, ISBN 978-88-386-6581-3 L’equilibrio nei mercati concorrenziali scarsa, è logico aspettarsi che il surplus del produttore vada a loro. In particolare, il proprietario di un terreno nel quale si trova un giacimento di minerale ricco riuscirà a vendere i diritti di sfruttamento per una cifra più elevata rispetto a quella che otterrà il proprietario di un terreno che contiene un giacimento meno pregiato. Quanto sarà grande questa differenza di prezzo? La risposta è contenuta nella Figura W11.3. Supponiamo, per assurdo, che i diritti minerari siano venduti allo stesso prezzo per tutti i giacimenti. In questo caso gli utilizzatori delle miniere migliori otterrebbero un profitto economico corrispondente alla superficie colorata H nel grafico A della Figura W11.3. Se così fosse, tutti gli imprenditori cercherebbero di acquistare i diritti di sfruttamento per i giacimenti migliori e di conseguenza ne farebbero salire il prezzo. Il prezzo dei diritti minerari sui giacimenti più ricchi aumenterebbe, fino a superare quello dei diritti minerari sui giacimenti peggiori, di una cifra corrispondente alla superficie colorata H. Se ci soffermiamo un attimo a riflettere sul funzionamento di questo mercato, riusciremo a comprendere meglio cosa rappresenta la superficie H. Ipotizziamo che per utilizzi diversi dall’estrazione dell’oro la terra sia tutta ugualmente produttiva; in questo caso il prezzo di equilibrio dei terreni contenenti minerale scadente sarà pari al costo-opportunità della terra. Il sovrapprezzo che ottengono i proprietari dei terreni con i giacimenti migliori rappresenta una remunerazione aggiuntiva rispetto al costo-opportunità della terra. In altre parole, la differenza di prezzo è un surplus del produttore che va ai proprietari dei giacimenti che contengono il minerale più ricco. Si potrebbero fare molti altri esempi di attività economiche nelle quali terreni con caratteristiche diverse hanno valore diverso. Alcuni appezzamenti di terra sono molto fertili e facili da coltivare, mentre altri contengono poche sostanze nutritive e sono in forte pendenza; chiaramente i primi sono più adatti all’agricoltura e, nel caso vengano destinati a quest’uso, il loro valore sarà elevato. Indipendentemente dal fatto che il bene venduto sia terra, il surplus del produttore prende anche il nome di rendita economica. Rendita economica, profitto economico e surplus del produttore sottendono un analogo concetto: il venditore ottiene un surplus quando il prezzo che gli viene versato in cambio di un bene è superiore al costo economico di produzione del bene. Chiudiamo la nostra discussione sulla rendita economica e il surplus del produttore con un richiamo alla cautela. Quando si analizzano grafici relativi alla domanda e all’offerta di mercato, bisogna fare attenzione nell’attribuire il surplus del produttore a questo o a quel gruppo di operatori. Se i prezzi dei fattori sono fissi e la curva di offerta è crescente – perché la situazione considerata è di breve periodo o perché non tutte le imprese hanno gli stessi costi di produzione – la superficie compresa tra la curva di offerta e il prezzo di mercato rappresenta davvero un surplus che va ai venditori operanti in quel mercato. Se invece la curva di offerta è crescente perché le imprese operanti nell’industria, collettivamente, determinano i prezzi dei fattori che acquistano, il surplus va ai venditori che forniscono loro quei fattori. In entrambi i casi, comunque, la rendita va a operatori economici che forniscono un bene, per cui si può parlare di surplus del produttore. 5 Rendita economica La somma che il venditore di un bene o servizio ottiene in più rispetto a quella che sarebbe sufficiente per indurlo a fornire il bene. Katz, Rosen, Morgan, Bollino, Microeconomia, 4a edizione, McGraw-Hill, 2011, ISBN 978-88-386-6581-3