INDICE Toccheremo questi punti: • quadro generale pre e post crisi • le cause che hanno portato alla crisi • lo scoppio della crisi • le soluzioni di politica monetaria e fiscale • conclusioni LIBERALIZZAZIONE DEI MERCATI FINANZIARI • Mercati altamente regolamentati fino al 1980 forte legame tra politica e finanza difficoltà nella diversificazione dell’economia a causa del tasso di cambio mantenuto ad un livello troppo elevato • 1980: inizio liberalizzazione MKT finanziari • 1994: adesione allo Spazio economico europeo (SEE) e conseguente possibilità di aprire filiali (Regno Unito e Olanda) • 1990-2003: privatizzazione delle tre grandi banche islandesi GRANDE ESPANSIONE DELLE ATTIVITA’ DELLE BANCHE BANCHE TROPPO GRANDI RISPETTO ALL’ECONOMIA ISLANDESE STRATEGIE RISCHIOSE PERSEGUITE DALLE BANCHE Le banche per favorire la loro espansione perseguirono strategie rischiose: 1.Prestiti nei mercati dei capitali stranieri 2.Acquistare azioni per conto dei clienti 3.Over night 4.Eccessivo affidamento sui finanziamenti all’ingrosso INADEGUATO SISTEMA DI VIGILANZA La FME (Financial Supervisory Authority) ebbe queste difficoltà nel svolgere la sua funzione: FME controllare il rispetto delle norme in materia di grandi esposizioni e prestiti collegati qualità del capitale delle banche Jannari: ”…the FME staff was much too small, both in numbers and variety of skills, to supervise and regulate a banking system as large and internationally active as that in Iceland” L’ ESPANSIONE DELLA “BOLLA” Il credito nazionale per il settore privato non finanziario crebbe ad un tasso medio annuo del 30% dal 2003 al 2007 quando le banche erano in rapida espansione. Credito nazionale % PIL Continua… L’espansione della borsa islandese Source: Datastream Continua… Il mercato azionario in rapporto al PIL Continua… La crescita dei prezzi reali delle case Continua… Aumento del debito delle famiglie: composizione e dinamiche (% PIL) Le attività delle famiglie aumentarono di un terzo come quota del PIL tra il 2003 e il 2007 raggiungendo oltre il 400% del PIL nel 2007. Tale aumento fu diviso tra attività immobiliare e finanziarie Continua… La leva finanziaria del settore delle famiglie La leva finanziaria, definita come il rapporto tra totale delle attività e debito netto, è più alta in Islanda che negli altri paesi OCSE; la rischiosità dei bilanci delle famiglie islandesi dipende dal fatto che una parte consistente delle loro attività è in fondi pensione e ciò renderebbe difficile il rimborso ai creditori, se necessario problema di scarsa educazione finanziaria Continua… •Rischio di elevata leva finanziaria attività gonfiate che, una volta ridimensionate, comportano la perdita della ricchezza netta delle famiglie riduzione brusca e forzata dei consumi •Le banche stesse promossero i prestiti in valuta estera alle famiglie spacciandoli come vantaggiosi problema di scarsa educazione finanziaria •La quota di debito in valuta estera del debito delle famiglie raddoppiò raggiungendo il 20% a settembre 2008 a causa del deprezzamento del tasso di cambio Continua… L’attività economica si espanse a causa di un’insostenibile domanda interna • Boom degli investimenti • Aumento del reddito delle famiglie •Aumento dei consumi • Aumento domanda interna Inoltre... Ulteriori problemi che portarono allo scoppio della “bolla” Surriscaldamento del mercato del lavoro • • • Fine 2007: la crescita dell’occupazione ha iniziato a cadere molto più velocemente della crescita della forza lavoro, la quale è attribuibile ad un cospicuo afflusso di immigrati. Occupazione < Forza lavoro DISOCCUPAZIONE Tasso di disoccupazione è sceso da circa il 3% alla fine del 2003 a quasi il 2% a fine 2007 inizi 2008, ma da allora è aumentata notevolmente. Inflazione • Molto più volatile in Islanda rispetto alla Zona Euro tra il 2003 e il 2007 • Volatilità dell’inflazione alti tassi di cambio scarsa credibilità della politica monetaria e delle aspettative di inflazione che generalmente seguono i movimenti dei tassi di cambio RIASSUMENDO… Le tre principali banche islandesi, Landsbanki, Glitnir, Kaupthing, presentavano i seguenti problemi: • eccessiva dimensione in confronto ad una piccola economia aperta • alta esposizione ai mercati azionari globali • minor controllo rispetto alle altre banche dell’EU • dipendenza dai finanziamenti all’ingrosso • notevole ampliamento dei prestiti in valuta straniera tra luglio e dicembre 2007 • grandi quantità di debiti in scadenza tra il 2008-2011 I tassi delle banche islandesi (CDS) sono saliti nei primi mesi del 2008 facendo sì che i mercati all’ingrosso fossero chiusi; le banche furono quindi costrette a rivolgersi alla CBI e BCE per chiedere finanziamenti su larga scala. RIASSUMENDO… •La BCE era molto preoccupata per le elevate quantità di prestito emesse e per la qualità delle garanzie offerte crediti nei confronti di altre banche islandesi (“lettere d’amore”). •La UK FSA (Financial Services Authority) invece era preoccupata per la grande detenzione di depositi nel Regno Unito con Icesave, la filiale britannica di Landsbanky. La FSA voleva avviare questo piano: trasferire i conti Icesave sotto il proprio controllo trasferire la responsabilità di garanzia dei depositi da Islanda al Regno Unito Questo piano però non fu mai realizzato. OTTOBRE 2008: IL CROLLO DEL SISTEMA BANCARIO ISLANDESE La crisi bancaria è iniziata nell’estate del 2007 per peggiorare sempre di più durante il 2008 fino al crollo dell’americana Lehman Brothers i tassi di cambio salirono vertiginosamente il valore delle azioni precipitò necessità appoggio del governo 6 Ottobre 2008: approvazione della legislazione di emergenza da parte del Parlamento con la quale l’autorità di vigilanza (FME) prendeva il controllo delle banche. LANDSBANKI E KAUPTHING venivano messe in AMMINISTRAZIONE CONTROLLATA E GLITNIR NAZIONALIZZATA SUBITO DOPO IL COLLASSO •Creazione di nuove banche •Aumento del debito netto del governo di circa il 13% come conseguenza diretta del fallimento delle banche. •Ulteriore indebitamento del governo per soddisfare i requisiti minimi di garanzia dei depositi sui conti Icesave di Landsbanki nel Regno Unito e Paesi Bassi accordo tra governo islandese e i governi britannico e olandese (giugno 2009) •Il governo ha garantito i depositi nazionali LA PRIMA SOLUZIONE ATTUATA: STAND-BY ARRANGEMENT (SBA) Il governo ha realizzato un programma con FMI per risollevarsi dalla crisi. Questo programma è stato concordato nel novembre 2008 e prevede un finanziamento esterno di 5,1 miliardi di dollari di cui 2,1 miliardi dal FMI. Obiettivi del programma: impedire un ulteriore deprezzamento della corona •Breve termine programma di risanamento del bilancio a medio termine •Lungo termine ripristinare il corretto funzionamento del sistema bancario CIO’ CHE SI DOVREBBE FARE… LA VIGILANZA La crisi finanziaria globale ha messo in luce le carenze in materia di vigilanza prudenziale e di regolamentazione. MACRO VIGILANZA MICRO VIGILANZA DEVONO INTERAGIRE per contenere l’accumulo di rischi sistemici CIO’ CHE SI DOVREBBE FARE… POLITICA MONETARIA Come conseguenza del collasso del sistema bancario, le sfide di politica monetaria e fiscale sono cresciute enormemente. Per il momento, la politica monetaria è governata dal programma FMI secondo il quale bisogna stabilizzare immediatamente il mercato finanziario. • OBIETTIVI DI BREVE PERIODO: 1. Ridurre gradualmente le restrizioni sui movimenti di capitale 2. Stabilizzare la corona 3. Ricostruire la credibilità politica • OBIETTIVI DI LUNGO PERIODO: 1. Adesione all’Area Euro CIO’ CHE SI DOVREBBE FARE… INGRESSO AREA EURO L’Islanda è già membro dell’Area Economia Europea (EEA) e quindi molte pre-condizioni per essere ammessi nell’UE sono state già messe in pratica. Entrare nell’Area Euro comporta sia degli svantaggi che dei vantaggi. SVANTAGGI: VANTAGGI: 1. Rinunciare alla sovranità nazionale in certe materie (es.politica monetaria) verso una entità sovranazionale 2. Perdere la flessibilità dei tassi di cambio 3. Rischio di economie meno diversificate e maggiore vulnerabilità agli shock di fornitura 1. 2. 3. 4. Politica monetaria stabile Eliminare i rischi dei tassi di cambio e aprire l’accesso al largo mercato euro dei capitali Riduzione dei debiti governativi Rinforzare i collegamenti con le altre economie dell’Area Euro CIO’ CHE SI DOVREBBE FARE… PER FACILITARE L’INGRESSO NELL’AREA EURO Per poter facilitare l’ingresso nell’Area Euro si dovrebbe: Liberalizzare il commercio di beni agricoli e raggiungere un accordo per la gestione e lo sfruttamento della pesca Effettuare una copertura contro la fluttuazione dei prezzi dell’alluminio e della pesca Effettuare gli aggiustamenti di politica monetaria Migliorare la mobilità del lavoro e la flessibilità dei salari Consentire ai capitali di circolare liberamente Continua… Entrare nell’Area Euro non significa però diventare membro dell’UE. L’Islanda deve soddisfare i criteri del Trattato di Maastricht i quali richiedono stabilità e convergenza per: 1.Inflazione stabilità dei prezzi 2.Stabilizzazione tassi di cambio 3.Finanza pubblica posizione budgetaria senza un eccessivo deficit 4.Tassi di interesse In conclusione l’ingresso nell’Area Euro sembra essere la soluzione migliore per l’Islanda nel lungo termine poiché comporterà dei benefici, ma allo stesso tempo si deve tener conto che emergeranno nuovi problemi LA SITUAZIONE DELLE FINANZE PUBBLICHE E’ DISASTROSA • Il debito pubblico è già salito notevolmente ed è destinato a salire ancora • Nel 2008, per la prima volta dal 2003, si è avuto un deficit dell’1,2% del PIL • C’è necessità di una dura risposta politica • Una prima risposta del governo c’è già stata nel giugno 2009 con un piano preliminare di consolidazione fiscale • Problema di incertezza sulle spese fiscali definitive date dal crollo bancario Graficamente… Finanze pubbliche CIO’ CHE SI DOVREBBE FARE… POLITICA FISCALE C’è bisogno di agire sulle tasse aumentandole e diminuire la spesa pubblica: PIT VAT tassa sul reddito personale tassa sul valore aggiunto occorre riportarle ai livelli degli anni passati Tassa sulla ricchezza reintrodurre Tassa sulle accise doganali Continua… AIUTARE IL REDDITO PUBBLICO CON ULTERIORI FONTI DI FINANZIAMENTO La scelta deve andare tra quelle che causano la minore distorsione economica. Cosa potrebbe fare l’Islanda in concreto? •Introdurre una tassa sui gas nocivi (es. Svezia e diossido di carbonio). •Rivolgere meglio i benefici alle famiglie ed i rimborsi ipotecari (Ridurre la soglia di reddito senza colpire i poveri). •Ridurre le categorie esenti da VAT. RIDIMENSIONAMENTO DELLA SPESA PUBBLICA Piani di breve termine: • • Ridurre i salari del settore pubblico Ridimensionare gli investimenti pubblici Piani di lungo termine: • • Mantenere l’efficienza del settore sanitario tagliandone i costi. Migliorare l’efficienza dell’istruzione concentrandosi sul rapporto insegnante- per-studente, riducendo la durata degli studi ed incoraggiando gli studi all’estero. Graficamente… Spese pubbliche pre-crisi LA CRISI COME OPPORTUNITA’ PER RIDURRE LE SPESE INUTILI • Occorre ridimensionare i programmi politici che non supportano adeguatamente il benessere del pubblico in generale. • Innanzitutto si deve agire sul programma di sostegno all’agricoltura. • Il piano è un ostacolo al cambiamento strutturale ed impone un onere pesante per i contribuenti e per i consumatori CONCLUSIONI L’Islanda sta affrontando uno dei momenti più difficili della sua storia. • Manovre di politica economica: effetto krona rialzo del 5% della • “Solidarietà scandinava” • debito estero veleggia verso i 100 miliardi di dollari Cosa si possono aspettare gli islandesi per il futuro? Fridat Mar Baldursson, economista alla Reykjavik University, vede sereno: “Siamo a una svolta, la mossa dei Paesi scandinavi aumenterà la fiducia e permetterà al nostro governo di ottenere prestiti a tassi inferiori. Ma la tempesta non è ancora passata.” GRUPPO DI LAVORO Laura Dardes Claudia Franzini Silvia Gauna Valentina Magistrelli