RAPPORTO TRA BANCHE ED ENTI TERRITORIALI IN TEMA DI DERIVATI E SWAP Nella giornata di approfondimento svoltasi a Pesaro il 13 Novembre, presso la sede del Network Agenzia per l’innovazione, il problema dei contratti finanziari derivati denominati “swap” è stato sviscerato in tutti i suoi aspetti. Va subito precisato che tali contratti sono stati proposti dalle banche alle aziende ed agli enti locali a seguito di un preciso disegno strategico che aveva un unico scopo quello di sanare i bilanci del sistema bancario drenando senza scrupolo risorse dalle aziende e dalla collettività tramite gli enti pubblici. La riuscita del disegno strategico si è basata sul presupposto della conoscenza degli andamenti futuri del mercato finanziario, che era sicuramente noto alle banche, meno noto anzi spesso sconosciuto ai contraenti aziende ed enti locali. Per meglio comprendere è necessario ritornare ad 8/9 anni fa, quando a seguito dell’imminente introduzione dell’Euro, avvenuta nel 2002, la politica monetaria (tasso di sconto) è passata dalla Banca d’Italia alla BCE (banca centrale europea). Non è stato un cambio solo formale ma sostanziale. Da quel momento i tassi di interesse italiani, storicamente alti, potevano solo scendere come in effetti è avvenuto. Nonostante la scontata previsione di ribasso dei tassi le banche si sono presentate ai loro clienti dicendo: “Mi raccomando assicurati dal rischio di aumento dei tassi in quanto oggi va bene, ma il passato può ritornare”. La politica monetaria europea ha una filosofia ben diversa da quella perseguita negli anni 80 e 90 dalla banca d’Italia. L’Europa ha scelto una strategia di tipo tedesco che non si è mai basata su svalutazioni monetarie e alti tassi di interesse, ma ha perseguito la stabilità monetaria e bassi interessi, favorendo una competitività internazionale dei prodotti basata sull’efficienza e l’innovazione. Le banche, quindi, forti delle infondate paure degli imprenditori e degli amministratori di enti locali ha proposto di assicurare il rischio di aumento tassi pressoché inesistente e da assicuratori sono diventati assicurati facendosi pagare nell’ipotesi che il tasso rimanesse al di sotto di una certa soglia. I conteggi su casi pratici esposti nel seminario dal dr. Bacile dell’Ardep (associazione per ridurre il debito pubblico) sono stati eloquenti. Il grafico esposto negli assi cartesiani evidenziava la zona rossa, nella quale la banca riscuoteva, nove volte più grande rispetto all’ipotesi nella quale era la banca a pagare. I contratti erano e sono palesemente iniqui. Con le aziende l’iniquità si manifestava subito. Un contratto di swap stipulato il 31 ottobre del 2006 già il 3 Luglio 2007 vedeva la banca richiedere 471.000 € su un nominale di 1.000.000 di euro, mentre i contratti proposti ai comuni sono stati definiti dal tecnico dei conteggi “bombe ad orologeria” in quanto la percezione del danno si ha nel tempo, anzi nell’immediato tali contratti venivano addolciti all’upfront, vale a dire una somma di denaro che dalla banca passava all’ente, naturalmente abbondantemente ripagata dalla maggiore iniquità dello swap nel tempo. Nell’incontro di studio è apparso evidente che troppo spesso nella gestione della cosa pubblica e nella società in generale prevalgono logiche di perversa furbizia che mirano senza scrupoli ad un tornaconto immediato, a discapito di ogni regola di programmazione strategica che tenga conto del permanere dell’equilibrio dei conti pubblici nel tempo ed in questo caso addirittura dell’equilibrio del sistema paese. Il network agenzia per l’innovazione ha quindi ritenuto utile, opportuno, anzi indispensabile organizzare forze professionali idonee a contrastare pretese inique da parte delle banche prima di tutto analizzando e quantificando l’iniquità del contratto e poi cercando una soluzione transattiva per la risoluzione dello stesso e se necessario una azione legale per conseguire lo stesso scopo. I revisori degli enti locali non possono esimersi dal programmare controlli su tali contratti, pena il loro coinvolgimento nel caso venga accertato un danno patrimoniale per l’ente locale. A cura di Piero Criso presidente Ancrel Club dei revisori sez. Marche