Salvatore Giannella “Voglia di cambiare – Seguiamo l’esempio degli altri paesi europei” Chiarelettere Editore srl, aprile 2008. Questo libro è un testo molto sui generis da presentare, come recensione in un sito specialistico come quello dell’AED. L’autore, Salvatore Giannella, che ha collaborato a riviste come “L’Europeo” e “Airone”, e che collabora tuttora a “Oggi”, in particolare per i temi della cultura e delle scienze, in questo testo vuole, prima di tutto, rimettere al centro i concetti di” qualità” e di “attenzione” in un paese, come il nostro, dove si parla spesso di grandi problemi che richiedono grandi riforme e grandi soluzioni, tanto altisonanti quanto teoriche, ma si è dimenticato che i grandi movimenti partono sempre da piccoli passi. In tempi come questi, dove la parola” crisi” e la parola “risparmio” sembrano essere diventati il “mantra” della società italiana, in sostanza, leggere questo saggio costituisce un vero e proprio cambio di rotta a centoottanta gradi, una vera e propria boccata d’aria fresca. Introduce, infatti, una prospettiva leggermente diversa, cioè intende dimostrare che si può risparmiare , producendo anche reddito, e lo fa attraverso una serie di proposte pratiche e già funzionanti che, in altri paesi europei, si sono occupati efficacemente di problemi come la lotta alle morti sul lavoro, quella alle morti su strada e del sabato sera, di riciclaggio e di recupero dei rifiuti,di edilizia popolare ecosostenibile, ecc. Che cosa c’entra tutto questo con la prevenzione dei Disturbi Specifici di Apprendimento, in generale, e delle disgrafie, più in particolare? E’ presto detto ed è il cuore di questo breve scritto. All’interno del saggio, elaborato con uno stile chiaro e ben documentato, esiste un capitolo che si occupa proprio della prevenzione del disagio familiare e infantile e descrive l’esperienza e i risultati ottenuti, in tal senso, dalla Finlandia. L’operazione fatta dal servizio sanitario finlandese è semplice: punta su un sistema di sorveglianza, messo in atto dagli operatori di base (in questo caso, le assistenti sanitarie ,cioè personale paramedico) già all’inizio della gravidanza. La coppia viene seguita fino al parto con colloqui periodici e , ove necessario, con visite domiciliari, in modo da identificare precocemente tutte le condizioni di rischio (anche non necessariamente sanitarie) che potrebbero nuocere ad essa e al suo bambino. Qualora una condizione di tal genere venga identificata, gli operatori metteranno immediatamente in campo tutte le risorse necessarie per risolvere o, almeno, contenere il problema e questo sistema di monitoraggio andrà avanti per tutti i primi tre anni di vita del bambino. In altre parole, il servizio non aspetta che la famiglia si presenti con il problema, lavora a monte, in fase di prevenzione primaria e di diagnosi precoce. In questo modo, i finlandesi hanno ottenuto il tasso di mortalità neonatale più basso del mondo, una diminuzione della gravità dei problemi familiari e di apprendimento e, in prospettiva, un migliore rendimento scolastico e lavorativo: insomma, il recupero di potenzialità lavorative, laddove intervenendo tardivamente, si sarebbe potuto creare un handicap. In definitiva, in prospettiva, sul lungo periodo, non solo si può recuperare una difficoltà e trasformare un costo in un risparmio, ma si può ottenere anche una forza lavoro più produttiva, quindi un guadagno in sviluppo economico, con l’ulteriore beneficio di una miglior qualità della vita anche per il diretto interessato. Per ciò che riguarda la disgrafia, in particolare, immaginate di diagnosticare questo disturbo a tre/quattro anni, anziché a nove e di iniziare subito un percorso riabilitativo: avremmo un alunno con una migliore carriera scolastica e lavorativa, e quindi una persona che , oltre che stare meglio con se stessa, non sarebbe un peso per la società, ma un aiuto per tutti. Qualche altro, a questo punto potrebbe obiettare che la Finlandia non è l’Italia, che non ha i nostri problemi e nemmeno la nostra popolazione: i finlandesi rispetto agli italiani sono, infatti, pochissimi, quindi spendono immensamente di meno e possono dedicare certamente più risorse alla qualità dei loro servizi socio-sanitari. Certo, questo ha la sua importanza, ma ciò che deve essere messo in evidenza è che la lungimiranza di questa politica preventiva si traduce in risparmio economico e aumento della produttività a lungo termine, che è poi l’obiettivo che anche gli italiani vorrebbero ardentemente ottenere, mentre la politica del risparmio, inteso soltanto come taglio di servizi e di prestazioni, si traduce si, in un risparmio di risorse nel breve periodo, ma anche in una mancata soluzione delle difficoltà sul lungo periodo , risparmio destinato a diventare con il tempo, paradossalmente, anche un aumento delle spese e dei problemi: non è infatti ignorando i problemi, oggi, che essi scompaiono domani come per magia. In definitiva questo testo ha due meriti: farci apprendere una filosofia diversa e più positiva; farci anche capire che un cambio di mentalità costa poco e paga molto e, soprattutto, che è alla portata di tutte le tasche, basta soltanto aver voglia di metterlo in pratica. Isabella Scopsi