Raffinate tecniche artigianali
nella costruzione
degli strumenti musicali
Il meglio della
produzione
italiana
Perugia Classico è l’unica vera vetrina della
prestigiosa produzione Italiana di strumenti
musicali. Quest’ultima si caratterizza per la
sua alta qualità, per le raffinate tecniche artigianali nella realizzazione dei prodotti. Perugia
Classico presenta fedelmente quanto di meglio la situazione italiana oggi esprime: accanto alle botteghe tradizionali, sono presenti le
moderne imprese artigiane che partendo dalla stessa tradizione hanno saputo dare alla
loro produzione un taglio di altissima precisione. Arpe, organi meccanici, violini, clavicembali, strumenti a fiato raccolgono e rinnovano la grande tradizione della produzione
classica italiana.
Alcune particolari categorie di strumenti realizzati in Italia (gli archi per esempio) vantano
una sorta di primogenitura indiscussa. Essa
deriva dalla qualità dello strumento, spesso
un vero e proprio “oggetto d’arte”, unico,
esclusivo. Frutto di un conoscenze tramandate nei secoli e rivisitate accuratamente alla
luce delle conoscenze contemporanee. Tutta
la produzione odierna, dai violini cremonesi,
toscani, bolognesi, alle grandiose opere delle famiglie organarie umbre e trentine, etc. è
figlia di tale tradizione ed è presente a Perugia.
Dal 1995 ad oggi, la manifestazione è diventata il punto di incontro e di riferimento per
quasi tutte queste importanti realtà produttive italiane. La manifestazione ha consentito
ad un tessuto frammentato di piccole aziende artigiane, distribuite su tutto il territorio nazionale, di approfondire le tematiche e le
problematiche del proprio settore, di definire
obbiettivi e strategie comuni da perseguire,
di emergere ed aggregarsi come realtà produttiva visibile, come soggetto economico at-
tivo.
Infatti proprio Perugia Classico ha promosso
la nascita della Associazione Nazionale di Categoria (Acisa), strumento indispensabile di
confronto e di promozione del settore.
Questa vocazione esclusiva ha permesso di
mettere a punto - e migliorare costantemente
- una situazione promozionale importante sia
per chi espone sia per chi visita. Lontani dai
ritmi e dalle logiche della grande produzione
industriale, Perugia Classico offre - in una
splendida cornice architettonica che richiama
suggestioni della rinascimentale bottega d’arte
- la possibilità di presentare gli strumenti musicali valorizzandone le caratteristiche tecniche, sonore, artigianali.
Le strategie nazionali per l’export: un momento importante
per i costruttori italiani di strumenti musicali
“Exportare” musica:
occorre unire le forze
Perugia Classico è un momento importante
di promozione per i costruttori italiani di strumenti musicali che operano in un settore con
grandi potenzialità soprattutto nell’esportazione all’estero, dove i nostri prodotti godono da
sempre di ottima immagine, ma che deve superare una certa frammentarietà. Per competere nei mercati ricchi ma difficili occorre
unire le forze e progettare strategie complessive ed articolate, che vadano dalle politiche
di immagine al marketing, alla distribuzione.
Per questo si è costituita a Perugia, nell’ambito di Perugia Classico, a cui fa stretto riferimento, l’Associazione dei costruttori italiani di
strumenti acustici (Acisa) che, con il supporto
dell’Istituto per il commercio estero e del Ministero dell’artigianato, ha organizzato negli
anni scorsi diverse iniziative fra cui un importante momento di promozione della liuteria italiana a Pechino.
Strumentario
Periodico di artigianato, musica e cultura
Direttore Responsabile
Antonello Lamanna
Editore
Perugia Classico Srl
Sede
via Ritorta1, Perugia
tel. 075 5736383
Redazione
via Fratti 14, Perugia
tel. 075 5715231
Grafica e design
Maria Cristina Ceccarelli
Fotografo ufficiale
Adriano Scognamillo
Tipografia
Tipo-lito Grafica 84
via Concordia, 4/6
Perugia
Strumentario
Anno I, n.1 - Settembre 2005
Aut. n. 37/2004 del Tribunale di Perugia - Reg. Per. del 11/10/2004
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Strumentario è on line all’indirizzo www.egeamusic.com
Dal 26 settembre
al 2 ottobre 2005
Tutto pronto
per l’XI Edizione
di Perugia Classico
Perugia Classico è alla sua undicesima edizione. Sempre di più si afferma come la manifestazione italiana più importante per la promozione degli strumenti musicali della tradizione. È un’esposizione, in primo luogo, dove
si incontrano produttori, acquirenti, utenti finali, operatori del settore, ma è anche un
evento originale articolato in molte altre cose:
concerti, convegni scientifici, incontri con i
costruttori e gli artisti, seminari e master class.
Questa singolare iniziativa ha comunque
come obbiettivo principale la valorizzazione
dello strumento musicale realizzato artigianalmente. I singoli strumenti possono essere
ascoltati, provati, è possibile essere edotti, direttamente dai costruttori sulle tecniche, sui
procedimenti adottati per raggiungere un preciso risultato sonoro, timbrico. Gli strumenti
musicali tradizionali costruiti artigianalmente
sono il centro di interesse principale della manifestazione. Essi costituiscono il filo conduttore di tutte le iniziative (esposizione, concerti, attività didattica, convegni, etc.). Perugia
Classico è quindi la manifestazione che rapidamente si é accreditata come il più importante evento espositivo italiano di strumenti
musicali tradizionali. È ormai un appuntamento fondamentale per gli operatori del settore, i
musicisti professionisti, gli appassionati e per
tutti coloro che praticano attività musicali in
forma professionale o amatoriale. A Perugia
quindi, moltissime macchine per far musica
diversissime fra loro, ma con una sola comune e rigorosa caratteristica: si tratta di strumenti acustici, costruiti artigianalmente. Alcune sezioni hanno una grande importanza tecnica, storica, documentale, mentre altre sono
collezioni prestigiose e ricostruzioni di stru-
menti etnici di differenti aree geografiche italiane (come Calabria, Sicilia, Puglia ). Perugia
Classico è infine l’unica grande esposizione
italiana che rappresenta gli interessi di tutte
le famiglie di strumenti musicali. Sono rinomati i presidi a vocazione specifica di
Castelfidardo per le fisarmoniche e di
Cremona per i violini, ma solo a Perugia si
trovano, gli uni accanto agli altri, archi, percussioni, chitarre, ottoni e legni, fisarmoniche.
Anche in questa undicesima edizione vi saranno espositori, che rappresentano un
microcosmo molto articolato che comprende
aziende dai grandi fatturati e artigiani da pochi pezzi all’anno, prodotti costosissimi o da
pochi euro, strumenti semplici o manufatti
molto complessi.
I luoghi
La sua naturale collocazione
nel cuore del centro storico di Perugia
È una manifestazione nata da uno sforzo
progettuale dell’Amministrazione comunale proprio per valorizzare il centro di Perugia con attività e iniziative che si ricollegano alla sua grande
tradizione musicale ma anche all’esigenza - pienamente rispettata nelle nove precedenti edizioni - di incentivare un turismo di qualità e a dimensione delle peculiarità urbanistiche dell’acropoli.
Fra gli ambienti della mostra e delle iniziative
collaterali, perciò, ci sono la Rocca Paolina, l’oratorio di Santa Cecilia, il teatro Morlacchi, l’atrio
del Palazzo dei Priori, la chiesa di S. M. della Misericordia. Difficile immaginare uno scenario più
suggestivo ad una pur suggestiva esposizione.
I concerti
Dal classico al jazz passando
per la world music
Illustri esponenti della scena del concertismo internazionale, sia sul versante classico che jazz,
con sconfinamenti nella world music. Il concerto
inaugurale, la sera di mercoledì 29 settembre
all’Auditorium S. Cecilia, avrà come protagonista
l’Ensemble di Olivia Sellerio e Pietro Leveratto.
Mentre venerdì 30 si esibirà, sempre all’Auditorim
S. Cecilia la Drummeria( formazione costituita da
quattro batteristi storici del pop italiano). Sabato
1 Ottobre è L’Egea Orchestra la protagonista del
concerto che avrà luogo al teatro Morlacchi (dieci
solisti di primo piano che suonano con strumenti
di costruttori italiani).
È un’esposizione, in primo luogo, dove si incontrano produttori,
acquirenti, utenti finali, operatori del settore, ma è anche un evento
originale con molti altri aspetti: concerti, convegni scientifici,
incontri con i costruttori e gli artisti, seminari e master class
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Perugia
è sede dell’ACISA,
Associazione
Costruttori Italiani
Strumenti Acustici
Un punto
d’incontro
per gli
artigiani
L’ACISA viene costituita in Perugia il 25 Settembre 1997. il percorso che porta alla costituzione dell’associazione di categoria nasce
in modo spontaneo. L’occasione è data dalla
partecipazione di molti costruttori italiani di
strumenti acustici alle prime tre edizioni
Perugia Classico ( 95/96/97 ). In quella sede,
divenuta punto d’incontro per quasi tutte le
realtà artigiane del settore, sono avviati i primi confronti su molte tematiche che accomunano i partecipanti.
Il 25 Settembre ‘97, alla presenza di un rappresentante del Ministero dell’Industria ed Artigianato, viene discusso dall’assemblea ed
approvato il documento statutario dell’ACISA.
L’associazione fissa i suoi obiettivi principali,
annuncia la propria adesione alle associazioni storiche di categoria, individua nelle promozione delle aziende, dei loro prodotti di alto
artigianato artistico il punto principale su cui
concentrare la propria azione, le proprie strategie. Ribadisce la specificità delle tematiche
inerenti alla costruzione di strumenti musicali
acustici realizzati con “tecniche artigianali”,
afferma la necessità di azioni promozionali in
Italia ed all’estero che tengano specificamente conto della grande tradizione italiana e ne
rilancino programmaticamente l’immagine.
Grazie all’apporto dell’ICE vengono organizzate le prime azioni promozionali all’estero.
Nel 1997 al NAMM di Los Angeles, nel 1998
e nel 1999 al MUSICORA di Parigi, nel 1999
ancora al MUSICORA di Parigi, e dal 2001 al
2003 alla fiera di Francoforte. In tutte e tre le
occasioni è stato allestito uno stand di Perugia
Classico e la cornice espositiva (immagini di
sfondo, allestimento della stand centrale, etc.)
faceva preponderatamente riferimento a
Perugia.
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I fiori all’occhiello dell’artigianato
artistico in Umbria
Macchine per
fare musica,
ori e stoffe preziose
in nome della tradizione
Gli strumenti musicali come esempio importante di artigianato artistico. Il mondo degli
strumenti musicali che si ritrova a Perugia
Classico è senza dubbio fatto di aziende la
cui produzione è nella stragrande maggioranza dei casi artigianale. Alcune particolari categorie di strumenti realizzati in Italia (archi
per esempio) vantano una primogenitura indiscussa. Essa deriva dalla qualità dello strumento, spesso vero e proprio “oggetto d’arte”, unico, esclusivo. Frutto di un “sapere
costruttivo” antico e rivisitato alla luce delle
conoscenze odierne. Un sapere che ha nella
raffinata tecnica artigianale il suo punto di forza, di grandissima distinzione rispetto alla produzione industriale.
Musica e artigianato artistico umbro
Il grande patrimonio di aziende artigiane che
operano oggi in Italia, la loro ricchissima tradizione hanno consentito l’affermarsi del prodotto made in Italy realizzato artigianalmente. Ciò è vero sia per il settore degli strumenti
musicali, ma anche per molti altri settori dell’artigianato artistico: orafo, ceramico, moda,
etc. Perugia Classico nella precedente edizione ha già ospitato delle iniziative espositive
e promozionali riferite alla produzione dei
maestri orafi e di alta sartoria umbri. Gioielli e
realizzazioni di alta sartoria sono stati esposti
in contesti in cui il filo conduttore era la musica e gli strumenti musicali, ma in cui la componente artigianale ne costituiva l’elemento
comune, il tessuto connettivo, la chiave di let-
tura più importante.
Perugia Classico si propone di contribuire a
valorizzare l’artigianato umbro di qualità prestandosi come testimonial a prodotti che vanno dall’ alta moda all’arte orafa . L’idea di fondo è che anche il mondo degli gli strumenti
musicali è in definitiva espressione di un artigianato d’arte che affonda le radici nella tradizione, nel sapere, nella cultura, nel gusto
del bello che è patrimonio condiviso del nostro Paese.
La musica quindi può fare da sfondo e da
colonna sonora a gioielli (29 espositori) a vasi
e a tessuti preziosi (16 espositori). Gli anni
precedenti queste iniziative hanno avuto a
Perugia Classico grande successo.
Una vetrina sul futuro per la rassegna made in Italy
dedicata agli strumenti musicali
“Perugia Classico”
sbarca a Montreal
La produzione italiana di strumenti musicali
acustici nell’ultimo decennio si è sempre più
caratterizzata per l’elevata qualità dei manufatti e per l’impiego, nella fase produttiva, di
tecniche esclusivamente artigianali: La realizzazione di quasi tutte le famiglie di strumenti
musicali tradizionali ha oggi come riferimento
generalizzato il grande patrimonio di conoscenze tecniche, teoriche, stilistiche, tipico
della grande tradizione costruttiva italiana.
Essa, naturalmente, è rivisitata alla luce del
sapere odierno, contemporaneo, ma il riferimento alla maestria artigianale del passato è
costante. Il prodotto italiano si colloca sulla
fascia alta del mercato del settore ed è diretto ad un’utenza professionalizzata, esigente.
Un’utenza che predilige il pezzo unico, particolare per caratteristiche sonore e tecniche.
Le iniziative promozionali realizzate negli ultimi cinque anni (Parigi, Pechino, Francoforte,
etc.) hanno mirato a valorizzare le caratteristiche peculiari dello strumento italiano e ad
affermare un’immagine di livello alto, esclusivo. Il contesto in cui esse si sono verificate è
stato, seppur con differenti connotazioni, di
estrema attenzione per il prodotto artigianale, per il manufatto originale, per il pezzo unico.
Dagli Stradivari ai Guarneri del Gesù,
ai Guadagnini, agli Amati
L’artigianato artistico italiano
Realizzazioni di insuperabile
maestria tecnica ed artistica
Gli strumenti musicali costituiscono un esempio di artigianato artistico di qualità. La tradizione costruttiva italiana risale al medioevo
ed ha avuto momenti insuperabili di grandissima produzione. Basti pensare agli Stradivari,
ai Guarneri del Gesù, ai Guadagnini, agli
Amati, realizzazioni di insuperabile maestria
tecnica ed artistica. La tradizione italiana è
altrettanto importante nella produzione di altri manufatti di qualità: la lavorazione orafa,
dei tessuti, delle ceramiche, etc. Un numero
selezionato di tali prodotti potrebbe essere
esposto, come altro esempio di artigianato
artistico, presso il Museo di Arte Contemporanea. I pezzi esposti saranno scelti in modo
da evidenziare i metodi rigorosamente artigianali di produzione, i processi originale di creazione e realizzazione.
“La settimana degli strumenti musicali italiani”
con 500 concerti in 15
giorni
Mostre, concerti, seminari ed incontri Durante
il “Montreal Jazz Festival”
L’iniziativa proposta è nella stessa linea promozionale fin qui tracciata. E ha tutte le caratteristiche per rappresentare un altro tassello importante nel mosaico di azioni promosse a favore dello strumento musicale di qualità. Il luogo in cui essa avrà luogo è Montreal.
Il periodo è una settimana a cavallo tra giugno e luglio 2006. Il contesto è il Montreal Jazz
Festival. La formula ricalca quella sperimentata con successo in occasione della Settimana della liuteria Italiana a Pechino: esposizione, concerti, seminari ed altre azioni
tematiche. Considerazioni preliminari inducono a ritenere che il Canada ed in particolare il
Quebec sia un mercato particolarmente interessante per la produzione italiana. Il Quebec
è una regione ove sono presenti molte istituzioni musicali (conservatori, università, scuole di musica, etc.) e dove vi è un’intensa attività musicale strutturata (stagioni concertistiche con orchestre stabili cittadine). Montreal
è la città culturalmente di riferimento per l’intera regione ed ospita numerose iniziative di
respiro internazionale.
Il Jazz Festival di Montreal è frequentato da
1.800.000 persone ed è la manifestazione jazz
più importante al mondo. In 15 giorni hanno
luogo 500 concerti e si esibiscono oltre 2000
musicisti. Un intero quartiere della città diviene il contenitore privilegiato di attività musicali di qualità. Il pubblico fruisce le differenti
offerte e vive l’evento festival con grande partecipazione.
L’iniziativa proposta si colloca all’interno di tale
contesto. Essa è denominata “La settimana
degli strumenti musicali italiani”. È articolata
in più segmenti di attività e ha come obiettivo
l’affermazione e la promozione dello strumento italiano come manufatto artigianale unico,
come oggetto di artigianato artistico moderno, ma frutto di una grande tradizione.
Musica classica, antica e
mostre d’arte
Altri eventi per affermare l’immagine alta del
Made in Italy: musica classica, antica, mostre
d’arte. Oltre ai concerti inseriti nel programma del Montreal Jazz Festival sono previsti
altri eventi che hanno come riferimento un linguaggio non riferito alla musica jazz. Questi
possono aver luogo in aree ove la presenza
della comunità è consistente, oppure in altri
siti di particolare interesse per la promozione
del Made in Italy. Tali eventi collaterali possono essere associati alla promozione di particolari categorie merceologiche. Ogni evento
può essere tematizzato e proposto in sintonia
con un particolare prodotto. Per rafforzare nell’immaginario collettivo le radici storiche, artistiche del Made in Italy è importante allestire
una mostra di grande significato culturale che
abbia come oggetto la tradizione e gli strumenti musicali.
Uno tra i più importanti eventi musicali
mondiali dedicati al jazz
Il Montreal Jazz Festival
L’edizione annuale si tiene tra la fine di giugno e l’inizio
di luglio e dura 10 giorni.
Si svolge nel grande complesso di Place des Artes (tre
grandi teatri, più numerose sale d’audizione) e la piazza che sta al centro del complesso, diramandosi nelle
vie adiacenti e articolandosi in tutti i teatri e locali di
rilievo della città. Conta circa 2 milioni di spettatori, con
un bacino di utenza che coinvolge un forte flusso turistico dalla costa nord-est degli USA, da New York a
Boston e dall’ovest del Canada. Le performance sono
oltre 500, divise fra quelle a pagamento (circa 150) e
quelle gratuite (circa 350). I concerti e gli spettacoli
hanno luogo da mezzogiorno a mezzanotte per 10 giorni di seguito.
In concomitanza con il festival musicale vero e proprio
e per la prima volta nel 2005, si tiene l’evento fieristico
SIMMM (Salone degli Strumenti Musicali e dei Musicisti di Montreal): una mostra-convegno con l’obiettivo
di promuovere la “pratica della musica”, sulla musica
come hobby-disciplina e gli strumenti, con la predisposizione di stand di esposizione, ma anche aree di dimostrazione e seminariali, dove artisti, artigiani e
costruttori di strumenti musicali, scuole di musica e
quant’altro potranno trarre vantaggio dall’alta concentrazione di pubblico “sensibilizzato” del Festival per
promuovere i loro prodotti e le loro performance. Il paese partner per l’edizione 2006 del Mjf-SIMMM potrebbe essere l’Italia. Ciò comporta una visibilità privilegiata rispetto agli altri sponsor ed operatori presenti ma,
soprattutto, garantisce una promozione dell’Italian Way
of Life a 360° con la possibilità di promuovere sia gli
strumenti musicali (di cui pure l’Italia possiede eccellenze artigianali) che gli artisti jazz italiani, il tutto proposto dando la massima valorizzazione degli aspetti
legati al turismo e all’enogastronomia regionali.
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Il nuovo Cd di Olivia Sellerio e Pietro Leveratto
Accabbanna
E il jazz
incontra
la musica
popolare
siciliana
di Antonello Lamanna
Si chiama Accabanna, l’ultima fatica musicale dell’Egea Records, prestigiosa etichetta italiana - con sede a Perugia - attenta alle
sonorità mediterranee, che annovera nel suo
catalogo i più importanti jazzisti italiani.
Accabbanna è il nome del primo cd - uscito
nel maggio 2005 - di Olivia Sellerio e Pietro
Leveratto ed è un riuscito esempio di lavoro
sulla musica di tradizione riletta in chiave contemporanea.
Accabbanna nasce nel 2001 dall’intenzione
di Olivia Sellerio, vocalist della scuola di Maria Pia De Vito e Loredana Spata, di coniugare il canto jazz con quello popolare siciliano,
amato e sperimentato dalla cantante fin dagli
anni dell’adolescenza. L’idea trova la forma
immaginata solo nel 2004, grazie all’incontro
con Pietro Leveratto, contrabbassista, compositore e arrangiatore con oltre cento incisioni e importanti collaborazioni all’attivo, direttore musicale del settetto, Accabbanna, al
quale attualmente prendono parte altri cinque
musicisti: Giampaolo Casati, tromba; Gaspare
Palazzolo, sassofono tenore; Enrico “Tobia”
Vaccaro, chitarra e violino; Mauro Schiavone,
pianoforte; Giovanni Apprendi, tammorre e
percussioni.
“Accabbanna - spiega Olivia Sellerio - in lingua siciliana significa da questa parte; più in
generale, si potrebbe dire da queste parti,
dalle nostre parti, o in questa parte del mondo. Ed esprime dunque una forte identità, culturale oltre che geografica. È un progetto che
nasce dall’elaborazione di materiali, parole e
musica, propri della tradizione siciliana e ricavati dalla ricerca su testi di riferimento
etnomusicologico, come il Corpus di Favara
e la raccolta di Canti Popolari Siciliani di Salomone Marino, e da registrazioni storiche curate dal Folkstudio di Palermo.
Musica legata a filo doppio al territorio nel quale è stata concepita, dove la presenza del jazz,
attraverso gli arrangiamenti e le sonorità degli strumenti utilizzati, non vuole essere una
semplice operazione di adattamento, quanto
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piuttosto la dimostrazione della capacità che
hanno melodie e testi poetici, antichissimi e
anonimi, di mantenere inalterata la loro qualità evocativa e d’ispirare brani originali”.
“[…]Olivia forse aveva affidato e affida
qualcos’altro alla ripresa della musica popolare - scrive Elsa Guggino nelle note introduttive del Cd -, come sembra suggerire la sua
veemente protesta: «Sono una siciliana e ho
il diritto di proclamarlo. La musica popolare,
se non mi appartiene in proprio, è comunque
musica della terra in cui vivo e con cui voglio
cercare un rapporto: il mio tipo di rapporto”.
Accabbanna ha ufficialmente aperto Umbria
Jazz 2004, con il concerto inaugurale della
Latri di passu *
sezione italiana, che ha riscosso un notevole
apprezzamento da parte della critica musicale.
È un disco da ascoltare con attenzione, ricco
di riferimenti stilistici, soluzioni musicali interessanti, di colori variegati, ma sempre definiti, chiari. È un Cd complesso, intenso, ma di
immediata fruizione. In ogni singolo brano i
processi di elaborazione dei materiali originari
sono sempre posti al servizio della musica,
della sua essenzialità. Con “Accabbanna” un
altro importante e prezioso tassello è stato aggiunto al mosaico di pubblicazioni Egea.
Parole di Andrea Camilleri,
musica di Olivia Sellerio
Latri di passu, e iu povira e pazza
Ca vi cridiva amici, me cumpari
Boni pi’ caminari a la trazzera
Quannu agghiorna e ’nmenzu di li rami
S’ammuccianu fantasmi e cosi tinti
Quannu era chiaru
’U pani nni spartimmu e la quartara
Nni liccammu a turnu ‘a sarda
ca pinniva di la canna
Scanciannu auguriu di bona jurnata
Latri di passu, tutti l’arricordu
Li facci vostri ca chiamavu amuri
Amicizia, fiducia e m’abbruciava
Ad un focu ’i pagghia ca cridiva
Eternu comu ’u mari ca risacca
Ora ca è notti unn’è ca siti juti
U barracanu nun mi fa cchiù cavuru
Tuttu lu me vinu v’u siti vuvutu.
Andrea Camilleri
* Dal Cd
Accabbanna
La band
di Accabbanna
Olivia Sellerio, voce
Giampaolo Casati, tromba
Gaspare Palazzolo, sassofono
tenore e soprano
Enrico Tobia Vaccaro, chitarre
e violino
Mauro Schiavone, pianoforte
e armonium
Pietro Leveratto, contrabbasso
e arrangiamenti
Giovanni Apprendi, tamburi
a cornice e percussioni
Francesco La Bruna, violino
in Spartenza
GIOVEDÌ
29 SETTEMBRE
ORE 21.30
AUDITORIUM
S. CECILIA
La musica di origine popolare
va trattata con attenzione e delicatezza
“Io, il jazz, e tanta Sicilia”
di Pietro Leveratto
La forza, primordiale e spesso raffinatissima,
di melodie anonime ed elaborate nel corso
dei secoli da una comunità intera, la trama
dei ritmi, nati magari dai movimenti del lavoro, potrebbero farci prigionieri o indurci a
banalizzarle.
La musica di origine popolare va trattata con
attenzione e delicatezza. “Se mi fossi limitato
ad una semplice elaborazione o peggio, ad
un tentativo di rendere colto o far swingare
ciò che nella maggior parte dei casi era musica d'uso, concepita con uno scopo ben preciso piuttosto che semplicemente fruita nell'ascolto, avrei danneggiato la bellezza del
materiale di partenza senza nemmeno ottenere qualcosa di funzionale alla prassi del
jazz.
Iniziando a lavorare sul materiale scelto da
Olivia (reperito sui testi di riferimento quali il
Favara ed il Pitrè, nelle produzioni del Folk
Studio, eccetera) e grazie alla sua frequentazione della musica popolare, ci siamo trovati
a dover stabilire un confine, quello sottile ma
del tutto imprescindibile che separa i tre elementi che reggono (e danno significato) a
questo lavoro: i testi in siciliano e la centralità
della parola cantata, ovvero della voce.
Per prima cosa preoccuparmi delle sonorità
pure delle sillabe come del significato delle
parole. È stato un compito arduo; sono genovese e sulle prime le finezze dei vari dialetti
siciliani che incontravo mi sfuggivano del tutto: cullare un neonato, esorcizzare la fatica
della mattanza, rimpiangere un amore lontano, queste le cose che dovevo tenere presente per evitare l’equivoco.
In questo è stato essenziale il confronto, talvolta anche aspro, con Olivia, che già da tempo lavorava al progetto e ne aveva definito la
poetica con molta precisione. Il suo modo di
cantare queste melodie è riuscito, secondo il
mio punto di vista, a rendere perfettamente la
messa a fuoco della sua personalità musicale, senza che si sia perso niente dell' ispirazione originaria dei canti; interpretando la trasparenza delle melodie, la voce di Olivia dichiara come la comunicazione dei sentimenti
costituisca il sistema nervoso centrale di tutte
le espressioni artistiche di
origine sinceramente popolare, dal jazz alla musica latina.
La presenza del jazz, con le
consuetudini d'approccio
che hanno i musicisti, talvolta poco propensi a preoccuparsi del materiale se non
quale spazio da riempire con
l’improvvisazione.
Eravamo però convinti che i
musicisti di jazz fossero i soli
in grado di mettersi in relazione con la musica senza i
pregiudizi, storici, estetici e
ideologici, che avrebbero reso difficile un lavoro che partisse dalla musica popolare.
Talvolta i jazzisti possono dare l'impressione
di avere poco rispetto per la storia della musica e le sue convenzioni, ma la amano ed era
quello che ci interessava. Questo approccio
riguardava certamente, anche se non specialmente, la parte vocale del lavoro.
Olivia frequenta il jazz da sempre, ha cantato
e canta i brani della tradizione americana, e
ci siamo trovati a parlare degli stessi dischi
“La musica
di origine
popolare
va trattata
con attenzione
e delicatezza”
importanti per la formazione di entrambi; con
una cantante che si fosse occupata solo di
folklore e musica etnica sarebbe stato impossibile elaborare un progetto nel quale la presenza dell’improvvisazione e delle convenzioni orali tipicamente jazzistiche resta un punto
caratterizzante.
Le strutture armoniche. In questo caso poteva essere piuttosto semplice concepire delle
riarmonizzazioni dei pezzi, spesso costruite
su modelli di scala non usuali nella musica
colta ma del tutto plausibili nel jazz dagli anni
‘60 ad oggi.
Ho preferito invece pensare ad un sostrato
molto lineare, spesso decisamente modale,
che permettesse alla voce di essere la vera
guida, anche dell'armonia, e quando possibile, ho cercato di scrivere in maniera contrappuntistica linee che supportano e chiariscono
armonicamente quella principale.
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Musiche di Germano
Mazzocchetti
eseguite da
un ensemble
firmato Egea
IL MIGLIORE
JAZZ ITALIANO
DIVENTA
UN’ORCHESTRA
È da qualche anno che, all’interno della casa
discografica perugina Egea, vi è l’intenzione
di realizzare un progetto originale che veda
coinvolti i musicisti che quasi stabilmente incidono per essa. Progetto allettante, ma difficile, poiché oltre che solisti di primo livello
quasi tutti i musicisti Egea sono titolari, in veste di autori, di propri progetti fortemente caratterizzati sia dal punto di vista compositivo
che espressivo. È stata scelta, per tale motivo, la strada di commissionare un lavoro inedito, ad un autore che mai ha inciso per Egea,
pensato su misura per un organico composto da formidabili esecutori-autori. Tale lavoro muove dalle linee essenziali della poetica
Egea e apre un nuovo terreno di ricerca dove
L’Egea
Orchestra
Pietro Tonolo,
sax tenore
Marco Zurzolo,
sax contralto, soprano
e flauto
Gabriele Mirabassi,
clarinetto
Gianpaolo Casati,
tromba
Alessandro Tedesco,
trombone
Giancarlo Bianchetti,
chitarra
Enrico Pieranunzi,
pianoforte
Piero Leveratto,
contrabbasso
Francesco Sotgiu,
batteria
Fulvio Maras,
percussioni
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il contributo personale del singolo musicista,
il proprio patrimonio espressivo alimenta significativamente il quadro generale di riferimento, l’edificio musicale concretamente
“scritto”. Di questa nuova idea, l’Egea Orchestra, ne fanno parte: Gabriele Mirabassi (clarinetto), Gianpaolo Casati (tromba), Marco
Zurzolo (sax contralto), Pietro Tonolo (sax tenore), Alessandro Tedesco (trombone),
Giancarlo Bianchetti (chitarra), Enrico
Pieranunzi (pianoforte), Piero Leveratto
(contrabbasso), Francesco Sotgiu (batteria),
Fulvio Maras (percussioni). Musiche di
Germano Mazzocchetti.
Germano Mazzocchetti
SABATO
1 OTTOBRE
Dalla tesi sulla storia del jazz
al Festival del Cinema di Venezia
Lo stile inconfondibile del compositore Germano Mazzocchetti coincide in un certo senso
con la linea poetica della Egea essendo la sua
scrittura dotata di una musicalità trasversale che
riesce a trarre ispirazione dalla musica classi...con
gli strumenti del
ca, dal jazz e dalla musica popolare.
miglior artigianato
Mazzocchetti è nato a Città S. Angelo (PE).
artistico italiano
Dapprima studia fisarmonica poi, dopo il liceo
classico, si laurea in Musicologia con una tesi
sulla storia del jazz. Nel 1978 l’incontro con il
regista Antonio Calenda lo avvicina alla composizione di musiche per il teatro debuttando
nella “Rappresentazione della Passione” con
Elsa Merlini. La collaborazione con Calenda lo
porta a sperimentarsi nei più diversi generi teatrali, dalla ri-visitazione del varietà e della
musica popolare degli anni Trenta e Quaranta
(Cinecittà) alla commedia musicale a tutto tondo (“Le ragazze di Lisistrata”), dai classici
(Eschilo, Sofocle, Shakespeare, Molière) al teatro del Novecento e contemporaneo (Beckett,
Ionesco, Pinter). Ha collaborato con molti registi, tra i quali ricordiamo Vittorio Gasmann (“Anima e corpo”, “Buoie sincere”) Luigi Squarzina
(“La guerra”), Beppe Navello (“Casa di bambola”, “Il costruttore Solness”), Vincenzo
Salemme (“Lo strano caso di Felice G.”, “La
gente vuole Ridere”), Lello Arena (“Un bel giorno a Santa Stella”). Inoltre con Marco Parodi,
Ugo Gregoretti, Pino Micol, Gastone Moschin,
Patrick Rossi Gastaldi, Giancarlo Nanni. Ha
scritto su testi di Dino e Gustavo Verde, la com-
ORE 21.30
TEATRO
MORLACCHI
media musicale “Arcobaleno” che ha debuttato, con la regia di Gino Landi, Al teatro Sistina
nel 1993, e l’operina “la ballata di Orfeo”, di prossima messa in scena. Per il cinema ha composto la colonna sonora di film di Nino Russo,
Umberto Marino, Carlo Vanzina e Sergio Rubini (“Il viaggio della Sposa”, di quest’ultimo è
stato proiettato alla serata inaugurale della
Mostra del Cinema di Venezia del 1997). Il suo
concerto “Musica e figure”, che comprende una
scelta di musiche per il teatro, è stato eseguito
in vari festival e stagioni concertistiche e teatrali, tra cui al Piccolo Regio di Torino e a S. Ivo
alla Sapienza a Roma.
Un itinerario
di musica
e cultura
mediterranea
lL KALS’ART
FESTIVAL
di Palermo
Si alza il sipario
sul jazz made in Italy
All’interno del progetto Kals’art 2005, la rassegna estiva musicale ha assunto anche quest’anno un ruolo centrale in quanto elemento
trasversale di aggregazione del pubblico e di
raccordo tra le location del quartiere. Il programma si articola in quattro sedi, ciascuna
delle quali caratterizzata da una precisa atmosfera musicale. Proprio in Piazza Kalsa si
è svolta “Kals’art Wave”, la rassegna contraddistinta da proposte musicali che affondano le proprie radici nella cultura mediterranea. Sul palco si sono alternati musicisti come
la Banda di Avola e i Lautari (il gruppo prodotto da Carmen Consoli), che hanno incociato i
propri percorsi con altri di matrice balcanica,
presentati da artisti come Boban Markovic,
Boris Kovac e Sandy Lopicic Orkestar, famosa per le sue straordinarie voci femminili.
Grande attesa per Flamenjazz con Nacho
Arimany & Tacha Gonzales. Il loro spettacolo
fonde il flamenco ed il jazz, la musica di
“metissage” per eccellenza, in un'unica arte
in cui le antiche tradizioni popolari e la penetrante poesia di Federico Garcia Lorca fungono da cornice formale e il dialogo tra i musicisti, l’improvvisazione suonata con la speciale e partecipazione di Nacho Arimany, e
danzata con Tacha Gonzales, accostano magicamente i due mondi: l’orientalismo musicale andaluso e il jazz. In questo percorso si
inserisce con un’evidente autonomia artistica
e progettuale la collaborazione con la
prestigiosa etichetta discografica Egea di
Perugia: la rassegna “Egea for Kals’art” ha
visto sul palco di Piazza Kalsa alcuni tra i più
acclamati nomi del panorama etno e jazz italiano, tra cui Marco Zurzolo e Accabbanna, la
nuova formazione di Olivia Sellerio. “Kals’art
Maree” è l’appuntamento certamente più riconoscibile di Kals’art. La sede principale della
rassegna sarà la Chiesa dello Spasimo, con
qualche piccola trasferta a Palazzo Bonagia.
Luoghi che garantiscono un’atmosfera raccolta e un’acustica di grande raffinatezza. Il percorso musicale presenta alcune tra le più interessanti voci della scena internazionale. Si
inaugura con i Madredeus, il gruppo scoperto
da Wim Wenders nel film Lisbon Story, guidati dalla splendida voce di Teresa Salgueiro.
Quindi musica elettronica con i fracesi
Nouvelle Vague, e la loro proposta lounge.
Da non perdere la performance di Rokia
Traorè, considerata la più importante cantante africana della nuova generazione. Non
mancheranno ritmi latini con la bossa nova
della brasiliana Paula Morelembaum e con
Franca Masu, che proporrà un progetto dove
fado, flamenco e ritmi mediterranei si fondono in maniera unica ed emozionante. Ricca
anche la proposta di voci pop e jazz, Cristina
Donà proporrà in questa sua prima presenza
palermitana un concerto per sola voce e chitarra. Musiche mediterranee con contaminazioni di vari generi per la palermitana Lucina
Lanzara, che presenterà in anteprima il suo
ultimo lavoro De Mare. Seguiranno i Marlango,
uno dei gruppi più apprezzati della scena
musicale spagnola, guidati dalla sensuale
voce di Leonor Watling, che affianca il lavoro
di musicista a quello di attrice, interpretando
film di grande successo come “Parla con Lei”
di Pedro Almodovar. Ancora fado, dopo l’apertura dei Madredeus, con Mafalda Arnauth ,
considerata con Cristina Branco e Mariza, già
ospite di Kalsart lo scorso anno, una delle
regine di questo antico canto portoghese. Pop
jazz con la splendida Rebekka Bakken, ospite quest’anno anche di Arezzo Wave, e
Viktoria Tolstoij, pronipote del celebre scrittore, con la sensualità della sua voce propone
sonorità decisamente moderne ed accattivanti; Maria Pia De Vito, che presenterà un
nuovo lavoro espressamente organizzato per
Kals’art 2005, con ospiti del calibro di Rita
Marcotulli; ed ancora jazz con la proposta di
Chiara Civello, italiana di nascita, statunitense di formazioni musicale, da poco alla ribalta
anche nel nostro paese.
9
Un viaggio etnico-musicale tra i diversi linguaggi del tamburo
LA DRUMMERIA
quando la batteria canta
La Drummeria è nata dall’affiatamento e l’amicizia tra cinque grandi protagonisti della scena musicale italiana, 5 grandi interpreti dei
diversi linguaggi musicali, 5 persone lontane
per età, vissuto, gusti, esperienze e temperamenti ma accomunate dal medesimo spirito
di avventura e sperimentazione. Un autentico ‘super gruppo’, un viaggio etnico-musicale
attraverso diverse “tradizioni dei tamburi” proposto da esponenti tra i più completi e rappresentativi. Lo spettacolo si snoda attraverso sezioni “obbligate” e momenti in assolo,
con composizioni scritte da diversi musicisti e
completate da improvvisazioni, giochi e palleggi musical percussivi per concludersi con
un gran finale in crescendo; insomma, una
formula unica, originale e nuova. “Il batterista
è un musicista sociale. Questo non vuol dire
che sia sempre socievole, ma generalmente
è il musicista che si trova meglio in compagnia. La batteria, infatti, è uno strumento da
accompagnamento, lasciata da sola difficilmente può generare musica. In natura, quindi, il batterista è un animale che si trova sempre insieme ad altri musicisti. Un animale naturalmente sociale. Ma non basta. A differenza di quanto si pensi, il batterista è anche un
timido, non ama mettersi in mostra. Infatti il
suo strumento resta dietro a tutti gli altri e lui
stesso è nascosto da piatti e tamburi. Che il
batterista sia un animale sociale si vede anche negli incontri fra colleghi, alle fiere e nei
festival, quando si formano crocchi spontanei
di persone con le bacchette in tasca, tutte
pronte a commentare un nuovo strumento o
le evoluzioni di un nuovo batterista giunto alla
ribalta. Proprio durante questi incontri fra colleghi prende corpo l’idea della Drummeria.
Due parole scambiate a un festival di percussioni, le prime prove, le nuove idee, il concerto, il perfezionamento dello spettacolo. E il
miracolo è fatto, le batterie riescono a fare
musica e spettacolo. Oggi la Drummeria è un
orologio composto da cinque meccanismi
completamente differenti ma assolutamente
necessari l’uno all’altro. Difficile immaginare
un melting pot più vario, cinque stili che vengono da cinque angoli diversi del pianeta dei
tamburi, cinque uomini che hanno fatto la storia della batteria italiana degli ultimi trent’anni”. Una formazione che si nutre del talento di
artisti da anni protagonisti della scena musicale italiana e ognuno di loro porta alla band
qualcosa di speciale:
Ellade Bandini porta una cultura totale fatta
di musica, vita vissuta e di infiniti concerti;
porta le idee di chi ha calcato i palcoscenici di
tutto il mondo, affrontando ogni genere musicale in totale sintonia con i bisogni veri del
pubblico; Walter Calloni porta la potenza,
l’energia e tutto il groove che ha fatto la storia
del rock italiano, e con il suo calore e la precisione dei suoi colpi, racconta al pubblico una
vita vissuta con la musica; Maxx Furian porta
le emozioni legate alla nuova generazione del
batterista eclettico, tecnicamente perfetto,
che, grazie alla qualità totale dell’esecuzione
garantisce la compattezza musicale del gruppo; Christian Meyer porta la fantasia, l’inventiva spinta fino alle estreme conseguenze, uno
spirito di avventura tale da svelare inimmaginabili dimensioni del tempo; Paolo Pellegatti
porta tutto il sapore del jazz e tutti conflitti di
quella sua anima nera dannatamente rock,
che si libera in dinamiche coinvolgenti. Nella
Drummeria 5 tra i migliori batteristi italiani
hanno unito storie di musica e di vita, di groove
VENERDÌ
30 SETTEMBRE
ORE 21.30
AUDITORIUM
S. CECILIA
e di colore, di tecnica e d’inventiva, per offrire
al pubblico un grande spettacolo musicale e
d’intrattenimento che va ben oltre tutto quello
che ci si potrebbe aspettare dalla batteria.
Claudio Sessa del Corriere della Sera ha definito la Drummeria: “Un gruppo di forte impatto, che vuole fare emergere il canto degli
strumenti e grazie all’esperienza dei musicisti ha tutti i numeri per riuscirci”.
11
UFIP
Mille e una nota
Perugia classico e la Scuola di musica
SCIENZA e ARTE
Presentano
Festival della musica e dei bambini
Perugia, centro storico
Da Lunedì 26 settembre
a sabato 2 ottobre
Scuola di Musica Scienza e Arte
Auditorium Santa Cecilia
Il Giardino Sonoro
Percorsi ludici attraverso il mondo
delle percussioni
Allestimento a cura
della ditta UFIP di Pistoia
Un viaggio attraverso i materiali delle percussioni
che vengono presentati e suonati prima nelle forme naturali (es. tronchi, noci di cocco, pelli…) e
di utilizzo primario/domestico (es. campane, coperchi, pentole) e poi nella loro evoluzione in strumenti musicali. Il percorso si conclude con la conoscenza degli strumenti a percussioni moderni:
piatti, gong, batterie, marimbe saranno i protagonisti indiscussi della seconda parte dell’itinerario.
L’esplorazione dei materiali delle percussioni fornisce spunti didattici tra “scienza e musica” divertendo i bambini e i ragazzi che, accompagnati da
operatori ed animatori, vivranno un contatto vero
e coinvolgente con il mondo dei suoni.
… e per questo percuoto…
Laboratori di percussioni per bambini e ragazzi
dai 6 ai 14 anni
A cura di Lucien Caselli
Conoscere l’intima essenza degli strumenti a percussione. Creare atmosfere, caratteri, stati d’animo… scoprendo le possibilità espressive delle
percussioni. Giocare, suonare, inventare, improvvisare testi, filastrocche e canzoni utilizzando suoni e ritmi. I Laboratori prevedono, sia per bambini
che per ragazzi, tre appuntamenti di 1 ora e 30
minuti in orario pomeridiano lunedì, mercoledì e
sabato pomeriggio. Domenica mattina è prevista
una performance per i bambini e ragazzi che hanno partecipato ai laboratori.
Il laboratorio è per gruppi di 8/10 bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni.
Al fine di poter creare gruppi omogenei per età e
competenze è necessaria la prenotazione.
Verso la percussione
Incontri e laboratori sulle percussioni
per adulti ed insegnanti
A cura di Giovanni Canale
Tre incontri a tema, indipendenti, ma strettamente legati tra loro. Un percorso per chiunque abbia
piacere e desiderio di conoscere il mondo delle
percussioni.
All’interno di ognuno degli incontri i partecipanti
avranno l’occasione di suonare e creare piccole
performances musicali.
Saranno rilasciati attestati di partecipazione su richiesta.
Per partecipare agli incontri è necessaria la prenotazione.
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a seguire
Martedì 27 settembre
ore 15.30/18.30
Il telefono senza fili
L’origine e la funzionalità delle percussioni
Giovedì 29 settembre
ore 15.30/18.30
Il tempo della vita, il tempo che è in noi,
il tempo della musica
La pulsazione
Venerdì 30 settembre
ore 15.30/18.30
Entra nelle percussioni!
Conoscenza, classificazione, improvvisazione
Quando la talpa
vuol ballare il tango
Filastrocche di Toti Scialoja
musiche di Pietro Tonolo
Per Coro di Voci bianche e gruppo jazz
Emanuela Dentini, flauto
Giuseppe Mazziotti, clarinetto
Pietro Tonolo, sassofono
Cristiano Arcelli, sassofono
Massimo Morgante, trombone e fisarmonica
Gabriele Mirabassi, pianoforte
Igor Spallati, contrabbasso
Giancarlo Bianchetti, batteria
La piccola bottega corale di Scienza e Arte
con la partecipazione straordinaria di
Venerdì 30 settembre ore 18.00
Teatro Morlacchi
Moony Witcher
Il segreto della fantasia
scrittrice fantasy per ragazzi,
autrice della saga di “Nina e la Sesta Luna”
favola sonora
Testi: Martina Paoletti, Francesca Rossi
Musiche: Filippo Fanò
Favola musicale realizzata dalle Scuole Materne
comunali e Statali che hanno partecipato al Piano di Educazione Musicale promosso dal Comune di Perugia
Emanuela Dentini, flauto
Giuseppe Mazziotti, clarinetto
Cristiano Arcelli, sassofono
Massimo Morgante, fisarmonica
Filippo Fanò, pianoforte
Francesco Ponticelli, contrabbasso
Gabriele Damiano, batteria
Per informazioni e prenotazioni:
SCUOLA DI MUSICA
SCIENZA e ARTE
Via A. Fratti, 14 06123 Perugia
Tel. 075 5736383
Centro per la Didattica Musicale
Scienza e Arte
Corsi per tutte l’età
Per bambini di 2/3 anni
Laboratori ludico creativi
sul suono e sulla musica
Per bambini di 4/5 anni
Propedeutica musicale,
ritmica, canzoni
Avvio al flauto dolce
Per bambini e ragazzi
dai 6 ai 16 anni
Lezione settimanale di strumento
Teoria e lettura del linguaggio musica
e Musica d’insieme
Per adulti
Corsi strumentali
Musica d’insieme
Teoria, ascolto, ear training
Corsi jazz
La scuola ha organizzato al suo interno
uno SPAZIO GIOCHI per i bambini
che frequentano i corsi.
Operatori specializzati guideranno giochi
e attività di disegno, pittura, manipolazione,
costruzione di strumenti musicali, ecc...
Info:
Scuola di musica “Scienza e Arte”
via Fratti 14, 06123 Perugia
tel. 075 5736383
A proposito di “7 e mezzo”
di Marco Zurzolo
Una nuova
via del jazz,
quella
NAPOLETANA
di Renzo Arbore
“È da tempo che il Jazz italiano cerca la sua
personalità. Da “vecchio” appassionato ricordo i nostri pur bravi musicisti alle prese con
un Jazz d’imitazione, prontissimi a recepire
gli stimoli che arrivavano da oltre oceano, ma
timidissimi nel cercare la fantomatica “via italiana al Jazz” che tutti noi auspicavamo.
È vero che un certo Gato Barbieri aveva approfittato di una celebre colonna sonora per
far sentire la sua vena “argentina” in un… ultimo tango a Parigi. Ma si era rimasti lì.
Dopo anni, finalmente, un musicista napoletano, tale Marco Zurzolo, osava con decisio-
ne, indicare a noi e ai critici che si poteva intraprendere una via non soltanto
italiana, ma addirittura “napoletana”,
essendo quest’ultima misteriosamente
e abilmente sposabile con il Jazz di
oggi.
Oggi Marco Zurzolo è un nome internazionale e – quello che più conta in
un mondo dove c’è anche molto… fumo
– “internazionalmente” stimato è che
sono addirittura i “tecnici” stranieri quelli
maggiormente affascinati dalle sue elaborazioni di “pezzi” napoletani, che non
sono neanche i più noti o “prevedibili”,
in versione jazzistica. È una strada che,
secondo me lo porterà lontano. Artisticamente s’intende. Fisicamente Zurzolo va già di qua e di là.
Buon viaggio...”
In una lunga notte d’inverno
nel 2003...
di Marco Zurzolo
“In una lunga notte d’inverno nel 2003... ero da
ore impegnato nei più fantasiosi tentativi di padre inesperto per cercare di addormentare mia
figlia, nata da pochi giorni, che invece non solo
non mostrava alcuna inclinazione al sonno (qualità che ha mantenuto invariata), ma continuava a piangere disperatamente con una energia
che raramente ho visto negli adulti!
Così dopo aver fatto veramente di tutto, mi sono
seduto al piano e le ho suonato alcune note
che a poco a poco sono diventate la sua ninna
nanna e finalmente, lei si è addormentata e nello
stesso momento nasceva una nuova stagione
della mia musica. Infatti la ninna nanna è divenuto il primo brano di questo nuovo CD, che
pur avendo un legame di continuità con il mio
lavoro precedente, segna per me una forte svolta. In questo lavoro si respira una nuova aria, è
un lavoro più intimista e romantico, sebbene il
mio linguaggio e la mia ispirazione abbiano tratto ancora una volta grande energia da Napoli.
Forse questa volta in maniera diversa, cogliendone un’essenza sconosciuta, guardandola da
un’altra angolazione.
Per questo ho arrangiato i brani per una piccola formazione di cinque elementi e, devo dire
che ancora una volta, si è creata con gli amici
musicisti che hanno collaborato a questo progetto una grande sinergia artistica che ha prodotto durante le prove e le registrazioni la situazione ideale per la espressione della nostra
musica.
Sono inoltre molto felice della preziosa collaborazione di Mark Johnson, Gabriele Mirabassi
e Pino Tafuto che hanno colto con grande intensità ciò che le mie note volevano esprimere
e che ringrazio molto per la loro disponibilità
artistica ed intellettuale.
Ho intitolato questo lavoro con il nome di un
gioco di carte perché come giocatori spesso andiamo per la nostra strada concentrati solo sul
nostro fine, senza pensare che a volte bisogna
sapere aspettare e guardare ciò che accade al
mondo attorno a noi. L’ho intitolato con il nome
di un gioco di carte napoletane perché Napoli è
sempre presente nella mia vita ed, in questo
momento in particolare, è emblema di questo
atteggiamento”.
13
Il nuovo Cd di Enrico PIERANUNZI
e Ada MONTELLANICO
DANZA DI UNA NINFA
Omaggio a Tenco
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Due grandi artisti alla guida di un ensemble d’eccezione per presentare un progetto che non
mancherà di stupire e affascinare appassionati
di jazz e non. Ada Montellanico ed Enrico
Pieranunzi hanno, infatti, realizzato per l’etichetta Egea un nuovo lavoro che è un vero e proprio viaggio all’interno del mondo poetico-musicale di Luigi Tenco. Difficile immaginare un
binomio più efficace per affrontare e realizzare
un’operazione così delicata come quella di dar
vita a nuovi originali racconti sonori attraverso
le emozionanti storie racchiuse nelle bellissime
musiche e nei testi del cantautore. I due artisti
che hanno firmato “Danza di una ninfa” sono
riusciti brillantemente nell’impresa grazie alle
eccellenti qualità che da tempo sono loro riconosciute.
Ada Montellanico si è ritagliata un suo proprio,
importante spazio nel panorama vocale per aver
reso la lingua italiana suono e improvvisazione
jazzistica e per essere interprete capace come
poche di far aderire il suo intimo mondo emotivo alle esigenze della narrazione. Enrico
Pieranunzi, dal canto suo, si è costruito negli
anni, attraverso le sue improvvisazioni e composizioni, un personalissimo universo sonoro
che ne ha fatto uno dei musicisti italiani più apprezzati in tutto il mondo. Se è vero che la collaborazione Montellanico/Pieranunzi ha già prodotto in passato opere importanti come “L’altro
Tenco” (1996) e “Ma l’amore no” (1997), va detto
subito che “Danza di una ninfa” si presenta
come un progetto del tutto nuovo, in un certo
senso “rivoluzionario” perché in esso la più raffinata tradizione cantautorale italiana si fonde
col jazz più autentico e trasgressivo; così composizioni celebri come, per esempio, “Mi sono
innamorato di te” e “Ho capito che ti amo” grazie ai sorprendenti, “trasversali” arrangiamenti
di Pieranunzi e all’appassionato, originalissimo
approccio interpretativo della Montellanico risulteranno del tutto “inediti”.
Ma, a proposito di “inediti” si potranno ascoltare nel Cd quattro brani davvero speciali che non
potranno non colpire per la loro grande bellezza e forza poetica. Sono quattro testi di Luigi
Tenco - due dei quali musicati dalla Montellanico, due da Pieranunzi - la cui incisione costituisce un “evento nell’evento” perché mai,
prima d’ora, testi del cantautore erano stati
messi in musica, operazione che ha tra l’altro
ricevuto il caloroso consenso e sostegno della
famiglia Tenco. Ed il fatto che siano stati due
musicisti di jazz a fare tutto questo ha un sapore particolare, tenendo conto dell’enorme importanza che questa musica ha avuto negli anni
di formazione del futuro autore di tante, splendide canzoni. Naturalmente gli straordinari esiti
artistici del progetto non sarebbero stati possibili senza il contributo determinante dei musicisti che vi hanno partecipato, ognuno dei quali
ha arricchito il cd della sua forte personalità
espressiva con un ospite d’eccezione, il prestigioso polistrumentista statunitense Paul
McCandless, da tempo punto di forza dei mitici
“Oregon”. Un progetto quindi che costituisce per
vari motivi un’occasione importante e rara an-
che e soprattutto per il sottile gioco di interazione tra i due artisti che
lo hanno realizzato: una sorta di seducente interplay, grazie al quale
la Montellanico attraverso la sua
voce rende la parola “suono” e
Pieranunzi trasforma il suo suono in “parola”.
Ma principalmente, si potrà riscoprire in una
veste completamente nuova e inaspettata l’immensa originalità e profondità di Luigi Tenco,
un artista tra i più importanti mai apparsi sulla
scena musicale italiana.
“Quattro brani inediti di Tenco
rinascono a nuova vita
DANZA DI UNA NINFA
con Ada Montellanico
e Enrico Pieranunzi
“
Anche stanotte
uscita dal mare
tu, ninfa, danzi
vestita di luna
”
“Anche stanotte uscita dal mare tu, ninfa,
danzi vestita di luna”. È il verso iniziale di
una canzone scritta da Luigi Tenco e da
anni abbandonata tra le sue carte sparse.
È probabile che per questo testo il cantautore scomparso nel 1967 avesse sbozzato
anche la musica, ma se pure così fosse di
quella canzone non se ne avrebbe comunque più traccia. Ora le parole di Danza di
una ninfa sotto la luna, insieme a quelle di
altri tre testi scritti ma non musicati da
Tenco, tornano a vivere grazie alla cantante
Ada Montellanico e al pianista Enrico
Pieranunzi, due musicisti jazz che amano
rileggere la nostra canzone d’autore”.
[La Repubblica, 4 agosto 2005]
Un progetto di ricerca
coordinato dalla Cattedra
di Fonetica e Fonologia
dell’Università per Stranieri
di Perugia
Una “terra di cantori” nella rete
WWW.
MESSURGA.IT
Il sito delle
tradizioni popolari
“Le Voci
del Folklore”
“Messurga”, l’antico nome di Mesoraca, un paese della provincia di Crotone,
significa “terra di cantori” […]. Da questa parola, che rimanda a significati
magici e musicali, è nato - nel 1998 - il
cd-rom Messurga. Voci e Suoni dalla
Calabria, dedicato al dialetto del crotonese (con foto, immagini, suoni, canti
e voci popolari). Nel 2000 nasce l’Associazione Culturale Messurga con
sede in Calabria e in Umbria.
Suoni, voci e memorie
dal mondo popolare
Si tratta di una collana di studi e ricerche
etnolinguistiche dedicata soprattutto alle voci dei
dialetti, costituita principalmente da registrazioni
di materiale audio in CD, con l’intento di costituire
un Archivio sonoro del territorio nazionale. Le voci
dialettali, in qualità di testimonianze orali, in questa prospettiva, sarebbero analizzate e valorizzate come elementi di identificazione della persona in quanto tale e in quanto componente di
una comunità sociale e culturale. Del tema della
voce umana, d’altronde, si occupano a vario titolo numerose discipline: la linguistica, l’antropologia culturale, l’etnomusicologia, la musicologia,
l’ingegneria elettronica.
C’è da aggiungere, inoltre, che la voce umana è,
come la nota musicale, un suono: l’uno prodotto
con lo strumento musicale umano (l’apparato
fonatorio), l’altro con gli strumenti musicali costruiti
dall’uomo. I due suoni appartengono a due
tipologie diverse, pur avendo una parte in comune: non sono antitetici, ma possono essere complementari. Attraverso la combinazione di questi
elementi (i suoni e i foni) possiamo ottenere diverse composizioni musicali: musica strumentale, vocale, vocale e strumentale insieme; anche
parlando una delle tante lingue naturali, produciamo una delle possibili forme della musica vocale. L’aspetto musicale delle lingue (che con termini tecnici chiamiamo prosodia) ci permette di
segnalare l’organizzazione dei significati, la struttura logico-sintattica e la gerarchia delle informazioni di un testo orale (composizione che presen-
ta numerose e varie tipologie). Ogni lingua ha la
sua propria melodia e il suo proprio ritmo, che
sono frutto dell’elaborazione culturale di una comunità, collocata in un preciso tempo e spazio. Il
parlare (comporre una modulazione ritmica “significante”), il cantare (nella doppia accezione di
modulare la voce secondo un motivo musicale; e
di eseguire con la voce una musica) ed anche il
mangiare fanno parte di quelle attività con le quali diamo concreta attuazione a numerose funzioni: organizzare la propria esperienza, attribuire valori a quanto facciamo, trasmettere esperienze,
fondare e costruire rapporti interpersonali e comunitari, cioè più semplicemente: pensare, nutrirsi, comunicare, esprimersi. Se per la lingua è
scontato riconoscerne lo statuto di strumento di
comunicazione, e perciò di potente strumento di
socialità, per la musica e il cibo è opportuno sottolinearlo e evidenziarlo.
Dal momento che il senso di identità e di appartenenza ad un gruppo e ad un luogo si realizza (o si
rifiuta) in varia misura, possiamo ricorrere anche
all’uso di questi “strumenti” per produrre melodie
e ritmi caratteristici, che segnalano le diverse
modalità di costruzione e di partecipazione e,
dunque, l’originalità e la tipicità delle singole lingue e culture.
L’incidenza e il rilievo della musica, come d’altronde della lingua, nella costituzione della storia
e dell’identità di una certa comunità, insieme alle
particolari caratteristiche assunte dall’aspetto della
cultura materiale (gli strumenti musicali etnici)
nelle diverse regioni delle penisola, sono alla base
della presentazione di questo progetto di ricerca
in campo linguistico e antropologico.
Il paesaggio linguistico e culturale italiano è ancora vario e frazionato, nonostante sia sottoposto alle forti pressioni del cambiamento, ai cosiddetti processi di globalizzazione; l’attenzione posta alle voci del folklore non si configura come
una operazione di ritorno nostalgico al passato,
ma come una delle possibili risposte ai nuovi bisogni comunicativi ed espressivi imposti dalle
nuove dimensioni comunicative. In questo quadro la riscoperta del localismo e delle radici appare non una chiusura o un ripiegamento, ma un
passaggio per l’apertura di un dialogo costruttivo,
basato sulla reciproca conoscenza e disponibilità ad accogliere le altrui ricchezze. La collana “Le
Voci del Folklore” fa parte di un progetto di ricerca molto più ampio, ideato e diretto da Antonello
Lamanna, e coordinato dal prof. Antonio Batinti,
docente di Dialettologia italiana e di Fonetica e
Fonologia all’Università per Stranieri di Perugia.
I volumi e i cd dedicati alla musica popolare
della collana “Le Voci del Folklore”
diretta da Antonello Lamanna
Strumentario, Ragnatele e Tammurriate
Strumentario
volume + CD
a cura di A. Lamanna
ISBN 88-7118-130-1
Pagg. 144 - 15,50 Euro
Prima edizione maggio 2001
Adnkronos Libri
Ragnatele
volume + CD
a cura di A. Lamanna
ISBN 88-7118-146-8
Pagg. 223 - 16,50 Euro
Prima edizione maggio 2002
Adnkronos Libri
Tammurriate
a cura di A. Lamanna
volume + CD
IISBN 88-7118-180-8
Pagg. 223 - 20 Euro
Prima edizione
giugno 2004
Adnkronos Libri
“
Nel volume si affronta l’universo sonoro tradizionale: dai repertori dell’Umbria, ai suonatori di lira della Calabria, dalla
world music alle influenze etniche della musica colta, dai
cantori di Carpino alle tarantelle e ai saltarelli umbri. Sono
presenti, tra gli altri, interventi e contributi di Ignazio
Macchiarella, Eugenio Bennato e Ambrogio Sparagna. Nel
Cd allegato si possono ascoltare brani della tradizione popolare dell’Umbria, Calabria, Lazio, Puglia, Campania.
“Ragnatele” ripercorre la complessa storia del tarantismo fino
agli sviluppi attuali, approfondendo la conoscenza di questo
fenomeno che ha attualmente una grandissima risonanza, e
non solo a livello nazionale; infatti l’antico mito della taranta
vive una stagione di rinnovato interesse da parte di musicisti, registi e studiosi e, soprattutto, della gente comune. Al
libro è allegato il Cd “Ragnatele”: un’accurata selezione di
pizziche e tarantelle.
In “Tammurriate” antropologi, etnomusicologi, musicisti, giornalisti ed esperti hanno ripercorso nelle loro specifiche discipline la storia della musica tradizionale della Campania,
dai repertori del Cilento, alle tammurriate, fino alle nuove forme musicali oggi al centro di accesi dibattiti. Nel Cd allegato
una serie di brani tradizionali, dalle tammurriate ai canti religiosi delle Confraternite.
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