Storia III C 2010_2011 NAPOLEONE (1796 – 1815) Napoleone Bonaparte (15 agosto 1769 – 5 maggio 1821) apparteneva ad una famiglia della piccola nobiltà, era nato in Corsica nel 1769 (un anno dopo la cessione dell’isola alla Francia, dopo il lungo dominio della Repubblica di Genova), aveva studiato in un collegio militare e, dopo essere diventato ufficiale d’artiglieria, si era fatto notare dal fratello di Robespierre, che in pochi anni lo fece diventare generale. Nel 1796, a 27 anni, durante l’epoca del Direttorio (cioè dopo la fine del periodo del Terrore), Napoleone, che aveva appena sposato Giuseppina Beauharnais, ebbe l’incarico di guidare la Campagna d’Italia, ovvero la missione militare finalizzata alla conquista del nostro paese. Tra l’aprile del 1796 e il febbraio del 1797, Napoleone, grazie alle sue straordinarie doti militari e all’incredibile fascino e carisma che esercitava sui suoi soldati, vinse sette battaglie (contro i piemontesi e gli austriaci) e costrinse l’Austria a firmare il Trattato di Campoformio (1797, col quale gli Austriaci rinunciarono alla Lombardia in cambio della Repubblica di Venezia), mentre nel resto d’Italia una serie di insurrezioni e rivolte provocò la fuga di molti regnanti degli stati italiani; infine, nel 1798, la conquista di Roma portò alla fuga del papa e quella di Napoli portò alla fuga dei Borboni. Il segreto delle vittorie di Napoleone era in alcuni “punti di forza”: la composizione degli eserciti (a differenza degli altri eserciti, formati da professionisti e mercenari provenienti da ogni dove, l’esercito francese era ottenuto attraverso la leva di massa), gli obiettivi (alla fine della battaglia Napoleone prometteva un bottino senza limiti e la possibilità di fare carriera in base ai meriti ottenuti in azione) e le motivazioni stesse dei soldati (i Francesi combattevano per la propria patria minacciata, e credevano nella diffusione degli ideali di uguaglianza della rivoluzione), la velocità degli spostamenti delle truppe, lo schieramento delle stesse truppe in luoghi diversi (per poter sfruttare l’effetto sorpresa), l’uso dei cannoni, la bravura nel prendere contatti con le persone giuste tra la popolazione “nemica”. In Italia si formarono tre repubbliche, in cui i cittadini avevano gli stessi diritti e libertà ottenuti dai Francesi grazie alla Rivoluzione: la Repubblica cisalpina, la Repubblica romana, la Repubblica partenopea, le quali ricevettero una Costituzione nel 1795, una serie di riforme (abolizione dazi doganali e privilegi del clero, vendita dei beni ecclesiastici) e una nuova bandiera (un tricolore simile a quello francese rivoluzionario, ma verde, bianco e rosso). Non mancavano però i problemi: il Direttorio considerava i territori italiani come “Stati satellite”, da sfruttare per risolvere le difficoltà economiche della Francia (vennero infatti imposte delle tasse esagerate) e molti tesori d’arte, gioielli preziosi e oro vennero confiscati e portati oltralpe. Nonostante questo, molti borghesi italiani appoggiarono il regime francese perché ritenevano che fosse comunque migliore dei regimi del passato, anche perché favoriva la produzione, i commerci e lo scambio di idee. Ai Francesi si opposero invece la masse contadine e soprattutto la Chiesa, che temeva di perdere i suoi beni e la sua autonomia (come era accaduto in Francia a causa della Rivoluzione). Nel frattempo Napoleone (che curava con attenzione la sua immagine di generale, per esempio informando i giornali parigini delle sue eccezionali imprese) si comportava sempre più come un uomo di governo, piuttosto che come semplice generale, spesso scavalcando il Direttorio: quando tornò in Francia cominciò ad apparire un grande eroe, e gli venne affidata la Campagna d’Egitto contro i Turchi, lo scopo della quale era la conquista di una base da cui attaccare gli Inglesi in India (infatti l’Inghilterra era ormai l’unica nazione ancora in guerra contro la Francia). Napoleone arrivò in Egitto nel 1798 e sconfisse i Turchi nella battaglia delle Piramidi ma fu costretto a ripartire abbandonando il suo esercito, poiché gli inglesi avevano incendiato la flotta francese. Nonostante la fuga, Napoleone venne accolto trionfalmente in patria, anche grazie ai tesori d’arte egizia trafugati e alla scoperta dello studioso J. F. Champollion (che riuscì a tradurre per la prima volta i geroglifici della Stele di Rosetta), mentre una nuova alleanza antifrancese (che comprendeva Austria, Russia, Borboni, Stato Pontificio) portò al ritorno dei Borboni nel Regno di Napoli (l’Italia venne poi riconquistata dai Francesi tra il 1800 e il 1802). Intanto in Francia regnava il caos: molti monarchici, dopo la fine del Terrore, erano ritornati, scatenando terribili vendette contro gli exrivoluzionari (fu il cosiddetto Terrore bianco), i ricchi vecchi e nuovi ostentavano il loro lusso mentre il popolo viveva in miseria e lottava contro il caro-vita, spesso provocando sanguinose rivolte. Napoleone, grazie anche alla sua popolarità, approfittò di questa situazione per compiere un colpo di Stato: sostituì il Direttorio con tre “consoli”, autonominandosi Primo Console, e instaurò una dittatura. Proclamò la validità della costituzione del 1795 (diritti e doveri civili, divorzio, cittadiananza [email protected] Storia III C 2010_2011 agli ebrei) ma esautorò (= tolse ogni autorità e potere) l’Assemblea parlamentare, reintrodusse la censura, accentrò tutto il potere politico, eliminò i suoi oppositori: il 1799 fu dunque l’anno indicato dagli storici come la data della fine della Rivoluzione francese. Nel 1802 Napoleone si fece proclamare console a vita, e nel 1804 imperatore dei Francesi, ristabilendo una monarchia assoluta ed ereditaria. Nonostante questo passo indietro, Napoleone favorì la borghesia e ammodernò la Francia con molti provvedimenti politici ed economici, senza ristabilire i vecchi privilegi aristocratici: la riforma dell’amministrazione, la riforma scolastica (in cui si poneva l’accento sulla nuova cultura, figlia dell’Illuminismo e della Rivoluzione), concluse (1801) un Concordato (cioè un accordo con la Chiesa, grazie al quale i sacerdoti dovevano giurare fedeltà allo stato, ma avevano anche benefici economici e l’esclusiva dell’insegnamento elementare), promulgò (1804) il Codice civile (o Codice napoleonico), cioè un insieme di leggi a metà tra i principi rivoluzionari e la tradizione (abolizione privilegi feudali, libertà civili del cittadino, tra cui quella di religione; ma anche: proprietà privata e donna relegata ai margini della società; abolizione del maggiorascato, antica norma nobiliare che trasmetteva tutta l’eredità al primo figlio ora l’eredità veniva divisa tra tutti i figli e dunque il patrimonio veniva frazionato niente più grandi latifondi). Nel 1804 Napoleone riprese le guerre di conquista in Europa con l’obiettivo di costituire il “Grande Impero” (un insieme di Stati governati dai suoi fratelli o generali, e coordinati dalla Francia): i sovrani europei (Austria, Prussia, Russia) reagirono, ma Napoleone li sconfisse in varie battaglie, giungendo a conquistare tre quarti dell’Europa (Olanda, parte della Germania, Polonia, Portogallo, Spagna), esclusa però l’Inghilterra (che vinse l’importante battaglia di Trafalgar nel 1805). Nel 1810 Napoleone ripudiò Giuseppina per sposare Maria Luisa d’Asburgo (in modo da stabilire buoni legami con l’Austria). Ma la fortuna cominciò a girargli le spalle: in Spagna le sue truppe erano impegnate in una continua guerriglia e lo Zar russo stava per attaccarlo. Fu così che Napoleone compì l’errore più grande della sua vita: invase la Russia. La campagna di Russia cominciò nell’estate del 1812: 650 000 uomini di tutte le nazioni dominate dalla Francia si mossero verso la Russia (ma si trattava di un esercito demotivato) e mentre questi avanzavano, i Russi si ritirarono, facendo terra bruciata, cosicché i soldati napoleonici non trovavano città da razziare o provviste da trafugare. Arrivò il terribile inverno russo ed era troppo tardi per tornare indietro, e il freddo, il ghiaccio, la neve, la fame stremarono l’esercito francese, che venne poi decimato a novembre, nei pressi del fiume Beresina, quando i russi lo attaccarono: a dicembre erano rimasti in vita solo 100 000 soldati. Fu l’inizio della fine: dopo la ritirata francese, Russi, Austriaci, Prussiani e Inglesi attaccarono Napoleone, che venne sconfitto a Lipsia (1813). Gli stati dominati dai Francesi si ribellarono, la Francia venne invasa da Russi e Prussiani e Luigi XVIII, fratello del re ghigliottinato, tornò sul trono. Napoleone, costretto ad abdicare, e fu costretto in prigionia all’Isola d’Elba. Da qui fuggì verso la Francia (mentre il re scappava da Parigi), radunò un esercito di volontari e affrontò Inglesi e Prussiani a Waterloo (in Belgio), dove venne definitivamente sconfitto dal comandante britannico Lord Wellington il 18 giugno 1815. Arrestato dagli Inglesi, Napoleone morì a Sant’Elena (un’isola sperduta al largo dell’Africa dove era stato condannato all’esilio) il 5 maggio 1821. [email protected]