MANAGERITALIA
Il Sud ha sete
di manager
Nuove proposte dal mondo della politica mettono il management al centro per lo sviluppo dell’economia del Mezzogiorno. Indicazioni e piani strategici dall’ultimo convegno organizzato a Palermo da Manageritalia
Roberta Roncelli
otrebbe mai un turista, immerso nell’incantevole centro storico di Palermo, supporre,
dalle sue bellezze quanto l’economia locale e
di tutto il Mezzogiorno soffra di un divario sempre
crescente rispetto al Centro-Nord? Nanismo imprenditoriale, distanza tra domanda e offerta di lavoro, esiguità di investimenti internazionali, scarsità di fondi da dedicare alle risorse umane e allo
sviluppo economico sono solo una parte dei fattori che frenano la crescita delle imprese al Sud.
Non lo dice solo Manageritalia, da anni sensibile al
problema; lo sostiene anche una persona autorevole
come il senatore della banca d’Italia Mario Draghi. In
una sua recente dichiarazione, riportata anche dal
Corriere della Sera, afferma: “Il problema che affligge la crescita del nostro paese è il Mezzogiorno, e oggi più che mai dal decollo del Sud può arrivare una
crescita sostenuta e duratura dell’intera economia”.
Per Draghi, “al Sud è più ampio il divario fra risorse
P
disponibili, soprattutto umane, e risultati conseguiti. L’esistenza di un’area così estesa e popolata con un
reddito pro capite pari a meno del 60% di quello del
Centro-Nord frena anche il resto del paese”. Secondo il governatore “occorre percepire questo nesso e
porlo al centro dell’analisi e della politica”.
Manageritalia lo sta facendo. A questo tema ha infatti dedicato un convegno intitolato “Manager e
Mezzogiorno: quali prospettive di crescita?” che si è
tenuto nella sede dell’Associazione di Palermo, collegata con Roma e altre 23 città d’Italia. Un incontro, quest’ultimo, organizzato per dibattere senza
pregiudizi sull’andamento economico e sul livello di
competitività del Sud, indicando nel contempo al
tessuto economico e imprenditoriale del Mezzogiorno, così come alle istituzioni locali e nazionali,
nuove possibilità di crescita. Tra i partecipanti, il viceministro allo sviluppo economico Sergio D’Antoni, il presidente della Commissione finanze Giorgio
Benvenuto, Benedetto Adragna della commissione
Lavoro del Senato e Antonio Purpura, professore ordinario di economia dell’Università di Palermo.
Tutti i presenti hanno concordato sulla necessità di
intervenire al più presto per far sì che il Mezzogiorno possa decollare, soprattutto grazie all’apporto di
capitale umano qualificato e di adeguate risorse manageriali. Insieme hanno dibattuto del disegno di
legge “Misure a favore dell’incremento della managerialità nelle imprese del Mezzogiorno” presentato da Giorgio Benvenuto, che ne è l’ideatore (vedi
box). Il senatore, per consolidare la ripresa del paese, propone di sfruttare la leva manageriale con degli incentivi che facilitino l’ingresso dei manager in
azienda. Il fine è quello di incoraggiare gli imprenditori a dotarsi di manager con compiti gestionali e
di supporto alle decisioni e all’implementazione delle strategie di sviluppo. Ciò permetterebbe all’impresa di introdurre un dirigente a costi ridotti, godendo nel contempo di temporanee forme di sgravio e di finanziamento. Per le imprese che assumono dirigenti e quadri sarebbe un primo ma importante passo: gli incentivi previsti, quali indennità di
disoccupazione, sgravi per assunzione di dirigenti
disoccupati e altro, costituirebbero motivo di speranza e solide basi per lo sviluppo.
Benedetto Adragna - relatore del disegno di legge - ne
conferma le possibili ricadute positive e sottolinea la
necessità di costruire professionalità migliorando il
livello di scolarizzazione nel Sud, individuando nel
contempo misure che trattengano i profili di alto livello sul territorio. L’emigrazione verso il CentroNord, infatti, con i 290.000 giovani che ogni anno abbandonano le loro terre prive di centri di formazione adeguati, è un fenomeno che ha ripreso la consistenza degli anni ’60. Di questi, 170.000 fanno ritorno, ma solo per estenuarsi in un faticoso pendolarismo, mentre sono ben 120.000 quelli che
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scelgono di arricchire il capitale intellettuale disponibile alle imprese del Nord, impoverendo, per converso, quello reperibile sul suolo natìo. È necessario
quindi agevolare un processo di inversione, avviandosi verso una migliore distribuzione delle risorse altamente qualificate, attualmente presenti nelle aree
del Mezzogiorno nella modica misura del 2,7%. Questo dato matura anche a fronte di un tratto caratteriale distintivo del tessuto delle imprese meridionali, costituito in larga parte da Pmi a forte connotazione padronale, spesso prive della percezione stessa della necessità di elevare il proprio capitale intellettuale nel suo complesso (frequentamente, risultati non ottimali vengono addebitati alla sola area
marketing), e in ogni caso frenate dall’assenza di agevolazioni che ne facilitino l’acquisizione.
La mancanza di competenze manageriali non ap-
I contenuti del disegno di legge
presentato da Giorgio Benvenuto
Il progetto di legge presentato da Giorgio Benvenuto contiene una serie di incentivi per la nuova occupazione dei dirigenti nel Sud:
䡵 un credito d’imposta di 2.000 euro a favore delle imprese del Mezzogiorno
che assumono a tempo indeterminato come dirigente una persona che già
prestava la propria opera per la medesima impresa come consulente o con
contratto a tempo determinato;
䡵 l’assegnazione, alle imprese del Sud che assumono dirigenti disoccupati, di
un contributo pari alle mensilità dell’indennità di disoccupazione non percepita dal dirigente assunto, più un ulteriore contributo di 1.000 euro al mese
per un anno (misura denominata “zainetto” perché è portata in dotazione
all’azienda dal dirigente);
䡵 un’estensione dell’ambito di applicazione dell’art. 20 della legge 266 del
1997, che prevede la decontribuzione al 50% per le piccole e medie imprese che assumono dirigenti disoccupati; si chiede, per le imprese del Mezzogiorno, l’applicazione per 36 mesi anziché 12 mesi e l’estensione ai dirigenti appena nominati anziché solo a quelli in cerca di occupazione.
Il disegno di legge è attualmente all’esame della commissione Lavoro del Senato.
porta le auspicate capacità di espansione e sviluppo,
che determinerebbero un aumento dell’offerta nel
mercato del lavoro: è quello che viene definito “nanismo imprenditoriale”. Oggi ancora più pericoloso
di ieri, come avverte Antonio Purpura, in conseguenza delle circostanze originate dall’incedere a
passo di marcia dei paesi emergenti. La globalizzazione rischia di vederci perdenti di fronte a una sfida in cui l’innovazione assolve al duplice ruolo di scudo difensivo, per limitare gli effetti di un indesiderato divario, e di arma di offesa in grado di aggredi-
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re il mercato rilanciando in termini di competitività
e crescita. Crescita, quella italiana, sofferente di un
dualismo territoriale che la relega tra quelle più basse d’Europa, anche se raffrontata con la crescita di
quei paesi che pure denunciano una dicotomia regionale a livello economico.
Sergio D’Antoni, interrogato in merito alla possibilità
di inserire i capitoli fondamentali del progetto di legge già dalla prossima finanziaria 2008, ha lanciato segnali di forte ottimismo che lasciano ben sperare, in
considerazione dell’impegno che ha assicurato anche
al Parlamento, presentando un intervento di spesa
complessiva per le aree meridionali da 101 miliardi
di euro in sette anni. Frutto, quest’ultimo, del finanziamento europeo per le aree sottosviluppate, il cosiddetto finanziamento di coesione (distinguendo
tra le aree di convergenza e le aree di competitività)
e del cofinanziamento nazionale (28 miliardi di euro), con il supporto di intervento nazionale, il cosiddetto Fondo aree sottoutilizzate (Fas). D’Antoni evidenzia come il problema sia quello di mettere in moto processi di sviluppo che puntino a risolvere anche
la questione del terziario per garantire sbocchi sul
mercato, in particolare per quel che riguarda le nuove tecnologie e la possibilità di utilizzare le risorse intellettuali che esistono nel Mezzogiorno. A tutto questo si deve accompagnare un’azione ordinaria molto
forte per attrarre gli investimenti, che consiste in tre
misure: il credito d’imposta per nuovi investimenti,
il cuneo fiscale differenziato per le aziende che operano nel Mezzogiorno (già approvato dalla commissione europea) e l’individuazione delle nuove zone
urbane franche, in grado di attrarre investimenti, soprattutto di piccole e medie imprese, così come è stato fatto nell’esperienza francese.
Manageritalia, rappresentata per l’occasione dal
suo presidente Claudio Pasini, ha espresso dunque
soddisfazione per le rassicurazioni ottenute dai
rappresentanti istituzionali presenti al convegno,
sia in riferimento all’ampiezza degli interventi previsti, sia per lo stato progredito di avanzamento dei
lavori. Il progetto di legge Benvenuto ha riscosso
insomma attenzione e consensi. La nostra Organizzazione continuerà a seguire da vicino l’iter legislativo, accelerandolo dove possibile in quanto ritenuto prioritario non esclusivamente per il Sud
ma per l’intero paese. È infatti l’Italia nel suo complesso a evidenziare un deficit culturale e di presenza manageriale, ciò che emerge dal confronto
diretto con Francia, Germania e Regno Unito. I dirigenti privati, sia all’ombra della Tour Eiffel che
sotto la Porta di Brandeburgo, rappresentano infatti il 3% dei lavoratori dipendenti, mentre sulle
rive del Tamigi sono addirittura il 6%, contro il solo 1,5% che il Colosseo riesce a produrre. Numeri
che fanno riflettere. Numeri che devono cambiare,
anche grazie all’impegno di Manageritalia.
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