Laformaffic€€c fonne - Società del Quartetto di Milano

,frn cle Eiècle
Laformaffic€€c
fonne
Quirino Principe
'= lla realtà che tutto comprende,
.i il cosmo, attribuiamo almeno
:,:
it,--,ii, un merito: che essa sia un po'
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il,,meno
illusoria delle nostre
realtà limitate, rispetto ad essa microscopiche, prigioni dei sensi e dell'immaginazione in cui l'inganno è più facile. La gradr.rale conoscenza dello spaziotempo cosmico. attrîverso sr.rcccssive
correzioni e sorprese e mutamenti di
concezione. c stata un progressivo rrsci-
re da una ristretta caverna platonica
per entrare in un'altra caverna più spaziosa e forse un po'meno illusoria, ma
a sua volta smentita o corretta quando
se ne esca per entrare in un'altra piii
vasta, rivelatrice e liberatrice ma teatro
rNon sappiamo
se I unlverso
nasconda un
Vero assoluto.
Ma nella
musica, nelle
arti, il Vero
e
semplicemente
il Bellor
mente illuminata risplende all'insegna
di trionfale sventura), si presta alla panfrasi: l'universo interamente decifrato -
tale è di volta in volta la spera'fiz risplende all'insegna d'indecifrabile
enigma. nDc,tch unentrcitselt blieb die
ew'ge Nacbt, / das ernste Zeicben
einer fernen Macbt>.t Dalla caverna,
dalla ristretta prigione che dà indicazioni errate. si esce in uno spazio immenso che è pieno cli oggetti ma visto dalla
nostra dimensione sembra mtoto, che
ha forse i gir.rsti segnavia ma ne offre
troppi, e perciò è come se non ne
offrisse alcuno.
Dalla caverna al deserto: da prigionieri
che eravamo nell'universo chiuso,
di altri smisurati inganni... Ho detto: un
siamo divenuti liberi di perdere l'orien-
uscire "progressivo". Ma questo progredire non è il "progresso" secondo la
tamento.
visione dell'Aufklcirung: è tela di
Penelope e fatica di Sisifo. Lenunciato
che apre la Dialektik der AuJklàrung
di Adorno e Horkheime r. ndie uollends
aufgeklcirte Erde strablt im Zeicbgn
triumpbalen Unlceils, (la terra intera-
Il
grandioso cammino della
scienza ripercorso dal saggio di
Alexandre Koyré, Du rnonde cle l"'àpeu-près" à l'uniuers de la précision
(1961), ci ricolloca nella condizione di
Sisifo: distanze stellari e intergalattiche,
velocità di spostamento verso il rosso,
raggio di dilatazione del cosmo, età
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de Eiècle
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attuale e tempo di durata dell'universo,
tempo. Usciamo clalla caverna e la visio-
dilemma tra universo in espansione
e
ne si rovescia: nel cuore dell'uomo,
stato stazionario, tutto questo ci fornisce un insieme di conoscenze tanto
scopi la stella è ancora là dov'era
scosso da selvagge e incostanti passioni, si annicla un'ospite clandestina: la
persistenza, se€ino di qualcosa di perenne e promessa d'immortalità. Ma è una
prima, poiché mille o duemila chilometri sono nulla rispetto alfa distanza tra
affascinanti qlranto approssimative e
imprecise, e, a mano a mano che si
lya,nz nel sapere, sempre più misteriose e inaff'errabili nel loro significato,
soprattutto nella loro forma. Il chinso
della caverna ci tendeva f inganno del
guardare nella direzione errata: l'im-
mensità del deserto ci lascia incerti
sulla direzione da scegliere. Il deserto
(metafora clell'universo) è un labirinto,
come ha scritto ìJn illustfe cieco.z
L'imprecisione è accentuata da una di
quelle - la più angosciosa,
la piir ostile
I
i
I
fuggiasca senza fissa climora, e nel
nostri occhi o alle lenti dei nostri tele-
noi e la stella più vicina, Proxima
Centauri (1,31 parsec ossia 4,3 anni
luce = km 9.160.500.000.000 _ 1,r,
cuore clell'uomo trascorre soltanto una
meno che nulla rispetto alla distanza di
notte.
Altair (5,1 parsec), di Algol "Testa del
Il rapporto tra i-l tempo
clemonio" (29 parsec), cli Deneb (560
parsec), della Galassia del Triangolo
NGC 598 (2,11 milioni di anni luce),
e le dimensioni
clell'esistente è soggetto alla relatività,
fonte di illusioni. I1 divenire è at-vertito
se le climensioni 1o rendono percepibile. Le metamorfosi di un insetto come
lo scarabeo spagnolo, cui Ernst Jiinger
dedica pagine memorabili, ci appaiono
* che Kant
individua come le dlre
forme a priori dell'espertenza: il tempo. Vecliamo
le stelle e le galassie, a
della quasar 3C273 (3 miliarcli di anni
luce), della quasar 3C48 (5 miliardi di
anni luce). Si noti: la velocità di spostamento e di trasformazione flsico-chimica è tanto maggiore quanto piùr l'oggetto cosmico è
lontano da noi, e quindi
qlranto meno è a\-vertibile
alla nostra osservazione il
mutamento di luogo e di
occhio nudo o con l'ausilio di strumenti ottici, ma
le vediamo non come
sono nell'istante dell'os-
natura. È r.rnl sorla cli ossi
moro inciso sul corpo dell'universo, e ciò accresce il
selvazione, bensì com'era-
0txupLu(erv, lo stupore che
genera fìlosofia.
no dlrecento o cinqllemila
In breve: il cosmo, il cielo
anni o milioni o miliardi
stellato di Kant, è la dimensione in cui la metamorfosi
d'anni fa. a seconda della
I
i
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loro distanza da noi misurata in anni luce. Nel
cosmo, il tempo è incessante e furioso divenire,
tutto distmzioni. catastrofi
e metamorfosi. Gigante-
ln queste pagine, aìcuni
dipinti di Vasilij
Kandinskij: a sinistra,
Diversí cerchi; in apertura,
rvo dominqnte
schi spostamenti, spaventose trasformazioni e ri-
strutturazioni ar'wengono
in tempi brevissimi. in frazioni inflnitesime di secondo; gli
ogget-
rapidissime, e irrisorio è ai nostri occhi
ti cosmici che sopportano questo terri-
l'arco di vita del minuscolo essere: uno
solo dei nostri giorni. I nostri mlrtamen-
bile lavoro clella natura sono tanto smisurati che g,li efletti d insieme appait-rno, ex conl)erso, lentissimi. Sulla superficie del nostro pianeta, dove gli oceani
sembrano eterni, le montagne immutabili, i deserti atemporali, esiste f illusione del persistente e clel perenne, e che
sia un'illusione ce lo rammenta, meglio
che la scienza, la poesia:
Berge flrhn, von Sternen tiberprichtigt,
aber auch in ihnen flimmeft Zeit.
Ach, in meinem wilden Herzen nzicirtigt
obdachlos die Unvergàngiichkeit.
I
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I
I
RAINER X{-{RL{ RILKE.AITS dem
NacblaJi des Grafen C.W,I.10
Sono là, i monti, immobili, e li crediamo
inalterabili; la loro mole di pietra scinti,l-
la di gemme preziose, sotto la luce
delle stelle. Ma anche in essi scorre il
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ti, il periodico ricambio di tutte le cellule, la crescita di statura nell'adolescenza, l'invecchiamento, sono tali che
ce ne accorgiamo senza controlli scien-
tifici, poiché sono in noi, anzi, sono
noi; tlutta.via, non li avvertiamo nello
spazio di un istante né di un giorno né
di un mese. I mutamenti cosmici, che
in ogni frazione di secondo sono l'effet-
to di mostruose enefgie misurate
da
numeri per noi vertiÉlinosi, sono inavvertibili ai nostri sensi, che in quelle
misure anneÉlano. Nel momento in cui
determiniamo la distanza di una stella
da noi, la stella non sifrova piir a quella
clistanza: si è già allontanata (più di
rado, avvicinata) di migliaia di chjlometri, e nlllla sulla terra e nello spaziotempo umano si muove a tale velocità;
eppure non ce ne accorgiamo, e ai
I
è più rapida e gigantesca: noi ne siamo
parte, ma se ce ne separiamo con il
pensiero e lo consideriamo come altro,
come il "fuori da noi", esso diventa il
modello cf immutabilità. Che cos'è vero
o falso? La scienza ci insegna che è
falso considerare immlrtabile il cielo
stellato, ma è uero che, veduto dalle
nostre dimensioni e sentito come altfo
da noi, esso appaia eternamente inalterato, quasi simbolo di eternità contrap-
posto all'effimero, ai mutamenti e alle
tfansizioni che connotano la nostra sto-
ria e turbano lo spirito. Se invece ci
discipliniamo a pensare in maniera
A destra, Crepuscolo; neììa pagina
seguente, Progetto di sceno per
"Auodri di un'esposizione"
di Musorgskij
scientifica e siamo consapevoli che effimero e transeunte e altro da sé in ogni
istante sia proprio il cosmo che tutto
comprende c di r'ui noi siamo parte
infinitesima, allora proprio la scienza,
che oggi conqrrisla conoscenze impensabili al principio del nostro secolo
ormai quasi tlttto consumato, deve
avvertife Ia propria tremenda crisi filosofica.
Il matematico, il fisico, iI cosmo-
logo escludono che abbia significato il
guardare, come Mignon nella poesia di
Goethe cui s'ispirarono Beethoven e
Schr.rbert e Schumann e Òajkovskij e
Firmament nach iener
Seiter, per cogliere un misterioso
Jenseits, un aldilà che sia davvero
Wolf , n.ans
perenne, immutabile, eterno e assolllto.
Dal punto di vista scientifico, ciò non
ha alcun senso. Ma la domanda è irresistibile. Che cosa, dunque, ba un senso?
C'è qualcosa che abbia un senso?
E se c'è qualcosa d'immutabile e di non
relativo, questo qualcosa è il Vero? Ah, il
Vero lo immaginiamo e lo sognamo
"oltre" il big bang e il big crunch, oltre
la nascita e la morte dell'universo o di
un sistema di universi paralleli, lungo la
torsione dell'anello di Móbius, e talora
ci viene il sospetto che esso si trovi,
come nei versi di Rilke (Duineser
Elegien, X, 38), dietro uno steccato
pieno di affissi con la pubblicità della
birra "Non muori mai", ma sì, proprio là
dietro l'assito:
gleich im Riicken der Planke, gleich
dahinter. ist's
ttirkliclt
Di tutto questo, la musica è specchio e
metafora sensibile, né altro potrebbe
essere, poiché fra le arti essa più delle
altre rivela leggi e forme che riproducono l'universo. Una ragione forte in
virtir clella quale la musica ha fanfa
forza di seduzione è il mutare dei suoi
linguaggi e dei suoi stili nel tempo: l'ascoltatore è incuriosito da falrfa capacità cli trasformazione, e riceve gioia nel
riconoscere i connotati di una fase sforica, di un ambito culturale, di un arito-
re dalla forte personalità creativa chiaramente distinto da altri. Ulteriore felicità intellettuale nasce dalle preziose
contaminazioni di stili, d^I pasticbe che
accosta e sovrappone epoche diverse e
diversi gusti in un'allra composita, acre,
ironica. Sappiamo quanto il nostro
ascolto sia destato e stimolato, per fare
un esempio eminente, dal "settecentismo in pieno Novecento" cui si dedicarono il giovane Sergei Prokof'ev con la
Sinfonia cktssica, Claude Debussy con
En blanc et noir,Igor Stravinskij con
Pulcinella e con la Suite italienne,
Richard Strauss con la Tanzsuite st
musiche di Couperin, per non dire del
"secentismo" stfaussiano che, sempre
in pieno Novecento, sfolgora nella
10
par-
titura del Búrger als Edelmann cl:e
rielabora idee originali di Lulli. Altri
esempi di asperrima sapienza sono gli
arcaismi di Johannes Brahms in cui
barocco severo e tarda stlllzzazione del
linguaggio romantico si fondono, oppure il terrificante connubio fta valzer
viennese di mezzo Ottocento
e
Novecento in crisi dopo la prima guerra mondiale celebrato da Maurice Ravel
con Lcr Valse.Nella trasmutazione delle
forme musicali, che via via si fa vorticosa, l'ascoltatore è invitato e spesso tra-
scinato a cercare la "forma nelle
forme", ossia un possibile fattore d'immutabilità che gli permetta di definire
la propria cultura e se stesso.
Ciò signi-fica anche: la musica nostra per
::
:
rtn cle Eiècle
eccellenza, la musica d'Occiclente, e
l'Occidente tout court inteso come
ambito culturale in cui la persistenza
dei moclelli ammiÍati e perciò vittoriosi,
che possiamo clefinire "classicità" clal
punto di vista degli alltofi e "traclizione"
clal punto di vista di una società fiuitri
ce di arte e cli cultura. coesiste con un
fortissimo e ininterrotto nonché individualistico impulso alla trasformazione e
alf innor,azione spesso anche polemica.
Tale coesistenza si attua in Occiclente
con un cafattefe cli complementafità
che non troviamo in altre culture; anzi,
è uno dei fattori gr^zie ai quali si può
leggere una definizione dell'Occidente
e della musicu occiclentale. In altre
civiltà, il linguaggio musicale è rimasto
sostanzialmente immutato attraverso i
secoli. anche nei secoli in cui
l'Occidente accentuava la sua voc:rzionc fatrstiana. e le innovrzioni sono stalc
rare, sobrie e lentissime: così nel mondo
islamico. Nell'Estremo Oriente il fenomeno è stato cliverso: dopo una
lunghissima fase d'immutabilità. si è manifbstata un:r
patente cli nobiltà della musica occidentale di fronte a ìtn telnpo ignoto e
sentito come barbarico. Qllesta appa-
rapida e quasi 1ìrriosa
volontà cli metamorfosi
fente antinomia è un altro caposaldo di
ciò che la nostra musica è.
Non sappiamo se l'universo nasconda
un Vero assollÌto; intlliamo che nella
musica c'è una forma nelle forme e dietro le forme . Ma nella musica, nelle arti,
il Vero è semplicemente il Bello: così,
nel romanzo Die Lebrlinge zu Sai's di
Novalis, H,vacinth entra cli notte, violan-
e di tabula rasa: lo
prova la rapidità con cui
in Gill'rponc prima. poi
in Corea e in
Cina, la
musica occidentale è
stata assimilata, e di essa,
soprattlltto, il linguaggio clel1'avanguardia ossia clella
non-traclizione, non senza
connotazioni specifiche di
una cultura musicale originaria, asiatic:r
Caratteristica del linguaggio musicale
cl'Occiclente nei secoli è stato nei secoli il suo essere. come il sole nei versi di
Onzio,<alius et ídem',,e questo è forse
il t'allosaltlo ccntrale . Si osscrvi t'omc i
tetnperamentum aequabile e al sistema delle tonalità (in particolare, la
serialità) abbiano signifìcato soltanto in
relazione al temperamentunt stesso,
un'invenzione storica cli cui alla fine
s'intuisce la "naturalità" fondata sulla
da Cajkovskij a Sostakoviò, o da qr-relli
scandinavi (Sibelius, Nielsen) o americani (tsernstein), ed è singolare il ripetersi clel fènomencl, €lià accaduto nell'alto medioevo con i monaci irlandesi e
islandesi e persino con Averroè musulmano di Spagna, per cui nello sforzo cli
conservare la tradizione sono protagoniste le aree laterali e "barbare". In
realtà, per non rinunciare alla tradizione e alla classicitÌi spesso mitizzata qlÌei
compositori sono stati costretti a inno-
successione degli armonici. La fedeltà a
vare. o. rll'invcrso.
criteri di composizione alternativi al
se stesso
di
qr-resto
principio di alterità
nella continua metamorfbsi innovativa
è t:rnto costante da commuovere. A
parte l'altissima sapienza compositiva e
il fascino poetico dell'esito, è commovente lo sforzo di far persistere la
forma della sinfonia proprio mentre si
fa il possibile per metterla a rischio: è il
compito assunto dai compositori russi
per innorarc
t-rccor-
do le regole, nel tempio di Iside, entra
nel sacrario, osa togliere il velo alla statua clella dea, e gli cade tra le braccia
I'amata Rosenbltitchen che egli aveva
abbandonato per cercare la suprema
sapienza.Va in cerca della verità e trova
la bellezza. Eppure (e questo è ancora
un cafattefe pefsistente clella rivelazione di cui l'arte è strllmento) c'è ancora
qualcosa, al di là: qualcosa che dorremmo desiclerare e temefe, se, come è
stato scritto, il bello non è altro che il
tremendo al suo inizio (ancora Rilke,
l)r
ti
n ese r Elegie
n. l.
1-5 l.
...Denn das Schtine ist nichts
als des SchrccklichenArfang. ..
re ritornare all'antico: è il celebre invito
di Verdi, oppure il titolo del saggio di
uno Schònberg degli ultimi anni, Or?
reuient tottjottrs (1948). Proprio nel
I Noralis. IJ;lrzrz en .m die Na cllt.Y,
1948 nasce qualcosa che rappresenta la
uMa
massima f'edeltà alla tradizione per rea-
lizzare la massima novitii, anzi la piii
palese unicità atemporale: i Vier letzte
Lierler di Richard Strauss, suprema
11
t+5-46:
indecifrata festò I'ctefna notte,
seYefo segno di rcmota potenza).
2 Si rilegga il bellissimo rtcconto di-|orge
Borges,
(7939).
los dos reyes y los dos laberintos
l,r-ris