10 luglio 2011 - Quindicesima domenica del Tempo Ordinario A LA CREAZIONE ATTENDE LA SALVEZZA Isaia 55,10-11 Salmo 64 (Tu visiti la terra, Signore, e benedici i suoi germogli) Romani 8,18-23 Matteo 13,1-23 Nel ciclo liturgico A, dalla nona alla ventiquattresima domenica, si legge come seconda lettura la lettera ai Romani. Fermiamoci quindi su questo testo del Nuovo Testamento, tanto più che il brano di oggi è fondamentale per l’elaborazione di una teologia cristiana della creazione. San Paolo scrisse la lettera ai cristiani di Roma da Corinto nel 58 d.C., per preparare una sua venuta nella capitale dell’impero. Qui esisteva una numerosa comunità cristiana, composta da persone provenienti sia dal paganesimo che dal giudaismo. La lettera è complessa, ma ben articolata. È centrata attorno al tema della salvezza (chiamata anche “giustificazione”): essa non viene dalle nostre “opere buone”, come vorrebbero i giudei, né da una “libertà” senza vincoli, come vorrebbero i pagani. La salvezza proviene dalla fede nell’amore gratuito di Dio (chiamato anche “giustizia”) manifestato nella croce di Cristo e dato a tutti attraverso il dono dello Spirito. La giustizia di Dio, donata nello Spirito di Cristo, tende a trasformare tutta la realtà e a tradursi, nel credente, in opere di carità, motivate però non più dalla pretesa di averne un merito, ma dall’esempio di Cristo che ci mostra il vero volto di Dio. Vediamo ora come san Paolo argomenta il tema della creazione. L’universo è stato creato da Dio caduco e corruttibile; con parole moderne diremmo che Dio non ha voluto una natura perfetta fin dall’inizio, ma una natura in evoluzione, in tensione “impaziente” verso una perfettibilità possibile. Anche al cosmo è offerta la “giustizia” di Dio in Cristo che lo porterà alla trasfigurazione finale nella gloria e nella libertà dell’amore di Dio, pur attraverso le sofferenze della storia (pensiamo all’attuale “problema ecologico”!). Tutto ciò avviene in stretta solidarietà con l’umanità che è “dentro” la creazione, anzi essa stessa è creazione; il gemito del parto di un mondo nuovo interessa tutto l’universo e trova nell’umanità il suo attore consapevole. È bello pensare che l’universale volontà salvifica di Dio non si riferisce solo ai popoli della terra, ma a tutto l’universo. Non sappiamo se su altri oggetti celesti ci siano creature intelligenti; se comunque ci fossero, anche loro, col loro mondo, sono amate dal Padre e destinate, come noi, alla gloria finale dei figli di Dio. Dobbiamo quindi allargare la nostra mente e il nostro cuore ad ogni realtà ed amarla come la ama Dio. L’impegno per conoscere il cosmo, macro (universo) e micro (atomo), come pure l’impegno per una attività che accresca ogni bellezza e ogni rispetto nell’universo intero, trova qui il suo più sicuro fondamento teologico.