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Una complicazione
che si può risolvere
È una delle condizioni più diffuse, una persona su tre fra coloro che hanno il diabete,
una su dieci nella popolazione generale, soffre di disfunzione erettile, soprattutto dopo i
40-50 anni e in presenza di sovrappeso.
Il nome, che sostituisce l’inappropriato termine ‘impotenza’, non indica solo l’impossibilità o la difficoltà di ottenere una erezione
ma, più in generale, di mantenere la rigidità
necessaria per portare a termine un rapporto sessuale.
«La disfunzione erettile è a tutti gli effetti
una complicanza – ancorché non specifica –
del diabete e più in generale della sindrome
metabolica», esordisce Giovanni Sartore,
diabetologo presso l’Unità operativa di Diabetologia e Dietetica dell’Università-Ulss 16
La disfunzione erettile non va
taciuta o ignorata. È un sintomo
importante e può essere curata
e guarita con appositi farmaci.
Tornando all’equilibrio
glicemico si possono ridurre
anche molti altri fastidi sentiti
da uomini e donne
nella loro vita sessuale.
di Padova, «gli studi effettuati mostrano
un’altissima incidenza soprattutto tra le persone con diabete di età superiore ai cinquanta anni. Purtroppo però è raro che il paziente ponga il problema spontaneamente al
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medico», un po’ per riservatezza, un po’ perché non sa che la disfunzione erettile è considerata una ‘malattia’ non solo degna di
attenzione da parte del medico ma affrontabile e risolvibile.
Le cause: un po’ i vasi, un po’ i nervi. Come
avviene per il piede diabetico, anche la disfunzione erettile è la somma di due complicanze, da una parte la neuropatia: la perdita
graduale di funzionalità delle fibre nervose,
dall’altra la vasculopatia: il deterioramento
delle arterie e dei capillari.
L’erezione richiede infatti una buona funzionalità dei vasi, sia dell’arteria peniena che
porta il sangue all’organo maschile, sia dei
corpi cavernosi, il tessuto che si ingrossa
trattenendo il sangue dando così luogo all’erezione. I nervi a loro volta devono gestire
correttamente il processo dall’inizio alla fine
soprattutto innescando l’erezione ed evitando il rapido o improvviso svuotamento dei
corpi cavernosi stessi.
UN
Le soluzioni: farmaci e compenso. Fino a
pochi anni fa la disfunzione erettile era una
delle tante complicanze sulle quali risultava
difficile intervenire. «Nel giro di pochi anni è
divenuta la prima complicanza che può essere davvero curata», interviene Luciano Improta che dirige il Centro Territoriale di Diabetologia di Sorrento. Il merito va a una classe di farmaci detti inibitori della fosfodiesterasi-5 «che nella maggior parte dei casi danno
un ottimo risultato». Di questa classe fanno
parte il Sildenafil (nome commerciale Viagra)
il Tadalafil (nome commerciale Cialis) e il
Vardenafil (nome commerciale Levitra).
«Questi farmaci hanno generalmente una
buona tollerabilità. La terapia può avvenire
sia assumendo il farmaco ‘al bisogno’ sia
come terapia di lungo termine, e tutte e tre le
molecole si adattano ad ambedue gli utilizzi», nota Sartore, «un po’ come le insuline, gli
inibitori della fosfodiesterasi-5 si distinguono soprattutto per la durata di azione, il Cialis ha una durata di azione più lunga, Viagra
e Levitra più breve. Di questi ultimi due l’a-
SI NTOMO CON MOLTE SPI EGAZ ION I
Un legame diretto con il cuore
La disfunzione sessuale può rendere palesi complicanze e situazioni soprattutto cardiovascolari non ancora rilevate. «Spesso, ma non necessariamente, la disfunzione
erettile è la spia di una cardiopatia ischemica o comunque di un danno a livello vascolare diffuso in tutte le arterie comprese quelle più importanti: le coronarie», spiega
Giovanni Sartore, diabetologo presso il Servizio di diabetologia della Ulss 16 nel Complesso Socio-Sanitario ai colli di Padova.
«Quasi tutti i vasi nel nostro corpo sono sovradimensionati tanto che è ben difficile
accorgersi in tempo se si ammalano o perdono funzionalità. Fanno eccezione l’arteria
che porta sangue al pene e le coronarie che irrorano il muscolo cardiaco nelle quali
una riduzione di calibro può risultare sintomatico e problematico».
La difficoltà di erezione è ovviamente più visibile e diagnosticabile di un’angina (dolore
proveniente dalla regione cardiaca in caso di ischemia) «e perfino di un infarto che nella
persona con diabete può essere silente a causa della neuropatia», nota Sartore, che
prescrive a tutti i pazienti diabetici o in sovrappeso, che dichiarano difficoltà di erezione,
degli esami strumentali come l’ecodoppler carotideo e l’elettrocardiogramma o emodinamici come un ecocardiogramma.
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Giovanni Sartore,
diabetologo presso
l’Unità operativa di
Diabetologia e Dietetica
dell’Università-Ulss 16
di Padova.
Purtroppo è raro
che il paziente ponga
il problema al medico, un po’ per
riservatezza, un po’ perché
non sa che la disfunzione erettile è
affrontabile e risolvibile.
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zione del primo è ostacolata dall’abbondante
assunzione di alcool e di cibo».
Gli effetti collaterali più frequenti sono quelli
classici dei vasodilatatori: naso chiuso, mal di
testa, rossore, indolenzimento alla schiena,
che nella grande maggioranza dei casi sono
sopportati bene dai pazienti. Col tempo il farmaco non perde efficacia, anzi ne acquista.
Qualcuno parla di un fenomeno di ripristino
dei meccanismi fisiologici dell’erezione che
permette di ottenere l’effetto voluto con dosi
sempre minori e in alcuni casi di non averne
nemmeno bisogno.
«Laddove la terapia è accompagnata da un
miglioramento complessivo dei parametri
metabolici è possibile ottenere la ‘guarigione’, vale a dire il ristabilimento della funzione erettile», conferma Sartore.
Tipo 1? È solo ansia
Diabete e donna
Nella persona con diabete di tipo 1, se scompensata per lungo tempo, potrebbero manifestarsi alterazioni vascolari e nervose responsabili di disfunzioni sessuali organiche.
«Di fatto però nella vita pratica tra le persone con diabete di tipo 1 io vedo soprattutto
disfunzioni di origine psicogena. Le cose stanno cambiando per fortuna, ma avere il diabete fin da giovanissimi porta a un difficile rapporto con il corpo, tabù atavici riemergono,
magari inconsciamente, sotto forma di difficoltà di erezione e nelle donne di anorgasmia,
dolore nei rapporti (dispareunia) e perfino
vaginismo (contrazione dei muscoli pelvici che
rende impossibile la penetrazione)», afferma
Luciano Improta, un diabetologo che ha approfondito in modo particolare le disfunzioni
sessuali tra le donne con diabete.
«Tutto questo si aggiunge all’ansia di prestazione che si diffonde facilmente tra i giovani e porta a un ricorso inappropriato ai
farmaci».
«La presenza di disfunzioni sessuali nella donna con diabete e più in generale
con la sindrome metabolica è tanto diffusa quanto misconosciuta», sostiene
Luciano Improta, uno dei pochi studiosi ad aver pubblicato lavori, fin dagli anni
Ottanta, sull’argomento. «Le ragioni stanno nel latente maschilismo della medicina, reticente nel concedere alla donna lo stesso diritto dell’uomo a una piena
vita sessuale. Se la disfunzione erettile dell’uomo è considerata una ‘malattia’,
perché l'anorgasmia femminile non lo è parimenti?», si chiede retoricamente
Improta.
Cosa consigliare alla donna diabetica che lamenta difficoltà a raggiungere l’orgasmo? «Di migliorare il compenso glicemico, correggere l’insulino resistenza
se c’è, e l’eventuale ipertensione e dislipidemia. La causa principale dell’anorgasmia è infatti molto simile a quella della disfunzione erettile: il clitoride contiene corpi cavernosi che si inturgidiscono esattamente come accade al pene»
sotto l’influsso dell’eccitazione sessuale, collaborando a garantire la soddisfazione e l’orgasmo. «Il meccanismo di inturgidimento del clitoride è simile ed è
colpito allo stesso modo sia dalla vasculopatia sia dalla neuropatia, complicanze spesso causate da un diabete mal compensato, soprattutto se di lunga
durata». La differenza è semmai nel ruolo che l’obesità viscerale ha su questa erezione femminile, molto maggiore, sembra, di quel che avviene nei maschi. Anche la diagnosi e il trattamento di infezioni urinarie e micosi vaginali,
più frequenti nella donna con diabete non ben compensato, aiuta a risolvere
buona parte dei casi di vaginismo e dolore nei rapporti.
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Luciano Improta,
dirige il Centro Territoriale
di Diabetologia di Sorrento.
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Mantenere la glicemia
nella norma previene
e cura anche le possibili ricadute
del diabete sulle
complicanze sessuali.
Buoni risultati infatti si ottengono agendo –
come avviene per le altre complicanze – sull’equilibrio glicemico: «Mantenere la glicemia nella norma previene e cura anche le
possibili ricadute del diabete sulle complicanze sessuali», afferma Improta, coordinatore del Gruppo di studio Diabete e Sessualità della AMD Campania, «d’altra parte, trattandosi di una patologia vascolare, è importante riportare a norma tutti i parametri
della sindrome metabolica: il giro vita per
esempio, la pressione e i trigliceridi alti, il
colesterolo alto o squilibrato (poco HDL,
troppo LDL)».
Controindicazioni e fallimenti. «Questi
farmaci vanno prescritti da un medico che
ha un quadro molto preciso della situazione
cardiovascolare del paziente», avverte Sartore, «questo non significa che siano sconsigliati a tutti quelli che hanno ‘problemi di
cuore’: in astratto un paziente che ha fatto
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una operazione di angioplastica o un bypass
e una sostituzione valvolare possono assumerli». Una controindicazione assoluta è
l’utilizzo di nitroderivati. Pazienti che magari solo a scopo preventivo usano prendere
dei nitroderivati, per esempio trinitrina, ai
primi sintomi di angina non possono assolutamente fare uso di inibitori della fosfodiesterasi. Assumere un nitroderivato mentre ci si trova sotto l’effetto di Viagra, Levitra
o Cialis può avere effetti gravissimi, anche
mortali. «Nell’incertezza è sempre meglio
fare un ecocardiogramma e studiare la frazione di eiezione», continua Sartore, che
lavora nell’équipe del professor Domenico
Fedele, uno dei primi studiosi europei del
rapporto fra diabete e disfunzione erettile.
«Anche le persone con retinopatia proliferante dovrebbero essere prudenti nell’utilizzo di questi farmaci vasodilatatori».
Alle persone che non possono usare questi
farmaci si aggiunge una quota, stimata in
circa il 20% tra le persone con diabete, che
non rispondono alla terapia: soprattutto
fumatori, persone con avanzate complicanze
e un serio squilibrio glicemico.
«Comunque è possibile che un paziente risponda a una molecola e non all’altra», afferma Sartore, «è quindi saggio provare, uno
dopo l’altro, tutti e tre i farmaci esistenti» al
dosaggio massimo previsto dalle Linee
guida (sopra quel livello aumentano solo gli
effetti collaterali).
In caso di insuccesso o di imprescrivibilità
esiste una terapia altrettanto efficace, seppure più scomoda, come le prostaglandine
(PG-E1), che devono essere iniettate direttamente nei corpi cavernosi.
Il successo è comunque l’opzione più probabile con un effetto positivo sulla qualità della
vita del paziente e sul suo rapporto con la
terapia. «È un fatto che – una volta risolta
questa complicanza – la persona con diabete è invogliata a curarsi meglio e a continuare sulla strada del controllo glicemico e
metabolico con aumentato entusiasmo»,
concludono Improta e Sartore.