11 SETTEMBRE 2001
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Attentati dell'11 settembre 2001
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Attentati dell'11 settembre 2001
Attentati dell'11 settembre 2001
Le Torri del World Trade Center bruciano poco dopo l'impatto del volo United Airlines 175 contro la Torre meridionale, sulla
destra. A sinistra la Torre settentrionale colpita precedentemente dal volo American Airlines 11, dalla quale esce ancora fumo.
Stato
Luogo
Obiettivo
Stati Uniti
Manhattan, Arlington (Virginia)
World Trade Center, Pentagono, Campidoglio (Washington D.C.)
Data
11 settembre 2001
08:46 – 10:28 (UTC-4)
Tipo
attacco suicida, dirottamento aereo
Morti
2 974 (più i 19 terroristi) e 24 dispersi
Feriti
6 294 (più i 106 feriti al Pentagono)
Responsabili
terroristi legati ad al-Qāʿida
Motivazione
Ostilità di al-Qāʿida nei confronti degli Stati Uniti d'America, considerati
fonte di iniquità e di ingiustizia per tutto il mondo islamico.
Gli attentati dell'11 settembre 2001 sono stati quattro attacchi suicidi, organizzati e realizzati da un gruppo di
terroristi aderenti ad al-Qāʿida contro obiettivi civili e militari nel territorio degli Stati Uniti d'America.
La mattina dell'11 settembre 2001 diciannove affiliati all'organizzazione terroristica di matrice fondamentalista
islamica al-Qāʿida dirottarono quattro voli civili commerciali. I terroristi fecero intenzionalmente schiantare due
degli aerei sulle torri nord e sud del World Trade Center di New York, causando poco dopo il collasso di entrambi i
grattacieli e conseguenti gravi danni agli edifici vicini. Il terzo aereo di linea venne dirottato contro il Pentagono. Il
quarto aereo, diretto contro il Campidoglio o la Casa Bianca a Washington,[1] si schiantò in un campo vicino
Shanksville, nella Contea di Somerset (Pennsylvania), dopo che i passeggeri e i membri dell'equipaggio tentarono,
senza riuscirci, di riprendere il controllo del velivolo.
Gli attacchi terroristici dell'11 settembre causarono circa tremila vittime. Nell'attacco alle torri gemelle morirono
2.752 persone, tra queste 343 vigili del fuoco e 60 poliziotti. La maggior parte delle vittime era civile; settanta le
diverse nazionalità coinvolte.
Gli attacchi ebbero grandi conseguenze a livello mondiale: gli Stati Uniti d'America risposero dichiarando la "guerra
al terrorismo" e attaccando l'Afghanistan controllato dai Talebani, accusati di aver volontariamente ospitato i
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terroristi. Il parlamento statunitense approvò lo USA PATRIOT Act mentre altri stati rafforzarono la loro
legislazione anti-terroristica, incrementando i poteri di polizia. Le borse rimasero chiuse quasi per una settimana,
registrando enormi perdite subito dopo la riapertura, con quelle maggiori fatte registrare dalle compagnie aeree e di
assicurazioni. L'economia della Lower Manhattan si fermò per via della distruzione di uffici del valore di miliardi di
dollari.
I danni subiti dal Pentagono furono riparati un anno dopo e sul luogo fu eretto un piccolo monumento
commemorativo. La ricostruzione del World Trade Center è invece stata più problematica, a seguito di controversie
sorte riguardo ai possibili progetti e sui tempi necessari al loro completamento. La scelta della Freedom Tower per la
ricostruzione del sito ha subito ampie critiche, conducendo all'abbandono di alcune parti del progetto originario.
Le Twin Towers prima dell'attentato
Attacchi
Per approfondire, vedi Cronologia degli attentati dell'11 settembre 2001.
Il mattino dell'11 settembre 2001, un martedì, diciannove terroristi presero il comando di quattro aerei di linea
passeggeri in viaggio verso la California decollati rispettivamente dal Logan di Boston, dal Washington Dulles di
Dulles - ma utilizzato per voli da Washington - e dal Newark, in New Jersey, il quale però serve anche New York. I
dirottatori condussero due aeroplani modello Boeing 767, il volo American Airlines 11 e il volo United Airlines 175,
a schiantarsi contro le torri Nord e sud del World Trade Center. Un altro gruppo di dirottatori condusse il volo
American Airlines 77 a schiantarsi contro il Pentagono, mentre un quarto volo, lo United Airlines 93, col quale i
terroristi intendevano colpire il Campidoglio o la Casa Bianca a Washington, precipitò nei pressi di Shanksville, in
Pennsylvania.
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Nel corso del dirottamento, alcuni passeggeri e membri
dell'equipaggio furono in grado di effettuare chiamate
con l'apparecchio radiotelefonico aria-superficie della
GTE e con i telefoni cellulari; affermarono che diversi
dirottatori erano a bordo di ciascun aeroplano e che i
terroristi avevano preso il controllo dei velivoli usando
coltelli e taglierini per uccidere alcuni assistenti di volo
e almeno un pilota o un passeggero, tra cui il
comandante del volo 11, John Ogonowski; la
Commissione d'indagine sugli attentati dell'11
settembre 2001 stabilì che due dei dirottatori avevano
recentemente acquistato attrezzi multifunzione di
marca Leatherman. Qualche tipo di spray nocivo, come
gas lacrimogeno o spray al peperoncino, sarebbe stato
Il volo United Airlines 175 si schianta contro la Torre Sud
utilizzato sui voli American 11 e United 175 per tenere
i passeggeri fuori dalla cabina di prima classe. Un
assistente di volo dell'American Airlines 11, un passeggero del volo 175 e alcuni passeggeri del volo 93 riferirono
che i dirottatori avevano delle bombe, ma uno dei passeggeri disse anche di ritenere che si trattasse di ordigni inerti.
Nessuna traccia di esplosivi fu trovata sui luoghi degli impatti. Il Rapporto della Commissione sull'11 settembre
afferma che le bombe erano probabilmente false.
Sul volo United Airlines 93 le registrazioni della scatola nera hanno rivelato che l'equipaggio e i passeggeri tentarono
di sottrarre il controllo dell'aereo ai dirottatori dopo aver saputo, per via telefonica, che altri aerei dirottati erano stati
mandati a schiantare contro degli edifici, quella mattina. Secondo la trascrizione della registrazione, uno dei
dirottatori diede l'ordine di virare il velivolo quando fu chiaro che ne avrebbero perso il controllo a causa dei
passeggeri. Poco dopo, l'aeroplano si schiantò in un campo vicino Stonycreek, nella contea di Somerset
(Pennsylvania), alle ore 10:03:11 ora locale (14:03:11 UTC). In una intervista rilasciata al giornalista di al Jazeera
Yosri Foda, Khalid Shaykh Muhammad, dirigente di al-Qā‘ida, affermò che l'obiettivo del volo 93 era il
Campidoglio di Washington, il cui nome in codice era «la facoltà di Legge».
Tre edifici del complesso del World Trade Center collassarono a causa di danni strutturali, quel giorno. La torre
meridionale (denominata WTC 2) crollò alle 9:59 circa, dopo un incendio di 56 minuti causato dall'impatto del volo
United Airlines 175; la torre settentrionale (WTC 1) collassò alle 10:28, dopo un incendio di circa 102 minuti. La
caduta di WTC 1 produsse dei detriti che danneggiarono la vicina 7 World Trade Center (WTC 7), la cui integrità
strutturale fu ulteriormente compromessa dagli incendi, che portarono al crollo della penthouse est alle 17:20 ora
locale di quello stesso giorno; l'intero edificio collassò completamente alle 17:21 ora locale.
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Il National Institute of Standards and
Technology promosse delle investigazioni
sulle cause del collasso dei tre edifici,
successivamente allargando le indagini sulle
misure per la prevenzione del collasso
progressivo, chiedendosi ad esempio se la
progettazione aveva previsto la resistenza agli
incendi e se era stato effettuato un
rafforzamento delle strutture in acciaio. Il
rapporto riguardo WTC 1 e WTC 2 fu
terminato nell'ottobre 2005, mentre l'indagine
sul WTC 7 è stata pubblicata il 21 agosto
2008: il crollo dell'edificio è stato causato dalla
dilatazione termica, prodotta dagli incendi
Mappa della zona interessata dagli attacchi, sovrapposta ad una immagine di
incontrollati per ore, dell'acciaio della colonna
Ground Zero.
primaria, la numero 79, il cui cedimento ha
dato inizio ad un collasso progressivo delle strutture portanti vicine.
Gli attacchi crearono grande confusione tra le agenzie di notizie e i controllori del traffico aereo in tutti gli Stati
Uniti; a tutto il traffico aereo civile internazionale fu proibito di atterrare su terreno statunitense per tre giorni. Gli
aerei già in volo furono respinti o indirizzati agli aeroporti in Canada o Messico. Radio e televisioni diffusero notizie
non confermate e spesso contraddittorie per tutto il giorno; una delle ricostruzioni più diffuse raccontava di una
autobomba esplosa nella Segreteria di Stato degli Stati Uniti a Washington.
Poco dopo aver annunciato per la prima volta l'incidente del Pentagono, la CNN e altre emittenti raccontarono anche
che un incendio era scoppiato al National Mall di Washington. Un altro rapporto fu diffuso dalla Associated Press,
secondo il quale un Boeing 767 della Delta Air Lines, il volo 1989, era stato dirottato: anche questa notizia si rivelò
poi un errore, in quanto si era effettivamente pensato che vi fosse quel pericolo, ma l'aereo rispose ai comandi dei
controllori di volo e atterrò a Cleveland, Ohio.
Vittime
Le vittime degli attentati furono 2 974, esclusi i diciannove dirottatori:
246 su quattro aeroplani (87 sul volo American Airlines 11, 60 sul volo
United Airlines 175, 59 sul volo American Airlines 77 e 40 sul volo
United Airlines 93; non ci fu alcun superstite), 2 603 a New York e
125 al Pentagono. Altre 24 persone sono ancora elencate tra i dispersi.
Tutte le vittime erano civili a parte 55 militari uccisi al Pentagono.
Furono più di 90 i paesi che persero cittadini negli attacchi al World
Trade Center.
Raccolta delle foto di quasi tutte le vittime degli
attacchi (mancano solo quelle di 92 persone e dei
terroristi): documento presentato nel processo
contro Zakariya Musawi.
Il NIST ha stimato che circa 17 400 civili erano presenti nel complesso
del World Trade Center al momento degli attacchi, mentre i dati sui
turisti elaborati dalla Port Authority of New York and New Jersey
(l'"Autorità portuale di New York e del New Jersey") suggeriscono una
presenza media di 14 154 persone sulle Torri Gemelle alle 8:45 del mattino. La gran parte delle persone al di sotto
delle zone di impatto evacuò in sicurezza gli edifici, come pure 18 persone che si trovavano nella zona di impatto
della torre meridionale; Al contrario, 1 366 delle vittime si trovavano nella zona di impatto o nei piani superiori della
torre settentrionale; secondo il Rapporto della Commissione, centinaia furono le vittime causate dall'impatto, mentre
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le restanti rimasero intrappolate e morirono a seguito del collasso della torre. Quasi 600 persone furono invece uccise
dall'impatto o morirono intrappolate ai piani superiori nella torre meridionale.
Almeno 200 persone saltarono dalle torri in fiamme e morirono, come raffigurato nella emblematica foto The Falling
Man ("L'uomo che cade"), precipitando su strade e tetti degli edifici vicini, centinaia di metri più in basso. Alcune
persone che si trovavano nelle torri al di sopra dei punti di impatto salirono fino ai tetti degli edifici sperando di
essere salvati dagli elicotteri, ma le porte di accesso ai tetti erano chiuse; inoltre, non vi era alcun piano di
salvataggio con elicotteri e, quella mattina dell'11 settembre, il fumo denso e l'elevato calore degli incendi avrebbe
impedito agli elicotteri di effettuare manovre di soccorso.
Le vittime tra i soccorritori furono 411. Il New York City Fire Department (i vigili del fuoco di New York) perse
341 vigili del fuoco e 2 paramedici; il New York City Police Department (la polizia di New York) perse 23 agenti, il
Port Authority Police Department (la polizia portuale) 37. I servizi di emergenza medica privata persero altri 8
tecnici e paramedici.
La Cantor Fitzgerald L.P., una banca di investimenti i cui uffici si trovavano ai piani 101-105 del WTC 1, perse 658
impiegati, più di qualunque altra azienda. La Marsh Inc., i cui uffici si trovavano immediatamente sotto quelli della
Cantor Fitzgerald ai piani 93-101 (dove avvenne l'impatto del volo 11), perse 295 impiegati, mentre 175 furono le
vittime tra i dipendenti della Aon Corporation. Dopo New York, lo stato che ebbe più vittime fu il New Jersey, con
la città di Hoboken a registrare il maggior numero di morti.
È stato possibile identificare i resti di sole 1 600 delle vittime del World Trade Center; gli uffici medici raccolsero
anche «circa 10 000 frammenti di ossa e tessuti non identificati, che non possono essere collegati alla lista dei
decessi». Altri resti di ossa furono trovati ancora nel 2006, mentre gli operai approntavano il Deutsche Bank
Building per la demolizione.
La morte per malattie ai polmoni di alcune altre persone è stata fatta risalire alla respirazione delle polveri contenenti
centinaia di composti tossici (quali amianto, mercurio, piombo, ecc.) causate dal collasso del World Trade Center. La
gravità dell'inquinamento ambientale derivante da tali polveri - che investirono tutta la punta sud dell'isola di
Manhattan - fu resa nota al grande pubblico solo a distanza di circa quattro anni dall'evento: sino ad allora le agenzie
governative statunitensi avevano sottovalutato o nascosto il rischio ambientale, forse allo scopo di non causare
ulteriore panico e di rendere più spediti i soccorsi, lo sgombero delle macerie, il ripristino delle normali attività della
città così gravemente ferita.
Danni
Oltre alle Torri gemelle, i due grattacieli da 110 piani, numerosi altri
edifici del World Trade Center furono distrutti o gravemente
danneggiati, inclusi il 7 World Trade Center, il 6 World Trade Center,
il 5 World Trade Center, il 4 World Trade Center, il Marriott World
Trade Center e la chiesa greco ortodossa di St Nicholas. Il Deutsche
Bank Building, situato al di là della Liberty Street rispetto al
complesso del World Trade Center, è attualmente in demolizione, in
quanto l'ambiente all'interno dell'edificio è tossico e inabitabile. La
Il Pentagono fu seriamente danneggiato dal fuoco
Fiterman Hall del Borough of Manhattan Community College, situato
e una sezione dell'edificio collassò.
al 30 West Broadway, ricevette gravi ed estesi danni durante gli
attacchi e tanto da farne programmare la demolizione. Altri edifici
limitrofi, come il 90 West Street e il Verizon Building, subirono gravi danni, ma sono stati riparati. Gli edifici del
World Financial Center, la One Liberty Plaza, il Millenium Hilton, e 90 Church Street riportarono danni moderati.
Anche gli impianti di telecomunicazioni situati sulla torre settentrionale andarono distrutti, incluse le antenne di
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trasmissione radio e televisive e i ponti radio, ma le stazioni degli organi di informazioni re-instradarono
rapidamente i segnali e ripresero le trasmissioni.
Nella contea di Arlington, una porzione del Pentagono fu gravemente danneggiata dall'impatto e dal successivo
incendio, e una sezione dell'edificio crollò.
Operazioni di salvataggio e soccorso
Evacuazione di un ferito nell'attacco al Pentagono
Successivamente agli attacchi alle Torri gemelle, il New York City
Fire Department inviò rapidamente sul sito 200 unità, pari a metà
dell'organico del dipartimento, che furono aiutati da numerosi pompieri
fuori-servizio e da personale dei pronto soccorso. Il New York City
Police Department inviò delle unità speciali dette "Emergency Service
Units" e altro personale. Durante i soccorsi, i comandanti dei vigili del
fuoco, della polizia e dell'Autorità portuale ebbero difficoltà a
condividere le informazioni e a coordinare i loro sforzi, tanto che vi
furono duplicazioni nelle ricerche dei civili dispersi invece che ricerche
coordinate.
Con la situazione che peggiorava, il dipartimento di polizia, che riceveva informazioni degli elicotteri in volo, fu in
grado di diffondere l'ordine di evacuazione che permise a molti dei suoi agenti di allontanarsi prima del crollo degli
edifici; tuttavia, poiché i sistemi di comunicazione radio dei dipartimenti di polizia e di vigili del fuoco erano
incompatibili, questa informazione non fu inoltrata ai comandi dei vigili del fuoco. Dopo il collasso della prima
torre, i comandanti dei vigili del fuoco trovarono difficoltà a inviare gli ordini di evacuazione ai pompieri all'interno
della torre, a causa del malfunzionamento dei sistemi di trasmissione all'interno del World Trade Center. Persino le
chiamate al 911 (il servizio di emergenza) non furono correttamente inoltrate. Una enorme operazione di ricerca e
salvataggio fu lanciata dopo poche ore dagli attacchi; le operazioni cessarono alcuni mesi dopo.
Attentatori e loro moventi
Per approfondire, vedi Dirottatori degli attentati dell'11 settembre 2001 e Ventesimo dirottatore.
Gli attacchi dell'11 settembre sono il risultato degli obiettivi dichiarati da
al-Qa'ida, così come furono formulati nella fatwa[2] emessa da Osama bin
Laden, Ayman al-Zawahiri, Abū Yāsir Rifāʿī Ahmad Ṭāhā, Mir Hamza e
Fazlur Rahman, la quale dichiarava che fosse «dovere di ogni musulmano
[...] uccidere gli americani in qualunque luogo».
Mohamed Atta, responsabile operativo degli
attacchi, morto nell'impatto del volo
American Airlines 11.
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Al-Qa'ida
Per approfondire, vedi al-Qāʿida.
L'origine di al-Qa'ida risale al 1979, anno dell'invasione sovietica dell'Afghanistan; poco dopo l'invasione, Osama
bin Laden si recò in Afghanistan per collaborare con l'organizzazione dei mujaheddin arabi e alla creazione di
Maktab al-Khidamat, una formazione il cui scopo era quello di raccogliere fondi e assoldare mujaheddin stranieri per
resistere all'Unione Sovietica. Nel 1989, con il ritiro delle forze sovietiche dal conflitto afghano, il Maktab
al-Khidamat si trasformò in una "forza di intervento rapido" del jihad contro i governi del mondo islamico.[3]
Sotto l'influenza di Ayman al-Zawahiri, bin Laden assunse posizioni più radicali. Nel 1996, bin Laden promulgò la
prima fatwa,[4] con la quale intendeva allontanare i soldati statunitensi dall'Arabia Saudita. In una seconda fatwa
diffusa nel 1998, bin Laden avanzò obiezioni sulla politica estera statunitense nei riguardi di Israele, come pure sulla
presenza di truppe statunitensi in Arabia Saudita anche dopo la fine della guerra del Golfo. Bin Laden ha citato testi
dell'Islam per esortare ad azioni di forza contro soldati e civili statunitensi fin quando i problemi sollevati non
saranno risolti, notando che «durante tutta la storia dei popoli islamici, gli ulema hanno unanimemente affermato che
il jihad è un dovere individuale se il nemico devasta i paesi musulmani».
Organizzazione degli attacchi
L'idea degli attacchi dell'11 settembre
fu formulata da Khalid Shaykh
Muhammad, che per primo la presentò
a Osama bin Laden nel 1996. In quel
momento bin Laden e al-Qāʿida
vivevano un periodo di transizione, in
quanto erano appena tornati in
Afghanistan dal Sudan. Gli attentati
Prima, durante e dopo l'attentato dell'11 settembre 2001.
alle ambasciate statunitensi del 1998
segnarono un punto di svolta, in quanto con essi bin Laden attaccava direttamente gli Stati Uniti. Alla fine del 1998 o
all'inizio del 1999, bin Laden diede il proprio consenso a Mohammed per l'organizzazione dell'attentato. Una serie di
incontri ebbero luogo nella primavera del 1999 tra Khalid Shaykh Muhammad, bin Laden e il suo rappresentante
Mohammed Atef: bin Laden approvò la scelta dei capi dell'azione e garantì il sostegno finanziario; fu anche
coinvolto nella scelta dei partecipanti all'attacco, tanto che fu lui a scegliere Mohamed Atta come il capo dei
dirottatori. Mohammed fornì il supporto operazionale, selezionando gli obiettivi e organizzando i viaggi per
dirottatori - quasi ventisette membri di al-Qāʿida tentarono di entrare negli Stati Uniti d'America per prendere parte
agli attacchi dell'11 settembre -; bin Laden modificò alcune decisioni di Mohammed, respingendo alcuni potenziali
obiettivi come la U.S. Bank Tower di Los Angeles.
La National Commission on Terrorist Attacks upon the United States (Commissione Nazionale sugli Attacchi
Terroristici contro gli Stati Uniti) fu formata dal governo degli Stati Uniti ed è comunemente nota come 9/11
Commission; il 22 luglio 2004 la commissione rilasciò un rapporto nel quale concludeva che gli attacchi erano stati
progettati e messi in atto da membri di al-Qāʿida. La commissione affermò che «gli organizzatori dell'attentato
dell'11 settembre spesero in totale tra 400 000 e 500 000 dollari per progettare e mettere in atto il loro attacco, ma
che la precisa origine dei fondi utilizzati per eseguire gli attacchi è rimasta sconosciuta».
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Dirottatori
Quindici dirottatori provenivano dall'Arabia Saudita, due dagli Emirati
Arabi Uniti, uno dall'Egitto e uno dal Libano. In contrasto con il
consueto profilo degli attentatori suicidi, i dirottatori erano adulti
maturi e ben istruiti, le cui visioni del mondo erano ben formate. Dopo
alcune ore dagli attacchi, l'FBI fu in grado di determinare i nomi e, in
molti casi, i dettagli personali dei sospetti piloti e dirottatori. Il
bagaglio di Mohamed Atta, che non fu trasbordato dal suo volo da
Portland sul volo 11, conteneva documenti che rivelarono l'identità di
tutti i 19 dirottatori e altri importanti indizi sui loro piani, sulle loro
intenzioni e sui loro precedenti. Il giorno degli attacchi, la National
Security Agency intercettò delle comunicazioni che portavano a
Osama bin Laden, come avevano fatto i servizi segreti tedeschi.
Il 27 settembre 2001, l'FBI rese pubbliche le foto dei diciannove
dirottatori, assieme alle informazioni sulle possibili nazionalità e nomi
Gli edifici intorno al World Trade Center furono
falsi di molti. Le indagini dell'FBI sugli attacchi, l'operazione
gravemente danneggiati dai detriti e dalla caduta
"PENTTBOM", furono le più vaste e complesse nella storia dell'FBI,
delle Torri gemelle.
coinvolgendo più di 7 000 agenti speciali. Il governo degli Stati Uniti
determinò che al-Qāʿida, diretta da Osama bin Laden, era responsabile per gli attacchi, con l'FBI che afferma che «le
prove che mettono in relazione al-Qāʿida e bin Laden agli attacchi dell'11 settembre sono chiare e irrefutabili»; Il
governo del Regno Unito raggiunse la stessa conclusione.
La dichiarazione di una guerra santa contro gli Stati Uniti d'America e la fatwa firmata da Osama bin Laden e altri
nel 1996, in cui si chiedeva l'uccisione di civili statunitensi, sono viste come indizi del suo movente negli attacchi
dell'11 settembre da parte degli investigatori. Inizialmente bin Laden negò il proprio coinvolgimento negli attacchi,
per poi ammetterlo. Il 16 settembre 2001, bin Laden negò ogni coinvolgimento negli attacchi leggendo una
dichiarazione trasmessa dal canale satellitare del Qatar Al Jazeera: «Sottolineo che non ho attuato questo gesto, che
sembra essere stato portato avanti da individui con motivazioni proprie»; questa smentita fu trasmessa dalle testate
giornalistiche statunitensi e mondiali. Nel novembre 2001 forze statunitensi recuperarono una registrazione in una
casa distrutta a Jalalabad, in Afghanistan, in cui bin Laden parla a Khaled al-Harbi: nella videoregistrazione bin
Laden ammette di aver saputo in anticipo degli attacchi. La registrazione fu trasmessa da varie emittenti
giornalistiche a partire dal 13 dicembre 2001; la distorsione delle immagini è stata attribuita ad artefatti causati dalla
copia del nastro. Il 27 dicembre 2001 fu pubblicato un secondo video di bin Laden, in cui affermava che «il
terrorismo contro gli Stati Uniti merita di essere lodato perché fu una risposta ad una ingiustizia, avente lo scopo di
forzare gli Stati Uniti a interrompere il suo sostegno ad Israele, che uccide la nostra gente», senza però ammettere la
responsabilità degli attacchi. Poco prima delle elezioni presidenziali statunitensi del 2004, bin Laden rivendicò
pubblicamente con una registrazione video il coinvolgimento di al-Qāʿida negli attacchi agli Stati Uniti, ammettendo
il proprio legame diretto con gli attentati; affermò che gli attacchi erano stati portati perché «siamo liberi [...] e
vogliamo riottenere libertà per la nostra nazione. Così come voi indebolite la nostra sicurezza noi indeboliamo la
vostra». Osama bin Laden afferma di aver personalmente diretto i 19 dirottatori: nel video afferma che
«concordammo assieme al comandante Muhammad Atta, che Allah abbia pietà di lui, che tutte le operazioni
avrebbero dovuto essere completate in venti minuti, prima che Bush e la sua amministrazione se ne accorgessero».
Un altro video ottenuto da Al Jazeera nel settembre 2006 mostra Osama bin Laden con Ramzi bin al-Shibh - il più
delle volte scritto Ramzi Binelshibh - e due dirottatori, Hamza al-Ghamdi e Wa'il al-Shehri, mentre preparano gli
attacchi.
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In un'intervista del 2002 con il giornalista di al Jazeera Yosri Foda,
Khalid Shaykh Muhammad ammise il proprio coinvolgimento nella
"operazione del santo Martedì", assieme a Ramzi bin al-Shibh. Il
Rapporto della Commissione sull'11 settembre ha determinato che
l'animosità di Khalid Shaykh Muhammad, il «principale architetto»
degli attacchi dell'11 settembre, verso gli Stati Uniti ebbe origine «non
dalla sua esperienza di studente fatta lì, ma piuttosto dalla sua violenta
opposizione alla politica estera statunitense in favore di Israele».
Mohammed Atta condivideva le stesse motivazioni di Khalid Shaykh
Khalid Shaykh Muhammad dopo la sua cattura in
Muhammad. Ralph Bodenstein, un ex-compagno di classe di Atta, lo
Pakistan.
descrisse come «molto imbevuto, veramente, [di idee] sulla difesa, da
parte degli Stati Uniti, di queste politiche israeliane nella regione» Abd
al-Aziz al-Umari, dirottatore del volo 11 assieme a Mohamed Atta, affermò nel suo testamento video: «il mio gesto è
un messaggio per coloro che mi hanno ascoltato e per coloro che mi hanno visto e, allo stesso tempo, è un
messaggio agli infedeli, che lasciate la Penisola arabica sconfitti e che smettiate di dare una mano ai codardi ebrei
in Palestina». Khalid Shaykh Muhammad fu arrestato il 1º marzo 2003 a Rawalpindi, in Pakistan, per poi essere
detenuto definitivamente nel campo di detenzione di Guantanamo Bay, a Cuba. Durante le udienze condotte dagli
Stati Uniti nel marzo 2007, che sono state «ampiamente criticate da avvocati e gruppi per i diritti umani in quanto
falsi tribunali», Muhammad confessò nuovamente la propria responsabilità per gli attacchi: «ero il responsabile
dell'operazione dell'11 settembre, dalla A alla Z».
Nel "Sostituto di testimonianza di Khalid Shaykh Muhammad" del processo a Zakariya Musawi, cinque persone
sono identificate come quelle che conoscevano tutti i dettagli dell'operazione: Osama bin Laden, Khalid Shaykh
Muhammad, Ramzi bin al-Shibh, Abu Turab al-Urdunni e Mohammed Atef. Fino al 2008, solo le figure di contorno
sono state processate o condannate in relazione agli attacchi; bin Laden non è stato ancora formalmente accusato
degli attentati. Il 26 settembre 2005, la Audiencia Nacional de España, corte nazionale spagnola, diretta dal giudice
Baltasar Garzón, condannò Abu Dahdah a ventisette anni di prigione per cospirazione riguardo agli attentati dell'11
settembre e in qualità di membro dell'organizzazione terroristica al-Qāʿida. Allo stesso tempo, altri diciassette
membri di al-Qāʿida ricevettero condanne tra i sei e gli undici anni. Il 16 febbraio 2006, la corte suprema spagnola
ridusse la pena di Abu Dahdah a dodici anni, in quanto considerò non provata la sua partecipazione alla
cospirazione.
Moventi
Molte conclusioni della commissione dell'11 settembre sui moventi
degli attacchi sono state condivise da altri esperti. L'esperto di
anti-terrorismo Richard Clarke ha spiegato, nel suo libro Against All
Enemies, che le scelte di politica estera degli Stati Uniti, inclusi «il
confronto con Mosca in Afghanistan, l'invio delle forze armate
statunitensi nel Golfo persico» e «il rafforzamento di Israele come base
per un fianco meridionale contro i sovietici», contribuirono a formare
le motivazioni di al-Qāʿida. Altri, come il corrispondente dall'estero
Il sito dell'impatto del volo United Airlines 93 a
dell'Observer Jason Burke, sottolineano l'aspetto politico dei moventi,
Shanksville, Pennsylvania.
affermando che «Bin Laden è un attivista con un'idea molto chiara di
ciò che vuole e di come spera di ottenerlo. Questi mezzi possono essere
molto distanti dalla normale attività politica [...] ma la sua agenda è fondamentalmente politica».
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Attentati dell'11 settembre 2001
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Molti studi si sono concentrati anche sull'insieme della strategia di Bin Laden per individuare il movente degli
attentati. Per esempio, il corrispondente Peter Bergen afferma che gli attacchi erano parte di un piano volto a far
incrementare la presenza militare e culturale degli Stati Uniti nel Vicino Oriente, forzando in questo modo i
musulmani a confrontarsi con le "malefatte" di un governo non-musulmano e a stabilire governi islamici
conservatori nella regione. Michael Scott Doran, corrispondente di Foreign Affairs, enfatizza l'uso "mitico" del
termine "spettacolare" nella risposta di Bin Laden agli attacchi, spiegando che si trattava di un tentativo di provocare
una reazione viscerale nel Vicino Oriente e di assicurarsi che i cittadini musulmani reagissero il più violentemente
possibile a un aumento dell'impegno statunitense nella regione.
Conseguenze
Il presidente degli Stati Uniti d'America, George
Bush, riceve la comunicazione dell'impatto del
secondo aereo al World Trade Center dal
responsabile dello staff presidenziale Andrew
Card, mentre si trova in una classe della Emma E.
Booker Elementary School di Sarasota, Florida,
l'11 settembre 2001
Risposta degli Stati Uniti d'America e guerra al terrorismo
Per approfondire, vedi Guerra al terrorismo.
Gli attacchi dell'11 settembre ebbero un immediato e travolgente effetto sulla popolazione degli Stati Uniti
d'America. Molti agenti di polizia e soccorritori di altre parti del paese presero dei permessi dal lavoro per recarsi a
New York ad assistere i propri colleghi nel recupero dei corpi dalle macerie delle Torri gemelle. Le donazioni di
sangue ebbero un incremento nella settimana successiva agli attacchi in tutti gli Stati Uniti. Per la prima volta nella
storia, tutti i velivoli civili degli Stati Uniti e di altri paesi (come il Canada), che non effettuavano servizi di
emergenza, furono immediatamente fatti atterrare, recando grossi disagi a decine di migliaia di passeggeri in tutto il
mondo. La Federal Aviation Administration chiuse i cieli statunitensi a tutti i voli internazionali, obbligando gli aerei
a dirigersi su aeroporti di altri paesi; il Canada fu uno dei paesi maggiormente toccati da questo fenomeno e lanciò
l'Operazione Nastro Giallo per gestire l'enorme numero di aerei a terra e di passeggeri bloccati negli aeroporti.
Il consiglio della Nato dichiarò che gli attacchi agli Stati Uniti erano considerati un attacco a tutti i paesi della Nato e
che, in quanto tali, soddisfacevano l'Articolo 5 del trattato NATO. Subito dopo gli attacchi, l'amministrazione Bush
dichiarò la "Guerra al terrorismo", con l'obiettivo dichiarato di portare Osama bin Laden e al-Qāʿida davanti alla
giustizia e di prevenire la costituzione di altre reti terroristiche. I mezzi previsti per perseguire questi obiettivi
includevano sanzioni economiche e interventi militari contro gli stati che avessero dato l'impressione di ospitare
terroristi, aumenti dell'attività di sorveglianza su scala globale e condivisione delle informazioni ottenute dai servizi
segreti. L'invasione statunitense dell'Afghanistan (2001) e il rovesciamento del governo dei Talebani da parte di una
coalizione guidata dagli Stati Uniti fu la seconda operazione della guerra effettuata al di fuori dei confini statunitensi
Attentati dell'11 settembre 2001
in ordine di grandezza, la più vasta tra quelle direttamente collegate al terrorismo. Gli Stati Uniti non furono l'unica
nazione ad aumentare la propria preparazione militare: stati come le Filippine e l'Indonesia dovevano infatti
affrontare le minacce portate dal terrorismo islamista interno. Subito dopo, alcuni esponenti dell'amministrazione
statunitense specularono sul coinvolgimento di Saddam Hussein, il presidente iracheno, con al-Qāʿida. Questi
sospetti si rivelarono successivamente infondati, ma questa associazione contribuì a far accettare all'opinione
pubblica l'invasione dell'Iraq del 2003.
Reazioni dell'opinione pubblica statunitense
A seguito degli attacchi, l'indice di gradimento del presidente Bush salì
fino all'86%. Il 20 settembre 2001, il Presidente degli Stati Uniti parlò
alla nazione e ad una seduta congiunta del Congresso, esponendo gli
eventi del giorno degli attacchi, i successivi nove giorni di sforzi di
salvataggio e ricostruzione e la sua risposta agli eventi. Anche il
sindaco di New York Rudolph Giuliani ottenne un notevole
gradimento a livello locale e nazionale in virtù del ruolo svolto. Molti
fondi furono immediatamente aperti per assistere finanziariamente i
Discorso del presidente Bush davanti ad una
sopravvissuti e le famiglie delle vittime degli attacchi; al termine
seduta congiunta del Congresso degli Stati Uniti
ultimo per la compensazione delle vittime, l'11 settembre 2003, erano
d'America, 20 settembre 2001.
state ricevute 2 833 richieste dalle famiglie delle vittime. Subito dopo
gli attacchi furono messi in atto i piani di emergenza per l'evacuazione
dei governanti e per la continuità del governo (la serie di atti necessari a garantire la prosecuzione delle funzioni
governative in caso di attacco nucleare o simile). Il fatto che gli Stati Uniti fossero in una condizione di continuità
del governo fu però comunicato al Congresso solo nel febbraio 2002. Il Congresso passò l'Homeland Security Act del
2002, che istituì il Department of Homeland Security, la maggiore ristrutturazione dell'amministrazione statunitense
nella storia contemporanea. Il congresso passò anche lo USA PATRIOT Act, affermando che sarebbe stato utile a
individuare e perseguire il terrorismo e altri crimini; i gruppi per le libertà civili hanno però criticato il PATRIOT
Act, affermando che permette agli organi di polizia di invadere la vita privata dei cittadini e che elimina il controllo
da parte della magistratura della polizia e dai servizi segreti interni. L'amministrazione Bush indicò gli attacchi
dell'11 settembre per giustificare l'inizio di una operazione segreta della National Security Agency volta a
«intercettare comunicazioni via telefono e e-mail tra gli Stati Uniti e persone all'estero senza mandato».
Furono riportati numerosi incidenti di molestie e crimini d'odio contro mediorientali e persone "dall'aspetto
mediorientale"; furono coinvolti particolarmente Sikh, in quanto gli uomini sikh vestono un turbante, elemento
essenziale dello stereotipo del musulmano negli Stati Uniti. Vi furono abusi verbali, attacchi a moschee e altre
costruzioni religiose (tra cui un tempio induista) e aggressioni, tra cui un omicidio: Balbir Singh Sodhi, un Sikh, fu
ucciso il 15 settembre, dopo essere stato scambiato per un musulmano. Le principali organizzazioni statunitensi di
musulmani[5] furono immediate nella condanna degli attacchi e si appellarono affinché «i musulmani statunitensi si
facciano avanti con le loro capacità e le loro risorse per aiutare ad alleviare le sofferenze delle persone coinvolte e
delle loro famiglie». Oltre a notevoli donazioni di denaro, molte organizzazioni islamiche organizzarono raccolte di
sangue e fornirono assistenza medica, cibo e alloggio alle vittime dell'attentato. A seguito degli attacchi, 80 000 arabi
e immigrati musulmani furono registrati e le loro impronte digitali schedate in base all'Alien Registration Act del
1940. Ottomila arabi e musulmani furono interrogati e cinquemila stranieri furono detenuti secondo la Joint
Congressional Resolution 107-40, che autorizzava l'uso delle forze armate «per scoraggiare e prevenire atti di
terrorismo internazionale contro gli Stati Uniti».
11
Attentati dell'11 settembre 2001
Risposta internazionale
Gli attacchi furono condannati da governi di tutto il mondo, e molte nazioni
offrirono aiuti e solidarietà. I governanti della maggior parte dei paesi del Medio
Oriente, incluso l'Afghanistan, condannò gli attacchi. L'Iraq fece eccezione, in
quanto diffuse immediatamente una dichiarazione in cui si affermava che «i
cowboys americani stavano cogliendo il frutto dei loro crimini contro l'umanità».
Un'altra eccezione, molto evidenziata dai mass media, furono i festeggiamenti da
parte di alcuni Palestinesi. Circa un mese dopo gli attacchi, gli Stati Uniti
d'America guidarono una vasta coalizione nell'invasione dell'Afghanistan, allo
scopo di rovesciare il governo dei Talebani, accusati di ospitare al-Qāʿida. Le
autorità del Pakistan si schierarono nettamente al fianco degli Stati Uniti contro i
Talebani e al-Qāʿida: i pakistani misero a disposizione degli Stati Uniti diversi
aeroporti militari e basi per gli attacchi contro il governo talebano e arrestarono
più di 600 presunti membri di al-Qāʿida, che poi consegnarono agli statunitensi.
Un vigile del fuoco di New York
Diversi paesi - tra cui Regno Unito, India, Australia, Francia, Germania,
osserva i resti della Torre
Indonesia, Cina, Canada, Russia, Pakistan, Giordania, Mauritius, Uganda e
meridionale.
Zimbabwe - promulgarono legislazioni "antiterroristiche" e congelarono i conti
in banca di persone che sospettavano avessero legami con al-Qāʿida. I servizi
segreti e le forze di polizia di alcuni paesi - tra cui Italia, Malesia, Indonesia e Filippine - arrestarono persone che
indicavano come sospetti terroristi con lo scopo dichiarato di distruggere le cellule terroristiche in tutto il mondo.
Negli Stati Uniti questi fatti generarono alcune controversie; critici come il Bill of Rights Defense Committee
affermarono che le tradizionali limitazioni sul potere di sorveglianza federale (come il controllo degli assembramenti
pubblici del COINTELPRO) erano stati "smantellati" dallo USA PATRIOT Act. Organizzazioni per le libertà civili
come la American Civil Liberties Union e il gruppo di pressione Liberty affermarono che anche alcune protezioni dei
diritti civili erano state aggirate. Gli Stati Uniti aprirono un centro di detenzione a Guantanamo Bay, a Cuba, per
detenervi quelli che definirono "combattenti nemici illegittimi". La legittimità di tali detenzioni è stata messa in
discussione dall'Unione Europea, dall'Organizzazione degli Stati Americani e da Amnesty International, tra gli altri.
Indagini
Punti di impatto sulle Torri gemelle.
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Attentati dell'11 settembre 2001
"9/11 Commission"
Per approfondire, vedi Commissione d'indagine sugli attentati dell'11 settembre 2001.
La Commissione d'indagine sugli attentati dell'11 settembre 2001, anche nota come "9/11 Commission" e diretta
dall'ex-governatore del New Jersey Thomas Kean, fu istituita nel tardo 2002 per preparare una ricostruzione
completa dei fatti riguardanti l'attacco, analizzando anche lo stato di preparazione e l'immediata reazione ad essi. Il
22 luglio 2004, la 9/11 Commission pubblicò il Rapporto della Commissione sull'11 settembre. La Commissione e il
suo rapporto hanno ricevuto diverse critiche.
Collasso del World Trade Center
Una indagine federale sulle caratteristiche tecniche e di resistenza agli incendi connesse con il collasso delle Torri
gemelle e del WTC 7 fu condotta dal National Institute of Standards and Technology (NIST) dello United States
Department of Commerce. Questa indagine aveva il compito di trovare il motivo del collasso degli edifici, il numero
di morti e feriti causati, oltre che le procedure collegate alla progettazione e alla gestione del World Trade Center.
Il rapporto concluse che i rivestimenti antincendio delle infrastrutture in acciaio furono spazzati via dagli impatti
degli aerei e che, se questo non fosse accaduto, le torri sarebbero probabilmente rimaste in piedi.
Gene Corley, direttore dell'indagine originale, commentò che «le torri si comportarono in maniera impressionante.
Non furono gli aerei dei terroristi ad abbattere gli edifici; fu l'incendio successivo. Fu dimostrato che era possibile
abbattere due terzi delle colonne di una torre e l'edificio sarebbe restato in piedi». Il fuoco indebolì le travature di
sostegno dei piani, facendole piegare verso il basso, tirando così le colonne in acciaio esterne che si piegarono verso
l'interno. Con le colonne portanti danneggiate, le colonne esterne piegate non furono più in grado di sostenere gli
edifici, causandone il collasso. Il rapporto afferma inoltre che le trombe delle scale non erano adeguatamente
rinforzate per funzionare da via di fuga per le persone al di sopra della zona di impatto. Questo fu confermato da uno
studio indipendente della Purdue University. I risultati dell'indagine del NIST sul WTC 7 sono stati pubblicati il 21
agosto 2008: il crollo dell'edificio è stato causato dalla dilatazione termica prodotta dagli incendi che divamparono
incontrollati per ore, e che hanno in particolare interessato l'acciaio della colonna primaria numero 79, il cui
cedimento ha dato inizio ad un collasso progressivo delle strutture portanti vicine.
Indagine interna della CIA
L'Ispettore Generale della CIA condusse una indagine interna sulle prestazioni della CIA prima dell'11 settembre e
fu estremamente critico nei confronti dei funzionari anziani della CIA per non aver fatto tutto ciò che era possibile
contro il terrorismo, in particolare per non essere riusciti a fermare due dei dirottatori dell'11 settembre, Nawaf
al-Hazmi e Khalid al-Mihdhar, al loro ingresso negli Stati Uniti, e per non aver condiviso le informazioni su di loro
con l'FBI.
Nel maggio 2007, senatori appartenenti sia al Partito Democratico che a quello Repubblicano hanno sostenuto una
proposta di legge che avrebbe reso pubblico un rapporto d'indagine interno alla CIA concernente le responsabilità del
personale CIA prima e dopo gli attacchi. Completato nel 2005, il rapporto non è mai stato reso pubblico nei suoi
dettagli. L'ipotesi che siano stati sottovalutati alcuni rapporti della CIA che forse avrebbero consentito di evitare
l'attentato, è anche la tesi del film-documentario Fahrenheit 9/11 del regista-giornalista Michael Moore.
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Attentati dell'11 settembre 2001
Effetti a lungo termine
Conseguenze economiche
Gli attacchi ebbero un significativo impatto sui mercati finanziari degli
Stati Uniti e mondiali. La borsa di New York (New York Stock
Exchange, NYSE), l'American Stock Exchange e il NASDAQ non
aprirono l'11 settembre e rimasero chiusi fino al 17 settembre. Quando
i mercati riaprirono, l'indice Dow Jones precipitò di 684 punti, pari al
7.1%, fino a 8 921, la maggiore flessione mai avuta in un solo giorno.
Alla fine della settimana, l'indice Dow Jones era precipitato a 1 369,7
punti (14,3%), la maggiore caduta settimanale della sua storia. Le
azioni statunitensi persero 1 400 miliardi di dollari di valore in quella
Da Manhattan, il 12 settembre 2001, si sollevava
settimana. A New York si contarono circa 430 000 posti di lavoro e 2,8
una lunga voluta di fumo.
miliardi di dollari di stipendi persi nei tre mesi seguenti agli attacchi;
gli effetti economici si concentrarono sui settori economici dell'export
della città. Si stima che la perdita in termini di prodotto interno lordo sperimentata dall'economia newyorkese negli
ultimi tre mesi del 2001 e per tutto il 2002 ammonti a 27,3 miliardi di dollari. Il governo federale concesse
immediatamente 11,2 miliardi di dollari al governo cittadino nel settembre 2001 e 10,5 miliardi di dollari all'inizio
del 2002, per incentivare lo sviluppo economico e la ricostruzione delle infrastrutture.
Gli attacchi ebbero un grosso impatto anche sulle piccole imprese di Lower Manhattan, poste nelle vicinanze del
World Trade Center; circa 18 000 di queste imprese furono distrutte o trasferite dopo gli attacchi. L'agenzia federale
che gestisce i fondi per le piccole imprese, la Small Business Administration, fornì dei prestiti mentre il governo
federale diede assistenza alle piccole imprese danneggiate dagli attacchi tramite il Community Development Block
Grants e l'Economic Injury Disaster Loans. Quasi tre milioni di metri quadri di uffici a Lower Manhattan furono
danneggiati o distrutti. Gli studi economici sugli effetti degli attacchi hanno confermato che il loro impatto sul
mercato degli uffici di Manhattan e su quello dei lavori da ufficio è stato inferiore a quanto previsto, a causa della
necessità di una interazione faccia a faccia nell'ambito dei servizi finanziari.
Lo spazio aereo nordamericano fu chiuso per diversi giorni dopo gli attacchi e i voli di linea sperimentarono un calo
dopo la sua riapertura. Gli attacchi causarono un taglio di circa il 20% della capacità di viaggi aerei, esacerbando i
problemi delle compagnie aeree statunitensi.
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Attentati dell'11 settembre 2001
15
Effetti sulla salute
Migliaia di tonnellate di detriti tossici risultanti dal collasso delle Torri gemelle
contenevano più di 2 500 contaminanti, tra cui alcuni elementi noti per essere
cancerogeni. Sono testimoniati diversi casi di malattie debilitanti tra coloro che si
occuparono dei soccorsi e dei lavori di rimozione delle macerie, malattie ritenute
collegate direttamente all'esposizione ai detriti. Alcune di queste conseguenze
sanitarie hanno toccato anche alcuni residenti, studenti e impiegati della Lower
Manhattan e della vicina Chinatown. Molti decessi sono stati collegati alla
polvere tossica causata dal collasso del World Trade Center e i nomi delle
vittime saranno incluse nel memoriale del WTC. Esistono alcuni studi scientifici
che suggeriscono che l'esposizione a diversi prodotti tossici dispersi nell'aria
potrebbe avere effetti negativi sullo sviluppo del feto: per questo motivo, un
centro studi per la salute ambientale dei bambini sta studiando i figli delle donne
incinte all'epoca degli attacchi e che vivevano o lavoravano in prossimità delle
torri del WTC.
Un vigile del fuoco solitario in piedi
tra i detriti e il fumo a New York
City
Sono tuttora in atto procedimenti legali per il rimborso dei costi delle cure per le
malattie connesse agli attacchi. Il 17 ottobre 2006, il giudice federale Alvin
Hellerstein annullò il rifiuto della municipalità di New York di pagare i costi dell'assistenza sanitaria ai soccorritori,
permettendo così numerosi processi contro l'amministrazione cittadina. Ufficiali governativi sono stati censurati per
aver spinto le persone a tornare a Lower Manhattan nelle settimane successive agli attacchi; l'amministratrice della
Environmental Protection Agency ("Agenzia per la protezione dell'ambiente", EPA) nel periodo immediatamente
successivo agli attacchi, Christine Todd Whitman, fu pesantemente criticata per aver affermato scorrettamente che
l'area era sicura dal punto di vista ambientale. Il presidente Bush fu anche criticato per aver interferito con le
interpretazioni e i pareri dell'EPA riguardo alla qualità dell'aria successivamente agli attacchi. Inoltre, il sindaco
Giuliani fu criticato per aver sollecitato il personale del settore finanziario a tornare rapidamente nell'area vasta
attorno a Wall Street.
Ricostruzioni
Il giorno degli attacchi, Giuliani affermò: «Ricostruiremo. Ne usciremo più forti di prima, politicamente più forti,
economicamente più forti. La skyline tornerà ad essere nuovamente completa». La rimozione dei detriti terminò
ufficialmente nel maggio 2002. La Lower Manhattan Development Corporation, incaricata della ricostruzione del
sito del World Trade Center, è stata criticata per aver compiuto poco con i notevoli fondi destinati alla ricostruzione.
Uno degli edifici completamente distrutti, il 7 World Trade Center, ha una nuova torre uffici, completata nel 2006; la
Freedom Tower è attualmente (2012) in costruzione e, al suo completamento, sarà uno degli edifici più alti
dell'America settentrionale con una altezza di 541 m. Si prevede il completamento di altre tre torri entro il 2014,
poste un isolato a oriente rispetto a quelle originali.
La sezione danneggiata del Pentagono fu ricostruita e rioccupata entro un anno dagli attacchi.
Attentati dell'11 settembre 2001
Monumenti
Nei giorni immediatamente successivi agli attacchi, si tennero molte
commemorazioni e veglie in tutto il mondo; mentre ovunque a Ground
Zero furono affisse immagini delle vittime. Una delle prime
commemorazioni fu il Tribute in Light, una installazione di 88 fari da
ricerca posti nelle fondamenta delle Torri che proiettavano due colonne
di luce verticalmente verso il cielo. A New York fu istituita una
competizione per decidere il progetto di un monumento da erigere sul
luogo di Ground Zero; il progetto vincente, Reflecting Absence,
selezionato nell'agosto 2006, consiste in una coppia di piscine
Il Tribute in Light, come appariva da Jersey City
riflettenti sul luogo delle fondamenta delle Torri, circondate da un
nell'anniversario degli attacchi nel 2004.
monumento sotterraneo in cui sono iscritti i nomi delle vittime. I
progetti di creazione di un museo sul sito sono stati sospesi dopo che
l'International Freedom Center è stato abbandonato per le critiche delle famiglie delle vittime.
Il monumento del Pentagono è correntemente in costruzione fuori dall'edificio: si tratta di un parco con 184 panchine
(pari ai 125 morti che ci sono stati tra gli occupanti dell'edificio più i 59 del volo AA 77) che fronteggiano il
Pentagono. Quando il Pentagono fu ricostruito, nel 2001-2002, furono costruiti anche una cappella privata e un
monumento interno, posti nel luogo dove il Volo 77 si schiantò nell'edificio. Un monumento del Volo 93 da costruire
a Shanksville è in fase di progetto: includerà un groviglio di alberi scolpiti che forma un circolo intorno al sito
dell'impatto, tagliato dal percorso dell'aereo, mentre delle campane a vento porteranno i nomi delle vittime. Un
monumento temporaneo si trova a 450 m dal sito dell'impatto del Volo 93 a Shanksville. Molti altri monumenti
permanenti sono in costruzione in tutto il mondo e la loro lista è aggiornata man mano che sono completati. Oltre a
monumenti veri e propri, anche borse di studio e programmi caritatevoli sono stati istituiti dai parenti delle vittime,
come pure da altre organizzazioni e privati.
Teorie del complotto
Per approfondire, vedi Teorie del complotto sull'attentato al World Trade Center dell'11 settembre 2001 e Teorie del
complotto sull'attentato al Pentagono dell'11 settembre 2001.
A seguito degli attacchi, negli Stati Uniti e nel mondo sono stati sollevati diversi dubbi circa il reale svolgimento dei
fatti e sono state formulate numerose teorie difformi da quelle comunemente accettate, generalmente configurabili
come teorie del complotto.
Tali dubbi e teorie hanno dato luogo a innumerevoli dispute e controversie circa la natura, l'origine e i responsabili
degli attentati, contestando il contenuto dei resoconti ufficiali circa l'accaduto e suggerendo, tra l'altro, che persone
con incarichi di responsabilità negli Stati Uniti fossero a conoscenza del pericolo e che deliberatamente avrebbero
deciso di non prevenirli, o che individui estranei ad al-Qāʿida avrebbero partecipato alla pianificazione o
all'esecuzione degli attacchi. Una delle più diffuse teorie pone in dubbio che gli edifici colpiti a New York siano
crollati per conseguenza del solo impatto degli aerei e degli incendi che ne sono seguiti. Tuttavia, la comunità degli
ingegneri civili concorda con la versione che vuole il collasso delle Torri gemelle provocato dagli impatti ad alta
velocità degli aviogetti e dai conseguenti incendi, piuttosto che da una demolizione controllata della quale non è mai
stata fornita alcuna prova.
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Attentati dell'11 settembre 2001
Film e documentari
Decine di film e documentari sono stati girati sugli attentati; i principali sono:
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2002 - 11 settembre 2001 di undici registi internazionali
2004 - In Plane Site di William Lewis
2004 - Fahrenheit 9/11 di Michael Moore, vincitore della Palma d'oro al Festival di Cannes 2004.
2004 - The Power of Nightmares di Adam Curtis
2006 - World Trade Center di Oliver Stone
2006 - United 93 di Paul Greengrass
2011 - Molto forte, incredibilmente vicino diretto da Stephen Daldry adattamento cinematografico dell'omonimo
romanzo di Jonathan Safran Foer.
• Il primo episodio della serie The Lone Gunmen (messo in onda per la prima volta sei mesi prima dell'attentato)
parla di una storia simile, anche se incentrata sulla teoria del complotto.
Note
[1] Testimonianza resa da Ramzi bin al-Shibh,
[2] L'irritualità di una simile pronuncia di interesse giuridico è dimostrata dal fatto che - per plurisecolare tradizione islamica - una fatwa può
essere validamente emessa solo da un giurisperito la cui dottrina ed esperienza siano riconosciute dalla maggioritaria opinione dei dotti
musulmani.
[3] Wright, Lawrence, The Looming Tower, Knopf, 2006, p. 130.
[4] In realtà la fatwa era del tutto irrituale sotto il profilo del diritto islamico, dal momento che Bin Laden non aveva alcun titolo per emetterne
una, non avendo egli mai compiuto i necessari e certificati studi di "scienze religiose" (tra cui diritto islamico, teologia islamica, scienza dei
hadith, esegesi coranica) in una struttura riconosciuta d'insegnamento superiore islamico).
[5] Tra queste le principali sono: la Islamic Society of North America, la American Muslim Alliance, l'American Muslim Council, il Council on
American-Islamic Relations, il The Islamic Circle of North America, e la Shari'a Scholars Association of North America.
Bibliografia
• Jim Dwyer, Kevin Flynn, 102 Minutes: The Unforgettable Story of the Fight to Survive Inside the Twin Towers,
Times Books, 2005.
• Wright Lawrence, Le altissime torri. Come al-Qaeda giunse all'11 settembre, Adelphi, 2007.
• Noam Chomsky, 11 settembre - Le ragioni di chi?, Marco Tropea Editore, 2001. ISBN 88-438-0362-X
• Noam Chomsky, Linguaggio, politica e Riflessioni sul mondo dopo l'11 settembre, Di Renzo Editore, 2002.
• Massimo Polidoro, Piergiorgio Odifreddi, Umberto Eco, James Randi, Paolo Attivissimo, Michael Shermer,
Lorenzo Montali, Francesco Grassi, Andrea Ferrero, Stefano Bagnasco, 11/9 La cospirazione impossibile,
Edizioni Piemme, 2007.
• David Dunbar; Brad Reagan; Popular Mechanics, 11 settembre, i miti da smontare, Terre di Mezzo Editore, 2007.
Voci correlate
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Attentati dell'11 marzo 2004 a Madrid
Attentati del 7 luglio 2005 a Londra
Attentati del 23 luglio 2005 a Sharm el-Sheikh
Attentati di Mumbai
Commissione d'indagine sugli attentati dell'11 settembre 2001
Guerra al terrorismo
al-Qāʿida
• World Trade Center (film)
• 11 settembre 2001 (film)
• Fahrenheit 9/11
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Attentati dell'11 settembre 2001
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The Power of Nightmares
United 93
Q33 NY
Teorie del complotto sull'attentato al World Trade Center dell'11 settembre 2001
Operazione Nastro Giallo
Altri progetti
•
•
Wikiquote contiene citazioni sugli attentati dell'11 settembre 2001
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file sugli attentati dell'11 settembre 2001 (http://commons.wikimedia.org/wiki/
Category:September_11_attacks?uselang=it)
Collegamenti esterni
• Attentati dell'11 settembre 2001 (http://thes.bncf.firenze.sbn.it/termine.php?id=35792) in « Tesauro del
Nuovo Soggettario (http://thes.bncf.firenze.sbn.it/)», BNCF, marzo 2013.
• (EN) 911Dataset Project: Archivio da più di 3 TB di documenti sull'11 settembre (risultato di una Freedom of
Information Act al NIST che permette il possesso del materiale ma non la pubblicazione in spregio alle norme di
copyright) (http://911datasets.org/index.php/Main_Page)
• (EN) Archivio di 5TB di documenti sull'11 settembre (unico sito a possedere il copyright per la pubblicazione del
materiale nel web) (http://wtcdata.nist.gov/)
• (EN) National Commission on Terrorist Attacks Upon the United States (http://www.9-11commission.gov/)
• (EN) September 11 Digital Archive: Saving the Histories of September 11, 2001 (http://911digitalarchive.org/)
• (EN) September 11, 2001 Newspaper Articles Archive (http://www.september11archive.com/Home.aspx) - Più
di 15.000 articoli di giornale collegati agli attacchi
• Racconto per immagini (http://www.gndesign.it/11settembre/) - Sito commemorativo
• (EN) Archivio delle schermate di 250 siti Internet sull'11 settembre (http://www.interactivepublishing.net/
september/)
• (EN) CNN.com (http://www.cnn.com/SPECIALS/2001/trade.center/multimedia.day.html) - Raccolta di
video dell'attentato, inclusi gli impatti degli aerei
• (FR) L'11 settembre raccontato da al-Qaida (http://www.canalplus.fr/c-infos-documentaires/
pid3357-c-special-investigation.html?vid=462742), Canal+. - documentario con le interviste a terroristi di
Al-Qaida sugli attentati e sull'organizzazione
• (EN) Enciclopedia sugli attacchi alle torri (http://nymag.com/news/articles/wtc/)
• (EN) Archivio Trasmissioni principali emittenti televisive americane sull'attacco alle torri (http://www.archive.
org/details/sept_11_tv_archive)
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Fonti e autori delle voci
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Attentati dell'11 settembre 2001 Fonte: http://it.wikipedia.org/w/index.php?oldid=64564319 Autori: %Pier%, .anaconda, .snoopy., 0ne, Two, Three, 57.78.9.xxx, Abyssadventurer, Afnecors,
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Montesacro, Pierpao, Pigr8, Pinosauro, Pippomone, Plink, Pok, Pokipsy76, Pracchia-78, Privi, Prof.Quatermass, Ragpicker, Rattleraptor, Rdocb, Remulazz, Renato Caniatti, Retaggio, Riccardov,
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