carta dei diritti della famiglia.

I giorno “La famiglia”
LA FAMIGLIA
CELLULA VITALE DELLA SOCIETA’
Capitolo Quinto CDSC
In questi giorni rifletteremo insieme su due argomenti centrali non solo della DSC ma
della nostra vita: la famiglia e la comunità politica. Il riferimento è la DSC e il
compendio pubblicato nel 2004.
Il CDSC è diviso in tre parti. La prima riguarda l’aspetto antropologico e della
persona umana e sottolinea quelli che sono i cardini della DSC: il principio del bene
comune, la solidarietà, la sussidiarietà, la partecipazione, la destinazione universale
dei beni. Questi cardini stanno al fondamento di tutta la DSC e della seconda parte
del compendio che si occupa in maniera particolare della vita sociale. Noi in questi
tre giorni rifletteremo sul capitolo V e VIII che si riferiscono alla Famiglia e alla
comunità politica. Sono due argomenti che non possono essere trattati senza avere
come substrato, cardine, fondamento l’aspetto antropologico, il principio personalista
(il centro di tutto è la persona umana con la sua dignità, i suoi diritti) e i principi
sopra affermati.
Come divideremo i tre giorni? Oggi parleremo della famiglia Domani sottolineeremo
alcuni aspetti sociali della famiglia e il suo rapporto con la politica, introducendo
quest’ultimo argomento. L’ultimo giorno ci occuperemo della comunità politica.
Ripeto: non pretendo né di essere esaustivo né di aver scelto gli aspetti più
importanti. Accompagnerò alcune riflessioni e commenti con la citazione diretta di
alcuni testi.
Pronti? Via! Iniziate voi: che cos’è la famiglia? Per voi. Per la società?
E per noi? Come Chiesa?
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I giorno “La famiglia”
L’argomento è di un’attualità fortissima. La famiglia, e il matrimonio come suo
fondamento, oggi sta attraversando una crisi forte. La Chiesa e ogni credente è
chiamato a leggere i vari aspetti alla luce del Vangelo nella certezza che il Vangelo
ha una buona notizia da dire alla famiglia.
Oggi assistiamo al proliferare di varie forma di convivenze al di fuori del
matrimonio. Di fronte a questa realtà la DSC e il magistero pontificio si occupano dei
vari aspetti delle problematiche: antropologico, sociale, civile, pastorale.
A ottobre scorso si è celebrato il Sinodo straordinario dei Vescovi che avrà un seguito
nel prossimo ottobre con il Sinodo ordinario a Philadelphia: questo ci dice che la
Chiesa si sta interrogando sulla realtà della famiglia nell’ottica della fede cristiana,
prendendo seriamente le sfide che vengono dal mondo contemporaneo e della società
umana. C’è la volontà di discernere i segni dei tempi e provare a dare una risposta
alle emergenze e esigenze che vengono dalla società.
Potrà sembrare scontato o banale ma qual è il primo passo per questo discernimento?
C’è lo indica Papa Francesco nel discorso di inizio del Sinodo scorso: “La
condizione decisiva è mantenere fisso lo sguardo su Gesù”. Gesù che ha vissuto la
realtà familiare, ha avuto i suoi “scontri” (smarrimento nel tempio), ha lavorato…
Questo è il punto di partenza. Irrinunciabile.
Gaudium et Spes (GS) 52 dice che la famiglia è “scuola di umanità” di cui si avverte
forte il bisogno. Scuola di umanità ma ancor prima società naturale.
La società odierna pone la libertà come valore scardinandola dalla realtà che la
costituisce, cioè
da Dio. Anche la famiglia sta subendo gli effetti della
secolarizzazione e della modernità e va perdendo il suo vero valore perché viene vista
lontano dall’orizzonte che i cristiani ricercano in ogni cosa e che è il disegno di Dio.
Tante discussioni anche oggi in cui non si vuole cancellare la famiglia ma allargarne i
confini. Fino a pochi anni fa la famiglia era sfidata nei suoi compiti, nelle sue
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I giorno “La famiglia”
relazioni, nel suo agire sociale ed economico. Oggi tutto questo resta, ma si aggiunge
la sfida fondamentale, mai sferrata prima d’ora:
La famiglia oggi è sfidata nella sua stessa natura, nella sua verità ultima che è il
dono totale di sé fra un uomo e una donna, in vista di continuare l’opera
creativa di Dio.
Non occorre più essere uomo e donna - Ci si può riprodurre artificialmente.
La famiglia oggi non è sentita come un fatto naturale.
Ma anche di fronte a certi dibattiti forti non lasciamoci ingannare: il desiderio di
famiglia resta vivo, il desiderio di amore. La riflessione e l’attenzione della Chiesa su
questo argomento è costante e senza dubbio i documenti centrali del magistero e della
DSC: GS e Familiaris Consortio (FC). Sguardo di Gesù sulla famiglia, sguardo su
Gesù. Da questo le risposte, anche passate del Magistero, stanno alla base di ogni
riflessione.
Il documento conciliare GS dice al n. 47: «Il bene della persona e della società
umana e cristiana è strettamente connesso con una felice situazione della comunità
coniugale e familiare».
Anche oggi non si nega l’importanza della famiglia nella formazione della persona
umana. Quello che sicuramente comporta dei problemi è identificare con chiarezza i
fattori costitutivi. Non ogni forma di convivenza caratterizzata da un legame affettivo
si può dire famiglia. Oggi si spinge in questa direzione, ma è un equivoco
antropologico.
La DSC, tutto il magistero, inserisce il discorso familiare all’interno della storia della
salvezza e fonda il tutto nel disegno di Dio che creò l’uomo e la donna, perché non è
bene che l’uomo sia solo, aperti a cooperare con Dio anche e soprattutto attraverso la
procreazione.
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I giorno “La famiglia”
La riflessione ecclesiale si centra sul matrimonio sacramento come fondamento della
famiglia. Capite bene oggi le difficoltà. Lo scorso anno nella Parrocchia dove sono
vice parroco ci sono stati 50 Battesimi e sapete quanti matrimoni? Due!!
La famiglia è la prima società naturale ed è la cellula vitale della società. Alcuni
aspetti devono essere chiari.
Ci viene in aiuto il documento forse più importante del magistero sulla famiglia: la
lettera enciclica di Giovanni Paolo II familiaris consortio.
Il numero 18 ci dà una definizione di famiglia:
“La famiglia fondata e vivificata dall'amore, è una comunità di persone: dell'uomo
e della donna sposi, dei genitori e dei figli, dei parenti. Suo primo compito è di
vivere fedelmente la realtà della comunione nell'impegno costante di sviluppare
un'autentica comunità di persone. Il principio interiore, la forza permanente e la
meta ultima di tale compito è l'amore”.
Cosa è che definisce la famiglia? Un legame stabile tra generi diversi (uomo e
donna) sancito da un patto sancito pubblicamente (matrimonio). È un legame
che si inserisce nella storia delle generazioni passate e si apre (attraverso
l’apertura alla vita e alla procreazione responsabile) alle generazioni future.
Quindi l’unione tra generi diversi e tra generazioni diverse è l’essenza del
vincolo familiare.
È una comunione di vita, che è essenzialmente una comunità di persone e un
complesso di relazioni interpersonali (nuzialità, paternità, figliolanza, parentela)
mediante le quali ogni persona, ciascuno di noi, è inserito nella famiglia umana e
nella famiglia di Dio, la Chiesa. Ed alla base c’è l’amore: coniugale e parentale che
consente di vivere e perfezionarsi. La famiglia nasce da un patto d’amore che è il
matrimonio e i suoi presupposti antropologici sono: l’uguaglianza della donna e
dell’uomo in quanto sono entrambi persone ad immagine di Dio; la complementarietà
di entrambi i sessi, che li porta al dono reciproco di tutto il proprio essere e a generare
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figli; la possibilità-capacità dell’amore per l’altro, proprio perché complementare e
sessualmente diverso. L’amore coniugale non è un semplice sentimento, ma
essenzialmente impegno verso l’altra persona; è amore che inclina verso l’altro con
esclusività e intimità a formulare e costruire un progetto comune.
Ha detto il 15 aprile Papa Francesco:
“ … la differenza sessuale è presente in tante forme di vita, nella lunga scala dei
viventi. Ma solo nell’uomo e nella donna essa porta in sé l’immagine e la somiglianza
di Dio … per conoscersi bene e crescere armonicamente l’essere umano ha bisogno
della reciprocità tra uomo e donna. Quando ciò non avviene, se ne vedono le
conseguenze. Siamo fatti per ascoltarci e aiutarci a vicenda. Possiamo dire che senza
l’arricchimento reciproco in questa relazione – nel pensiero e nell’azione, negli affetti
e nel lavoro, anche nella fede – i due non possono nemmeno capire fino in fondo che
cosa significa essere uomo e donna … La cultura moderna e contemporanea ha aperto
nuovi spazi … per l’arricchimento della comprensione di questa differenza. Ma ha
introdotto anche molti dubbi e molto scetticismo. Per esempio, io mi domando, se la
cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una
rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più
confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della
differenza, infatti, è il problema, non la soluzione. Per risolvere i loro problemi di
relazione, l’uomo e la donna devono invece parlarsi di più, ascoltarsi di più,
conoscersi di più, volersi bene di più. Devono trattarsi con rispetto e cooperare con
amicizia. Con queste basi umane, sostenute dalla grazia di Dio, è possibile progettare
l’unione matrimoniale e familiare per tutta la vita. Il legame matrimoniale e familiare
è una cosa seria, lo è per tutti, non solo per i credenti. Vorrei esortare gli intellettuali
a non disertare questo tema, come se fosse diventato secondario per l’impegno a
favore di una società più libera e più giusta.”
Al centro quindi la famiglia fondata sul matrimonio. Matrimonio cristiano che è
sacramento. Alla base del patto tra uomo e donna c’è l’amore e la libertà. Potremmo
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I giorno “La famiglia”
dire amore per te, con te, per sempre. È un amore fedele ed esclusivo, che comporta
la stabilità della comunione di vita e l’apertura alla fecondità. E il libero consenso
dipende dalla natura delle persone che lo contraggono: esseri relazionali, capaci di
comunicazione e amore; il matrimonio poggia su basi naturalmente antropologiche di
volontarietà, ma anche su basi che non sono convenzionali e rappresentano un
patrimonio innato. È questo che non lo rende un semplice “fatto” sociale o giuridico.
C’è un di più, è un’istituzione divina e desume la sua stabilità da un ordinamento che
lo precede; si parla anche di società familiare, che significa un noi organizzato e
vissuto stabilmente sulla base di una comunione di vita e di amore, di un insieme di
relazioni intese ad ottenere una duplice finalità: il bene comune dei coniugi (amore,
fedeltà, durata fino alla morte), e la procreazione responsabile e educazione della
prole. Un aspetto importante del matrimonio, che non è proprio di ogni convivenza
basata sull’affettività, è il fatto che c’è una valenza giuridica da salvaguardare, una
stabilità: c’è una realtà giuridica - formale, seconda certo all’amore, che fa sì che la
convivenza non implichi solo diritti, ma anche i doveri verso se stessi, gli altri e la
società. Si tende a dimenticare questo aspetto.
Allora con forza anche oggi è valida l’esortazione di Giovanni Paolo II: “famiglia
diventa ciò che sei!”. Un disegno di Dio, una vocazione, luogo di affetti e pienezza,
lievito nella società.
Ma deve essere ben chiaro che la famiglia è in un rapporto inscindibile con la società.
La famiglia è “la prima e vitale cellula della società”. Ascoltate bene:
“La famiglia possiede vincoli vitali e organici con la società, perché ne costituisce
il fondamento e l'alimento continuo mediante il suo compito di servizio alla vita:
dalla famiglia infatti nascono i cittadini e nella famiglia essi trovano la prima
scuola di quelle virtù sociali, che sono l'anima della vita e dello sviluppo della
società stessa”. (FC 42)
Facciamo un riepilogo:
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I giorno “La famiglia”
 La famiglia è società naturale: si fonda sull’essere delle persone e trae origine
dalla natura sociale dell’uomo. Ed è naturale perché non dipende dalla volontà
dell’uomo (anche se alla base c’è un patto, una scelta), ma da altri elementi
come il libero arbitrio, la capacità di conoscere e amare, l’aspetto biologico di
ciascuno e pensate a i figli che sono chiamati a riconoscere un pre-dato. Si
scelgono gli amici ma non i genitori o i fratelli;
 La famiglia è società necessaria. Senza famiglia non esiste la società. È il luogo
dove i primi e necessari bisogni dell’uomo trovano una risposta; è il luogo
dove tutto l’uomo viene educato sia come suo membro, come membro della
società civile e società religiosa.
 È società originaria. Ciò non derivata dalla società civile.
 È primordiale, perché sta all’origine della specie umana: si entra nella società
civile attraverso la famiglia.
 È prestatuale: viene prima dello stato. Non in semplice senso cronologico.
Senza famiglia non vi è lo Stato.
 La famiglia è autonoma e anteriore allo Stato. E qui entra in gioco il principio
di sussidiarietà. Lo Stato deve riconoscere e tutelare questa anteriorità, deve
essere sussidio, cioè aiuto: deve tutelare e promuovere l’autonomia d’esistenza
e di azione della famiglia, i suoi diritti e doveri. Non deve assorbirla o
sostituirsi ad essa nell’esercizio delle sue funzioni. Deve supplirla in caso di
deficienze temporanee e sostenerla.
 La famiglia è sovrana. In che senso? Non nel senso di società perfetta o di
avere un’autonomia illimitata. Ma nel senso, essendo dotata di una propria
esistenza e una propria finalità, ha diritto all’autodeterminazione, ad una piena
libertà, senza che altri soggetti si inseriscano ingiustamente.
Da tutto questa deriva un aspetto importante riguardante i diritti e i doveri della
famiglia. La FC (46) ne parla e nel 1983 la Santa Sede ne ha fatto un elenco
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I giorno “La famiglia”
dettagliato nella carta dei diritti della famiglia. Quali sono questi diritti? Ne
elenchiamo alcuni:
 Di esistere come famiglia; diritto di ogni uomo a fondare una famiglia ed avere
i mezzi adeguati per sostenerla
 Intimità della vita coniugale e familiare
 Credere e professare la propria fede
 Educare i figli on gli strumenti, i mezzi e le istituzioni necessarie
 Il diritto all’abitazione adatta a condurre convenientemente la vita familiare
 Di creare associazioni con altre famiglia
 Di un onesto svago che favorisca l’armonia della famiglia
 Il diritto di emigrare come famiglie per cercare una vita migliore
Tutti questi diritti sono collegati ai diritti dell’uomo, in quanto senza questi non si
possono avere neppure quelli della famiglia.
Non si può parlare di Stato di diritto, che crea un ambiente adatto alla crescita delle
persone, se non tutela la famiglia e i suoi diritti.
Tra i vari diritti è essenziale e importante il diritto-dovere dei genitori all’educazione
dei figli: è originale e primario rispetto al compito educativo di altri e non può essere
totalmente delegato ad altri. Neppure alla scuola. Anche se i genitori non sono gli
unici educatori dei figli, anche se sono i primi. Essi devono esercitare i loro compiti
educativi in collaborazione con le istituzioni scolastiche, civili e religiose.
Proviamo ora a sottolineare, evidenziare quali sono i compiti fondamentali della
famiglia. Ne sottolineo quattro. Alla luce di quello che abbiamo detto se volete potete
aggiungerne altri.
1. La formazione degli individui e di una comunità di persone. La famiglia non è
la somma dei membri, ma qualcosa di molto di più: è una comunità e
comunione di vita aperta verso la vita sociale.
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I giorno “La famiglia”
2. Il servizio e l’apertura alla vita. La trasmissione della vita, libera e
responsabile, è un compito fondamentale della famiglia. Il generare alla vita da
sempre è visto dalla Chiesa come partecipazione all’opera creatrice di Dio. In
questo contesto rientra il ruolo e funzione educativa dei genitori. Oggi una
delle sfide della famiglia oggi è proprio quella educativa.
3. La partecipazione allo sviluppo della società. È dalla comunione che si vive in
famiglia che l’uomo è chiamato a riportare certi valori nelle relazioni con altri
individui e altre famiglie. La famiglia è scuola di socialità. In una società che
corre il rischio di anonimato e massificazione delle persone e che fatica a
coinvolgere tutti i suoi membri, specialmente i giovani, l’esperienza della
socialità familiare è fondamentale.
4. La partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa.
Ultimo aspetto riguarda i due principi della solidarietà e sussidiarietà.
Ripetiamo, perché è centrale in tutta la DSC: il principio di sussidiarietà definisce il
nesso tra la famiglia, ogni singola famiglia, e lo Stato, chiamato a intervenire solo per
sussidiare le mancanze della famiglia nell’adempimento dei suoi fondamentali
doveri. Dice la FC n. 45:
“In forza di tale principio lo Stato non può né deve sottrarre alle famiglie quei compiti
che esse possono ugualmente svolgere bene da sole o liberamente associate, ma
positivamente favorire e sollecitare al massimo l'iniziativa responsabile delle famiglie.
Convinte che il bene della famiglia costituisce un valore indispensabile e
irrinunciabile della comunità civile, le autorità pubbliche devono fare il possibile per
assicurare alle famiglie tutti quegli aiuti - economici, sociali, educativi, politici,
culturali - di cui hanno bisogno per far fronte in modo umano a tutte le loro
responsabilità”.
Alla luce di quello detto fino ad ora si può affermare che la famiglia fondata sul
matrimonio esercita un ruolo di coesione sociale: dove la famiglia non è stabile non
lo è nemmeno la società; la stabilità del matrimonio incide sulla stabilità della
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I giorno “La famiglia”
società. Un modo di vedere la famiglia, come molti oggi la vedono contagiati dalla
cultura del provvisorio, come luogo a tempo degli affetti (finché durano) si traduce in
un modo di vedere la società e in una mentalità sociale che concepisce la comunità
come erogatrice di servizi. I diritti che ne derivano non hanno corrispettivi doveri. In
concreto, forse banalizzando, oggi molti genitori dicono “io sono amico di mio figlio,
ci parlo…” o peggio considerano i figli senza doveri verso la società o il prossimo. È
comune che un genitore oggi critichi chiunque (es. un professore… ) rimproveri i
figli. La questione merita una riflessione seria ed è una dimensione di molte famiglie.
Il problema alla base è questa mentalità del provvisorio, del diritto ad ogni desiderio
senza il corrispettivo dovere. E perché no? Oggi la famiglia non è più culla della fede.
Si considera una cosa superflua, antica. Non è più culla della fede e neppure di ogni
tipo di educazione. Si considera autoritario ogni insegnamento che abbia la pretesa di
parlare di verità. La conseguenza? Agli occhi dei giovani la crisi dell’autorità. Di
ogni autorità: professori, maestri, genitori, sacerdoti e religiosi, politici.
Ecco perché si parla nella DSC del legame tra famiglia e società: famiglie forti sono
fondate su matrimoni forti, società forti sono formate su famiglie forti.
E di fronte alle difficoltà reali e ideologiche della famiglia e sulla famiglia il Papa ci
invita a ciò che sta veramente alla base della famiglia: “è importante la testimonianza
dell’amore”.
Nella nostra vita queste riflessione possono incarnarsi o rimangono illusioni, sbagli,
utopie?
Di fronte alla tendenza occidentale di voler considerare famiglia ogni forma di
unione, non solo quelle non fondate sul matrimonio, ma anche quelle provvisorie,
non stabili e spesso senza volontà di stabilità, che dovrebbe fare la Chiesa? Intanto sta
discutendo, allargando la discussione alle Diocesi in vista del Sinodo del prossimo
ottobre. Non si sta nascondendo. Non dice si è sempre fatto così. Ma cerca seriamente
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di tenere fisso lo sguardo su Gesù, che deve essere il punto di partenza e di arrivo di
ogni discernimento.
Capite bene che il discorso è parziale perché l’argomento è importante e ampio
soprattutto alla luce delle situazioni di difficoltà concreta che si vivono oggi. Ma la
nostra riflessione vuole mettere a fondamento Gesù Cristo. E la riflessione della DSC
non vuole darci leggi, soluzioni realistiche, ma semplicemente quelli che sono gli
strumenti per un discernimento concreto. Ci indicano la strada, la via. Poi sta a
ciascuno di noi, intraprenderla concretamente.
La famiglia continua ad essere una grande risorsa, e non solo un problema o
un'istituzione in crisi.
Concludiamo questo primo incontro con alcune riflessioni della Relatio Synodi, il
documento conclusivo del Sinodo del 2014.
Alcuni aspetti positivi oggi riguardano una più grande libertà di espressione, il
migliore riconoscimento dei diritti della donna e del bambino; uno degli aspetti
negativi è il pericolo di un individualismo esasperato che snatura i legami familiari e
finisce per considerare ogni membro della famiglia come un’isola, facendo prevalere
l’idea di un soggetto che si costruisce secondo i propri desideri assunti come un
assoluto. Quindi il rischio di vivere in modo egoista e una fragilità affettiva. La
Chiesa cerca di dare una parola di speranza generale e specifica nei singoli casi. Vi
riporto il n. 11:
“In questo contesto la Chiesa avverte la necessità di dire una parola di verità e di
speranza. Occorre muovere dalla convinzione che l’uomo viene da Dio e che,
pertanto, una riflessione capace di riproporre le grandi domande sul significato
dell’essere uomini, possa trovare un terreno fertile nelle attese più profonde
dell’umanità. I grandi valori del matrimonio e della famiglia cristiana corrispondono
alla ricerca che attraversa l’esistenza umana anche in un tempo segnato
dall’individualismo e dall’edonismo. Bisogna accogliere le persone con la loro
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esistenza concreta, saperne sostenere la ricerca, incoraggiare il desiderio di Dio e la
volontà di sentirsi pienamente parte della Chiesa anche in chi ha sperimentato il
fallimento o si trova nelle situazioni più disparate. Il messaggio cristiano ha sempre in
sé la realtà e la dinamica della misericordia e della verità, che in Cristo convergono”.
Forse siamo stati poco concreti? La formazione è anche questo, cercare di arrivare a
ciò che sta alla base, in questo caso della famiglia. E ricordate che la DSC non dà
risposte, ma come dice il compendio: “Il cristiano sa di poter trovare nella dottrina
sociale della Chiesa i principi di riflessione, i criteri di giudizio e le direttive di
azione da cui partire per promuovere un umanesimo integrale e solidale”.
Quale sono le sfide della famiglia oggi? C’è un’attenzione pastorale della Chiesa
verso determinate situazione, ma la sfida principale è quella antropologica. C’è alla
base l’idea dell’uomo e della sua natura.
Capite che è diverso pensare la famiglia come una semplice forma della vita
individuale, privata, dove si gioca solo il lato affettivo dell’uomo, affidata
esclusivamente alle nostre scelte (e quindi tutto è allo stesso livello, qualunque scelta
è legittima) e la famiglia intesa come relazione (eterosessuale), come forma sociale
primaria, generativa di vita umana e sociale. Per natura prima che per scelta. Secondo
voi?
Uno dei motivi per cui si tende a non ascoltare il discorso della Chiesa sulla famiglia
è dovuto al concentrarsi quasi esclusivamente, anche dai cristiani, sul discorso di
morale sessuale. E questo occulta la questione antropologica, economica e sociale. La
Chiesa ha molto da dire e deve dirlo.
Il suo realismo può aiutare a far cogliere la forza di quella promessa mediante la
quale gli sposi si donano mutuamente. Può anche aiutare a far comprendere che la
felicità familiare si costruisce, giorno dopo giorno, attraverso gli innumerevoli gesti
in cui ciascuno dei coniugi impara ciò che significa amare.
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È bello accostare alla famiglia una parola che si usa spesso ma risulta quasi senza
senso: felicità. La famiglia è il luogo privilegiato della felicità: c’è un cammino di
felicità per la famiglia, che segue un piano divino, una chiamata all’amore.
In una società segnata dall’effimero, una tale parola di speranza è oggetto di profonda
attesa.
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