famiglia e lavoro

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Schilpario, 01 febbraio ‘07
FAMIGLIA e… LAVORO
Sintesi conversazione a cura di don Francesco Poli
1. Nell’attuale contesto, la famiglia (Istituto naturale fondato sul matrimonio!) è sottoposta a
spinte contraddittorie che la portano alla destrutturazione, con gravi conseguenze per la società
civile e la stessa vita politica. La famiglia è svuotata della sua essenza, perchè il suo fondamento
è individuato unicamente nel consenso, nella convenzione, in una libertà incondizionata. In
questo modo essa è esposta all’arbitrio dei sistemi legislativi. L’enfatizzazione della dimensioni
psicologiche, intersoggettive, finisce per pregiudicare l’identità totale, la cittadinanza, la
soggettività sociale, la rilevanza pubblica. L’appiattimento delle sue relazioni strutturali su
quelle soggettive, la sottovalutazione dei risvolti istituzionali e normativi, che la riducono a
coppia di mera convivenza, ne atrofizzano e impoveriscono la vita interna, rendendola
insignificante per il bene delle altre società. Gli Stati, con le loro politiche non raramente hanno
contribuito ad assistenzializzare e a deresponsabilizzare le famiglie, la chiamano in causa
soprattutto per la tutela dei figli minori, specie di quelli disadattati o a rischio, per gli anziani
non autosufficienti, per i membri deboli (handicap).
2. Ambiguità ed incertezze nella nuova legislazione a proposito della famiglia, l’apporto
della DSC.
Un caso dell’atteggiamento emblematico degli Stati è rappresentato in Italia dalla Legge
328/00, legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali.
Frutto di un nuovo modo di concepire il rapporto tra Stato, società, mercato e famiglia. In questa
legge si scorge l’intenzionalità ed affermazioni che presuppongono l’autonomia della società
familiare; la sua soggettività di ente comunitario; la sua funzione sociale e politica. Si possono
anche scorgere sedimentate incertezze relative al principio di sussidiarietà, identità della
famiglia, che dipendono dalla condizione culturale odierna. Oggi non esiste più un modello
dominante di società, di famiglia, quella basata sul matrimonio, su un rapporto stabile tra uomo
e donna, aperto alla fecondità… Questa legge (328/00) esprime a livello nazionale ciò che la
Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea esprime a livello superiore (articoli 9 e
33). La crisi europea del quadro di riferimento valoriale, oltre che culturale, investe
specificatamente la famiglia in quanto elemento essenziale e costitutivo della società. Proprio
perché la famiglia è “cartina di tornasole” della realtà sociale, la crisi del diritto trova nella
pretesa di andare verso il caos dell’organizzazione della famiglia fondata sul matrimonio il suo
più rilevante, dirompente e sconvolgente fenomeno. E’ la crisi di quella che potremmo definire
“l’identità rinascimentale”, siamo la fine di un’epoca. Ora potremmo definire la nostra epoca
come quella dell’ “illuminismo insoddisfatto”, contrassegnata dal simbolo dell’omoessualità
come incapacità di confrontarsi con la totale alterità dell’uomo-donna e con il suo significato
per la società, e la civiltà. Il contesto europeo (dall’aspetto normativo) non parte da una
definizione di famiglia: si ha l’impressione che si mettano sullo stesso piano modelli familiari
non omogenei, quasi equiparando famiglia fondata sul matrimonio, unioni di fatto, omosessuali.
Non si esplicita una preferenza per la famiglia tradizionale, cosa che invece avviene nella
Costituzione Italiana (articoli 29-31).
In generale: la base culturale soggiacente, la sua formulazione piuttosto vaga, appare
insufficiente a sostenere e a giustificare l’autonomia della famiglia, la sua soggettività
aggregativa e solidale, nonché la sua funzione sociale e politica, cose che – per esempio – la
Legge quadro 328/00 presuppone soltanto. Unioni di fatto e omosessuali sono entità sociali non
fondate sul matrimonio. Mostrano un deficit costitutivo di stabilità e di assunzione di impegno
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costante che ne rende precaria l’esistenza relazionale e incerta la funzione sociale. (Come
attivarsi per la realizzazione di un sistema integrato di servizi…?).
Queste osservazioni sono formulate alla luce della visione di famiglia come si evince dalla
DSC: “Famiglia fondata e vivificata dall’amore tra uomo e donna. Si costituisce come
comunità di persone unite tra loro in un complesso di relazioni necessariamente durature, perché
hanno come fine la promozione del bene comune dei coniugi, dei figli, della società parentale, e
anche del bene della società civile e politica”.
3.
La famiglia nel sistema di Welfare: una anomalia italiana. Il trattamento che il
modello di welfare italiano ha riservato alla famiglia appare schizofrenico. Da un lato la Carta
Costituzionale sottolinea la rilevanza sociale ed economica delle funzioni della famiglia;
dall’altro esigenza di equità orizzontale del prelievo è quasi completamente trascurata e le
prestazioni sociali a favore della famiglia sono irrisorie. Nel periodo ‘91/’02 la pressione
italiana ha subito un massimo incremento (10%) a fronte della sostanziale attività negli altri
paesi europei, le prestazioni sociali alle famiglie (assegni familiari, indennità di maternità…)
sono drasticamente diminuite, tanto che la loro percentuale sul PIL nel nostro paese si è ridotto
allo o,4% contro il 3-4% degli altri paesi europei e l’istituto degli assegni familiari si è
trasformato in una misura assistenziale a sostegno dei “solo” lavoratori dipendenti “poveri”. In
pratica le familiare italiane con figli a carico subivano la pressione fiscale più pesante in Europa
e ricevevano le prestazioni sociali meno consistenti: viene naturale collegare questi “primati”
con l’altro primato detenuto dal nostro paese: quello del minore tasso di fecondità del mondo.
( In altri paesi europei, a parità di reddito, la differenza tra imposta gravante su chi non ha figli
e chi ha figli è consistente, in Italia essa è ancora irrisoria. La differenza di imposta diretta su
un reddito nominale di circa € 30.000, per una famiglia con due figli e una senza figli è circa di
€ 4.000 in Francia e di €. 7.000 in Germania, mentre in Italia è poco più di €. 1.000).
A differenza di quanto avviene in altri paesi europei, in Italia il sistema fiscale sembra ritenere
che la capacità contributiva delle famiglie sia influenzata in misura irrilevante dalla presenza di
figli a carico e dall’eventuale scelta di uno dei coniugi di dedicare tempo a curare, mantenere ed
educare i figli. Il costo del mantenimento e della cura dei minori e degli adulti inoccupati, è
praticamente considerata alla stregua di una mera “donazione”privata
(Supponiamo che mediamente in figlio resti a carico della famiglia per 20/25 anni,
l’investimento della famiglia per il solo mantenimento di un figlio
ammonterebbe
sommariamente a € 200.000, ma mentre il sistema fiscale riconosce in vario modo agli
investimenti in macchinari e attrezzature o allevamento del bestiame, il valore sociale di una
attività che concorre ad incrementare il capitale produttivo, nessun rilievo viene riconosciuto
all’investimento della “risorsa umana” dalla quale dipende lo stesso sviluppo competitivo del
sistema).
4. La famiglia ha rilevanza economica, civile e politica e relazioni con il mercato.
La famiglia è uno dei temi centrali della DSC, proprio per il suo rapporto con la società.
Famiglia come comunione- comunità di vita fondata sull’amore coniugale.
La comunità coniugale sorge da un patto d’amore (matrimonio);
Matrimonio e la sua indissolubilità;
La famiglia è società e istituzione (un noi e insieme organizzato stabilmente)
Dimensioni antropologiche della famiglia e dell’amore
La famiglia “centro” e “cuore” della civiltà dell’amore (umanizzazione)
La famiglia è società naturale (natura sociale dell’uomo)
La famiglia società “necessaria” per la vita sociale, nazionale
La famiglia società originaria, primordiale, prestatale, “sovrana”
La famiglia è “unità giuridica”, soggetto di diritti e di doveri
Rilevanza civile e politica della famiglia
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Rilevanza economica.
Essa è soggetto con consistenza economica, civile e politica; come anche soggetto interrelato
con l’economia, la società e la politica in se stesse. La famiglia è un soggetto economico, con
un benefico influsso sul mercato, società civile e politica.
I pontefici non ignorano la soggettività economica della famiglia. Essa è una unità di
produzione, acquisto, consumo, risparmio, investimenti. La famiglia è nucleo di persone che
ha la responsabilità della sua sussistenza, consistenza e sicurezza. Pertanto deve produrre beni e
servizi compatibilmente alle proprie possibilità; deve organizzarsi nella gestione del tempo e
pensare a lavorare e mandare a lavorare i suoi componenti. La famiglia, come soggetto di
consumo, come nucleo composto da persone che devono lavorare, risparmiare ed investire, offre
alle imprese forza-lavoro, possibilità di produrre ricavi, finanziamenti. Le imprese a loro volta
offrono aree di investimento dei risparmi, stipendi, prodotti finiti. Non si può tuttavia non notare
come nella DSC l’interesse della famiglia come soggetto economico viene in secondo luogo alle
considerazioni di carattere etico, sociale e religioso. E’ soprattutto il magistero di Giovanni
XXIII che fa riferimento alla famiglia come unità produttiva, impresa a conduzione familiare
nel settore agricolo e artigianale (Mater et Magista 90 e 154). Successivamente il tema viene
ripreso da Giovanni Paolo II: nella Centesimus annus si parla del rapporto famiglia e lavoro nel
contesto della ristrutturazione dei rapporti tra Stato, società e mercato sulla base del principio di
sussidiartietà (Centesimus annus 49). La famiglia viene presentata quale “comunità di lavoro e
solidarietà”.
Tuttavia l’accenno alla famiglia quale comunità di lavoro consente di aprire lo sguardo su
prospettive interessanti.
In CA la famiglia, con la sua opera educativa, è strettamente preziosa per l’economia in genere
e il mercato in particolare, quanto all’affidabilità delle persone, alla loro moralità, virtù non
secondarie rispetto all’efficienza e efficacia dell’organizzazione produttiva e distribuzione
dei beni. La famiglia stabile e fedele forma un vero e proprio “capitale”, quanto mai necessario
per l’ethos sociale e il mercato. Inoltre l’economia diventa sempre più efficace nella misura in
cui si garantisce un ricambio generazionale grazie all’immissione di soggetti economici giovani
e imprenditivi. La famiglia svolge un ruolo economico non solo sul piano della crescita
dell’economia, ma anche nella distribuzione più equa del reddito. Essa investe nel capitale
umano, svolge la funzione di produzione di servizi nella sfera non di mercato, ha una capacità
distribuzione delle risorse al proprio interno in base al bisogno: la famiglia svolge così un
ruolo di riequilibrio delle risorse in modo più efficace di quello svolto dallo Stato sociale. Essa
ha una valenza strategica per lo sviluppo economico sostenibile, oltre che per la crescita e la
cura delle persone, per una maggiore giustizia.
Da tutto ciò dovrebbe conseguire, da parte delle imprese, del mercato e dello Stato,
un’attenzione particolare per i nuclei familiari, per i problemi della denatalità, per le politiche
fiscali e della casa. Si dovrebbe cioè riconoscere esplicitamente che famiglia e figli, sono
beni comuni, beni pubblici su cui è necessario investire per il futuro (cf. Lettera alle
famiglie).
Un rapporto tutto speciale lega tra loro il mondo del lavoro, la famiglia e la società.
“Il lavoro è il fondamento su cui si fonda la vita familiare. La quale è un diritto naturale ed una
vocazione dell’uomo. Questi due cerchi di valori devono unirsi tra sé correttamente, e
correttamente permearsi. Il lavoro è, in un certo modo, la condizione per rendere possibile la
fondazione di una famiglia, poiché questa esige i mezzi di sussistenza , che in via normale
l’uomo acquisisce mediante il lavoro. Lavoro e laboriosità condizionano anche tutto il processo
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di educazione della famiglia, proprio per la ragione che ognuno diventa uomo, fra l’altro,
mediante il lavoro, e quel diventare uomini esprime appunto lo scopo principale di tutto il
processo educativo…”. (Laborem exercens 10).
La famiglia è una comunità resa possibile dal lavoro: è la prima interna scuola del lavoro per
ogni uomo. Siccome il lavoro è essenziale per fondare la famiglia, mantenerla e garantirle una
base di stabilità, la DSC ha più volte proposto a partire dalla Quadragesimo anno (QA. n 7172), la prospettiva di un salario familiare, sufficiente cioè a mantenere e far vivere
dignitosamente il singolo lavoratore e la sua famiglia.
La necessità di garantire a tutti la possibilità di soddisfare le esigenze della famiglia
richiede la collaborazione dei vari soggetti sociali che operano nel mondo del lavoro e hanno
responsabilità: lavoratori, imprenditori, portatori di capitali, dirigenti, Stato, sindacato, società
civile…
5. Viaggio tra le preoccupazioni delle famiglie.
E’ presente oggi il rischio di una esasperazione della sfera economica, e in essa dell’esperienza
lavorativa come priorità assoluta, definitoria della persona e di conseguenza della famiglia.
Testimonianze. Donne risorsa o problema…. Il problema dell’equilibrio tra lavoro e famiglia
non riguarda solo le donne. Essa ha senz’altro anche a che vedere con i rapporti in genere, ma
soprattutto una questione che coinvolge tutta la famiglia e anche l’impresa, la comunità sociale.
Solo in apparenza è una questione privata.
L’attuale impostazione dell’economia richiede un costante adeguamento alle esigenze del
lavoro. La struttura del mercato e le politiche in materia di lavoro vengono vissute dalla famiglia
prevalentemente come vincoli con cui fare i conti. La famiglia all’interno di questa dinamica si
riconosce e si “percepisce” debole, ignorata ed ininfluente sull’organizzazione del lavoro. Il
mondo economico sembra riconoscere alla famiglia un ruolo solo in funzione dei consumi.
In realtà la famiglia è sempre stato motore dell’economia. Sono proprio l’organizzazione della
vita familiare, le strategie demografiche, i rapporti con la parentela e con la comunità di vita, i
mutamenti dei cicli biografici e così via ad avere importanza decisiva nella configurazione dei
comportamenti economici. E’ soprattutto grazie alla famiglia che si è determinato e sviluppato,
nel singolo e nella comunità, le strategie imprenditoriali, le capacità di risparmio, le scelte di
investimento, il processo di socializzazione al lavoro e ai comportamenti economici, la
formazione e specializzazione del capitale umano.
6. Famiglia, risorsa a favore del capitale sociale e dell’economia.
La famiglia è dotata da un’innegabile soggettività economica. A seconda delle possibilità e
necessità essa è unità di produzione di beni e di servizi, centro di acquisto e consumo, di
risparmio e investimento.
La famiglia funge da filtro tra individuo e mercato per quanto concerne le scelte
di consumo;
La famiglia è un potente ammortizzatore sociale, perché punto di raccolta e di
smistamento dei redditi dei propri membri, che concorre ad una distribuzione più equa della
ricchezza;
E’ il più grande riduttore di costi e di disagio sociale operante nel mondo, il
soggetto più efficace della produzione di welfare
La crisi e il declino della famiglia tradizionale, producono una notevole quantità di forme di
disagio, depauperano il capitale umano, erodono il capitale sociale delle altre società e anche
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dell’economia. Anche solo in termini di costi e benefici, è chiaro che è conveniente investire
sulla famiglia. E’ una delle vie privilegiate per potenziare l’economia, la società civile, lo stesso
welfare. La famiglia non ha bisogno di elemosina, assistenzialismi: va riconosciuto quanto fà.
Una politica vera per la famiglia non si identifica con una politica di mera lotta alla
povertà; è qualcosa di più: una serie di provvedimenti e di investimenti che la potenziano,
guardando ad essa non tanto come ad uno degli elementi di costo del bilancio pubblico, ma
soprattutto come ad una risorsa strategica della realizzazione del bene comune e della
migliore produzione del welfare.
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