AVANGUARDIA della TRADIZIONE
Percorso cinematografico dedicato a Giordano Bruno
MICHELE CILIBERTO racconta GIORDANO BRUNO E LA FILOSOFIA DEL RINASCIMENTO
in un DVD di natura didattica (60’ c.) che riassume efficacemente, in forma filmata, l’ardita
speculazione del Nolano.
A seguire: un filmato su ILARIA CAPUA (da You tube- 10' c.).
L’uomo è fatto della stessa materia universale del serpente o del leone: lo scarto sta nella mano, vero
principio di distinzione che ci consente di edificare la civiltà. Tutti gli uomini, sui quali “agisce il Sole
dello stesso Dio”, stanno sullo stesso piano. Così, nella polemica sulla natura degli indios, Bruno assunse
una posizione del tutto originale: in quanto frutti della stessa materia universale che ci produce in ogni parte
del mondo, siamo tutti uguali, diversi solo per il colore della pelle. La differenza, semmai, viene dal merito,
dall’operare: «Che ci piaccia o no, siamo noi la causa di noi stessi» anche perché - presume Bruno, in
una singolare mescolanza di neoplatonismo e attitudine materialistica -«non è la materia che genera il
pensiero, ma il pensiero che genera la materia».
L’assunto della materia universale mette, così, in discussione l’individualità dell’anima, tema
(centrale nel corso del processo culminato con la condanna al rogo) che mal si concilia con l’idea del
merito personale. Sennonché la società degli uomini va avanti solo attraverso l’impegno e le virtù dei
singoli. E ciò che connota l’uomo è la libertà della ricerca. Per questo, in Bruno è centrale il rapporto
tra biografia e filosofia, come in pochi altri filosofi. Il suo nome è associato per sempre all’idea di
universo eliocentrico infinito, accresciuta dalla dottrina di un’infinita pluralità di mondi. È un nuovo
inizio, una nuova cosmologia che spezza le catene del geocentrismo, di cui fanno parte le riflessioni
analitiche sui rapporti tra vita e materia, tra vita e infinito. Permanenza nella mutazione, mutazione nella
permanenza: nessuna cosa è sempre uguale a se stessa ma tutte sono fatte di indivisibili uguali. Ciò che
non si vede, ciò che la realtà materiale non permette di cogliere, il Bruno - artista cerca di metterlo sotto
gli occhi degli uomini; attraverso le immagini, ciò che si nasconde dietro le apparenze, offre uno spiraglio
di luce in un universo fatto di ombre e di inganni, di illusioni e di finzioni, di mutazioni e di
vicissitudini.
La natura infinitamente feconda è in continuo divenire: «Non vedete voi che quello che era seme si fa
erba, e quello che era erba si fa spica, da che era spica si fa pane, da pane chilo, da chilo sangue, da questo
seme, da seme embrione, da questo uomo, da questo cadavere, da questo terra (…) e cossì oltre, per venire
a tutte le forme naturali? » (De la causa, principio et uno ). La vita dell’uomo « è medesima in essenza
specifica e generica con quella de le mosche, ostreche marine e piante, e di qualsivoglia cosa che si trovi
animata o abbia anima». La base di ogni aggregato vivente infatti, è composta dalla stessa «materia
corporale» e dalla stessa «materia spirituale» (Cabala del cavallo pegaseo).
Se la mutazione delle specie fosse illimitata prima o poi qualcuno, forse Charles Darwin “ avrebbe potuto
sostenere che un muschio potesse, modificandosi, diventare una magnolia, o un’ostrica un assessore
comunale “. A tale prospettiva, notava un sospettoso interlocutore dello stesso Darwin, più di un
assessore, mangiando il suo paté di ostriche, si sarebbe allarmato. Forse è lo stesso allarme che (non)
scatta allorché dal «serbatoio animale» emergono virus come quelli dell’influenza aviaria e della suina,
isolati nel laboratorio padovano della dottoressa Ilaria Capua.
La proiezione è in programma
lunedì 14 febbraio– Ore 13,45 in Aula magna