LA RICERCA CONTINUA
Le ghiandole impazzite
mandano segnali AMBIGUI
Corbis
TUMORI D’ORGANO
di Agnese Codignola
I tumori endocrini possono non essere
pericolosi, ma solo finché non mandano
in circolo ormoni in gran quantità.
Ora vi sono però nuovi modi
di diagnosticarli e curarli
alvolta coesistono per quelle neoplasie che originatutta la vita con l’orga- no in un organo nel quale
nismo che li ospita, vengono prodotti e rilasciati
senza dare alcun segno di sé. ormoni quali, per esempio, la
In altri casi si manifestano, tiroide, l’ovaio o il testicolo,
ma hanno una progressione l’ipofisi.
Spesso, però, quando si
così lenta da non costituire
un pericolo concreto. Per parla in modo generico di
tumori endocriqualche malato,
ni, ci si riferisce
invece, possono
I sintomi
gruprappresentare
della malattia apoundifolto
neoplasie
una minaccia
anche
grave, possono essere rare, che interesvariabili
sano vari organi
soprattutto perdell’apparato
ché non ci sono,
se non in casi particolari, gastrointestinale.
In tutto l’addome sono
screening per la diagnosi precoce e perché sovente vengo- presenti cellule che hanno il
no diagnosticati quando è compito di regolare, a livello
tardi e la malattia si è diffusa: locale, il buon funzionamensono i tumori endocrini, che to degli organi adiacenti graappartengono tutti a una zie alla secrezione di sostanze
grande famiglia, ma sono ormonali. Ne sono un classidiversissimi tra loro. Si pos- co esempio le cellule che consono infatti definire tali tutte trollano la secrezione di insu-
T
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lina e glucagone nel pancreas, gli ormoni che regolano il tasso di zuccheri nell’organismo. Ma queste cellule
possono andare incontro a
una proliferazione incontrollata e dare disturbi abbastanza tipici da riconoscere, proprio perché dovuti a un
eccesso di ormoni.
“Le cellule endocrine”
spiega Riccardo Vigneri,
direttore dell’Istituto di
medicina interna e malattie
endocrine e metaboliche dell’Università di Catania,
“hanno un’origine anche
embriologicamente diversa
dalle altre e, in generale, una
bassa malignità e una proliferazione piuttosto lenta, al
punto che di solito non si
muore per un tumore endocrino, ma per l’eccesso di
ormoni da lui prodotti. Va
però detto che, proprio perché si tratta di ormoni, cioè
di sostanze molto attive
anche in quantità minime,
anche un piccolo squilibrio
nel metabolismo ormonale
dà sintomi caratteristici, che
sta all’endocrinologo e all’oncologo riconoscere”.
In media i tumori endocrini non pancreatici colpiscono una - due persone ogni
100.000, mentre quelli pancreatici quattro su un milione; i primi originano più
spesso nell’appendice, nell’intestino tenue e nel retto; i
secondi possono interessare
tutti i tipi di cellule contenute nel pancreas. Dato che
queste si occupano ognuna di
produrre un diverso ormone,
i sintomi della malattia possono essere estremamente
variabili.
La rarità di questi tumori
e la variabilità delle manifestazioni fanno sì che i pazienti cerchino spesso un sostegno e un punto di riferimento. Per questo è nato il Centro nazionale per lo studio e
la cura dei tumori endocrini,
presso l’Istituto nazionale dei
tumori di Milano, di cui si
parla più ampiamente nel
riquadro a pagina 6.
I FATTORI DI RISCHIO
Non esistono fattori di
rischio accertati né screening
per la diagnosi precoce. Ci
sono però alcune forme familiari, nelle quali si hanno più
tumori in contemporanea, e
che per questo sono chiamate
MEN (da neoplasia endocrina multipla), nelle quali sono
presenti specifiche alterazioni
genetiche. “Le MEN sono di
due tipi” spiega Vigneri. “Il
tipo uno, che colpisce l’ipofisi, il pancreas e le ghiandole
paratiroidi, e il tipo due, che
si sviluppa nelle ghiandole
surrenali, nella tiroide e nelle
paratiroidi. Grazie anche alla
ricerca italiana, da alcuni
anni sappiamo che la MEN 1
è caratterizzata dalla mutazione di un gene oncosoppressore chiamato menina, e
la due dall’espressione di un
oncogene chiamato RET.
Ora possiamo dunque tenere
sotto controllo tutti i familiari di una persona nella quale
si scopra una MEN fin dalla
più tenera età con semplici
esami del sangue, e stiamo
cercando di capire se anche
negli altri tumori endocrini
ci siano mutazioni specifiche”.
LE POSSIBILITÀ
DIAGNOSTICHE
La diagnosi di questi
tumori avviene tramite una
combinazione di metodiche
diverse, che varia a seconda
del tipo di malattia. Il primo
dubbio può arrivare dai sintomi, variabili a seconda
della sede colpita e del tipo
istologico di neoplasia. Così i
tumori caratterizzati da
un’eccessiva produzione del
trasmettitore serotonina si
presentano con un arrossamento al volto e al collo,
diarrea e, meno spesso, difficoltà di respirazione simile a
quelle tipiche dell’asma.
Gli insulinomi hanno
come elemento di distinzione
una iperproduzione di insulina, che porta a ipoglicemia,
che si può manifestare con
disturbi della vista, debolezza, sudorazione, stato confusionale
e, meno
spesso, crisi epilettiche; in individuare e seguire tramite
casi estremi può causare la semplici esami del sangue”
morte per crisi ipoglicemica. sottolinea l’esperto.
Per capire dove è situata
I gastrinomi sono contraddistinti da un eccesso dell’or- esattamente la massa e che
mone gastrina che, a sua dimensioni ha ci si avvale
dell’endoscopia,
volta, provoca
della risonanza,
ipersecrezione
Stretta
radiografia
di acidi nello
collaborazione della
o di scintigrafie,
stomaco, che
tra oncologo classiche o con
danno dolori,
ulcere e diarrea. ed endocrinologo un marcatore
specifico chiaAltri ormoni
daranno ovviamente luogo a mato octreotide, che ha una
sintomi diversi, che tocca grande affinità per una proteina presente nella maggior
all’oncologo riconoscere.
“Si tratta talvolta di sinto- parte dei tumori endocrini, il
mi caratteristici, ma in altri recettore per la somatostaticasi sono simili a quelli di na, e che secondo alcuni
altre malattie” chiarisce studi è in grado di rilevare la
Vigneri. “È quindi più che presenza di una neoplasia nel
mai indispensabile una dia- 90 per cento dei casi. La
gnosi accurata, che deriva da TAC, invece, è più utile nelle
una stretta collaborazione tra fasi successive, per verificare
l’endocrinologo e l’oncologo, in tempo reale l’efficacia
anche perché di norma, a un della terapia.
medico capita di vederne
solo qualcuno in tutta la sua
carriera”.
Il passo successivo prevede
il dosaggio degli ormoni
interessati e dei loro prodotti
nel sangue e nelle urine.
“Questo è un altro vantaggio
di questi tumori: si possono
TUMORI D’ORGANO
TESTIMONIANZA
a degenerazione e muore.
TERAPIE
La radioterapia ha un
MULTIFORMI
ruolo
anche in questo tipo di
Essendo malattie molto
diverse, anche l’approccio neoplasie, anche se purtropterapeutico cambia a seconda po esse sono più soggette di
dei casi e utilizza tutti gli altre allo sviluppo di resistrumenti oggi a disposizio- stenza.
“La terapia farmacologica”
ne. Quando è possibile, si
ricorre alla chirurgia, perché spiega Vigneri “ha visto svil’intervento può essere cura- lupparsi negli ultimi anni
tivo. Talvolta si decide di alcune novità, nonostante le
operare per ridurne la massa; aziende farmaceutiche non
sovente l’intervento contri- investano molto in un settore
che interessa
buisce ad alleviare i sintoGli investimenti così pochi
malati e la
mi, soprattutindustriali
ricerca
sia
to quando la
sono scarsi
lasciata più
neoplasia è a
che altro ai
crescita lenta.
perché sono
centri pubbliUn altro
forme rare
ci e a progetti
approccio,
valido quando ci sono meta- come quelli finanziati dalstasi al fegato, è quello che l’AIRC”. Infine anche la cheprevede l’embolizzazione mioterapia classica viene utidelle masse, cioè la loro eli- lizzata per combattere i
minazione tramite l’iniezio- tumori endocrini. Va ricorne, nella vena cava, di sferet- dato però che i risultati di
te di materiale inerte o di questi farmaci non sono semsostanze chimiche come l’al- pre omogenei e solo di rado
col o, ancora, tramite il calo- risolvono in maniera definitire generato dalla radiofre- va; non a caso la ricerca
quenza. In questo modo il punta su molecole più innotessuto canceroso va incontro vative.
Il nuovo centro nazionale di riferimento
I tumori neuroendocrini sono malattie molto eterogenee, talvolta
caratterizzate da una crescita e una malignità estremamente basse,
in altri casi aggressive e con sintomi che compromettono
gravemente la qualità della vita, fino a causare la morte. Le
differenze nella sede di insorgenza, nel tipo istologico e nella
capacità di proliferare rendono molto diversi anche la diagnosi e
l’approccio terapeutico, come pure le probabilità di guarigione. Oltre
a ciò si tratta di malattie rare, non sempre facili da riconoscere
neppure per lo specialista, con alcune caratteristiche comuni e note,
ma con molte peculiarità non del tutto chiare nei dettagli.
Per coordinare meglio le ricerche in questo ambito e fornire ai
medici, ma soprattutto ai malati un punto di riferimento unico su
tutto il territorio italiano, a Milano è stato fondato il Centro nazionale
di riferimento per lo studio e la cura dei tumori endocrini, presso
l’Unità operativa di oncologia medica 2 dell’Istituto nazionale per lo
studio e la cura dei tumori di Milano diretta da Emilio Bajetta, che è
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anche l’attuale presidente dell’Associazione italiana di oncologia
medica (AIOM).
“Gli obiettivi primari del centro” spiega Bajetta “sono il
miglioramento delle conoscenze scientifiche e la progettazione di
strategie terapeutiche innovative e multidisciplinari. Per quanto
riguarda gli studi scientifici, il ruolo del centro è soprattutto quello di
coordinare i progetti di ricerca che abbiano come finalità la
conoscenza della storia naturale e delle caratteristiche clinicobiologiche di queste rare neoplasie e organizzare incontri, seminari,
congressi e corsi di aggiornamento. Inoltre verranno attivati percorsi
diagnostici e terapeutici innovativi, in modo tale da offrire al
paziente, in ogni momento della malattia, il miglior trattamento
possibile, e ai medici e agli oncologi che non lavorano all’interno
della nostra struttura tutta l’esperienza − ormai pluriennale − del
nostro centro. Anche i pazienti possono rivolgersi a noi,
per ottenere informazioni o per un secondo parere”.
Far fronte
all’INATTESO
di Agnese Codignola
Una giovane donna racconta la
diagnosi quasi casuale e una battaglia
faticosa per arrivare alla guarigione
LA RICERCA CONTINUA
momento più duro, quello in
cui ho preso veramente coscienza di ciò che mi stava capitando
e ho iniziato a parlare con quell’ospite indesiderato che era
venuto a sconvolgere una vita
felice, per ripetergli ogni giorno
che non ce l’avrebbe fatta a vincere” riferisce Stefania, raccontando come oltre alla battaglia
con il cancro abbia dovuto
affrontare anche quella contro i
pregiudizi. “Coloro che mi stavano intorno erano molto più
spaventati di me, mi compativano, piangevano e toccava a me
consolarli e dare speranza; altri
si sono allontanati come se aves-
si la peste. Nel contempo il mio
rapporto con mio marito si è
rivelato solidissimo, e lui una
persona eccezionale. Abbiamo
lottato insieme e con il suo
sostegno ho recuperato la voce,
cosa che non era affatto scontata”. Anche per sconfiggere l’ignoranza Stefania ha scritto un
libro-diario intitolato ‘Cancro
di segno e... di fatto’ sulla sua
esperienza (con la prefazione di
Umberto Veronesi), che la fondazione dei pazienti dell’IEO
Sottovoce ha stampato in
10.000 copie e distribuisce gratuitamente ai pazienti che lo
richiedono.
È
una storia di coraggio maligno me lo ha detto in
quella di Stefania Tozzini, modo secco, ma in quello stesso
una storia di quelle che istante mi ha dato una speranza,
mostrano a chi sta affrontando perché mi ha detto subito che si
un tumore come sia possibile poteva operare” racconta Stefareagire in modo positivo a un’e- nia. Era il 19 luglio, subito
sperienza che di certo è difficile, ribattezzato dalla ragazza, che
ma che può anche rappresenta- non ha mai perso il suo senso
re un momento di crescita per dell’umorismo (come dice lei da
tutti coloro che ne
allora diventato
sono toccati.
Un gonfiore sense of tumour)
Stefania ha 23
‘tumour day’, e
sul collo
anni e due gemelli
iniziava allora un
è l’inizio
di 18 mesi, Aleslungo rapporto
di una brutta conflittuale con la
sandro e Christian, quando una
malattia, che alla
avventura
sera del giugno
fine ha visto Stefa2000, tornando dalle vacanze, nia vincitrice.
scopre un gonfiore sospetto nel
Durante l’intervento si scocollo e inizia a provare un certo pre che il cancro ha già dato
fastidio a deglutire. Va a farsi qualche metastasi ai linfonodi
vedere, ma né il medico di fami- del collo e che ha intaccato il
glia né l’endocrinologo hanno nervo ricorrente, che è quello
alcun sospetto, anche perché gli che provvede alle corde vocali, e
esami della funzionalità tiroi- l’operazione dura sei ore anziché
dea, nonostante la ghiandola sia le tre previste. Ma il peggio
già stata colonizzata dalla neo- viene dopo, quando la giovane
plasia, sono del tutto normali. accetta di sottoporsi a una tecniUn mese dopo, durante l’enne- ca allora sperimentale presso l’Isima visita una giovane endocri- stituto europeo di oncologia
nologa, un po’ per caso, vede il (IEO) di Milano, la radioterapia
collo di Stefania, si insospettisce metabolica, che la costringe a
e la convoca per la mattina stare tre giorni ricoverata in isoseguente, per fare un’ecografia. lamento e poi un mese lontana
“Che si trattava di un tumore dai suoi figli. “Quello è stato il
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