Torino, 17 ottobre 2016 Laurea triennale in Filosofia Anno accademico 2016/2017 FILOSOFIA TEORETICA LO SCONTRO DELLE IMMAGINI (1/4) IV secolo a.C. Enrico Terrone (FMSH-CEM, Paris / LabOnt, Turin) Temi della lezione 1) La nozione di filosofia teoretica 2) Democrito 3) Platone 3) Aristotele Filosofia teoretica Filosofia teoretica I filosofi teoretici ambiscono a costruire immagini che raffigurano il mondo nella sua interezza. Il problema della filosofia teoretica è il problema dell’immagine del mondo. Fare filosofia teoretica significa prendere sul serio la metafora dell’immagine del mondo. Filosofia teoretica «Un’unica cosa è la saggezza, comprendere la ragione per la quale tutto è governato attraverso tutto» (Eraclito, V secolo a.C.). «Bisogna che tu impari a conoscere ogni cosa, sia l’animo inconcusso della ben rotonda Verità, sia le opinioni dei mortali, nelle quali non risiede legittima credibilità. Ma tuttavia anche questo apprenderai, come le apparenze bisognava giudicasse che fossero chi in tutti i sensi tutto indaghi» (Parmenide, V secolo a.C.). «Dire come le cose, nel senso più ampio del termine, stanno insieme, nel senso più ampio del termine: cioè fornire un’immagine complessiva della realtà» (Sellars, 1962) Filosofia teoretica Le immagini del mondo mostrano: – quali entità vi sono (ontologia) – come sono costituite (metafisica) – come, date queste entità, si dia l’esperienza soggettiva (fenomenologia) – come, date queste entità, si siano il pensiero (logica) e la conoscenza (epistemologia) Poiché la filosofia teoretica è a sua volta un’attività di pensiero che ambisce alla conoscenza, l’immagine del mondo che ne risulta è un’immagine che raffigura anche se stessa. Filosofia teoretica Lo scopo di queste quattro lezioni è considerare il conflitto fra la “immagine scientifica del mondo” e la “immagine manifesta del mondo”, soffermandoci su quattro fasi storiche: – IV secolo a.C. (Democrito, Platone, Aristotele) – XVII secolo (Descartes, Hobbes, Newton) – XVIII-XIX secolo (Hume, Kant, Helmoltz) – XX secolo (Einstein, Husserl, Sellars) Democrito Democrito Democrito pone come principio fondamentale della natura una pluralità di particelle indivisibili e indistruttibili, di dimensioni piccolissime ma comunque finite, denominate atomi. Ciascun atomo è caratterizzato dalla sua forma geometrica, dal suo orientamento e dalla sua posizione nello spazio. Tutto quel che esiste deriva dai movimenti degli atomi nel vuoto: le cose iniziano a esistere quando gli atomi si aggregano per costituirle, e cessano di esistere quando gli atomi che le costituiscono si allontanano gli uni dagli altri. Democrito Gli esseri viventi sono anch’essi cose formate da atomi. Quel che li distingue dalle altre cose è il possesso di un’anima, la quale tuttavia, secondo Democrito, è anch’essa formata da atomi. L’anima non è altro che un peculiare aggregato di atomi. Mediante questa concezione dell’anima, l’atomismo democriteo oltrepassa i limiti di una mera teoria fisica per porsi invece come come sistema fisicalista di filosofia teoretica: un sistema che cerca di spiegare tutto quanto – compresi l’esperienza e il pensiero – in termini fisici. Democrito L’esperienza si genera quando gli atomi dell’anima sono colpiti da flussi di atomi provenienti dalle cose. In particolare, i flussi di atomi provenienti da una certa cosa producono nell’anima una rappresentazione di quella cosa. La rappresentazione ci mette in contatto con la cosa da cui deriva, ma non ci permette di riconoscere come è realmente quella cosa, perché le rappresentazioni contengono qualità come il colore o l’odore o il sapore, che non appartengono alle cose rappresentate e dipendono invece dall’impatto dei flussi di atomi sull’anima. Le uniche proprietà reali delle cose sono quelle che dipendono esclusivamente dal disporsi degli atomi nello spazio: la forma, la grandezza e la posizione. Democrito Democrito introduce così la distinzione fra proprietà reali delle cose (o proprietà primarie) e qualità che dipendono soltanto dal nostro modo di percepirle (proprietà secondarie o qualità secondarie). Sebbene per Democrito le cose abbiano soltanto proprietà primarie, l’anima percepisce sempre le proprietà primarie miste a quelle secondarie. Dunque l’esperienza percettiva è parzialmente ingannevole. Per capire come sono fatte realmente le cose, la percezione non basta: occorre un ragionamento che attribuisca alle cose soltanto le proprietà primarie che derivano dalla distribuzione degli atomi nello spazio. Democrito Gli atomi non potranno mai essere percepiti, essendo del tutto privi di qualità secondarie, mentre la percezione comporta necessariamente qualità secondarie. Gli atomi possono essere soltanto pensati, non percepiti. Per Democrito gli atomi sono come le lettere di un grande alfabeto con il quale si scrive tutto ciò che esiste, compresi l’esperienza e il pensiero. La concezione dell’anima come aggregato di atomi permette di ricondurre l’esperienza e il pensiero a moti di atomi nel mondo fisico. Democrito Resta però il problema di spiegare che cosa abbiano di speciale gli atomi dell’anima da renderli capaci di produrre l’esperienza e il pensiero. Democrito, stando alla testimonianza di Aristotele, li concepisce come «corpuscoli sferici invisibili di natura tale da non poter star mai fermi, e tali per cui muovendosi fanno muovere tutto il corpo» [Aristotele, De anima, A, 3, 406 b15]. Tuttavia manca una spiegazione convincente di come si possano generare l’esperienza e il pensiero dai meri movimenti di particelle di materia. Democrito Perché l’urto fra gli atomi di due sassi produce soltanto variazioni di posizione e movimento mentre dall’urto fra gli atomi di un sasso e quelli dell’anima si genera l’esperienza? Perché i movimenti reciproci degli atomi dell’acqua producono soltanto le onde mentre i movimenti reciproci degli atomi dell’anima producono il pensiero? La sfericità e il moto perpetuo restano comunque caratteristiche spaziali, per quanto peculiari, mentre l’esperienza e il pensiero non sembrano lasciarsi descrivere in termini spaziali. Come può derivare, da entità meramente spaziali, qualcosa di essenzialmente non spaziale? Platone Platone Platone condivide con Democrito la convinzione che l’esperienza non ci fornisca un’immagine adeguata della realtà, e che soltanto il pensiero razionale sia in grado di comprendere la realtà per come essa è veramente. A differenza di Democrito, Platone non crede però che la realtà sia costituita in ultima analisi da particelle materiali, bensì da idee. Platone Per Platone un’idea è una norma che prescrive come le cose devono essere. Casi paradigmatici di idee sono valori estetici ed etici quali ad esempio la bellezza, la giustizia, la virtù. L’idea di bellezza prescrive come devono essere le cose belle, l’idea di giustizia prescrive come devono essere le azioni giuste, l’idea di virtù prescrive come devono essere le persone virtuose. Queste idee sono valori perché, nel prescrivere come le cose devono essere, ci forniscono i criteri per valutarle. Platone Dal suo maestro Socrate, Platone ha imparato che un’idea non si può ridurre alle cose particolari che la esemplificano. Quando il generale Lachete cerca di definire il coraggio dicendo: «Un uomo che è capace di star fermo al suo posto, fronteggiando il nemico, senza fuggire via, è certamente un uomo di coraggio» [Lachete 190b], Socrate gli ribatte che questo è sì un esempio di coraggio, ma non una definizione in grado di afferrare l’idea di coraggio. L’esempio proposto da Lachete indica come agisce un uomo coraggioso in una certa circostanza, ma non è in grado di stabilire come si deve agire per esseri coraggiosi quale che sia la circostanza. Platone Quel che vale per il coraggio vale per tutte le altre idee. Guardandoci attorno, osservando quel che che accade, non potremmo mai afferrare un’idea; al limite, nella migliore delle ipotesi, potremmo osservare degli esempi di quell’idea, che però non ci permettono di afferrare completamente l’idea stessa. «Platone osservò molto bene che […] la nostra ragione naturalmente si innalza a conoscenze che vanno troppo in là perché un qualunque oggetto, che l’esperienza può dare, possa mai adeguarvisi, ma che, ciò nondimeno, hanno la loro realtà, e non sono per nulla semplici chimere» [Cassirer 1918, 301]. Platone Quel che osserviamo con i nostri occhi non è il livello fondamentale della realtà ma soltanto una sua manifestazione superficiale. Con i nostri occhi possiamo osservare soltanto come le cose sono; non potremmo mai osservare come le cose devono essere. Eppure, secondo Platone, le cose sono come sono soltanto perché vi sono idee che prescrivono come le cose devono essere. Platone Platone chiama mondo sensibile il mondo che ci viene presentato dall’esperienza e sostiene che le cose del mondo sensibile siano configurate secondo idee che non si trovano all’interno del mondo sensibile medesimo, bensì a un livello superiore di realtà, che egli chiama mondo intelligibile. Mentre le cose sono fatte di materia estesa nello spazio e possono mutare al passare del tempo, le idee sono immateriali e immutabili. Mentre le cose sono percepibili mediante l’esperienza sensoriale (da cui la locuzione mondo sensibile), le idee sono tali da poter essere conosciute soltanto mediante l’intelletto (da cui la locuzione mondo intelligibile). Platone Nel mondo sensibile si trovano cose come le pietre, le piante, gli animali, le persone – e poi anche gli artefatti che le persone realizzano, come ad esempio tavoli e sedie. Ma nel mondo sensibile vi sono anche cose che sembrano concrete ma non lo sono realmente, come ad esempio le immagini che appaiono nelle ombre, negli specchi e nei dipinti. Tali immagini si basano su supporti reali (il muro su cui si proietta l’ombra, la superficie dello specchio, la tela del dipinto) e raffigurano oggetti che possono essere reali (ad esempio una persona); eppure quel che vediamo nell’immagine di per sé non è reale: è una mera apparenza, cui non corrisponde una cosa siffatta di fronte a noi. Platone Platone ritiene che la differenza fra cose e immagini, all’interno del mondo sensibile, sia utile per comprendere la relazione fra il mondo sensibile e il mondo intelligibile. Le idee funzionano come modello per il mondo sensibile allo stesso modo in cui, nel mondo sensibile, le cose funzionano come modelli per le loro immagini. La relazione che lega il mondo sensibile al mondo intelligibile è dunque una relazione di imitazione analoga a quella che, all’interno del mondo sensibile, lega le immagini alle cose che esse raffigurano. Su questa analogia si basa la più celebre illustrazione della filosofia platonica: il mito della caverna. Platone Metafisica Ontologia Fenomenologia Epistemologia Consistenza Esistenza Esperienza Conoscenza In che cosa consiste? Che cosa esiste? Che cosa proviamo? Che cosa sappiamo? Norme Idee Proiezioni di idee Idee Conoscenza Esperienza Platone In sintesi, l’immagine platonica del mondo risulta articolata gerarchicamente su due livelli, con il mondo sensibile plasmato e governato dal mondo intelligibile. A questa concezione duale del mondo corrisponde una concezione duale dell’essere umano, costituito da un corpo che appartiene a pieno titolo al mondo sensibile e da un’anima che, in quanto unita al corpo, fa esperienza delle cose del mondo sensibile ma, in quanto distinta dal corpo, è in grado di sollevarsi a contemplare le idee del mondo intelligibile. Platone Le opere: Fedro Repubblica Parmenide Sofista Timeo Aristotele Aristotele Aristotele rifiuta la distinzione fra mondo sensibile e mondo intellegibile tracciata dal suo maestro Platone. Per Aristotele il mondo sensibile non è un’imitazione imperfetta del mondo intelligibile. Il mondo sensibile è semplicemente il mondo. Quanto alle idee che Platone collocava nel mondo intelligibile, per Aristotele esse vanno intese innanzitutto come strumenti cognitivi mediante i quali l’intelletto umano descrive e classifica ciò che esiste nel mondo sensibile. L’immagine del mondo di Aristotele si basa su due distinzioni fondamentali: particolare/universale, e sostanza/accidente. Universale / Particolare La distinzione fra particolare e universale permette di fare a meno del mondo intelligibile, facendo coincidere il mondo sensibile con il mondo nella sua interezza. Un particolare ha una sua precisa localizzazione nello spazio e nel tempo e pertanto può essere percepito da un soggetto d’esperienza – e indicato direttamente mediante un gesto oppure mediante l’uso di dimostrativi come ‘questo’ o ‘quello’. Un universale non ha invece una sua precisa localizzazione nello spazio e nel tempo, potendo trovarsi simultaneamente in svariati luoghi. Un universale può trovarsi in un certo luogo a un certo istante soltanto per il tramite di un particolare che lo istanzia, cioè lo realizza, gli conferisce esistenza. Universale / Particolare Particolare: singolo elemento (con una sua localizzazione spazio-temporale) Dove? Paris, VII° arrondissement Quando? 1889 – … Universale / Particolare Particolare: singolo elemento (con una sua localizzazione spazio-temporale) Universale / Particolare Particolare: singolo elemento (con una sua localizzazione spazio-temporale) Universale / Particolare Universale: qualcosa di generale realizzabile da vari singoli elementi (occorrenze o istanze) Universale / Particolare Universale: qualcosa di generale realizzabile da vari singoli elementi (occorrenze o istanze) Universale / Particolare Universale: qualcosa di generale realizzabile da vari casi singoli (occorrenze o istanze) Sostanza / Accidente Mentre la distinzione fra particolare e universale svincola il mondo sensibile dal mondo intelligibile, la distinzione fra sostanza e accidente permette di riconoscere un’articolazione interna al mondo sensibile – ovvero il mondo tout court. Si definisce sostanza un particolare munito di una sua identità autonoma. Si definisce accidente un particolare che esiste soltanto come caratteristica di una certa sostanza, cioè in quanto inerisce a una certa sostanza. Sostanza / Accidente Le sostanze sono normalmente designate da termini sostantivi: nomi propri (“la Tour Eiffel”) o dimostrativi combinati con nomi comuni (“questa mela”). Sostanza / Accidente Gli accidenti sono normalmente designati da aggettivi (“la Tour Eiffel è alta 324 metri”, “questa mela è rossa”) che, al più, possono essere sostantivati (“l’altezza della Tour Eiffel”, “il rosso di questa mela”). Sostanza / Accidente Nelle proposizioni linguistiche i termini che indicano le sostanze svolgono di solito il ruolo di soggetti mentre i termini che indicano gli accidenti svolgono di solito il ruolo di predicato. La Tour Eiffel è alta 324 metri Questa mela è rossa Sostanza / Accidente Nelle proposizioni linguistiche i termini che indicano le sostanze possono essere usati anche come soggetto di “esserci” (nel senso di “esistere”). La Tour Eiffel c’è Questa mela c’è Universale / Particolare / Sostanza / Accidente Sostanza Accidente Universale Particolare Tipi di sostanze (la mela) Sostanza individuale (questa mela) Tipi di accidente (il rosso) Accidenti individuali (il rosso di questa mela) Universale / Particolare / Sostanza / Accidente Universale Sostanza Accidente Particolare La sostanza particolare La sostanza particolare è ciò che esiste in senso primario. Essa ha una sua forma peculiare, un proprio principio di organizzazione che la fa esistere autonomamente e la distingue da tutte le altre cose. Ma essa ha anche una materia che, venendo organizzata dalla forma, costituisce la sostanza stessa. La sostanza particolare La priorità ontologica delle sostanze particolari si manifesta negli usi linguistici, in particolare nella costruzione degli enunciati che attribuiscono un predicato a un soggetto. Le sostanze particolari hanno la peculiarità di essere designate da termini (nomi propri o dimostrativi) che grammaticalmente possono funzionare soltanto come soggetto, non come predicato. Possiamo dire «quel particolare cavallo è nero» ma non «il nero è quel particolare cavallo». Analogamente possiamo dire «Socrate è un uomo» ma non «l’uomo è Socrate». Tipi di sostanze Le sostanze particolari si possono raggruppare in tre famiglie principali: le sostanze inorganiche come le pietre, le sostanze viventi (o organismi) come i vegetali e gli animali, le sostanze artificiali, cioè i prodotti realizzati dalle sostanze viventi (in particolare dagli esseri umani), come ad esempio i vasi o i coltelli. Tipi di sostanze Le sostanze viventi sono quelle che fioriscono e deperiscono in conseguenza del fatto di nutrirsi da sé: esse fioriscono finché riescono a nutrirsi appropriatamente e deperiscono quando non sono sono più in grado di farlo. Dalla facoltà del nutrimento dipende quella della riproduzione, mediante la quale gli esseri viventi generano altri individui simili a sé, compensando così la propria mortalità come individui con la propria sopravvivenza come specie. Questa capacità di sopravvivere, mediante la riproduzione, alla propria fine individuale, fa sì che gli esseri viventi siano sostanze in un senso più eminente in rapporto sostanze inorganiche o artificiali. Tipi di sostanze In virtù del loro avere vita, le sostanze viventi sono composte da un peculiare connubio di materia e forma. La materia di una sostanza vivente è il suo corpo: «un corpo munito di organi» [De anima 412a], cioè un organismo munito di parti in grado di svolgere specifiche funzioni; ad esempio sia le radici nelle piante sia la bocca negli animali hanno la funzione di introdurre il nutrimento nel corpo. La forma di una sostanze vivente, cioè il principio di organizzazione dei suoi organi materiali che ne rende possibile la vita, è invece la sua anima. Aristotele Metafisica Ontologia Fenomenologia Epistemologia Consistenza Esistenza Esperienza Conoscenza In che cosa consiste? Che cosa esiste? Che cosa proviamo? Che cosa sappiamo? Forma Sostanze particolari Sostanze particolari Universali (e loro “accidenti”) (e loro “accidenti”) Materia [e “universali” istanziati da sostanze particolari e loro accidenti] («L’anima è in un certo modo tutte le cose») (principio di organizzazione) (componenti organizzati e “tenuti insieme” dalla forma) (che ci permettono di quali raggruppare le sostanze particolari e i loro accidenti, e di riconoscerne la forma) Aristotele Metafisica Ontologia Fenomenologia Epistemologia Consistenza Esistenza Esperienza Conoscenza In che cosa consiste? Che cosa esiste? Che cosa proviamo? Che cosa sappiamo? Forma e materia Sostanze particolari Sostanze particolari Universali (Forma) Conoscenza Esperienza Aristotele Le opere: Categorie De anima Fisica Metafisica The End