FarmaDay - n.199 - Ordine dei Farmacisti di Napoli

Anno II – Numero 199
AVVISO
1. Viaggio a S Pietroburgo
Notizie in Rilievo
Dermatologia e
Salute
2. Soluzioni per le
cicatrici.
Scienza e Salute
3. Mal di testa nei
bambini non sempre
servono gli occhiali.
4. Gli occhiali da sole
servono ai bambini?
5. L’amantidina è il primo
possibile farmaco
contro le ludopatie.
Venerdì 14 Giugno 2013, S. Eliseo, Valerio
DOMANDE E RISPOSTA
PERCHÉ LE FORME DELL’OMBELICO
VARIANO TANTO?
La forma dell’ombelico non dipende da
fattori genetici o dalle condizioni dell’utero
ma, più semplicemente, dal modo in cui il
cordone ombelicale è stato annodato dal
medico.
Al momento della nascita, il medico taglia il cordone ombelicale che unisce il
bambino alla madre e lega l’estremità che resta in un piccolo nodo sulla pancia
del bambino. Quando la ferita guarisce, il nodo si stacca e lascia il caratteristico
incavo, che può essere più o meno esposto a seconda del modo in cui la ferita
si rimargina, dell’abilità del chirurgo che ha fatto il nodo e da quanta parte del
cordone è stata lasciata: se troppa, l’ombelico sporgerà all’esterno.
TUMORI:PROSTATA, benefici OLI VEGETALI
Alimenti e salute
6. Acqua sì, succhi con
moderazione: no agli
Energy drink. Le 8
regole dei pediatri per i
bambini.
7. Tumori: prostata,
benefici oli vegetali.
Domande e
Risposta
8. Perché le forme
dell’ombelico variano
tanto?
Sostituire il consumo di carboidrati e di grassi animali con oli
vegetali, in particolare di oliva, di canola, di noci, di semi e
avocado, potrebbe migliorare la sopravvivenza degli uomini
ammalati di cancro alla prostata, di tipo non metastatico.
Lo dimostrano i ricercatori della Univ. of California, a San
Francisco, con una indagine pubb. su Jama International
Medicine. L'osservazione è stata fatta su 4.600 uomini ammalati
di questo tumore, esaminando l'introito di grassi.
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno II – Numero 199
SCIENZA E SALUTE
MAL DI TESTA NEI BAMBINI
NON SEMPRE SERVONO GLI OCCHIALI
Di rado è colpa di un deficit visivo come la miopia; inoltre quasi sempre il
problema passa da solo in breve tempo
Il bambino dice di avere mal di testa e mamma e papà, quasi per
riflesso condizionato, fissano l'appuntamento dall'oculista. Perché la
prima causa che viene in mente è un difetto della vista, fra tutti in
particolar modo la miopia: il bimbo non vede bene la lavagna a scuola, si
sforza ed ecco comparire il dolore. Una ricerca statunitense presentata
a Chicago all'ultimo congresso dell'American Academy of Ophthalmology tranquillizza tuttavia i
genitori: di rado i mal di testa sono dovuti a problemi oculari e, soprattutto, quasi sempre non
sono spia di problemi preoccupanti e passano da soli in breve tempo.
STUDIO - La rassicurazione arriva da uno studio per il quale i ricercatori dell'Albany Medical Center
di New York hanno analizzato retrospettivamente i dati di circa 160 bambini e adolescenti con
meno di 18 anni, arrivati in clinica lamentando mal di testa frequenti fra il 2002 e il 2011; tutti sono
stati sottoposti a una visita oculistica e seguiti nel tempo. Ebbene, stando ai dati raccolti non
esisterebbe alcun legame fra la presenza di un mal di testa frequente e disturbi visivi tali da
richiedere una correzione. Anche andando a confrontare i risultati dell'esame fatto a seguito della
comparsa del mal di testa con quelli di controlli oculistici precedenti non sono emersi elementi per
preoccuparsi:
Nel 75% dei casi la vista dei bambini e dei ragazzi non aveva subito alcuna variazione che potesse
spiegare il dolore, non a caso pure chi già portava gli occhiali non ha avuto bisogno di cambiarli.
«Non solo - aggiunge Zachary Roth, il coordinatore della ricerca -, nonostante il 14% dei bambini
riferisse di avere mal di testa durante i compiti o altre azioni in cui la vista era "sotto sforzo" e
nonostante un altro 9 per cento manifestasse sintomi visivi durante gli attacchi di mal di testa, in
nessuno di questi casi il bisogno di una correzione di deficit visivi è risultato essere la causa reale e
primaria del problema».
MAL DI TESTA - Insomma, la miopia sembra scagionata: aver difficoltà a leggere sulla lavagna non
è il fattore scatenante della maggior parte dei mal di testa dei bambini e dei ragazzi. «Nel nostro
campione tuttavia un buon 30% soffriva di condizioni che vanno al di là della semplice correzione
visiva con l'occhiale, come lo strabismo, l'occhio pigro o altre malattie più rare e gravi: trattandosi
di uno studio retrospettivo, non abbiamo strumenti per essere certi che queste situazioni non
siano correlate ai mal di testa - . C'era poi un 17% di partecipanti con una familiarità per emicranie,
e anche in questo caso è difficile essere sicuri che questo non influisca sulla probabilità di avere
mal di testa frequenti fin dall'infanzia».
Detto ciò, l'indagine serve anche a tranquillizzare i genitori sugli esiti dei mal di testa dei figli: il
76,4 % di tutti i partecipanti allo studio (con o senza occhiali) ha visto sparire i sintomi entro breve
tempo. «Bimbi e ragazzi che a seguito della visita oculistica avevano dovuto mettere gli occhiali
miglioravano tanto quanto quelli che non avevano dovuto farlo, a conferma che i deficit visivi
eventuali sembrano del tutto non correlati al mal di testa», ha osservato l'oculista, precisando
anche come lo scopo dello studio non fosse stabilire le cause dei mal di testa in bambini e ragazzi,
che tuttavia non andrebbero mai sottovalutati soprattutto se interferiscono con le attività
quotidiane. (Corriere Salute)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno II – Numero 199
DERMATOLOGIA E SALUTE
SOLUZIONI PER LE CICATRICI
Gli inestetismi lasciati dall’acne oggi possono essere ben mimetizzati, se non fatti
scomparire del tutto
Cicatrici, ispessimenti, buchi o macchie scure sulla pelle lasciati
dall’acne oggi possono essere ben mimetizzati, se non fatti
scomparire del tutto. «Può essere di aiuto ricorrere a vari tipi di laser
a luce pulsata o peeling - spiega Luca Bianchi, docente di
Dermatologia a Tor Vergata -. Si tratta di procedimenti esfolianti che
eliminano le cellule morte della cute con una leggera abrasione e un
conseguente assottigliamento degli strati più superficiali della pelle.
Ci sono poi tecniche riempitive per i buchi, che utilizzano filler
seguendo lo stesso principio utilizzato per le rughe». Sono interventi ambulatoriali (non esenti
però da rischi e complicazioni), per cui è fondamentale rivolgersi a dermatologi esperti, che
sappiano eseguirli correttamente e individuare la soluzione più indicata nel singolo caso. (V.
Martinella, Salute, Corriere)
L’AMANTADINA E’ IL PRIMO POSSIBILE FARMACO
CONTRO LE LUDOPATIE
"Nella cura dell’azzardo patologico sono disponibili alcuni farmaci, ma nessuno di
loro ha dimostrato di essere adatto come terapia standard.
L’amantadina, invece, per la prima volta, ha davvero il potenziale di trattare la dipendenza da
gioco d’azzardo. Tuttavia, siamo ancora in fase di sperimentazione e c’e’ bisogno di più dati per
confermare i nostri risultati". Lo ha dichiarato Giovanni Martinotti, un
ricercatore dell'Università Gabriele D'Annunzio di Chieti. L’amantadina
è un farmaco usato da tempo per il trattamento e la prevenzione del
virus dell’influenza A e recentemente è impiegato anche contro il
morbo di Parkinson.
In alcuni casi persone affette da questa malattia hanno dimostrato una
certa propensione al gioco patologico. Di qui
l'associazione degli scienziati e se i risultati
fossero confermati, si tratterebbe di una scoperta in netto contrasto con le
cure sperimentate fino a ora. In particolare l’amantadina agisce sulla
regione cerebrale conosciuta come nucleus accumbens, che ha avuto un
ruolo chiave anche nella ricerca dei farmaci per curare altre dipendenze. In
una serie di casi seguiti dagli scienziati italiani, questa sostanza avrebbe
ridotto la voglia e il pensiero di giocare e anche i problemi personali
associati con questa abitudine nei ludopatici.
I partecipanti al test sono stati valutati utilizzando il Symptom Assessment Scale Gambling.
A seguito di questo successo iniziale, Martinotti pensa che l’amantadina si potrebbe rivelare
efficace non solo contro il gioco d’azzardo patologico, ma forse anche nel trattamento di disturbi
simili che coinvolgono il controllo degli impulsi, come la dipendenza da shopping o la dipendenza
dal web. (Sn)
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno II – Numero 199
SCIENZA E SALUTE
GLI OCCHIALI DA SOLE SERVONO AI BAMBINI?
L’esposizione prolungata ai raggi solari può procurare danni agli occhi, proprio
come avviene per la pelle.
I danni a distanza di tempo prodotti dalle radiazioni solari
rappresentano un rischio concreto per gli occhi sia degli
adulti, sia dei bambini, come segnalato nelle popolazioni più
esposte al sole (in India e nei paesi africani l’incidenza della
cataratta è altissima). In generale spesso anche chi presta
una certa attenzione alla protezione dell’epidermide, non si
preoccupa altrettanto di proteggere gli occhi.
I raggi ultravioletti minacciano le parti anteriori dell’occhio
come la cute palpebrale, particolarmente sottile, la cornea,
che è la prima lente del sistema visivo e, in assoluto, la parte più sensibile del corpo umano, la
congiuntiva, la tonaca trasparente che copre la sclera, la parte bianca, e il cristallino, la seconda lente
del sistema, che quando si opacizza dà luogo alla cataratta.
I raggi violetti e blu, invece, insieme agli UVA possono nuocere pure alla retina, la parte più nobile
che raccoglie le informazioni luminose come una pellicola di una macchina fotografica.
Per questo l’impiego degli occhiali da sole protettivi, meglio ancora se di tipo fasciante, e di un
cappellino con visiera dovrebbero iniziare in età infantile e continuare per tutta la vita perché ridurre
l’esposizione alle radiazioni solari, soprattutto ultraviolette e violette blu, è provato che ritardi la
comparsa della cataratta e della degenerazione maculare senile. In altre parole, proteggendosi si può
rimandare di 10 anni l’età media in cui si manifestano queste malattie.
Quando si acquista un occhiale da sole non bisognerebbe pensare solo all’aspetto estetico, ma fare
attenzione che la lente garantisca un totale assorbimento di raggi ultravioletti UVA e UVB. Questi
raggi non servono alla visione e sono dannosi qualsiasi sia la parte dell’occhio che li assorbe.
Sul mercato ci sono tre tipi di lenti: standard, polarizzate, fotocromatiche. Sebbene io consigli le
standard , magari in policarbonato, nei bambini è utile sapere che le lenti polarizzate filtrano anche i
riflessi e possono contribuire non solo a proteggere l’occhio, ma anche a migliorare la visibilità, per
esempio su una strada assolata, su una superficie riflettente come l’acqua del mare. Quelle
fotocromatiche variano da sè il potere filtrante in funzione della quantità di UV presenti.
Anche la colorazione ha la sua importanza perché le varie colorazioni delle lenti possono avere
differenti funzioni. Le lenti gialle sembrano più adatte in caso di scarsa visibilità, come per esempio in
caso di nebbia, perché aumentano la sensibilità al contrasto, anche se alterano la percezione dei colori
e quindi vanno usate a ragion veduta.
Ai miopi si consiglia l’uso di lenti marrone ambra, perché l’occhio di chi ha questo difetto della vista
cattura con maggior facilità le tonalità calde.
All’ipermetrope si addice meglio la colorazione azzurro verde proprio perché la retina di queste
persone vede meglio le tonalità fredde.
In alta quota (montagna) o in barca l’occhiale è obbligatorio perché il riflesso della neve o del
mare aumenta l’esposizione ai raggi UVA: non a caso ci si abbronza di più, ma anche più facilmente ci
si può scottare.
E se il bambino fa i capricci e non vuole metterli? Quando gli occhiali sono abitualmente portati
da mamma e papà, il bambino non avrà nessuna difficoltà a imitare gli adulti ,negli altri casi, segnalare
che l’occhiale è cosa da grandi, ha spesso un appeal giusto per i più piccoli. Per quanto riguarda i costi
di un occhiale da sole, non è necessario spendere un patrimonio per un averne uno adeguato.
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FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA
Anno II – Numero 199
NON SOLO L'OBESITÀ: ANCHE LA MAGREZZA DI MAMMA
E PAPÀ SI TRASMETTE
Genitori magri, figli magri: il peso dei genitori influenza quello dei bambini.
È quanto emerge da uno studio pubblicato su Archives of Pediatrics & Adolescent
Medicine da un gruppo di ricercatori dell'Univ. College of London da cui emerge che i
piccoli con genitori in peso forma hanno tre volte più probabilità di essere magri
rispetto ai bambini i cui genitori sono in sovrappeso.
«Già sappiamo da altri studi che il peso dei bambini è correlato a quello dei propri
genitori - spiega Katriina Whitaker- ma le ricerche precedenti si erano sempre
focalizzate sull'obesità, piuttosto che sull'altra faccia della medaglia».
Lo studio si è infatti concentrato sulla trasmissione dei geni «della magrezza»,
piuttosto che sull'ereditarietà dei geni connessi all'obesità. Gli studiosi hanno
esaminato dal 2001 al 2006 peso, altezza e indici di massa corporea di genitori e
bambini di 7000 famiglie (l'indice di massa corporea è un parametro che serve per
stabilire se si è sottopeso, normopeso, sovrappeso oppure obesi, e si calcola dividendo il peso in kg per il
quadrato della propria altezza espressa in centimetri).
RISULTATI: hanno messo in evidenza una forte associazione tra le dimensioni corporee dei bambini e
quelle dei genitori: quando entrambi i genitori erano collocati nella prima metà della fascia di peso
considerata «regolare» (indice di massa corporea tra 18,7 e 22) la possibilità che i figli fossero magri era del
16,2%, rispetto al 7,8% di quando entrambi i genitori erano sempre «normopeso», ma con un indice di
massa corporea superiore (cioè compreso tra 22 e 24,9). I figli di genitori sovrappeso avevano invece il
5,3% di possibilità, e la percentuale scende al 2,5% per i bambini con tutti e due i genitori obesi. E se il
bambino sembra troppo magro, concludono gli studiosi, non necessariamente c'è da preoccuparsi:
potrebbe aver ereditato la magrezza da entrambi i genitori. (M. Cesta, Salute 24 ore)
Acqua sì, succhi con moderazione, no agli
energy drink: le 8 regole dei pediatri per i bambini
Mantenere un livello di idratazione ottimale attraverso il consumo di acqua,
educare al consumo delle bevande dolcificate e bandire gli energy drink, colpevoli
di contenere troppa caffeina.
Sono tre delle "Otto regole d'oro del saper bere" messe a punto dalla
Federazione italiana medici pediatri. Ecco le regole:
1. È importante che i bambini assumano giornalmente un'adeguata quantità di
liquidi per ottenere e mantenere un livello di idratazione ottimale.
2. L'acqua è l'alimento ideale per l'idratazione del bambino.
3. Altre bevande possono concorrere all'idratazione del bambino, veicolando al
tempo stesso nutrienti a contenuto calorico.
4. Leggere sempre l'etichetta: riporta la composizione e il contenuto calorico della bevanda.
5. Proibire tutte le bevande analcoliche diverse dall'acqua non è giustificato, piuttosto si educhi a un
consumo moderato.
6. Oggi i bambini sono spesso in sovrappeso: le bevande concorrono all'apporto di nutrienti e calorie,
quindi il loro consumo deve essere legato ai fabbisogni del bambino.
7. L'assunzione di bevande con dolcificanti ha un razionale specifico nel bambino con diabete e, in casi
selezionati, come coadiuvante nel trattamento dell'obesità.
8. Assolutamente banditi gli 'energy drink' per l'elevato contenuto di caffeina al loro interno. (Salute)