Proibizionismo in fumo, la canapa sarà promossa a

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IL CAFFÈ 12 gennaio 2014
TRA
‘
VIRGOLETTE
Il dibattito
La cannabis e la legge
COLTIVAZIONI SOTTO CONTROLLO
Una poliziotta messicana durante
un controllo in un campo di
marijuana; in alto e a sinistra, una
pianta di canapa e diversi prodotti
con foglie e semi di cannabis; qui
sotto da sinistra, Francesco Zappa,
responsabile del servizio di
oncologia della Clinica Luganese a
Lugano; Ignazio Cassis, consigliere
nazionale plr e medico; Franco
Denti, presidente dell’Ordine dei
medici e granconsigliere ppd
Reuters
Ti-Press
Ti-Press
Proibizionismo in fumo,
la canapa sarà promossa
a farmaco... legalizzato
Per politici e medici necessarie regole meno rigide
cosìnelmondo
In Svizzera permesso
lo scopo terapeutico
In Svizzera consumatori non
vengono più denunciati
penalmente ma rischiano
una multa. Possibile la cura
con la canapa
L’Uruguay
liberalizza il mercato
MAURO SPIGNESI
L’
ultima mazzata al proibizionismo arriva dal Colorado. Dal primo gennaio
è possibile acquistare legalmente
marijuana nei coffee-shop. E non soltanto per uso medico o terapeutico,
come invece è già permesso in ventuno Stati americani, come la California e Washington, e presto
anche in Oregon, Arizona e Michigan, dopo il sì di
New York di mercoledì scorso. “Ora nulla sarà
come prima”, ha fatto notare il criminologo dell’Università di Oxford Federico Varese in un’analisi sul quotidiano italiano La Stampa, sottolineando come questo brusco cambio di passo delle
diverse amministrazioni americane innescherà
un mutamento che avrà sicuramente contraccolpi anche in Europa. Opinione condivisa da Ignazio Cassis, consigliere nazionale plr, medico, e relatore nella commissione parlamentare per la recente depenalizzazione parziale, per cui i consumatori di quantità modiche ora rischiano solo
una multa e non più la denuncia. “Io credo che
questo processo, che ha riacceso un forte dibattito, possa portare alla fine del regime proibizioni-
Ignazio Cassis: “Si va verso una
regolarizzazione all’interno di un
preciso contesto normativo”
sta - afferma Cassis-. Ma non con la liberalizzazione, bensì con una legalizzazione all’interno di
un chiaro contesto normativo per l’uso medico di
queste sostanze che potranno essere ordinate, a
precise condizioni, in farmacia come un altro farmaco”.
Secondo Cassis l’ultima decisione legislativa in
Svizzera va proprio nella direzione di una regolarizzazione: “Che è un’esigenza che ho avvertito da
più parti anche recentemente in un incontro a
Londra dell’Unione interparlamentare, un po’
l’Onu dei parlamenti, dove s’è svolto un dibattito
che mi ha ricordato molto, per l’irruenza e l’emozionalità di parecchi colleghi, quello che ci fu una
decina di anni fa qui da noi in Svizzera”. La tendenza, dunque, è quella di abbandonare la tolleranza zero imposta in molti casi con veti incrociati dagli Stati Uniti, dove ora la situazione sta mutando. Un altro segnale di una nuova politica che
ha cominciato a farsi strada prepotentemente,
viene dalla clamorosa decisione dell’Uruguay,
dove il presidente José Mujica è riuscito a far passare in parlamento la legge sul “fumo” libero, mo-
tivandola con la necessità di sottrarre un mercato
importante ai trafficanti di droga. Il professore
Varese prevede che decisioni simili potrebbero
essere adottate pure da altri Paesi del Sud Ameri-
L’ANALISI
FRANCESCO ZAPPA*
Il parlamento ha detto sì alla
liberalizzazione che partirà
tra qualche mese. La legge
parla di esperimento “contro
l’inutile proibizionismo”.
Nel Colorado
“erba” legale
Ancora poco conosciuta,
ma è meglio la morfina
C
i si chiede perché riesumare su larga scala e a scopi farmacologici una sostanza, la cannabis, le cui indicazioni sono
già ad ogni modo riassunte in altri farmaci quali la morfina
o i suoi derivati. Non sarebbe forse meglio lavorare a livello di informazione al paziente e alla popolazione sulle indicazioni mediche della morfina? Perché questa smetta una buona volta di rappresentare “un tabù”, il farmaco che si dà al malato pochi giorni
prima di morire, perché così non è, e chi è passato da quella strada, paziente o familiare, lo sa bene.
Che dire della cannabis, delle sue dosi possibilmente terapeutiche, dei suoi effetti collaterali e del loro controllo, delle sue vie di
distribuzione sul mercato? Essendo ancora oggi ricordata essenzialmente per il suo ruolo stupefacente (anche se di droga minore), il mondo medico-scientifico non ha quella larga conoscenza
del suo uso come invece già accade per morfina e le altre sostanze
oppioidi. L’oppio, prodotto dal papavero (pianta), è ricco di sostanze di varie virtù, tra cui la morfina (controllo dei dolori) e la
papaverina (spasmolitico). Morfina che lenisce l’insopportabilità
della sofferenza umana, dolori cronici e oncologici. L’uso farmacologico della morfina e dei suoi derivati è estremamente protocollato, l’abuso per fini non medici altrettanto controllato. Il discorso inverso va fatto per la cannabis, le cui nebulose virtù sono
note da tempo. Se per la morfina è il suo utilizzo clinico ad essere
scientificamente ben corroborato, per la cannabis sono gli usi e
abusi illegali a farla da padrone nella storia di questa pianta, mentre scarsa e spesso controversa è l’evidenza scientifica della sua
utilità in medicina. Vero è che i prodotti attivi di queste due piante
possono avere effetti medicinali simili, a dosi adeguate (analgesia,
sonnolenza, rilassamento muscolare), con però profili di tossicità
differenti. È però anche vero che è della morfina e dei suoi derivati,
e non della cannabis, che operatori medici e paramedici conoscono vita e miracoli e sanno come comportarsi in caso di effetti collaterali. Prodotti presenti sul mercato sotto forma di cerotti, gocce,
pastiglie o formulazioni per uso sottocutaneo o endovenosa.
*Responsabile del servizio di oncologia
della Clinica Luganese a Lugano
In Colorado dal 1 gennaio è
possibile comprare marijuana
nei negozi autorizzati che
acquistano una licenza per la
vendita a 1000 dollari
In California
sì per le terapie
ca. E a questo punto sarà davvero difficile frenare
le conseguenze di questo “cambiamento epocale” avverte il criminologo. Sarà difficile frenarlo
anche in Svizzera, dove la stretta di dieci anni fa
(che solo in Ticino portò alla chiusura di 60 piantagioni e di 70 negozi) ha già mostrato qualche allentamento con la depenalizzazione decisa nell’ottobre scorso e la possibilità di permettere ai
medici, con una autorizzazione eccezionale che
passa direttamente da Berna, di somministrare
canapa per uso terapeutico.
“I segnali che stanno arrivando a livello internazionale sono il preludio alla liberalizzazione di
certe sostanze per uso terapeutico, come io ho
sempre sostenuto pagando di persona”, afferma
Werner Nussbaumer, il medico ticinese che anni
fa si fece 27 giorni di carcere per aver somministrato gocce di canapa. “Quella mia battaglia evidentemente non era sbagliata. Già oggi - spiega la legge consente in casi eccezionali un’ autorizzazione, che viene concessa direttamente dall’Ufficio federale della sanità pubblica, per trattamenti con preparati a base di canapa per uso me-
Franco Denti: “L’uso curativo per
ora è sorretto scientificamente nel
caso di patologie neurologiche”
In California, come in un’altra
decina di Stati americani, è
possibile l’uso di canapa e
altre sostanze per uso
medico e terapeutico
L’ Olanda
è più tollerante
Il consumo di marijuana è
tollerato ma non legalizzato.
L’uso personale (fino a 30
grammi) non è considerato
un reato, ma un'infrazione
dico. Io ho 120 malati sotto cura. Penso, però, che
questo processo avviato in America, troverà forti
resistenze in Svizzera, perché abbiamo una potente industria chimico farmaceutica che non
vuole aprire il mercato alla medicina naturale”.
Oltre a Nussbaumer in Ticino ci sono un’altra decina di medici che hanno richiesto, per conto dei
pazienti, questo tipo di trattamento.
“L’uso della canapa per affrontare patologie neurologiche è oramai supportata a livello scientifico”, osserva Franco Denti, presidente dell’Ordine
dei medici e granconsigliere ppd: “Per questo in
casi precisi possono essere autorizzati i trattamenti. Ma quello che sta accadendo in diversi
Paesi non credo che da noi porterà a una brusca
rivoluzione. Lo dimostra il fatto che, nonostante
già si possa prescrivere per legge una cura con
preparati di canapa, non c’è stato in fin dei conti
un grande incremento di richieste se non per patologie neurologiche. Evidentemente per altre
patologie ci servono ulteriori conoscenze scientifiche”.
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Q@maurospignesi