130925_Report_Seminar on Belgium_DeLuca

TITOLO
Country Seminar on Belgium
“Medium-term challenges for the Belgian
economy”
LUOGO E DATA
25 settembre 2013
Charlemagne Building,
Rue de la Loi, 170, 1000 Brussels, Belgium
ORGANIZZATORE
Commissione Europea
Direzione generale “Economia
finanziari”
e
affari
RELAZIONE
Sessione 1
How to implement growth friendly fiscal consolidation?
Marco Buti (European Commission, Economic and Financial Affairs, General Director) ha aperto i
lavori ponendo tre domande a cui il seminario di oggi ha l’obiettivo di dar risposta. In primo luogo,
si è chiesto se si debba considerare il Belgio come un Paese stabile o instabile durante la crisi
economica che ha colpito il mondo occidentale a partire dal 2008. Anche il Belgio, infatti,
nell’autunno del 2011 - da Buti definito come il periodo nero degli ultimi anni, considerate le
difficoltà incontrate da molti Stati membri (basti pensare all’acuirsi della crisi in Grecia o in Italia)
– ha dovuto registrare un’impennata del proprio spread; tuttavia, è poi riuscito a consolidare la
sua posizione. Fatta questa premessa, allora, il Belgio è capace o meno di dare un’idea di affidabile
stabilità in questo periodo difficile? In secondo luogo, Buti si è chiesto come il Belgio si sia
prefissato di superare la crisi; infine, quali siano state e siano tuttora le sue priorità politiche: se è
vero che si può dire che in altri Paesi esse non sono cambiate, ma si sono solo accentuate, anche
per quanto riguarda il Belgio è possibile fare questa affermazione?
Collegandosi all’intervento di Buti, la coordinatrice di questa prima sessione, Anne Bucher
(European Commission, Structural Reforms and Competitiveness, Director), ha sottolineato che, in
effetti, la generale perdita di competitività che ha colpito il Belgio in questi ultimi anni, e che a suo
modo di vedere costituisce la sfida con cui il Paese è chiamato a confrontarsi, ha aggravato i
problemi derivanti dal pesante debito pubblico, perché non permette prospettive di crescita ed
espone il Paese stesso a turbolenze finanziarie. Ecco perché nel 2012 il governo ha varato una
serie di azioni volte ad affrontare le numerose sfide che la crisi ha posto sul cammino del Paese.
Etienne de Callatay (Bank Degroof) si è allora soffermato fin nei dettagli sull’analisi della
situazione economica del Belgio negli anni della crisi, avvalendosi di numerosi dati macroeconomici
dai quali si evince come i loro risultati rispecchino quasi esattamente le medie generali dell’intera
Unione Europea; ha poi analizzato nello specifico quali siano i problemi attuali del Belgio. In primo
luogo, l’alto livello del debito pubblico continua a rappresentare uno squilibrio dal punto di vista
della sostenibilità. A partire dal 2008, il debito pubblico si è innalzato fino a raggiungere circa il
100% del PIL (più precisamente, 99,8% nel 2012: questo fa del Belgio il quinto Stato membro con
il rapporto tra debito pubblico e PIL più alto, dopo Grecia, Irlanda, Portogallo e Italia). Questo
impoverimento delle pubbliche finanze è in larga parte dovuto all’effetto della crisi sui ricavi
pubblici, ulteriormente diminuiti in seguito alle misure temporanee di incentivo per rilanciare la
produzione, un’alta spesa pubblica dettata dall’intento di salvaguardare il più possibile
l’occupazione, e le operazioni di salvataggio sul mercato finanziario. Il recente tentativo di
consolidamento ha rallentato l’aumento del debito pubblico che tuttavia si ritiene sia destinato a
stabilizzarsi solo a partire dal 2014. Esso, che è il principale fattore di pericolo per il Paese
rendendolo esposto alle tensioni del mercato finanziario (lo spread è salito, come ricordato anche
da Buti, a più di 360 punti nell’autunno del 2011), è stato contratto verso entità domestiche, e ciò
può ridurre la vulnerabilità esterna ma rinforza i rischi per un notevole dislivello tra il settore
pubblico, il settore bancario e l’economia reale. Comunque, secondo il Report sulla sostenibilità
finanziaria redatto dalla Commissione Europea alla fine del 2012, il Belgio non appare un Paese a
rischio di un crollo finanziario del breve termine; tuttavia, i rischi della sostenibilità fiscale sono alti
nel medio-lungo termine a causa dell’impatto di bilancio costituito dal rapido invecchiamento della
popolazione, e per un elevato livello di spesa per i trasferimenti sociali. Inoltre, gli spazi per una
manovra fiscale atta a ridurre il debito pubblico sono molto limitati: il Belgio appartiene già, infatti,
al gruppo di Stati membri con i più alti livelli di tassazione, insieme ai Paesi Nordici, alla Francia e
all’Austria.
Il mercato del lavoro, anche per questo, è entrato in un trend definito preoccupante da De
Callatay. Egli ha infatti sottolineato che il trend degli ultimi anni, caratterizzato da una crescita del
costo del lavoro molto elevata, è stato confermato anche nel 2012 e nella prima metà del 2013,
guidato in larga misura dal meccanismo instauratosi di fissazione dei salari. Le autorità
governative hanno pertanto annunciato l’adozione di misure volte a ridurre il divario salariale;
tuttavia, una tale correzione non potrà che avvenire lentamente e gradualmente e richiederà
necessariamente l’adozione di altri interventi nei prossimi anni, tanto più quanto più i partner
commerciali del Paese hanno attuato importanti riforme in questo settore.
Caroline Ven (VKW, Associazione dei datori di lavoro) ha posto in luce che il problema maggiore
che deve affrontare il Belgio in questi anni è rappresentato dalla perdita di competitività. Secondo
il suo punto di vista, per migliorare la propria competitività il Paese avrebbe bisogno di una riforma
del sistema di contrattazione salariale, di una riduzione della tassazione sul lavoro, e di misure per
migliorare la produttività del settore industriale, attraverso la promozione di programmi di
modernizzazione: è infatti necessario un aumento di produttività di tutti i fattori di produzione, dal
momento che i guadagni che si possono attendere dalla produttività del lavoro sono limitati.
Ma d’altronde, secondo Ven, come il titolo stesso del dibattito sottolinea è necessario anche un
consolidamento delle finanze del Paese, da raggiungere in un modo sostenibile, che permetta di
mantenere il debito pubblico su un percorso discendente, in linea con gli impegni assunti con il
Patto di Stabilità e di Crescita. Anche il debito implicito associato all’invecchiamento della
popolazione deve essere affrontato dal contenimento della spesa legata all’età e quindi dal varo di
una riforma sulle pensioni, al fine di evitare nuovi aumenti dei livelli del debito pubblico e dello
spread.
Javier Yaniz Igal (European Commission, Deputy Head of Unit - ECFIN G1) ha insistito sulle
misure che dovrebbero a suo parere essere poste in essere al fine di permettere alle imprese
belghe di recuperare la competitività. Il governo dovrebbe intraprendere una politica strutturale
completa, comprensiva di interventi sul mercato del lavoro, sul mercato dei prodotti,
sull’educazione e sulla mentalità di tutta la forza-lavoro, infine sulla necessaria modernizzazione
della Pubblica Amministrazione. Una politica di consolidamento di successo, infatti, non può
esimersi dal passare attraverso il recupero della competitività e il miglioramento dei servizi
pubblici.
Sessione II
The current institutional set-up of Belgium: bonus or handicap for the economy?
Giuseppe Pagano (Université de Mons) ha illustrato l’attuale assetto istituzionale del Belgio. Esso
è uno Stato federale. Il federalismo belga, che come è strutturato attualmente è il risultato di un
percorso secolare delineatosi attraverso sei importanti riforme, è enunciato anche nella Carta
Costituzionale del Paese, che all’art. 1 recita: ”Il Belgio è uno Stato federale, composto di Comuni
e Regioni”. Pagano si è pertanto chiesto se tale assetto istituzionale possa in qualche modo essere
considerato alla stregua di un fattore capace di incidere sulla difficile congiuntura economica
moderna. Per quanto riguarda la crescita economica e l’efficienza, i vantaggi apportati dal
federalismo consistono principalmente nella riduzione del costo delle informazioni, nel rendere più
scelte possibili a livello di strategie di mercato geograficamente orientate, e nel permettere
politiche mirate quando tra ambiti regionali diversi sussistono differenti necessità. Invece, gli
aspetti del federalismo che sembrano frenare la crescita economica consistono nel fatto che esso
rende le strutture più complicate, e quindi più costose, e crea diseconomie di scala. Detto questo,
il Prof. Pagano è arrivato alla conclusione, avvalendosi di grafici e di funzioni matematiche,
secondo cui la decentralizzazione ha solo una minima influenza sulla crescita economica. Questo
fenomeno si può spiegare in chiave economica, pensando che il Belgio è un piccolo Paese aperto
verso gli Stati vicini, l’80% del cui PIL è rappresentato dall’esportazione, e pertanto il suo ciclo
economico è influenzato da quello dei suoi partner; e in chiave sociale, in quanto il processo di
decentralizzazione ha perseguito con successo anche scopi non economici, come la preservazione
delle diversità culturali e linguistiche e la stabilità politica.
Il Prof. Pagano ha poi analizzato il rapporto tra il federalismo e le spese di mantenimento della
Pubblica Amministrazione. Tale set-up istituzionale comporta la moltiplicazione degli apparati
amministrativi ed è ragione di diseconomie di scala, però valutando la situazione nel suo
complesso esso non appare in grado di frapporsi quale ostacolo alla riduzione delle spese
pubbliche. Inoltre, secondo il Prof. Pagano esso può essere considerato come un fattore utile per la
riduzione del debito pubblico. In ragione di questi risultati ottenuti con metodi empirici,
conseguentemente, Pagano ha risposto alla domanda contenuta nel titolo di questa seconda
sessione di lavori nel senso che secondo lui il federalismo rappresenta più un punto favorevole che
un handicap per l’economia del Paese.
Alla stessa conclusione, secondo cui l’attuale assetto istituzionale del Belgio sia un fattore idoneo a
fare ben sperare per la crescita futura del Paese, è giunto su basi empiriche anche Geert Jennes
(Katholieke Universiteit Leuven).
Andre Decoster (Katholieke Universiteit Leuven), infine, ha evidenziato la necessità che il
federalismo sia accompagnato da adeguati meccanismi di coordinazione e di cooperazione tra le
varie Regioni, quali potrebbero essere rappresentati da una riforma di equalizzazione fiscale su un
piano orizzontale (non coincidente, quindi, con una redistribuzione delle risorse, che opera su un
piano verticale), che possa favorire la crescita; e un piano interfederale di ricerca e innovazione,
con lo scopo di assicurare una migliore coordinazione in questi ambiti degli sforzi sostenuti dalle
Regioni e dal governo federale.
Panel discussion
How to adapt the institutional set-up to increase competitiveness and consolidate public
finances simultaneously?
André Sapir (Université Libre de Bruxelles), dopo aver tracciato un interessante confronto tra
la situazione del debito pubblico del Belgio e dell’Italia – secondo lui le strategie attuate per la
risoluzione di questo arduo e urgente problema sono più convincenti, e probabilmente più
destinate ad aver successo, in Belgio che in Italia -, si è soffermato su quello che rappresenta
uno dei problemi maggiori che il governo belga dovrà affrontare: quello del rapido
invecchiamento della popolazione. Auspica quindi una rapida presa di coscienza, da parte del
governo, dell’urgenza di affrontare una riforma complessiva delle pensioni. Se, infatti, fino a
prima della crisi il Paese era un modello per l’intera Unione Europea per quanto riguarda il
welfare state, ora non è più così.
Secondo Edward Gardner (International Monetary Fund), invece, il problema più urgente da
affrontare è il recupero della competitività, da lui definita come il grado in cui una struttura
economica è capace di affrontare e di risolvere le sfide del futuro. Infatti, il Belgio è ancora
legato in maniera predominante al commercio con gli Stati membri, in particolare con i suoi
vicini (Francia e Olanda), e la crisi europea si è pertanto abbattuta in modo ancora più vistoso
per i suoi esportatori che per quelli di altri Paesi: se questo trend dovesse continuare,
potrebbe derivarne un’ulteriore perdita. Questo aspetto, unito al fatto che il costo del lavoro
qui è cresciuto molto più che nei suoi partner commerciali, rendono ancora più urgente la
necessità di una riforma che miri alla modernizzazione, all’innovazione e alla ricerca, in vista
del recupero della competitività necessaria per affrontare a testa alta le sfide che il futuro
pone dinnanzi al Paese.
LINK
Sito web dell’organizzatore:
ec.europa.eu/index_it.htm
Programma della conferenza:
http://ec.europa.eu/economy_finance/events/2013/25092013_country_seminar_on_belgium/i
ndex_en.htm
Eseguito da:
Giulio De Luca
UNIONCAMERE DEL VENETO
Delegazione di Bruxelles
Av. de Tervueren 67 - B - 1040 Bruxelles
Tel. +32 2 5510490
Fax +32 2 5510499
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