INTERRUZIONE DELLA CONNETTIVITA' FUNZIONALE NELLA DISLESSIA A cura della Dott.ssa Simona Rattà Psicologa Esperta in Psicopatologia dell’Apprendimento La dislessia, il disturbo specifico di apprendimento della lettura, è un disturbo neurobiologico che si verifica quando le regioni del cervello che elaborano il linguaggio scritto si attivano lentamente rispetto alle persone non dislessiche. L'uso di strumenti di indagine come la risonanza magnetica funzionale fMRI, in grado di studiare la relazione tra l’attività di determinate aree cerebrali e specifiche funzioni cerebrali, ha contribuito ad approfondire come l'attività cerebrale avviene nei soggetti dislessici. Tuttavia, la maggior parte dei primi studi nel campo si è concentrata solo sull’analisi di un piccolo numero di regioni del cervello, lasciando poca comprensione scientifica di come più regioni cerebrali comunicano tra loro attraverso le reti neurali. Cosa sono le reti neurali? Le reti neurali sono costituite dai neuroni biologici, ossia cellule tipiche di molti organismi viventi connessi tra loro, e connessi nel sistema nervoso periferico o nel sistema nervoso centrale. Il cervello umano, per compiere operazioni complesse quali ad esempio il riconoscimento delle configurazioni assunte dall'ambiente esterno, la memorizzazione e reazione agli stimoli provenienti dallo stesso, si serve di questi numerosi semplici elementi computazionali (neuroni), fittamente interconnessi tra loro (connettività funzionale), in modo da consentire una rapida risposta agli stimoli esterni. La Ricerca Per comprendere come più regioni cerebrali comunicano tra loro attraverso le reti neurali nelle persone con dislessia, la dottoranda in neuroscienze Emily Finn ei suoi colleghi dell’Università di Medicina della Yale University hanno condotto una ricerca sulla connettività funzionale delle diverse aree cerebrali in persone con dislessia, utilizzando come strumento di indagine la risonanza magnetica funzionale (fMRI). Essi riferiscono le loro conclusioni, sulla rivista di Biological Psychiatry. "In questo studio, abbiamo confrontato le scansioni di fMRI di un gran numero di bambini e giovani adulti con dislessia con le scansioni di lettori tipici negli stessi gruppi di età. Piuttosto che l'attività neurale isolata nelle singole regioni del cervello, abbiamo esaminato la connettività funzionale, o fluttuazioni tra coppie coordinate di regioni cerebrali nel corso del tempo ", ha spiegato Finn. In totale, i ricercatori hanno reclutato e scansionato con la fMRI 75 bambini e 104 adulti. Finn ei suoi colleghi hanno poi confrontato i profili di connettività dell’intero cervello dei lettori dislessici con i profili dei lettori non dislessici, rilevando differenze diffuse. In particolare i lettori dislessici hanno mostrato una diminuzione della connettività all'interno del percorso visivo, nonché tra le regioni visive e prefrontali, una maggiore connettività dell'emisfero destro, una connettività ridotta nella zona della forma visiva delle parole (parte del giro fusiforme sinistro specializzato per parole stampate), e connettività persistente nelle regioni linguistiche anteriori intorno al giro frontale inferiore. Questo profilo di connettività alterata è coerente con le difficoltà di lettura presenti nella dislessia. "Per quanto ne sappiamo, questo è uno dei primi studi di dislessia che esamina le differenze di connettività funzionale attraverso l'intero cervello, mettendo in luce le reti cerebrali che supportano in modo cruciale il complesso compito di lettura", ha aggiunto Finn. "Rispetto ai lettori tipici, i lettori dislessici hanno presentato connessioni più deboli tra le aree che elaborano le informazioni visive e le aree che controllano l'attenzione, suggerendo che gli individui con dislessia sono meno in grado di concentrarsi sulle parole stampate". I risultati suggeriscono che i lettori senza disturbo sono meglio in grado di integrare le informazioni visive e modulare la loro attenzione agli stimoli visivi, riconoscendo le parole sulla base delle loro proprietà visuali, mentre al contrario i lettori dislessici utilizzano circuiti di lettura alterati, che si basano sulla laboriosa via di lettura fonologica, piuttosto che utilizzare strategie visive basate sul riconoscimento automatico delle parole. Questi risultati approfondiscono la nostra comprensione delle basi neurali della dislessia e sottolineano l'importanza della sincronia tra le diverse regioni del cervello per leggere con successo. Ulteriori studi nel campo potrebbero consentire una migliore conoscenza dell’organizzazione del cervello delle persone dislessiche e la progettazione di interventi più efficienti per il loro potenziamento. L’articolo: "Disruption of Functional Networks in Dyslexia: A Whole-Brain, Data-Driven Analysis of Connectivity" by Emily S. Finn, Xilin Shen, John M. Holahan, Dustin Scheinost, Cheryl Lacadie, Xenophon Papademetris, Sally E. Shaywitz, Bennett A. Shaywitz, and R. Todd Constable (DOI: 10.1016/j.biopsych.2013.08.031). Link per consultare l’articolo: http://www.biologicalpsychiatryjournal.com/article/S0006-3223(13)00813-5/abstract