Al Teatro Parenti di Milano lo spettacolo “Sangue Impazzito” nel ricordo di John Belushi MILANO, 3 marzo 2012– Il 5 marzo, esattamente il giorno del 31° anniversario della morte di John Belushi, debutta Nicola Nocella con Omar Pedrini al Teatro Franco Parenti di Milano “SANGUE IMPAZZITO. Le prime 24 ore da mito di John Belushi” (produzione Teatro Franco Parenti; regia di NICOLA NOCELLA), lo spettacolo teatrale di e con OMAR PEDRINI e NICOLA NOCELLA, che vede i due sulle tracce del grande attore e musicista. Lo spettacolo rimarrà in scena fino al 24 marzo. NICOLA NOCELLA, ora nelle sale cinematografiche con “Studio Illegale” e nastro d’argento nel 2010 e nel 2011 come miglior giovane attore italiano, e OMAR PEDRINI, cantautore oggi sempre più impegnato con grande riscontro in attività di produzione e scrittura, si incontrano sul set del film di Pupi Avati e da lì nasce un’indissolubile amicizia che porta alla nascita di “SANGUE IMPAZZITO”. “SANGUE IMPAZZITO” racconta le prime 24 ore da morto di John Belushi: è appena terminata la notte del 5 marzo 1982. Da solo, nel buio, in una stanza nel suo bungalow a Los Angeles, John Belushi è stato stroncato da una dose letale di speedball. Il suo corpo. Ma la sua anima? Eccessiva, geniale e ribelle, non ha concesso al cielo il tempo per decidere quale posto destinarle. E ora tocca ad un angelo, il migliore nel suo campo, armato di chitarra acustica e grande esperienza, scendere a chiudergli gli occhi e segnare, con la parola fine, anche la collocazione nell’eternità. Omar Pedrini e Nicola Nocella formano un binomio sulle tracce del mito. Un angelo appassionato dell’arte e della vita e un’anima che, al secolo, si è concessa tutto e oltre intraprendono il lungo viaggio nella storia di un uomo, uno dei migliori della sua specie, un attore e un grande musicista, un’icona amatissima, soprattutto dopo la sua morte. Nocella, volto apprezzato di cinema e televisione, presta il giovane talento al nome simbolo del Rithm ‘n Blues. Pedrini nutre l’incontro di passione artistica e coinvolgimento. In un’alternanza vertiginosa di picchi e cadute, di amori e amicizie, di genialità e di grande complicità con il pubblico fedelissimo, lo spettatore accompagna per una notte e un giorno intero l’anima di Belushi nella meritata dimensione eterna del mito. Rapporto tra Stato e Mafia raccontato da Travaglio sabato all’Apollonio di Varese VARESE, 1 marzo 2013 – di SARA MAGNOLI – Torna domani sera, sabato 2 marzo, alle 21, al teatro di Varese Marco Travaglio, con il suo ultimo spettacolo, “È Stato la mafia”: un titolo già emblematico per capire che cosa è l’ultimo spettacolo teatrale di Marco Travaglio, dove, in scena racconta “la trattativa Stato/mafia, la storia recente e quella più sconosciuta”. Sul palco, Travaglio esporrà i fatti in maniera giornalistica e coinvolgente, come è solito fare. In scena con lui il violinista Valentino Corvino, che eseguirà le musiche dello spettacolo dal vivo, e l’attrice Isabella Ferrari, alla quale è affidata la lettura di brani di Gaber, Pasolini, Flaiano, Pertini, Calamandrei. “Brani diversi tra loro, come tipologia e come stile – aggiunge il giornalista, vicedirettore del Fatto Quotidiano – che Isabella Ferrari, confermandosi la brava attrice che è, rende usando corde diverse nel trasmetterli al pubblico”. Per Travaglio, come accennato, un ritorno a Varese, dove ha già proposto i suoi precedenti spettacoli, “Promemoria” e “Anestesia totale”, riscuotendo sempre un grande successo. A portare sul palco un giornalista per raccontare in una sorta di monologo, seppur intervallato da musiche e letture, di quanto quotidianamente scrive sulle pagine del giornale, è “la voglia di far sapere”. Così ci risponde Travaglio proprio quando gli chiediamo che cosa lo spinge al teatro. “Per far sapere c’è bisogno di spazio – spiega – c’è bisogno di spazio, e il teatro è l’ideale: hai due ore di tempo per raccontare per filo e per segno che cosa è successo, dando un quadro completo”. I biglietti sono in vendita al costo compreso tra 20 e 30 euro. [email protected] Lo spettacolo “Apocalisse” con Lucilla Giagnoni venerdì di scena a Cardano al Campo CARDANO AL CAMPO, 21 febbraio 2013- In scena tutto il talento di Lucilla Giagnoni, con unospettacolo che indaga Lucilla Giagnoni nuovamente il rapporto tra il teatro e il sacro: “Apocalisse”. L’appuntamento con la rassegna ScenAperta Off è per venerdì 22 febbraio alle ore 21 nella Sala Consiliare Pertini di via Verdi 2. Lo spettacolo “Apocalisse” s’ispira all’ultimo libro della Bibbia. Ciò che interessa è l’idea di svelamento e rivelamento che è il primo significato del termine greco. “Guarda”, “Racconta ciò che hai visto”, sono le indicazioni più frequenti date a Giovanni, il testimone-narratore. In un mondo di ciechi che credono di vedere e, dunque, di sapere, il mistero si rivela solo a chi sappia guardare, a chi abbia occhi nuovi. Cecità e Rivelazione fanno immediatamente pensare ad un personaggio totemico nel teatro occidentale: Edipo. Il Testo sacro che per i cristiani sigilla la serie dei testi biblici e il testo teatrale che dà inizio ad ogni forma di indagine sull’Uomo vengono posti in parallelo a raccontare che la fine dei tempi è in realtà un nuovo Inizio e una nuova Vita per chi impara a Vedere. CARDANO AL CAMPO – Sala Consiliare Pertini VENERDÌ 22 FEBBRAIO 2013 Inizio ore 21 APOCALISSE di e con Lucilla Giagnoni collaborazione al testo Maria Rosa Pantè collaborazione alla drammaturgia scenica Paola Rota musiche originali di Paolo Pizzimenti scene e luci Massimo Violato produzione Fondazione Teatro Piemonte Europa – CTB Centro Teatrale Bresciano Teatri del Sacro Ingresso: intero 12 euro ridotto 8 euro “Invito a teatro in Provincia” 3 euro Abbonamento 11 spettacoli a 33 euro Info e prenotazioni: tel. 0331-1613482 cell. 329-7775140 [email protected] Silvio Orlando al Giuditta Pasta di Saronno con “Il nipote di Rameau”: intervista esclusiva SARONNO, 20 febbraio 2013 – di SARA MAGNOLI – Un musico fallito, nipote del celebre Jean-Philippe Rameau, appena cacciato dal “salotto” in cui viveva tranquillamente, incontra in un’osteria Diderot, filosofo tra i massimi esponenti dell’Illuminismo, e a lui racconta episodi e aneddoti della sua esistenza, sconfinando nell’amoralità da cortigiano convinto e senza edificanti prospettive, con una sua servile visione del bene e del male, della natura umana stessa. “Il nipote di Rameau”, dal dialogo satirico scritto dallo stesso Denis Diderot, è impersonato al teatro Giuditta Pasta di Saronno da Silvio Orlando, uno dei più grandi attori italiani. Sul palco attore e regista, in un adattamento curato con Edoardo Erba, che “riassume” lo scritto settecentesco, riportando sulle scene un’opera che mancava dall’inizio degli Anni Novanta. Dal 22 al 24 febbraio (venerdì e sabato alle 21, domenica alle 15,30 e alle 21), “Il nipote di Rameau” vedrà sul palco saronnese, accanto a Silvio Orlando, Amerigo Fontani nei panni di Diderot, e Maria Laura Rondanini, oltre al clavicembalista Luca Testa. E parliamo proprio con Silvio Orlando, protagonista di film con Nanni Moretti, Pupi Avati, Gabriele Salvatores, solo per citarne alcuni, volto televisivo oltre che cinematografico e di teatro, attore in grandi ruoli comici così come drammatici. Da lui ci facciamo raccontare la nascita dello spettacolo, le sfumature del personaggio. Ma anche qualche ricordo di una carriera che lo conferma eccezionale interprete nel mondo dello spettacolo. E non si può negare che, mentre gli si parla, l’emozione è davvero forte. Innanzitutto, perché ha scelto, per la sua seconda regia teatrale, proprio questo spettacolo, che manca da una ventina d’anni dalle scene? Lo scritto di Diderot, che avevo letto da ragazzo, mi è ricapitato in mano un paio d’anni fa, in concomitanza con un editoriale molto bello di Eugenio Scalfari che ne parlava. Coincideva con il mio stato d’animo di quel momento, che era un po’ di malessere nel vedere l’abbassamento del senso di dignità personale che si vedeva in giro, l’essere disposti a qualunque cosa per avere qualcosa che assomigliasse al successo. L’ho riletto e l’ho trovato eccezionale, un testo molto poderoso, mai pubblicato mentre Diderot era in vita, recuperato postumo. E con Edoardo Erba abbiamo pensato di tirarci fuori qualcosa che non tradisse l’idea originale, ma ci riguardasse tutti, pur senza un’attualizzazione brutale del testo. Testo che però offre spunti di grandissima attualità… Sì, certo, e quello è il motivo della messa in scena. Inizialmente ero anche un po’ incerto, perché in effetti è un dialogo filosofico, una contesa dialettica. Non succede nulla, insomma. Ma alla fine si resta invece travolti da mille storie e mille acrobazie intellettuali, verbali, dei protagonisti. E di questo personaggio che cosa ci dice? Credo sia un personaggio in cui ci sono anche le paure interiori di Diderot. Colpisce comunque la sua grande vitalità: alla fine è un personaggio che ha un suo fascino e probabilmente tocca un po’ le corde che sono di tutti. Portando a pensare che forse l’animo umano lasciato andare a se stesso finisce così, che migliorarlo qualche piccolo sforzo serve sempre… Sabato 23 febbraio alle 19 nel foyer del teatro Giuditta Pasta di Saronno lei incontrerà il pubblico: lo fa spesso? Credo sia bene farlo, alcune volte è anche particolarmente stimolante, soprattutto se si incontra chi ha già visto lo spettacolo. Per questo, dove è possibile, ho anche verificato la formula di incontrare il pubblico subito dopo la fine dello spettacolo. In ogni caso, incontrandosi e parlando si arriva sempre a capire qualcosa in più, anche per noi attori. Parlando, verbalizzando il nostro pensiero escono cose che aiutano tutti a capire qualcosa di più. Senta, lo so che è difficile in una carriera ricca come la sua, ma c’è un personaggio che ha interpretato a cui è più affezionato? Ci sono episodi particolarmente importanti. Probabilmente, parlando di personaggi, il primissimo che ho interpretato a teatro, in “Comedians” con la regia di Salvatores, accanto a interpreti come Paolo Rossi, Claudio Bisio, Antonio Catania, Gigio Alberti,… È stato il mio primo grande successo: fino ad allora “me la suonavo e me la cantavo” nella “mia” Napoli, ora era la prima verifica “fuori casa”. Ed è stato il famoso riflettore che si accende improvvisamente su di te. E la gente ti vede pure. [email protected] “Scene da un matrimonio” con Daniele Pecci stasera al teatro delle Arti di Gallarate GALLARATE, 19 febbraio 2013 – di SARA MAGNOLI – L’abbiamo apprezzato in “Orgoglio” alla tv, ma anche in “Mine vaganti” di Ozpetek, e “Fortapasc” di Marco Risi al cinema, solo per citare qualcosa. Martedì 19 e mercoledì 20 febbraio alle 21 Daniele Pecci sarà protagonista alla stagione di prosa del teatro delle Arti di Gallarate in “Scene da un matrimonio”, uno dei capolavori di Ingmar Bergman, portato in scena a teatro con la regia di Alessandro D’Alatri. Al suo fianco, l’attrice Federica Di Martino. Una versione integrale del testo portato sul grande schermo quarant’anni fa, anche se con un taglio interpretativo che potesse fare in modo che il pubblico si riconoscesse nel testo. “Un testo – ci spiega lo stesso Pecci -, la cui bellezza è proprio nel vedere come le battute di quarant’anni fa siano ancora attuali, anche se in bocca a “giovani” e in un contesto diverso”. La coppia di coniugi in scena, che si interroga sulla vita, sul percorso personale che li porta a stare insieme e alla loro crisi coniugale, non è più svedese degli Anni Settanta, ma coppia di oggi, presumibilmente italiana. E Daniele Pecci è il Johan bergmaniano, qui Giovanni. “Una piccola variazione rispetto al testo originario – sottolinea l’attore -, come è stato per la professione del protagonista. Nel film era professore universitario, che oggi non avrebbe più avito le caratteristiche sociali rappresentate quarant’anni fa. Nel nostro spettacolo diventa un progressista, benpensante, geologo impegnato nelle energie alternative. Lo diventa seguendo l’impostazione che egli stesso dà di sé nell’intervista iniziale”. I biglietti sono in vendita alla biglietteria del teatro delle Arti di via don Minzoni al costo compreso tra 12 e 30 euro. “Quello di Giovanni è un personaggio molto bello – aggiunge Pecci -, offre un ventaglio di stati d’animo, è totalizzante: interpretarlo è stato come fare un grande viaggio. Nel grande rispetto per un classico e sentendo la responsabilità nei confronti del pubblico mettendo in scena un testo unico e profondo”. [email protected] I ballerini di tango argentino preferiti dal regista Coppola venerdì al teatro di Varese VARESE, 14 febbraio 2013- Il caliente tango di Buenos Aires arriva al Teatro di Varese con i fratelli Macana, Enrique e Guillermo De Fazio. Lo spettacolo, che si terrà venerdì 15 febbraio alle ore 21, vedrà protagonisti sul palco i vigorosi e mascolini movimenti degli Hermanos Macana, indiscussi protagonisti dei festival di tango in tutti i continenti, considerati una delle coppie di ballerini più talentuose del panorama “tanguero” internazionale. Nati e cresciuti nella capitale argentina, i fratelli cominciarono la loro carriera di ballerini nel 1995, guidati da alcuni tra i più grandi maestri del Tango Argentino quali Juan Carlos Copes, Eduardo Aquimbau, Gabriel Angio y Natalia Games, Mingo Pugliese y Raul Bravo. È di due anni dopo il debutto in una delle più prestigiose milonghe di Buenos Aires, dove portarono in scena la loro prima coreografia “Mala Junta” che li portò al successo. L’ America intera ma anche l’estero venne così conquistato dalla loro arte, tanto che Robert Duvall e Francis Ford Coppola scelsero gli Hermanos Macana come icona “tanguera” nel film “Assassination Tango”(2001). Il significato del loro nome d’arte “Macana” deriva dal gergo popolare di Buenos Aires e li identifica come tipi in gamba e giocosi. La coppia, ammirata in tutto il mondo per le straordinarie doti e l’inconsueta particolarità di esibirsi insieme, rievoca le origini del tango come i “compadritos” (i guappi dell’epoca) che, per carenza di donne, erano costretti ad allenarsi e ballare tra di loro, desiderosi di primeggiare, mostrando le loro abilità e le doti virili. Il loro stile originale e la straordinaria capacità di unire energia, divertimento e rispetto per la stupenda arte del tango, fa di loro un duo unico capace di trasmettere scioltezza e leggerezza con movimenti vigorosi e interpretazioni uniche. Passi veloci ed impeccabili sorprendono il pubblico in sala che, di fronte a tangheri altissimi, magrissimi, eleganti, ironici e un po’ sbruffoni non può che rimanere a bocca aperta. Ad impreziosire lo spettacolo, uno straordinario corpo di ballo e le musiche dal vivo di una strepitosa orchestra della nuova generazione “tanguera” di Buenos Aires. Info: lo spettacolo sarà venerdì 15 febbraio alle ore 21, il prezzo per un biglietto intero in platea è 32 euro, in galleria 1 28 euro ed in galleria 2 23 euro, mentre le riduzioni destinate agli ultrasessantenni, agli under 18 ed agli studenti sono di 4 euro per un biglietto in platea e galleria 2 e di 5 euro per la galleria 1. Arriva la comicità del “professor” Paolo Migone giovedì al teatro di Varese. VARESE, 12 febbraio 2013- di CHIARA MAZZETTIAvete mai litigato con vostro marito perchè, dopo aver messo l’acqua della pasta a bollire, se n’è stato lì imbambolato senza far nulla mentre voi nel frattempo avreste rifatto i letti, preparato i figli per la scuola e stirato un paio di camicie? Allora quello che vi ci vuole è una lezione con “il professor Paolo Migone” esperto conoscitore di entrambi i sessi e delle loro profonde, radicali differenze. L’attore comico Paolo Migone vi aspetta il giorno di San Valentino, 14 febbraio, alle ore 21 al Teatro di Varese con il divertente ed educativo adattamento teatrale di uno dei libri più venduti al mondo “Gli uomini vengono da Marte, le donne vengono da Venere!” dello psicologo americano John Gray. È più che sicuro che uomini e donne provengano da pianeti diversi e ognuno di noi, almeno una volta nel corso della sua vita, ne ha avuto la conferma: il problema di fondo sta nel pensare che il nostro partner sia fatto come noi e ragioni nella stessa maniera, cosa che non accade quasi mai. Questo originale spettacolo, esilarante ed illuminante allo stesso tempo, mette in luce le diverse situazioni in cui uomini e donne si trovano quotidianamente e le inevitabili differenze che fin troppo spesso sono causa di litigi. Con il provvidenziale aiuto di Paolo Migone, gli spettatori divertiti comprenderanno come fare di queste differenze una fonte di complicità e non di conflitto. Lo spettacolo non ha lo scopo di condividere “verità”, ma piuttosto aiutare a comprendere l’incomprensibile, attraverso nuovi dati sull’altro sesso che non solo eviteranno situazioni spiacevoli ma riusciranno a tramutarle in scherzo. Il risultato è una fragorosa risata collettiva, uno sgomitare continuo ed uno scambio complice di occhiate: è inevitabile riconoscersi negli aneddoti raccontati e ridere di se stessi e della propria relazione. Info: lo spettacolo inizierà alle ore 21 del prossimo giovedì 14 febbraio ( prezzi: platea 23 euro, galleria 1, 20 euro- galleria 2, 17 euro, mentre lo sconto di 3 euro su ciascuna fascia di prezzo è applicabile a studenti, minori di 18 anni e ultra sessantenni) [email protected] L’irresitibile comicità dialettale del ticinese Yor Milano al teatro di Varese VARESE, 7 febbraio 2013- di CHIARA MAZZETTITra pochi giorni la nuova e rivisitata versione del più longevo monologo della storia del teatro contemporaneo irromperà sul palcoscenico del Teatro Apollonio di Varese, precisamente sabato 9 febbraio alle ore 21. Per chi non l’avesse intuito, stiamo parlando dello scritto dell’attore e comico Rob Becker del 1991, portato sulla scena varesina da Maurizio Colombi e poi nel resto d’Italia dal 2008, visionato da oltre 8 milioni di spettatori in 45 paesi diversi: il titolo originale di quest’opera è Defending the Caveman, letteralmente Difendere l’Uomo delle caverne. Questo monologo, vincitore del premio LAURENCE OLIVER come miglior spettacolo di intrattenimento, è stato tradotto in ben 30 lingue e l’ultima versione proposta dall’attore svizzero ticinese Yor Milano è in dialetto lombardo-ticinese e si intitola GIÒ` I MAN DA L’OMM DI CAVERNI. L’esperienza ultra decennale di Yor Milano sui palcoscenici svizzeri ed esteri, la sua sicurezza nel coinvolgere il pubblico in sala e la magistralità del gruppo teatrale islandese Teatro Mogul (responsabile della tournée mondiale e detentrice dei diritti) creano il giusto mix per un successo assicurato. Novanta minuti di irresistibile humour, precisione storica e sagacia in cui vengono messi a confronto l’uomo e la donna, nonché il loro inevitabile conflitto; il pubblico femminile e quello maschile vengono alternativamente presi in causa dagli attori ed inevitabilmente finiscono per ritrovarsi nei conflitti che, fin dalla preistoria, attanagliano entrambi i sessi. Come non riconoscersi nell’Uomo delle caverne? Indice di estremo gradimento di questo spettacolo è il fatto che molti spettatori non possano fare a meno di un bis, in dolce compagnia ovviamente: Yor Milano non solo fa ridere a crepa pelle e divertire la gente, ma soprattutto ha la capacità di far si che chi lo guarda si immedesimi in lui e nelle situazioni che sta vivendo. Insomma niente di meglio che un sano confronto con il partner, per staccare la spina dai mille impegni giornalieri e farsi quattro risate. Info: inizio ore 21, biglietti intero in platea 23 euro, galleria 1 -20 euro e in galleria 2 -17 euro, mentre lo sconto riservato ai minori di 18 anni, agli ultra sessantenni ed agli studenti è di 3 euro rispetto alle cifre sopraindicate.