Cenni biografici Antonio “Tono” nasce a Padova nel 1906 da Colomba Zampiron e Natale Zancanaro. Frequentato il Ginnasio, si iscrive alla scuola di Avviamento Commerciale. Chiamato a Torino nel 1926 per svolgere il servizio militare, comincia ad appassionarsi alla pittura e a visitare musei. Terminato il servizio di leva, dal 1929 al 1932 lavora come impiegato in banca. Si intensifica in quel periodo la sua passione per l’arte, che lo spinge ad iscriversi nel 1930 all’Istituto d’Arte di Padova e a viaggiare in molte città tra cui Firenze, dove nel 1935 conosce Ottone Rosai, grazie al quale si fortifica, in un rapporto di frequentazione costante, il suo interesse per il disegno e per la pittura. Da Rosai, del quale apprezza in particolare l’attenzione verso il mondo degli umili e degli emarginati, Tono affermerà di aver ricevuto “la prima e unica, fondamentale lezione sulla natura dell’arte”. Mosso dall’amore per la padovana Olga, l’artista produce in questi anni una serie di ritratti che inaugurano il ciclo delle raffigurazioni femminili. 19 A Parigi conosce, nel 1937, Lionello Venturi ed entra in contatto con l’ambiente culturale delle avanguardie. Nello stesso anno, dopo aver partecipato alle prime esposizioni collettive, Tono tiene un’importante rassegna personale al Palazzo dell’Economia di Padova: la mostra viene introdotta da Ottone Rosai e recensita da Carlo Carrà. Al 1938 risale il suo primo viaggio in Sicilia, terra che lo affascina intensamente e che tornerà a visitare, in seguito, con frequenza. L’amicizia con persone legate al mondo universitario padovano, in particolare quella stretta con Ettore Luccini ed Eugenio Curiel, avvicina Tono agli ambienti politici della sinistra, sensibilizzandolo a problematiche di natura sociale e portandolo a iscriversi, nel 1942, al Partito Comunista Italiano. Si sviluppa in questi anni – grazie alla vicinanza con l’ambiente antifascista e, a Milano, con Ernesto Treccani – la serie grottesca incentrata sulla figura del Gibbo, giocata tra caricatura e satira politica, e realizzata in innumerevoli varianti grafiche distribuite in migliaia di fogli. Nei primi anni Quaranta, Tono comincia a sperimentare la tecnica dell’acquaforte, scoprendo una passione per l’incisione che non abbandonerà più. Nel 1943 partecipa alla Quadriennale d’Arte di Roma, dove incontra Renato Guttuso, Mino Maccari, Carlo Levi, Elsa Morante e Alberto Moravia. Comincia a prendere corpo, in questo periodo, il ciclo grafico dei Demopretoni, dal carattere violentemente anticlericale, che si inserisce nel dibattito sul referendum Monarchia/Repubblica del 1946. Segue questa esperienza figurativa la serie, dai toni poetici e ideali, incentrata sulla 20 figura della Levana, celebrazione di un universo femminile che dà avvio alle invenzioni successive, dalle Circi alle Brunalbe, alle Selinuntee, alle Maselinuntee, alle Leopardiane, alle Enrichee, alle Poppee, alle Foscariane. In questi anni Tono si concentra anche su soggetti popolari, rappresentando frequentemente figure di umile condizione, come mondine e contadini. Durante l’alluvione del 1952 disegna i campi allagati sulle sponde del fiume Po. Nello stesso anno partecipa alla Biennale d’Arte di Venezia, che lo vede vincitore del primo premio per l’incisione. Due anni dopo, alla rassegna Tassesca di Ferrara, si attesta il primo premio per le illustrazioni della Gerusalemme liberata. Attratto dal linguaggio figurativo proprio della tradizione classica, si sposta frequentemente in Sicilia, dove frequenta musei e siti archeologici, entrando in contatto con personalità come Leonardo Sciascia, Ignazio Buttitta, Elvira ed Enzo Sellerio. Affascinato dal tema dei carusi siciliani, inaugura l’omonimo ciclo, che vede rappresentata un’idea di bellezza dai tratti acerbi ed ermafroditi, nella quale si fondono armonicamente elementi femminili e maschili. Si appassiona contemporaneamente alla terracotta e alla ceramica, indagandone le diverse tecniche e studiando l’arte vascolare greca. Nel 1956 fa un viaggio in Cina che lo segna profondamente, durante il quale realizza moltissimi disegni. Sono insieme a lui, nel soggiorno cinese, anche Antonietta Raphael Mafai e Aligi Sassu. Nei primi anni Sessanta Tono conosce in Romagna Dario Fo, Franca Rame e Brunalba, donna celebrata nel ciclo 21 di disegni intitolati Brunalba e Brunanotte. Sollecitato da Carlo Ludovico Ragghianti, nel 1964 lavora, per conto dell’Editore Laterza, alle tavole destinate all’illustrazione de La Divina Commedia, esperienza da lui definita “forte, esaltante e preziosa”. Nell’anno successivo, colpito dal suicidio dell’amico Giorgio Rubinato e dalla morte della madre, Tono intensifica i viaggi in Europa e in Unione Sovietica. A Roma incontra il pittore Gianpaolo Berto e realizza un ciclo di disegni della città, dedicandosi in particolare alla rappresentazione di Piazza Navona. Nel 1967 partecipa ad un “Omaggio a Boccaccio” a Certaldo, luogo cui rimarrà fortemente legato. Contemporaneamente comincia a frequentare, a Vicenza, la stamperia di Ottorino Busato, con il quale intraprende un fertile rapporto di collaborazione che porterà alla produzione di centinaia di litografie. Dal 1970 al 1977 tiene la cattedra di incisione all’Accademia di Belle Arti di Ravenna e collabora con l’Accademia del Mosaico. Nello stesso periodo lavora a fianco del nipote Sylvano Bussotti, musicista e scenografo, per il quale crea scene e costumi teatrali. Nel 1972, al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, Tono inaugura una grande antologica che consolida la sua notorietà ormai acclamata e che vede una straordinaria partecipazione di pubblico, alla presenza di persone comuni, intellettuali, poeti e politici. Espone, negli anni successivi, in molte sedi, tra cui nel 1974 alla Civica Galleria d’Arte Contemporanea di Palermo, nel 1977 al Palazzo Pretorio di Certaldo, nel 1978 al Palazzo della Ragione a Padova, nel 1982 al comune di Ca22