Genesi di un brano Il mio saluto e ringraziamento va a chi ha organizzato questa iniziativa che si prolungherà per tutto il mese di ottobre e ha come comune denominatore la musica, l'amore per la musica e come giustamente recita il titolo, l'ascoltare e il fare musica. Credo che l'intento di queste serate e in particolare di stasera, sia quello di non dare lezioni, nozioni o dettagli tecnici-accademici ma piuttosto l'incontro, la condivisione di esperienze di chi, come addetto, professionista, musicista o semplice appassionato di musica , ha partecipato a vicende musicali nel nostro territorio e che magari da qui è salpato per altri approdi nazionali. Ritengo basilare l'atto dell'ascoltare: è attraverso l'ascolto che scopriamo particolari o addirittura scopriamo la vita, visto che pare che il primo organo a formarsi nel feto sia l'orecchio e in uno stadio più avanzato, sia l'ascolto del battito materno a rassicurarci nel sacco uterino. Dicevo, ringrazio Graziano, Erica e la Biblioteca , Luigi e Correggio Mon Amour per aver pensato a me relativamente a questa serata che ha come titolo e contenuto impegnativo, quello di parlare della canzone, del formato canzone, della sua fenomenologia. Il mio sarà un approccio non ortodosso, non aspettatevi una “lectio magistralis” ma invece una “lectio minestralis” nel senso che farò una grande minestra, mescolando colto e popolare, buttando dentro al paiolo elementi, periodi, suggestioni. “Genesi di un brano” è come dire “Genesi dell'universo” o “Genesi del genere umano” temi e visioni che coinvolgono filosofie, religioni, diverse correnti di pensiero. Ragionare sulla canzone e sulla sua creazione è un tema scottante, difficile, perchè credo che non si è mai imparato abbastanza a scrivere , comporre o soltanto abbozzare canzoni. La canzone è un fatto assolutamente soggettivo e naturalmente ci sono canzoni che riescono a raggiungere numeri altissimi di soggettività. Quale è il meccanismo che fa scattare la condivisione e il gradimento di un brano? Perchè ci sono brani che hanno un successo immediato e diventano musica del proprio tempo e altri che hanno bisogno di una decantazione per essere scoperti dopo decenni. Perchè un grande come Nick Drake venne praticamente snobbato ai tempi dell'uscita dei suoi album e oggi viene considerato un songwriter fondamentale? Perchè i suoi brani trentanni dopo vengono utilizzati in pubblicità, colonne sonore cinematografiche etc? (Northern Sky ). Creare musica, fare canzoni, è un percorso che si sviluppa nel tempo e come per un artista figurativo, per un regista, è dopo anni di lavoro , ricerca, decantazione, distillazione che si giunge ad una forma pura ed essenziale di composizione. Immaginate le ultime opere di Mirò, Picasso, Bacon che si fanno sempre più minimali, essenziali, che giocano con pochi elementi, che racchiudono in un solo segno, in una pennellata, tutto il percorso e la ricerca di una carriera. Così è anche nella musica e spesso, con i grandi artisti, si giunge a giocare la realizzazione di un brano con pochi accordi, poche note messe al posto giusto e infine legate e amalgamate con poche parole e concetti. Come si sviluppa un brano? Quali sono le procedure? Arriva prima la musica o il testo? Nasce da improvvisazioni in sala prove o da un autore che porta un pezzo finito e definito nella struttura, melodia, testo? Sono più funzionali coppie di autori alla Jagger-Richards, Lennon -Mc Cartney, gruppi o singoli? Per me non ci sono regole. Il tutto può nascere da due accordi casuali o da una frase , uno slogan che gira in testa , da uno stato particolare, da una visione, da un sogno o all'estremo opposto da un lavoro meticoloso di fabbricazione di un singolo di successo. Parlavo prima di soggettività, nel senso che vi sarete accorti nei vostri ascolti che esistono musiche, atmosfere e quindi canzoni che entrano , che toccano le vostre corde, la vostra sensibilità, che vi smuovono sensazioni (che possono essere anche negative) e altri brani che invece vi attraversano le orecchie, che passano sulla pelle senza lasciare traccia. Quello che dovremmo cercare è un rapporto intimo con la canzone. Questo è un po' il problema, la mancanza, di certa musica commerciale, confezionata ad uso e consumo di una stagione, legata a format e mode del momento. Musiche edonistiche che hanno spesso ruoli di sottofondo. Non voglio fare il moralista del suono, la musica pop se fatta bene è una piccola opera d'arte e la musica ha tra le sue necessità anche quella dell'intrattenimento. Però se vogliamo entrare in un rapporto simbiotico, sentimentale, empatico è il tempo che fa sì che alcune canzoni rimangano immortali e possano raggiungere diverse generazioni e decadi. Ci sono frequenze, sequenze di accordi, l'uso di tonalità maggiori (che danno un'aria epica-energica-solare) o minori (malinconica-esistenzialista), ci sono sapienti arrangiamenti e strutture che innescano e sono capaci di portare verso un altrove e creare, amplificare stati d'animo. Ci sono brani capaci di rappresentare lo spirito dei tempi, periodi delle vite delle persone (le canzoni dei 60, dei 70, degli 8o etc). Ci sono musiche che accompagnano la nostra infanzia, l'adolescenza, la maturità e sottolineano , danno spazio , immagini, alle nostre speranze, alla nostra rabbia, alla scoperta dell'amore. Ci sono alchimie di suoni e parole che provocano tristezza, euforia, stati alterati, follia. Io ho cose che mi entrano, con cui entro in sintonia, in risonanza, in empatia e altre che non mi fanno effetto. Prendo due grandi artisti-autori, due grandi songwriter : Dylan e Bowie (like a rolling stone, space oddity) molto diversi tra loro, uno più legato al folk, alla canzone di protesta, al pacifismo, l'altro artefice dell'introduzione del decadentismo, pioniere dell'artrock e della sperimentazione di linguaggi. Non discuto il valore e la grandezza di Dylan, il suo peso storicosociale ma se dovessi dire quale dei due tocca le corde del mio animo, quale entra in sintonia con la mia sensibilità, direi senza dubbio Bowie. Non è una questione di valore assoluto, di qualità, portata, ma puramente di condivisione di stati d'animo, mood, attrazione per certe atmosfere, melodie, sfumature. Il percorso per giungere alla creazione di una propria canzone non è lineare : se parliamo di giovani band o giovani artisti la prima scintilla, il primo input è senza dubbio l'emulazione, cercare di copiare, imitare i generi, i gruppi amati, più famosi o vicini alla nostra sensibilità. Poi dovrebbe sopraggiungere la voglia di creare brani propri, di scrivere testi che raccontano proprie esperienze, proprie visioni, propri ideali e perchè no, i propri sentimenti (invece di dare titoli stranieri alle nostre canzoni d'amore “ Angie”, “Lola”, “Lucille”, “Suzanne”, potrebbe già essere una partenza usare i nomi delle nostre fidanzate). Oggi purtroppo l'aspetto emulativo ha prevalso e il tutto pare essersi fermato ai gruppi tributo, alle coverband o al citazionismo in musica e non possiamo negare che gli ultimi decenni hanno inventato poco e hanno rimasticato, rimiscelato generi , suoni del passato. Forse le ultime innovazioni sono state : in ambito rock-songwriting Jeff Buckley, l'elettronica degli anni '90, la scoperta di suoni extraeuropei. Se analizziamo alcuni fenomeni musicali più o meno recenti non troviamo effettivamente novità. Il grunge degli anni novanta si ispirava all'hard-rock dei settanta, ai Led Zeppelin, al punk, alla psichedelia, al sound garage di Stooges. Stessa operazione citazionista riguarda il cantautorato 2.0, il neo-britpop, il neo-soul. Ami Winehouse, una delle voci salite alla ribalta prima della prematura scomparsa, aveva come modello le cantanti nere blues, le grandi interpreti di torch-songs, le all female groups dei sessanta. In Italia poi giochiamo a ricreare le mode estere e se la Winehouse giunge al successo, in tutta fretta cerchiamo di creare una versione italiana (vedi ad esempio Giusi Ferreri con tanto di look cotonato anni '50 e vocalizzistorpiature per dare una parvenza english all'italiano. Vedi Nina Zilli, altrettanto tecnica e gradevole ma che si limita ad una imitazione della primissima Mina ). Questa stasi non è sintomo di salute e non è tanto questione di canzonette o canzoni impegnate ma di possibilità di evoluzione e creazione di nuovi stili. La canzone ha una lunga storia e mescola elementi della tradizione popolare (dagli stornelli, ai canti popolari, dalla chanson francese, alla canzone napoletana, al folk, al blues) e elementi della musica colta , classica, accademica. La forma, la griglia della canzone giunta fino ad oggi è rimasta per lo più invariata, questo se parliamo di musica popular, pop, rock, leggera. Dai primi del '900 la struttura è composta da : intro, strofa , bridge o ponte musicale (la cui funzione è lanciare il ritornello) ritornello (la parte del brano che ritorna, che ricordiamo, che ha funzione mnemonica, quella che magari fischiettiamo sotto la doccia) middle o variazione, finale o coda, chiusura. Una struttura classica potrebbe essere composta con questa sequenza: introduzione (spesso un motivo musicale), strofa,ponte, ritornello ripetizione strofa ( a volte dimezzata rispetto alla prima strofa), inciso strumentale, rit (con variazione) finale. (Beatles “Lucy in the Sky with Diamonds”) Nella musica pop o leggera si ha spesso combinazione delle varie parti, o uso di alcune parti soltanto. Per esempio il bridge o la variazione vengono a mancare del tutto nell'hip-hop, nell'elettronica o nel moderno r'n'b. Un esempio di struttura monotonale viene dal rap, loop e flusso continuo basato su un solo accordo su cui si muovono le rime degli Mc's (Sugarhill Gang “rappers delight”). Nei sessanta e soprattutto nei settanta si elaborano strutture più complesse e ardite (musicisti più tecnici, spesso provenienti da studi classici) strutture sinfoniche, suite (brani dalla lunga durata), riferimenti a composizioni classiche o contemporanee. Le intro si fanno lunghissime, ci sono variazioni di tempo, di mood, assoli kilometrici, parti strumentali virtuosistiche. L'imperativo era quello di infrangere regole e limiti della canzone anni '50 e '60. Tra i vari i Pink Floyd ( Astronomy Domine) i King Crimson (21 Century Schizoid Man) Miles Davis (On the CornerBlack Satin), Area, Zappa (Peaches En Regalia) che si era interessato a compositori contemporanei come Stravinski e Varese. Anche in ambito rock o jazz-rock si impone l'improvvisazione mutuata dal free jazz con forme libere e avanguardistiche. Prendiamo gli album del periodo elettrico di Miles Davis, sono ore e ore di jam improvvisative registrate su nastro, su cui interviene in un secondo tempo il tecnico del suono Teo Macero, andando a tagliare e ricomporre le parti meglio riuscite e giungere così con un lavoro di “taglia e cuci” (cut'n'mix) ad una opera definita. Si parla in quel periodo di “concept album” di dischi che sono legati brano per brano ad unico concetto, ad una idea, che si sviluppa nel tempo di durata di un album a 33 giri. Oggi l'attenzione per dedicarsi ad un concept album è relegata in piccole nicchie di ascolto. La forma “progressiva” della canzone e' una parentesi e elaborazione che ritorna a periodi ( vedi il post-rock anni 90) in verità sul finire dei '70 il prog venne sbaragliato dall'avvento del punk, con la sua urgenza, con una generazione che voleva urlare la sua rabbia adolescenziale, bypassando le grandi strutture discografiche, creando una propria rete indipendente e riavvicinandosi al lato più selvaggio del rock . Si ha un ritorno a forme di canzoni più semplici, basate su pochi accordi e su strutture più grezze e compatte. In genere la canzone pop da Ray Charles, ai Beatles, ai Rolling Stones, per giungere ai Clash o Sex pistols, gioca su elementi presi dal blues, con ripetizioni di giri armonici di pochi accordi. Autori come Lou Reed, Dylan, Led Zeppelin, Who, Kinks etc. hanno fatto tesoro di questa semplicità. In fondo le migliori canzoni sono un giusto dosaggio di melodia (canto) armonia (accordi) tempo (bpm, velocità). La durata di un brano è dunque un aspetto importante che ci svela il suo fine. Semplificando potremmo dire che aumentando la durata, aumenta la complessità lirica o musicale di una composizione. Sempre più il minutaggio, per motivi commerciali, radiofonici, si è abbassata sotto i tre minuti (se non si vuole prendere in considerazione cantautori, prog, jazz o avanguardia). Oggi siamo a max tre minuti o comunque sotto i quattro, con veri e propri schemi quasi obbligatori come l'imperativo di avere il ritornello che deve arrivare entro il primo minuto e mezzo. Perchè deve catturare subito l'ascoltatore e deve giocarsi l' attenzione di un pubblico sommerso da informazioni e materiali. I nostri tempi di attenzione con l'avvento di internet, dei social, delle chat si è assottigliato e disciolto in un magma di dati incontrollato. Passaggi. Nella produzione musicale si sono distinti, dall'avvento dell'industria discografica, vari passaggi tecnici : composizione (la creazione dei brani), preproduzione (periodo di tempo in cui, con l'apporto di un produttore si interviene sui brani andando a limare, approntare al meglio le varie parti musicali, in preparazione dell'entrata in studio di registrazione), registrazione (che poteva durare giorni, mesi o anni relativamente all'entità del budget messo a disposizione da una casa discografica o da un management) missaggio (la giusta miscela, il giusto dosaggio, il design, la giusta effettistica, la definitiva proporzione dei volumi e livelli delle varie parti che compongono un brano) , mastering (ulteriore intervento di preparazione del disco per la stampa che interviene sulle frequenze, sulla equalizzazione, sulla dinamica. Questo relativamente al fatto che si tratti di un disco da ascolto, radio (in cui saranno accentuate le frequenze medio-alte) o da ballo (vedi la disco, l'house, il drum'n'bass in cui vengono sottolineate le frequenze più basse). Altro passaggio è la stampa (il fissaggio su supporto-vinile o Compact disc), la distribuzione (la diffusione dell'opera finita nei canali di vendita), la promozione (operazioni mediatiche e strategiche, passaggi radio-TV-rete per meglio fare conoscere il prodotto). Oggi tutti i passaggi non seguono più questa sequenza, tutto è mescolato, avviene in tempo reale. Le possibilità dei programmi digitali, gli studi casalinghi, la diffusione della musica in rete, nuove figure come manipolatori e produttori- programmatori, djs, hanno fatto della creazione e produzione un unico processo. Non ci si serve più di grosse strutture ma di studi casalinghi e apparecchiature miniaturizzate, più economiche, che nascono in case private o nelle camere da letto di giovani smanettoni (vedi il fenomeno degli anni novanta della bed-generation legata allo sviluppo della elettronica in Inghilterra). La miniaturizzazione, le attrezzature cheap, programmi come cubase, logic, prootols hanno in un certo modo “democraticizzato” la produzione musicale portando alla ribalta artisti, gruppi o piccole label che non si potevano permettere grandi budget di produzione o grandi studi di registrazione (quello che è successo sul finire degli anni '70 con il punk, con la nascita di etichette indipendenti, cartelli di distribuzione indipendente, fanzines e dischi registrati in cantine in pochi giorni, in pratica con l'etica e le estetiche del “Do It Yourself”) . Oggi i tempi sono minimi, un brano è disponibile e condivisibile subito. C'è la necessità di unire le varie fasi. Non esiste più una copia unica, una unica versione definitiva di un brano ma c'è la possibilità di intervenire per dare tante versioni differenti. Questa è la pratica del remix (mutuata dal dub giamaicano, dalla scuola della manipolazione elettronica, dalle tecniche dell'hip-hop) TRUCCHI E ARTIFICI. Nella genesi di un brano esistono trucchi e artifici che possono essere utili nella buona riuscita, nella capziosità, nel tenere desta la curiosità e l'attenzione del nostro orecchio. Uno dei più classici di questi accorgimenti è il cambio di tonalità. Ovvero, il fare salire la tonalità (per esempio di una strofa successiva alla prima) di mezzo tono o più (Bobby Hebb Sunny ). Questa pratica è stata adottata in particolare nella musica leggera italiana. Assonanze o uanagana : Rimanendo in Italia e qui ci spostiamo sulla canzone in italiano che guarda a generi importati da oltremanica o oltreoceano (rock, jazz, blues, funky, soul, r'n'b) si cercano assonanze nel testo, nei versi e nelle parole per ricreare la fonetica della lingua inglese da sempre associata a generi non autoctoni (ho usato la definizione di assonanza per nobilitare tentativi che a volte possono risultare grotteschi e allora si hanno storpiature che ironicamente ho definitivo “uanagana”) Questa pratica si è diffusa in Italia in molto rock italico o indie per meglio inserire i versi e le parole in musiche ispirate, a generi e sonorità non tradizionali. Oltre che nella canzone rock-italiana, abbiamo un precedente nella canzone degli anni 50 che guardava al jazz e allo swing (Buscasglione sono il dritto, Carosone tu vuoi fa) o negli anni 60 con il beat (Nomadi come potete giudicar). Spesso erano versioni dall'inglese, con adattamenti e testi in italiano che tendevano a dare una vaga idea delle tematiche di protesta, liberazione dei costumi, pacifismo etc ma depurate attraverso una “italianità” più rassicurante (vedi Mogol e la normalizzazione ad uso e consumo di festival nazionalpopolari come Sanremo etc). (Dik Dik Isola di Wight, Bobby Solo Se tu andrai San Francisco) Giungendo all'oggi questi trucchi non sono poi cambiati tanto e se analizziamo molti testi di nuove band italiane dietro ad una parvenza di tematiche “non-sense” si cela in verità la parola che possa suonare “inglese”. (Verdena valvonauta) Si cercando quindi parole tronche (che mancano nel nostro vocabolario) più simili al suono angloamericano o si cercando assonanze e versi che finiscono in vuoi, mai, sai, puoi, tuoi, miei, vedrai, po', vedrai (in testa magari abbiamo il “cry” di molti testi stranieri) o si usa il verbo coniugato al futuro. Una eccezione è stata la scuola di autori e cantautori che dagli anni sessanta/settanta hanno iniziato una ricerca lessicale per esprimere con la canzone concetti che non fossero legati alla rima cuore/amore (De Andrè , Fossati, Dalla etc.) PLAGIO trucco o tema controverso? Capire se c'è intenzionalità nel copiare, rubare motivi, melodie, sequenze di accordi o se nel lavorare su poche note ci si ritrovi involontariamente a ripetere schemi già adottati da altri. I casi sono tanti, innumerevoli, alcuni anche curiosi o incredibili (Al Bano che accusa di plagio Michael Jackson) Se volessimo essere rigorosi molti artisti del primo rock'n'roll o gruppi rock degli anni sessanta dovrebbero pagare i diritti d'autore ai primi bluesmen di colore che hanno inventato giri armonici e riff utilizzati poi massicciamente da molti artisti bianchi. Un artista italiano che spesso a torto o ragione viene citato per plagio è Zucchero (probabilmente bravo nel seguire una sequenza di accordi già sentiti ma accorto nel cambiare giusto uno di questi accordi per non cadere nel plagio vero e proprio) su youtube si trovano tanti esempi e dimostrazioni vere o presunte di plagio. STADIUM ROCK Per i gruppi che hanno raggiunto un grande successo e hanno necessità di suonare in grandi contenitori come stadi, risultano strategici e utili i cori finali che siano utili per trascinare folle a cantare nei grandi eventi (U2 in the name of Love, Coldplay viva la vida.. Springsteen, Simple Minds..Vasco Rossi...) Dunque già nella versione in studio di un brano si costruiscono cori e parti trascinanti che dal vivo saranno poi importanti per coinvolgere il pubblico. Quantizzazione. Oggi i brani suonano perfettamente a tempo. Tutti gli strumenti tarati sullo stesso BPM (battuta per minuto). Grazie alla tecnologia c'è la possibilità di mettere tutti gli strumenti a tempo, cosa che non era automatica nei dischi di qualche decennio indietro. Se ascoltate dischi che hanno fatto la storia non sempre un pezzo aveva lo stesso identico tempo o la stessa velocità dall'inizio alla fine (prendete il drumming di Charlie Watts Miss You sempre un po' indietro, Ringo nei Beatles, Moe Tucker batterista dei Velvet Underground, con un timpano e un rullante e un battere/levare rudimentale Heroin ). La velocità non era costante, è udibile una tendenza a rallentare o accelerare. Grazie a programmi digitali, oggi tutto viene messo perfettamente a tempo. Trucchi e artifici per la voce. L'autotune, usato per intonare perfettamente la voce: indicando le tonalità della base musicale la voce viene automaticamente aggiustata e intonata. Usato in modo subliminale, non ce ne accorgiamo (anche se a volte la voce perde, sfumature e imprecisioni , afonie che rendevano più umano il cantato). Il risultato può essere impersonale, plastificato e appiattisce frequenze e quello che si trasmette nel momento in cui da un cantante insieme alla voce escono sentimenti, stati d'animo, profondità. Poi c'è un uso di autotune massiccio che è diventato una moda (vedi CHER do you believe) o in alcuni prodotti viene usato cone strumento vero e proprio (dai Daft Punk a James Blake). Pensate a voci come quelle di Battisti, Lou Reed, Dylan non perfettamente intonate, anche sgraziate, nasali, a volte fuori da un riferimento ritmico ma che poi diventano elemento caratterizzante e unico. La voce bella a tutti i costi e intonata artificiosamente, forse ci sta privando di tanti “irregolari” che magari possono esplorare altre zone della vocalità. Uso di sovraincisioni in studio di registrazione. Gli overdubs, che si fanno sempre più sofisticati con il progredire della tecnologia e con l'avvento di nuovi effetti sonori (echo, effetti a nastro, dal r'n'r con la voce profonda di Presley al wah wah e distorsore nei 70 di Hendryx, le drum machine e tastiere come il DX7 negli 80 dai Depeche Mode ai Joy Division, i campionamenti nei 90 etc. ) Uso dello studio. Che diventa uno strumento aggiunto dalle mille possibilità. In questo luogo e attraverso il mezzo/studio di registrazione e apparecchiature diventa importante la figura del produttore da Phil Spector a Quincy Jones, da George Martin a Alan Parson, da Eno a Rick Rubin, per giungere aTimbaland e Pharrell Williams. Si parla di design del suono. Del giusto vestito da dare a una canzone e spesso è proprio il vestito scelto a dare una nuova veste, una nuova vita ad un brano. Ogni produttore ha un suo stile, un suo metodo di produzione, i suoi segreti e le sue innovazioni. (Uno dei primi grandi produttori dei '60 Phil Spector e il suo “wall of sound” , stratificazioni di suoni, sovraincisioni, accentuazione percussiva, incastri di cori, per rendere il suono più maestoso.The Ronettes be my baby) Ci sono anche casi limite nella produzione in cui si utilizza addirittura il rumore, il noise, la dissonanza, i larsen, il feedback per dare una veste iconoclasta ad un disco e a un gruppo. E' il caso dei primi lavori della band inglese post-punk dei Jesus & Mary Chain (never understand) fenomeno che aveva incendiato i palchi dei locali londinesi con concerti che finivano con la distruzione di strumenti e risse fra il pubblico. Il problema era che, vista l'incapacità tecnica del gruppo, era impossibile ricreare il clima di frastuono del live, dunque si decise in fase di produzione e registrazione del loro disco, di utilizzare dosi massicce di rumore-noise in sovraincisione per coprire errori, imprecisioni, stonature. Questo trucco decretò però il successo del gruppo e la nascita di un genere e altri gruppi che cominciarono a immergere note e testi in un mare di feedback, rumori, larsen. Dunque la produzione è un aspetto fondamentale nella genesi musicale, è attraverso la produzione che diamo una veste, una estetica, un'altra chiave di lettura. Ci sono periodi in cui si tende alla super o sovraproduzione e periodi in cui si va alla ricerca di un suono naturale con album e canzoni magari registrare in presa diretta. Come dice il musicista-produttore-teorico Brian Eno, a volte lavorare in ristrettezza, con pochi mezzi accentua la creatività. Ci sono epopee di dischi che sono rimasti in cantiere per anni con infinite rifiniture. Un altro musicista-teorico David Byrne (Talking Heads) ribadisce il concetto espresso da Eno (tra l'altro suo collaboratore e produttore per diversi anni) “Le limitazioni che riducono le decisioni , il range ridotto di possibilità (nella musica come nella vita) ti costringono alla creatività a lavorare all'interno di quei limiti. Avere limiti costringe a trovare delle soluzioni.” La canzone pone limiti. “Se potessi fare qualsiasi cosa finirei per non inventare niente” Testo: il testo è l'altra componente fondamentale che crea l'alchimia con la musica. Un testo può essere in rime, legato a versi e metrica e tende a ripetere uno schema in alcuni casi vicini alla poesia. La regola viene sovvertita da cantautori che tendono ad uscire dalla griglia, dalla cornice dei versi per lasciare libere le parole in una dimensione in cui il testo spesso può assumere più valore della musica stessa. Questa “fuoriuscita” dalla griglia tradizionale della canzone è riscontrabile in diversi ambiti : dalla scuola della chanson francese (Brel, Brassens, Ferrè ) al folksongwriting americano di Dylan, Cohen etc. oppure in altri irregolari o cantanti più vicini alla sperimentazione (da Robert Wyatt al nostro Demetrio Stratos) MUTAZIONI nel tempo la canzone ha subito metamorfosi risentendo del clima politico, sociale, filosofico, la canzone da un lato ha funzionato come una spugna impregnandosi delle sollecitazioni che giungevano dalle rivoluzioni sociali. Dall'altro ha invece reagito alle regole sociali, imponendosi come strumento di dissenso, come rifiuto anarchico, come selvaggia ribellione, come scelta nichilista o anti- sistema idealizzando altri mondi e utopie (dal rock'n'roll degli anni '50 alla canzone di protesta, dal garage rock dei '60 alla psichedelia, dal rock decadente al punk). Le seguenti sono soltanto alcune delle mutazioni in musica : Canzone psichelica (Pink Floyd Astronomy Domine) un periodo che coincide con l'uso delle sostanze psicoattive, con gli studi compiuti sulle possibilità di espansione della coscienza (da Aldous Huxley a Albert Hofmann, da Timothy Leary a Alan Watts), sono poetiche e suoni che avevano come fonte di ispirazioni i viaggi lisergici, gli stati alterati e l'interesse per filosofie orientali. In questo caso la song si dilata, si carica di effetti stranianti, il testo si fa ermetico caricandosi di simbologie esoteriche e mistiche. Tra i nomi naturalmente i primi Pink Floyd, i Soft Machine, i Gong e tutta la scena che gravitava intorno all'UFO Club di Londra. Dall'altra parte dell'oceano invece l'acid rock californiano di Grateful Dead, Jefferson Airplane, Doors etc. Canzone protesta forma in cui ha grande importanza il testo, il contenuto, come se si trattasse di un manifesto politico. Ricordiamo il movimento pacifista americano che fu rappresentato dal movimento folk del Greenwich Village (Dylan, Fred Neil, Joan Baez) In italia la storia del Cantacronache o l'etichetta “dischi del sole” che compie un'opera di ricerca e diffusioni di canti di lavoro, canti politici, canti antifascisti. Art-rok (Roxy Music virginia plain) Un genere che in un certo modo porta la storia dell'arte dentro la canzone. Musiche che risentono di fenomeni sociali come la liberazione dei costumi sociali, lo sconfinamento dalla rigida divisione di ruoli sessuali, lasciando spazio all'ambiguità, al travestitismo, a rimandi al dandysmo e correnti letterarie-artistiche come il romanticismo, il surrealismo, la pop art (da Marc Bolan e la scena glam , passando a Bowie, Lou Reed, Roxy Music, Sparks. Nomi che saranno tutelari nel ritorno di certe sonorità new wave degli anni ottanta) Punk > Ritorno a forme più elementari, urgenti e grezze del rock. Risposta alle degenerazioni virtuosistiche del progressive dei settanta. Ragazzi che fanno musica con pochi accordi, che si creano i propri canali di contro-informazione (le fanzines ciclostilate) e che in un secondo tempo andranno a contaminare questa “urgenza” con altre suggestioni, tanto che si parlerà di Post-Punk. Vedi i Public Image Limited di Johnny Rotten/Lydon che si avvicinerà a forme di dub e kraut rock. Vedi gruppi come Gang of Four, Pop Group, Contortions che inventeranno la formula punkfunk. Vedi gruppi come Cabaret Voltaire e Throbbing Gristle che adotteranno l'elettronica. Vedi i Clash e la loro attitudine verso il Reggae (Police & thieves) o anticipando il crossover e la fusione di rock e rap (This is Radio Clash o la collaboratione con il writer Phutura 2000) Blues e canti di lavoro. Il possibile ritorno a forme arcaiche e primitive di composizione. In questo caso è stato fondamentale il lavoro di alcuni musicologi come Alan Lomax che andrà a documentare con ore di registrazione i canti di lavoro, i canti di prigione del popolo afroamericano evidenziando i legami con il paese d'origine l'Africa. Primo input per musiche dal forte accento ritmico, reiterato. Il Blues e i canti di lavoro sono un richiamo forte quando si vuole giungere ad una essenza, ad una nuda semplicità di messaggio. In fondo i sentimenti degli umani sono gli stessi e quindi potremmo definire “blues” anche i canti delle nostre mondine (Mondine di Correggio ) Torch song (Billie Holiday i'm a fool...) Forma di canzone sentimentale-confidenziale interpretata da grandi voci. Derivata dal jazz, dai toni intimi, soffusi, notturni con accenni noir. Runore l'uso del rumore in musica deriva dagli esperimenti di musica concreta compiuti negli studi radio nazionali o di fonologia dal dopoguerra (negli studi di Radio France, a Colonia con Stockhausen o in Italia con Berio e Maderna negli studi di fonologia RAI) studi che prevedevano l'uso di suoni quotidiani, non armonici, lavorando sulla manipolazione del suono attraverso nastri, oscillatori, elettromagnetismo. Tra i primi a portare in ambito popular questi esperimenti i tedeschi Kraftwerk (Trans Europe Express) brano la cui ritmica è basata sul rumore di un treno sulle rotaie. Citazione sonora da un opera del compositore di musica concreta Pierre Schaeffer (Etude aux chemins de fer) Dai Kraftwerk il cortocircuito ci porta inaspettatamente al primo hiphop newyorkese e a un brano come Planet Rock di Afrika Bambaataa che insieme a giradischi e microfoni si appropria di un frammento del classico dei Kraftwerk. Brani costruiti su samples negli anni novanta (seppur con anticipazioni in alcuni lavori pionieristici) si impone l'uso de campioni. Come il readymade Duchampiano che fa di un orinatoio un opera d'arte decontestualizzando l'oggetto, si compie una decontestualizzazione di un frammento sonoro. Cellule di suono, rubate da altre opere musicali, da altri dischi, riff e parti strumentali isolate e mescolate tra di loro, messe in loop, in circolo, amalgamate come un Frankestein sonoro. Come se sparissero i musicisti, il sample è una tecnologia che plasma la musica e che sconvolge le regole della creazione e composizione perchè spesso si parte da qualcosa di già dato, di già esistente su cui però innestare materiali di diversa provenienza, grana, epoca, genere (Massive Attack “Safe from arm” utilizzano per costruire il loro brano un campione estratto da un disco dei settanta di Billy Cobham “Stratus”) Ci sono sample che caratterizzano interi generi musicali come per esempio il sample di batteria del brano “Funky drummer” di James Brown usato in tanti brani house dei novanta (sample funky drummer) Se ci avviciniamo a casa sono da citare i Blackbox (Ride on time+Loleatta Holloway) che danno vita ad un successo di dance music utilizzando una voce “a cappella” di una cantante di colore, a cui poi dovranno riconoscere diritti d'autore per l'uso. Il nostro orecchio si accorge di queste alchimie? “Sex Machine” di James Brown è un riff sincopato eseguito all'infinito, innegabile è la sua matrice africana, da cui poi deriva il soul, il funk, la scuola della musica afroamericana. Il concetto è quello della ripetizione, della struttura ad anello, della reiterazione, in una parola, un loop. Nella versione originale “Sex Machine” non suona mai identica a se stessa, si avverte che è stato suonato e risuonato, si sentono minime variazioni nel tocco dei musicisti, acciacchi, anche imprecisioni, si percepisce il cosiddetto human touch. Se invece andiamo ad isolare un frammento , lo aggiustiamo artificialmente, lo rendiamo perfetto, abbiamo qualcosa di diverso. E' una copia, una mutazione, una nuova creatura, una clonazione? Nella musica pop contemporanea, pensiamo di ascoltare chitarra, piano, strumenti suonati, in realtà si tratta di samples, campioni rubati estrapolati da altri dischi, decontestualizzati, miscelati, a volte lavorati. Si è parlato a proposito di Metamusica: musica su altra musica. Un caso di metamusica è anche la pratica del Mash up o Bastard Pop. (cure +commodores “i'm easy”) Si parla di Mash-up quando si vanno a mettere insieme, sovrapporre brani differenti, creando ibridazioni curiose o bizzare. Una invenzione propria dei dj's abituati a mixare tracce e sovrapporle. Proprio durante un mix ci si può imbattere in brani che per tonalità , tempo o armonia stanno bene insieme. Il mash-up può anche essere opera artificiale e dunque può intervenire un artificio di studio per portare due brani diversi alla stessa tonalità e velocità o isolando soltanto parti che meglio possano amalgamarsi. HOOK, GANCI e ELEMENTI MNEMONICI Sono quei suoni che pur non essendo parte fondante della composizione , vanno a caratterizzare il brano, ne lasciano una indelebile impronta mnemonica. Sono elementi che ritornano Un segno, un significante che pare aggiunto ma che rimane impresso come segnale di riconoscimento (il theremin di Good vibrations dei Beach Boys, il rullante di mercy mercy me di Marvin Gaye) DESIGN quale vestito dare ad un brano? Prendiamo “Heroes” di David Bowie. E' una composizione tutto sommato semplice, fatta di pochi accordi ma risulta interessante il vestito, l'arrangiamento, il design, il trattamento. L'armonia e la linea melodica della voce sono come immersi in un magma sonoro , in un rilancio di echi, riverberi, dilatazioni, con textures e drones che lavorano in secondo piano per dare profondità, tridimensionalità. Qui interviene la figura di Eno, non musicta, manipolatore dai tempi dei Roxy Music capace di creare, applicando le sue intuizioni sull'ambient music, un oceano di suono (vedi l'omonimo libro di David Toop) che fa di Heroes un caposaldo della produzione. Prendiamo il lavoro di produzione svolto sempre da Eno per ONE degli U2 e pensiamo all'importanza nascosta delle textures/sezione archi che si aprono nella seconda strofa del brano creando una novità capziosa per il nostro orecchio, una parte non in primo piano ma che crea un effetto di apertura melodica. FIGURA PRODUTTORE ritorniamo dunque sulla figura del produttore e sulla mitologia che circonda grandi nomi come Phil Spector,George Martin, i team di produzione della Motown e della Stax, Alan Parson, Steve Lillywhite, Eno , Daniel Lanois. La migliore produzione è quella che riesce con accorgimenti e sapienza a sottolineare, elevare le particolarità di un artista o di una band e in questo gli strumenti sono lo studio di registrazione, il mixer, i delay, i reverberi, il paesaggio sonoro, i found sounds, gli ambienti, i treatments e in ultimo l'intelligenza che deve trovare una chiave per evidenziare i punti forti e caratterizzanti. NUOVI ELEMENTI NELLA CANZONE : la canzone è un grande contenitore capace di accogliere e fare proprie sollecitazioni provenienti da altre discipline o mondi lontani. In questo sono stati maestri i Beatles che pur partendo da uno status di band per giovani teenagers hanno saputo poi guardare con curiosità ed ecletticità a oriente, alla musica indiana (within without you) alla psichedelia, alla musica contemporanea di Cage e Stockhausen (revolution n9, day in a life). Un brano come “Tomorrow never knows” è ancora oggi un esempio di commistione tra pop e avanguardia fatta di suoni rovesciati, psichedelia, esperimenti sonori e contraddistinta da una innovativa figura ritmica che è diventata significante e che arriva fino ai Chemical Brothers di “Setting Sun”. Tra i nuovi elementi inclusi nella forma canzone anche la fascinazione ETNICA, l'inclusione di elementi, suoni e linguaggi extra-occidentali che poi verrà codificata come world music. Dalla lounge musica e dalla exotica degli anni 50, passando per i corrieri cosmici del kraut rock germanico dei '70, per giungere oggi alle contaminazioni balcaniche in voga o al suono di Bollywood. Tra i tutelari della world music Peter Gabriel con la benemerita opera di diffusione di musiche world grazie alla sua etichetta Real World. L'interesse di Gabriel inizia già dai suoi album e approda ad un impegno sociale (la denuncia anti-apartheid della song Biko). In italia è Battiato ad aver avuto il merito di portare in ambito pop elementi etnici mediorientali, riferimenti colti e filosofie religiose. Altra operazione riuscita è quella dell'album “Creuza de Ma” di Fabrizio De Andrè che insieme al musicista Mauro Pagani parte dalla cultura genovese per approdare al bacino del mediterraneo. Ci sono inoltre esempi di musiche etniche virate in forma futurista come nei Talking Heads di “Remain in Light” o nel disco in coppia di Eno e Byrne “My life in the Bush of Ghosts”. In questi casi la base di partenza è l'afrobeat di Fela Kuti ma le poliritmie, il tribalismo ipnotico vengono reinventati come colonna sonora per una giungla urbana nevrotica e iperveloce (Talking Heads born under punches). Cambio ascolto, modi di fruizione musica. Ci sono passaggi cruciali nella forma e nel supporto e dunque nella fruizione. Un passaggio deciso è stato quello dal formato analogico a quello digitale. Fonografo, nastro magnetico, giradischi, compact disc, mp3 : cambia il formato ma insieme cambia la sostanza , la pasta, la grana, la composizione del suono. Nel passaggio dal vinile al cd, c'è stato un cambio di frequenze. I brani sono oggi studiati non più per impianti privati ad alta fedeltà ma debbono suonare un po' come negli anni 50 da piccole radio. Ora è più facile e immediato l'ascolto dalle casse di un PC o dalle cuffiette di un Ipod. Spariscono frequenze basse, il suono va compattato. Si vanno a privilegiare suoni con frequenze medio alte. I tempi sono legati alla diffusione radio su network, sui social o youtube. Servono file leggeri e non di alta qualità da caricare su blog, social network, playlist con velocità di condivisione. Cambia anche il modo di reperire musica. Prima eravamo abituati ad una sequenza verticale legata alle decadi e vi era una distinzione tra il sound dei '50, '60, '70, '80 etc. Ora invece il nostro è un ascolto orizzontale (leggere a proposito “Retromania” del critico musicale Simon Reynolds) perchè possiamo avere a portata di clic tutte le decadi e lo scibile musicale allo stesso tempo. Dunque la nostra divisione della storia della musica, si confonde in una melassa in cui è possibile trovare in uno stesso brano riferimenti a qualsiasi genere e alla contaminazione controversa e spiazzante di nuove band citazioniste. La nostra è una capacità mnemonica limitata per overload e overdose di input /informazioni, perciò ci affidiamo a memorie esterne, hard disk, tablet etc. Grazie a questa memoria amplificata non abbiamo più necessità di scegliere. Con il download non abbiamo più problemi di costi, ne problemi di spazio, possiamo accumulare quanta musica vogliamo. Si procede per accumulazione, archiviando brani che magari non ascolteremo o ascolteremo una sola volta nella vita. Da qui deriva una estrema volatilità della musica, Sempre Reynolds, usa una metafora efficace quando afferma che ha vinto la logica del “buffet”, con una vasta gamma di di stili/cibi a disposizione ma è una ampiezza che vince sulla profondità. Chiudo con un cenno alle ultime vicende del mondo musicale con lo strapotere pervasivo dei Talent e dei Format che unisce promozione, produzione e creazione di un personaggio a tavolino. Molti di questi giovani artisti non sono autori ma interpreti che hanno dietro un team che lavora per loro, compresi autori di brani messi sotto contratto artistico da major per scrivere brani per personaggi televisivi. Questo crea una sorta di lavoro a catena serializzato in cui il gusto, la diversità, si tende ad appiattire, uniformare, Questa ricerca disperata del successo, del fenomeno di una stagione, la presuntuosa codifica di un gusto medio, nasconde invece una sempre più ristretta scelta per una salutare curiosità. Credo che questa geniale miniatura di Andy Partridge degli XTC sintetizzi in poche schegge di suono una genesi “the story of r'n'r” Fabrizio Tavernelli “La genesi di un brano” 12 /10/2015 Biblioteca Einaudi di Correggio