la Genesi di un brano - Fabrizio Tavernelli

Genesi di un brano
Il mio saluto e ringraziamento va a chi ha organizzato
questa iniziativa che si prolungherà per tutto il mese
di ottobre e ha come comune denominatore la musica,
l'amore per la musica e come giustamente recita il
titolo, l'ascoltare e il fare musica. Credo che l'intento
di queste serate e in particolare di stasera, sia quello di
non dare lezioni, nozioni o dettagli tecnici-accademici
ma piuttosto l'incontro, la condivisione di esperienze
di chi, come addetto, professionista, musicista o
semplice appassionato di musica , ha partecipato a
vicende musicali nel nostro territorio e che magari da
qui è salpato per altri approdi nazionali. Ritengo
basilare l'atto dell'ascoltare: è attraverso l'ascolto che
scopriamo particolari o addirittura scopriamo la vita,
visto che pare che il primo organo a formarsi nel feto
sia l'orecchio e in uno stadio più avanzato, sia l'ascolto
del battito materno a rassicurarci nel sacco uterino.
Dicevo, ringrazio Graziano, Erica e la Biblioteca ,
Luigi e Correggio Mon Amour per aver pensato a me
relativamente a questa serata che ha come titolo e
contenuto impegnativo, quello di parlare della
canzone, del formato canzone, della sua
fenomenologia. Il mio sarà un approccio non
ortodosso, non aspettatevi una “lectio magistralis” ma
invece una “lectio minestralis” nel senso che farò una
grande minestra, mescolando colto e popolare,
buttando dentro al paiolo elementi, periodi,
suggestioni. “Genesi di un brano” è come dire
“Genesi dell'universo” o “Genesi del genere umano”
temi e visioni che coinvolgono filosofie, religioni,
diverse correnti di pensiero. Ragionare sulla canzone e
sulla sua creazione è un tema scottante, difficile,
perchè credo che non si è mai imparato abbastanza a
scrivere , comporre o soltanto abbozzare canzoni.
La canzone è un fatto assolutamente soggettivo e
naturalmente ci sono canzoni che riescono a
raggiungere numeri altissimi di soggettività. Quale è il
meccanismo che fa scattare la condivisione e il
gradimento di un brano? Perchè ci sono brani che
hanno un successo immediato e diventano musica del
proprio tempo e altri che hanno bisogno di una
decantazione per essere scoperti dopo decenni. Perchè
un grande come Nick Drake venne praticamente
snobbato ai tempi dell'uscita dei suoi album e oggi
viene considerato un songwriter fondamentale?
Perchè i suoi brani trentanni dopo vengono utilizzati
in pubblicità, colonne sonore cinematografiche etc?
(Northern Sky ). Creare musica, fare canzoni, è un
percorso che si sviluppa nel tempo e come per un
artista figurativo, per un regista, è dopo anni di
lavoro , ricerca, decantazione, distillazione che si
giunge ad una forma pura ed essenziale di
composizione. Immaginate le ultime opere di Mirò,
Picasso, Bacon che si fanno sempre più minimali,
essenziali, che giocano con pochi elementi, che
racchiudono in un solo segno, in una pennellata, tutto
il percorso e la ricerca di una carriera. Così è anche
nella musica e spesso, con i grandi artisti, si giunge a
giocare la realizzazione di un brano con pochi accordi,
poche note messe al posto giusto e infine legate e
amalgamate con poche parole e concetti. Come si
sviluppa un brano? Quali sono le procedure? Arriva
prima la musica o il testo? Nasce da improvvisazioni
in sala prove o da un autore che porta un pezzo finito
e definito nella struttura, melodia, testo? Sono più
funzionali coppie di autori alla Jagger-Richards,
Lennon -Mc Cartney, gruppi o singoli? Per me non ci
sono regole. Il tutto può nascere da due accordi
casuali o da una frase , uno slogan che gira in testa ,
da uno stato particolare, da una visione, da un sogno o
all'estremo opposto da un lavoro meticoloso di
fabbricazione di un singolo di successo.
Parlavo prima di soggettività, nel senso che vi sarete
accorti nei vostri ascolti che esistono musiche,
atmosfere e quindi canzoni che entrano , che toccano
le vostre corde, la vostra sensibilità, che vi smuovono
sensazioni (che possono essere anche negative) e altri
brani che invece vi attraversano le orecchie, che
passano sulla pelle senza lasciare traccia. Quello che
dovremmo cercare è un rapporto intimo con la
canzone. Questo è un po' il problema, la mancanza, di
certa musica commerciale, confezionata ad uso e
consumo di una stagione, legata a format e mode del
momento. Musiche edonistiche che hanno spesso ruoli
di sottofondo. Non voglio fare il moralista del suono,
la musica pop se fatta bene è una piccola opera d'arte
e la musica ha tra le sue necessità anche quella
dell'intrattenimento. Però se vogliamo entrare in un
rapporto simbiotico, sentimentale, empatico è il tempo
che fa sì che alcune canzoni rimangano immortali e
possano raggiungere diverse generazioni e decadi. Ci
sono frequenze, sequenze di accordi, l'uso di tonalità
maggiori (che danno un'aria epica-energica-solare) o
minori (malinconica-esistenzialista), ci sono sapienti
arrangiamenti e strutture che innescano e sono capaci
di portare verso un altrove e creare, amplificare stati
d'animo. Ci sono brani capaci di rappresentare lo
spirito dei tempi, periodi delle vite delle persone (le
canzoni dei 60, dei 70, degli 8o etc). Ci sono musiche
che accompagnano la nostra infanzia, l'adolescenza, la
maturità e sottolineano , danno spazio , immagini, alle
nostre speranze, alla nostra rabbia, alla scoperta
dell'amore. Ci sono alchimie di suoni e parole che
provocano tristezza, euforia, stati alterati, follia.
Io ho cose che mi entrano, con cui entro in sintonia, in
risonanza, in empatia e altre che non mi fanno effetto.
Prendo due grandi artisti-autori, due grandi
songwriter : Dylan e Bowie (like a rolling stone, space
oddity) molto diversi tra loro, uno più legato al folk,
alla canzone di protesta, al pacifismo, l'altro artefice
dell'introduzione del decadentismo, pioniere dell'artrock e della sperimentazione di linguaggi. Non discuto
il valore e la grandezza di Dylan, il suo peso storicosociale ma se dovessi dire quale dei due tocca le corde
del mio animo, quale entra in sintonia con la mia
sensibilità, direi senza dubbio Bowie. Non è una
questione di valore assoluto, di qualità, portata, ma
puramente di condivisione di stati d'animo, mood,
attrazione per certe atmosfere, melodie, sfumature.
Il percorso per giungere alla creazione di una propria
canzone non è lineare : se parliamo di giovani band o
giovani artisti la prima scintilla, il primo input è senza
dubbio l'emulazione, cercare di copiare, imitare i
generi, i gruppi amati, più famosi o vicini alla nostra
sensibilità. Poi dovrebbe sopraggiungere la voglia di
creare brani propri, di scrivere testi che raccontano
proprie esperienze, proprie visioni, propri ideali e
perchè no, i propri sentimenti (invece di dare titoli
stranieri alle nostre canzoni d'amore “ Angie”, “Lola”,
“Lucille”, “Suzanne”, potrebbe già essere una
partenza usare i nomi delle nostre fidanzate). Oggi
purtroppo l'aspetto emulativo ha prevalso e il tutto
pare essersi fermato ai gruppi tributo, alle coverband o
al citazionismo in musica e non possiamo negare che
gli ultimi decenni hanno inventato poco e hanno
rimasticato, rimiscelato generi , suoni del passato.
Forse le ultime innovazioni sono state : in ambito
rock-songwriting Jeff Buckley, l'elettronica degli anni
'90, la scoperta di suoni extraeuropei. Se analizziamo
alcuni fenomeni musicali più o meno recenti non
troviamo effettivamente novità. Il grunge degli anni
novanta si ispirava all'hard-rock dei settanta, ai Led
Zeppelin, al punk, alla psichedelia, al sound garage di
Stooges. Stessa operazione citazionista riguarda il
cantautorato 2.0, il neo-britpop, il neo-soul. Ami
Winehouse, una delle voci salite alla ribalta prima
della prematura scomparsa, aveva come modello le
cantanti nere blues, le grandi interpreti di torch-songs,
le all female groups dei sessanta. In Italia poi
giochiamo a ricreare le mode estere e se la Winehouse
giunge al successo, in tutta fretta cerchiamo di creare
una versione italiana (vedi ad esempio Giusi Ferreri
con tanto di look cotonato anni '50 e vocalizzistorpiature per dare una parvenza english all'italiano.
Vedi Nina Zilli, altrettanto tecnica e gradevole ma che
si limita ad una imitazione della primissima Mina ).
Questa stasi non è sintomo di salute e non è tanto
questione di canzonette o canzoni impegnate ma di
possibilità di evoluzione e creazione di nuovi stili.
La canzone ha una lunga storia e mescola elementi
della tradizione popolare (dagli stornelli, ai canti
popolari, dalla chanson francese, alla canzone
napoletana, al folk, al blues) e elementi della musica
colta , classica, accademica. La forma, la griglia della
canzone giunta fino ad oggi è rimasta per lo più
invariata, questo se parliamo di musica popular, pop,
rock, leggera. Dai primi del '900 la struttura è
composta da : intro, strofa , bridge o ponte musicale
(la cui funzione è lanciare il ritornello) ritornello (la
parte del brano che ritorna, che ricordiamo, che ha
funzione mnemonica, quella che magari fischiettiamo
sotto la doccia) middle o variazione, finale o coda,
chiusura. Una struttura classica potrebbe essere
composta con questa sequenza: introduzione (spesso
un motivo musicale), strofa,ponte, ritornello
ripetizione strofa ( a volte dimezzata rispetto alla
prima strofa), inciso strumentale, rit (con variazione)
finale. (Beatles “Lucy in the Sky with Diamonds”)
Nella musica pop o leggera si ha spesso combinazione
delle varie parti, o uso di alcune parti soltanto. Per
esempio il bridge o la variazione vengono a mancare
del tutto nell'hip-hop, nell'elettronica o nel moderno
r'n'b. Un esempio di struttura monotonale viene dal
rap, loop e flusso continuo basato su un solo accordo
su cui si muovono le rime degli Mc's (Sugarhill Gang
“rappers delight”).
Nei sessanta e soprattutto nei settanta si elaborano
strutture più complesse e ardite (musicisti più tecnici,
spesso provenienti da studi classici) strutture
sinfoniche, suite (brani dalla lunga durata), riferimenti
a composizioni classiche o contemporanee. Le intro si
fanno lunghissime, ci sono variazioni di tempo, di
mood, assoli kilometrici, parti strumentali
virtuosistiche. L'imperativo era quello di infrangere
regole e limiti della canzone anni '50 e '60. Tra i vari i
Pink Floyd ( Astronomy Domine) i King Crimson (21
Century Schizoid Man) Miles Davis (On the CornerBlack Satin), Area, Zappa (Peaches En Regalia) che si
era interessato a compositori contemporanei come
Stravinski e Varese. Anche in ambito rock o jazz-rock
si impone l'improvvisazione mutuata dal free jazz con
forme libere e avanguardistiche. Prendiamo gli album
del periodo elettrico di Miles Davis, sono ore e ore di
jam improvvisative registrate su nastro, su cui
interviene in un secondo tempo il tecnico del suono
Teo Macero, andando a tagliare e ricomporre le parti
meglio riuscite e giungere così con un lavoro di
“taglia e cuci” (cut'n'mix) ad una opera definita. Si
parla in quel periodo di “concept album” di dischi che
sono legati brano per brano ad unico concetto, ad una
idea, che si sviluppa nel tempo di durata di un album a
33 giri. Oggi l'attenzione per dedicarsi ad un concept
album è relegata in piccole nicchie di ascolto. La
forma “progressiva” della canzone e' una
parentesi e elaborazione che ritorna a periodi ( vedi il
post-rock anni 90) in verità sul finire dei '70 il prog
venne sbaragliato dall'avvento del punk, con la sua
urgenza, con una generazione che voleva urlare la sua
rabbia adolescenziale, bypassando le grandi strutture
discografiche, creando una propria rete indipendente e
riavvicinandosi al lato più selvaggio del rock . Si ha
un ritorno a forme di canzoni più semplici, basate su
pochi accordi e su strutture più grezze e compatte. In
genere la canzone pop da Ray Charles, ai Beatles, ai
Rolling Stones, per giungere ai Clash o Sex pistols,
gioca su elementi presi dal blues, con ripetizioni di
giri armonici di pochi accordi. Autori come Lou Reed,
Dylan, Led Zeppelin, Who, Kinks etc. hanno fatto
tesoro di questa semplicità. In fondo le migliori
canzoni sono un giusto dosaggio di melodia (canto)
armonia (accordi) tempo (bpm, velocità). La durata di
un brano è dunque un aspetto importante che ci svela
il suo fine. Semplificando potremmo dire che
aumentando la durata, aumenta la complessità lirica
o musicale di una composizione. Sempre più il
minutaggio, per motivi commerciali, radiofonici, si è
abbassata sotto i tre minuti (se non si vuole prendere
in considerazione cantautori, prog, jazz o
avanguardia). Oggi siamo a max tre minuti o
comunque sotto i quattro, con veri e propri schemi
quasi obbligatori come l'imperativo di avere il
ritornello che deve arrivare entro il primo minuto e
mezzo. Perchè deve catturare subito l'ascoltatore e
deve giocarsi l' attenzione di un pubblico sommerso
da informazioni e materiali. I nostri tempi di
attenzione con l'avvento di internet, dei social, delle
chat si è assottigliato e disciolto in un magma di dati
incontrollato.
Passaggi. Nella produzione musicale si sono distinti,
dall'avvento dell'industria discografica, vari passaggi
tecnici : composizione (la creazione dei brani), preproduzione (periodo di tempo in cui, con l'apporto di
un produttore si interviene sui brani andando a limare,
approntare al meglio le varie parti musicali, in
preparazione dell'entrata in studio di registrazione),
registrazione (che poteva durare giorni, mesi o anni
relativamente all'entità del budget messo a
disposizione da una casa discografica o da un
management) missaggio (la giusta miscela, il giusto
dosaggio, il design, la giusta effettistica, la definitiva
proporzione dei volumi e livelli delle varie parti che
compongono un brano) , mastering (ulteriore
intervento di preparazione del disco per la stampa che
interviene sulle frequenze, sulla equalizzazione, sulla
dinamica. Questo relativamente al fatto che si tratti di
un disco da ascolto, radio (in cui saranno accentuate le
frequenze medio-alte) o da ballo (vedi la disco,
l'house, il drum'n'bass in cui vengono sottolineate le
frequenze più basse). Altro passaggio è la stampa (il
fissaggio su supporto-vinile o Compact disc), la
distribuzione (la diffusione dell'opera finita nei canali
di vendita), la promozione (operazioni mediatiche e
strategiche, passaggi radio-TV-rete per meglio fare
conoscere il prodotto). Oggi tutti i passaggi non
seguono più questa sequenza, tutto è mescolato,
avviene in tempo reale. Le possibilità dei programmi
digitali, gli studi casalinghi, la diffusione della musica
in rete, nuove figure come manipolatori e produttori-
programmatori, djs, hanno fatto della creazione e
produzione un unico processo. Non ci si serve più di
grosse strutture ma di studi casalinghi e
apparecchiature miniaturizzate, più economiche, che
nascono in case private o nelle camere da letto di
giovani smanettoni (vedi il fenomeno degli anni
novanta della bed-generation legata allo sviluppo della
elettronica in Inghilterra). La miniaturizzazione, le
attrezzature cheap, programmi come cubase, logic,
prootols hanno in un certo modo “democraticizzato”
la produzione musicale portando alla ribalta artisti,
gruppi o piccole label che non si potevano permettere
grandi budget di produzione o grandi studi di
registrazione (quello che è successo sul finire degli
anni '70 con il punk, con la nascita di etichette
indipendenti, cartelli di distribuzione indipendente,
fanzines e dischi registrati in cantine in pochi giorni,
in pratica con l'etica e le estetiche del “Do It
Yourself”) . Oggi i tempi sono minimi, un brano è
disponibile e condivisibile subito. C'è la necessità di
unire le varie fasi. Non esiste più una copia unica, una
unica versione definitiva di un brano ma c'è la
possibilità di intervenire per dare tante versioni
differenti. Questa è la pratica del remix (mutuata dal
dub giamaicano, dalla scuola della manipolazione
elettronica, dalle tecniche dell'hip-hop)
TRUCCHI E ARTIFICI. Nella genesi di un brano
esistono trucchi e artifici che possono essere utili nella
buona riuscita, nella capziosità, nel tenere desta la
curiosità e l'attenzione del nostro orecchio.
Uno dei più classici di questi accorgimenti è il cambio
di tonalità. Ovvero, il fare salire la tonalità (per
esempio di una strofa successiva alla prima) di mezzo
tono o più (Bobby Hebb Sunny ). Questa pratica è
stata adottata in particolare nella musica leggera
italiana.
Assonanze o uanagana : Rimanendo in Italia e qui ci
spostiamo sulla canzone in italiano che guarda a
generi importati da oltremanica o oltreoceano (rock,
jazz, blues, funky, soul, r'n'b) si cercano assonanze nel
testo, nei versi e nelle parole per ricreare la fonetica
della lingua inglese da sempre associata a generi non
autoctoni (ho usato la definizione di assonanza per
nobilitare tentativi che a volte possono risultare
grotteschi e allora si hanno storpiature che
ironicamente ho definitivo “uanagana”) Questa pratica
si è diffusa in Italia in molto rock italico o indie per
meglio inserire i versi e le parole in musiche ispirate,
a generi e sonorità non tradizionali. Oltre che nella
canzone rock-italiana, abbiamo un precedente nella
canzone degli anni 50 che guardava al jazz e allo
swing (Buscasglione sono il dritto, Carosone tu vuoi
fa) o negli anni 60 con il beat (Nomadi come potete
giudicar). Spesso erano versioni dall'inglese, con
adattamenti e testi in italiano che tendevano a dare
una vaga idea delle tematiche di protesta, liberazione
dei costumi, pacifismo etc ma depurate attraverso una
“italianità” più rassicurante (vedi Mogol e la
normalizzazione ad uso e consumo di festival
nazionalpopolari come Sanremo etc). (Dik Dik Isola
di Wight, Bobby Solo Se tu andrai San Francisco)
Giungendo all'oggi questi trucchi non sono poi
cambiati tanto e se analizziamo molti testi di nuove
band italiane dietro ad una parvenza di tematiche
“non-sense” si cela in verità la parola che possa
suonare “inglese”. (Verdena valvonauta) Si cercando
quindi parole tronche (che mancano nel nostro
vocabolario) più simili al suono angloamericano o si
cercando assonanze e versi che finiscono in vuoi,
mai, sai, puoi, tuoi, miei, vedrai, po', vedrai (in testa
magari abbiamo il “cry” di molti testi stranieri) o si
usa il verbo coniugato al futuro. Una eccezione è stata
la scuola di autori e cantautori che dagli anni
sessanta/settanta hanno iniziato una ricerca lessicale
per esprimere con la canzone concetti che non fossero
legati alla rima cuore/amore (De Andrè , Fossati,
Dalla etc.)
PLAGIO trucco o tema controverso? Capire se c'è
intenzionalità nel copiare, rubare motivi, melodie,
sequenze di accordi o se nel lavorare su poche note ci
si ritrovi involontariamente a ripetere schemi già
adottati da altri. I casi sono tanti, innumerevoli, alcuni
anche curiosi o incredibili (Al Bano che accusa di
plagio Michael Jackson) Se volessimo essere rigorosi
molti artisti del primo rock'n'roll o gruppi rock degli
anni sessanta dovrebbero pagare i diritti d'autore ai
primi bluesmen di colore che hanno inventato giri
armonici e riff utilizzati poi massicciamente da molti
artisti bianchi. Un artista italiano che spesso a torto o
ragione viene citato per plagio è Zucchero
(probabilmente bravo nel seguire una sequenza di
accordi già sentiti ma accorto nel cambiare giusto uno
di questi accordi per non cadere nel plagio vero e
proprio) su youtube si trovano tanti esempi e
dimostrazioni vere o presunte di plagio.
STADIUM ROCK Per i gruppi che hanno raggiunto
un grande successo e hanno necessità di suonare in
grandi contenitori come stadi, risultano strategici e
utili i cori finali che siano utili per trascinare folle a
cantare nei grandi eventi (U2 in the name of Love,
Coldplay viva la vida.. Springsteen, Simple
Minds..Vasco Rossi...) Dunque già nella versione in
studio di un brano si costruiscono cori e parti
trascinanti che dal vivo saranno poi importanti per
coinvolgere il pubblico.
Quantizzazione. Oggi i brani suonano perfettamente
a tempo. Tutti gli strumenti tarati sullo stesso BPM
(battuta per minuto). Grazie alla tecnologia c'è la
possibilità di mettere tutti gli strumenti a tempo, cosa
che non era automatica nei dischi di qualche decennio
indietro. Se ascoltate dischi che hanno fatto la storia
non sempre un pezzo aveva lo stesso identico tempo o
la stessa velocità dall'inizio alla fine (prendete il
drumming di Charlie Watts Miss You sempre un po'
indietro, Ringo nei Beatles, Moe Tucker batterista dei
Velvet Underground, con un timpano e un rullante e
un battere/levare rudimentale Heroin ). La velocità
non era costante, è udibile una tendenza a rallentare o
accelerare. Grazie a programmi digitali, oggi tutto
viene messo perfettamente a tempo.
Trucchi e artifici per la voce. L'autotune, usato per
intonare perfettamente la voce: indicando le tonalità
della base musicale la voce viene automaticamente
aggiustata e intonata. Usato in modo subliminale, non
ce ne accorgiamo (anche se a volte la voce perde,
sfumature e imprecisioni , afonie che rendevano più
umano il cantato). Il risultato può essere impersonale,
plastificato e appiattisce frequenze e quello che si
trasmette nel momento in cui da un cantante insieme
alla voce escono sentimenti, stati d'animo, profondità.
Poi c'è un uso di autotune massiccio che è diventato
una moda (vedi CHER do you believe) o in alcuni
prodotti viene usato cone strumento vero e proprio
(dai Daft Punk a James Blake). Pensate a voci come
quelle di Battisti, Lou Reed, Dylan non perfettamente
intonate, anche sgraziate, nasali, a volte fuori da un
riferimento ritmico ma che poi diventano elemento
caratterizzante e unico. La voce bella a tutti i costi e
intonata artificiosamente, forse ci sta privando di tanti
“irregolari” che magari possono esplorare altre zone
della vocalità.
Uso di sovraincisioni in studio di registrazione. Gli
overdubs, che si fanno sempre più sofisticati con il
progredire della tecnologia e con l'avvento di nuovi
effetti sonori (echo, effetti a nastro, dal r'n'r con la
voce profonda di Presley al wah wah e distorsore nei
70 di Hendryx, le drum machine e tastiere come il
DX7 negli 80 dai Depeche Mode ai Joy Division, i
campionamenti nei 90 etc. )
Uso dello studio. Che diventa uno strumento aggiunto
dalle mille possibilità. In questo luogo e attraverso il
mezzo/studio di registrazione e apparecchiature
diventa importante la figura del produttore da Phil
Spector a Quincy Jones, da George Martin a Alan
Parson, da Eno a Rick Rubin, per giungere
aTimbaland e Pharrell Williams. Si parla di design del
suono. Del giusto vestito da dare a una canzone e
spesso è proprio il vestito scelto a dare una nuova
veste, una nuova vita ad un brano. Ogni produttore ha
un suo stile, un suo metodo di produzione, i suoi
segreti e le sue innovazioni. (Uno dei primi grandi
produttori dei '60 Phil Spector e il suo “wall of
sound” , stratificazioni di suoni, sovraincisioni,
accentuazione percussiva, incastri di cori, per rendere
il suono più maestoso.The Ronettes be my baby)
Ci sono anche casi limite nella produzione in cui si
utilizza addirittura il rumore, il noise, la dissonanza, i
larsen, il feedback per dare una veste iconoclasta ad
un disco e a un gruppo. E' il caso dei primi lavori della
band inglese post-punk dei Jesus & Mary Chain
(never understand) fenomeno che aveva incendiato i
palchi dei locali londinesi con concerti che finivano
con la distruzione di strumenti e risse fra il pubblico.
Il problema era che, vista l'incapacità tecnica del
gruppo, era impossibile ricreare il clima di frastuono
del live, dunque si decise in fase di produzione e
registrazione del loro disco, di utilizzare dosi massicce
di rumore-noise in sovraincisione per coprire errori,
imprecisioni, stonature. Questo trucco decretò però il
successo del gruppo e la nascita di un genere e altri
gruppi che cominciarono a immergere note e testi in
un mare di feedback, rumori, larsen. Dunque la
produzione è un aspetto fondamentale nella genesi
musicale, è attraverso la produzione che diamo una
veste, una estetica, un'altra chiave di lettura. Ci sono
periodi in cui si tende alla super o sovraproduzione e
periodi in cui si va alla ricerca di un suono naturale
con album e canzoni magari registrare in presa diretta.
Come dice il musicista-produttore-teorico Brian Eno,
a volte lavorare in ristrettezza, con pochi mezzi
accentua la creatività. Ci sono epopee di dischi che
sono rimasti in cantiere per anni con infinite rifiniture.
Un altro musicista-teorico David Byrne (Talking
Heads) ribadisce il concetto espresso da Eno (tra
l'altro suo collaboratore e produttore per diversi anni)
“Le limitazioni che riducono le decisioni , il range
ridotto di possibilità (nella musica come nella vita) ti
costringono alla creatività a lavorare all'interno di quei
limiti. Avere limiti costringe a trovare delle soluzioni.”
La canzone pone limiti. “Se potessi fare qualsiasi cosa
finirei per non inventare niente”
Testo: il testo è l'altra componente fondamentale che
crea l'alchimia con la musica. Un testo può essere in
rime, legato a versi e metrica e tende a ripetere uno
schema in alcuni casi vicini alla poesia. La regola
viene sovvertita da cantautori che tendono ad uscire
dalla griglia, dalla cornice dei versi per lasciare libere
le parole in una dimensione in cui il testo spesso può
assumere più valore della musica stessa. Questa
“fuoriuscita” dalla griglia tradizionale della canzone è
riscontrabile in diversi ambiti : dalla scuola della
chanson francese (Brel, Brassens, Ferrè ) al folksongwriting americano di Dylan, Cohen etc. oppure in
altri irregolari o cantanti più vicini alla
sperimentazione (da Robert Wyatt al nostro Demetrio
Stratos)
MUTAZIONI nel tempo la canzone ha subito
metamorfosi risentendo del clima politico, sociale,
filosofico, la canzone da un lato ha funzionato come
una spugna impregnandosi delle sollecitazioni che
giungevano dalle rivoluzioni sociali. Dall'altro ha
invece reagito alle regole sociali, imponendosi come
strumento di dissenso, come rifiuto anarchico, come
selvaggia ribellione, come scelta nichilista o anti-
sistema idealizzando altri mondi e utopie (dal
rock'n'roll degli anni '50 alla canzone di protesta, dal
garage rock dei '60 alla psichedelia, dal rock
decadente al punk). Le seguenti sono soltanto alcune
delle mutazioni in musica :
Canzone psichelica (Pink Floyd Astronomy Domine)
un periodo che coincide con l'uso delle sostanze
psicoattive, con gli studi compiuti sulle possibilità di
espansione della coscienza (da Aldous Huxley a
Albert Hofmann, da Timothy Leary a Alan Watts),
sono poetiche e suoni che avevano come fonte di
ispirazioni i viaggi lisergici, gli stati alterati e
l'interesse per filosofie orientali. In questo caso la
song si dilata, si carica di effetti stranianti, il testo si fa
ermetico caricandosi di simbologie esoteriche e
mistiche. Tra i nomi naturalmente i primi Pink Floyd,
i Soft Machine, i Gong e tutta la scena che gravitava
intorno all'UFO Club di Londra. Dall'altra parte
dell'oceano invece l'acid rock californiano di Grateful
Dead, Jefferson Airplane, Doors etc.
Canzone protesta forma in cui ha grande importanza
il testo, il contenuto, come se si trattasse di un
manifesto politico. Ricordiamo il movimento pacifista
americano che fu rappresentato dal movimento folk
del Greenwich Village (Dylan, Fred Neil, Joan Baez)
In italia la storia del Cantacronache o l'etichetta
“dischi del sole” che compie un'opera di ricerca e
diffusioni di canti di lavoro, canti politici, canti
antifascisti.
Art-rok (Roxy Music virginia plain) Un genere che in
un certo modo porta la storia dell'arte dentro la
canzone. Musiche che risentono di fenomeni sociali
come la liberazione dei costumi sociali, lo
sconfinamento dalla rigida divisione di ruoli sessuali,
lasciando spazio all'ambiguità, al travestitismo, a
rimandi al dandysmo e correnti letterarie-artistiche
come il romanticismo, il surrealismo, la pop art (da
Marc Bolan e la scena glam , passando a Bowie, Lou
Reed, Roxy Music, Sparks. Nomi che saranno tutelari
nel ritorno di certe sonorità new wave degli anni
ottanta)
Punk > Ritorno a forme più elementari, urgenti e
grezze del rock. Risposta alle degenerazioni
virtuosistiche del progressive dei settanta. Ragazzi che
fanno musica con pochi accordi, che si creano i propri
canali di contro-informazione (le fanzines ciclostilate)
e che in un secondo tempo andranno a contaminare
questa “urgenza” con altre suggestioni, tanto che si
parlerà di Post-Punk. Vedi i Public Image Limited di
Johnny Rotten/Lydon che si avvicinerà a forme di dub
e kraut rock. Vedi gruppi come Gang of Four, Pop
Group, Contortions che inventeranno la formula punkfunk. Vedi gruppi come Cabaret Voltaire e Throbbing
Gristle che adotteranno l'elettronica. Vedi i Clash e la
loro attitudine verso il Reggae (Police & thieves) o
anticipando il crossover e la fusione di rock e rap
(This is Radio Clash o la collaboratione con il writer
Phutura 2000)
Blues e canti di lavoro. Il possibile ritorno a forme
arcaiche e primitive di composizione. In questo caso è
stato fondamentale il lavoro di alcuni musicologi
come Alan Lomax che andrà a documentare con ore di
registrazione i canti di lavoro, i canti di prigione del
popolo afroamericano evidenziando i legami con il
paese d'origine l'Africa. Primo input per musiche dal
forte accento ritmico, reiterato. Il Blues e i canti di
lavoro sono un richiamo forte quando si vuole
giungere ad una essenza, ad una nuda semplicità di
messaggio. In fondo i sentimenti degli umani sono gli
stessi e quindi potremmo definire “blues” anche i
canti delle nostre mondine (Mondine di Correggio )
Torch song (Billie Holiday i'm a fool...) Forma di
canzone sentimentale-confidenziale interpretata da
grandi voci. Derivata dal jazz, dai toni intimi, soffusi,
notturni con accenni noir.
Runore l'uso del rumore in musica deriva dagli
esperimenti di musica concreta compiuti negli studi
radio nazionali o di fonologia dal dopoguerra (negli
studi di Radio France, a Colonia con Stockhausen o in
Italia con Berio e Maderna negli studi di fonologia
RAI) studi che prevedevano l'uso di suoni quotidiani,
non armonici, lavorando sulla manipolazione del
suono attraverso nastri, oscillatori, elettromagnetismo.
Tra i primi a portare in ambito popular questi
esperimenti i tedeschi Kraftwerk (Trans Europe
Express) brano la cui ritmica è basata sul rumore di un
treno sulle rotaie. Citazione sonora da un opera del
compositore di musica concreta Pierre Schaeffer
(Etude aux chemins de fer) Dai Kraftwerk il
cortocircuito ci porta inaspettatamente al primo hiphop newyorkese e a un brano come Planet Rock di
Afrika Bambaataa che insieme a giradischi e
microfoni si appropria di un frammento del classico
dei Kraftwerk.
Brani costruiti su samples negli anni novanta
(seppur con anticipazioni in alcuni lavori pionieristici)
si impone l'uso de campioni. Come il readymade
Duchampiano che fa di un orinatoio un opera d'arte
decontestualizzando l'oggetto, si compie una
decontestualizzazione di un frammento sonoro.
Cellule di suono, rubate da altre opere musicali, da
altri dischi, riff e parti strumentali isolate e mescolate
tra di loro, messe in loop, in circolo, amalgamate
come un Frankestein sonoro. Come se sparissero i
musicisti, il sample è una tecnologia che plasma la
musica e che sconvolge le regole della creazione e
composizione perchè spesso si parte da qualcosa di
già dato, di già esistente su cui però innestare
materiali di diversa provenienza, grana, epoca, genere
(Massive Attack “Safe from arm” utilizzano per
costruire il loro brano un campione estratto da un
disco dei settanta di Billy Cobham “Stratus”) Ci sono
sample che caratterizzano interi generi musicali come
per esempio il sample di batteria del brano “Funky
drummer” di James Brown usato in tanti brani house
dei novanta (sample funky drummer) Se ci
avviciniamo a casa sono da citare i Blackbox (Ride on
time+Loleatta Holloway) che danno vita ad un
successo di dance music utilizzando una voce “a
cappella” di una cantante di colore, a cui poi dovranno
riconoscere diritti d'autore per l'uso. Il nostro orecchio
si accorge di queste alchimie? “Sex Machine” di
James Brown è un riff sincopato eseguito all'infinito,
innegabile è la sua matrice africana, da cui poi deriva
il soul, il funk, la scuola della musica afroamericana.
Il concetto è quello della ripetizione, della struttura ad
anello, della reiterazione, in una parola, un loop. Nella
versione originale “Sex Machine” non suona mai
identica a se stessa, si avverte che è stato suonato e
risuonato, si sentono minime variazioni nel tocco dei
musicisti, acciacchi, anche imprecisioni, si percepisce
il cosiddetto human touch. Se invece andiamo ad
isolare un frammento , lo aggiustiamo artificialmente,
lo rendiamo perfetto, abbiamo qualcosa di diverso. E'
una copia, una mutazione, una nuova creatura, una
clonazione? Nella musica pop contemporanea,
pensiamo di ascoltare chitarra, piano, strumenti
suonati, in realtà si tratta di samples, campioni rubati
estrapolati da altri dischi, decontestualizzati, miscelati,
a volte lavorati. Si è parlato a proposito di
Metamusica: musica su altra musica.
Un caso di metamusica è anche la pratica del Mash
up o Bastard Pop. (cure +commodores “i'm easy”)
Si parla di Mash-up quando si vanno a mettere
insieme, sovrapporre brani differenti, creando
ibridazioni curiose o bizzare. Una invenzione propria
dei dj's abituati a mixare tracce e sovrapporle. Proprio
durante un mix ci si può imbattere in brani che per
tonalità , tempo o armonia stanno bene insieme. Il
mash-up può anche essere opera artificiale e dunque
può intervenire un artificio di studio per portare due
brani diversi alla stessa tonalità e velocità o isolando
soltanto parti che meglio possano amalgamarsi.
HOOK, GANCI e ELEMENTI MNEMONICI
Sono quei suoni che pur non essendo parte fondante
della composizione , vanno a caratterizzare il brano,
ne lasciano una indelebile impronta mnemonica. Sono
elementi che ritornano Un segno, un significante che
pare aggiunto ma che rimane impresso come segnale
di riconoscimento (il theremin di Good vibrations dei
Beach Boys, il rullante di mercy mercy me di Marvin
Gaye)
DESIGN quale vestito dare ad un brano? Prendiamo
“Heroes” di David Bowie. E' una composizione tutto
sommato semplice, fatta di pochi accordi ma risulta
interessante il vestito, l'arrangiamento, il design, il
trattamento. L'armonia e la linea melodica della voce
sono come immersi in un magma sonoro , in un
rilancio di echi, riverberi, dilatazioni, con textures e
drones che lavorano in secondo piano per dare
profondità, tridimensionalità. Qui interviene la figura
di Eno, non musicta, manipolatore dai tempi dei Roxy
Music capace di creare, applicando le sue intuizioni
sull'ambient music, un oceano di suono (vedi
l'omonimo libro di David Toop) che fa di Heroes un
caposaldo della produzione. Prendiamo il lavoro di
produzione svolto sempre da Eno per ONE degli U2 e
pensiamo all'importanza nascosta delle
textures/sezione archi che si aprono nella seconda
strofa del brano creando una novità capziosa per il
nostro orecchio, una parte non in primo piano ma che
crea un effetto di apertura melodica.
FIGURA PRODUTTORE ritorniamo dunque sulla
figura del produttore e sulla mitologia che circonda
grandi nomi come Phil Spector,George Martin, i team
di produzione della Motown e della Stax, Alan Parson,
Steve Lillywhite, Eno , Daniel Lanois. La migliore
produzione è quella che riesce con accorgimenti e
sapienza a sottolineare, elevare le particolarità di un
artista o di una band e in questo gli strumenti sono lo
studio di registrazione, il mixer, i delay, i reverberi, il
paesaggio sonoro, i found sounds, gli ambienti, i
treatments e in ultimo l'intelligenza che deve trovare
una chiave per evidenziare i punti forti e
caratterizzanti.
NUOVI ELEMENTI NELLA CANZONE : la
canzone è un grande contenitore capace di accogliere
e fare proprie sollecitazioni provenienti da altre
discipline o mondi lontani. In questo sono stati
maestri i Beatles che pur partendo da uno status di
band per giovani teenagers hanno saputo poi guardare
con curiosità ed ecletticità a oriente, alla musica
indiana (within without you) alla psichedelia, alla
musica contemporanea di Cage e Stockhausen
(revolution n9, day in a life). Un brano come
“Tomorrow never knows” è ancora oggi un esempio
di commistione tra pop e avanguardia fatta di suoni
rovesciati, psichedelia, esperimenti sonori e
contraddistinta da una innovativa figura ritmica che è
diventata significante e che arriva fino ai Chemical
Brothers di “Setting Sun”.
Tra i nuovi elementi inclusi nella forma canzone
anche la fascinazione ETNICA, l'inclusione di
elementi, suoni e linguaggi extra-occidentali che poi
verrà codificata come world music. Dalla lounge
musica e dalla exotica degli anni 50, passando per i
corrieri cosmici del kraut rock germanico dei '70, per
giungere oggi alle contaminazioni balcaniche in voga
o al suono di Bollywood. Tra i tutelari della world
music Peter Gabriel con la benemerita opera di
diffusione di musiche world grazie alla sua etichetta
Real World. L'interesse di Gabriel inizia già dai suoi
album e approda ad un impegno sociale (la denuncia
anti-apartheid della song Biko). In italia è Battiato ad
aver avuto il merito di portare in ambito pop elementi
etnici mediorientali, riferimenti colti e filosofie
religiose. Altra operazione riuscita è quella dell'album
“Creuza de Ma” di Fabrizio De Andrè che insieme al
musicista Mauro Pagani parte dalla cultura genovese
per approdare al bacino del mediterraneo. Ci sono
inoltre esempi di musiche etniche virate in forma
futurista come nei Talking Heads di “Remain in
Light” o nel disco in coppia di Eno e Byrne “My life
in the Bush of Ghosts”. In questi casi la base di
partenza è l'afrobeat di Fela Kuti ma le poliritmie, il
tribalismo ipnotico vengono reinventati come colonna
sonora per una giungla urbana nevrotica e iperveloce
(Talking Heads born under punches).
Cambio ascolto, modi di fruizione musica. Ci sono
passaggi cruciali nella forma e nel supporto e dunque
nella fruizione. Un passaggio deciso è stato quello dal
formato analogico a quello digitale. Fonografo, nastro
magnetico, giradischi, compact disc, mp3 : cambia il
formato ma insieme cambia la sostanza , la pasta, la
grana, la composizione del suono. Nel passaggio dal
vinile al cd, c'è stato un cambio di frequenze. I brani
sono oggi studiati non più per impianti privati ad alta
fedeltà ma debbono suonare un po' come negli anni
50 da piccole radio. Ora è più facile e immediato
l'ascolto dalle casse di un PC o dalle cuffiette di un
Ipod. Spariscono frequenze basse, il suono va
compattato. Si vanno a privilegiare suoni con
frequenze medio alte. I tempi sono legati alla
diffusione radio su network, sui social o youtube.
Servono file leggeri e non di alta qualità da caricare su
blog, social network, playlist con velocità di
condivisione.
Cambia anche il modo di reperire musica. Prima
eravamo abituati ad una sequenza verticale legata alle
decadi e vi era una distinzione tra il sound dei '50, '60,
'70, '80 etc. Ora invece il nostro è un ascolto
orizzontale (leggere a proposito “Retromania” del
critico musicale Simon Reynolds) perchè possiamo
avere a portata di clic tutte le decadi e lo scibile
musicale allo stesso tempo. Dunque la nostra
divisione della storia della musica, si confonde in una
melassa in cui è possibile trovare in uno stesso brano
riferimenti a qualsiasi genere e alla contaminazione
controversa e spiazzante di nuove band citazioniste.
La nostra è una capacità mnemonica limitata per
overload e overdose di input /informazioni, perciò ci
affidiamo a memorie esterne, hard disk, tablet etc.
Grazie a questa memoria amplificata non abbiamo più
necessità di scegliere. Con il download non abbiamo
più problemi di costi, ne problemi di spazio, possiamo
accumulare quanta musica vogliamo. Si procede per
accumulazione, archiviando brani che magari non
ascolteremo o ascolteremo una sola volta nella vita.
Da qui deriva una estrema volatilità della musica,
Sempre Reynolds, usa una metafora efficace quando
afferma che ha vinto la logica del “buffet”, con una
vasta gamma di di stili/cibi a disposizione ma è una
ampiezza che vince sulla profondità.
Chiudo con un cenno alle ultime vicende del mondo
musicale con lo strapotere pervasivo dei Talent e dei
Format che unisce promozione, produzione e
creazione di un personaggio a tavolino. Molti di questi
giovani artisti non sono autori ma interpreti che hanno
dietro un team che lavora per loro, compresi autori di
brani messi sotto contratto artistico da major per
scrivere brani per personaggi televisivi. Questo crea
una sorta di lavoro a catena serializzato in cui il gusto,
la diversità, si tende ad appiattire, uniformare, Questa
ricerca disperata del successo, del fenomeno di una
stagione, la presuntuosa codifica di un gusto medio,
nasconde invece una sempre più ristretta scelta per
una salutare curiosità.
Credo che questa geniale miniatura di Andy Partridge
degli XTC sintetizzi in poche schegge di suono una
genesi “the story of r'n'r”
Fabrizio Tavernelli
“La genesi di un brano”
12 /10/2015
Biblioteca Einaudi di Correggio