PERSONAGGI: Fabrizio: vecchio, cittadino. Eugenia: nipote di Fabrizio. Flammina: nipote di Fabrizio, vedova. Fulgenzio: amante di Eugenia. Clorinda: cognata di Fulgenzio. Roberto, gentiluomo. Ridolfo: amico di Fabrizio. Lisetta: cameriera in casa di Fabrizio. Succianespole: vecchio servitore di Fabrizio. Tognino: servitore di Fulgenzio. La struttura dei personaggi all’interno della commedia “Gli Innamorati” di Carlo Goldoni All’interno dell’economia strutturale dell’opera goldoniana tutti i protagonisti esprimono ruoli che possono facilmente essere ricondotti agli atteggiamenti tipici della società in quale l’autore stesso si trovò a vivere. Di fondamentale importanza è l’eredità che Goldoni trasse dalla commedia dell’arte, evolvendo i “tipi” in personaggi veri e propri caratterizzati da una propria personalità e da un diverso atteggiamento rispetto al modo di affrontare la vita. Ad ogni modo l’ideologia riformista di Goldoni si evidenzia abilmente nella psicologia dei personaggi: nella sua commedia è privilegiata senza ombra di dubbio la figura del borghese che si contrappone a quella del nobile decaduto. Il sistema dei personaggi si struttura perciò in forme binarie in cui a personaggi caratterizzati da una personalità razionale e borghese si contrappongono altri in cui prevale l’irrazionalità . Dall’analisi contenutistica dell’opera inoltre, emerge anche il tema fondamentale che è sviluppato e cioè il tema della razionalità dell’amore. L’amore razionale era un tipico atteggiamento della concezione umanistica, atteggiamento questo che viene ripreso dunque da Goldoni. Si può a questo proposito parlare di illuminismo goldoniano in quanto la rivoluzione che egli attua in letteratura è caratterizzata da due aspetti fondamentali della filosofia dei lumieres : realismo e finalità educativa. Ad ammettere ciò è lui stesso che si accinge a presentare questa commedia al pubblico “…e l’amore sarebbe il più tremendo flagello della terra , se facesse gli amanti furibondi e infelici come sono i due protagonisti della commedia mia. Tuttavia ne conoscevo i modelli; li avevo visti a Roma; ero stato testimonio della loro passione..i miei innamorati sono esagerati, ma non sono meno veri; c’è più verità che verosimiglianza nella commedia, lo ammetto; ma sulla certezza dei fatti, credetti di poter ricavare un quadro che faceva ridere gli uni e spaventare gli altri!; per quanto riguarda invece le finalità educative dell’opera “…povera gioventù sconsigliata! Volersi tormentar per amore! Volere che il balsamo si converta in veleno! Pazzie, pazzie. Specchiatevi, o giovani, in questi innamorati ch’io vi presento; ridete di loro e non fate che si abbia a ridere di voi”. Questa affermazione dimostra la grande razionalità del commediografo veneziano che conosce bene i danni che può provocare l’amore , ma che d’altra parte è altrettanto pronto ad intervenire contro di essi, mettendoli allo scoperto e smascherandoli agli occhi dei veri innamorati. Non è forse un caso ch e a rendersi conto di tutto ciò sia la protagonista della commedia, quella stessa Eugenia che per la gelosia aveva fatto penare il povero Fulgenzio. E non caso la donna si rende conto dei propri errori al termine delle vicende, cosa questa che conferisce alle sue parole una maggiore solennità, tanto da farle risuonare quasi come un sentenza ( atto 3, ultima scena, 539/534) “ …Caro sposo, finalmente siete mio, vostra sono,. Oh quante stravaganze prodotte furono dal nostro amore! Vicendevoli sono strate le nostre gelosie, i nostri affanni, le nostre pene. Chi potrà ire che non fummo noi, e che non siamo tuttavia Innamorati? Oh quanti si saranno specchiati in noi!…” E a questo proposito il Baratto scrive: “ l’apprendistato d’amore s’è trasformato in una lezione, faticosamente appresa, di civiltà, scoperta dai principi irrinunciabili …Lo snaturamento provocato dalla gelosia si è convertito in intelligenza dell’amore altrui e per questa via del proprio. Tutto ciò significa, se vogliamo guardare alle implicazioni ultime di questo itinerario esemplare, laicizzare totalmente il problema dell’amore e della gelosia, in quanto concerne un terreno che appartiene alle facoltà e all’attività degli individui. Fonte ambivalente di accecamento e di lucidità, di debolezza e di coraggio, la gelosia può essere utilizzata come strumento conoscitivo, se assunta come esperienza difficile ma importante, talvolta decisiva, di destino terreno. L’apprendistato dell’amore sfocia nell’apprendistato di vita con gli altri : è il punto in cui la commedia entra in contatto col metodo e con la lezione del grande teatro goldoniano”. Quanto affermato poc’anzi dal Baratto è di fondamentale importanza almeno sotto due distinti punti di vista: il primo riguarda la concezione laica dell’amore , cosa che riconduce, come già detto sopra, ad un’ideologia di tipo umanistico; il secondo invece ad una conoscenza tramite l’esperienza, tesi questa sostenuta non solo dagli illuministi del settecento, ma anche dagli empiristi del seicento. Ma a questo punto ci occorrono dei dati. Il primo personaggio di cui tratteremo è naturalmente Eugenia. La sua personalità ci appare fin da subito “ambigua” : ama ma sembra che sia felice di soffrire e di far soffrire. Se ben guardiamo però tutto questo ha qualche attenuante: la sua condizione di povertà che fa nascere in lei gravi complessi, cosa questa che le impone di reagire nei confronti degli altri in maniera aggressiva e si direbbe quasi dominatrice. La sua unica ricchezza è infatti la bellezza e lei cerca in tutti i modi, con tutti i mezzi possibili di sfruttarla al meglio per riuscire vincitrice. Necessario è dunque per capovolgere i ruoli, presentandosi come vera signora del rapporto. Per esempio accetta improvvisamente, dopo avergli dato un rifiuto – atto 2, scena6- , la proposta di Roberto – atto 3, 10- . Ben presto però si rende conto di ciò che ha fatto e si dispera ; o meglio, ha sempre saputo ciò che stava facendo e ha agito consapevolmente , ma ugualmente se ne pente. Tale consapevolezza implica, ovviamente, razionalità ed è proprio per questo che, in questo caso si può, o meglio ancora, di deve parlare di amore razionale, di un amore cioè che si muove sempre secondo una certa logica, perseguendo u qualche fine anche se i mezzi per raggiungerne il conseguimento talvolta non sono dei più giusti. E quando i mezzi non sono né leciti né giusti, a farne le spese sono quei malcapitati che le stanno più vicino, ed è questo il caso del povero Fulgenzio; egli rappresenta l’innamorato di tutti i tempi, per antonomasia: un uomo cioè disposto a fare qualsiasi sacrifico per la donna amata, a riempirla di regali, a chiederle scusa anche quando è lei ad avere torto, e perfino a rinunciare alla dote della famiglia di lei. L’unica cosa a cui non può e non vuole rinunciare è l’onore. Fulgenzio appare come un uomo deciso, risoluto, e consapevole delle proprie azioni, un vero e proprio gentiluomo insomma, che però impazzisce quando si trova a dove fare i conti con l’amata e con l’amore! Ecco che nascono in lui le incertezze e i dubbi più atroci, la paura di non essere mai stato amato, di essere tradito, i vari ripensamenti se abbandonarla definitivamente o meno...Ma alla fine, sempre guidato da un fortissimo sentimento di passione cerca di conciliare ciò che gli viene dettato dal cuore e con ciò che egli viene imposto dalla ragione, come nel caso della cognata Clorinda (atto3, 6) che doveva essere accompagnata a casa anche a costo di un nuovo litigio con Eugenia: “ Io non sono portato per altro che per l’adempimento del mio dovere… Posso sacrificarvi tutto fuor che l’onore di me e della mia famiglia. Se quest’atto de mio dovere m’ha da costare la perdita dell’amore vostro, ne verrà in conseguenza il fine della mia vita , ma non per questo un uomo d’amore deve preferire al decoro la sua passione…” Da queste poche righe traspare chiaramente come la razionalità prevalga sull’amore, anche se a costo di duri sacrifici. Ma alla fine l’amore trionfa e gli innamorati riescono a mettere da parte tutte le loro gelosie, per far fronte ad un sentimento ben più importante. Da quest’analisi però sembra che i due personaggi siano razionali e conformi all’esempio umano che vorrebbe fornire Goldoni: invece non è così. Infatti i due innamorati si distinguono per l’impulsività della loro passione amorosa, per le ripicche e per i gesti istintivi che fanno. Eugenia agisce senza pensare e si lascia trasportare dalla sua altezzosità. Ella sa benissimo che tra i due a rimetterci sarebbe lei, nel caso fosse rotto il fidanzamento con Fulgenzio, ma l’ambiente della sua casa la porta a vivere di apparenze, a crearsi illusioni. A lei si oppone la sorella Flamminia, esempio di razionalità, che la vorrebbe condurre sulla giusta strada ogni qual volta ella diventa irascibile e scontrosa a causa delle sue bizze. E’ Flamminia che esorta Eugenia a comportarsi razionalmente, ma non vi riesce, almeno fino a quando il suo personaggio non si evolve verso una condizione di indiscutibile miglioramento. Flamminia rappresenta tutto ciò che la sorella non riesce ad essere, lei vive in un mondo reale perciò si rende conto di quanto sia necessario affrontare la vita razionalmente , senza mai eccedere in comportamenti troppo affrettati, la sua posizione non glielo permette. Personaggio negativo per eccellenza è Fabrizio, lo zio/tutore delle due sorelle Eugenia e Flamminia. Egli rappresenta tutto ciò che c’è di negativo in un nobile decaduto caratterizzato da atteggiamenti irrazionali e privi di buon senso, e da una totale assenza di equilibrio: perciò egli rappresenta il contrario del mito umano del Goldoni. La sua bassa condizione economica non lo porta ad essere umile, al contrario lo porta ad ostentare le poche cose che gli sono rimaste, evidenziando la patetica ricerca di una posizione che non gli apparterrà mai più. Anche la sua casa è povera , mancano le posate e tutti i vecchi suppellettili, che infatti si è già impegnato, ma egli ostenta una galleria di quadri ( falsi) che secondo lui rappresenta ragione di vanto, perché dovrebbero esprimere il suo gusto raffinato! A lui si contrappongono tutti i personaggi con cui entra in contatto, perché rappresentando valori ormai decaduti, egli vive di apparenza e non riesce a far fronte alle situazioni reali che deve affrontare.