INDICE INTRODUZIONE ........................................1 CAPITOLO I IMPATTO AMBIENTALE, ONDE ELETTROMAGNETICHE E ANTENNE ...........................................4 1.1 IL CONCETTO DI IMPATTO AMBIENTALE E VIA........................ 4 1.2 PROTEZIONE SANITARIA ED AMBIENTALE............................. 6 1.3 ONDE ELETTROMAGNETICHE......................................... 7 1.3.1 SPETTRO DELLE ONDE ELETTROMAGNETICHE ...................... 15 1.4 ANTENNE....................................................... 16 1.4.1 CAMPI ELETTROMAGNETICI A GRANDE DISTANZA DALL’ANTENNA ..... 18 1.4.2 REGIONI DI CAMPO IRRADIATE DALLE ANTENNE .................. 19 1.4.3 CARATTERISTICHE DEL CAMPO IRRADIATO A GRANDE DISTANZA DALL’ANTENNA .................................................... 20 1.4.4 CARATTERISTICHE DIREZIONALI DI UN’ ANTENNA ................ 23 1.4.5 SOLIDO DI RADIAZIONE ...................................... 23 1.4.6 DIAGRAMMA DI RADIAZIONE ................................... 24 1.4.7 DIRETTIVITÀ O GUADAGNO DIRETTIVO .......................... 26 1.4.8 GUADAGNO DI UN’ANTENNA .................................... 27 1.4.9 CLASSIFICAZIONE DELLE ANTENNE ............................. 27 CAPITOLO 2 TECNOLOGIA DEI SISTEMI RADIOMOBILI ......29 2.1 LA TRASMISSIONE DELLE INFORMAZIONI............................ 29 2.2 LOGICA E STRUTTURA DEL SERVIZIO RADIOMOBILE................... 30 2.3 UTILIZZO DELLA RISORSA A RADIOFREQUENZA....................... 32 2.4 COPERTURA CELLULARE E SUA EVOLUZIONE.......................... 33 2.5 TECNICHE DI ACCESSO MULTIPLO.................................. 38 2.6 TECNICHE DI DUPLEX............................................ 45 I CAPITOLO 3 EVOLUZIONE DEI SISTEMI CELLULARI DAL TACS ALL’UMTS ........................................... 47 3.1 EVOLUZIONE DEI SISTEMI CELLULARI .............................. 47 3.2 CARATTERISTICHE PRINCIPALI DEL TACS ........................... 47 3.3 SISTEMI DI SECONDA GENERAZIONE: GSM ........................... 48 3.3.1 INTERFACCIA RADIO ......................................... 48 3.3.2 CANALI FISICI E LOGICI .................................... 49 3.3.3 CLASSI DI POTENZA ......................................... 50 3.3.4 LA GERARCHIA DI AREE ...................................... 51 3.4 SISTEMI DI TERZA GENERAZIONE: UMTS ............................ 52 3.4.1 INTERFACCIA RADIO ......................................... 52 3.4.2 ALLOCAZIONE DELLE FREQUENZE UMTS .......................... 54 3.4.3 CANALI FISICI E LOGICI .................................... 55 3.4.4 CLASSI DI POTENZA ......................................... 55 3.4.5 CONTROLLO DI POTENZA ...................................... 56 3.4.6 SPREADING E DESPREADING ................................... 57 3.4.7 ARCHITETTURA DI RETE UMTS ................................. 60 CAPITOLO 4 SISTEMI CELLULARI: IMPATTO AMBIENTALE, SALUTE E NORMATIVA ................................. 64 4.1 IMPIANTI DI TELEFONIA MOBILE E PERCEZIONE DEL RISCHIO ......... 64 4.2 SISTEMI CELLULARI ED IMPATTO AMBIENTALE ....................... 66 4.3 EFFETTI BIOLOGICI E SANITARI .................................. 67 4.3.1 SAR ....................................................... 68 4.3.2 EFFETTI BIOLOGICI A BREVE TERMINE ......................... 70 4.3.3 EFFETTI BIOLOGICI A LUNGO TERMINE ......................... 71 4.4 CRITERI DI PROTEZIONE DAI CAMPI ELETTROMAGNETICI .............. 72 4.5 RIFERIMENTI INTERNAZIONALI .................................... 74 4.6 NORMATIVA EUROPEA ............................................. 75 4.7 NORMATIVA ITALIANA ............................................ 75 II 4.8 NORMATIVA REGIONALE........................................... 79 CAPITOLO 5 STRUMENTAZIONE PER LA MISURA DI CAMPI ELETTROMAGNETICI AD ALTA FREQUENZA .................81 5.1 APPARATI DI MISURA............................................ 81 5.2 ESIGENZE DI MISURA............................................ 82 5.3 COMPATIBILITÀ ELETTROMAGNETICA................................ 82 5.4 SENSORI PER LA ZONA DI INDUZIONE.............................. 83 5.5 SENSORI PER LA ZONA DI RADIAZIONE............................. 84 5.6 STRUMENTI DI MISURA........................................... 84 5.6.1 STRUMENTI DI MISURA A BANDA LARGA ......................... 84 5.6 2 STRUMENTI DI MISURA A BANDA STRETTA ....................... 86 5.7 NORMATIVA DI RIFERIMENTO PER LA MISURA........................ 89 5.7.1 SELEZIONE DEGLI STRUMENTI E DEI METODI DI MISURA .......... 90 5.7.2 METODOLOGIE DI MISURA PER SEGNALI UMTS .................... 91 5.8 STRUMENTAZIONE UTILIZZATA NELLE CAMPAGNE DI MISURA........... 105 5.8.1 STRUMENTAZIONE IN BANDA LARGA ............................ 105 5.8.2 STRUMENTAZIONE IN BANDA STRETTA .......................... 107 5.9 CAMPAGNE DI MISURA........................................... 110 5.10 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE................................... 120 CAPITOLO 6 SIMULAZIONE DI DIVERSI SCENARI DI IMPLEMENTAZIONE DELLA RETE UMTS ...................124 6.1 GENERALITÀ SULLA COPERTURA CELLULARE DI UN’ AREA............. 125 6.2 FATTORI CHE INFLUENZANO LA PROPAGAZIONE DEL SEGNALE IN AMBIENTE RADIOMOBILE...................................................... 126 6.3 PROBABILITÀ DI COPERTURA DI UN’ AREA......................... 127 6.4 BILANCIO DI TRATTA-LINK BUDGET-.............................. 130 III 6.4.1 ANALISI DEI FATTORI COINVOLTI NEL BILANCIO DI TRATTA ..... 130 6.5 MODELLO DI PROPAGAZIONE E LIMITI DI VARIABILITÀ .............. 134 6.6 CALCOLO DEL RAGGIO DELLA CELLA IN DIVERSE SITUAZIONI ......... 135 6.7 CALCOLO DEL NUMERO DI STAZIONI RADIOBASE NECESSARIE PER COPRIRE L’AREA ........................................................... 148 6.8 VALUTAZIONE DEI LIVELLI DI CAMPO TRAMITE I PROGRAMMI NFA2K E ALDEMAP .......................................................... 154 6.8.1 1^ SCENARIO .............................................. 155 6.8.2 2^ SCENARIO .............................................. 157 6.8.3 3^ SCENARIO .............................................. 159 6.8.4 4^ SCENARIO .............................................. 164 6.8.5 PRIMO CONFRONTO: ALTEZZA 15 m ............................ 169 6.8.6 SECONDO CONFRONTO: ALTEZZA 10 m .......................... 171 6.8.7 TERZO CONFRONTO: ALTEZZA 5 m ............................. 173 6.8.8 QUARTO CONFRONTO: ALTEZZA 2 m ............................ 175 6.8.9 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE ................................ 177 CONCLUSIONI ....................................... 178 APPENDICE ......................................... 183 BIBLIOGRAFIA ...................................... 194 SITI INTERNET CONSULTATI ......................................... 198 IV INTRODUZIONE Negli ultimi anni si è assistito ad un’ enorme diffusione dei cellulari e dei servizi offerti da essi, accompagnati dalla comparsa sul territorio di sempre più numerose antenne di stazioni radio base. La possibilità di scegliere tra i prodotti della avanzata tecnologia che caratterizza accesso quanto ad i nuovi Internet riguarda indispensabili è ben accettato la presenza invece per apparecchi, il videochiamata, dall’opinione delle funzionamento pubblica. antenne dei streaming radio cellulari, e Per base, la gente manifesta atteggiamenti di diffidenza e ostilità, in particolare se un’antenna è collocata in prossimità di abitazioni. Infatti, mentre il rischio quello legato connesso propagazione all’uso alla delle del presenza onde telefono della è liberamente stazione elettromagnetiche accettato, radiobase dagli e alla impianti, è considerato imposto. Sulla terra la radiazione elettromagnetica a radiofrequenza (RF) e microonde (MW) è presente da sempre come fondo naturale generato dalle emissioni del sole, della terra, delle galassie ed in generale da qualunque assoluto. corpo naturale L’esposizione origine artificiale secolo: essa è con temperatura ambientale ai costantemente costituisce radiazione campi aumentata non diversa dallo zero elettromagnetici nel corso ionizzante. del Riguardo di XX i possibili effetti nocivi, “non è possibile dimostrare che le onde elettromagnetiche non facciano male in assoluto, ma lo stato attuale di conoscenze suggerisce che l’esposizione a bassa intensità non provoca effetti dannosi per la salute né a breve, né a lungo termine” 1. 1 G. Falciasecca “Precauzione sì ma cum “grano salis””, pp. 94 “I quaderni di Telèma”, supplemento al n° 221 di novembre 2004 di MEDIA 2000. 1 Le Agenzie occupano Regionali di per monitorare i la Protezione livelli di dell’Ambiente campo (ARPA) elettromagnetico si sul territorio, mediante campagne di misura puntuali svolte da tecnici competenti e attraverso reti di monitoraggio in continuo. L’obiettivo del lavoro di tesi è approfondire le conoscenze sul sistema UMTS e valutare l’impatto che il sistema ha sull’ambiente e sulla salute umana. L’analisi è compiuta analizzando misure raccolte direttamente in campagne di misura svolte sul territorio di Ravenna, tramite informazioni rintracciate in maniera bibliografica e infine simulando diverse situazioni di copertura di un’area di 100 km2. Si desidera verificare se la presenza sul territorio di un numero maggiore di stazioni radio base ma di potenza inferiore, anche se dal punto di vista dell’impatto visivo può risultare sgradevole, determina una diminuzione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici. La tesi è stata realizzata in collaborazione con l’ARPA di Rimini, che ha proposto il tema dell’elaborato, e mi ha seguito durante lo svolgimento disposizione del la lavoro e dell’ARPA strumentazione e di il Ravenna, che fondamentale ha messo supporto a dei tecnici del servizio sistemi ambientali. La parte teorica della simulazione – link budget e strategie di copertura - è stata realizzata sotto la preziosa guida dell’ingegner Cristiano Passerini, del DEIS di Bologna, che ringrazio per cortesia e disponibilità. Ringrazio inoltre il prof. Luigi Bruzzi e la dott.ssa Maria Teresa Bagli, dell’Arpa di Rimini, che svolgimento della tesi. 2 mi hanno seguito durante lo PIANO DELLA TESI Lo studio prevede una parte introduttiva, sviluppata nei primi tre capitoli, in cui sono descritte le caratteristiche generali dei campi elettromagnetici, delle antenne e della tecnologia dei sistemi cellulari, in particolare del sistema di terza generazione UMTS. Nel quarto capitolo sono trattati gli aspetti sanitari, ambientali e normativi legati ai campi elettromagnetici ad alta frequenza. Il quinto capitolo è dedicato completamente alle tecniche di misura, applicate poi sul campo, alla raccolta ed all’analisi dei valori rilevati nelle campagne di misurazione. L’ultima capitolo, di carattere teorico, è incentrato sulla simulazione di scenari di copertura di un’area mediante calcolo del link budget: lo scopo è valutare i livelli di campo presenti nell’ambiente in diverse situazioni di carico della rete, di numero e dimensioni delle celle e di potenza di output degli impianti, mediante Aldemap, programma in dotazione all’Arpa di Rimini. 3 CAPITOLO I IMPATTO AMBIENTALE, ONDE ELETTROMAGNETICHE E ANTENNE 1.1 IL CONCETTO DI IMPATTO AMBIENTALE E VIA La definizione concetto di generale impatto a cui si ambientale può è fare la riferimento seguente: “per per il impatto ambientale si intende l’insieme di tutti gli aspetti, positivi e negativi, diretti determinata ed opera indiretti, genera temporanei e sull’ambiente, permanenti inteso che come una sistema complesso delle risorse umane e naturali”. Il progresso tecnologico e scientifico conduce in ogni campo ad una migliore qualità comporta una della serie di vita dell’uomo, ma contemporaneamente rischi aggiuntivi per la salute e per l’ambiente nel suo complesso. Si manifesta quindi la necessità di trovare un giusto equilibrio tra la possibilità di sfruttare tutti i potenziali vantaggi che possono conseguire da un razionale sviluppo tecnologico, economico e sociale, e la salvaguardia dell’ambiente. La valutazione dell’impatto ambientale (VIA) nasce dalla constatazione che il metodo scientifico non è in grado da solo di risolvere i diversi problemi ambientali legati alle attività umane. L’obiettivo fondamentale di tale procedura consiste nell’analizzare e valutare la compatibilità tra un progetto e l’ambiente tenendo in considerazione tutti gli aspetti legati alla realizzazione dell’opera, compresi i pareri delle diverse componenti sociali (Enti Statali, regionali, o semplici cittadini) e di eventuali organizzazioni private interessate. Il principio fondamentale su cui si basa il VIA è la prevenzione di tutte le possibili cause di impatto ambientale fin dalla fase di progetto, in modo tale da non dover far fronte agli effetti una volta completata la realizzazione. Al processo decisionale partecipano inoltre anche varie componenti sociali oltre che gli 4 organi istituzionali preposti: ciò rappresenta un ulteriore aspetto innovativo del VIA. La procedura di Valutazione di impatto ambientale nasce all’inizio degli anni settanta in USA, dove prima che in Europa, hanno dovuto regolare lo sviluppo e gli interventi sull’ambiente. In Europa la Direttiva CEE del 27/6/85 (85/337/CEE) stabilisce le linee generali per la procedura di VIA ed impone il recepimento entro il 1988 di tale direttiva da parte di tutti gli Stati membri della Comunità sottoforma di leggi nazionali. Il VIA si traduce in un’analisi complessa ed interdisciplinare il cui obiettivo è pesare le scelte e renderle trasparenti in modo tale che ai processi decisionali e alle responsabilità possano prendere parte tutti i soggetti coinvolti. Esso ricerca, considerando tutte le componenti del problema, non un compromesso, ma la migliore soluzione possibile. Secondo le normative di legge vigenti in molti paesi del mondo una corretta VIA deve comprendere: - Una dettagliata descrizione dell’opera che si intende realizzare, con informazioni e dati tecnici idonei a consentire una adeguata previsti nella analisi fase degli di effetti costruzione sanitari ed ed ambientali esercizio dell’opera stessa; - Una discussione degli impatti su ogni componente ambientale; - L’indicazione di ogni effetto negativo che non può essere evitato; - Lo studio delle alternative all’opera proposta che permettono di ottenere lo stesso risultato finale; - Uno studio degli effetti totali a lungo termine; - Ogni utilizzo irreversibile o irrecuperabile di risorse naturali che l’opera potrebbe richiedere; - Il contributo derivante dalle azioni di consultazione delle componenti sociali coinvolte; 5 - Una verifica del rispetto di tutti gli atti pianificatori con cui l’opera potrebbe interferire. 1.2 PROTEZIONE SANITARIA ED AMBIENTALE La protezione sanitaria è la disciplina che si interessa degli effetti di agenti potenzialmente nocivi alla salute dell’uomo ed ha come obiettivo l’identificazione delle concentrazioni degli agenti nocivi che non provochino significativi danni sulla salute degli individui esposti. identificati Essa dall’ si basa “International su alcuni principi Commission for generali Radiological Protection (ICRP)”, in particolare per le radiazioni ionizzanti. I principi della radioprotezione sono tre e, dato che il loro carattere è estremamente generale, possono essere applicati anche a molti altri settori della protezione sanitaria. La prima considerazione da fare comunque è che qualsiasi attività umana e persino le condizioni naturali comportano rischi non nulli per la salute umana: quindi il rischio zero non esiste. Il primo principio è detto di giustificazione: ogni sorgente di esposizione deve essere giustificata in relazione ai benefici che da essa si attendono. Il bilancio rischi - benefici deve essere a favore di un beneficio netto positivo. L’ottimizzazione è il secondo principio e si basa sul concetto ALARA (As Low as Reasonably Achievable), ossia il valore della dose di esposizione deve raggiungibile. essere Esso si il attua più basso valore confrontando i ragionevolmente benefici che si ottengono riducendo le dosi alla popolazione con l’incremento del costo degli impianti. Il “limite delle dosi individuali”, terzo principio, stabilisce che le dosi di esposizione di ogni individuo non devono superare determinati limiti fissati da apposite normative. Essi peraltro devono garantire il rispetto del primo e secondo principio. Dall’approccio proposto dai radioprotezionisti emerge che il soggetto principale della radioprotezione risulta l’uomo. In materia 6 di protezione ambientale viene proposto di fissare i limiti di impatto sulla base della cosiddetta “ricettività ambientale”, che rappresenta la massima perturbazione di una variabile ambientale che può essere introdotta nell’ambiente senza che l’equilibrio del sistema si modifichi al di là delle sue fluttuazioni ambientali. L’inquinamento, riferibile a svariate componenti ambientali, costituisce un tipo frequente di impatto. “L’inquinamento ambientale è una modificazione delle caratteristiche fisiche, chimiche o biologiche dell’aria, dell’acqua o del suolo causata dall’immissione nell’ambiente di materia o energia, con conseguenti effetti negativi misurabili, immediati o differiti.” Si parla di inquinamento considerazione sostanze chimico quando organiche ed vengono prese inorganiche in (inquinanti chimici); di inquinamento biologico quando microrganismi (inquinanti biologici) vengono scaricati in dosi dannose. L’inquinamento fisico è caratterizzato allo scarico (inquinamento dall’immissione in aria o termico) acqua oppure di di energia una alla nell’ambiente corrente propagazione di di dovuta fluido onde caldo sonore (inquinamento acustico) o di onde elettromagnetiche (inquinamento elettromagnetico). Gli Standard di Qualità Ambientale (SQA) sono il riferimento per gli interventi contro l’inquinamento ambientale: essi pongono i limiti di accettabilità intensivo delle conveniente) concentrazioni e dei livelli di (o di altro esposizione parametro dei diversi inquinanti. 1.3 ONDE ELETTROMAGNETICHE La luce emessa dal elettromagnetiche: sole essa fa parte raggiunge la della categoria terra attraverso delle lo onde spazio vuoto. Nel XVII secolo per spiegare la propagazione della luce si postulò l’esistenza dell’etere cosmico, mezzo cosmico impalpabile ed onnipresente. Maxwell, fisico e matematico inglese, vissuto nel XIX 7 secolo, con i suoi studi diede la definitiva spiegazione scientifica delle onde elettromagnetiche. Attorno ad un conduttore percorso da corrente che varia nel tempo si genera un campo magnetico che varia con la stessa legge, seguendo le variazioni con un ritardo che dipende dalla distanza. La teoria di Maxwell afferma che il campo magnetico varia, allontanandosi dal conduttore, con la legge di un’onda che si propaga con velocità pari a quella della luce e si manifesta con linee di forza chiuse, che seguono le variazioni indotte dal generatore. Se si considera una carica elettrica variabile nel tempo applicata ad una linea, per il campo elettrico che essa produce possono essere fatte le stesse valutazioni relative al campo magnetico, deducendo l’esistenza di un’onda campo elettrico. Come postulato da Maxwell e verificato sperimentalmente, un campo elettrico in variazione nel tempo origina un campo magnetico, le cui linee di forza sono chiuse e concatenate con le linee di forza elettriche; un campo magnetico che varia nel tempo genera un campo elettrico, che ha linee di forza chiuse e concatenate fenomeno con che le linee origina di onde forza magnetiche. elettriche o Qualsiasi magnetiche, sia queste il non possono esistere separatamente, poiché sono vicendevolmente causa ed effetto del mutuamente e fenomeno. viaggiano Esse alla coesistono stessa sempre, velocità, si supportano rappresentando aspetti diversi di un unico fenomeno l’onda elettromagnetica. 8 due Figura 1 Campo elettrico generato da un campo magnetico variabile. Le onde elettromagnetiche materiale, ma caratteristiche solo di non un hanno generico dielettriche; inoltre bisogno di spazio le nessun libero, migliori supporto che abbia condizioni di propagazione si verificano nello spazio vuoto, dove la velocità è c=299792458 [m/s]. La propagazione è rettilinea e valgono le leggi dell’ottica geometrica (riflessione, rifrazione, diffrazione). Ogni fenomeno elettromagnetico, nell’ambito macroscopico, è descrivibile per mezzo di un gruppo di equazioni, ”equazioni di Maxwell”, la cui validità è data come postulato: ∇⋅D = ρ (1.1) ∇⋅B = 0 (1.2) ∇× E = − ∂B ∂t ∇× H = J + D (1.3) ∂D ∂t induzione elettrica (1.4) D=ε⋅E [C/m2] (1.5) ε=ε0⋅εr costante dielettrica (o spostamento dielettrico) ε0 =8.854⋅10-12 [F/m] costante dielettrica nel vuoto εr costante dielettrica relativa B induzione magnetica B=μ⋅H 9 [Wb/m2] (1.6) μ=μ0⋅μr permeabilità magnetica μr permeabilità magnetica relativa μ0=4⋅π⋅10-7 [henry/m] permeabilità magnetica nel vuoto E campo elettrico [V/m] ρ densità di carica elettrica [C/m3] J densità di corrente elettrica [A/m2] H campo magnetico [A/m] La densità di carica ρ e la densità di corrente campo elettromagnetico, non sono tra J, loro sorgenti del completamente indipendenti, poiché soggette alla condizione di conservazione di carica formalizzata attraverso l’equazione di continuità: ∇ ⋅J + La ∂ρ = 0. ∂t (1.7) connessione esplicitata tra (nel elettromagnetismo vuoto) attraverso e azioni l’espressione meccaniche della forza è di Lorentz: F = ρ⋅E+ J ×B F (1.8) [N/m3] densità di forza Le onde elettromagnetiche sono descritte da equazioni differenziali di tipo iperbolico: ∇ 2 E − εμ ∂2 E =0 ∂t 2 (1.9) ∇ 2 B − εμ ∂2 B =0 ∂t 2 (1.10) La configurazione delle condizioni al contorno cui corrisponde l’espressione più semplice per le soluzioni è una configurazione piana (ad esempio ortogonale all’asse x). L’equazione diventa: ∂2 f ∂2 f − εμ =0 ∂x 2 ∂t 2 la cui soluzione generale è: 10 (1.11) ⎛ ⎞ ⎜v = 1 ⎟ . ⎜ εμ ⎟⎠ ⎝ ϕ (x, t ) = f1 ( x − vt ) + f 2 ( x + vt ) (1.12) Cioè la soluzione generale è la somma di un’onda progressiva e di una regressiva propagantesi con velocità v lungo l’asse x. In questo caso (onda piana) tutte le componenti dei campi indipendenti da y e z: ad ogni istante E e B E e B sono hanno lo stesso valore in tutti i punti di ogni piano ortogonale all’asse x. Fisicamente questa condizione non si verifica mai esattamente nella pratica: tuttavia ci si approssima ad essa in molti casi, in particolare quando si è interessati al campo in una porzione di spazio piccola, molto lontana dalla sorgente. Un’onda elettromagnetica piana può essere rappresentata attraverso un sistema di riferimento su tre piani tra loro ortogonali come mostrato in figura 2: E nel piano yz, ed è orientato lungo l’asse y; E xz ed è orientato lungo x. direzione di propagazione ed H H è contenuto è contenuto nel piano sono inoltre ortogonali alla dell’onda z, costituendo un sistema tridimensionale a tre assi nello spazio. Il piano xy rappresenta il fronte d’onda che si sposta nella direzione di z con velocità c. Questo tipo parallele al di onda le sistema cui di componenti riferimento, rimangono possiede indefinitamente per definizione polarizzazione lineare. Si può introdurre una rappresentazione matematica mediante una funzione di x e t considerando il caso particolare di oscillazioni armoniche: z (x, t ) = z M ⋅ sin (ω ⋅ t − k ⋅ x + ϕ ) (1.13) zM ampiezza o valore di picco della funzione armonica ω=2⋅π⋅ν pulsazione della funzione armonica ϕ fase (valore dell’argomento della funzione seno per t=0) κ=2⋅π/λ numero d’onda 11 Figura 2 – Caratteristiche di propagazione di un’onda piana. Nel caso in cui le condizioni al contorno e la configurazione delle sorgenti siano tali da imporre simmetria sferica si ha che l’espressione per l’onda sferica sarà del tipo: F (r , t ) = 1 ⋅ [ f 1 (r − vt ) + f 2 (r + vt )] r ( v= 1 εμ ) (1.14) Si osserva che se si considera una piccola porzione di spazio molto distante dal centro dell’onda sferica, il fattore 1/r può essere considerato praticamente costante e l’onda sferica può essere approssimata con un’onda piana. Un’onda sferica può essere rappresentata attraverso un’espressione matematica delle coordinate spaziali e di quelle temporali: a (r , t ) = AM ⋅ sin[(ω ⋅ t − κ ⋅ r ) + ϕ ] r (1.15) dove AM, ω, k, ϕ hanno lo stesso significato che nel caso dell’onda piana; r indica la distanza del generico punto P dal centro O delle superfici d’onda, nel quale può pensarsi localizzata la sorgente dell’onda medesima. 12 Figura 3 Rappresentazione di un’onda sferica Se si considera una superficie chiusa S di forma costante all’interno della quale ci sia un campo elettromagnetico non ovunque nullo ed eventualmente della materia, l’espressione dell’energia U posseduta dal campo elettromagnetico contenuta in S, derivata rispetto al tempo, con dτ elemento del volume τ contenuto in S è: − ( ) ∂U = P ∗ d S + ∫ E ∗ d S dτ ∂t ∫S S P = E⋅H = (1.16) E⋅B (1.17) μ P è detto vettore di Poynting e si misura in [J/m2⋅s]. La diminuzione per unità di tempo − ∂U ∂t è pari alla somma della potenza dissipata per effetto Joule nella materia contenuta in τ e del flusso attraverso la superficie di contorno S del vettore di Poynting P= E⋅B μ ; esso rappresenta l’energia elettromagnetica che l’onda trasporta nell’unità di tempo attraverso dS. Quando si ha a che fare con una grandezza periodica a(t), una quantità di uso comune è il valor medio efficace A, definito dalla seguente relazione: 13 T A= 1 ⋅ ∫ a 2 (t ) ⋅ dt T 0 (1.18) Per una grandezza sinusoidale, il valor quadratico medio del modulo o valore efficace calcolato su un periodo si indica con E eff = il campo elettrico, Beff = B0 per il campo 2 rappresentano l’ampiezza o valore massimo). 14 magnetico E0 (E0 per 2 e B0 1.3.1 SPETTRO DELLE ONDE ELETTROMAGNETICHE L’intervallo di frequenza entro cui le onde elettromagnetiche sono oggetto di applicazioni e di studio è molto vasto: varia tra il migliaio di Hertz e circa 1025 Hertz. Le onde elettromagnetiche, in base alla loro frequenza, sono originate da sorgenti diverse, hanno caratteristiche differenti, distinte modalità di interazione con la materia e nomi diversi. Tabella 1 Banda di Lunghezza d’onda Designazione Servizi e applicazioni tipiche frequenza 3 - 30 Hz 30 - 300 Hz 100 - 10 Mm 10 - 1 Mm ELF (Extremely Low Sondaggi magnetotellurici della Frequency) struttura della terra SLF (Super Low Frequency) Rivelazione di oggetti metallici sotterrati, distribuzione di potenza elettrica 300 - 3000 Hz 1 - 0.1 Mm ULF (Ulta Low Frequency) Sondaggi ionosferici, comunicazioni sottomarine 3 - 30 kHz 100 - 10 km VLF (Very Low Frequency) Segnali audio di telefonia 300 - 3000 kHz 1 - 0.1 km MF (Medium Frequency) Radiodiffusione a modulazione di 3 - 30 MHz 100 - 10 m HF (High Frequency Radiodiffusione a onde corte 30 - 300 MHz 10 -1 m VHF (Very High Frequency) Radiodiffusione di segnali ampiezza (AM) televisivi e a modulazione di frequenza (FM), radiocomunicazioni mobile, controllo traffico aereo 300-3000 MHz 1 - 0.1 m UHF (Super High Frequency) Radiodiffusione di segnali televisivi, sistemi radar, forni a microonde, telefonia cellulare. 3-30 GHz 10 - 1 cm SHF (Ultra High Frequency) Sistemi radar, sistemi di telecomunicazione via satellite, sistemi di localizzazione geografica satellitare (GPS), radio-navigazione aerea, radioastronomia, telerilevamento ambientale a microonde, applicazioni bio-medicali 30-300 GHz 1 - 0.1 cm EHF (Extremely High Sistemi radar, sistemi di Frequency) telecomunicazione via satellite avanzati, radioastronomia, telerilevamento ambientale a onde millimetriche. 15 1.4 ANTENNE Le antenne sono strutture metalliche su cui vengono attivate correnti che vengono utilizzate come sorgenti per la trasmissione dell’informazione (antenne in trasmissione). Tuttavia, esse possono anche servire come supporto per far scorrere le correnti indotte indispensabili per la ricezione delle informazioni (antenne in ricezione). Figura 4 Schema di un sistema di ricetrasmissione Si consideri un campo generato da una corrente variabile che scorre su un’antenna filiforme. La corrente che varia sull’antenna è costituita dagli elettroni del metallo di cui è fatta la struttura: questi cominciano a fluire lungo l’antenna stessa, alternativamente verso il basso e verso l’alto. Come conseguenza vengono originati effetti variabili con lo stesso ritmo sulle eventuali cariche circostanti: tale fenomeno si rappresenta con un campo variabile che si propaga alla velocità della luce e si attenua con la distanza. Il campo nel propagarsi mantiene la frequenza delle oscillazioni: quindi i sistemi riceventi oscillano ad un ritmo uguale a quello dei sistemi inducono trasmittenti. correnti che Sulle antenne hanno la riceventi, stessa dell’antenna trasmittente. 16 frequenza ad esempio, della si corrente Figura 5 Linee di campo elettrico e magnetico prodotte da un’antenna lineare e andamento del campo elettrico sul piano orizzontale lungo una coordinata radiale In figura 5 propagativo è generato (rappresentazione generatore rappresentata di la attorno idealizzata forza configurazione ad di un un conduttore un’antenna elettromotrice di fa lineare) scorrere campo filiforme su una cui un corrente elettrica i, variabile sinusoidalmente con la frequenza f. Le linee del campo magnetico hanno la forma di cerchi centrati su un asse coincidente con l’antenna (in figura 5 ne sono rappresentati alcuni limitatamente al piano “equatoriale”) mentre le linee di campo elettrico si avvolgono su quelle di campo magnetico in spire chiuse, delle quali la figura mostra (in tratteggio) quelle adiacenti su un piano meridiano (il piano del foglio). Alle oscillazioni della corrente nel tempo corrispondono oscillazioni dei campi nel tempo e nello spazio. Per quanto riguarda lo spazio, ciascuno le dei alternanze quali è si succedono uguale alla ad intervalli distanza λ regolari, percorsa dalla perturbazione elettromagnetica nel periodo di oscillazione T; cioè c⋅T=λ, oppure essendo T=1/f: λ⋅f=c. 17 1.4.1 CAMPI ELETTROMAGNETICI A GRANDE DISTANZA DALL’ANTENNA Se si utilizza la elettromagnetico notazione a dei vettori componenti complessi, un monocromatiche campo variabili sinusoidalmente nel tempo con frequenza ν0 [Hz] e pulsazione ω0=2⋅π⋅ν0 si rappresenta: ( ) r r E r , t = Re E (r , ω 0 ) ⋅ e − j⋅ω0 ⋅t { } (1.19) E(r,ω0) Dove r è il vettore posizione e è il vettore complesso rappresentativo nel dominio delle frequenza. Il campo elettromagnetico irradiato a grande distanza dall’antenna (ovvero a distanze molto maggiori della dimensione dell’antenna e della lunghezza d’onda di lavoro) in coordinate sferiche (r,θ,φ) con sistema di versori fondamentali (r0,θ0,φ0) e notazione complessa si rappresenta con il vettore complesso: () E ∞ r = E ∞ (r , θ , ϕ ) = E (r → ∞,θ , ϕ , ω 0 ) [V/m] (1.20) originato da un’antenna posta nel sistema di riferimento come in figura 6. Figura 6 Campo generato da un’antenna posta nel sistema di riferimento in coordinate sferiche Si nota che: - in coordinate cartesiane (x,y,z) con sistema dei fondamentali (x0,y0,z0): r=x⋅x0+y⋅y0+z⋅z0; - in coordinate sferiche r=r·sinθ⋅cosφ⋅x0+r⋅sinθ⋅sinφ⋅y0+r⋅cosθ⋅z0. 18 versori (1.21) (r,θ,φ) è (1.22) 1.4.2 REGIONI DI CAMPO IRRADIATE DALLE ANTENNE Le regioni di campo irradiate da un’antenna (D dimensione massima dell’antenna tale che D>λ) si distinguono in: 1. Regione di campo vicino reattivo: “regione del campo immediatamente circostante l’antenna in cui prevalgono i campi reattivi”. Le linee di forza del campo elettrico non si richiudono in anelli attorno alle linee di campo magnetico, ma partono dalle cariche di un segno e terminano su quelle di segno opposto. L’energia immagazzinata nei campi reattivi non abbandona mai la sorgente, cioè non viene irradiata Analogamente correnti il che ma emessa campo e magnetico percorrono i riassorbita è continuamente. localizzato vari elementi intorno alle metallici che costituiscono il radiatore e le sue linee di forza si avvolgono in anelli attorno alle correnti come per i campi magnetici statici. I campi reattivi presentano un comportamento molto simile a quello dei campi statici, da cui si diversificano unicamente per il fatto che la loro intensità oscilla nel tempo, perciò sono chiamati anche quasi-statici. Nella regione di campo vicino, le ampiezze del campo elettrico e magnetico non sono legate da un rapporto costante, né possono essere ricavate in maniera semplice le une dalle altre. 2. Regione di campo vicino (radiativo di Fresnel): r < 2⋅(D2/λ) (r vettore posizione). “regione del reattivo e campo di di campo un’antenna lontano tra dove i la regione campi di di campo radiazione predominano e la distribuzione angolare del campo è dipendente dalla distanza dall’antenna. Se l’antenna ha una dimensione massima molto più piccola della lunghezza d’onda, tale regione può non esistere”. 3. Regione di campo lontano (radiativo di Fraunhofer): r>(2⋅D2/λ) 19 “regione del campo di un’antenna dove la distribuzione angolare del campo è essenzialmente indipendente dalla distanza dall’antenna”. In tale regione il campo elettrico e magnetico hanno ampiezze legate tra loro che variano con 1/r. Il confine superiore di questa regione in spazio libero è rappresentato dal raggio della sfera all’infinito. Tabella 2 Zona di campo Zona di campo Zona di campo vicino vicino lontano reattivo Limite Zona di campo Zona di campo Reattivo/radiativo Radiativo 0 λ 3⋅λ Max(3⋅λ,2⋅D2/λ) λ 3⋅λ Max(3⋅λ,2⋅D2/λ) ∞ inferiore Limite superiore 1.4.3 CARATTERISTICHE DEL CAMPO IRRADIATO A GRANDE DISTANZA DALL’ANTENNA Oltre a proprietà caratteristiche di rice-trasmittenti, direzionalità, le amplificazione antenne possiedono della radiazione elettromagnetica in alcune direzioni e riduzione della stessa in altre. Figura 7 Fronti d’onda del campo EM di radiazione. 20 A grande distanza dall’antenna il campo elettrico si propagano come un’onda sferica che E∞ e magnetico H∞ direzione di nella propagazione può venire rappresentata localmente come un’onda piana e uniforme (trasversa elettromagnetica: TEM rispetto alla direzione di propagazione radiale r0). Le superfici equifase del campo irradiato sono sferiche con centro nell’origine (in cui si individua il centro di fase dell’antenna) e la direzione di propagazione è radiale secondo r0. Il campo elettrico E∞ e magnetico H∞ sono tra loro perpendicolari ad ogni istante alla direzione radiale r0 ed hanno componenti (Eθ,Eφ) e (Hθ,Hφ). I moduli di E∞ e H∞ decrescono con la distanza come 1/r e sono in rapporto costante pari all’impedenza caratteristica del mezzo η = μ ε (η=377Ω). Il campo minimi e E∞ è in fase con zeri nello stesso H∞, ossia i campi presentano massimi, istante e l’onda TEM è polarizzata ellitticamente sul piano traverso, perpendicolare a r0. 1.4.3.1 DENSITÁ DI POTENZA In virtù delle proprietà di onda piana localmente uniforme segue che dall’espressione del vettore di Poynting: P ∞ (r , θ , ϕ ) = P(r → ∞, θ , ϕ ) nel dominio della frequenza a grande distanza dall’antenna: ∗ 1 P ∞ (r ,θ , ϕ ) = ⋅ E ∞ (r ,θ , ϕ ) × H ∞ (r , θ , ϕ ) [W/m2] dove: 2 E∞(r,θ,ϕ)e H∗∞(r,θ,ϕ) coincidono con il campo (1.23) elettrico [V/m] e magnetico [A/m] irradiati dall’antenna a grande distanza; ⎢P∞(r,θ,ϕ)⎢ è la densità di potenza [Wb/m2] irradiata dall’antenna attraverso una superficie ortogonale alla direzione di propagazione r0; 21 Re[P∞(r,θ,ϕ)] è il valore medio nel periodo della densità di potenza irradiata (ipotesi di campi monocromatici). Si rileva che: - il vettore di Poynting P∞ risulta diretto radialmente, cioè ortogonale alle superfici equifase del campo; - il vettore di Poynting P∞ è puramente reale in mezzi non dissipativi. 1.4.3.2 POTENZA TRASMESSA (IRRADIATA) P∞(r,θ,ϕ)=⎢P∞(r,θ,ϕ)⎢, Se il flusso del vettore di Poynting attraverso una sfera di raggio r, con centro nell’origine e normale n0=r0 all’elemento di superficie dS, rappresenta la potenza trasmessa (o irradiata ) dall’antenna data da: WT ≡ ∫ P (r , θ , ϕ ) ⋅ n 0 ⋅ dS = ∫ P (r , θ , ϕ ) ⋅ dS S ∞ S [W] ∞ (1.24) dove WT è la potenza trasmessa (irradiata) dall’antenna. 1.4.3.3 INTENSITÁ DI RADIAZIONE Se P∞(r,θ,ϕ)=⎢P∞(r,θ,ϕ)⎢,si definisce a grande distanza dall’antenna: U (θ , ϕ ) ≡ r 2 ⋅ P∞ (r ,θ , ϕ ) [W/sr] (1.25) dove: U(θ,φ) è l’intensità di radiazione irradiata dall’antenna (o diagramma di radiazione in potenza). U(θ,φ) rappresenta la potenza per unità di angolo solido [W/sr] trasmessa (irradiata) dall’antenna nell’intorno della direzione (θ,φ). L’espressione per la potenza trasmessa diviene: WT = ∫ P S ∞ (r ,θ , ϕ ) ⋅ dS U (θ , ϕ ) =∫ ⋅ dS = ∫ U (θ , ϕ ) ⋅ dΩ = S r2 4π 2π π ∫ ∫ U (θ , ϕ ) ⋅ sin θ ⋅ dθ ⋅ dϕ [W] 0 0 (1.26) Si nota che: - L’intensità di radiazione non dipende dalla distanza r poiché a grande distanza la densità di potenza irradiata varia in modo 22 inversamente proporzionale al quadrato della distanza. Si noti che ciò non è più vero in zona di campo reattivo; - U(θ,φ) caratterizza le proprietà direzionali dell’antenna. 1.4.4 CARATTERISTICHE DIREZIONALI DI UN’ ANTENNA Un’antenna è isotropica un’“antenna ipotetica avente uguale radiazione in tutte le direzioni.” Un’antenna puntiforme è un’antenna isotropica non fisicamente realizzabile la cui intensità di radiazione Uiso non dipende dalla direzione e che ha la proprietà di distribuire uniformemente in ogni direzione tutta la potenza irradiata. U (θ , ϕ ) = U iso = r 2 ⋅ P∞iso 2π π WT = ∫ U iso ⋅ dΩ = ∫ ∫ sin θ ⋅ dθ ⋅ dϕ = P ∞ iso 4π Un’antenna (1.27) ⋅ r 2 ⋅ 4 ⋅π (1.28) 0 0 è direzionale un’“antenna avente la proprietà di irradiare e ricevere onde elettromagnetiche in modo più efficace in alcune direzioni piuttosto che in altre”. Un’antenna omni-direzionale è un’“antenna avente proprietà radiative non direzionali sul piano azimutale (θ=90°, φ variabile) e direzionali su piani di elevazione (φ = costante, θ variabile). Esempio: dipolo. 1.4.5 SOLIDO DI RADIAZIONE Il solido di “rappresentazione radiazione radiazione grafica (intensità (“radiation pattern”) tridimensionale di radiazione, delle è proprietà ampiezza, fase, una di o polarizzazione del campo) dell’antenna in funzione delle coordinate direzionali” [IEEE Std 145-73]. Si possono ottenere: Un solido di radiazione in campo |E∞(r,θ,φ)| per r = costante 23 ossia una rappresentazione di Un solido di radiazione in potenza ovvero una rappresentazione di U(θ,φ) oppure |E∞(r,θ,φ)|2 per r costante. La rappresentazione del solido di radiazione può essere di due tipologie: in figura 8 sono mostrate la rappresentazione polare a sinistra e a destra la rappresentazione assonometrica. Figura 8 Rappresentazione polare del solido di radiazione e rappresentazione assonometrica Il lobo di radiazione (“radiation lobe”) è la porzione del solido di radiazione delimitata da regioni a relativa bassa radiazione. Si possono incontrare: - Lobo principale (“major lobe”): lobo di radiazione contenente la direzione del massimo di radiazione. - Lobo secondario (“minor lobe”): ogni lobo di radiazione eccetto il principale. - Lobo laterale (“side lobe”): ogni lobo in direzione diversa da quella considerata (generalmente del massimo). - Lobo posteriore (“back lobe”): lobo secondario in direzione opposta al principale. 1.4.6 DIAGRAMMA DI RADIAZIONE Il diagramma di (“antenna radiazione pattern”) è una rappresentazione bidimensionale del solido di radiazione mediante sezioni a φ = costante o θ = costante, che serve per caratterizzare 24 l’antenna. In esso radiazione relativa trasmittente. ricezione Nel vengono che caso rappresenta riportate l’antenna di la nelle emette, antenna risposta diverse nel caso ricevente, relativa direzioni il di la antenna diagramma dell’antenna di alla radiazione elettromagnetica incidente dalle diverse direzioni. Se la radiazione trasmessa e quella ricevuta sono polarizzate ugualmente, il diagramma di radiazione e quello di ricezione di un’antenna coincidono. I diagrammi di radiazione e di ricezione possono essere forniti in formati diversi, ossia in termini di - attenuazione; - potenza effettiva irradiata (ERP o Effective Radiative Power), espressa in relazione a riferimenti vari (dBk, dBm); - intensità di campo relativa. Essi possono essere rappresentati o in scala lineare o in scala logaritmica. Le forma più diffuse rappresentano in scala lineare l’intensità relativa di campo e in scala logaritmica l’attenuazione. Esistono diagrammi di radiazione in coordinate cartesiane, che trovano utilizzo nel caso particolare in cui sia necessario o si desideri descrivere nel dettaglio anche i cosiddetti lobi secondari (figura 9), tuttavia in genere sono forniti diagrammi di radiazione in forma di grafici polari, un esempio in figura 10. Figura 9 Rappresentazione cartesiana del diagramma di radiazione 25 La Larghezza del fascio a metà potenza è l’ampiezza angolare del lobo principale a metà potenza (a -3 dB) (Half Power Beam Width, HPBW). Figura 10 Rappresentazione polare del diagramma di radiazione 1.4.7 DIRETTIVITÀ O GUADAGNO DIRETTIVO La direttività o guadagno direttivo (“Directive gain”) è definita dalla seguente formula: D(θ , ϕ ) = P∞ (r ,θ , ϕ ) U (θ , ϕ ) P∞ (r ,θ , ϕ ) U (θ , ϕ ) = = = P∞iso U iso WT / 4π ⋅ r 2 WT / 4π [adimensionale] (1.29) Si nota che: - La direttività è una figura di merito per le proprietà direttive dell’antenna rispetto al riferimento di un’antenna isotropica che irradi la stessa potenza WT; a volte, il riferimento può essere un’antenna nota non-isotropica (esempio: antenna a tromba). - La direttività di un’antenna isotropica è unitaria Diso(θ,φ)=1. - Si usa, in genere, il valore in dB della direttività: Ddb (θ , ϕ ) = 10 ⋅ Log 10 [D(θ , ϕ )] (1.30) 26 1.4.8 GUADAGNO DI UN’ANTENNA Il guadagno (“power gain”) si definisce similmente alla direttività, ma riferendosi alla potenza alla porta di ingresso dell’antenna WIN (invece che alla potenza irradiata). Il guadagno evidenzia come la maggiore potenza che si riesce ad irradiare in una certa direzione, si ottenga riducendo la potenza in tutte le altre direzioni. Viene definito secondo lo standard IEEE come “Rapporto, moltiplicato per 4π, dell’intensità di radiazione rispetto alla potenza netta accettata dall’antenna da un trasmettitore ad essa connesso”. G (θ , ϕ ) ≡ P∞ (r , θ , ϕ ) U (θ , ϕ ) = = η r ⋅ D(θ , ϕ ) [adimensionale] 2 WIN / 4 ⋅ π WIN / 4 ⋅ π ⋅ r (1.31) dove: WIN: potenza alla porta di ingresso dell’antenna tale che WIN–WT è pari alla potenza WL perduta per dissipazione (“losses”). ηr: efficienza di radiazione dell’antenna, che tiene conto delle perdite dovute alla dissipazione per conduzione e dielettricità, ed è definita da: ηr ≡ WT WIN Essendo WIN≥WT si ha che 0≤ηT≤1 con: G(θ,φ)≤D(θ,φ) - ηr=1 per antenne senza perdite; - ηr=0 per antenne con perdite “infinite”. 1.4.9 CLASSIFICAZIONE DELLE ANTENNE Le antenne possono essere classificate in base alla loro struttura e configurazione in: • Antenne lineari: antenne la cui struttura è di tipo filiforme, in generale di spessore finito (sottile) e a geometria variabile (rettilinea e non). Esempi: dipoli, spire, monopoli, antenne Beverage, antenna rombica, antenna a elica, antenna biconica, antenna a farfalla. 27 • Antenne apertura: antenne la cui struttura presenta una ad porzione di superficie piana (bocca) attraverso la quale avviene l’irradiazione di onde elettromagnetiche (tale bocca può essere rappresentata anche da una superficie dielettrica, come nelle antenne a lente). Esempi: antenna a guida troncata, antenna a tromba, microstriscia. • Antenne a riflettore: antenne che presentano un illuminatore (antenne ad apertura) che irradia verso uno o più riflettori metallici, avente caratteristiche di irradiazione elettromagnetiche altamente direttive. Esempi: antenna a riflettore parabolico, antenna a riflettore angolare, antenna a riflettore fuori-asse, antenna a doppio riflettore di tipo Cassegrain. • Allineamenti di antenne: configurazioni mono o bi-dimensionali di antenne (dette primarie, di tipo lineare o ad apertura) alimentate avente con opportuna caratteristiche distribuzione di di irradiazione ampiezza e fase, elettromagnetiche altamente direttive e facilmente riconfigurabili. Esempi: allineamento mono e bi-dimensionali a dipoli risonanti, allineamento mono allineamento a e bidimensionali microstriscia, in guida allineamento fessurata, di tipo logperiodico, allineamento di tipo Yagi - Uda, allineamento mono e bi-dimensionale con antenne primarie “attive”. 28 CAPITOLO 2 TECNOLOGIA DEI SISTEMI RADIOMOBILI L’uomo del XX secolo trova perfettamente logico e naturale avere a disposizione un telefono nella maggior parte dei luoghi in cui si svolgono le sue attività quotidiane. Grazie all’introduzione dei sistemi radiomobili l’utente ha avuto la possibilità di svincolarsi dall’immobilità del telefono fisso mantenendo servizi analoghi, pur spostandosi liberamente sul territorio. Il destinatario della comunicazione non è più il luogo in cui è localizzato il telefono, bensì, ovunque si trovi, la persona che lo porta con sé. Per raggiungere un utente in movimento si utilizzano onde radioelettriche che permettono un affrancamento dal filo di rame della terminazione telefonica fissa: si parla di telefonia “wireless”. 2.1 LA TRASMISSIONE DELLE INFORMAZIONI I passi fondamentali del processo di radiotrasmissione sono generare onde radio e sovrapporre ad esse l’informazione da trasmettere. Al trasmettitore è richiesto di generare un’oscillazione radioelettrica detta portante che ha una determinata frequenza e un’energia sufficiente a propagarsi fino al terminale opposto del collegamento. La portante, generata da circuiti elettronici, alimenta un’antenna, che costituisce l’interfaccia dell’apparato con lo spazio circostante: su di essa l’energia assume la configurazione fisica del campo elettromagnetico. Sulla portante viene applicato poi un processo di modulazione, per cui la modulante, ossia il segnale da trasmettere, è sovrapposto alla portante che provvede a trasferirla a destinazione. Il processo di modulazione necessita della disponibilità di una banda minima di frequenza ad uso esclusivo di quel determinato sistema trasmittente: infatti la modulante per la 29 quasi totalità dei casi è rappresentata da un segnale elettrico descritto da uno spettro complesso. Lo spettro del segnale radio emesso mostra insieme con la riga di portante un gruppo complesso di righe costituenti l’informazione: le cosiddette bande laterali, situate ai lati della portante con simmetria speculare rispetto ad essa. Il ricevitore radio deve captare il segnale elettromagnetico proveniente dal trasmettitore ed estrarne il contenuto informativo che è messo a disposizione dell’utente. Il ricevitore deve possedere la capacità di raccogliere ed elaborare un segnale di piccolissima intensità, sensibilità, ed inoltre deve selezionare il canale radio su cui è trasmessa “finestra di l’informazione, ascolto” virtuale Esso selettività. solo sul canale apre che una porta l’informazione desiderata: infatti l’antenna del ricevitore capta una moltitudine di segnali radio, differenti in frequenza del canale ed in informazione trasportata. Con l’operazione di filtraggio si richiede di lasciare transitare unicamente e completamente l’intero spettro dell’onda modulata, con il minimo contributo di distorsione in ampiezza e fase. 2.2 LOGICA E STRUTTURA DEL SERVIZIO RADIOMOBILE La copertura cellulare è realizzata attraverso la disposizione sul territorio di un elevato numero di stazioni ricetrasmittenti di piccola potenza, ciascuna ha a disposizione un determinato numero di “canali fisici” l’utente. Ogni che rappresentano Stazione Radio il Base mezzo (SRB) di collegamento origina attorno con a sé “un’area di copertura”, ossia una zona di territorio in cui può verificarsi con sufficiente qualità ed affidabilità il collegamento radio tra i ricetrasmettitori appartenenti alla SRB e la stazione radiomobile. L’estensione dell’area di copertura detta cella è legata alla potenza ed alla sensibilità degli apparati radio, al dimensionamento dei loro sistemi radianti e agli eventuali ostacoli che possono radiomobile frapporsi viene nel offerto collegamento all’interno 30 di radio. Il servizio un’area di copertura globale realizzato semplicemente facendo sì che più celle si trovino contigue in tutte le direzioni. I Centri di Commutazione radiomobile o MSC (Mobile Service Switching Centre) eseguono la supervisione ed il controllo di un gruppo di celle: comunicano pertanto su linee fisiche dedicate con tutte le loro celle. Ogni MSC gestisce le connessioni tra l’utenza mobile e le reti fisse, ponendosi in tal modo come elemento di interfaccia tra PLMN (Public Land Mobile Network) e la PSTN (Public Switching Telephone Network). All’ interno della rete radiomobile, gli MSC sono in rete interconnessi tra loro in modo che da qualunque cella sia possibile accedere a qualunque altra. Altre importanti funzioni svolte dagli MSC riguardano il controllo della mobilità dell’utente e sono le procedure di “Location Updating”, di “Roaming” e di “Handover”. L’utente grazie alla sua mobilità può trovarsi in ogni punto del territorio coperto dalla PLMN: la rete, per poter indirizzare le chiamate a lui dirette con precisione, deve conoscerne la posizione in tempo reale. Il territorio coperto dalla PLMN, a tal fine, viene suddiviso in Location Areas (LA), ovvero Aree di Localizzazione, ed un’apposita procedura provvede ad individuare per ogni utente l’identificativo della sua attuale LA. Tale dato viene inserito in un registro, VLR, accessibile da tutta la rete cosicché è sempre possibile indirizzare la chiamata verso l’utente. La procedura di Location Updating consente l’aggiornamento automatico ed in tempo reale dell’identificativo della Location Area associato all’utente. La rete possiede anche HLR (Home location register), banche dati in cui sono stabilmente registrati sia l’identità che il profilo di servizio dell’utente; fra questi anche l’identificativo del MSC/VLR che ha temporaneamente in carico l’utente. Il Roaming riguarda la mobilità tra Gestori diversi di telefonia radiomobile. La procedura di Roaming consente ad un utente di affiliarsi automaticamente, nel caso di GSM, ad una rete GSM diversa da quella con cui ha sottoscritto 31 il contratto di servizio, conservando il proprio profilo di utente (servizi ricevuti dalla rete). La procedura di HandOver si occupa di risolvere il problema legato al passaggio dell’utente da una cella ad una adiacente durante una conversazione; per non fare cadere la conversazione in corso viene assegnato al mobile un canale appartenente al gruppo della nuova cella in cui è entrato. 2.3 UTILIZZO DELLA RISORSA A RADIOFREQUENZA Figura 11 Principi di canalizzazione radio per sistemi full duplex Ad ogni sistema radiomobile è assegnata una banda di frequenze per concessione, nel caso italiano, del Ministero delle poste e Telecomunicazioni (TLC). Nella figura 11 si notano gli elementi che contraddistinguono una banda assegnata ad un determinato sistema di TLC. Sull’asse delle frequenze sono rappresentate le portanti dei vari canali radio tramite righe di spettro, i cui numeri identificano il canale radio. I canali sono distanziati attraverso il passo di canalizzazione, che tiene conto della larghezza spettrale richiesta dalla modulazione. Esiste una relazione di proporzionalità diretta tra larghezza di banda di un singolo canale e l’intera banda assegnata, in funzione 32 del numero di canali Nc. Per consentire la funzionalità full-duplex del sistema, la banda totale dovrà considerarsi suddivisa in due semibande, tali da consentire la bidirezionalità della connessione e destinate al senso up-link (trasmissione da mobile verso il fisso) e down-link (trasmissione da fisso verso mobile). Il passo di duplice, costante e uguale per tutti i canali è tale per cui ad ogni canale individuato in una semibanda corrisponderà un analogo canale nell’altra. La banda di guardia tra le due semibande up-link e downlink serve per separare i due sensi di trasmissione. La capacità di un sistema radiomobile è il massimo numero di utenti che il sistema stesso è in grado di gestire. L’efficienza spettrale è il rapporto tra quantità di informazione e banda di frequenza occupata per unità di superficie: si esprime in canali/MHz⋅kmq. 2.4 COPERTURA CELLULARE E SUA EVOLUZIONE La copertura cellulare è realizzata suddividendo il territorio in un numero mediante elevato forme di aree esagonali, elementari fra loro dette celle, adiacenti che schematizzate realizzano una sorta di tassellatura continua; in realtà le dimensioni delle celle non sono uniformi e regolari dato che dipendono da numerosi fattori (ad esempio presenza di ostacoli e caratteristiche radioelettriche degli apparati). Ogni cella è generata da un apparato radio che dispone di un’antenna dimensionata per offrire la copertura desiderata. Nel caso più semplice l’antenna ha un diagramma di radiazione omnidirezionale per cui la SRB si pone al centro geometrico della cella esagonale. La banda a radiofrequenza assegnata al servizio radiomobile di un determinato Gestore è per definizione suddivisa in canali radio, il cui passo di canalizzazione dipende dalla prevista larghezza dello spettro conseguente al processo di modulazione. 33 Agli Mc canali di cui dispone il gestore corrispondono Mc frequenze portanti, che vengono suddivise in Nc gruppi. Ogni gruppo dispone perciò di Sc canali radio: Sc = Mc/Nc. Ad ogni cella è assegnato un determinato gruppo Nc(x) di canali, per cui la SRB disporrà di Sc trasmettitori radio ognuno operante su una delle frequenze portanti appartenente al gruppo di canali assegnato: Nc celle esauriscono gli Mc canali disponibili per il sistema. L’insieme delle Nc celle adiacenti in cui si utilizzano tutti gli Mc canali costituisce il raggruppamento elementare o cluster, che si ripete con regolarità geometrica. Un cluster applica il è riutilizzato principio del molteplici riuso delle volte sul frequenze territorio: tramite cui si uno stesso canale può essere utilizzato contemporaneamente da un numero elevato di utenti che si trovano in cluster diversi. Si evidenzia però il problema delle reciproche interferenze cocanale: i terminali radio operanti in una cella vengono potenzialmente interferiti da più portanti isofrequenziali. Figura 12 Tecnica di copertura cellulare con cluster a 7 celle realizzate da altrettante SRB con irradiazione omnidirezionale. Si supponga che la stazione mobile ”a” sia in collegamento sul canale ”x” con la SRB “A”, posta al centro della cella il cui colore 34 è “1”. Nel GSM il “color code”, associato ad ogni n-esima cella, ne identifica in modo univoco il gruppo di canali su cui opera. Per ogni cluster è ripetuto lo stesso gruppo di canali radio, dunque la geometria dei cluster colora altre celle ancora come “1”. Se in ciascuna cella colorata come “1” una stazione mobile è in collegamento con la sua rispettiva SRB, sul canale x, il meccanismo di interferenza ricevuta da periferiche emissioni è progetto per cui la stazione tutti gli apparati colorate “1” (interferenza delle dall’antenna tale 6 della della configurazione stazioni SRB rete dei ”A” mobili nelle potrebbero (interferenza cluster, il potrebbe essere 6 altre e viceversa downlink), mobili mirerà A essere uplink). In celle le ricevute realtà il fondamentalmente a definire la dimensionamento della cella i ed parametri della SRB allo scopo di non superare un prefissato valore minimo del rapporto tra il segnale utile (C = carrier) ed il segnale interferente complessivo (I = interference) sopportato dal sistema. I parametri fondamentali su cui si basa l’ottimizzazione delle tecniche di copertura cellulare a fronte del numero complessivo dei canali radio a disposizione del sistema sono: il numero dei canali, la configurazione del cluster, la dimensione della cella, la risultato di direttività delle antenne. La tecnica di incrementare il riuso copertura settoriale direttive. Queste ottengono 3 presenta sectoring dei del ultime settori l’interessante canali: si realizza territorio sono poste utilizzando attraverso realizzata al centro antenne con con della apertura una antenne cella; del si lobo orizzontale pari a 120°, oppure 6 settori servendosi di antenne con apertura di 60°. Si possono porre le SRB in corrispondenza dei vertici delle celle del cluster anziché al centro: si tratta della struttura “Corner Excited”, che impiega nelle SRB antenne direttive con lobo di radiazione di 120°, poste sul vertice comune a tre esagoni. In tal modo con un’unica struttura sono realizzate tre celle adiacenti, quindi si minimizza il numero delle SRB necessarie 35 per ottenere la copertura del territorio e le interferenze: questa configurazione è detta “clover”. Le antenne direttive impiegate per la generazione delle celle settoriali hanno un elevato guadagno, che si manifesta in specifici diagrammi di radiazione sui piani zenitale ed azimutale e che consente di ridurre la potenza emessa dai radiotrasmettitori. Figura 13 A sinistra esempi di coperture ottenute con a) antenne omnidirezionali al centro delle celle, b) antenne settoriali a 60°, al centro della cella; c) antenne settoriali a 120°, al centro della cella; d) antenne direttive (120°) poste alla confluenza di tre celle contigue. A destra tipica antenna a pannello per copertura settoriale. a) Aspetto esterno: i dipoli sono coperti da un radome in fiberglass a protezione dagli agenti atmosferici . b) Diagramma di radiazione sul piano zenitale. c) Diagramma di radiazione sul piano azimutale. d) Aspetto spaziale a tre dimensioni del diagramma di radiazione. Nella figura pannello per radiazione. adeguato 13 è mostrato copertura Il alla aspetto settoriale diagramma copertura l’ di ed di i nel tipica rispettivi radiazione prevista: una sul caso piano in antenna diagrammi azimutale esame a di è l’ampiezza angolare del lobo a metà potenza (-3dB) è pari ad un angolo di 120°. L’elevato guadagno dell’antenna (14-16.5 dB) si manifesta però prevalentemente sul piano zenitale il cui lobo risulta molto più stretto (6°-10°) e ciò privilegia una forte emissione di energia elettromagnetica entro una ristretta zona spaziale adiacente ad un 36 piano ortogonale all’asse verticale del pannello. Il diagramma di radiazione complessivo dell’antenna lascia intuire che l’energia viene prevalentemente emessa verso l’orizzonte, lungo una direttrice parallela al terreno, quindi può facilmente portare un segnale interferente anche a distanze rilevanti ed inoltre si può creare una carenza di irradiazione nella zona sottostante l’antenna. Il doppio problema viene risolto con un semplice intervento di tilting: il pannello viene inclinato verso il basso di (6°-10°) in modo che il diagramma di radiazione punti verso il terreno, consentendo di definire con più precisione il limite della cella. La tecnica di cell splitting consiste nel suddividere ogni cella originale in un numero maggiore di nuove celle: ciò aumenta il riuso delle frequenze e di conseguenza il traffico smaltibile. In caso di aumento di traffico è possibile suddividere ulteriormente la dimensione delle celle individuando nuovi siti per altrettante SRB da equipaggiare con antenne direttive: si tratta quindi di fasi ulteriori di cell splitting. Le diverse esigenze di copertura riguardanti l’intera casistica dei territori da servire possono essere risolte con celle di dimensioni anche molto differenziate, coesistenti nella stessa rete. Esiste una classificazione largamente accettata riguardante la dimensione delle celle: • Macrocelle: hanno raggio compreso tra 1 km e qualche decina di km. Vengono realizzate con trasmettitori aventi potenze relativamente elevate, dell’ordine delle decine di Watt, e con antenne installate su tralicci elevati e comunque in posizione dominante sugli ostacoli circostanti. La sagomatura delle celle che ne risultano presenta l’attenuazione di tratta, sensibilmente dovuta confini abbastanza soprattutto alla distanza in aree del regolari, e rurali, è mobile dal trasmettitore. • Celle piccole (small cells): presentano un raggio che va da 0.3 km a 3 km e la potenza richiesta al trasmettitore è dell’ordine 37 di alcuni Watt. Le antenne che generano queste celle sono tipicamente installate sul tetto di edifici, ad un’altezza che non sempre consente di superare ostacoli artificiali. La propagazione dei segnali radio risente pertanto di zone d’ombra che rendono irregolare l’area di copertura. • Microcelle: hanno raggio compreso tra 100 m e 500 m e irradiano potenza compresa tra 0.25 W e 1 W. Le antenne sono per lo più installate a pochi metri di altezza sui muri degli edifici o su semplici pali. La microcella non presenta più forma geometrica, in quanto offre copertura nella zona corrispondente agli spazi aperti adiacenti alla Stazione Radio Base, seguendo quindi la geometria di strade, piazze e strutture urbane, penetrando in buona misura all’interno degli edifici. • sono Picocelle: realizzate direttamente all’interno di strutture edili, dove l’utenza è più numerosa che all’esterno. La Stazione Radio Base in questo caso si riduce ad un piccolo box applicato centinaia di su una parete, con potenza dell’ordine delle mW ed antenne per lo più interne al box, praticamente invisibili. 2.5 TECNICHE DI ACCESSO MULTIPLO Le tecniche di accesso multiplo governano le modalità con cui un numero elevato di utenti può accedere via radio alla parte fissa della rete radiomobile. Il termine accesso multiplo si riferisce alle modalità con cui gli utenti accedono alla risorsa radio (per esempio frequenze portanti associate al caratteristica sistema radiomobile) fondamentale di una e la qualunque condividono. tecnica di La accesso multiplo è la disponibilità di ogni singola risorsa per un qualunque utente della rete. Le tecniche di accesso multiplo necessitano di alcune esigenze: • La rete deve conoscere lo stato di occupazione di tutte le sue risorse in tempo reale; 38 • La richiesta di accesso non deve in alcun modo disturbare i canali già assegnati al traffico di utente; • La rete deve gestire eventuali conflitti che possono nascere da richieste contemporanee di accesso da parte di più utenti (in tale fase infatti il comportamento dell’utenza è del tutto random); • La rete deve offrire compatibilmente con infine le il miglior risorse accesso disponibili possibile in quella determinata porzione di territorio. Tabella 3 TECNICA RISORSA DATA AD USO ESCLUSIVO DELL’UTENTE FDMA Un canale radio scelto entro un insieme di canali a banda stretta. TDMA Un intervallo temporale, entro una trama capace di comprendere Nt intervalli, su portante RF a larga banda. CDMA Una sequenza di codice scelta tra Ns sequenze tra loro ortogonali, su portante a RF a larga banda. Nell’ambito dei sistemi radiomobili analogici (per esempio TACS) è adottata prevalentemente la tecnica di accesso multiplo detta SCPC FDMA, acronimo di “Single Channel Per Carrier–Frequency Division Multiple Access”. Essa indica il metodo per cui ogni utente utilizza in modo esclusivo un canale radio tra quelli Sc messi a disposizione dalla SRB per l’intera durata della conversazione. Figura 14 tecnica di accesso SCPC-FDMA 39 Se i segnali modulanti sono di tipo numerico, è utile sfruttare la possibilità di segmentazione temporale della trama numerica, per ottenere una condivisione delle risorse radio nel dominio del tempo. Si tratta della tecnica ad accesso multiplo TDMA (Time Division Multiple Access) in cui i diversi utenti accedenti contemporaneamente al sistema utilizzano uno stesso canale radio, ma si diversificano per mezzo della diversità di tempo in cui parti della loro emissione sono attive all’interno di uno stesso canale (per esempio GSM). In altre parole il segnale numerico che modula l’interfaccia radio, suddiviso in regolari intervalli temporali consecutivi, chiamati time-slot, che si ripetono ciclicamente. Un ciclo completo di time slot esaurisce la cosiddetta trama TDMA, che si ripete con regolarità costituendo la base per la formazione di supertrame o ipertrame secondo le necessità di organizzazione dei dati da trasmettere. Data la struttura interamente numerica dei dati da trasmettere, la fonia numerizzata di un determinato utente verrà suddivisa in blocchi di bit detti burst, aventi dimensione idonea per occupare un time-slot. Il time-slot va dunque interpretato come blocco elementare capace di trasportare l’informazione. Nella tecnica TDMA una stessa portante radio servirà un certo numero di utenti, in particolare il sistema GSM mette a disposizione 8 timeslot per trama. Figura 15 Principio della multiplazione TDMA 40 Dalla figura 15 si nota che l’utente, cui è stato assegnato un time– slot (Ts1) trasmette la sua informazione sottoforma di pacchetto di bit o “burst” e rimane in silenzio fino a che il suo turno si ripete nella trama successiva. La tecnica TDMA fa sì inoltre che il terminale mobile scambi dati con la rete solo nel tempo assegnato. La MS trasmetterà o riceverà ciclicamente un burst per la durata del time-slot assegnato, una volta per trama, sulla portante del canale radio con cui è connessa alla rete. Il terminale rimane potenzialmente inattivo per il resto del tempo: in realtà è in grado di sfruttare gli intervalli di inattività per compiere altre funzioni. Le caratteristiche più importanti della tecnica TDMA sono quindi: • Ciascun canale radio serve un certo numero Nt di utenti, che corrisponde ai time-slot realizzati sulla trama numerica del ricetrasmettitore; • Nt canali fisici sono realizzati per altrettanti utenti con un solo ricetrasmettitore radio, consentendo un notevole vantaggio economico; • Si può equipaggiare una SRB con più ricetrasmettitori, ottenendo un incremento dei canali fisici disponibili; nel caso del GSM, la quantità di risorse offerte da una SRB è calcolabile in 8 canali per il numero di ricetrasmettitori. Si realizza così una tecnica di accesso mista FDMA/TDMA in cui un certo numero di frequenze portanti (FDMA) dà il servizio nel dominio del tempo (TDMA) ad un determinato gruppo di utenti; • Il canale identificato, fisico in messo questo a disposizione caso, nella dell’utente cella, dalla è coppia portante radio/time-slot; • Dato che la velocità a cui opera è elevata, la frequenza portante esibisce uno spettro che richiede una canalizzazione con passo largo (ad esempio 200 kHz nel caso GSM); 41 • La tecnica TDMA richiede un’accurata sincronizzazione dei tempi di trama nell’intera rete, per evitare che eventuali disallineamenti possano creare sovrapposizione dei burst con conseguente interferenza fra utenti del sistema. Figura 16 N utenti occuperanno N time-slot nella trama TDMA Un’altra possibile tecnica ad accesso multiplo per segnali numerici è la CDMA (Code Division Multiple Access) che permette agli utenti di trasmettere sia sulla stessa frequenza che nello stesso tempo. La separazione codice tra diverso gli che utenti si codifica ottiene in modo assegnando univoco a ciascuno un l’informazione di quell’utente specifico, in modo da poterla distinguere da quella degli altri utenti. CDMA trae origine da tecniche a diffusione di spettro (spectrum spreading). Lo spreading consiste nell’espansione artificiosa, ma controllata, dell’energia spettrale su una banda molto più estesa di quella che sarebbe prodotta dallo spettro del segnale di Banda Base. Per ottenere ciò si applica alla portante già modulata dal segnale d’utente una ulteriore interazione 42 con un codice-chiave, rappresentato da una sequenza pseudocasuale. Il segnale d’utente è quindi trasmesso sotto l’effetto di questa particolare mascheratura che verrà poi annullata in ricezione: in questo modo la connessione radio presenta grande resistenza ai disturbi e interessanti caratteristiche di criptazione. Il codice che provvede a realizzare l’effetto primario costituisce conoscenza anche della dell’espansione una chiave sequenza di dello spettro segretezza dato codificata permette (spreading) che di solo la ricostruire l’informazione in ricezione. Nel caso di accesso multiplo CDMA la distinzione tra Ns canali è affidata all’ortogonalità trasmettitore: modulazioni sulla tra stessa contemporanee Ns funzioni portante trasmesse su accedenti possono spettro allo stesso coesistere espanso, che Ns ogni ricevitore decodificherà in base alla conoscenza della rispettiva sequenza pseudocasuale correlata al canale desiderato. Figura 17 Principio di funzionamento della tecnica di accesso multiplo CDMA La figura 17 mostra il processo di spreading. Le sequenze m1(t), m2(t), …, mn(t) sono i segnali informativi provenienti dai diversi utenti che accedono al sistema, a valle della codifica di canale. Tali sequenze agiscono su altrettanti modulatori numerici, andando 43 quindi a modulare un’unica portante radio generata dall’oscillatore locale OL. I segnali modulati subiscono poi un’operazione di moltiplicazione con altrettante sequenze di codice c1(t), c2(t), …, cn(t), che possiedono elevata velocità di trasmissione, detta chiprate, in quanto i bit ottenuti dopo tale operazione sono detti, in gergo tecnico, chip. Il chip-rate risulta ovviamente molto maggiore del bit-rate d’utente. In ricezione il segnale d’informazione viene recuperato moltiplicando il segnale ricevuto per lo stesso codice cn(t) assegnato all’utente e già utilizzato in trasmissione (fase di despreading). È chiaro quindi che il codice in questione deve essere noto al ricevitore: esso andrà notificato al terminale mobile tramite criteri di segnalazione nella fase di richiesta d’accesso; inoltre deve essere del tutto sincrono con lo stesso codice utilizzato in trasmissione. Le sequenze di codice assegnate agli utenti che condividono lo stesso canale sono tra loro diverse, scelte in modo da risultare reciprocamente decorrelate: pertanto si può affermare che la risorsa messa a disposizione dell’utente è, nel caso CDMA, l’abbinamento di una portante e di un codice pseudocasuale. La decorrelazione o ortogonalità estrarre condizioni ideali, di l’effetto delle reciproche il tra i segnale interferenze codici consente, informativo che in annullando intuitivamente rappresentano il possibile fattore limitante di questa tecnica. In effetti sulla stessa portante e senza distinzione di tempo il CDMA gestisce Ns flussi informativi, che potrebbero altrimenti creare un’insostenibile interferenza reciproca. Nelle condizioni ideali di propagazione le distorsioni e i disturbi subiti dai segnali nel processo di ricetrasmissione degradano le condizioni di ortogonalità e ciò rappresenta una limitazione al numero dei canali sovrapponibili. Il limite di capacità di sistema è quindi dato dal peggioramento di qualità dovuto al livello di interferenza residuo dopo l’operazione di despreading. 44 Caratteristica interessante del CDMA è che non esiste a priori una soglia massima al numero Ns di possibili utenti sulla stessa portante radio: quando viene richiesto un nuovo accesso, il servizio può essere sempre concesso, con l’unica limitazione di un degrado della qualità di tutti gli altri utenti attivi. Il processo si può quindi ripetere fino a che il livello di interferenza scenderà sotto un prestabilito livello di qualità: tuttavia ciò consente di accettare, in condizioni accessi di emergenza, superiore a quello per un stabilito tempo limitato attraverso un puri numero di criteri di qualità. La rete gestisce inoltre il cosiddetto near - far in modo da far pervenire tutti i segnali ricevuti allo stesso livello, utilizzando la funzione di PC (Power Control). Si nota inoltre che la banda complessiva (fc) del segnale CDMA è assai più ampia di quella (fm) che sarebbe strettamente necessaria per trasmettere l’informazione. Si definisce Process Gain (PG) PG = fc/fm e può essere compreso tra alcune unità e centinaia di volte. L’apparente perdita di efficienza spettrale è compensata dalla possibilità di sovrapporre numerosi utenti sullo stesso canale radio. Al crescere di PG inoltre aumenta la robustezza all’interferenza e quindi risulta proporzionalmente maggiore il numero degli utenti che possono partecipare all’accesso multiplo. Il fattore di riuso risulta uguale a 1 e ciò consente l’impiego dello stesso canale radio in tutte le celle e settori, anche adiacenti, di un sistema cellulare. L’isolamento tra canali infatti è garantito dall’ortogonalità dei codici anche da ricetrasmettitori diversi, purché siano tenuti rigorosamente sincronizzati come frequenza e come temporizzazione della trama. 2.6 TECNICHE DI DUPLEX Il sistema radiomobile intrinsecamente bidirezionale utilizza due distinte gamme di frequenze opportunamente 45 distanziate da un intervallo, detto passo di duplice, per tenere separati i due sensi della trasmissione Division Duplex). radio. I Tale filtri di tecnica duplice è detta presenti FDD (Frequency negli apparati, garantendo una netta separazione tra le portanti Tx e Rx, consentono di mantenere attivi contemporaneamente e senza disturbi reciproci i due collegamenti up-link e down-link nei rispettivi versi della conversazione. La numerizzazione tecnica, detta del TDD segnale (Time modulante ha consentito Division Duplex). TDD una nuova utilizza essenzialmente la stessa frequenza radio per le fasi di trasmissione e di ricezione, ma pone in trame diverse i rispettivi time-slot. 46 CAPITOLO 3 EVOLUZIONE DEI SISTEMI CELLULARI DAL TACS ALL’UMTS 3.1 EVOLUZIONE DEI SISTEMI CELLULARI Nel campo della comunicazione wireless si individuano successive generazioni di sistemi che si distinguono in base ad un particolare salto di qualità, specifico della radiomobile o di prestazioni, comunicazione di prima o di tecnologia. radiomobile generazione è Nel considerato l’europeo TACS campo sistema (Total Access Comunication System), caratterizzato da un’interfaccia radio di tipo analogico. La seconda generazione nasce dalla forte necessità di un utilizzo più efficiente delle risorse spettrali e dal desiderio di utilizzare nuove tecnologie numeriche: ETSI in Europa standardizza GSM (Global System for Mobile Communication). Oltre che dal trattamento numerico della fonia, riservatezza la e seconda generazione protezione efficienza spettrale. La progettate principalmente è caratterizzata dell’informazione prima per e seconda utilizzo e da una generazione fonico, ma da maggior migliorata sono state offrono anche servizi di trasmissione dati a bit-rate piuttosto limitati. La terza generazione cellulare si sviluppa come evoluzione del GSM, studiata per permettere la convergenza tra mondo del radiomobile e mondo Internet: in Europa questo scenario viene indicato con il termine UMTS (Universal Mobile Telecommunications System). 3.2 CARATTERISTICHE PRINCIPALI DEL TACS In Italia lo standard TACS (Total Access Communication System) è stato adottato a partire dall’aprile del 1990 da SIP. La tecnica di accesso multiplo utilizzata è la di SCPC–FDMA (Single Channel nella Per banda Carrier dei 900 –Frequency MHz. Le Division Multiple Access). soluzioni tecniche riguardanti 47 Opera le stazioni radio, le centrali di commutazione e le relative interfacce sono individuate specifiche su solo base nei nazionale, confronti dato del che lo standard terminale offre radiomobile e dell’interfaccia tra questo e la stazione radiobase. 3.3 SISTEMI DI SECONDA GENERAZIONE: GSM Nel 1982 la CEPT Telecommunication denominato GSM (Conference of Administrations) (Global System the European istituì for Mobile il Postal comitato Communications) and tecnico con lo scopo di sviluppare un sistema di telecomunicazione radiomobile da applicare su base europea. Nel luglio del 1991 in Finlandia viene messa in campo la prima rete GSM. Il GSM in Italia fu introdotto il 1° Ottobre 1992 e, grazie agli ottimi risultati raggiunti con questo standard, un gran numero di nazioni nel mondo ha deciso di adottarlo. L’aspetto più innovativo introdotto dal GSM è l’impiego di tecnologia numerica nell’interfaccia radio che rivoluziona in modo totale le precedenti soluzioni della tecnologia analogica, con risultati spettrale, ampiamente sia ai dell’informazione, migliorativi fini sia di una sia in decisiva riguardo alla termini sicurezza resistenza di efficienza e protezione a condizioni sfavorevoli di propagazione ed interferenza. 3.3.1 INTERFACCIA RADIO L’interfaccia radio rappresenta l’aspetto più innovativo dello standard GSM ed ha richiesto il maggior impegno di coordinamento tra le dodici Nazioni che hanno partecipato alla sua estensione. I parametri di dialogo tra l’apparato radiomobile e la stazione radio base sono: - l’organizzazione della trama e dei time-slot nell’accesso TDMA (Time Division Multiple Access); - l’organizzazione dei canali fisici; - la spartizione del segnale di informazione nei ”burst”; - l’assegnazione dei canali di controllo. 48 In tabella 4 sono riassunte le principali caratteristiche e funzionalità dell’interfaccia radio. Tabella 4 FREQUENZE DI PASSO DI TRASMISSIONE (MHz) MODULAZIONE TECNICA DI LIVELLO SOGLIA CANALIZZAZIO ACCESSO MINIMA DI NE MULTIPLO RICEZIONE (dBm) 200 kHz GSM900 2 TDMA MS:≥-102 up-link: 8 time-slot BTS≥-104 890-915 per portante GMSK down-link: 935-960. DCS1800 up-link: 1710-1785 down-link: 1805-1880 3.3.2 CANALI FISICI E LOGICI I canali fisici sono identificati con gli 8 time-slot della trama TDMA: ciascuno è gestito senza interferenze con gli altri ed ad esso è associato un singolo utente. I canali fisici disponibili in ogni cella corrispondono al numero di portanti radio moltiplicato per 8 time-slot. La rete necessita di canali riservati alla gestione del sistema: non tutti i canali dunque sono disponibili per il traffico generato dagli utenti. Le porzioni di spazio, ricavate sui canali fisici e finalizzate a specifiche funzioni di gestione della rete stessa realizzano una molteplicità di canali logici, con caratteristiche, tempi e funzionalità ben definite dallo standard GSM. I canali logici sono suddivisibili in due categorie: 2 La modulazione GMSK offre una distribuzione d’energia spettrale particolarmente concentrata attorno alla portante, minimizzando il problema dell’interferenza sui canali adiacenti. 49 1. canali di traffico (TCH = Traffic Channel): utilizzati per la trasmissione di informazioni generate dagli utenti, siano esse fonia o dati; 2. canali di controllo (CCH = Control Channels): utilizzati per le segnalazioni, i sincronismi ed in generale per la gestione del sistema. 3.3.3 CLASSI DI POTENZA Lo standard GSM definisce classi di potenza sia per i terminali mobili che per le stazioni radio fisse. Gli apparati MS sono suddivisi in 5 classi, in funzione della potenza che erogano a pieno regime ed inoltre sono soggetti alla funzione di controllo dinamico della potenza trasmessa (PC = Power Control). Tabella 5 Tabella 6 Terminali di utente (MS) Classe Potenza max 1 20 W +43 dBm 2 8 W 3 4 5 trasmettitori fissi (BTS) Classe Potenza max +39 dBm 1 320 W +55dBm 5 W +37 dBm 2 160 W +52dBm 2 W +33 dBm 3 80 W +49dBm +29 dBm 4 40 W +46dBm 5 20 W +43dBm 6 10 W +40dBm 7 5 W +37dBm 8 2 W +34dBm 0.8 W 50 3.3.4 LA GERARCHIA DI AREE La struttura del sistema GSM è caratterizzata da un insieme di aree territoriali diversificate da codici e gestite da strutture di esercizio gerarchiche. Figura 18 La gerarchia di aree nello standard GSM Si distinguono: BTS Area (Base Station Area ): è la singola cella, cioè l’area servita da almeno un ricetrasmettitore. Area di chiamata (LA = Location Area): è l’insieme di celle entro cui una MS può effettuare spostamenti senza segnalarli alla rete, dato che la sua presenza è registrata già nel VLR e quindi la rete ne conosce la localizzazione. Area di controllo (MSC Area): è l’insieme delle LA gestite dallo stesso MSC e dal rispettivo registro VLR. Public Land Mobile Network (PLMN area): è realizzata con una rete di MSC interconnessi a maglia ed è l’area servita da un Operatore GSM. Possono esistere una o più PLMN di tipo GSM di Operatori diversi in ogni Stato aderente allo standard GSM. Area GSM (Roaming Area): è l’intera area costituita dalle singole reti di tutti gli Operatori delle standard GSM. 51 Nazioni che aderiscono allo 3.4 SISTEMI DI TERZA GENERAZIONE: UMTS I sistemi radiomobili di terza generazione (viene usata correntemente l’abbreviazione 3G) nascono dall’esigenza di annullare la distinzione tra comunicazioni riguardanti fonia, immagini o dati. Si parla di “servizi multimediali” ai quali la gente può accedere indipendentemente dal luogo in cui si trova: è il concetto di comunicare “sempre e ovunque”. Le ricerche per la definizione dell’UMTS iniziano nel 1988 con il programma RACE 1° (Research in Advanced Communications for Europe), segue poi RACE 2° (1992-95) ed infine (1995-98) ACTS (Advanced Communications Technologies Services). La funzionalità innovativa più conosciuta dell’UMTS è sicuramente la possibilità di disporre di bit rate più elevati che possono arrivare al valore di 2 Mbit/s. Gli elevati bit-rate facilitano la fornitura di alcuni servizi quali la videotelefonia ed il downloading veloce dei dati. Per le applicazioni UMTS possono essere identificate quattro classi di traffico: - Conversazionali (servizio voce e videotelefonia); - Streaming (tecnica per il trasferimento dati sottoforma di flusso informativo costante e continuo); - Interattiva (l’utente finale è online e richiede dati ad un apparato remoto, web browsing, reperimento di dati); - Background (traffico dati relativo ad e-mail, SMS, ricezione di e-mail, download di database e ricezione di record). 3.4.1 INTERFACCIA RADIO Nell’ambito degli organismi di standardizzazione, la tecnologia WCDMA (Wideband Code Division Multiple Access) è risultata quella più diffusamente adottata per la realizzazione dell’interfaccia radio di terza generazione. Le sue specifiche sono state elaborate dal 3GGP (il 3rd Generation Partnership Project), il progetto comune 52 degli organismi di standardizzazione europeo, giapponese, coreano, statunitense e cinese. Il WCDMA è un sistema a banda larga a divisione di codice (Direct Sequence Code informazione Division relativi Multiple agli Access), utenti del in cui sistema sono i bit trasmessi di su tutta la banda disponibile moltiplicando i dati d’utente per una sequenza pseudo-casuale derivata dai codici di spreading. La lunghezza della parola di codice è detta Spreading Factor (SF) e determina l’allargamento spettrale del segnale. Tutti gli utenti condividono la stessa frequenza portante (riuso unitario delle frequenze). La tecnologia WCDMA supporta due modalità operative: il WCDMA/TDD (Time Division Duplexing) e WCDMA/FDD (Frequency Division Duplexing). Nel primo caso (WCDMA/FDD), i segnali in up-link e downlink si trovano in differenti bande di frequenza; nel secondo caso (WCDMA/TDD) i segnali in up-link e down-link utilizzano la stessa frequenza ma sono localizzati in differenti intervalli di tempo. Per quanto riguarda le prestazioni relative alle due modalità, il TDD raggiunge velocità di dati fino a 2048 kb/s, mentre la massima velocità realizzabile con il modo FDD è pari a 384 kb/s. L’interfaccia radio è stata progettata in modo che gli operatori di rete possano utilizzare soluzioni avanzate di ricevitori CDMA ad alte prestazioni (come le antenne intelligenti adattive) per aumentare la capacità e/o la copertura della rete. La tecnologia WCDMA viene pensata per appoggiarsi al GSM: perciò, per poter usare la copertura GSM come base per l’introduzione del WCDMA, sono supportati gli handover tra le due tecnologie. TABELLA 7 PRINCIPALI PARAMETRI DEL WCDMA TECNICA DI ACCESSO MULTIPLO DS-CDMA CHIP-RATE 3.84 Mchip/s PASSO DI CANALIZZAZIONE 4.4-5 MHz LUNGHEZZA DI TRAMA 10 ms N° TIME-SLOT PER TRAMA 15 53 PRINCIPI DELLA TRASMISSIONE WIDEBAND CDMA SORGENTE VOCALE CODIFICA A CORREZIONE ALLARGAMENTO IN BANDA (8-13 kbit/s) D’ERRORE CON LA SOVRAPPOSIZIONE DI UN CODICE DI 256 CHIP (SF = 256) 80 bit 150 bit 38400 bit ogni 10 ms Spreading factor (SF) = 38400/150 = 256 Guadagno di processo = 38400/80 = 480 3.4.2 ALLOCAZIONE DELLE FREQUENZE UMTS Nel 1992 nella riunione planetaria il WARC (World Administrative Radio Conference) riserva due segmenti dello spettro a radiofrequenza per i sistemi di terza generazione: 1885-2025 MHz e 2110-2200 MHz comprendente sia i sistemi terrestri che satellitari. In Europa i primi 20 MHz di banda sono assegnati al sistema DECT (Digital European Cordless Telephone), quindi la banda esclusiva per l’UMTS è compresa tra 1900 e 2025 MHz. - 1920-1980 MHz e 2110-2170 MHz Componente FDD - 1900-1920 MHz e 2010-2025 MHz Componente TDD TDD 1900 FDD Uplink TDD SATELLITE 1920 1980 2010 2025 2110 2170 2200 FDD Downlink SATELLITE 54 MHz 3.4.3 CANALI FISICI E LOGICI I canali fisici presenti in una cella corrispondono al numero di codici che possono essere associati ad ogni utente: il limite al numero di canali è determinato dal degrado della qualità della comunicazione. UMTS prevede un unico tipo di canale logico dedicato, detto DPDCH (Dedicated Physical Data Channel), utilizzato sia in up-link che in down-link per scambiare l’informazione d’utente e dati di controllo tra il mobile Channel), e la utilizzato segnalazioni di rete. Il anch’esso livello DPCCH in fisico (Dedicated entrambe che non le Physical tratte, interessano Control porta i le livelli superiori. 3.4.4 CLASSI DI POTENZA La suddivisione dei terminali in classi specificata nel GSM non è direttamente applicabile all’UMTS; un terminale UMTS in particolare trasmette alla rete un significativo insieme di parametri che descrivono le sue caratteristiche. Nella tabella 9 è definita per ciascuna classe la potenza nominale massima in uscita per i mobili, secondo le indicazioni ETSI TS 125 101 V3.9.0 (2001-12) pag. 11. Per potenza nominale si intende la potenza trasmessa a larga banda dall’apparato d’utente. Tabella 8 Power Class Nominal maximum output power Tolerance 1 + 33 dBm (= 2 W) +1/-3 dB 2 + 27 dBm (= 0.5 W) +1/-3 dB 3 + 24 dBm (= 0.25 W) +1/-3 dB 4 + 21 dBm (= 0.125 W) ± 2 dB Nella tabella 10 è definito per ciascuna classe il Rated Output Power, PRAT fabbricante (il livello di ha dichiarato potenza medio essere disponibile 55 per portante al che il connettore d’antenna) in uscita dalla Base Station, secondo le indicazioni ETSI TS 125 104 V6.8.0 (2004-12) pag 14. Tabella 9 BS Class PRAT Wide Area BS -* Medium Range BS ≤ + 38 dBm (= 6.3 W) Local Area BS ≤ + 24 dBm (= 0.25 W) * Non c’è alcun limite superiore richiesto per il Rated Output Power della wide area BS. 3.4.5 CONTROLLO DI POTENZA La presenza di probabilmente un controllo l’aspetto più di potenza importante preciso della e veloce tecnologia è WCDMA, soprattutto per la tratta di Uplink. Senza questo meccanismo un singolo mobile che trasmette ad una potenza maggiore di quella prevista potrebbe mandare fuori servizio tutta una cella. Due terminali mobili che operano nella stessa banda di frequenza hanno segnali identificabili e separabili alla stazione radio base grazie ai rispettivi codici di spreading utilizzati. Se uno dei due terminali mobili è più vicino alla SRB, ad esempio MS1 si trova in prossimità della SRB e MS2 si trova ai confini della cella, MS1 potrebbe facilmente oscurare MS2 ed un’ampia porzione della cella. Mediante il meccanismo di controllo di potenza ad anello chiuso (fast power control), le due potenze dei terminali mobili possono essere ricevute frequenti allo stime, Segnale/Interferente stesso livello sulla (SIR) tratta e lo dalla SRB. uplink, confronta con La SRB del un effettua rapporto valore di riferimento. Se il SIR rilevato è maggiore del SIR di riferimento, la SRB ordina al terminale mobile di ridurre la propria potenza; se invece il valore è troppo basso, la stazione radio base richiede al mobile di aumentare la propria potenza. Il ciclo misura–comandoreazione è eseguito 1500 volte al secondo per ogni SRB; il controllo 56 di potenza ad anello chiuso è quindi in grado di prevenire ogni possibile squilibrio di potenza tra tutti i segnali che la SRB riceve. 3.4.6 SPREADING E DESPREADING Figura 19 Le procedure di spreading e despreading nei sistemi DS-CDMA Nella figura 19 sono evidenziate le principali operazioni in fase di spreading e despreading per un sistema DS-CDMA. Si assume che i dati d’utente siano una sequenza di bit (di valore ±1) con bit-rate pari ad R. L’operazione di spreading consiste nella moltiplicazione di ogni bit dei dati d’utente con una sequenza pseudocasuale di 8 bit, detti chip (fattore di spreading pari a 8). La sequenza di dati d’utente risultante ha un rate pari a 8 × R (chip-rate) ed è caratterizzata dallo stesso andamento (pseudocasuale) del codice di spreading. Il segnale a larga banda ottenuto viene a questo punto trasmesso all’entità ricevente mediante un canale radio. Nella procedura di despreading la sequenza di chip d’utente ricevuta è moltiplicata bit a bit con la stessa sequenza di 8 chip utilizzata per effettuare lo spreading. La sequenza originale dei dati d’utente è recuperata integralmente a condizione 57 che vi sia perfetta sincronizzazione tra il segnale ricevuto ed il codice di despreading. In seguito all’aumento del rate di segnalazione di un fattore 8, si verifica un aumento equivalente della banda occupata dallo spettro dei dati d’utente trasmessi in aria dopo la procedura di spreading. I sistemi CDMA, in base a tale caratteristica, vengono denominati anche a spread spectrum (a spettro espanso). L’operazione di despreading riconduce il segnale d’utente alla sua banda originaria, proporzionale al Rate R. Figura 20 Principi del ricevitore CDMA a correlazione In figura 20 è rappresentato il principio di funzionamento del ricevitore CDMA a correlazione. Nella metà superiore della figura è mostrata la ricezione del segnale desiderato, mentre nella metà inferiore gli effetti dell’operazione di despreading su un segnale CDMA di un altro utente, ovvero quando il despreading è effettuato con un codice diverso da quello utilizzato per lo spreading. Il risultato dei prodotti tra il segnale interferente ed il codice di despreading e della loro successiva integrazione è un segnale di disturbo vicino allo 0. L’operazione di correlazione amplifica il segnale desiderato di un fattore pari al fattore di spreading (in 58 questo caso 8) rispetto al segnale interferente presente nel sistema CDMA. Il process termine gain, con cui è denominato l’effetto sopra descritto, è uno degli aspetti fondamentali dei sistemi CDMA ed è la componente che garantisce la robustezza nei confronti dei segnali interferenti e che consente di riutilizzare le stesse bande di frequenza da 5 MHz in aree geograficamente vicine. Per comprendere questo principio si può fare un esempio con i parametri reali della tecnologia WCDMA. Un servizio voce con un bit rate da 12.2 Kbit/s ha un process gain (PG) pari a 25 dB PG=10⋅log10(3.84⋅106/12.2⋅103). Dopo le operazioni di despreading la potenza del segnale utile deve essere superiore di qualche decibel all’interferenza ed al rumore; il rapporto tra la densità spettrale di potenza del segnale utile e quella del segnale interferente, dopo le operazioni di despreading, è indicato come Eb/N0, dove Eb è l’energia per bit d’utente ed N0 è la densità spettrale di potenza relativa alle interferenze e al rumore. Per i servizi voce il rapporto Eb/N0 è tipicamente di 5.0 dB ed il rapporto segnale/interferente richiesto è quindi pari a 5.0 dB meno il process gain, 25 dB: la potenza del segnale utile può quindi essere inferiore di 20 dB rispetto all’interferenza o rumore bianco, ma il ricevitore è ancora in grado di demodulare e codificare il segnale. Il rapporto segnale interferente a banda larga è anche detto rapporto segnale/interferente (C/I). Oltre allo spreading, una significativa parte delle procedure di trasmissione è costituita dalle operazioni di scrambling, necessarie per separare le stazioni radio base od i terminali gli uni dagli altri. Le operazioni di scrambling sono effettuate dopo quelle di spreading, per cui non modificano la larghezza della banda del segnale e consentono di separare i segnali provenienti da sorgenti diverse. Lo scrambling permette l’effettuazione dello spreading di diversi segnali tramite uno stesso codice di canalizzazione. 59 Channelization Scrambling code code DATA Bit rate Chip rate Chip rate Figura 21 Relazione tra operazione di spreading e scrambling 3.4.7 ARCHITETTURA DI RETE UMTS La rete UMTS utilizza la stessa architettura già impiegata da tutti i sistemi di seconda generazione e da alcuni sistemi di prima generazione. Gli elementi di rete possono essere raggruppati in base alle loro funzionalità o in base alla sottorete alla quale appartengono. L’UMTS Radio Access Network (UTRAN) è l’insieme degli elementi di rete che gestisce tutte le funzionalità radio, mentre la Core Network (CN) è responsabile della commutazione e dell’instradamento delle chiamate e della connessione con le reti esterne. Con il termine UE (User Equipment) si fa riferimento agli apparati d’utente che si interfacciano con l’utente e con l’interfaccia radio della rete di accesso. Uu UE Iu UTRAN CN Figura 22 Architettura di alto livello della rete UMTS 60 Per quanto riguarda specifiche e standard, sia gli apparati d’utente (UE) sia la rete UTRAN implementano protocolli assolutamente nuovi, progettati sulla nuova tecnologia di accesso radio WCDMA, mentre la definizione ed i protocolli della Core Network (CN) sono per la maggior parte ricavati dal GSM. Lo UE è costituito da due parti: • Il Mobile Equipment (ME) è il terminale utilizzato per le comunicazioni radio. • L’UMTS Subscriber Identity Module (USIM) è la smart card che immagazzina e gestisce l’identità del sottoscrittore, esegue gli algoritmi autenticazione di e autenticazione, crittografia ed memorizza alcune le chiavi altre di specifiche informazioni di sottoscrizione necessarie per l’operatività del terminale. Core Network Iu Iu RNC Iu RNC RNC Iur Node B Iub Iur Node B Node B Iub Iub ___Uu UE Figura 23 Architettura di rete UMTS e relative interfacce La figura 23 mostra l’architettura della rete di accesso UTRAN, delimitata da due interfacce: Uu è l’interfaccia verso il terminale mobile mentre Iu connette l’UTRAN alla Core Network. Gli elementi denominati “Node B”, simili alle BTS del sistema GSM, sono connessi attraverso un’interfaccia standard (Iub) ad un RNC (Radio Network 61 Controller); generalmente un RNC controlla parecchi “Node B”. Tutti gli RNC sono interconnessi tra loro tramite un’interfaccia definita non Iur, presente nel sistema GSM, necessaria conseguenza dell’introduzione della tecnologia CDMA sull’air interface. Un Node B sovrintende ad un insieme di celle che possono essere FDD o TDD o miste. L’architettura mostra una notevole capacità di gestire la mobilità all’interno dell’UTRAN: sia il Node B, che l’RNC sono in grado di gestire l’Handover macrodiversità. ed Dato implementano che tutte le una celle nuova operano funzione, sulla la stessa portante e la rete conosce i canali su cui operano in CDMA tutti gli utenti, il terminale mobile può accedere alla rete non unicamente su una BTS, come nei sistemi TDMA, ma contemporaneamente su un certo numero di stazioni base che siano nel raggio di un collegamento con sufficiente qualità. Il mobile riceve quindi in tal modo la stessa informazione utile da più sorgenti ed alla rete rimane il compito di gestire l’uno o l’altro dei possibili link paralleli, in funzione della qualità del collegamento e degli spostamenti del mobile. La macrodiversità migliora dunque la qualità della comunicazione sul down-link, scegliendo ad ogni trama il segnale migliore che può provenire da celle appartenenti a Node B o RNC diversi. In up-link, il segnale trasmesso dal mobile viene ricevuto da tutte le Stazioni Base in contatto con il mobile e viene ricombinato a livello gerarchico superiore. Nei sistemi CDMA si parla di soft-handover dato che sono sempre disponibili una o più vie con qualità migliore di quella in fase di degradamento ed il passaggio dall’una all’altra può avvenire con commutazione riflessi seamless, positivi senza sulla interruzione. capacità del La sistema, macrodiversità che infatti ha può operare con livelli di potenza mediamente inferiori che in assenza di macrodiversità e, dato che il CDMA viene disturbato da livelli elevati e non uniformi di potenza, emerge un miglioramento della capacità complessiva della rete. 62 La Core Network è la componente del sistema UMTS che, attraverso le sue funzioni di commutazione e di routing, mette in comunicazione le varie sezioni della rete di accesso, rappresentata da UTRAN. Due principi hanno guidato lo studio dell’architettura della Core Network prevista per UMTS. Da un lato si è cercato di riutilizzare al meglio la preesistente struttura di rete in modo da salvaguardare gli investimenti già effettuati; dall’altro si è esteso l’uso della commutazione a pacchetto e di protocolli IP (Internet Process). 63 CAPITOLO 4 SISTEMI CELLULARI: IMPATTO AMBIENTALE, SALUTE E NORMATIVA 4.1 IMPIANTI DI TELEFONIA MOBILE E PERCEZIONE DEL RISCHIO Al rapido sviluppo del settore della telefonia cellulare in questi anni si è contrapposta una massiccia installazione degli impianti fissi, che hanno determinato problemi di ordine urbanistico ed architettonico. Sia nei centri urbani che in zone di elevato valore paesaggistico proliferano antenne sostenute da strutture complesse ed esteticamente brutte da vedere. Le antenne impiegate nelle SRB sono generalmente posizionate in un unico sostegno, costituito per lo più da un traliccio posto sul tetto di un edificio o in cima ad un apposito palo, ad un’altezza dal suolo che può variare dai 15 ai 50 m. Nel caso più semplice si hanno tre sistemi di antenne (uno per ogni cella), ciascuno orientato in modo da puntare lungo la direzione centrale della cella servita, così che le tre direzioni di puntamento orizzontale formino tra loro angoli di 120°. Il sistema di antenne di ciascuna cella può essere costituito da un solo pannello che svolge sia la funzione di trasmittente che quella di ricevente: in tal caso nel sito si hanno in totale tre pannelli. Possono esserci due pannelli per ogni cella (sei pannelli in tutto), in cui uno funziona da trasmittente e uno da ricevente. Il caso più comune è l’installazione di tre pannelli per ogni cella (nove pannelli in tutto), in cui due con funzione ricevente ed uno (in posizione centrale) con funzione trasmittente: il tipico aspetto è a “triplo candeliere”. Infine si possono riscontrare casi in cui i pannelli sono quattro per cella (dodici in tutto), poiché vi sono due pannelli anche per la funzione trasmittente: uno utilizzato per il servizio GSM e l’altro per il TACS, oggi in fase di lento declino. 64 La crescente richiesta di capacità da parte degli utenti di telefonia mobile ha reso necessario aumentare il numero di SRB, in particolare in aree densamente abitate. Contemporaneamente a tale crescita però, essendo le installazioni sempre più visibili, si è sviluppata una situazione di diffidenza ed allarme dell’opinione pubblica nei confronti delle SRB ed in particolare alle possibili conseguenze delle onde elettromagnetiche emesse dalle antenne. Il prodotto del progresso tecnologico viene in genere associato ai rischi percepiti o realmente esistenti: in questo caso rientrano anche tutti i sistemi che costituiscono una fonte di emissione di campi elettromagnetici. La preoccupazione riguardo sorgenti quali SRB è sempre più crescente e si assiste ad una forte opposizione da parte della popolazione interessata dalle emissioni elettromagnetiche, sia nel caso in cui debbano essere installate nuove sorgenti, sia nel caso in cui esse siano già esistenti ed attive. L’opposizione nei confronti delle innovazioni dipende sia dalla scarsa conoscenza delle conseguenze sulla salute, sia dalla percezione che il rischio non venga tenuto nella giusta considerazione. Occorre inoltre distinguere tra pericolo e rischio per la salute: il primo si riferisce ad un oggetto o insieme di circostanze in grado di danneggiare potenzialmente la salute di una persona, mentre il secondo è legato alla possibilità o probabilità che una persona possa essere danneggiata da un pericolo. Il rischio viene percepito in modo differente: la popolazione lo avverte come trascurabile, accettabile, confronta i con possibili tollerabile benefici che o inaccettabile dovrebbero e lo superare, con ampio margine, il rischio stesso. Nel caso del telefono cellulare, chi non lo utilizza avverte come elevato il rischio dovuto ai campi elettromagnetici emessi dalle SRB, anche se la loro intensità può assumere valori relativamente ridotti alla giusta distanza, mentre chi utilizza il telefono cellulare percepisce come basso il rischio dovuto ai campi elettromagnetici generati dall’apparecchio che egli stesso ha scelto di utilizzare volontariamente, anche se l’intensità 65 di tali campi può assumere valori molto elevati, data la ridotta distanza tra testa e dispositivo durante l’utilizzo. Nella maggior parte dei casi all’allarmismo generato dall’impatto visivo dei sistemi di antenna della trasmissione cellulare non corrisponde un reale pericolo per quanto riguarda la salute delle persone, se non la generazione di stati psicologici negativi: ansia, stress. 4.2 SISTEMI CELLULARI ED IMPATTO AMBIENTALE Dal punto di vista tecnologico lo sviluppo della telefonia cellulare ha apportato grossi miglioramenti, sia per quanto concerne la qualità del servizio offerto che per l’impatto sulla salute umana. La moltiplicazione delle SRB fa sì che il percorso radio diventi più corto; di conseguenza la comunicazione è mantenuta con una potenza in emissione operare con inferiore potenze e quindi inferiori, i telefonini senza e le pregiudicare la SRB possono qualità di trasmissione. Nei sistemi GSM e UMTS vengono adottati dispositivi automatici come la trasmissione discontinua (DTX) ed il controllo di potenza emessa (power control) che tendono a realizzare il criterio protezionistico possibile”. di “ridurre Grazie al l’esposizione controllo della al potenza minimo infatti livello in ogni situazione, tanto il telefonino, quanto la SRB, operano al valore minimo di potenza che assicura un’accettabile qualità del servizio. La trasmissione discontinua consiste invece nell’interrompere l’emissione di potenza durante la normale ed inevitabile pausa del parlato. A questo si uniscono altri vantaggi come la maggiore autonomia di funzionamento (la batteria ha durata maggiore poiché l’apparecchio impiega mediamente una potenza inferiore), migliore qualità del servizio (vi è una maggiore disponibilità di canali liberi, dato che ogni SRB serve un’utenza inferiore). La tendenza ad aumentare potenza, dovrebbe il dato numero che quindi elettromagnetico, di SRB sul l’estensione comportare inteso come territorio dell’area una da di a diminuirne coprire diminuzione livello 66 ed si la riduce, dell’inquinamento potenza medio sul territorio. Gli svantaggi consistono principalmente in un maggior impatto visivo, maggiore complessità (quindi minore affidabilità) del sistema, maggiori oneri economici di installazione e gestione per l’operatore del servizio. 4.3 EFFETTI BIOLOGICI E SANITARI I primi studi delle interazioni tra campi elettromagnetici e sistemi biologici risalgono alle esperienze condotte nel XVIII secolo da Volta e Galvani. Per valutare in maniera esatta i rischi potenziali provocati dai campi elettromagnetici a radiofrequenze e microonde è essenziale la conoscenza delle proprietà dielettriche della struttura biologica. Quando un’onda elettromagnetica incontra un corpo materiale, parte dell’energia viene riflessa e parte viene trasmessa all’interno del corpo investito, la percentuale di energia che penetra nella materia dà luogo ad un progressivo riscaldamento causato dal meccanismo di assorbimento. Per frequenze inferiori a 300 GHz, l’interazione dei campi elettromagnetici con i sistemi materiali non può produrre variazioni permanenti di struttura atomica o molecolare dato che il valore del salto energetico, ΔΕs, necessario (energia di attivazione) è di gran lunga superiore all’energia del fotone (h⋅ν = 1.2∗10-3 eV per ν = 300 GHz): si parla di radiazioni non ionizzanti (NIR). I fattori che influenzano l’assorbimento dell’energia elettromagnetica in un soggetto irradiato sono: - Caratteristiche elettromagnetiche della struttura irradiata; - Dimensioni del corpo rispetto alla lunghezza d’onda; - Forma dell’oggetto irradiato e suo orientamento rispetto alla polarizzazione della radiazione incidente; - Caratteristiche fisiche della radiazione elettromagnetica nel tempo (onda continua/pulsata); - Percentuale del contenuto di acqua della struttura irradiata. L’assorbimento principalmente delle dall’alta onde elettromagnetiche percentuale 67 di viene contenuto di favorito acqua dei tessuti. I tessuti più ricchi di acqua (sangue, cervello) infatti assorbono molta più energia elettromagnetica rispetto a quelli che ne contengono percentualmente meno (tessuto adiposo, osseo, cartilagineo). Un fattore che influenza pesantemente il meccanismo di assorbimento dell’energia associata ad un campo è costituito dal rapporto tra dimensione del corpo irradiato e lunghezza d’onda della radiazione stessa. Alle alte frequenze, quando la lunghezza d’onda è molto più piccola rispetto alle dimensioni del corpo umano, si verificano condizioni di sovrarisonanza, con conseguente deposizione di energia confinata alla superficie del corpo stesso. Quando un organismo interagisce con un campo elettromagnetico il suo equilibrio viene perturbato, ma questo non necessariamente si traduce in un effetto biologico apprezzabile e ancor meno in un danno. Si parla di effetto biologico solo in presenza di variazioni morfologiche superiore. o funzionali Inoltre non a carico sempre un di strutture effetto di biologico livello comporta necessariamente un danno alla salute; per poter parlare di danno occorre infatti che l’effetto biologico superi i limiti di efficacia dei meccanismi di adattamento dell’organismo, le cui caratteristiche variano con età, sesso, stato di salute, tipo e grado di attività del soggetto, nonché con le condizioni ambientali esterne e con l’intensità delle radiazioni incidenti sul soggetto. 4.3.1 SAR La dosimetria studia l’interazione tra un CEM ed un corpo biologico ad esso esposto: più precisamente si occupa di quantificare la potenza assorbita da un organismo biologico immerso in un CEM e di determinare la distribuzione di tale potenza nell’organismo esposto. Le grandezze misurabili con relativa facilità sono la densità di potenza del campo elettromagnetico incidente (campo lontano), oppure le intensità del campo elettrico e/o magnetico (campo vicino). 68 La misura degli effetti dell’esposizione a campi elettromagnetici di organismi biologici avviene attraverso il SAR, acronimo di Specific Absorption Rate (ovvero tasso di assorbimento specifico). Questo parametro è definito come la quantità di energia trasferita ad un elemento di massa di un sistema biologico: 1 SAR equivale alla potenza assorbita dai tessuti fisiologici in Watt per chilogrammo di peso corporeo. SAR = σ⋅|Ei|2⋅1/ρ = (ΔWi/ρ)⋅ΔVi [W/kg] (4.1) dove ΔWi è la potenza elettromagnetica in un volume elementare ΔVi; σ è la conducibilità del mezzo considerato; ρ è la densità della materia in [kg/m3] dell’elemento di volume ΔVi. Il valore del SAR è tanto più elevato quanto maggiore è la potenza elettromagnetica assorbita, mentre tende a diminuire all’aumentare della massa biologica esposta all’irradiazione. Le grandezze normalmente utilizzate sono: - Il SAR specifico, che valuta l’energia depositata in un elemento infinitesimale di volume del corpo; - Il SAR medio, che è la quantità complessiva di energia trasferita al corpo, rapportata alla massa totale del corpo. Il SAR dipende dal quadrato del campo elettrico interno, nel punto considerato per la misurazione e dipende da numerosi fattori: - Frequenza della radiazione, polarizzazione e configurazione del campo; - Caratteristiche del corpo esposto (dimensioni, geometria, proprietà dei tessuti attraversati); - Effetti di terra e riflessioni di altri oggetti presenti nel campo di irradiazione (ad esempio superfici metalliche vicine al corpo esposto). 69 NSAR (W/kg per mW/cm2) Frequenza MHz Figura 24 Effetto della statura sull’assorbimento di potenza elettromagnetica È molto importante la dipendenza del SAR dalla frequenza perché può realizzarsi una condizione di risonanza del corpo irradiato con la lunghezza d’onda della radiazione. Ad esempio la testa umana risuona alla frequenza di 375 MHz, quindi l’assorbimento di energia è maggiore a tale frequenza che ad altre. Un uomo in piedi ad altezza standard (1.75 m) presenta una frequenza di risonanza di 70 MHz, mentre per persone più basse o bambini la frequenza di risonanza è circa 100 MHz. Il corpo umano si comporta quindi come “un’antenna ricevente” sintonizzata su particolari lunghezze d’onda. In figura 24 è riportato l’effetto della statura sull’assorbimento di potenza elettromagnetica. 4.3.2 EFFETTI BIOLOGICI A BREVE TERMINE Si definiscono effetti acuti o a breve termine quelli che si manifestano nel corso dell’esposizione a campi elettromagnetici. Ad un primo esame la maggior parte degli effetti biologici collegabili ad un‘esposizione a RF (radio frequenze) o MW (microonde) si può spiegare in termini della quantità di calore prodotta all’interno 70 del corpo dall’assorbimento della radiazione. Pare ragionevolmente attendibile che conseguenze a breve termine dipendano dagli effetti termici provocati dai campi elettromagnetici ad alta frequenza sulle parti del corpo più molli o con minore irrorazione sanguigna. Alcuni organi possono essere particolarmente sensibili agli effetti termici: il cristallino dell’occhio è considerato organo a rischio poiché la mancanza di vascolarizzazione limita la sua capacità di disperdere calore, con la tendenza ad aumentare la temperatura e quindi a formare opacità. Anche il testicolo è considerato organo a rischio, essendo normalmente a temperature di diversi gradi inferiori a quella corporea. Alcuni studi hanno riportato effetti di temporanea infertilità in ratti maschio esposti sistematicamente a SAR di circa 6 Watt/kg con aumenti della temperatura di 1.5°-3.5° durante l’esposizione. L’esposizione si ritiene priva di effetti biologici quando l’aumento di temperatura locale è inferiore a 1°. Un SAR di 4 Watt/kg, assorbito dall’intero corpo, produce un aumento della temperatura dei tessuti qualsiasi di 1° dopo circa sopraelevazione 20’. termica Tuttavia viene si consideri compensata dal che processo naturale di termo-regolazione, grazie al quale la circolazione del sangue all’interno dell’organismo trasferisce calore dalle zone interne a quelle esterne, dove diventano più efficaci i meccanismi di irraggiamento e smaltimento del calore. 4.3.3 EFFETTI BIOLOGICI A LUNGO TERMINE Gli effetti cronici detti anche a “lungo termine” o “di basso livello”, sono le eventuali conseguenze di esposizioni prolungate a campi elettromagnetici soglie termiche, acuti. Data oggettivi, solo per la gli mezzo evidenziare o più di intensità in generale, caratteristica effetti di cronici studi l’esistenza anche di delle essere possono essere nei un’associazione 71 più soglie non epidemiologici, di molto né bassa degli tra effetti immediati, indagati quali delle si né nell’uomo cerca l’esposizione di e l’insorgenza di determinate patologie o manifestazioni di altro tipo. A questi studi si affiancano le ricerche di laboratorio in vitro (su colture cellulari o tessuti isolati dagli organismi di provenienza) ed in vivo (su animali da laboratorio), attraverso le quali si cercano tanto dall’epidemiologia, delle quanto conferme delle agli effetti indicazioni ipotizzati sui possibili meccanismi di azione alla loro base. Le molteplici patologie l’esposizione ai messe campi talvolta in elettromagnetici relazione possono con essere grossolanamente distinte in due categorie: - Patologie con sintomi più o meno soggettivi (affaticamento, irritabilità, difficoltà di concentrazione, diminuzione della libido, cefalea, insonnia, depressione, impotenza); - Patologie con sintomi oggettivi ed in genere gravissimi (tumori, malattie degenerative). Per nessuna dimostrare di queste la l’esistenza ricerca di scientifica ha un’associazione finora potuto statisticamente significativa con l’esposizione al campo, né tanto meno di un sicuro rapporto causa-effetto. 4.4 CRITERI DI PROTEZIONE DAI CAMPI ELETTROMAGNETICI La continua attenzione da parte dell’opinione pubblica mondiale nei confronti delle organizzazioni radiazioni internazionali Radiation Protection Radiation Protection), Institute/Institute elettromagnetiche quali ha l’IRPA/INIRC Association/International of l’ANSI/IEEE Electric (American Engineers), spinto varie (International on Non Ionizing National Standard il CENELEC (Comitè Europeen de Normalisation Electrotechnique) ad orientarsi verso un criterio comune basato sulla prevenzione degli effetti acuti, che consistono sostanzialmente in un aumento di temperatura dei tessuti legato all’assorbimento di energia dal campo elettromagnetico, per emettere le proprie elettromagnetici. raccomandazioni Tali per raccomandazioni 72 la protezione fissano degli dai campi opportuni limiti di esposizione differenti categorie che, di in alcuni persone casi, esposte e si riferiscono che consistono a nei cosiddetti limiti di base o primari e nei livelli di riferimento o limiti derivati. I limiti di vengono base fissati con riferimento alle soglie relative a risposte acute dell’organismo, quali lo stress dovuto ad aumento indotto di temperatura, e da opportuni coefficienti di sicurezza dipendenti dalla norma specifica. I limiti di base sono espressi in termini di grandezze fisiche relative agli effetti sanitari (SAR). I livelli di riferimento vengono espressi mediante delle tipiche grandezze elettromagnetiche misurabili (campo esterne elettrico, al magnetico corpo e umano potenza) e direttamente che vengono ricavati dai precedenti mediante modelli dosimetrici. I livelli di riferimento vengono fissati in maniera che se in un determinato ambiente i valori del campo elettromagnetico sono inferiori a tali livelli di riferimento, un eventuale organismo esposto non arriverà mai a superare i limiti di base. Può al contrario verificarsi una situazione in cui si sforano i livelli di riferimento senza superare i limiti di base: durante l’utilizzo del cellulare, l’intensità del campo elettrico superiore a dosimetriche in corrispondenza qualsiasi dimostrano livello che di i dell’orecchio riferimento, limiti di e ma base, della testa accurate SAR stime locale determinate regioni del corpo, vengono rispettati. Tabella 10 Limiti di base per la popolazione per le alte frequenze (ICNIRP, 1998) Gamma di Densità di SAR mediato SAR SAR Densità di frequenza f corrente (corpo localizzato localizzato potenza s 2 intero) (corpo e (arti) (W/m2) (W/kg) tronco) (W/kg) (mA/m rms) (W/kg) 100 kHz - 10 f 500 0.08 2 4 - - 0.08 2 4 - - - - - 10 MHz 10 MHz – 10 GHz 10 GHz – 300 GHz 73 è in Tabella 11 Livelli di riferimento per la popolazione per le alte frequenze (ICNIRP, 1998) Intervallo Intensità di Intensità di Campo B Densità di di campo E campo H (mT) potenza frequenza f (V/m) (A/m) onda piana equivalente 0.15 - 1 87 0.73 f 0.92 f - MHz 1 – 10 MHz 87 f1/2 0.73 f 0.92 f - 10 – 400 28 0.073 f 0.092 2 1.375 f1/2 0.0037 f1/2 0.0046 f1/2 f 200 61 0.16 0.45 10 MHz 400 – 2000 MHz 2 – 300 GHz 4.5 RIFERIMENTI INTERNAZIONALI I riferimenti normativi internazionali per la protezione dai campi elettromagnetici sono volti all’individuazione dei livelli di esposizione al di sopra dei quali possono verificarsi effetti acuti. L’organizzazione di riferimento a livello mondiale è stata l’IRPA/INIRC che nel 1992 è stata sciolta e sostituita dall’ICNIRP. La prima organizzazione ha pubblicato nel 1988 delle linee guida 3 che sono state integrate e utilizzate dalla seconda organizzazione per derivare nel 1998, le nuove linee guida 4 che riguardano l’esposizione a campi elettromagnetici con frequenza fino a 300 GHz sia per gli ambienti di lavoro che per la popolazione. Gli Stati Uniti insieme all’ex Unione Sovietica, sono stati tra i primi a studiare gli effetti dei CEM sull’organismo umano, per motivi soprattutto militari. Le organizzazioni che si sono occupate dell’emanazione 3 di linee guida sono state principalmente l’IRPA/INIRC, Guidelines on limits of exposure to radiofrequency electromagnetic fields in the frequency range from 100 kHz to 300 kHz, in “Health Physics”, Vol.54, pp.115-23 (1988). 4 ICNIRP, Guidelines for limiting exposure to time-varyng electric, magnetic, and electromagnetic fields (up to 300 GHz ), in “Health Phisycs” Vol.74, n.4, pp.494522 (1998). 74 l’ANSI/IEEE 5, nel 1991 e riconfermate nel 1999, la FCC (Federal Communications Commission) nel 1996, il NIOSH (National Institute for Occupational Safety and Health), e l’ACGIH (American Conference of Governmental Industrial Hygienist). Nell’Unione Europea il CENELEC, organismo a cui appartengono i Comitati Elettrotecnici dei paesi membri tra cui l’Italia mediante il CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano), ha pubblicato nel 1994 delle linee guida che fanno riferimento ai limiti di base e ai livelli di riferimento presenti nelle raccomandazioni dell’ICNIRP, sia nell’intervallo da 0 Hz-10 kHz che nell’intervallo 10 kHz-300 GHz. I livelli di riferimento raccomandati dall’ICNIRP per evitare effetti diretti di tipo acuto sono applicati considerando un fattore di protezione di sicurezza sino a 50 rispetto a quei valori di esposizione ai quali si cominciano a verificare innocui effetti biologici. Ai livelli inferiori a quelli raccomandati dall’ICNIRP non è stata confermata (e tende anzi ad essere esclusa) l’esistenza di un rischio legato ad esposizioni prolungate ai campi elettromagnetici, anche se la diffusione pervasiva delle sorgenti richiede ulteriori studi ed approfondimenti. 4.6 NORMATIVA EUROPEA RACCOMANDAZIONE 1999/512/CE La raccomandazione 1999/512/CE del 12 luglio 1999 (“Raccomandazione del Consiglio relativa alla limitazione dell’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0 a 300 GHz”) riprende integralmente le linee guida dell’ICNIRP. 4.7 NORMATIVA ITALIANA La normativa italiana introduce - senza giustificazioni di carattere scientifico – l’assunto che esista per la popolazione il rischio di 5 IEEE, Standard for Safety Levels with respect to human exposure to radiofrequency electromagnetics fields, 3 kHz to 300 GHz, Revision of ANSI C95.1.1882, 1991. 75 malattie connesse all’esposizione prolungata anche ai bassi livelli dei campi elettromagnetici. Perciò, accanto ai valori limite vengono fissati “livelli di attenzione” e “obiettivi di qualità” che non trovano riscontro scientifico e normativo in ambito internazionale e inducono la popolazione a ritenere che tali effetti esistano. Il confronto tra i limiti per le frequenze tipiche della telefonia cellulare fissati dalle diverse normative nazionali e internazionali mostra come l’Italia abbia adottato valori limite da 2 a 100 volte inferiori Europea a e quelli raccomandati ratificati da altri dall’ICNIRP, 14 paesi fissati europei, a dall’Unione loro volta inferiori rispetto a quelli inglesi o statunitensi. Tabella 12 Confronto tra i limiti nazionali e internazionali per le frequenze tipiche della telefonia mobile (900 - 1800) Limiti di campo Limiti di campo Limiti di densità elettrico (V/m) magnetico (A/m) di potenza (W/m2) 900 MHz 1800 MHz 900 MHz 1800 MHz 900 MHz 1800 MHz ICNIRP 41.25 58.3 0.11 0.15 4.5 9 CENELEC 41.1 58.1 0.10 0.15 4.5 9 DIN VDE 41.1 58.1 0.10 0.15 4.5 9 ANSI (USA) - - - - 6 12 NRPB (Regno 112.5 194 0.29 0.52 33 100 20 20 0.05 0.05 1 1 6 6 0.016 0.016 0.1 0.1 (Germania) Unito) Italia - Limite di esposizione sanitario Italia – Luoghi con permanenza di 4 o più ore Legge n.36/2001 In Italia la legge che recepisce le normative europee è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 7 marzo 2001, n. 55, come “Legge - elettrici, quadro sulla magnetici ed protezione dalle elettromagnetici” esposizioni ed è a composta campi da 17 articoli. Nell’articolo 1 vengono definite le finalità della legge: “assicurare la tutela della salute dei lavoratori, delle lavoratrici 76 e della livelli popolazione dagli di elettrici, campi effetti dell’esposizione magnetici ed a determinati elettromagnetici”; “promuovere la ricerca scientifica per la valutazione degli effetti a lungo termine e attivare misure di cautela da adottare in applicazione del principio di precauzione”. L’ambito di applicazione riguarda frequenze elettromagnetici delle comprese possono lavoratrici e da 0 comportare della a 300 GHz, l’esposizione popolazione. i cui dei campi lavoratori, Nell’articolo 3 vengono assunte alcune definizioni tra cui: esposizione, ossia “valore di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico, considerato come valore di immissione, definito ai fini della tutela della salute da effetti acuti, che non deve essere superato in alcuna condizione di esposizione della esposizione, popolazione ossia “valore e di dei lavoratori”; campo elettrico, limite di magnetico ed elettromagnetico, considerato come valore di immissione valore di attenzione che non deve essere superato negli ambienti abitativi, scolastici e nei luoghi a permanenze prolungate”; obiettivo di qualità ossia (1 “i criteri localizzativi, gli standard urbanistici, le prescrizioni e le incentivazioni per l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili”; (2 “i valori di campo elettrico, magnetico ed elettromagnetico definiti dallo Stato ai fini della progressiva minimizzazione dell’esposizione ai campi medesimi”. In tutta la legge si coglie la consapevolezza della necessità di una politica integrata di prevenzione e controllo dell’inquinamento ambientale che deve coinvolgere sia l’utilizzo della migliore tecnologia disponibile sia la ricerca sistematica di alternative localizzative, impiantistiche e gestionali. Il Decreto del Ministero dell’ambiente 10 settembre 1998, n. 381, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 257 del 3 novembre 1998 come “Regolamento recante radiofrequenza norme compatibili per con la la determinazione salute umana”, dei ed tetti di entrato in vigore il 3 gennaio 1999, costituisce la base di riferimento per la legge n. 36/2001 e fissa i limiti di esposizione della popolazione 77 ai CEM generati dai sistemi fissi di telecomunicazione e radiotelevisivi che operano nella banda di frequenza compresa tra 100 kHz e 300 GHz. Decreto del presidente del consiglio dei ministri 8 luglio 2003 Attraverso il DPCM 8 luglio 2003 si è provveduto ad emanare il decreto attuativo richiesto dalla legge quadro per quanto riguarda l’esposizione alle radiofrequenze. Come riportato nel comma 1 articolo 1 “le disposizioni del seguente decreto fissano i limiti di esposizione e i valori di attenzione per la prevenzione degli effetti a breve termine e dei possibili effetti a lungo termine nella popolazione dovuti alla esposizione ai campi elettromagnetici generati da sorgenti fisse con frequenza compresa tra 100 kHz e 300 GHz. Il presente decreto fissa inoltre gli obiettivi di qualità, ai fini della progressiva minimizzazione della esposizione ai campi medesimi e l’individuazione delle tecniche di misurazione dei livelli di esposizione”. Tabella 13 LIMITI DI ESPOSIZIONE Frequenza MHz Intensità di Intensità di Densità di campo elettrico E campo magnetico H potenza D (W/m2) (V/m) (A/m) 0.1≤ f ≤ 3 60 0.2 - 3≤ f ≤ 3000 20 0.05 1 3000≤ f ≤300000 40 0.1 4 Tabella 14 VALORI DI ATTENZIONE Frequenza MHz 0.1≤ f ≤ 300000 Intensità di Intensità di Densità di campo elettrico E campo magnetico H potenza D (W/m2) (V/m) (A/m) 6 0.016 0.10 (3 MHz-300 GHz) Dall’art. 3 comma 1 viene sancito che non devono essere superati i limiti di esposizione in tabella 13. Nel comma 2, come “misura di cautela per la protezione da possibili effetti a lungo termine eventualmente connessi con le esposizioni” ai campi elettromagnetici 78 alla frequenza tra 100 kHz a 300 GHz “all’interno degli edifici adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, e loro pertinenze esterne, che siano fruibili come ambienti abitativi quali balconi, terrazzi e cortili esclusi i lastricati solari”, si assumono i valori di attenzione indicati in tabella 14. Tabella 15 Obiettivi di qualità Frequenza MHz Intensità di Intensità di Densità di campo elettrico E campo magnetico H potenza D (W/m2) (V/m) (A/m) 6 0.016 0.1≤ f ≤ 300000 0.10(3 MHz-300 GHz) Nell’art. 4 comma 1 si afferma che per minimizzare l’esposizione ai CEM, “i valori di immissione dei campi oggetto del presente decreto, calcolati o misurati all’aperto nelle aree intensamente frequentate, non devono superare i valori indicati nella tabella 15”. 4.8 NORMATIVA REGIONALE Legge regionale 31 ottobre 2000, n. 30 In ambito regionale, il consiglio regionale ha approvato e il presidente della giunta regionale ha promulgato la legge regionale 31 ottobre 2000, n. 30: “Norme per la tutela della salute e la salvaguardia dell’ambiente dall’inquinamento elettromagnetico”. Nell’articolo 1 vengono definite le finalità della legge: nel comma 1 si stabilisce prevenzione e salvaguardia “le norme tutela per perseguire sanitaria dell’ambiente della in via prioritaria popolazione dall’inquinamento e per la la elettromagnetico coordinandole con le scelte della pianificazione territoriale. Nel comma 3 viene definito il ruolo delle province e dei comuni, che “nell’esercizio delle loro competenze e della pianificazione territoriale ed urbanistica perseguono obiettivi di qualità al fine di minimizzare l’esposizione delle elettromagnetici.” 79 popolazioni ai campi Deliberazione della giunta regionale 20 febbraio 2001, n. 197 La giunta della regione Emilia Romagna adotta la direttiva per l’applicazione della L. R. 31/10/2000, n. 30 recante “Norme per la tutela della dall’inquinamento salute e la elettromagnetico” salvaguardia per “uniformare dell’ambiente le procedure amministrative e di pianificazione urbanistica tra gli Enti locali delegati all’esercizio delle relative funzioni.” 80 CAPITOLO 5 STRUMENTAZIONE PER LA MISURA DI CAMPI ELETTROMAGNETICI AD ALTA FREQUENZA 5.1 APPARATI DI MISURA Un tipico apparato per misure di campi elettromagnetici (CEM) a radiofrequenze (RF) e microonde (MW) può essere schematizzato come in figura 25: Figura 25 Struttura tipica di un apparato per misure a RF e MW Si evidenziano tre elementi fondamentali: il sensore, la linea di collegamento e l’apparato di misura e visualizzazione. Il sensore costituisce l’elemento che si accoppia ai campi in cui è immerso: esso genera ai suoi terminali una grandezza elettrica (tensione e/o corrente) istantaneamente proporzionale al campo in cui si trova. La linea di collegamento trasporta il segnale dal sensore all’ingresso dell’apparato di misura. L’apparato di misura elabora elettronicamente il segnale ricevuto e fornisce all’operatore un’indicazione dell’agente misurato. 81 quantitativa dell’intensità 5.2 ESIGENZE DI MISURA La scelta dello strumento da utilizzare per una specifica misura va fatta tenendo in considerazione diversi fattori. La banda passante caratterizza ogni strumento e specifica l’intervallo di frequenza all’interno del quale il dispositivo presenta una risposta corretta, entro determinati sorveglianza operare a margini emette banda di errore. contemporaneamente stretta o a banda Se su la più larga. sorgente frequenze Nel primo sotto si caso può la strumentazione ha una ridottissima banda passante, centrata attorno a ciascuna delle frequenze a cui la sorgente emette. Nel secondo caso lo strumento è caratterizzato da una banda passante che comprende tutto lo spettro emesso dalla sorgente e fornisce una misura globale dell’intensità dei campi o della radiazione presente nel sito di misura. Per un corretto dimensionamento della strumentazione un fattore molto importante è la potenza emessa dalla sorgente. I parametri nelle specifiche di questo sono: la sensibilità, che indica il livello del minimo segnale misurabile, mentre la gamma dinamica è il rapporto tra il minimo e massimo segnale misurabile. 5.3 COMPATIBILITÀ ELETTROMAGNETICA Un altro fattore da tenere in considerazione è la compatibilità elettromagnetica, sia sotto l’aspetto dell’emissione che quello della suscettibilità. Un qualunque strumento elettronico contiene al suo interno sorgenti di potenziali disturbi elettromagnetici (come oscillatori locali, generatori di segnali e temporizzazione); schermando l’elettronica dello strumento con pannelli metallici si evita che tali disturbi raggiungano il sensore e causino errori di misura. Per quanto riguarda la linea di collegamento, se trasporta un segnale a corrente continua, vengono utilizzate linee ad alta resistenza terminate con filtri passa basso, se trasporta direttamente il segnale a RF captato dal sensore si deve ricorrere 82 all’utilizzo del cavetto schermato o del doppino ritorto (coppia di fili strettamente intrecciati). 5.4 SENSORI PER LA ZONA DI INDUZIONE Nella zona di induzione (campi reattivi) non esiste alcuna semplice relazione tra campo elettrico e magnetico, perciò sono necessari sensori che rispondano o solo ad uno o solo all’altro, in modo tale da effettuare essere misure presenti indipendenti notevoli di variazioni entrambi. spaziali Dato delle che possono intensità dei campi, il sensore deve poter effettuare misure puntuali. Quando l’interazione tra sensore e campo si verifica tramite il solo campo elettrico o magnetico si parla di accoppiamento reattivo e si usa il termine di sensore Si reattivo. ha un accoppiamento capacitivo se interessa il campo elettrico; induttivo se interessa il campo magnetico. Un esempio di sensore capacitivo è il dipolo corto costituito da due bracci metallici isolati, allineati e contrapposti, di lunghezza totale piccola rispetto alla lunghezza d’onda: i terminali di uscita del segnale sensori sono sono risoluzione gli estremi insensibili spaziale. al Lunghezza vicini dei campo suddetti magnetico limitata ed e bracci. offrono impedenza Tali buona elevata si riflettono in maniera negativa sulla sensibilità del dipolo. Una delle principali limitazioni di tutti i sensori ad accoppiamento induttivo è la scarsa sensibilità. Il più semplice esempio di sensore ad accoppiamento induttivo è la spira piccola. Essa è una spira metallica circolare piana di circonferenza piccola rispetto alla lunghezza ricavati d’onda; interrompendo Caratteristica i terminali in un principale di punto di uscita qualunque questa famiglia del la segnale spira di sono stessa. sensori l’insensibilità al campo elettrico e la buona risoluzione spaziale. 83 è 5.5 SENSORI PER LA ZONA DI RADIAZIONE Nella zona radiativa è sufficiente misurare il solo campo elettrico oppure il solo campo magnetico, oppure la densità di potenza: le grandezze determinate non direttamente possono essere ricavate tramite semplici relazioni algebriche da quella misurata. Nella zona radiativa si vicina utilizzano sensori ad alta risoluzione spaziale (circa un quarto di lunghezza d’onda) poiché vi sono notevoli variazioni spaziali delle ampiezze dei campi. Si utilizzano perciò sensori di piccole dimensioni (ad accoppiamento reattivo) impiegati iniziare ad Fresnell antenne anche utilizzare in nella nella zona parte particolare a di più banda induzione. “lontana” larga ed Si della possono zona operanti di alle frequenze più basse della loro gamma utile, dove il rapporto tra le dimensioni lineari e la lunghezza d’onda è minore. 5.6 STRUMENTI DI MISURA Gli strumenti di misura sono classificati in: strumenti a banda larga e strumenti a banda stretta. 5.6.1 STRUMENTI DI MISURA A BANDA LARGA La strumentazione a banda larga è costituita dai seguenti elementi fondamentali: • Il sensore che risponde o all’intensità del campo elettrico E (dipolo) o all’intensità del campo magnetico H (spira); • Il trasduttore che trasforma la risposta del sensore in un segnale proporzionale ad E (o E2) o ad H (o H2) o alla temperatura; • Il cavo di collegamento; • Il circuito di processamento e lettura che dà la risposta in termini di intensità di campo elettrico E (V/m) o di intensità di campo magnetico H (A/m) o di densità di potenza S (W/m2). 84 Figura 26 Esempio di strumentazione a banda larga In funzione delle caratteristiche del trasduttore utilizzato si possono identificare tre tipologie di strumentazione: • A diodo; • A bolometro; • A termocoppia. Negli strumenti a banda larga il sensore è composto rispettivamente: da uno o più dipoli se si misurano campi elettrici o da uno o più spire se si misurano campi magnetici. Seguono: il trasduttore che converte la risposta del sensore in un segnale proporzionale al campo elettrico o al suo quadrato, al campo magnetico o al suo quadrato o agli effetti termici prodotti dal campo elettromagnetico sul sensore; i cavi di connessione; l’unità di analisi che elabora e visualizza il campo elettrico in V/m, o il campo magnetico in A/m, o la densità di potenza in W/m2. Può essere utilizzato un singolo sensore sensibile ad una sola componente del campo oppure tre sensori ortogonali per rendere la misura indipendente polarizzazione: in dalla questo direzione caso si del parla campo di e dalla strumentazione isotropica. La strumentazione a banda larga deve essere in grado di misurare il campo elettromagnetico in tempo reale, di calcolare il valor medio della grandezza misurata in un intervallo di tempo regolabile, di 85 poter applicare un opportuno fattore di correzione dipendente dalla risposta in frequenza. Inoltre deve permettere la misura di campo elettrico (V/m), di campo magnetico (A/m) e densità di potenza (W/m2 o mW/m2). risultano Di estrema essere utilità alcune durante funzioni tra l’esecuzione cui: la delle misure memorizzazione del massimo valore della grandezza di campo raggiunta durante la misura; la visualizzazione delle grandezze in condizione di campo lontano utilizzando la grandezza oggetto della misura; la possibilità di eseguire una operazione di media tra diversi punti di misura. Un’ulteriore caratteristica è l’estrema maneggevolezza e trasportabilità, grazie alla dotazione di alimentazione propria. 5.6 2 STRUMENTI DI MISURA A BANDA STRETTA La strumentazione a banda stretta permette di conoscere le singole componenti del campo sulle varie frequenze all’interno della banda di interesse. Figura 27 Componenti di strumentazione a banda stretta È costituito dai seguenti elementi fondamentali: • Il sensore che risponde o all’intensità del campo elettrico E o all’intensità del campo magnetico H; • Il trasduttore che trasforma la risposta del sensore in un segnale proporzionale ad E o ad H; • Il cavo di collegamento; 86 • L’analizzatore di spettro che visualizza su un display la tensione o la potenza in funzione della frequenza, oppure il misuratore di intensità di campo (ricevitore selettivo) che attraverso un circuito a sintonia visualizza il segnale di tensione ricevuto ad una selezionata frequenza. 5.6 2.1 ANALIZZATORE DI SPETTRO Nella figura 28 è riportato lo schema a blocchi dell’analizzatore di spettro. Figura 28 Schema a blocchi analizzatore di spettro Il circuito di ingresso è molto simile a quello dell’oscilloscopio: è costituito da un partitore resistivo, che ha il compito di attenuare il segnale da esaminare, qualora di ampiezza eccessiva; da un preamplificatore che fa aumentare il livello del segnale da analizzare; da un filtro passa basso che limita al minimo possibile il rumore indesiderato e nello stesso tempo impedisce l’ingresso a segnali indesiderati. Segue una conversione supereterodina, mediante di il frequenza quale il attuata segnale tramite a RF il metodo ricevuto è trasformato in un segnale a frequenza più bassa detta frequenza intermedia FI. Un circuito con funzione di moltiplicatore lineare tra il segnale a RF (fRF) e l’oscillatore locale (fOL) genera due nuove componenti dello spettro ricevuto aventi rispettivamente frequenza somma (fRF + fOL) e frequenza differenza (fRF - fOL) tra i 87 due segnali che hanno interagito. Ne risulta che FI = fRF - fOL oppure - fOL fRF (la frequenza somma cade ampiamente fuori dalla gamma utilizzabile; la differenza tra le due soluzioni indicate sopra è funzione della posizione dell’oscillatore locale al di sopra o al di sotto della RF). Una volta fissata la FI è possibile cambiare il canale da ricevere semplicemente spostando la frequenza dell’OL. In successione gli altri elementi dell’analizzatore sono: il rivelatore e l’amplificatore verticale a bassa frequenza che pilota le placche di deflessione verticale. L’amplificatore verticale può essere usato nella funzione lineare o, in quella logaritmica, originando sullo schermo queste due distinte scale. L’oscillatore a dente di sega fa variare con continuità la frequenza dell’oscillatore variabile, che agendo sul trasla mixer, in frequenza il segnale da analizzare, mantenendone costanti le altre caratteristiche informative. Il segnale dell’oscillatore l’amplificatore orizzontale, a dente determina la di sega, attraverso deflessione orizzontale del pannello sullo schermo. Il mixer è seguito da un filtro al quarzo e da un amplificatore selettivo a frequenza intermedia che permette la selezione di una strettissima banda di frequenza del segnale che, rivelata e poi opportunamente amplificata, si presenta alle placche di deflessione verticale per la sua rappresentazione sul tubo catodico. I parametri impostabili sull’analizzatore di spettro sono: • START-STOP: si impostano separatamente le frequenze di inizio e fine della scansione; • CENTER FREQUENCY: con questo comando si imposta il valore centrale della banda da esplorare e, con SPAN la larghezza della stessa, simmetrica rispetto al center frequency. • FULL SCAN: realizza la scansione dell’intera banda operativa dello strumento. 88 • ZERO SCAN: è la condizione opposta, ossia non c’è scansione nel dominio della frequenza, ma del tempo, e quindi il display mostra nel tempo l’andamento del segnale rivelato; l’analizzatore si comporta come un ricevitore, il display come un oscilloscopio. • RBW (Resolution indica BandWidth): la selettività dello strumento, ovvero la larghezza di banda a 3 dB del filtro IF. Due segnali molto vicini possono essere discriminati se si sceglie un valore di RBW inferiore alla loro distanza. • VBW (Video BandWidth): è il filtraggio realizzato in banda base (video) che permette di filtrare il segnale dopo la rivelazione. • SWEEP TIME: è il tempo di passaggio di una singola traccia sul display. • SENSITIVITY: indica la minima ampiezza che l’analizzatore riesce a rivelare. La sensitività dipende sostanzialmente dal rumore proprio dello strumento, che a sua volta dipende dalla larghezza del filtraggio a frequenza intermedia (IF). 5.7 NORMATIVA DI RIFERIMENTO PER LA MISURA Il decreto del presidente del consiglio dei ministri 8 luglio 2003 e, ancor prima, il D.M. n.381 del 10 settembre 1998, stabiliscono che le tecniche di misurazione e rilevamento da adottare sono quelle indicate nella norma CEI 211-7 e/o specifiche norme emanate successivamente dal CEI. Le norme CEI 211-7 Gennaio 2001 forniscono le linee “guida per la misura e per la valutazione dei campi elettromagnetici nell’intervallo 10 kHz – 300 GHz, con riferimento all’esposizione umana”; la variante 1 alle norme CEI 211-10 Gennaio 2004 aggiunge nello specifico un’appendice H: “Metodologie di misura per segnali UMTS”. 89 5.7.1 SELEZIONE DEGLI STRUMENTI E DEI METODI DI MISURA In funzione delle finalità di misura deve essere fatta una selezione fondamentale tra strumentazione a banda larga e strumentazione a banda stretta. Viene utilizzata strumentazione a banda larga se le misure sono finalizzate all’individuazione di eventuali punti critici in presenza di più sorgenti o per analisi esplorative preliminari, o se il valore del campo misurato risulta inferiore allo 0.75 del più piccolo tra i valori limite delle sorgenti presenti che irradiano a frequenze differenti. La strumentazione a banda stretta si utilizza se le misure a banda larga hanno consentito ed mostrato è uno necessario sforamento conoscere del il limite contributo legislativo delle varie sorgenti presenti al fine di operare una riduzione a conformità, o se il valore di campo misurato a larga banda risulta superiore allo 0.75 del più piccolo tra i valori limite delle sorgenti presenti che irradiano a frequenze differenti. Se sono stati effettuati i due tipi di misure e vi è discrepanza tra i valori ottenuti, sono da ritenere validi ai fini della conformità i risultati ottenuti con le misure a banda stretta. Se le differenze ottenute tra le due misure sono superiori al 50% si consiglia di approfondire le cause di tale differenza e di riportare i risultati dell’indagine. In base ai diversi tipi di sorgenti, in particolare alle differenti frequenze esistono coinvolte criteri e alle specifici diverse di scelta delle metodologie di misura. 90 caratteristiche della catena del segnale, strumentale e 5.7.2 METODOLOGIE DI MISURA PER SEGNALI UMTS 5.7.2.1 MISURE IN BANDA LARGA Le modalità di misura dei segnali a RF per telefonia mobile in banda larga può essere estesa anche alla generazione UMTS. Per quanto riguarda i requisiti della strumentazione a banda larga le norme CEI 211-10 stabiliscono che: • La sonda deve essere isotropica, costituita da sensori disposti su tre rami reciprocamente ortogonali; • I sensori devono essere sensibili al valore efficace del modulo di campo elettrico anche in presenza di modulazioni impulsive; • Il misuratore deve calcolare il valore efficace del modulo di campo elettrico totale, ricavandolo dalla misura delle tre componenti ortogonali, secondo la relazione: 2 E = • Ex + E y 2 + Ez 2 (5.1) Il misuratore deve rendere possibile l’effettuazione di una media temporale dei valori efficaci di campo elettrico misurati puntualmente. I limiti di esposizione sono espressi dalla normativa di riferimento in termini di medie spaziali e temporali del campo elettromagnetico. Per quanto riguarda la distribuzione spaziale, deve essere esaminato un numero di punti adeguato alla lunghezza d’onda del campo e alle dimensioni della sonda, per garantire che la misura possa rilevare valori approssimati sia massimi che minimi. L’indagine spaziale deve permettere anche di valutare la variazione di campo lungo una superficie equivalente alla sezione verticale del corpo umano. Nel caso si all’altezza utilizzi media un’antenna del corpo di umano piccole per ogni dimensioni punto di rispetto misura è necessario generalmente considerare tre misure ad altezza standard di 1.1 m, 1.5 m e 1.9 m da terra o dal livello dei piedi, se l’area 91 di interesse è al di sopra del livello del terreno: infatti a tali altezze possono essere esposti gli organi più critici di una persona adulta. Lo strumento è collocato all’estremità di un cavalletto fisso a terra e isolato, in modo da evitare effetti di campi statici o quasi statici. Con riferimento alla distribuzione temporale, la durata di ciascuna misura deve essere scelta in modo tale da poter caratterizzare adeguatamente la variazione del segnale in esame: per tener conto di segnali molto variabili nel tempo la normativa di riferimento definisce la durata di 6 minuti. 5.7.2.2 VALUTAZIONE DELL’INCERTEZZA NELLA MISURA DEI CAMPI ELETTROMAGNETICI A RADIOFREQUENZA CON SONDA A BANDA LARGA All’incertezza nella misura dei campi elettromagnetici tramite sonda a banda larga contribuiscono vari fattori 6: • Incertezza calcolata di tra è ripetibilità: tutti i la valori di deviazione campo standard mediati dallo strumento su un intervallo di 6 minuti. • Incertezza sull’anisotropia (Di): i certificati di taratura generalmente forniscono, per varie orientazioni della sonda, gli scarti dalla ideale risposta isotropica. Se non ci sono informazioni contrarie, si suppone che i valori degli scarti siano distribuiti con uguale probabilità in un intervallo di valori avente come semilunghezza lo scarto massimo rilevato (distribuzione rettangolare). • Incertezza sulla risposta in frequenza (Ri) • Incertezza sulla linearità (Li) • Incertezza tipo 6 “Guida per sulla digitale si la e misura risoluzione ipotizza per la del una lettore: per lettori di distribuzione valutazione dei campi rettangolare elettromagnetici nell’intervallo di frequenza 10 kHz-300 GHz con riferimento all’esposizione umana” CEI 211-7, Gennaio 2001, I edizione, pag. 42. 92 pari alla metà della risoluzione. L’incertezza percentuale varia in funzione dell’intensità di campo misurata. Si può considerare il caso più sfavorevole corrispondente all’intensità del campo pari alla soglia di rilevabilità. A ciascun fattore corrisponde un’incertezza tipo ui, e l’incertezza tipo composta uc sul valore del campo elettrico misurato si ottiene come radice quadrata della sommatoria dei quadrati dei singoli contributi ui: ∑u uc = i 2 i . (5.2) L’incertezza di ripetibilità, classificata come incertezza essendo di di tipo A; tipo gli statistico, altri viene fattori di incertezza vengono classificati come incertezze di tipo B essendo di tipo non statistico in quanto sono reperiti da certificati di taratura e manuali di strumentazione 7. Quando si conoscono i limiti superiore ed inferiore di variabilità ma non è nota la dell’intervallo, si distribuzione ipotizza una di probabilità distribuzione all’interno rettangolare. Lo scarto tipo di una distribuzione rettangolare si ottiene dividendo la semilarghezza a della distribuzione rettangolare per la radice quadrata di 3: ui = a . (5.3) 3 Lo scarto tipo di una distribuzione normale si ottiene dividendo la semilunghezza a della distribuzione normale per 2: ui = a . 2 (5.4) L’incertezza standard combinata espressa in V/m è data da: Uc = ln 10 × Eletto × 20 ∑u i 2 i . (5.5) Ad ogni valore di misura viene quindi associata l’incertezza estesa con un fattore di copertura k=2 per cui si avrà: 7 “Guida all’espressione dell’incertezza di misura” UNI CEI ENV 13005, Luglio 2002. 93 Emis = (Eletto ± 2⋅Uc) [V/m]. (5.6) Il fattore di copertura k viene scelto sulla base del livello di sicurezza (confidenza) tipicamente k distribuzione si desiderato, trova normale, da associare nell’intervallo scegliendo k=2 tra si 2 e all’intervallo: 3. definisce Nel un caso di intervallo avente un livello di confidenza pari al 95%, mentre per k=3 si definisce un livello di confidenza pari al 99%. 5.7.2.3 MISURE IN BANDA STRETTA Le misure in banda stretta possono essere realizzate mediante due classi di strumentazione: 1. Analizzatore di spettro, adottando opportuni accorgimenti per l’impostazione dei parametri di acquisizione e della catena strumentale; 2. Analizzatore di segnali vettoriali, con la possibilità di effettuare misure nel dominio dei codici. Caratteristiche tipiche del sistema UMTS, per quanto riguarda la misura di potenza irradiata dalle stazioni radio base sono: l’inviluppo di potenza continuo (anche se non del tutto costante) su tutti i canali e la presenza di pochi canali per ogni operatore (ad esempio due o tre in tecnica FDD ed uno in tecnica TDD); il segnale trasmesso ha chip rate di 3.84 Mchip/s e occupa un canale di 5 MHz. I requisiti della strumentazione a banda stretta impongono che: • Le antenne utilizzate debbano disporre di un’adeguata documentazione contenente il fattore d’antenna sull’impedenza caratteristica del banco e sul campo di frequenze considerato, inoltre occorre sommare le perdite del cavo e degli eventuali attenuatori interposti tra l’uscita dell’antenna e l’ingresso dell’analizzatore di spettro. Il fattore d’antenna complessivo delle attenuazioni (K) è: K=KA+A [dB/m] (5.7) KA: fattore d’antenna; A: attenuazione del collegamento tra l’antenna e l’analizzatore 94 di spettro espressa in dB comprensiva di cavi e attenuatori inseriti ed eventuali disadattamenti. • Le antenne utilizzate possono essere di tipo direzionale o a dipolo. • L’analizzatore di spettro dispone di un rivelatore di inviluppo. • L’analizzatore di spettro deve disporre di un certificato di taratura attraverso cui sia possibile definire la precisione della misura dal punto di vista della frequenza e dell’ampiezza dei segnali ricevuti, considerazione anche tenendo in l’incertezza questo del ultimo fattore caso in d’antenna dichiarato. • Il banco deve preferibilmente essere gestito da un PC, che sulla base delle grandezze misurate, dia immediata evidenza dei livelli di campo corrispondenti. Le relazioni utilizzate nelle elaborazioni richieste sono: E = PR + K + 90 + 10 ⋅ log10 Z i ng [dBμV/m] (5.8) Zing è l’impedenza di ingresso dell’analizzatore di spettro (50 Ohm). −6 E = 10 ⋅ 10 E ⎡ dBμV ⎢ m ⎣ ⎤ ⎥ / 20 ⎦ [V/m] (5.9) PR: potenza ricevuta espressa in dBm. K: espresso in dB/m. Per effettuare misure con analizzatore di spettro è preferibile utilizzare una tra le seguenti due opzioni, che garantiscono pari prestazioni: • Utilizzare uno strumento con filtri di canale IF numerici di tipo rettangolare, definiti secondo le specifiche spettrali dei segnali UMTS, con banda a 5 MHz. L’utilizzo di tale strumento rende possibile sia la misura nel dominio della frequenza che in quello del tempo (modalità “Zero Span”). 95 • Effettuare la misura in modalità “Channel Power” integrando su tutta la banda del canale radio; tale strumento rende possibile unicamente la misura nel dominio della frequenza. Lo strumento acquisisce la traccia ed effettua l’operazione descritta dall’equazione: ⎡ B CP = 10 ⋅ log10 ⎢ s ⎣ NBW ⎛1 ⋅⎜ ⎝N ∑10 ( Pi −α i ) / 10 i ⎞⎤ ⎟⎥ ⎠⎦ (5.10) CP è la potenza misurata sul canale, in unità logaritmiche; Bs è la banda di integrazione (5 MHz); NBW è la banda equivalente di rumore sull’analizzatore di spettro; N è il numero di pixel contenuti nella banda di integrazione; Pi è la potenza associata a ciascun pixel, misurata in unità logaritmiche; αi è un parametro differisce pixel per di correzione pixel e (espresso tiene conto in dB) della che pesatura effettuata da eventuali filtri digitali implementati dallo strumento e utilizzati durante la misura. Negli analizzatori di nuova generazione è disponibile anche l’opzione di misura di “Channel Power” in “Time Domain” che permette senza di misurare ricorrere direttamente alla la procedura di potenza di calcolo canale, descritta precedentemente, garantendo vantaggi in termini di velocità di calcolo. • In assenza “Channel della Power” possibilità e di di filtri effettuare di canale, la è misura in possibile effettuare la misura mantenendo i valori consigliati di RBW, VBW, SPAN e SWEEP TIME e predisponendo un banco di misura che consenta di calcolare il valore della potenza spettrale associato alla traccia acquisita risolvendo in modo autonomo 96 l’equazione: ⎡ B CP = 10 ⋅ log10 ⎢ s ⎣⎢ NBW ⎛1 ⋅ ⎜⎜ ⎝N ∑10 i Pi 10 ⎞⎤ ⎟⎥ ⎟ ⎠⎦⎥ (5.11) CP è la potenza misurata sul canale, in unità logaritmiche; Bs è la banda di integrazione (5 MHz); NBW è la banda equivalente di rumore sull’analizzatore di spettro; è N il numero di pixel contenuti nella banda di integrazione; Pi è la potenza associata a ciascun pixel, misurata in unità logaritmiche. Mediante l’analizzatore istantanee, di spettro si possono su tutta la banda integrando effettuare del misure canale radio appartenente alla SRB che si intende esaminare. Il rivelatore deve essere del tipo “Sample” o “RMS” e non “Peak” o “Negative Peak”. E’ opportuno utilizzare rivelatori di tipo Sample o RMS, in quanto sono i soli rivelatori che forniscono risultati che rendono possibile il calcolo della potenza complessiva. I rivelatori di tipo picco non sono adatti per misura di segnali noise-like, tra cui rientrano i segnali UMTS, in quanto non può essere stabilita la correlazione tra la tensione video rilevata e il segnale di potenza in input. Per la rappresentazione all’impostazione del sul detector display si del possono pixel n-esimo visualizzare in il base valore medio (Average), il primo valore della serie (Sample), il valore massimo (Max Peak) ed il valore minimo (Min Peak), il valore efficace dei campioni (RMS). Siccome i segnali traccia ottenuta con con modulazione un detector digitale Sample sono è noise-like, soggetta a la grandi variazioni. Il detector RMS dà risultati più stabili, perché la potenza per pixel è calcolata sulla base di diversi valori misurati, ed inoltre 97 il tempo di misura può essere aumentato per permettere la media della traccia. Il detector RMS è quindi in genere una scelta migliore per misure in channel power. Per quanto riguarda la media su 6 minuti, la procedura opportuna é quella di effettuare una media delle potenze di canale calcolate in vari istanti successivi (su analizzatore o in post-elaborazione), valutando il numero di tracce necessario per garantire un tempo totale di misura di almeno 6 minuti. Le linee guida CEI 211-10 forniscono specifiche valide per le misure UMTS per quanto riguarda le condizioni generali di misura, la disposizione e le caratteristiche della strumentazione passiva e la ricostruzione spaziale del campo elettrico, mentre sono necessarie alcune precisazioni per le procedura da seguire per l’allestimento e le elaborazioni con analizzatore di spettro o vettoriale. • Le misure possono essere effettuate sia nel campo lontano che nel campo vicino delle sorgenti esaminate, stimando come distanza limite R la più stringente tra quelle determinate con le relazioni: R≥3λ e R≥2D2Probe/λ λ: lunghezza d’onda espressa in metri; DProbe: dimensione massima dell’antenna ricevente utilizzata, trasversale alla direzione, espressa in metri. • In accordo ai limiti sopra indicati, il punto di misura è generalmente conseguente all’indagine panoramica eseguita con gli strumenti a banda larga. • Le misure possono essere di tipo direzionale o isotropo. • Nel caso di misure direzionali si possono utilizzare antenne genericamente direttive. Le misure devono essere effettuate in condizioni di puntamento, quindi di visibilità delle sorgenti, per due condizioni di polarizzazione ortogonali dell’antenna ricevente. Il 98 modulo del campo totale viene ricavato secondo la relazione: ET = E 2 x + E 2 y • La misura [V/m] direzionale riflessione non tiene elettromagnetica conto (5.12) di provenienti effetti su di direzioni lontane dall’asse di trasmissione dell’antenna ricevente o di eventuali depolarizzazioni presenti sull’asse di propagazione del campo ricevuto. • Nel caso di misure isotrope, devono essere utilizzate antenne di tipo dipolo; possono effettuarsi misure anche in condizioni di non visibilità delle sorgenti, per tre posizioni reciprocamente ortogonali dell’antenna ricevente imperniate sul relativo centro di fase. Il modulo del campo totale viene ricavato tramite la formula: ET = E 2 x + E 2 y + E 2 z • La misura [V/m] isotropa contempla gli effetti (5.13) di riflessioni elettromagnetiche genericamente distribuite nell’intorno del punto di misura e di eventuali depolarizzazioni presenti sull’asse di propagazione del campo ricevuto. Nella tabella 16 sono riportati i parametri da sull’analizzatore di spettro. Tabella 16 PARAMETRI IMPOSTATI MISURA CANALI UMTS NEL SULL’ANALIZZATORE DI SPETTRO DOMINIO DELLA FREQUENZA RBW ≥ 50 kHz VBW ≥ 3*RBW CENTER FREQ n MHz FREQ SPAN 5 MHz SWEEP TIME 100-500 ms TRIGGER _ TRACE _ MARKER NORMAL CHANNEL SPACING 5 MHz CHANNEL BANDWIDTH 5 MHz 99 impostare La resolution larghezza del bandwidth canale (RBW) deve (soprattutto essere per piccola rispetto discriminare tra alla canali adiacenti). La migliore RBW è tipicamente l’1%-3% della larghezza di canale (se è troppo piccola, lo sweep time aumenta troppo). Quando si usa un detector Sample o RMS, la video banwidth (VBW) deve essere almeno 3 volte l’RBW, al fine di evitare l’effetto di media sulla tensione video, con conseguente sottostima dei segnali noiselike. Può essere una buona scelta fissare lo span più piccolo possibile in relazione alla larghezza di banda, al fine di avere il maggior numero di pixel possibile nella banda su cui si calcolerà il channel power (prestando attenzione alla discriminazione di eventuali segnali adiacenti). 5.7.2.4 VALUTAZIONE ELETTROMAGNETICI A DELL’INCERTEZZA NELLA RADIOFREQUENZA CON MISURA STRUMENTI DEI CAMPI A BANDA STRETTA Il valore del campo elettrico in V/m non deriva da una lettura diretta dello strumento ma deve essere calcolato mediante la seguente formula: V=10(dBm+AF+CA-13.01)/20 (5.14) dBm è l’ampiezza del segnale letto sull’analizzatore; AF (dB) è il fattore d’antenna; CA (dB) è l’attenuazione del cavo. Per il calcolo dell’incertezza standard combinata Uc della componente i-esima della frequenza j-esima si utilizza la seguente formula: U c , j ,i (V / m) = ln 10 ⋅ E j ,i (V / m) ⋅ U 2 dBmj ,i (dB) + U 2 AF , j (dB) + U 2 CA, j (dB) . 20 (5.15) Essa rappresenta l’incertezza associata a ciascun picco rilevato per ogni frequenza portante in ognuna delle tre posizioni. L’incertezza standard combinata dell’intensità di campo elettrico della frequenza j-esima è: 100 U c , j (V / m) = Essa rappresenta 1 ⋅ Ej ∑E 2 j ,i U 2 c , j ,i i l’incertezza (5.16) . associata ad ogni determinata frequenza: Ej è il campo totale alla frequenza jesima. L’incertezza standard combinata dell’intensità di campo elettrico totale sarà quindi: U c (V / m) = 1 ⋅ Etot ∑E 2 j U 2 c, j j (5.17) . I fattori che compaiono nell’espressione dell’incertezza totale sono calcolati come valutazioni di incertezze di tipo B (grandezze che non sono valutate calibrazione e da da strumentazione 8): U j = e di tipo A osservazioni caratteristiche ma di da specifiche costruzione σ di della (5.18) 3 (grandezze statistica): U j = ripetute di cui si conosce la distribuzione σ (5.19) 2 Ad ogni valore di misura viene quindi associata l’incertezza estesa con un fattore di copertura k=2, corrispondente ad un livello di confidenza pari al 95% per cui si avrà: Emis = (Eletto ± 2⋅Uc) [V/m]. L’analisi (5.20) dell’incertezza comprendere le sulla incertezze misura introdotte in da banda ogni stretta singolo dovrebbe componente appartenente alla catena di acquisizione. • Antenna: ogni antenna ha un certificato di calibrazione in cui è riportato, al variare della frequenza, il relativo fattore nota. d’antenna Inoltre (AF), che occorre è tenere conosciuto in con incertezza considerazione il coefficiente di disadattamento tra antenna e cavo, perciò si deve conoscere il valore del coefficiente VSWR dell’antenna 8 Vedi “Guida all’espressione dell’incertezza di misura” UNI CEI ENV 13005 101 e del cavo al variare della frequenza, per poter ricavare il coefficiente di riflessione ρ rispettivamente dell’antenna e del cavo. In generale, l’espressione usata per il calcolo dell’errore massimo di disaccoppiamento in dB è dato da: Errore(dB)=-20⋅log[1 ± (ρantenna)⋅(ρcavo)], ρ= • Cavo: la (VSWR − 1) (VSWR + 1) presenza (5.21) coefficiente di riflessione. del cavo introduce (5.22) un’attenuazione in funzione della frequenza del segnale in esame, dovuto alla non idealità del cavo stesso. Occorre perciò conoscere il coefficiente VSWR (legato alla riflessione) per poter calcolare l’errore sul disaccoppiamento tra antenna e cavo e tra cavo ed analizzatore. Nei certificati di taratura del cavo in genere si rintracciano l’incertezza con cui si conosce il fattore di attenuazione del cavo e quella del fattore VSWR. • Analizzatore occorre di spettro: considerare il per l’analisi contributo dell’incertezza all’incertezza di ogni componente dello strumento. I componenti che contribuiscono all’incertezza sono: 1. Disaccoppiatore al connettore; 2. Attenuatore di ingresso a RF; 3. Filtro di ingresso (IF) e Mixer; 4. Guadagno dell’amplificatore IF; 5. Filtro RBW (indicato con IF filter); 6. Affidabilità della scala sul display; 7. Calibratore. 102 Figura 29 elementi appartenenti catena di acquisizione 1. DISACCOPPIAMENTO DELL’IMPEDENZA DI INGRESSO AL CONNETTORE L’impedenza di disaccoppiamento, dovuta alla non esatta impedenza di ingresso dell’analizzatore e alla non idealità dell’impedenza di uscita. In generale l’espressione usata per il calcolo dell’errore massimo di disaccoppiamento in dB è: Errore(dB)=-20⋅log[ 1± (ρanalizazzatore)⋅(ρsorgente)], (5.23) dove: ρ è il coefficiente di riflessione data dall’espressione già vista precedentemente tra antenna e cavo. Nel data sheet dell’analizzatore di spettro e nel certificato di taratura del cavo, sono riportati i valori VSWR in funzione della frequenza del segnale rilevato. 2. ATTENUATORE DI INGRESSO RF Nel data sheet dello strumento è riportato, per ogni valore o range di valori che può assumere l’input attenuation (attenuatore d’ingresso), l’incertezza espressa in dB. L’attenuatore in ingresso influenza la risposta in frequenza dell’analizzatore. 3. FILTRO DI INGRESSO E MIXER Come si può notare dal diagramma a blocchi, il segnale in uscita dall’attenuatore d’ingresso passa attraverso un filtro passa basso o 103 un preselettore, in funzione della frequenza di ingresso del segnale, per poi entrare in un Mixer ove vi è un apporto del segnale dell’oscillatore locale. Il fattore di incertezza legato al fatto che il segnale passa attraverso tali elementi è detto risposta in frequenza. Esso rappresenta il maggior contributo sull’incertezza totale del sistema di misura. 4. GUADAGNO DELL’AMPLIFICATORE IF Il segnale viene convertito in un segnale a frequenza intermedia (IF) e viene amplificato ed aggiustato da un filtro IF per compensare i cambiamenti introdotti dall’attenuatore d’ingresso e dal Mixer. Il segnale amplificato viene riferito alla linea in alto del display graduato, detta reference level. L’amplificatore e l’attenuatore lavorano ad una sola frequenza e non contribuiscono alla risposta in frequenza. È presente comunque sempre una determinata incertezza sulla conoscenza del livello di riferimento impostato manualmente sulla scala del display, detta “reference level accuracy”. 5. FILTRO RBW (indicato con IF filter) La resolution Bandwidth (RBW) è un parametro impostabile durante le misure: differenti impostazioni del filtro portano a differenti perdite di “intersezione” con il segnale in esame e quindi ad una diversa lettura dell’ampiezza del segnale in esame. In genere si usa il filtro più largo possibile, compatibilmente con le caratteristiche del segnale di misura. 6. AFFIDABILITÀ DELLA SCALA SUL DISPLAY DOVUTO ALL’AMPLIFICATORE LOGARITMICO Il display dell’analizzatore di spettro comunemente è usato, per le ampiezze, in scala logaritmica. Un valore tipico è 10 dB per divisione, oppure 1 dB/div. Per ottenere ciò, il segnale, uscito dall’IF filter (RBW) passa attraverso un amplificatore di tipo logaritmico. Le caratteristiche di guadagno dell’amplificatore sono approssimabili ad una curva di tipo logaritmica: ogni deviazione 104 dalla ideale incertezza curva sulla logaritmica lettura introduce dell’ampiezza del perciò un’ulteriore segnale. Un problema analogo si ha quando l’analizzatore lavora in modo lineare: questo tipo di incertezza è detta display fidelity. 7. CALIBRAZIONE Le misure assolute, sono effettuate utilizzando il generatore interno di riferimento, o qualsiasi altro segnale noto in ampiezza e frequenza (tipicamente un segnale sinusoidale) di cui si conosce l’ampiezza e la frequenza. Molti analizzatori di spettro hanno il generatore interno di riferimento, che produce il segnale utile alla verifica della calibrazione (amplitude reference). 5.8 STRUMENTAZIONE UTILIZZATA NELLE CAMPAGNE DI MISURA 5.8.1 STRUMENTAZIONE IN BANDA LARGA Lo strumento misura è il a banda modello larga EMR utilizzato 300 per tutte WANDEL&GOLTERMANN, le campagne dotato di di sonda isotropica type 8.20 con gamma di frequenza da 100 kHz a 3 GHz, sensibilità di 0.6 V/m e risoluzione del display di 0.01 V/m. Il range di ampiezza è compreso tra 0.6 V/m e 800 V/m. Dalle specifiche fornite dal costruttore dello strumento EMR 300 WANDEL&GOLTERMANN, 9 dotato di sonda isotropica type 8.20, utilizzato nelle campagne di misura, si ricavano i seguenti valori: Tabella 17 Incertezza sulla linearità (Li) 9 Valori di CEM INCERTEZZA (V/m) (dB) Da 0.6 a 1.25 ± 3 Da 1.25 a 2.5 ± 1 Da 2.5 a 400 ± 0.5 Da 400 a 800 ± 0.3 vedi appendice capitolo 5 105 Tabella 18 Risposta in frequenza (Ri) RANGE DI FREQUENZE F INCERTEZZA (dB) Da 100 MHz a 3 GHz ± 2.4 Tabella 19 Deviazione isotropica (Di) RANGE DI FRQUENZE INCERTEZZA (dB) ± 1 dB f> 1 MHz Tabella 20 Errore assoluto di calibrazione (EA) ERRORE ASSOLUTO DI ± 1 dB CALIBRAZIONE (EA) Di seguito sono riportati i calcoli delle incertezze da associare ai valori rilevati nelle 4 campagne di misura effettuate. PRIMA CAMPAGNA DI MISURA: Uli= ± 1/√3 = ± 0.58 dB (1.25 V/m<Eletto<2.5 V/m) URf= ± 2.4/√3 = ± 1.39 dB UDi= ± 1/√3 = ± 0.58 dB UEA = ± 1/√3 = ± 0.58 dB L’incertezza standard combinata espressa in V/m è data da: Uc = ln 10 × Eletto × 3 ⋅ (0.58) 2 + (1.39) 2 = ± (0.11⋅1.82⋅1.71)= ± 0.34 dB 20 SECONDA CAMPAGNA DI MISURA: Uli= ± 3/√3 = ± 1.73 dB (0.6 V/m<Eletto<1.25 V/m) URf= ± 2.4/√3 = ± 1.39 dB UDi= ± 1/√3 = ± 0.58 dB UEA = ± 1/√3 = ± 0.58 dB L’incertezza standard combinata espressa in V/m è data da: 106 Uc = ln 10 × Eletto × (1.73) 2 + 2 ⋅ (0.58) 2 + (1.39) 2 = ± (0.11⋅1.02⋅2.37) = ± 0.27 dB 20 TERZA CAMPAGNA DI MISURA: Uli= ± 1/√3 = ± 0.58 dB (1.25 V/m<Eletto<2.5 V/m) URf= ± 2.4/√3 = ± 1.39 dB UDi= ± 1/√3 = ± 0.58 dB UEA = ± 1/√3 = ± 0.58 dB L’incertezza standard combinata espressa in V/m è data da: Uc = ln 10 × Eletto × 3 ⋅ (0.58) 2 + (1.39) 2 = ± (0.11⋅2.38⋅1.71)= ± 0.45 dB 20 QUARTA CAMPAGNA DI MISURA: Uli= ± 3/√3 = ± 1.73 dB (0.6 V/m<Eletto<1.25 V/m) URf= ± 2.4/√3 = ± 1.39 dB UDi= ± 1/√3 = ± 0.58 dB UEA = ± 1/√3 = ± 0.58 dB L’incertezza standard combinata espressa in V/m è data da: Uc = ln 10 × Eletto × 2 ⋅ (0.58) 2 + (1.73) 2 + (1.39) 2 = ± (0.11⋅0.7⋅2.37) = ± 0.18 dB 20 5.8.2 STRUMENTAZIONE IN BANDA STRETTA L’analizzatore di spettro è il modello Agilent E4402B, dotato della funzione Channel Power. Lo strumento lavora in un intervallo di frequenze compreso tra 9 kHz e 3 GHz: all’accensione si autocalibra. Dal data sheet dell’analizzatore 10 si ricavano associate ad ogni componente dello strumento. 10 vedi appendice capitolo 5. 107 le incertezze Tabella 21 Incertezze analizzatore di spettro COMPONENTI DELLO INCERTEZZA ASSOCIATA STRUMENTO (dB) ATTENUATORE DI ± 0.3 INGRESSO FILTRO DI INGRESSO E ± 0.46 MIXER GUADAGNO FILTRO IF ± 0.3 FILTRO IF ± 0.3 AMPLIFICATORE ± 0.5 LOGARITMICO ± 0.34 CALIBRAZIONE L’incertezza legata all’attenuatore d’ingresso vale ± 0.3 dB con fattori di attenuazione tra 0-15 dB. L’incertezza associata al filtro di ingresso e mixer per valori di temperatura tra 20° e 30°è ± 0.46 dB. La “reference level accuracy” legata al guadagno del filtro IF è ± 0.3 dB. L’incertezza legata al IF Filter è pari a ± 0.3 dB. La display fidelity relativa all’amplificatore logaritmico è ± 0.5 dB. L’incertezza associata alla calibrazione effettuata con un segnale utile di ampiezza pari a – 20 dBm e frequenza di 50 MHz è ± 0.34 dB. La sonda isotropica è l’antenna biconica modello PCD 8250, collegata tramite cavo Teseo all’analizzatore di spettro distante 3 m circa; in figura 30 è riportata una foto cavalletto. 108 dell’antenna posizionata sul Figura 30 Antenna biconica su terrazzo hotel Londra (M.M) L’antenna PCD 8250 ha un fattore d’antenna pari a ± 1 dB. Per il fattore di attenuazione del cavo Teseo l’incertezza è pari a ± 0.35 dB. In base a quanto riportato nel paragrafo 5.7.2.4 si ricava: σdBm(dB) = (0.342 + 0.52 + 0.32 + 0.32 + 0.462 + 0.32)1/2 = ± 0.9 dB σAF (dB) = ± 1 dB σCaj (dB)= ± 0.35 dB Quindi: UdBm,j,i = σdBm/√3 = ± 0.5 dB UAF,j = σAF/2 = ± 0.5 dB UCA,j = σCaj/2 = ± 0.2 dB Uc,j,i(V/m) = ± 0.08⋅Ej,i(V/m) 109 5.9 CAMPAGNE DI MISURA 1. CAMPAGNA DI MISURA PRESSO HOTEL LONDRA XVI TRAVERSA MILANO MARITTIMA (CERVIA) 04/07/05 La prima campagna di misura è stata effettuata sul balcone al 5° piano dell’hotel a 16.5 m di altezza sul livello del mare. Nelle vicinanze, precisamente alle distanze ed altezze riportate in tabella 22, si trovano gli impianti per trasmissione di telefonia mobile dei Gestori: VODAFONE, TIM, WIND e H3G. Gli impianti di TIM e OMNITEL comprendono i sistemi GSM 900, DCS 1800 e UMTS; H3G presenta solo UMTS, mentre WIND GSM 900 e DCS 1800. La campagna di misura è iniziata alle 10 circa ed è stata conclusa intorno alle 12:30. Tabella 22 Caratteristiche impianti GESTORE ALTEZZA IMPIANTO DISTANZA DEGLI IMPIANTI (m) DAL PUNTO DI MISURA (m) SUL PIANO ORRIZZONTALE VODAFONE 27.9 49 TIM 30.95 120 WIND 28.7 161 H3G 27.08 179 Figura 31 Posizione antenne e punto di misura 110 Prima di allestire la postazione per le misure, è stata effettuata una prima ricognizione con lo strumento a banda larga per individuare il punto in cui il valore del campo elettrico risultava essere più elevato. É stato posizionato quindi il cavalletto, su cui deve essere collocato lo strumento, e la misura è stata prelevata per 6 minuti. Lo strumento fornisce il valore efficace del campo elettrico totale presente durante l’intervallo di misura all’interno della banda passante dello strumento, calcolato mediante media trascinata sugli ultimi 6 minuti. Il valore letto sullo strumento è: Emis = (Eletto ± 2⋅Uc)= (1.8 ± 0.7) [V/m]. Terminata la misura in banda larga si è allestita la postazione per effettuare rilevazioni con l’analizzatore di spettro. Per ogni gestore sono state effettuate tre misure per un intervallo di tempo di 6 m, corrispondenti alle 3 orientazioni dell’antenna reciprocamente ortogonali, secondo le specifiche CEI. I parametri sull’analizzatore sono stati impostati seguendo le indicazioni delle norme CEI 211-10 VARIANTE 1 e vengono riportati nella tabella 23. Tabella 23 PARAMETRI IMPOSTATI MISURA CANALI UMTS NEL DOMINIO SULL’ANALIZZATORE DI SPETTRO DELLA FREQUENZA RBW 100 kHz VBW 300 kHz CENTER FREQ n MHz FREQ SPAN 5 MHz SWEEP TIME 300 ms TRIGGER _ TRACE _ MARKER NORMAL CHANNEL SPACING 5 MHz CHANNEL BANDWIDTH 5 MHz I valori dello spettro UMTS sono stati trascritti manualmente: il rivelatore utilizzato è di tipo RMS. Nella tabella 24 sono raccolti i valori del campo elettrico per ciascun operatore, per ciascuna posizione, il valore totale di ciascun operatore ed il valore totale 111 del campo elettrico UMTS comprensivi del fattore di attenuazione dell’antenna e del cavo, preimpostati nell’analizzatore e riportati in appendice, con relativa incertezza calcolata secondo il procedimento riportato al paragrafo 5.7.2.4. Tabella 24 OPERATORE BANDA DI CAMPO ELETTRICO CAMPO ELETTRICO IN CAMPO ELETTRICO CAMPO ELETTRICO FREQUENZA IN POSIZIONE 1 POSIZIONE 2 IN POSIZIONE 3 TOTALE ASSEGNATA (V/m) (V/m) (V/m) (V/m) MHz VODAFONE 2158-2168 (0.12 ± 0.01) (0.13 ± 0.01) (0.032 ± 0.003) (0.180 ± 0.001) TIM 2125-2135 (0.15 ± 0.01) (0.069 ± 0.005) (0.15 ± 0.01) (0.223 ± 0.001) H3G 2145-2160 (41 ± 3)⋅E-6 (51 ± 4)⋅E-6 (51 ± 4)⋅E-6 (83 ± 4)⋅E-6 (0.287 ± 0.002) CAMPO ELETTRICO TOTALE UMTS (V/m) Si nota che la componente del campo elettrico relativa ad H3G è di 4 ordini di grandezza inferiore rispetto alle altre due componenti: quindi il suo contributo può essere trascurato. 2. CAMPAGNA DI MISURA PRESSO HOTEL GRANADA V TRAVERSA MILANO MARITTIMA (CERVIA) 14/07/05 La misura è iniziata alle ore 10:20 sul balcone al 5 piano dell’hotel sul lastricato solare lato ovest a 16.5 m di altezza dal suolo. L’impianto sotto esame del gestore H3G è situato sull’edificio di fronte all’hotel come mostrato in figura 32, ad un’ altezza di 24 m e ad una distanza dal punto di misura sul piano orizzontale di 48 m. 112 Figura 32 Strumento in banda larga su balcone hotel Granada. Di fronte impianto H3G Figura 33 Posizione antenne e punto di misura 113 Lo strumento in banda larga, è stato posizionato nel punto dove il valore del campo elettromagnetico è risultato più elevato dopo una prima ricognizione. Operando con la stessa modalità della campagna di misura precedente è stata effettuata una prima rilevazione del campo elettromagnetico totale, che è risultato essere pari a: Emis = (Eletto ± 2⋅Uc)= (1.0 ± 0.5) [V/m]. Ad ogni valore di misura viene quindi associata l’incertezza estesa con un fattore di copertura k=2. Per quanto riguarda la misura in banda stretta si è impostato l’analizzatore di spettro con i parametri riportati in tabella 25 come prescritto dalle norme CEI. Tabella 25 PARAMETRI IMPOSTATI MISURA CANALI UMTS NEL SULL’ANALIZZATORE DI SPETTRO DOMINIO DELLA FREQUENZA RBW 100 kHz VBW 300 kHz CENTER FREQ 2152.5 MHz FREQ SPAN 5 MHz SWEEP TIME 300 ms TRIGGER _ TRACE _ MARKER NORMAL CHANNEL SPACING 5 MHz CHANNEL BANDWIDTH 5 MHz Nella tabella 26 sono raccolti i valori del campo elettrico per ciascuna posizione ed il valore totale del campo elettrico UMTS comprensivi del fattore di attenuazione dell’antenna e del cavo, preimpostati nell’analizzatore e riportati in appendice, con relativa incertezza calcolata secondo il procedimento riportato al paragrafo 5.7.2.4 114 CAMPO CAMPO CAMPO CAMPO ELETTRICO IN ELETTRICO IN ELETTRICO IN ELETTRICO ASSEGNATA POSIZIONE 1 POSIZIONE 2 POSIZIONE 3 TOTALE MHz (V/m) (V/m) (V/m) (V/m) 2145-2160 (0.18 ± 0.01) (0.54 ± 0.04) (0.22 ± 0.02) (0.61 ± 0.08) 2155155000 OPERATORE H3G BANDA DI FREQUENZA 2152980000 Tabella 26 2154720000 2154285000 2153850000 2153415000 2152545000 2152110000 2151675000 2151240000 2150805000 2150370000 -1,00E+01 2149935000 -5,00E+00 2149500000 0,00E+00 -1,50E+01 Serie3 -2,00E+01 Serie1 Serie2 -2,50E+01 -3,00E+01 -3,50E+01 -4,00E+01 Figura 33 Spettri del campo elettrico prelevati nelle tre orientazioni dell’antenna In figura 33 sono mostrati i tre spettri del campo elettromagnetico nelle tre orientazioni dell’antenna. 3. CAMPAGNA DI MISURA PRESSO HOTEL ANTONY VIALE TITANO 144 PINARELLA DI CERVIA 14/07/05 La misura è iniziata alle ore 12:15 sul balcone di una camera lato nord-ovest dell’hotel Antony al terzo piano a circa 10.5 m di altezza dal suolo. Sull’edificio è installato l’impianto del gestore TIM, a 7 m di distanza sul piano orizzontale dal punto di misura e ad un’altezza di 23.95 m, mentre sul centro commerciale limitrofo è installato distanza l’impianto sul piano di Vodafone orizzontale di ad altezza 141 m dal di 29 punto m e di ad misura. Entrambe i gestori presentano sistemi GSM 900, DCS 1800 e UMTS. 115 una Figura 34 Posizione antenne e punto di misura Lo strumento in banda larga, è stato posizionato nel punto dove il valore del campo elettromagnetico è risultato più elevato dopo una prima ricognizione . Il valore totale di campo magnetico presente è: Emis = (Eletto ± 2⋅Uc)= (2.4 ± 0.9) [V/m]. Ad ogni valore di misura viene quindi associata l’incertezza estesa con un fattore di copertura k=2. La misura in banda stretta è stata effettuata impostando l’analizzatore con gli stessi parametri riportati in tabella 25 con l’unica modifica relativa al centro frequenza che in questo caso è 2162.7 MHz per Vodafone e 2127.5 MHZ per TIM. Nella tabella 27 sono raccolti i valori del campo elettrico per ciascun operatore, ciascun operatore per ed il ciascuna valore posizione, totale del il valore campo totale elettrico di UMTS comprensivi del fattore di attenuazione dell’antenna e del cavo, preimpostati nell’analizzatore e riportati in appendice, con relativa incertezza calcolata secondo il procedimento riportato al paragrafo 5.7.2.4. 116 Tabella 27 OPERATORE BANDA DI CAMPO ELETTRICO CAMPO ELETTRICO CAMPO ELETTRICO CAMPO ELETTRICO FREQUENZA IN POSIZIONE 1 IN POSIZIONE 2 IN POSIZIONE 3 TOTALE ASSEGNATA (V/m) (V/m) (V/m) (V/m) MHz VODAFONE 2158-2168 (0.099 ± 0.008) (0.064 ± 0.005) (0.032 ± 0.003) (0.122 ± 0.007) TIM 2125-2135 (0.027 ± 0.002) (0.027 ± 0.002) (0.034 ± 0.003) (0.051 ± 0.002) (0.132 ± 0.006) CAMPO ELETTRICO TOTALE UMTS (V/m) In figura 35 è mostrato lo spettro della rilevazione relativa alla posizione 3 dell’antenna per Vodafone. 2E+09 2E+09 2E+09 2E+09 2E+09 2E+09 2E+09 2E+09 2E+09 2E+09 2E+09 2E+09 2E+09 -5,00E+00 2E+09 0,00E+00 -1,00E+01 -1,50E+01 -2,00E+01 Serie2 -2,50E+01 -3,00E+01 -3,50E+01 -4,00E+01 -4,50E+01 Figura 35 Spettro relativo alla componente del campo elettrico in posizione 3 4. CAMPAGNA DI MISURA PRESSO OSPEDALE DI CERVIA 14/07/’05 La misura all’ultimo è iniziata piano alle ore dell’ospedale di 15.25 sulla Cervia. scala L’impianto antincendio più vicino dista 232 m sul piano orizzontale dal punto di misura ed è quello di Vodafone: esso è mostrato in figura 36 e 37. L’impianto è collocato su un traliccio ad un’altezza di 28.8 m, mentre il punto di misura si trova a 11 m di altezza dal suolo. Sono presenti i sistemi GSM 900, DCS 1800 e UMTS. 117 Figura 36 Impianto Vodafone vicino ad ospedale Figura 37 Posizione antenne e punto di misura 118 Prima è stato prelevato il valore del campo elettromagnetico totale, con strumentazione in banda larga, pari a: Emis = (Eletto ± 2⋅Uc)= (0.7 ± 0.4) [V/m]. Ad ogni valore di misura viene quindi associata l’incertezza estesa con un fattore di copertura k=2. La misura in banda stretta è stata effettuata impostando l’analizzatore con gli stessi parametri riportati in tabella 25 con l’unica modifica relativa al centro frequenza che in questo caso è 2162.5 MHz. Nella tabella 28 sono raccolti i valori del campo elettrico per ciascuna posizione ed il valore totale del campo elettrico UMTS comprensivi del fattore di attenuazione dell’antenna e del cavo, preimpostati nell’analizzatore e riportati in appendice, con relativa incertezza calcolata secondo il procedimento riportato al paragrafo 5.7.2.4 Tabella 28 OPERATORE BANDA DI CAMPO ELETTRICO CAMPO ELETTRICO CAMPO ELETTRICO CAMPO ELETTRICO FREQUENZA POSIZIONE 1 POSIZIONE 2 POSIZIONE 3 TOTALE ASSEGNATA (V/m) (V/m) (V/m) (V/m) (0.068 ± 0.005) (0.100 ± 0.008) (0.043 ± 0.003) (0.128 ± 0.007) MHz VODAFONE 2158-2168 ospedale dBm 2164887500 2164600000 2164312500 2164025000 2163737500 2163450000 2163162500 2162875000 2162587500 2162300000 2162012500 2161725000 2161437500 2161150000 2160862500 2160575000 -1,50E+01 2160287500 -1,00E+01 2160000000 0,00E+00 -5,00E+00 -2,00E+01 Serie1 -2,50E+01 Serie2 -3,00E+01 Serie3 -3,50E+01 -4,00E+01 -4,50E+01 -5,00E+01 freq Figura 38 spettri del campo elettrico nelle tre posizioni dell’antenna 119 In figura 38 sono mostrati i tre spettri del campo elettromagnetico nelle tre orientazioni dell’antenna. 5.10 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Tutte le misurazioni sono state effettuate con la strumentazione dell’Arpa di Ravenna e con la collaborazione dei tecnici del Servizio Sistemi Ambientali della sezione provinciale di Ravenna, che mi hanno L’analizzatore accompagnato di spettro in in tutte le dotazione campagne all’Arpa di di misura. Rimini non presenta infatti la possibilità di effettuare misure in modalità Channel Power. Dalle misure effettuate e dai dati raccolti emerge che i valori di campo elettromagnetico presenti nei punti più significativi, cioè nelle vicinanze degli impianti per la telefonia mobile, sono inferiori di molto ai limiti fissati dalle normative. In particolare dalle nostre campagne di misura il valore più alto prelevato è risultato essere (2.4 ± 0.9) V/m in banda larga, comprendente quindi ogni possibili sorgente di emissione presente al momento della misura. Discriminando poi le varie componenti dello spettro tramite analizzatore, il campo elettromagnetico generato da impianti UMTS è risultato al massimo pari a (0.61±0.08) V/m, nella seconda campagna di misura in cui la SRB si trova in prossimità del punto di misura come mostrato in figura 32. In tabella 29 sono riportati i valori di campo elettromagnetico in banda larga, i valori di campo elettromagnetico totale UMTS, il rapporto tra valore di campo elettromagnetico totale UMTS e valore di campo elettromagnetico in banda larga e la corrispondente % per le 4 campagne di misura effettuate. 120 Tabella 29 CAMPAGNA CAMPO ELETTRICO CAMPO ELETTRICO RAPPORTO % EUMTS DI MISURA BANDA LARGA [V/m] TOTALE UMTS [V/m] EUMTS/ETOT su ETOT 1 (1.8 ± 0.7) (0.287 ± 0.002) (0.16 ± 0.06) 16 2 (1.0 ± 0.5) (0.61 ± 0.08) (0.6 ± 0.4) 60 3 (2.4 ± 0.9) (0.132 ± 0.006) (0.06 ± 0.02) 6 4 (0.7 ± 0.4) (0.128 ± 0.007) (0.2 ± 0.1) 20 Sia dalle misure effettuate che dai dati riportati precedentemente emerge che l’impatto del sistema UMTS dal punto di vista del campo elettromagnetico prodotto nell’ambiente risulta basso, rispetto ai segnali in tecnologia UMTS. È da notare che per sistemi misti (contemporanea presenza di segnali con frequenze GSM e UMTS) il livello di campo EUMTS risulta sempre inferiore al 20% del valore di campo totale ETOT. Nella seconda campagna di misura, in cui l’unico segnale presente è rappresentato dal sistema UMTS, si nota che il valore totale di campo elettrico, ETOT è confrontabile con il campo EUMTS, considerando che è sempre presente un campo elettromagnetico di fondo. La complessa miglioramenti livelli di tecnologia sulla potenza macrodiversità 11. II utilizzata capacità e di mira contemporaneamente contenuti: tipo infatti un accesso esempio è multiplo, ad ad la ottenere operare con funzione di CDMA, inoltre è disturbato da livelli elevati e non uniformi di potenza. Attraverso lo studio del funzionamento del sistema si nota che esistono algoritmi specifici “RRM” (Radio Resource Menagment) che mirano a garantire la massima capacità del sistema conservando però i livelli di qualità a valori prestabiliti ed il livello di interferenza e carico al di sotto di opportune soglie. L’Admission Control ad esempio vaglia ogni richiesta di chiamata per evitare che il sistema vada in crisi a causa dell’aumento indiscriminato di interferenza (in altri termini di potenza nelle celle). Il Power Control fa sì 11 vedi paragrafo 3.4.7 pp 62 capitolo 3. 121 che la potenza ricevuta dalla SRB in presenza di più stazioni mobili sia allo stesso livello in modo da evitare squilibri di potenza tra i segnali ricevuti. Il Congestion carico della Control cella “sorveglia” in continuazione (potenza/interferenza) e lo agisce in stato di modo da prevenire eventuali cadute delle chiamate in corso. Il soft Handover e softer Handover 12 si occupano del passaggio da una cella all’altra aventi la stessa frequenza. In dispense fornite ad Arpa da H3G 13 viene presentato un confronto tra sistema WCDMA e GSM 1800 in condizioni omogenee, ossia: − Servizio voce − Siti-trisettoriali − Copertura indoor − Due ambienti considerati: urbano e suburbano − Fading alla Rayleigh e lognormale inclusi Nelle tabelle 30 e 31 sono riportate le caratteristiche generali degli apparati considerati: Tabella 30 GSM Output power Sensitivity [dBm] [dBm] SRB 40 -110 MS power class 1 30 -104 Tabella 31 WCDMA Output power Sensitivity [dBm] [dBm] (speech 12.2 kbps) SRB 43 -124.9 UE power class 4 21 -118.4 Dal confronto emerge che per servire lo stesso numero di utenti simultanei (48), nello stesso raggio di copertura (540 m) e nello stesso ambiente (urbano), il sistema GSM necessità di una potenza di 12 13 vedi paragrafo 3.4.7 pp 62 capitolo 3. M. Caselli, Area centro – nord H3G, “Introduzione alla gestione della risorsa radio nel WCDMA”. 122 trasmissione maggiore (18.4 W) sia alla SRB, che al mobile (30 dBm) rispetto al WCDMA (10 W per la SRB e 16.6 dBm per il mobile). In termini di campo elettrico E per la tratta down-link il risparmio di potenza è valutabile dalla relazione: E= P ⋅ G ⋅ 30 D (5.24) se il rapporto tra le potenze UMTS e GSM è X, allora il rapporto dei medesimi campi generati √X risulta (analogamente in termini di distanze). Dagli esempi si ottiene: Tabella 32 Ambiente PUMTS/PGSM E d Urbano 54.3 % EUMTS = 74 % EGSM dUMTS = 74 %dGSM Suburbano 60.2 % EUMTS = 78 % EGSM dUMTS = 78 %dGSM Per quanto riguarda la tratta up-link nel caso del GSM il mobile (MS) non trasmette in modo continuo come accade per un utente (UE) del WCDMA, ma per 1/8 del tempo. Considerando questa discretizzazione temporale, per gli esempi considerati si ottiene: Tabella 33 Ambiente Potenze Tx dai mobili Urbano PUE=36.3 %PMS Suburbano PUE=33.8 %PMS 123 CAPITOLO 6 SIMULAZIONE DI DIVERSI SCENARI DI IMPLEMENTAZIONE DELLA RETE UMTS Lo scopo di questo capitolo è realizzare diverse situazioni di copertura con sistema UMTS di un’area quadrata di 100 km2 e di valutare i livelli di campo elettromagnetico ambientale generati dalle stazioni radio base. Si fissano delle condizioni iniziali, che riguardano i requisiti minimi (bit-rate del servizio, carico della rete, margine di interferenza), la qualità del servizio, la potenza massima di trasmissione delle stazioni radio base, il modello di propagazione. Tramite il bilancio di tratta (link budget) si ricava il raggio di copertura di una cella e dal rapporto tra la superficie totale (100 km2) e l’area della singola cella si stabilisce il numero di SRB da installare sul territorio. Il calcolo, data la complessità, presenta inevitabili approssimazioni: è da ritenersi puramente teorico, ma comunque fondamentale per fornire linee guida per la progettazione della copertura. La disposizione sul territorio delle stazioni radio base è pianificata in modo da ottimizzare la copertura: si ottiene una configurazione a scacchiera in cui le distanza tra le SRB sono pari ad una volta e mezzo il raggio di copertura. Per la valutazione dei livelli di campo nell’area considerata si utilizzano i programmi NFA2K e Aldemap. Sono stati ipotizzati quattro scenari. I primi tre scenari sono caratterizzati da variazioni nel carico della rete: si desidera ottenere una proiezione su come l’incremento di traffico per un determinato presente servizio nell’area può incidere considerata. sul campo Successivamente elettromagnetico si sviluppa uno scenario caratterizzato da celle con raggio più piccolo e stazioni radio base di caratteristiche potenza globali inferiore, della rete mantenendo (capacità costanti totale e tipo le di traffico). Lo scopo è valutare se la copertura realizzata con un 124 numero di celle maggiore ma di minore potenza determina sul territorio livelli di campo elettromagnetico inferiori. 6.1 GENERALITÀ SULLA COPERTURA CELLULARE DI UN’ AREA La realizzazione di collegamenti, fisso-mobile o mobile-mobile, tra utenti all’interno di un’area, copertura si cellulare, attua mediante la suddivisione del territorio in tante porzioni (celle), ognuna delle quali prevede una stazione dedicata. Nel sistema UMTS la potenza della stazione base (Node B) è condivisa da tutte le connessioni all’interno della stessa: la potenza disponibile quindi per un certo collegamento varia in base al carico (numero di utenti all’interno della cella e bit-rate del servizio richiesto) e dalla posizione degli utenti connessi. Il traffico offerto e la copertura cellulare nella rete UMTS sono dipendenti gli uni dagli altri: l’area di copertura di una data stazione base si adatta al traffico presente. Ad esempio quando una cella è pesantemente caricata, l’algoritmo di controllo automatico della potenza impone a tutti i terminali di aumentare la potenza trasmessa. Come conseguenza si verifica che i terminali distanti dalla stazione base potrebbero non essere più in grado di connettersi: le chiamate vengono interrotte o il servizio sospeso e la cella diviene effettivamente più piccola. Il fenomeno appena descritto è detto CELL BREATHING ed è tipico dei sistemi cellulari CDMA. La copertura comportamento non può essere effettivo d’attività/silenzio): valutata degli ciò senza utilizzatori richiede una considerare (velocità, simulazione il periodi dinamica che tiene nella dovuta considerazione questo aspetto. Tale situazione reagisce a non periodi si di verifica nel congestione sistema bloccando GSM il dove nuovo la rete servizio richiesto che supera la capacità del sistema indipendentemente dalla posizione del terminale. 125 Nel sistema GSM la pianificazione della copertura e della capacità sono indipendenti. La prima dipende dall’intensità del segnale ricevuto, cioè la copertura è limitata principalmente dall’intensità del minimo segnale ricevuto, mentre la capacità dipende dall’allocazione delle frequenze. Un’importante caratteristica dei sistemi di terza generazione è il fattore di riuso unitario delle frequenze, ossia celle adiacenti hanno la stessa frequenza portante ed in ciascuna cella è utilizzata l’intera ampiezza di banda. 6.2 FATTORI CHE INFLUENZANO LA PROPAGAZIONE DEL SEGNALE IN AMBIENTE RADIOMOBILE La propagazione del segnale in ambiente radiomobile risulta complessa poiché non è quasi mai possibile garantire la visibilità radio tra le antenne interessate. Rispetto alla condizione di spazio libero, ossia assenza di ostacoli, in cui il segnale si attenua in maniera inversamente un’attenuazione che proporzionale dipende dalla alla distanza, posizione, dalla si presenza ha di ostruzioni sul percorso e di cammini multipli (echi o repliche del segnale trasmesso). Le tre componenti principali di attenuazione rilevabili sono: − Un termine dominante funzione della distanza, con andamento dα con α=3,4, che è dovuto oltre all’attenuazione di spazio libero anche a fenomeni di riflessione del suolo, alla presenza di vegetazione e ad ogni altra caratteristica media dell’ambiente sede della propagazione. − Oscillazioni lente (fading lento o shadowing) non trascurabili su scale di distanza dell’ordine di alcune lunghezze d’onda: l’attenuazione è dovuta all’ombreggiamento del segnale, causato da ostacoli di varia natura. Ciò può comportare un andamento non monotonamente crescente dell’attenuazione con la distanza. − Oscillazioni veloci (fading rapido) dovute all’interferenza tra le onde corrispondenti a 126 diversi cammini. L’andamento dell’attenuazione in funzione della distanza presenta oscillazioni di ampiezza non trascurabile, confrontabili con la lunghezza d’onda. Dato che l’utente è dotato di mobilità, si ha che l’attenuazione è funzione del velocità di tempo, con rapidità spostamento. di Fading variazione rapido dipendente e lento dalla agiscono contemporaneamente: le variazioni dovute alle ostruzioni di percorso essendo più lentamente variabili nello spazio lo sono anche nel tempo. Si possono considerare quindi un termine principale A(t) di attenuazione a variazione lenta, cui si attribuisce la riduzione di potenza del segnale ed un termine, normalmente trascurabile, H(f,t) che tiene conto delle variazioni rapide. La valutazione del termine A è fondamentale per la pianificazione delle coperture e la stesura di uno schema cellulare sul territorio. Le variazioni del segnale sono spesso causate, per quel che riguarda le fluttuazioni lente, dal fatto che la stazione mobile si muove nelle zone d’ombra di colline o edifici: il fading lento è spesso chiamato “shadowing”. Attraverso misure sperimentali si ha che la componente lenta dell’attenuazione può essere ben approssimata da una distribuzione lognormale, con deviazione standard compresa tra 4 e 12 dB, dipendente dalla frequenza e dall’ambiente. 6.3 PROBABILITÀ DI COPERTURA DI UN’ AREA In un ambiente omogeneo, in condizioni di propagazione uniformi, si può assumere che il valore medio locale xM del segnale ricevuto dipenda dalla distanza r dall’antenna trasmittente secondo rα, con α costante in tutta l’area di ricezione considerata. Avendo ipotizzato uno shadowing log-normale, la potenza del segnale ricevuto è espressa in dB da una variabile casuale x (dipendente da rα come già detto) caratterizzata da una distribuzione normale con valor medio xM e deviazione standard σ (shadowing log-normale). La densità di probabilità di x è data da: 127 ⎡ − ( x − x M )2 ⎤ ⋅ e⎢ p ( x) = ⎥. 2 σ ⋅ 2 ⋅π ⎣ 2 ⋅σ ⎦ 1 (6.1) Se x0 è il livello minimo di potenza ricevuta che assicura un livello di segnale accettabile in presenza di fading alla Rayleigh, la probabilità che la potenza ricevuta x ad una certa distanza R superi la soglia prefissata x0 (Contour Coverage Probability) equivale alla percentuale del perimetro della cella di raggio R caratterizzata da un segnale ricevuto superiore alla soglia detta Location Probability (LP): ∞ LPx0(R)=P[x>x0]= 1 1 ⎛ x0 − x M ⎞ ⎟. 2 ⋅σ ⎠ ∫ p( x) ⋅ dx = 2 − 2 ⋅ erf ⎜⎝ x0 (6.2) Se il valore di soglia minima è assunto essere uguale al valore mediano della potenza a bordo cella, si ha che solo il 50% delle località sul bordo cella sono coperte. Per ottenere dei valori di LP superiori bisogna assicurare che il valore mediano a bordo cella sia superiore alla soglia minima richiesta di un margine M in dB che varia a seconda della LP e della deviazione standard dello shadowing log-normale come mostrato in figura 39. Figura 39 Curve di location probability al variare del margine per diversi valori della deviazione standard σ dello shadowing lognormale indicata in fisura con s 128 Il requisito di copertura da soddisfare è relativo all’area utile di servizio Fu (Area Coverage Probabilità (ACP)), che si calcola in base alla percentuale di punti coperti all’interno di una cella generica R. Sia Px0 (cioè P[x>x0]=LPx0(R)) la probabilità che il segnale superi la soglia x0 in un elemento d’area dA: Fu = 1 ⋅ Px0 ⋅ dA . π ⋅ R2 ∫ Se x M = k − 10 ⋅ α ⋅ log10 (6.3) r , dove k è una costante in dB dipendente dalla R potenza trasmessa, dal guadagno e dall’altezza dell’antenna allora: r⎤ ⎡ ⎢ x0 − k + 10 ⋅ α ⋅ log10 R ⎥ 1 1 Px 0 = − ⋅ erf ⎢ ⎥. 2 2 σ⋅ 2 ⎥ ⎢ ⎥⎦ ⎣⎢ Se poniamo β = x0 − k σ⋅ 2 e γ = (6.4) 10 ⋅ α ⋅ log10 e σ⋅ 2 si ottiene l’espressione di Fu data da: Fu = 1 1 r⎞ ⎛ − 2 ⋅ ∫ r ⋅ erf ⎜ β + γ ⋅ log ⎟ ⋅ dr . 2 R 0 R⎠ ⎝ In figura R 40 è mostrato (6.5) l’andamento dell’ACP in funzione del rapporto tra deviazione di shadowing log-normale ed il coefficiente di propagazione riportati sull’asse x per diversi valori di LP. Figura 40 andamento di ACP in funzione di σ/α diversi valori di LP 129 6.4 BILANCIO DI TRATTA-LINK BUDGETÈ un metodo analitico basato sulla conoscenza dei parametri del sistema radioelettrico. Lo scopo del link budget è calcolare la massima attenuazione permessa tra stazione base e mobile per un dato servizio, determinare quindi il raggio di ciascuna cella ed infine il numero di stazioni base richieste per coprire una data area. Il calcolo riguarda sia la tratta up-link che quella down-link: è scelto il raggio che dalle due tratte risulta più piccolo; la condizione sull’uplink corrisponde nella maggioranza dei casi alla più stringente. Generalmente l’up-link è la tratta limitata in copertura mentre il down-link in interferenza: infatti la stazione base ha tipicamente 10-40 W (40-46 dBm) di potenza di uscita disponibile mentre il mobile 0.125-0.250 W (21-24 dBm). Gli elementi coinvolti nel bilancio riguardano le caratteristiche della BS, il tipo di servizio, le caratteristiche della MS, margini di interferenza e di attenuazione. 6.4.1 ANALISI DEI FATTORI COINVOLTI NEL BILANCIO DI TRATTA Il link budget per il sistema UMTS comprende fattori che fanno parte dei requisiti minimi di servizio e altri che rientrano nella qualità del servizio (QoS). Considerando come esempio la tratta up-link, della prima categoria fanno parte: i parametri relativi al trasmettitore (UE, stazione mobile) – massima potenza di trasmissione, guadagno dell’antenna, attenuazione del corpo umano; i parametri relativi al ricevitore (BS, stazione base)- densità di rumore termico, cifra di rumore del ricevitore, ricevitore, densità di margine rumore di del ricevitore, interferenza, potenza potenza di di rumore interferenza ricevitore, rumore effettivo totale più interferenza, guadagno di processo, antenna, Eb/N0 richiesto, attenuazione cavi, sensibilità margine di ricevitore, fast fading. guadagno Dalla di somma algebrica di tali fattori si ricava un’attenuazione di propagazione “massima”; l’attenuazione di propagazione “consentita” per il raggio 130 della cella si calcola prendendo in esame anche i requisiti di qualità del servizio. Essi sono: la probabilità di copertura (ACP), la deviazione modello di standard del propagazione, fading il lognormale, margine di fading l’esponente del lognormale, il guadagno di softhandover e le attenuazioni dovute alla presenza dei cavi e del corpo umano. I parametri relativi alla stazione mobile (UE) in trasmissione sono: − La Potenza di trasmissione massima (a) assunta pari a 21 dBm nel caso si utilizzi il terminale per servizio voce e 24 dBm per servizio dati. − Il guadagno dell’antenna (b) vale 2 dBi in caso di terminale utilizzato per servizio dati e 0 dBi per servizio voce. − L’attenuazione dovuta alla presenza del corpo umano (c) è fissata pari a 3 dB nel caso il terminale sia utilizzato per servizio voce e 0 dB per servizio dati. − La potenza (EIRP) (d) equivalente si irradiata ricava da sommando un radiatore i termini isotropo descritti precedentemente. d = a+b-c Per quanto riguarda la stazione base: - La densità spettrale di rumore all’ingresso del ricevitore (g) è ricavabile dalla formula: Nrf=k⋅T+NF dove k⋅T è la densità di rumore termico pari a -174 dBm/Hz, con k costante di Boltzmann pari a 1.381⋅10-23 J/K e T temperatura in gradi Kelvin (T=290 K); NF è la cifra di rumore del ricevitore della stazione base, scelta pari a 5 dB. - La potenza di rumore del ricevitore (h) è pari a: - - h=g+log(3840000) [dBm]. Il margine di interferenza (i) deve corrispondere al valore di noise rise (carico) previsto, ossia all’incremento di rumore dovuto all’interferenza in aggiunta 131 al rumore termico. Il margine di interferenza di 1 dB corrisponde ad un carico (ρ) del 20%; 3 dB corrispondono ad un fattore di carico del 50%; 6 dB corrispondono ad un fattore di carico del 75%. Il margine di interferenza è legato al fattore di carico attraverso seguente formula: i = -10⋅log(1-ρ) - La potenza di interferenza del la (6.6) ricevitore (j) si calcola dall’espressione: - [dBm]. Il rumore effettivo totale + interferenza (k) vale: - - j=10⋅log(10^(h+i)/10-10^(h/10)) k=10⋅log(10^(h/10)+10^(j/10)) [dBm]. Il guadagno di processo (l) vale: - l=10⋅log(chip rate/bit rate) [dBm]. dove il chip-rate è pari a 3840 kbit/s e il bit-rate varia a seconda del servizio richiesto. - Eb/N0 richiesto (m) è il rapporto tra la densità spettrale di potenza del segnale utile e quella del segnale interferente, dopo le operazioni di despreading. Per la scelta del parametro si è fatto riferimento alle specifiche ETSI TR 125 942 V4.0.0 (2001-09). - La sensibilità del ricevitore (n) si ottiene dalla somma algebrica dei termini sopraindicati: n=m-l+k [dB] ed indica la sensibilità richiesta al ricevitore in determinate condizioni di rumore termico, interferenza, tipo di servizio e qualità del segnale. − Il guadagno di antenna della stazione base (o) tipicamente è dell’ordine di 18 dBi per antenne settoriali, e 11 dBi per antenne omnidirezionali. − Il margine di fast fading (margine di controllo di potenza) (q) è aggiunto alla potenza di trasmissione della stazione mobile per garantire il corretto funzionamento del fast power control. Nel calcolo semplificato può essere trascurato. 132 − L’attenuazione di propagazione massima (r) è pari a: r=d-n+o-p-q [dB] dove q (fast fading) è nel nostro caso trascurato. L’attenuazione massima dipende quindi dalle caratteristiche dell’emettitore, del ricevitore (sensibilità) e della stazione base. − Probabilità di copertura [%] viene fissata a priori e rappresenta la percentuale di punti, all’interno dell’area di servizio, nei quali si vuole garantire la copertura. Nel nostro calcolo fissiamo 80%. − Deviazione standard propagazione del fading segnale log-normale nell’ambiente; è legata alla nel nostro caso assumiamo un valore di 11 dB. − L’esponente del modello di propagazione dipende dal tipo di modello adottato, nel nostro caso Okumura-Hata con esponente pari a 3.5 per i primi tre scenari e 4 per il 4^ scenario. − Il margine di fading log-normale (s) si ricava dal grafico di figura 39. Fissati la probabilità di copertura, la deviazione standard fading log-normale e l’esponente del modello di propagazione, dalla figura 40 si ottiene la CCP e quindi dalla figura 39 il margine di fading log-normale. Nelle condizioni imposte precedentemente la CCP risulta essere pari al 60% ed il margine di fading log-normale pari a 2.2 dB nei primi tre scenari e 2.9 nel 4^ scenario. − Attenuazione di propagazione consentita per la cella (v) è pari a v=r-s [dB] e dunque dipende dall’attenuazione massima e dal fading lognormale. 133 6.5 MODELLO DI PROPAGAZIONE E LIMITI DI VARIABILITÀ Il modello di propagazione fornisce una stima del valore mediano del segnale nell’ambiente considerato e permette di convertire l’attenuazione di propagazione “consentita” per la cella, espressa in dB, nel raggio massimo della cella in km. I modelli sono classificati in: • Modelli empirici Utilizzano (Okumura-Hata). pochi parametri Possono fornire derivati da estese campagne di misura. • Modelli statistici (Walfish-Ikegami). previsioni a banda larga e a banda stretta. • Modelli semi-deterministici (Berg). Utilizzano pochi parametri topologici e di collegamento. • Modelli deterministici (Ray-Tracing). Forniscono previsioni accurate sia a banda stretta che a banda larga. Nei calcoli svolti si usa il modello di Okumura-Hata, semplificato in base alle nostre condizioni. É stato sviluppato a partire da misure utilizzate da Okumura a Tokio nel 1968: la formula è stata poi fornita da Hata nel 1980. Essa fornisce una stima del valore mediano del campo funzione della distanza dall’antenna e di altri parametri di sistema secondo la seguente espressione dell’attenuazione: L(dB)=69.55+26.16⋅logf-13.82⋅loghBS-a(hMS)+(44.9-6.55⋅loghBS)⋅logR (6.7) f = frequenza in MHz; hBS = altezza equivalente della BS in m (si tiene conto dell’irregolarità del terreno); a(hMS) = parametro legato all’altezza sul terreno solitamente si trascura. R = raggio della cella in km. I limiti di applicabilità sono: hBS ≥ 30 m e R≥ 1 km. 134 della MS, 6.6 CALCOLO DEL RAGGIO DELLA CELLA IN DIVERSE calcolo, dovuto principalmente SITUAZIONI Data la complessità del all’importanza delle previsioni di traffico che richiedono strumenti di simulazione dinamica, bisogna introdurre delle semplificazioni per il nostro modello. Si considera uno scenario ideale con celle aventi tutte le stesse caratteristiche ed una distribuzione del carico uniforme tra tutte le celle. Per quanto riguarda l’ambiente di propagazione si considera un territorio uniforme con caratteristiche simili allo spazio libero, dove l’attenuazione suppone inoltre che principalmente in un certo è dovuta istante alla distanza. (snapshot) il Si servizio utilizzato sia lo stesso, caratterizzato da un unico bit-rate, sia in uplink che in downlink e dal fatto che gli utenti si trovano all’aperto e fermi. Si fissano le condizioni di carico della rete, le potenze di trasmissione delle stazioni base e la probabilità di copertura. I valori di Eb/N0 sono presi dalle specifiche ETSI TR 125 942 V4.0.0 (2001-09). Si utilizza il modello di propagazione di Okumura-Hata in una forma semplificata fissando fc = 1950 MHz e hBS=30 m, quindi da: L(dB)=69.55+26.16⋅logf-13.82⋅loghBS+(44.9-6.55⋅loghBS)⋅logR, si ottiene: (6.8) L=135+35⋅log10R Nelle successive tabelle viene presentato il calcolo del link budget per tre diverse situazioni di carico della rete, considerando il servizio con bit-rate di 144 kbit/s. Lo scopo è di valutare l’impatto della crescita del traffico sul numero di stazioni radio base da installare sul territorio e quindi sui livelli di campo a cui è esposta la popolazione. 135 1^ SCENARIO TRATTA UPLINK CARICO (ρ) AL 20% (margine di interferenza 1 dB) TRASMETTITORE MOBILE (UE) Potenza di trasmissione max [dBm] 24 A Guadagno antenna [dBi] 2 B Attenuazione corpo umano [dB] 0 C EIRP [dBm] 26 D D=A+B-C RICEVITORE (Node B) Densità di rumore termico [dBm/Hz] -174 (Thermal noise density) E Cifra di rumore [dB] 5 (Noise Figure) F Densità di rumore [dBm/Hz] -169 (Noise Density) G=E+F G Potenza di rumore ricevitore [dBm] -103.1 (Receiver noise power) H=G+10*log(3840000) H Margine di interferenza [dB] 1 (Interference margin) I Potenza di interferenza [dBm] -108.9 (Receiver interference power) J=10*log(10^(H+I)/10- J 10^(H/10)) 136 Rumore effettivo totale+interferenza [dBm] -102.1 (Total effective noise+interference) K=10*log(10^(H/10)+ K 10^(J/10)) Guadagno di processo [dB] 14.3 L L=10*log(3840/144) Eb/N0 [dB] 3.1 M Sensibilità ricevitore [dBm] -113.3 N N=M-L+K Guadagno antenna stazione base [dBi] 18 O Attenuazione cavi nella BS [dB] 2 P Attenuazione di propagazione [dB] 155.3 R R=D-N+O-P Probabilità di copertura [%] 80% Deviazione standard fading log-normale 11 [dB] Esponente del modello di propagazione 3.5 Margine di fading log-normale [dB] 2.2 S Attenuazione di propagazione consentita 153.1 per il raggio della cella [dB] V=R-S Attenuazione tramite formula di Okumura Hata: L=135+35⋅log10(R)=153.1 dB. R=3.3 km. 137 TRATTA DOWNLINK CARICO (ρ) AL 20% (margine di interferenza 1 dB) STAZIONE BASE (Node B) Potenza di trasmissione max [dBm] 43 A Guadagno antenna [dBi] 18 B Attenuazione cavi [dB] 2 C EIRP [dBm] 59 D D=A+B-C RICEVITORE (UE) Densità di rumore termico [dBm/Hz] -174 (Thermal noise density) E Cifra di rumore [dB] 9 (Noise Figure) F Densità di rumore [dBm/Hz] -165 (Noise Density) G=E+F G Potenza di rumore ricevitore [dBm] -99.1 (Receiver noise power) H=G+10*log(3840000) H Margine di interferenza [dB] 1 (Interference margin) I Potenza di interferenza [dBm] -105.2 (Receiver interference power) J=10*log(10^(H+I)/10- J 10^(H/10)) Rumore effettivo totale+interferenza [dBm] -98.2 (Total effective noise+interference) K=10*log(10^(H/10)+ K 10^(J/10)) 138 Guadagno di processo [dB] 14.3 L L=10*log(3840/144) Eb/N0 [dB] 4.5 M Sensibilità ricevitore [dBm] -107.9 N N=M-L+K Guadagno antenna stazione mobile [dBi] 2 O Attenuazione di propagazione [dB] 169 R R=D-N+O Probabilità di copertura [%] 80% Deviazione standard fading log-normale [dB] 11 Esponente del modello di propagazione 3.5 Margine di fading log-normale [dB] 2.2 S Attenuazione di propagazione consentita per il 166.8 raggio della cella [dB] V=R-S Attenuazione tramite formula di Okumura Hata: L=135+35⋅log10(R)=166.8 dB. R = 8.1 km. La tratta uplink presenta un raggio inferiore ed è perciò la tratta limitante. 139 2^ SCENARIO TRATTA UPLINK CARICO (ρ) AL 50% (margine di interferenza 3 dB) TRASMETTITORE MOBILE (UE) Potenza di trasmissione max [dBm] 24 A Guadagno antenna [dBi] 2 B Attenuazione corpo umano [dB] 0 C EIRP [dBm] 26 D D=A+B-C RICEVITORE (Node B) Densità di rumore termico [dBm/Hz] -174 (Thermal noise density) E Cifra di rumore [dB] 5 (Noise Figure) F Densità di rumore [dBm/Hz] -169 (Noise Density) G=E+F G Potenza di rumore ricevitore [dBm] -103.1 (Receiver noise power) H=G+10*log(3840000) H Margine di interferenza [dB] 3 (Interference margin) I Potenza di interferenza [dBm] -103.1 (Receiver interference power) J=10*log(10^(H+I)/10- J 10^(H/10)) Rumore effettivo totale+interferenza [dBm] -100.1 (Total effective noise+interference) K=10*log(10^(H/10)+ K 10^(J/10)) 140 Guadagno di processo [dB] 14.3 L L=10*log(3840/144) Eb/N0 [dB] 3.1 M Sensibilità ricevitore [dBm] -111.3 N N=M-L+K Guadagno antenna stazione base [dBi] 18 O Attenuazione cavi nella BS [dB] 2 P Attenuazione di propagazione [dB] 153.3 R R=D-N+O-P Probabilità di copertura [%] 80% Deviazione standard fading log-normale [dB] 11 Esponente del modello di propagazione 3.5 Margine di fading log-normale [dB] 2.2 S Attenuazione di propagazione consentita per il 151.1 raggio della cella [dB] V=R-S Attenuazione tramite formula di Okumura Hata: L=135+35⋅log10(R)=151.1 dB. R = 2.9 km 141 TRATTA DOWNLINK CARICO (ρ) AL 50% (margine di interferenza 3 dB) STAZIONE BASE (Node B) Potenza di trasmissione max [dBm] 43 A Guadagno antenna [dBi] 18 B Attenuazione cavi [dB] 2 C EIRP [dBm] 59 D D=A+B-C RICEVITORE (UE) Densità di rumore termico [dBm/Hz] -174 (Thermal noise density) E Cifra di rumore [dB] 9 (Noise Figure) F Densità di rumore [dBm/Hz] -165 (Noise Density) G=E+F G Potenza di rumore ricevitore [dBm] -99.1 (Receiver noise power) H=G+10*log(3840000) H Margine di interferenza [dB] 3 (Interference margin) I Potenza di interferenza [dBm] -99.2 (Receiver interference power) J=10*log(10^(H+I)/10- J 10^(H/10)) Rumore effettivo totale+interferenza [dBm] -96.2 (Total effective noise+interference) K=10*log(10^(H/10)+ K 10^(J/10)) 142 Guadagno di processo [dB] 14.3 L L=10*log(3840/144) Eb/N0 [dB] 4.5 M Sensibilità ricevitore [dBm] -106 N N=M-L+K Guadagno antenna stazione mobile [dBi] 2 O Attenuazione di propagazione [dB] 167 R R=D-N+O Probabilità di copertura [%] 80% Deviazione standard fading log-normale [dB] 11 Esponente del modello di propagazione 3.5 Margine di fading log-normale [dB] 2.2 S Attenuazione di propagazione consentita per il 164.8 raggio della cella [dB] V=R-S Attenuazione tramite formula di Okumura Hata: L=135+35⋅log10(R)=164.8 dB. R = 7.1 km. La tratta uplink presenta un raggio inferiore ed è perciò la tratta limitante. 143 3^ SCENARIO TRATTA UPLINK CARICO (ρ) AL 75% (margine di interferenza 6 dB) TRASMETTITORE MOBILE (UE) Potenza di trasmissione max [dBm] 24 A Guadagno antenna [dBi] 2 B Attenuazione corpo umano [dB] 0 C EIRP [dBm] 26 D D=A+B-C RICEVITORE (Node B) Densità di rumore termico [dBm/Hz] -174 (Thermal noise density) E Cifra di rumore [dB] 5 (Noise Figure) F Densità di rumore [dBm/Hz] -169 (Noise Density) G=E+F G Potenza di rumore ricevitore [dBm] -103.1 (Receiver noise power) H=G+10*log(3840000) H Margine di interferenza [dB] 6 (Interference margin) I Potenza di interferenza [dBm] -98.5 (Receiver interference power) J=10*log(10^(H+I)/10- J 10^(H/10)) 144 Rumore effettivo totale+interferenza [dBm] -97.2 (Total effective noise+interference) K=10*log(10^(H/10)+ K 10^(J/10)) Guadagno di processo [dB] 14.3 L L=10*log(3840/144) Eb/N0 [dB] 3.1 M Sensibilità ricevitore [dBm] -108.4 N N=M-L+K Guadagno antenna stazione base [dBi] 18 O Attenuazione cavi nella BS [dB] 2 P Attenuazione di propagazione [dB] 150.4 R R=D-N+O-P Probabilità di copertura [%] 80% Deviazione standard fading log-normale [dB] 11 Esponente del modello di propagazione 3.5 Margine di fading log-normale [dB] 2.2 S Attenuazione di propagazione consentita per il 148.2 raggio della cella [dB] V=R-S Attenuazione tramite formula di Okumura Hata: L=135+35⋅log10(R)=148.2 dB. R = 2.4 km. 145 TRATTA DOWNLINK CARICO (ρ) AL 75% (margine di interferenza 6 dB) STAZIONE BASE (UE) Potenza di trasmissione max [dBm] 43 A Guadagno antenna [dBi] 18 B Attenuazione cavi [dB] 2 C EIRP [dBm] 59 D D=A+B-C RICEVITORE (Node B) Densità di rumore termico [dBm/Hz] -174 (Thermal noise density) E Cifra di rumore [dB] 9 (Noise Figure) F Densità di rumore [dBm/Hz] -165 (Noise Density) G=E+F G Potenza di rumore ricevitore [dBm] -99.1 (Receiver noise power) H=G+10*log(3840000) H Margine di interferenza [dB] 6 (Interference margin) I Potenza di interferenza [dBm] -94.3 (Receiver interference power) J=10*log(10^(H+I)/10- J 10^(H/10)) Rumore effettivo totale+interferenza [dBm] -93.1 (Total effective noise+interference) K=10*log(10^(H/10)+ K 10^(J/10)) 146 Guadagno di processo [dB] 14.3 L L=10*log(3840/144) Eb/N0 [dB] 4.5 M Sensibilità ricevitore [dBm] -102.9 N N=M-L+K Guadagno antenna stazione mobile [dBi] 2 O Attenuazione di propagazione [dB] 163.9 R R=D-N+O Probabilità di copertura [%] 80% Deviazione standard fading log-normale [dB] 11 Esponente del modello di propagazione 3.5 Margine di fading log-normale [dB] 2.2 S Attenuazione di propagazione consentita per il 161.7 raggio della cella [dB] V=R-S Attenuazione tramite formula di Okumura Hata: L=135+35⋅log10(R)=161.7 dB. R = 5.8 km. La tratta uplink presenta un raggio inferiore ed è perciò la tratta limitante. 147 6.7 CALCOLO DEL NUMERO DI STAZIONI RADIOBASE NECESSARIE PER COPRIRE L’AREA Per determinare il numero di stazioni radio base necessarie per coprire un territorio, si divide l’area totale per l’area di ogni singola cella. La tassellazione viene fatta con esagoni regolari, dato che la legge di attenuazione sul territorio è uniforme e le linee equisegnale sono circonferenze concentriche, l’esagono di riferimento è inscritto nella circonferenza di diametro uguale al raggio di copertura precedentemente calcolato. L’area totale da coprire è 100 km2. Nei calcoli gli arrotondamenti sono fatti tutti per eccesso. Nel 1^ scenario il raggio di copertura della cella risulta 3.3 km. Per calcolare l’area dell’esagono inscritto nella circonferenza di diametro equivalente al raggio di copertura della cella si utilizza la seguente formula, con l = R/2 = 1.7 km: Area esagono = 3⋅l2⋅sin(60°) = 7.5 km2 N°(celle) = 100/7.5 = 14. Nel 2^ scenario il raggio di copertura è 2.9 km, l = 1.5 km quindi: Area esagono = 3⋅l2⋅sin(60°) = 4.4 km2 N°(celle) = 100/4.4 = 23 Nel 3^ scenario il raggio di copertura è 2.4 km, l = 1.2 km quindi: Area esagono = 3⋅l2⋅sin(60°) = 3.7 km2 N°(celle) = 100/3.7 = 27. Il numero di stazioni base è pari al numero di celle diviso tre (cioè tre antenne settoriali, una ogni 120°). 1^ scenario: N°(SRB) = 14/3 = 5. 2^ scenario: N°(SRB) = 23/3 = 8. 3^ scenario: N°(SRB) = 27/3 = 9 148 QUARTO SCENARIO In questo caso si fissa un raggio di copertura, 1.5 km, equivalente ad un esagono di lato 0.75 km e si determina il margine di interferenza che deve avere la cella in modo tale da mantenere la capacità totale della rete equivalente a quella del primo scenario. La potenza delle SRB viene posta a 30 dBm (1 W). Il rapporto Eb/N0 viene fissato a 2.4 dB, l’esponente del modello di propagazione è posto uguale a 4. Si vuole ottenere una copertura equivalente alla prima realizzata (1° scenario celle con carico al 20%), in cui si sono ricavate 5 SRB con celle di lato pari a 1.65 km (il calcolo è svolto nel paragrafo 6.7) per coprire la superficie di 100 km2. L’area di ciascuna cella nel quarto scenario risulta: 1.5 km2. N(celle) = 100/1.5 = 67 N(SRB) = 23. Dato che per il servizio scelto la pole – capacity è del 20%, il numero di utenti per SRB del primo scenario è N*ρ, in cui N è il numero massimo di utenti per il servizio scelto. Approssimativamente N*ρ (numero di utenti) risultano mediamente ripartiti tra 23/5 SRB. Quindi il fattore di carico ρ si ricava da: 5 : ρ = 23 : 20% ρ = 5% . Il margine di interferenza risulta pari a: I = -10⋅log(1-ρ) = 0.2 dB. Le condizioni sulla qualità del servizio impongono una probabilità di copertura (ACP) dell’80%; il margine di fading log-normale risultante è 2.9 dB. Viene riportato il calcolo del link budget come verifica di tutte le ipotesi: date le approssimazioni ci si aspetta che il valore del raggio di copertura non coincida perfettamente con quello fissato come condizione iniziale. La formula di Okumura-Hata viene modificata, dato che hBS diventa pari a 5 m. Si ottiene perciò: L = 146 + 40⋅log10R. 149 (6.9) 4^ SCENARIO TRATTA UPLINK CARICO (ρ) AL 5% (margine di interferenza 0.2 dB) TRASMETTITORE MOBILE (UE) Potenza di trasmissione max [dBm] 24 A Guadagno antenna [dBi] 2 B Attenuazione corpo umano [dB] 0 C EIRP [dBm] 26 D D=A+B-C RICEVITORE (Node B) Densità di rumore termico [dBm/Hz] -174 (Thermal noise density) E Cifra di rumore [dB] 5 (Noise Figure) F Densità di rumore [dBm/Hz] -169 (Noise Density) G=E+F G Potenza di rumore ricevitore [dBm] -103.1 (Receiver noise power) H=G+10*log(3840000) H Margine di interferenza [dB] 0.2 (Interference margin) I Potenza di interferenza [dBm] -116.4 (Receiver interference power) J=10*log(10^(H+I)/10- J 10^(H/10)) 150 Rumore effettivo totale+interferenza [dBm] -102.9 (Total effective noise+interference) K=10*log(10^(H/10)+ K 10^(J/10)) Guadagno di processo [dB] 14.3 L L=10*log(3840/144) Eb/N0 [dB] 2.4 M Sensibilità ricevitore [dBm] -114.8 N N=M-L+K Guadagno antenna stazione base [dBi] 18 O Attenuazione cavi nella BS [dB] 2 P Attenuazione di propagazione [dB] 156.8 R R=D-N+O-P Probabilità di copertura [%] 80% Deviazione standard fading log-normale [dB] 11 Esponente del modello di propagazione 4 Margine di fading log-normale [dB] 2.9 S Attenuazione di propagazione consentita per il 153.9 raggio della cella [dB] V=R-S Attenuazione tramite formula di Okumura Hata: L=146+40⋅log10(R)=153.9 dB. R = 1.58 km. 151 TRATTA DOWNLINK CARICO (ρ) AL 5% (margine di interferenza 0.2 dB) STAZIONE BASE (Node B) Potenza di trasmissione max [dBm] 30 A Guadagno antenna [dBi] 18 B Attenuazione cavi [dB] 2 C EIRP [dBm] 46 D D=A+B-C RICEVITORE (UE) Densità di rumore termico [dBm/Hz] -174 (Thermal noise density) E Cifra di rumore [dB] 9 (Noise Figure) F Densità di rumore [dBm/Hz] -165 (Noise Density) G=E+F G Potenza di rumore ricevitore [dBm] -99.1 (Receiver noise power) H=G+10*log(3840000) H Margine di interferenza [dB] 0.2 (Interference margin) I Potenza di interferenza [dBm] -112.4 (Receiver interference power) J=10*log(10^(H+I)/10- J 10^(H/10)) 152 Rumore effettivo totale+interferenza [dBm] -98.9 K K=10*log(10^(H/10)+ (Total effective noise+interference) 10^(J/10)) Guadagno di processo [dB] 14.3 L L=10*log(3840/144) Eb/N0 [dB] 1.9 M Sensibilità ricevitore [dBm] -111.3 N N=M-L+K Guadagno antenna stazione mobile [dBi] 2 O Attenuazione di propagazione [dB] 159.3 dB R R=D-N+O Probabilità di copertura [%] 80 % Deviazione standard fading log-normale [dB] 11 Esponente del modello di propagazione 4.2 Margine di fading log-normale [dB] 2.9 S Attenuazione di propagazione consentita per il 155.1 raggio della cella [dB] V=R-S Attenuazione tramite formula di Okumura Hata: L=146+40⋅log10(R)=155.1 dB, quindi R = 1.7 km. La tratta uplink presenta un raggio inferiore ed è perciò la tratta limitante. 153 6.8 VALUTAZIONE DEI LIVELLI DI CAMPO TRAMITE I PROGRAMMI NFA2K E ALDEMAP Il programma NFA2K fornisce un calcolo per la previsione dei livelli di campo elettromagnetico presenti nelle vicinanze di antenne che irradino segnali di frequenza compresa tra 30 MHz e 3 GHz. Sono inseriti in input i dati relativi ai sistemi radianti che costituiscono le SRB: potenza massima di trasmissione, frequenza, tipo di antenna, rotazione traliccio, altezza sistema radiante. Aldemap permette di rappresentare i livelli di campo, calcolati tramite NFA2K, generati da più SRB, al massimo 100 sistemi su un lato di 10 km, dislocate su un territorio di superficie massima pari a 100 km2. L’antenna utilizzata in tutte le configurazioni è la Kathrein 741794 con guadagno pari a 18.5 dBi, frequenza di trasmissione pari a 1950 MHz e tilt elettrico pari a 2°. Per i primi tre scenari l’illuminazione del territorio avviene dall’alto, ossia le antenne sono installate a 30 m di altezza, nel 4^ scenario le antenne sono appoggiate agli edifici, ad altezza di 5 m. Nella realizzazione reale di copertura non si adotterebbe lo stesso tipo di antenna: la semplificazione è giustificata dallo scopo della simulazione che è il confronto tra ambienti omogenei. I tre impianti che costituiscono la SRB sono orientati rispettivamente a 90°, 210°, 330°, considerando come riferimento il nord geografico. Le SRB sono collocate ad una distanza reciproca di 1.5⋅R (R = raggio di copertura) a scacchiera, in modo da ottimizzare la copertura del rappresentazioni territorio. dei tre Di scenari seguito con i sono livelli di riportate campo su le tre altezze rispettivamente di 25 m, 13 m e 5 m. È riportata inoltre la singola postazione con i relativi livelli di campo calcolati a diverse altezze. La risoluzione adottata è pari a 5 m, in base alla capacità di calcolo del computer. 154 6.8.1 1^ SCENARIO Figura 41 1^ scenario ad altezza di 25 m Legenda colori: COLORE CAMPO ELETTRICO ASSOCIATO E (V/m) 4 <E< 3 2 <E< 3 1 <E < 2 155 Figura 42 1^ scenario ad altezza 13 m Ad altezza di 5 m i livelli di campo risultano inferiori a 1 V/m 156 6.8.2 2^ SCENARIO Figura 43 2^ scenario altezza 25 m Legenda colori: COLORE CAMPO ELETTRICO ASSOCIATO E (V/m) 4 <E< 3 2 <E< 3 1 <E < 2 157 Figura 44 2^ scenario altezza 13 m Ad altezza di 5 m i livelli di campo risultano inferiori a 1 V/m. 158 6.8.3 3^ SCENARIO Figura 45 3^ scenario ad altezza di 25 m LEGENDA COLORI: COLORE CAMPO ELETTRICO ASSOCIATO E (V/m) 4 <E< 3 2 <E< 3 1 <E < 2 159 Figura 46 3^ scenario ad altezza 13 m Ad altezza di 5 m i livelli di campo risultano inferiori a 1 V/m. 160 IMMAGINE POSTAZIONE A DIVERSE ALTEZZE PER I PRIMI TRE SCENARI Figura 47 livelli di campo ad altezza di 29m Figura 48 livelli di campo ad altezza di 25m Figura 49 livelli di campo ad altezza di 13m Figura 50 livelli di campo ad altezza di 5m LEGENDA COLORI COLORE ASSOCIATO CAMPO ELETTRICO E (V/m) E> 6 6 <E< 5 5 <E< 4 4 <E< 3 2 <E< 3 1 <E < 2 161 VOLUME DI RISPETTO IMPIANTO CON POTENZA DI TRASMISSIONE DI 20 W Figura 51 Volume di rispetto per antenna K741794 con Pout di 20 W Dimensioni volumetriche a 6 V/m Xmax 34.9 m Ymax 30.5 m Zmax 31.4 m Xmin –23 m Ymin –31.9 m Zmin 27.1 m Osservazioni: Le immagine delle singole postazioni sono realizzate tramite NFA2K. Per i primi tre scenari le postazioni sono identiche hanno tutte potenza di 20 W e sistemi radianti orientati con gli stessi angoli. Dalle figure riportate sopra si nota che i livelli di campo attorno alle stazioni radio base non interagiscono tra di loro per le distanze considerate: ossia nel primo scenario la distanza tra le SRB risulta pari a 4.95 km; nel secondo scenario risulta pari a 4.55 km e nel terzo scenario risulta pari a 3.6 km. Quindi se si ipotizza di avere una distribuzione di edifici attorno alla stazione radio base, l’esposizione della popolazione dipende unicamente dal campo elettromagnetico generato dal singolo impianto. Naturalmente l’esposizione è maggiore ad altezze prossime a quelle a cui si trova l’antenna trasmittente, dato che le onde elettromagnetiche si propagano in maniera rettilinea ed il tilt è 162 stato scelto pari a 2°. Nei primi tre scenari l’antenna è posta a 30 m di altezza, quindi i livelli di campo più elevati si rilevano ad altezze di 29 m, ma già a 25 m si riscontrano al massimo 4 V/m, a 13 m si rilevano 3 V/m ed a 5 m i livelli di campo sono inferiori a 2 V/m. In tabella 35 sono riportati i valori di campo elettrico in funzione della distanza dall’impianto a 29 m di altezza. Tabella 34 VALORI DI CAMPO ELETTRICO DISTANZE (m) (V/m) 5 <E< 6 41 4 <E< 5 51.7 3 <E< 4 66.7 2 <E< 3 93.3 1 <E< 2 186.8 163 6.8.4 4^ SCENARIO Figura 52 4^ scenario ad altezza di 5 m Legenda colori COLORE ASSOCIATO CAMPO ELETTRICO E (V/m) E> 6 5 <E< 6 4 <E< 5 3 <E< 4 2 <E< 3 1 <E < 2 164 Figura 53 4^ scenario ad altezza di 3.5 m 165 Figura 54 4^ scenario ad altezza di 1.5 m 166 IMMAGINE POSTAZIONE A DIVERSE ALTEZZE PER IL 4^ SCENARIO Figura 55 Livelli di campo ad altezza di 5m Figura 56 Livelli di campo ad altezza di 3.5m Figura 57 Livelli di campo ad altezza di 1.5 m Legenda colori COLORE ASSOCIATO CAMPO ELETTRICO E (V/m) E> 6 5 <E< 6 4 <E< 5 3 <E< 4 2 <E< 3 1 <E < 2 167 RAPPRESENTAZIONE DEL VOLUME DI RISPETTO Figura 58 Volume di rispetto per antenna K741794 con Pout DI 1 W DIMENSIONI VOLUMETRICHE A 6 V/m Xmax 7.5 m Ymax 6.8 m Zmax 5.3 m Xmin –5.2 m Ymin –6.8 m Zmin 4.4 m CONFRONTO TRA LIVELLI DI CAMPO ELETTICO PRODOTTI DA SRB A 1 W E A 20 W A DIVERSE ALTEZZE DAL SUOLO Confrontiamo i livelli di campo elettromagnetico generati dalle due postazioni, che hanno rispettivamente potenza massima di trasmissione di 30 dBm (1 W) e 43 dBm (20 W), a diverse altezze. Il primo rilevamento è fatto a 15 m, corrispondente all’altezza massima degli edifici in ambiente urbano; il secondo a 10 m, altezza media degli edifici in ambiente urbano; il terzo a 5 m, altezza del centro elettrico dell’impianto ed infine l’ultimo a 2 m. Legenda colori COLORE ASSOCIATO CAMPO ELETTRICO E (V/m) E> 2.5 2 <E< 2.5 1.5 <E< 2 1 <E< 1.5 0.5 <E< 1 E < 0.5 168 6.8.5 PRIMO CONFRONTO: ALTEZZA 15 m Figura 59 livelli di campo per SRB a 1 W Figura 60 livelli di campo per SRB a 20 W Tabella 35 Punti di controllo SRB 1 W PUNTI H X ANGOLO VALORE (m) (m) AL NORD CAMPO GEOGRA Tabella 36 Punti di controllo SRB 20 W PUNTI H X ANGOLO VALORE (m) (m) AL NORD CAMPO ELETTRICO GEOGRA ELETTRICO FICO (V/m) FICO (V/m) 32 15 113 45° 0.03 4 15 113 45° 0.35 31 15 85 45° 0.04 3 15 85 45° 0.07 30 15 56 45° 0.07 2 15 56 45° 0.33 28 15 28 45° 0.06 1 15 28 45° 0.09 21 15 5 90° 0.05 5 15 5 90° 0.25 22 15 10 90° 0.17 6 15 10 90° 0.54 23 15 20 90° 0.02 7 15 20 90° 0.91 24 15 40 90° 0.19 8 15 40 90° 0.25 25 15 60 90° 0.13 9 15 60 90° 0.69 26 15 80 90° 0.08 10 15 80 90° 0.18 27 15 100 90° 0.05 11 15 100 90° 0.31 169 Osservazioni: Dai valori riportati in tabella 35 si nota che la SRB con potenza di trasmissione di 1 W genera un campo elettrico che assume ovunque valori inferiori a 0.5 V/m, il cui valor medio sul territorio, calcolato considerando i punti riportati in figura 59, è 0.08 V/m. La SRB con potenza di trasmissione di 20 W crea campi che raggiungono, tra 15 m e 20 m di distanza, valori compresi tra 1.5 V/m e 1 V/m: il valor medio sul territorio, calcolato considerando i punti riportati in figura 60, è 0.4 V/m. 170 6.8.6 SECONDO CONFRONTO: ALTEZZA 10 m Figura 61 livelli di campo per SRB a 1 W Figura 62 livelli di campo per SRB a 20 W Tabella 37 Punti di controllo SRB 1 W PUNTI H X ANGOLO VALORE (m) (m) AL NORD CAMPO GEOGRA Tabella 38 Punti di controllo SRB 20 W PUNTI H X ANGOLO VALORE (m) (m) AL NORD CAMPO ELETTRICO GEOGRA ELETTRICO FICO (V/m) FICO (V/m) 36 10 113 45° 0.11 15 10 113 45° 0.05 35 10 85 45° 0.11 14 10 85 45° 0.27 34 10 56 45° 0.06 13 10 56 45° 0.13 33 10 28 45° 0.13 12 10 28 45° 0.59 14 10 5 90° 0.37 16 10 5 90° 0.24 15 10 10 90° 0.30 17 10 10 90° 0.26 16 10 20 90° 0.26 18 10 20 90° 0.26 17 10 40 90° 0.19 19 10 40 90° 0.35 18 10 60 90° 0.14 20 10 60 90° 0.29 19 10 80 90° 0.19 21 10 80 90° 0.52 20 10 100 90° 0.20 22 10 100 90° 0.34 171 Osservazioni: Si nota, dai dati riportati in tabella 37, che la SRB con potenza di trasmissione di 1 W genera ad altezza di 15 m un campo elettrico che assume ovunque valori inferiori a 0.5 V/m, il cui valor medio sul territorio, calcolato considerando i punti riportati in figura 61, è 0.2 V/m. Attorno alla SRB con potenza di trasmissione di 20 W è presente un valore di campo inferiore ad 1 V/m: il valor medio sul territorio, calcolato considerando i punti riportati in figura 62, è 0.3 V/m. 172 6.8.7 TERZO CONFRONTO: ALTEZZA 5 m Figura 63 livelli di campo per SRB a 1 W Figura 64 livelli di campo per SRB a 20 W Tabella 39 Punti di controllo SRB 1 W PUNTI H X ANGOLO VALORE (m) (m) AL NORD CAMPO GEOGRA Tabella 40 Punti di controllo SRB 20 W PUNTI H X ANGOLO VALORE (m) (m) AL NORD CAMPO ELETTRICO GEOGRA ELETTRICO FICO (V/m) FICO (V/m) 40 5 113 45° 0.20 26 5 113 45° 0.21 39 5 85 45° 0.26 25 5 85 45° 0.19 38 5 56 45° 0.37 24 5 56 45° 0.08 37 5 28 45° 0.72 23 5 28 45° 0.46 1 5 5 90° 5.77 27 5 5 90° 0.17 2 5 10 90° 3.79 28 5 10 90° 0.17 3 5 20 90° 1.82 29 5 20 90° 0.19 4 5 40 90° 1.07 30 5 40 90° 0.41 5 5 60 90° 0.65 31 5 60 90° 0.13 6 5 80 90° 0.50 32 5 80 90° 0.27 7 5 100 90° 0.41 33 5 100 90° 0.41 173 Osservazioni: In questo caso, si rileva che i valori di campo elettrico intorno alla SRB a potenza 1 W sono maggiori, infatti il centro elettrico dell’antenna è a 5 m di altezza. Dai valori riportati nelle tabelle 39 e 40 si nota che a 5 m di distanza dall’impianto il valore di campo elettrico è pari a 5.77 V/m mentre per l’impianto a 20 W nello stesso punto è a 0.17 V/m. Il valor medio di campo elettrico sul territorio per il primo impianto è 1.4 V/m; per la SRB a 20 W è pari a 0.2 V/m. 174 6.8.8 QUARTO CONFRONTO: ALTEZZA 2 m Figura 65 livelli di campo per SRB a 1 W Figura 66 livelli di campo per SRB a 20 W Tabella 41 Punti di controllo SRB 1 W Tabella 42 Punti di controllo SRB 20 W PUNTI H X ANGOLO VALORE (m) (m) AL NORD CAMPO ELETTRICO GEOGRA ELETTRICO FICO (V/m) FICO (V/m) H X ANGOLO VALORE (m) (m) AL NORD CAMPO GEOGRA PUNTI 44 2 113 45° 0.22 37 2 113 45° 0.21 43 2 85 45° 0.31 36 2 85 45° 0.12 42 2 56 45° 0.46 35 2 56 45° 0.14 41 2 28 45° 0.57 34 2 28 45° 0.10 7 2 5 90° 0.31 38 2 5 90° 0.14 8 2 10 90° 0.55 39 2 10 90° 0.17 9 2 20 90° 0.64 40 2 20 90° 0.17 10 2 40 90° 1.01 41 2 40 90° 0.71 11 2 60 90° 0.73 42 2 60 90° 0.08 12 2 80 90° 0.56 43 2 80 90° 0.19 13 2 100 90° 0.47 44 2 100 90° 0.30 175 Osservazioni: A 2 m di altezza il campo elettrico generato dall’impianto a 20 W si mantiene al di sotto di 0.5 V/m: il valor medio sul territorio calcolato dai dati in tabella è 0.2 V/m. Attorno alla SRB con potenza 1 W è presente un campo elettrico che al massimo raggiunge, nei punti considerati, un valore pari a 1.01. Il valor medio di campo elettrico sul territorio è pari a 0.5 V/m. 176 6.8.9 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Dai calcoli svolti con il programma NFA2K emerge che i livelli di campo elettrico generati sul territorio da impianti con potenze massime di trasmissione pari a 20 W, posti a 30 m di altezza dal suolo, raggiungono valori che superano il limite fissato dalla normativa (6 V/m per edifici adibiti a permanenze superiori alle 4 h) ad altezze comprese tra 31.4 m e 27.1 m ed a distanze comprese tra 31.4 m e 27.1 m, lungo la direzione di massima irradiazione, come mostrato dal grafico del volume di rispetto in figura 51. Per la postazione con potenza massima di trasmissione pari a 1 W, posizionata a 5 m di altezza dal suolo, il volume di rispetto è confinato a 7.5 m di distanza lungo la massima direzione di irradiazione. I valori medi di campo elettrico, calcolati per le diverse altezze sono riportati in tabella 43. Tabella 43 Altezza (m) Consideriamo di Valor medio di Valor medio di campo elettrico campo elettrico (V/m) SRB 20 W (V/m) SRB 1 W 15 0.4 0.08 10 0.3 0.2 5 0.2 1.4 2 0.2 0.5 avere una distribuzione di edifici adibiti ad abitazione, di altezza media pari a 15 m, attorno agli impianti. Si nota che, per quanto riguarda l’esposizione della popolazione, i valori medi di campo elettrico prodotti dall’impianto a potenza maggiore, a 5 m e a 2 m di altezza, sono inferiori rispetto a quelli prodotti dall’impianto a 1 W. Il confronto tra i valori riportati in tabella 43 evidenzia che la differenza rilevante si ha a 5 m di altezza, dove è posizionato il centro elettrico del sistema. 177 CONCLUSIONI Sono stati pianificati ed analizzati 4 tipi di scenari di copertura di un’area di 100 km2. I primi tre prevedono stazioni radio base a potenza massima di trasmissione fissa, pari a 20 W. Si impone che il carico della rete sia pari al 20% (1^ scenario), al 50% (2^ scenario), al 75% (terzo scenario), e si determina il numero di stazioni radio base necessarie per garantire la copertura del territorio. Il quarto scenario è equivalente al primo, per quanto riguarda carico (20%), condizioni di copertura e tipo di servizi, ma è pianificato con SRB di potenza massima di trasmissione pari a 1 W. Dai calcoli svolti tramite i programmi NFA2K e Aldemap è emerso che i livelli confinati di campo attorno elettrico alle prodotti singole dal postazioni sistema per valori UMTS sono maggiori o uguali a 1 V/m e che, alle distanze a cui si trovano le SRB (4.95 km, 4.55 km, 3.6 km e 2.25 km), determinate in base al link budget, i livelli di campo generati dagli impianti non interagiscono tra loro. Pertanto la popolazione è esposta a valori di campo elettromagnetico maggiori o uguali ad 1 V/m, generati dal sistema UMTS, unicamente nell’intorno di ciascuna SRB. Analizzando i livelli di campo attorno i singoli sistemi, si è riscontrato che i fattori determinanti per quanto riguarda l’esposizione sono, a parità di tilt elettrico, la potenza di trasmissione e l’altezza del centro elettrico dell’antenna. L’impianto con potenza di trasmissione pari ad 1 W, ad esempio, ha un volume di rispetto con dimensioni (Xmax=7.5 m, Xmin=-5.2 m; Ymax=6.8 m, Ymin=-6.8 m ; Zmax=5.3 m; Zmin=4.4 m) inferiori rispetto a quelle di una SRB a 20 W (Xmax=34.9 m, Xmin=-23 m; Ymax=30.5 m, Ymin=-31.9 m ; Zmax= 31.4 m; Zmin=27.1 m). Se si ipotizza però di avere attorno ad esso una distribuzione di edifici, ad altezza di 5 m, (altezza del centro elettrico degli impianti nel 4^ scenario), l’esposizione 178 per la popolazione è maggiore rispetto al caso di impianti a potenza di 20 W con centro elettrico a 30 m. Si sono fissati punti di controllo attorno ad entrambe le SRB fino ad una distanza di 100 m dal centro della postazione per le altezze di 15 m, 10 m, 5 m, 2 m. Si è calcolata la media dei valori di campo registrati in tutti i punti. In tabella 44 sono riportati i valori calcolati nel capitolo 6. Tabella 44 Altezza (m) Valor medio di Valor medio di E2/ E1 campo elettrico E1 campo elettrico E2 (V/m) SRB 20 W (V/m) SRB 1 W 15 0.4 0.08 0.2 10 0.3 0.2 0.7 5 0.2 1.4 7 2 0.2 0.5 2.5 Si nota che i valori medi di campo elettrico attorno alle SRB a 20 W ad altezze di 5 m sono circa 7 volte inferiori rispetto a quelli attorno alle SRB a potenza pari ad 1 W; a 2 m sono circa 2.5 volte inferiori; a 10 m sono 1.5 volte maggiori i valori attorno alle SRB a 20 W; a 15 m sono 7 volte maggiori i valori attorno alle SRB a 20 W. Se si considera una città, ad esempio Rimini, che sul territorio presenta edifici di altezza media pari a 10 m, la copertura che ha un impatto elettromagnetico minore è quella realizzata con SRB con potenza pari a 20 W e centro elettrico a 30 m, alle distanze determinate nei calcoli. Inoltre occorre osservare che la situazione analizzata intorno ad una singola SRB va moltiplicata per il numero di postazioni totali presenti nell’area di 100 km2: 23 SRB nel quarto scenario, 5 nel primo scenario, 8 nel secondo scenario, 9 nel terzo scenario, considerando che il link budget svolto per determinare le rappresentazioni degli scenari fornisce delle linee guida per la pianificazione della copertura. Per quanto riguarda l’indagine strumentale dei livelli di campo elettrico generati da sistemi UMTS, il valore di campo elettrico UMTS più alto, rilevato durante le campagne di misura, è pari a (0.61±0.08) V/m a distanza di 48 m 179 dalla sorgente, con centro elettrico a 24 m, e ad un’altezza di 16.5 m, in presenza di un campo elettrico totale pari a (1.0 ± 0.5) V/m. Nei sistemi misti, che presentano anche impianti GSM900 e DCS1800, i valori di campo elettrico UMTS costituiscono una percentuale non superiore al 20% rispetto al campo elettrico totale. Infatti il sistema UMTS è disturbato da livelli elevati e non uniformi di potenza e la tecnologia su cui è basato mira a garantire la massima capacità del sistema conservando però i livelli di qualità a valori prestabiliti ed il livello di interferenza e carico al di sotto di opportune soglie. Si può impatto pertanto concludere elettromagnetico per che il quanto sistema UMTS riguarda risulta a minor l’esposizione della popolazione rispetto ai sistemi GSM900 e DCS1800, ma essendo una tecnologia che per il momento non sostituisce i sistemi a 900 MHz e 1800 MHz già esistenti, si aggiunge ad essi, si ha sul territorio un aumento del numero di antenne che, dal punto di vista estetico, non risulta gradevole anche se gli impianti vengono ricoprimenti solitamente di forma cilindrica. Figura 67 Antenna per telefonia cellulare 180 “camuffati” con Figura 68 Antenna per telefonia cellulare Figura 69 Antenna per telefonia cellulare Nelle foto sono riportati esempi di antenne per telefonia radio mobile presenti nella città di Rimini. In figura 67 è mostrato un impianto che comprende UMTS, GSM900 e DCS1800 installato sul tetto di un edificio: sono presenti tre antenne che irradiano in tre diverse direzioni. Nelle figure 68 e 69 le antenne per sistema UMTS si trovano sotto l’involucro bianco che solitamente è di forma circa cilindrica: tipico ricoprimento utilizzato per camuffare l’impianto, soprattutto in centri urbani. Figura 70 Antenna per telefonia cellulare A volte le antenne vengono Figura 71 Antenna per telefonia cellulare installate su pali di impianti di illuminazione, o su piloni, che permettono l’utilizzo di strutture 181 portanti preesistenti, diminuendo l’impatto visivo e offrendo alti centri elettrici d’installazione come mostrato nelle figure 70 e 71, immagini relative a sistemi UMTS. 182 APPENDICE SPECIFICHE STRUMENTO IN BANDA LARGA EMR 300 CON SONDA TYPE 8 183 CERTIFICATO DI TARATURA Nr. 05Q041 CAVO TESEO 184 185 186 CERTIFICATO DI CALIBRAZIONE ANTENNA BICONICA PCD8250 187 188 SPECIFICHE ANALIZZATORE DI SPETTRO AGILENT E4402B 189 190 191 192 FORMULE ESPRESSE IN DECIBEL Il decibel (dB) è un’unità conveniente per esprimere un rapporto di potenza esistente tra un segnale applicato su un ingresso e quello prelevato su un’uscita di un dispositivo. Nel caso di guadagno in potenza si ha: ⎛P G[dB ] = 10 ⋅ log⎜⎜ out ⎝ Pin ⎞ ⎟⎟ ⎠ Pin è una potenza di riferimento; i valori più comunemente utilizzati sono: Pin= 1 milliwatt si parlerà di dBm Pin= 1 kilowatt si parlerà di dBk Prendendo come riferimento un’antenna isotropa, il guadagno è detto guadagno assoluto e l’unità usata è il dBi. P[dBm] = 10 ⋅ log( P[W ] ⋅ 1000) P[mW ] = 10 P[W ] = P[ dBm ] 10 P[ dBm ] 10 10 1000 Per un’impedenza di 50 Ω: V = 10 dBm −13.01 20 193 BIBLIOGRAFIA 1. C. Mencuccini, V. Silvestrini: “Fisica II”, ed. Liguori, Napoli, 1998. 2. G. Franceschetti: “Campi elettromagnetici”, ed. Bollati Boringhieri, Torino, 1988. 3. Constantine A. Balanis: “Antenna Theory: analysis and design” ed J. Wiles & Sons, New York, 1997. 4. H. Holma, A. Toskala. “UMTS: accesso radio ed architettura di rete” edizione italiana a cura di F. Muratore, S. Barberis, Torino, TILAB, 2002. 5. 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