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Medicina Nucleare
IMAGING
CRITERI DI BUONA PREPARAZIONE
DEI RADIOFARMACI
C
ertezza di un farmaco sterile, apirogeno, prodotto da personale formato e utilizzando
apparecchiature controllate, calibrate
e tarate con continuità. Investendo materie prime realizzate da fornitori qualificati. Avendo un controllo totale sulla
qualità del farmaco. Soprattutto con
la certezza di somministrare al paziente
solo la quantità di radioattività necessaria alla corretta esecuzione dell’esame
e nulla più.
Poche righe per riassumere l’obiettivo
dell’applicazione, nel settore della medicina nucleare, delle Norme di Buona
Preparazione dei Radiofarmaci. Nate
da un Decreto del Ministero della Salute
del marzo 2005 sono effettivamente in
vigore da poco meno di un anno.
Alla fine del processo di preparazione
dei radiofarmaci è il medico nucleare
ad autorizzare la somministrazione al
paziente, ma solo dopo aver preso visione del report di preparazione e, soprattutto, dell’esito dei controlli di qualità
effettuati sul composto radiomarcato.
Controlli di qualità che consentono di
valutare, tra le altre caratteristiche, in
particolar modo la purezza radiochimica e radionuclidica della soluzione
che devono essere superiori al 95%. In
pratica si ha la certezza che la quasi totalità della radioattività sia indotta da un
isotopo effettivamente necessario ai fini
diagnostici.
Riduzione della dose al paziente, dunque,
ma non solo: i processi di preparazione
sono realizzati in ambienti classificati
dal punto di vista della contaminazione
microbiologica e particellare, eseguendo
operazioni che ne garantiscano la assoluta sterilità.
Gli obiettivi appena descritti, però,
sarebbero impossibili da ottenere senza
prendere in considerazione l’organizzazione del personale e la sua formazione.
Le nuove norme, infatti, impongono
La qualità
in medicina
nucleare
una suddivisione dei ruoli e, soprattutto, delle responsabilità che consentono
di ottenere elevati livelli di controllo su
ogni fase del processo di preparazione
e di controllo del farmaco, ovviamente
con la garanzia di un’adeguata formazione. Chi lavora in medicina nucleare,
oltre al proprio bagaglio di conoscenze
e di esperienze, sta acquisendo le competenze necessarie per lavorare in ambienti
classificati dal punto di vista microbiologico, per utilizzare nuovi strumenti ed
effettuare nuove tecniche di analisi.
Tutto il complesso di attività che porta
al miglioramento della qualità in medicina nucleare necessita di un sistema
documentale in grado di gestire ogni
aspetto della struttura. Ed è proprio
l’insieme delle procedure operative, delle
istruzioni e dei protocolli, che garantisce e certifica l’effettivo raggiungimento
degli obiettivi di qualità del prodotto.
Documenti che sono sottoposti ad uno
strettissimo regime di codifica e di controllo dei cambiamenti. Ogni modifica
documentale, infatti, secondo un princi-
pio di corrispondenza biunivoca, impone
modifiche nelle attività.
E’ per questa ragione che la proposta di
nuovi documenti o di revisione di quelli
già esistenti segue un iter di redazione,
verifica e approvazione finale che garantisce come la loro entrata in vigore possa
impattare positivamente sui sistemi; non
prima, ovviamente, che gli operatori
abbiano ricevuto tutte le informazioni
necessarie all’implementazione delle
nuove attività.
Sbagliare il meno possibile, dunque. Ma
non sarebbe intellettualmente onesto e
tecnicamente possibile pensare di eliminare ogni errore. Per questa ragione il
sistema di gestione della qualità prevede
di riconoscere eventuali anomalie di ogni
tipo prima del rilascio finale del radiofarmaco.
Di più: specifiche procedure operative di
gestione delle “non conformità” e delle
“deviazioni”, come sono chiamate in
gergo, consentono di trattare gli errori,
di correggerli e soprattutto di prevenirli
imparando da essi.
Ne risulta un processo dinamico che non
smette mai di aggiornarsi e perfezionarsi.
Con l’obiettivo finale della salvaguardia
della salute del paziente garantendo e, se
possibile, migliorando gli standard qualitativi delle indagini diagnostiche.
Dott.ssa Patrizia Gandolfo
Medico Nucleare CDI
Dott. Francesco Ria
Fisico, Consulente CDI
PARTICOLARE DELLA CAMERA CALDA
POLIAMBULATORIO I NUOVI SERVIZI
La logopedia
Presso la sede di via Saint Bon, al servizio di Otorinolaringoiatria, si affianca
ora la Logopedia per il trattamento
delle disfonie, sia di natura funzionale
sia di natura organica.
Le patologie trattate possono essere:
• di natura funzionale: in assenza di
patologie organiche diagnosticate; i
pazienti riferiscono una serie di sintomi (come affaticamento vocale o fonastenia, frequenti abbassamenti di voce,
alterazione della qualità vocale), riconducibili a malmenage (uso scorretto) o
surmenage (uso eccessivo) della voce.
Questo tipo di rieducazione è indicato anche a scopo preventivo a chi, per
necessità professionali, deve utilizzare
molto la voce durante il giorno (insegnanti, commercianti, avvocati, giornalisti, cantanti, e così via).
• di natura organica: con diagnosi di
patologia che determina il disturbo di
voce, ovvero patologie cordali di varia
natura (noduli, polipi, cisti, edemi) o
post interventi chirurgici alla laringe
o/e alle corde vocali. In quest’ultimo
caso, la terapia logopedica può essere
indicata sia pre che post intervento
chirurgico. L’attività clinica consiste
nella raccolta anamnestica, nella valutazione delle abilità e delle disabilità
del paziente nell’uso della voce, nel
trattamento riabilitativo e nel counselling (al paziente e/o al suo entourage).
La polisonnografia domiciliare
La polisonnografia notturna è un
esame non invasivo che rappresenta
il gold standard per la diagnosi di
insufficienza respiratoria notturna
e di sindrome delle apnee ostruttive
notturne.
Il Centro Diagnostico mette ora
a disposizione questo studio anche a domicilio (per Milano città
e hinterland).
Un servizio che, nella stragrande maggioranza dei casi, risulta più gradito
e più comodo per il paziente, che avrà
così un sonno più “fisiologico” a casa
propria e nel proprio letto.
Come funziona
L’apparecchio viene posizionato da
un tecnico al domicilio del paziente
e consta di una cannula nasale, che
rileva il flusso aereo, una fascia toracica e una addominale, che rilevano i
movimenti del torace e dei muscoli addominali, e di un saturimetro, che monitorizza in continuo la saturazione
dell’ossigeno nel sangue (percentuale
di molecole di emoglobina che trasportano l’ossigeno, con lettura transcutanea, quindi senza alcun prelievo
di sangue) e la frequenza cardiaca.
Questi sono parametri derivati di-
rettamente; da tali parametri, poi,
l’apparecchio ricava il tempo di russamento e la posizione corporea.
La strumentazione si attiva automaticamente ad un’ora predeterminata
alla sera e sempre automaticamente si
spegne al mattino.
Una volta riconsegnato al tecnico, i
dati scaricati dall’apparecchio vengono elaborati tramite un apposito
software, per poter stilare un referto
ed una conclusione diagnostica da
parte del medico specialista.
Dott.ssa Cristina Balzarotti,
Medico Pneumologo CDI