Intervista apparsa il 17 dicembre 2013 su http://www.lilithandthesinnersaints.com/web/index.php/it/tonyfaceblog Tony Bacciocchi Intervista NO STRANGE domande e risposte con Ursus. 17 Dicembre 2013 Dopo FEDERICO FIUMANI dei DIAFRAMMA, al giornalista FEDERICO GUGLIELMI, ad OSKAR GIAMMARINARO, cantante e anima degli STATUTO, al presidente dell'Associazione Audiocoop GIORDANO SANGIORGI, a JOE STRUMMER, a MARINO SEVERINI dei GANG, a UMBERTO PALAZZO dei SANTO NIENTE, LUCA RE dei SICK ROSE, LUCA GIOVANARDI e NICOLA CALEFFI dei JULIE'S HAIRCUT, GIANCARLO ONORATO, LILITH di LILITH AND THE SINNERSAINTS, a Lorenzo Moretti, chitarrista e compositore dei GIUDA, il giornalista MASSIMO COTTO, a FAY HALLAM,oggi è la volta di SALVATORE URSUS D'URSO, voce e una delle anime dei NO STRANGE, storica psych band italiana, tornata, dopo un lungo silenzio, da poco sulla scena e in procinto di pubblicare il nuovo "Armonia vivente", interessantissimo e personalissimo doppio album che vedrà la luce nel 2014. Le altre interviste le trovate qui: http://tonyface.blogspot.it/search/label/Le%20interviste 1) Proporre un album doppio, due ore di musica, in epoca in cui, notoriamente, si vende così poco, può apparire un “suicidio commerciale”, comunque un folle atto di coraggio. Colgo l’occasione anche per chiederti se ci sarà, secondo te, ancora spazio in futuro per la fruizione della musica in modo tradizionale, così come lo abbiamo sempre conosciuto (dischi, CD etc) o siamo irrimediabilmente “condannati” alla musica “liquida”. URSUS- L'album doppio è scaturito spontaneamente,nel senso che avevamo molte idee su cui lavorare ed un tempo indeterminato per farlo,credo infatti che una delle nostre maggiori prerogative sia la libertà di agire sui suoni e sulla struttura dei pezzi senza troppe limitazioni: in pratica, fin dagli inizi, ci siamo auto-gestiti la parte tecnica e le registrazioni, utilizzando gli studi professionali solo in pochi casi, ma dopo avere assemblato tutti i pezzi dei vari dischi a casa nostra (da qui deriva la nostra vecchia denominazione NO-STRANI, storpiata poi in No Strange nei primi anni 80). I risultati, in tal modo, sono sempre stati fuori dai canoni, persino da quelli a cui si rifaceva il cosiddetto movimento "neo-psichedelico", perché i nostri riferimenti sono sempre stati molteplici e non circoscritti ad una sola zona geografica o temporale...in questo senso, che è culturale e non genericamente esteriore, la nostra musica si può definire psichedelica, ma solo nella fruizione originaria del termine (espansione della PSICHE). Inoltre l'idea di ricollegarci ad esperienze discografiche che in noi stessi hanno lasciato un segno tangibile, come dischi doppi da noi considerati fondamentali quali "Ummagumma" dei Pink Floyd o "Yeti" degli Amon Duul II, ci allettava...anche se non è la nostra prima esperienza a riguardo, ci fu già il doppio album "Oracolo" nel 1988, ma lì si trattava di una compilation, sebbene con una nostra presenza "ingombrante". Pensiamo che ai mezzi ed ai tempi attuali ci si debba adeguare, per cui la fruizione (per il momento) è vasta e per questo abbiamo deciso di lavorare con 2 label diverse, con formati diversi, ma di essere molto presenti anche nella rete (sia con gli album ed i video LIVE, che con interviste ed articoli come questo). 2) Il nuovo album pesca in molte direzioni. Ci sono riferimenti a certe oscure esperienze italiane come Opus Avantra e Aktuala ma anche momenti più tradizionalmente psichedelici beat, tre lunghi brani e poi ancora folk, influenze “tedesche” dei 70’s. Un lavoro ad ampio respiro, a mio parere pressoché unico. URSUS- Infatti è sempre stato questo il nostro intento,come un lavoro di collage o di composizione ad incastro...non che avessimo scoperto l'uovo di Colombo, perché questa molteplicità di suoni e di stili esisteva già nel passato,soprattutto in quello che noi consideriamo più vicino alle nostre tematiche: mi riferisco ovviamente al periodo più POPolare del movimento psichedelico, quindi la ricerca avanzata da musicisti come Terry Riley, nel campo della ripetitività e nell'ipnosi del suono, da gruppi come Fifty Foot Hoose o Silver Apples nell'introduzione dell'elettronica, ma anche dalla componente folk ed acustica che era ben presente nella Third Ear Band o nei primi Fairport Covention, oltre all'estendersi di suggestioni orientali (nell'uso del sitar e di alcune percussioni tribali) e qui addirittura nell'incontro con la vocalità medievale e rinascimentale. Ci sono aspetti, soprattutto in questo "Armonia Vivente" che riconducono al canto gregoriano e c'è l'inserimento di strumenti quali liuto e ghironda, tipici della tradizione popolare di molti secoli fa. Noi pensiamo che la nostra musica abbia un percorso concentrico, nel senso che non guarda né indietro né avanti, ma semplicemente si innesta in una dimensione fuori dal tempo, girando su se stessa all'infinito,ed è anche il senso di tutte le liriche e dei testi, in cui non vi è un significato oggettivo o dettato dalla ragione,ma una poetica indefinibile ed interpretabile in mille modi differenti. 3) Hai avuto il “privilegio” di vivere direttamente tantissime fasi della contro o sotto cultura musicale italiana, dagli anni 70, al punk, alle evoluzioni (involuzioni?) successive. Cosa e quanto è cambiato? In meglio? In peggio? Come vedi, dal tuo “osservatorio”, il futuro dell’arte musicale in Italia ? URSUS- Sono cambiate molte cose,ormai da decenni,non so se in meglio o in peggio, però con gli anni che passano (volenti o nolenti) occorre farci i conti...molti aspetti da noi stessi vissuti conservano ancora elementi di attualità,ma da questi bisogna attingere con un linguaggio che non sembri davvero "datato" anche per le nuove generazioni o per chi quel tempo trascorso lo ha visto solo sui giornali o nei vari spazi che si leggono su internet. Il futuro, forse, è proprio questo in cui stiamo operando oggi, che non è una dimensione professionale, assolutamente diversa dai nomi a cui facevo riferimento prima, ma amatoriale e minoritaria...alla ristrettezza numerica, però, vorremmo anteporre l'alta qualità delle proposte e ci rendiamo conto che è un compito difficile, a volte quasi impossibile, ma ci piace rischiare proprio per questi motivi e non saremo noi a tirarci indietro, proprio adesso che le cose si fanno più interessanti. Vorrei ricordare inoltre che i No Strange sono sempre stati un progetto che rotea intorno a due personalità: la mia e quella di Alberto Ezzu (di professione musico-terapista), ed in questo doppio capitolo ci accompagnano i nostri amici di sempre, quali Pino e Lucio Molinari, Paolo Avataneo ed il più recente acquisto Rosalba Guastella (la quale voce femminile è più che mai determinante in questo "Armonia Vivente"). 4) Con l’eccezione dei grandi nomi, vivere di musica in Italia è sempre più difficile, anche per certi artisti comunque da tempo sulla scena, che hanno pure visibilità mediatica ma che finiscono per vendere pochissimo e ad avere rare opportunità per esibirsi dal vivo. Non parliamo poi dei cosiddetti “emergenti” o degli “indipendenti”. Eppure le potenzialità ci sarebbero. Che ne pensi ? URSUS- In quanto alle uscite discografiche questi sono i numeri e da lì credo che difficilmente se ne uscirà (perlomeno in tempi brevi), per quanto riguarda i LIVE temo che sia una situazione ancora più complicata, perché sono sempre meno i locali disposti ad accettare stili così lontani dalla massa, come il nostro o di altri nostri amici o colleghi, soprattutto per quanto riguarda il territorio nazionale. Non a caso, mentre negli anni 80 e 90, ci spingevamo oltre i confini regionali e riuscivamo a coinvolgere ascoltatori e fans di ogni età ed estrazione sociale, oggi siamo costretti nei nostri limiti geografici (in parole povere perché i compensi si sono molto ridotti e spesso non arrivano neppure a ripagare le spese di un viaggio)...diversa e sicuramente meglio organizzata è invece la situazione all'estero, lo abbiamo sperimentato di persona nella grandiosa trasferta a Tokyo nel 2012, che per noi è stata una esperienza indimenticabile, in tutti i sensi. Le potenzialità ci sono ma dobbiamo prima toglierci di dosso questa patina di provincialismo, che rimane eredità di errori passati e soprattutto nel campo aperto dalla "critica specializzata" su riviste o blog, non dobbiamo continuare a piangerci addosso o ad avvertire complessi di inferiorità, grossi o latenti che siano, magari buttando via tanti inutili pregiudizi (sulla lingua da adottare nelle canzoni, per esempio) e cominciando a riascoltare quelle che sono le nostre reali radici musicali, perché chi pensa che l'Italia sia solo pizza e mandolino oppure Vasco e melodici napoletani, sicuramente non ha mai approfondito la storia e non si è molto preoccupato di approfondirne i "colori" (altro termine che spesso ricorre nei nostri brani). 5) Dopo tanti decenni trascorsi masticando musica (non dimenticando il periodo con il negozio di dischi) dopo aver contribuito ad aprire tante strade, credi di aver raccolto in maniera adeguata rispetto a quanto seminato? URSUS- Se per "raccolto" si intende il fattore commerciale o professionale no...in effetti ho raccolto solo la mia vecchia attività di negoziante, già chiusa da tempo ma che mi ha agevolato (e di molto!) nella conoscenza a 360 gradi di tutti gli stili musicali, nessuno escluso. Quindi ho raccolto moltissimo in senso culturale e questo lo porterò sempre con me, come bagaglio e come esperienza vitale...ho raccolto molte amicizie, sia di vecchia data che molto recenti, per cui mi ritengo totalmente soddisfatto, anche se non possiedo nessun conto in banca né potrò mai realizzare molti sogni che mi ero prefisso (ad esempio quello di diventare un professionista del fumetto o dei cartoons, altre mie grandi passioni), ma mi rifaccio comunque al pensiero dell'amico e fratello Claudio Rocchi, che ha rimandato ad un altra incarnazione il proprio percorso artistico ed il proprio viaggio cosmico. La realtà non esiste o più semplicemente la ricerchiamo, perché questo è lo scopo totale della vita. 6) Secondo te ha ancora senso rifarsi ad una cultura (quella che possiamo sintetizzare genericamente referente ai 60’s) dopo mezzo secolo? Sia musicalmente che “filosoficamente”? URSUS- E' essenziale, proprio per i motivi che ho appena elencato, non tanto perché questi vadano sempre ricordati storicamente o nel linguaggio degli "esperti", ma perché non sono linguaggi esauriti né completati...ci sono tuttora sfaccettature e vibrazioni del "cristallo sognante" che andrebbero approfondite senza limitazioni (perché le limitazioni sono trappole da cui si può sfuggire, se lo si vuole), in poche parole è un gioco senza regole codificate dal tempo o dallo spazio, durante il quale ci si diverte sia a livello epidermico che interiore... quello che è differente in noi, rispetto ad altri gruppi che hanno percorso strade simili alla nostra, penso che sia lo spirito: ciò che per noi è essenzialmente ludico e divertente, ciò che spinge al sorriso universale ed alla "filosofia" psichedelica, non ci potrà mai annoiare, perché è la ragione stessa della nostra esistenza. Proporla all'esterno, attraverso dischi o altri mezzi tecnici, per noi è solo l'inizio e non il traguardo. 7) Il classico finale con una lista di dischi che porteresti sulla solita isola deserta e qualcuno che consiglieresti come propedeutico ad un giovane a totale digiuno di musica di “un certo tipo”. URSUS- Ecco...qui mi metti in difficoltà, perché le mie preferenze sono piuttosto mutevoli...anche se da quanto scrivo nei testi o da quanto metto giù in musica, con i miei compagni di viaggio, lo si capisce abbastanza bene. Ma per quanto riguarda i consigli ad i "neofiti" avrei delle idee ben precise, ricollegandomi al discorso di prima, vorrei invitare il pubblico italiano,ma anche gli stessi musicisti, a rivedere tutta la nostra tradizione culturale,che nel nostro paese c'è stata e che in misura meno evidente esiste tuttora. Dovessi consigliare ad un giovanissimo al suo primo approccio sonoro, qualcosa che mi ha segnato nel profondo, direi molte opere del periodo a cavallo tra i 60 e 70, magari partendo dalle primissime Orme alle compilation (che io stesso ho curato anni fa) tipo "Fiori e Colori", "Oracolo" ecc... oppure alle sperimentazioni nei primi album di Battiato, di Juri Camisasca, le Stelle di Mario Schifano, i Living Music, gli Analogy...poi i nomi sarebbero molti altri, collegandosi soprattutto alle esperienze dei poeti beat come Gianni Milano o alle pubblicazioni underground quali "Pianeta Fresco", "Mondo Beat" ecc...consiglierei comunque di non limitarsi ai soli suoni ed alla musica, perché l'espansione della psych è fatta anche di parole, di immagini, di momenti non strettamente sonori...guarderei oltre il mezzo stesso (come può essere un disco o un video) per penetrare a fondo di tutto questo. Come già ribadito, è una ambizione difficile e complicata,ma proprio per questo diviene semplicissima quando ci si diverte a costruirla, come un puzzle o un gioco di specchi all'infinito. 27 dicembre 2013 Dopo l'intervista, rilasciata da Giulio Tedeschi della Toast Records, su Cagnara, abbiamo incontrato uno dei gruppi fondamentali di questa importantissima etichetta.... I grandi NO STRANGE...... A parlare è Salvatore D'Urso..... D: Quando si formano i No Strange? URSUS: io ed Alberto Ezzu ci conosciamo dal lontano 1971, abbiamo percorso insieme molte esperienze (a cominciare dalle scuole medie) ed in quegli anni iniziammo a produrre della musica che rispecchiasse quelle che erano le nostre attitudini e le nostre passioni, in particolare ricalcando alcune cose dei Pink Floyd e delle formazioni tedesche quali Popol Vuh, Ash Ra Tempel ecc... L'età era comunque molto giovane ed i mezzi erano limitati, per cui col passare degli anni siamo cresciuti anche in altre direzioni: verso gli ultimi anni 70 si sono formati i NO-STRANI, che coniugavano la rabbia e l'irruenza del punk con testi ironico-demenziali e sperimentazione elettronica-rumorista...quindi verso la fine del 1982 la svolta "neo-psichedelica" che ha ripreso in parte le tematiche con cui eravamo cresciuti fin da ragazzini. Il nome No-Strani venne poi tramutato in NO STRANGE (non subito, ma gradualmente) per cambiare immagine, ma allo stesso tempo tenendo presenti quelle che erano le nostre radici. D: Il primo disco che ascoltai fu ''Trasparenze e Suoni''... Me ne potresti parlare? URSUS: La nostra prima apparizione in vinile, per la verità, era di pochi mesi prima la pubblicazione dell'album... all'inizio del 1985 uscì la compilation chiamata "Eighties Colours", curata dalla Electric Eye di Claudio Sorge, dove partecipammo con il brano "The New World" (poi ripreso nell'album ma in una veste differente), ma non restammo soddisfatti da quella esperienza per vari motivi: principalmente perché non ci sentivamo parte di quell'ondata di "revival" che guardava soprattutto al cosiddetto "garage-punk" di origine americana e poco o nulla alla cultura realmente psichedelica, con cui eravamo nati e cresciuti. Poiché conoscevamo Giulio Tedeschi fin dai tempi delle pubblicazioni underground e di controcultura, lui stesso ci propose di iniziare questo percorso comune con la prima uscita (primo disco prodotto con il marchio Toast) dell'album "No Strange" (meglio conosciuto come "Trasparenze e suoni") in una veste sonora e grafica davvero particolare per quei tempi... praticamente un caso rarissimo, se non unico, di rivalutazione ed ampliamento di quel mondo sotterraneo partito da Timothy Leary e passato attraverso i viaggi ed i voli magici di molti nostri eroi (o SUPER eroi) della passata infanzia e adolescenza. A differenza di altri nostri contemporanei, però, non abbiamo mai eseguito cover o fotocopiato cose già viste, non ci siamo limitati ad imitare qualcosa di pre-esistente, ma creativamente abbiamo sviluppato tutto questo in modo più personale e libero dai dogmi o dagli stereotipi dettati da qualunque genere di moda ad uso e costume della stampa o della tv generalista (che già negli 80 ripescava i "favolosi sixties" in senso più commerciale). D: Due parole sulla Toast Records? URSUS: Appunto, come dicevo, loro ci proposero di uscire in questa veste coloratissima e solare, perché ci si conosceva già da una decina di anni e c'erano molte cose in comune da sviluppare. Da quel momento in poi continuammo con loro per molte altre incisioni, alternandoci anche con formazioni e componenti diversi, poiché il nucleo centrale (formato da me e da Ezzu) nel frattempo trovava altri collaboratori, altri elementi da coinvolgere in questa continua ricerca musicale. Negli ultimi anni ci siamo persi di vista, in parte, per via di altri motivi (personali, famigliari, di lavoro ecc...) per cui quando abbiamo deciso, circa 6 anni fa, di riprendere il cammino che si era per il momento interrotto, abbiamo scelto di ripartire con altre label indipendenti, ovvero con AREAPIRATA (come produttrice di CD e materiale on line) e PSYCHOUT (che cura sempre le splendide edizioni in vinile)... nel 2011 è uscito l'album "Cristalli Sognanti" che ha riconfermato l'affetto ed il legame con il nostro consueto pubblico, vecchio e nuovo, fino al punto di farci realizzare una presenza LIVE nel lontano Giappone: un piccolo tour che già speravamo di concretizzare da tempo e che abbiamo fatto nel 2012. Questa credo che sia stata la maggiore soddisfazione di tutta la nostra esistenza fisica, sia discografica che sui palchi. D: Che fine fanno i ''figli dei fiori '' quando crescono? URSUS: Nessuna fine, visto che siamo ancora qui, magari con meno capelli e più bianchi di prima. Comunque sia, proprio per abbassare un po' la media di età anagrafica dei vari componenti della band, abbiamo inserito tra noi la più giovane "nipotina dei fiori" Rosalba Guastella, che ha dato un tocco di femminilità e di gioventù alle voci ed ai nostri magici suoni, il che non guasta sicuramente. D: Come vedi il Natale nel 2013? URSUS: Personalmente lo vedo come una rinascita e voglio davvero sperare che l'anno imminente ci porti maggiore serenità (quest'anno 2013 mi ha dato non pochi problemi, specialmente di salute)... oltre al fatto che ci porterà un nuovissimo album DOPPIO dal titolo "Armonia Vivente", anch'esso destinato (almeno credo) e fare discutere molto vecchie e nuove generazioni della musica e della cultura (o contro-cultura) in genere. Per certi versi sarà un regalo inaspettato... D: Ti piacciono i ''cine-panettoni''? URSUS: No, il panettone me lo gusto in casa, ma davanti al video con le vecchie commedie italiane che continuano a piacermi (Totò, Gassman, Sordi e via dicendo) oppure con la fantascienza d'autore, che sia di serie A o di serie Z, purché mi rilassi e mi faccia divertire. D: Colori e Fumetti... Quale importanza hanno? URSUS: Fin da quando ero bambino hanno per me una importanza enorme, non a caso la grafica delle copertine dei No Strange è sempre stata curata da me stesso... ed oggi con i mezzi attuali si arriva davvero a risultati iper-fantasiosi e praticamente illimitati: questo è davvero un progresso entusiasmante, che mi auguro coinvolga altre forme d'arte, compresa la musica, ovviamente. D: Cosa fanno adesso i No Strange? URSUS: Adesso siamo totalmente concentrati sulla attività LIVE, per promuovere questo imminente album doppio, che abbiamo finito di registrare pochi mesi fa e che verrà pubblicato ancora da Psychout ed Areapirata, ad inizio 2014. A conclusione del disco, infatti, abbiamo incluso due pezzi registrati dal vivo, durante la recente rassegna "Welcome back to the Eighties Colours", che a sua volta promuoveva l'omonima compilation (curata da Cristina Scanu e Lodovico Ellena). Molte cose bollono in pentola, per noi nulla è prevedibile e tutto continua ad essere in movimento: un movimento circolare, che ripercorre il passato ed il presente, non fermandosi in nessuna direzione ma ponendosi oltre lo spazio ed il tempo, in poche parole un "corriere cosmico" amico della libertà espressiva e dei "fiori e colori" che non appassiscono mai. D: Grazie a Salvatore per la bella intervista e buona fortuna ai No Strange... http://networkedblogs.com/SRfcb su FREQUENZE 16 gennaio 2014 di Marialaura Grillo L'Armonia Vivente dei No Strange Oggi ho il piacere di poter fare qualche domanda ad Alberto Ezzu e Salvatore d'Urso Ursus dei NO STRANGE, formazione di matrice neopsichedelica con oltre trent'anni di attività e di ricerca musicale e che sta presentando l'ultimo lavoro in uscita a febbraio, con il titolo affascinante di "Armonia Vivente". I NO STRANGE che oltre a Salvatore d'Urso alla voce e alle percussioni e ad Alberto Ezzu alle tastiere, chitarra elettrica, strumenti a corda e voce, nell'attuale formazione comprendono Pino Molinari alla chitarra acustica, strumenti a fiato e voce, Rosalba Guastella alla voce e tambura, Paolo Avataneo al basso elettrico e Lucio Molinari alla batteria (il chitarrista Tony d'Urso è momentaneamente preso da altri impegni), hanno da poco terminato le registrazioni del loro nuovo album dal titolo "Armonia vivente", che sarà pubblicato a breve per l'etichetta Area Pirata Records nel formato CD e per la Psychout Records in vinile. D : Parliamo prima di tutto di come avete assemblato i brani in questo album doppio e dei criteri che vi hanno guidato nella scelta del materiale del disco B. URSUS - I brani sorgono da poco più di un anno di lavoro, nella solita maniera "ad incastro" che ci contraddistingue fin dagli esordi : abbiamo sempre fatto tutto partendo da una idea in comune e arricchendo la composizione man mano che il lavoro di registrazione si svolgeva. Un album doppio non era previsto, ma questa volta le idee erano tante e non ce la sentivamo di tagliare qualcosa per nessuna motivazione. Inoltre il doppio album ci ha sempre affascinato fin da quando ci formammo nell'ascolto di dischi quali "Ummagumma" dei Pink Floyd o di alcune suite di Terry Riley o di Ravi Shankar. Tuttavia, malgrado i pezzi in scaletta siano 16 (di cui 2 registrati dal vivo in concerto) le durate variano molto e si va da brani brevi e concisi fino a divagazioni cosmiche di oltre 10 minuti. I 4 pezzi che abbiamo aggiunto alla versione CD comparvero solo nei primi due demo-tape, pubblicati tra il 1983 e il 1984, alcuni allegati al primo numero della fanzine "Roller Coaster", che ai tempi pubblicavo in fotocopia con Lele Roma, attuale DJ di radio Flash. ALBERTO EZZU - I brani dal vivo vogliono testimoniare come ci presentiamo dal vivo oggi, con una formazione che comprende sia musicisti della seconda formazione, quella da Flora di Romi in poi, sia me e Ursus con l'aggiunta di Rosalba. Mettere anche quattro brani degli anni '80 precedenti le uscite discografiche é stata un'esigenza dettata dal desiderio sempre più pressante di alcuni fans che non erano riusciti ad entrare in possesso di quelle registrazioni. Altre case discografiche ci avevano contattati per fare un disco basato sulla storia dei NO STRANGE, ma sino ad ora non avevamo trovato un accordo che ci convincesse in pieno, soprattutto perché non volevamo rientrare a tutti i costi nel genere "psichedelico" come viene inteso comunemente. Per noi la "psichedelia" è più un atteggiamento filosofico ed è legata al concetto ginsberghiano di "aumentare l'area di consapevolezza" e non di usare determinati strumenti musicali piuttosto che altri. Di conseguenza il progetto parallelo dell'Alberto Ezzu Lux Vocal Ensemble, che adopera il canto armonico come tecnica principale, secondo me rientra in pieno nella psichedelia... questo per rispondere anche a tutti i giornalisti che metodicamente hanno voluto farci rientrare in qualche corrente "nostalgica" degli anni '60 o addirittura degli anni '80. Lo diciamo una volta per tutte: non siamo nostalgici e guardiamo in avanti, non indietro! D : La tua risposta, Alberto, anticipa in parte quanto stavo per chiedervi adesso. Mi pare evidente in questo nuovo album un interesse più marcato verso l'aspetto cosmico e contemplativo rispetto al precedente "Cristalli sognanti": se quest'ultimo era un album di canzoni strutturate secondo uno schema riconoscibile (pur se legate ad una matrice psichedelica) e solo talora sconfinanti nella musica di ricerca, colgo nel vostro nuovo lavoro discografico un cambio di prospettiva poiché esso pone al centro la musica di ricerca e solo in qualche episodio questa si incontra con la "forma canzone". A tal proposito mi chiedevo se attualmente gli studi di Alberto sull'uso degli armonici naturali e sulla difonia abbiano raggiunto un livello evolutivo tale da richiedere anche nella composizione dei brani dei NO STRANGE un superamento della dimensione "pop" che ormai vi va decisamente stretta... URSUS - Certamente il "viaggio" di cui si compone questo lavoro discografico è fatto di molte sfaccettature, ma la dimensione "canzone" ci appartiene ancora. Le nostre caratteristiche di fondo sono sempre state l'effetto, la sensazione di spazialità, ma su di uno sfondo armonico mai troppo dissonante. Il termine "pop" a mio modo di vedere va inserito nella tradizione popolare, anche se negli ultimi anni sta assumendo connotati molto distanti dal nostro. Per certi versi, lo vedo indicato soprattutto in riferimento ai nostri testi. ALBERTO EZZU -Come notava Ursus, oggi il termine “pop” è quasi offensivo per chi fa una certa ricerca, mentre quando iniziammo noi aveva tutt’altro significato. Provo ora a rispondere alla tua domanda. Il canto degli armonici (o canto difonico) è una tecnica di origine mongola e siberiana – ma ci sono esempi in tutto il mondo, anche nel Sud Africa o nella nostra Sardegna – per mezzo del quale lo stesso cantante può cantare simultaneamente più suoni, in rapporti di quarta, quinta, ottava, settima etc, insomma può fare una vera e propria polifonia “da solo”. Questa, però, è solo una tecnica, che presa in se stessa non aggiunge o toglie niente a quanto facciamo come NO STRANGE da molti anni. Quello che cambia, utilizzando il canto difonico (nel disco c’è solo un breve esempio al termine del brano “Contrasti”) è l’atteggiamento più “spirituale”, che dagli anni ’80 sino ad oggi si è arricchito di esperienze sempre più “di prima mano”. Se allora ero solamente attratto dalle filosofie orientali, con il tempo ho iniziato a praticare il buddhismo zen del maestro Deshimaru, a prendere i voti da Bodhisattva, poi a frequentare la filosofia Rosacroce e ad addentrarmi sempre più in una ricerca personale in cui il suono era parte integrante della pratica, divenendo in se stessa pratica spirituale. Ovviamente la musica dei NO STRANGE ne ha tratto nuova linfa, e se i lavori degli anni ’80 avevano “in nuce” queste intuizioni, ora colorano i suoni e le composizioni dal di dentro. Il Lux Ensemble che guido si avvale di questa tecnica ma inserisce anche strumenti delle varie tradizioni, da quelle orientali (sitar, tanpura, harmonium) a quelle occidentali antiche e moderne (synphonia, micanon, oboe, viola da gamba, liuto) sino agli strumenti elettronici. Questa ricerca parallela ha fatto sì che anche le musiche dei NO STRANGE ne abbiano tratto giovamento. Amiamo la canzone popolare come la musica d’avanguardia… sarà per questo che nei nostri dischi le contaminazioni appaiono in maniera caleidoscopica e risulta difficile selezionarne una invece di un’altra: Perotinus e Monteverdi, La Monte Young e Anton Webern, Luigi Nono e i Popol Vuh, i Quintessence, i Brainticket e la musica popolare corsa… una bella difficoltà per un critico addentrarsi in ogni sfaccettatura. Per questo, forse, colgono più in profondità il nostro linguaggio quelli che lo affrontano in maniera più spontanea: un conto sono i nostri ascolti, un altro quello che esce dai nostri dischi. D : L'interesse che avete sempre dimostrato per la musica asiatica, in particolare indiana, si incontra in questo album con quello per il canto gregoriano e per la musica popolare del Medioevo occidentale, quest'ultimo testimoniato dall'uso di strumenti come il liuto e la ghironda. C'è nel vostro intento anche quello di promuovere un sincretismo culturale, una sorta di riscoperta delle comuni radici indoeuropee delle rispettive civiltà oppure si tratta di un interesse strettamente musicale e artistico? ALBERTO EZZU - Quelle orientali sono musiche che, personalmente, ho “dentro”. Ho studiato musica indiana, il canto Dhrupad, perciò la musica indiana non è, per me, un semplice “colore” asiatico, ma una forma musicale che conosco abbastanza bene. Con l’associazione che dirigo (Arte, Cura e Trasformazione) oltre ad interessarci di terapia (musicoterapia etc) cerchiamo di renderci testimoni e custodi di tradizioni che stanno scomparendo, pertanto organizziamo spesso convegni, seminari ed altro su musiche non convenzionali, come appunto il gregoriano, di cui mi sono letteralmente innamorato pur non essendo cristiano. Le radici indoeuropee di cui parli si sono un po' sfaldate quando l'accordatura degli strumenti a tastiera si è uniformata nel 1600 e si è perso tutto il lato "armonico", quello che colora il suono. Non che il risultato ottenuto sia da buttar via: Bach ce lo teniamo eccome! Tuttavia è innegabile che le musiche più semplici, "a bordone", sviluppate su poche note, si siano progressivamente perse. Senza pretese filologiche, posso dire perciò che questo incontro tra Oriente ed Occidente ci interessa, eccome. I NO STRANGE però sono più “pop”, nel senso di “popolare”, molto meno intellettuali e più spontanei. O almeno così speriamo: non vorrei che questi discorsi facessero pensare ad una pedanteria… credo invece che proprio la psichedelia possa mettere in moto questi ragionamenti, che pescano nel profondo delle emozioni delle persone, ma sempre col sorriso, col piacere di vivere, di suonare e di cantare... il gregoriano si dovrebbe cantare sorridendo ed anche i NO STRANGE, nelle loro vesti “colorate”, sorridono! D : La personalità e i riferimenti culturali di cui parlavamo emergono anche dai testi e dalla grafica delle copertine di tutti gli album dei NO STRANGE, curata da Ursus, ma dal punto di vista musicale questo nuovo lavoro, rispetto alle influenze rock degli anni '60 che caratterizzavano gli altri album, si presenta a mio parere più "acustico" che "elettrico". Anche la voce di Rosalba Guastella, che risulta determinante in vari brani, mi sembra che confermi un certo allontanamento dalla matrice rock. Questo accade perché manca la chitarra elettrica di Tony d'Urso oppure la svolta era già prevedibile nella vostra evoluzione degli ultimi anni? URSUS - Più che di "svolta" io parlerei di approfondimento perché le stesse componenti c'erano già nei lavori precedenti, ma venivano trattate diversamente: mio fratello apportava il suo stile inconfondibilmente rock-blues, legato ad una psichedelia di tipo hendrixiano. Noi ampliamo verso altre sonorità: in questa nuova veste ci sono molte più tastiere, c'è maggiore alternanza di voci e ci sono anche linguaggi di origini diverse (la maggior parte dei testi sono in italiano, ma a tratti anche in inglese o sotto forma di suoni puri e semplici). Tuttavia non manca una certa elettrificazione, basta ascoltare i due brani finali registrati dal vivo: in uno compare anche l'amico Frankye Partipilo degli Eazycon al sax, che ci avvicina addirittura a certi modelli "canterburyani", come i primi Soft Machine e Gong... ALBERTO EZZU - Più che “acustica”, mi sembra che nel nuovo disco ci sia una matrice “elettronica”. Gli strumenti acustici utilizzati – in gran quantità – sono sempre presentati su basi elettroniche o “concrete” che ne caratterizzano l’ambientazione. Strumenti come arpa gotica, synphonia (che è la “mamma” della ghironda), duduk, sitar, tanpura, violoncello, tromba, flauto dolce, armonica a bocca sono sempre presentati da suoni elettronici che raramente prendono il tema, ma sottendono tutto il brano. URSUS - Senza contare che alla batteria di Lucio Molinari si abbinano spesso le mie percussioni, sempre più tribali e persino casalinghe (pentole e padelle da cucina). D : Grazie per il chiarimento, anche se all'ascolto l'effetto delle strumentazioni elettroniche è talmente bene amalgamato col resto che gli strumenti acustici risaltano comunque. Cambiando discorso, mi piacerebbe che adesso mi parlaste della vostra tournèe in Giappone e del perché secondo voi la vostra musica abbia tanto seguito tra i giapponesi. URSUS - Il tour nelle varie zone di Tokyo è stato fantastico... i giapponesi amano in generale tutta la musica e la cultura italiana, in particolare i nostri riferimenti a quelle sonorità a metà strada tra il beat ed il progressive, che a noi stanno molto a cuore, soprattutto a me che le ho curate e diffuse fin da tempi lontani. D : Per concludere, un'ultima domanda. Ancora una volta non avete rinunciato alla pubblicazione dei dischi in vinile oltre che in CD. Siete spinti dal desiderio di accontentare i collezionisti, credete nel supporto in vinile per il tipo di sonorità che produce o avete ancora altre motivazioni? URSUS - In parte sì, c'è un forte riscontro di vendite nel formato in vinile (ma anche il CD regge bene) ma siamo molto interessati anche alla forma grafica degli album, per cui il formato più grande si presta meglio a soluzioni artistiche variopinte. ALBERTO EZZU - Vinile, CD e internet… con quest’ultima soluzione sappiamo che le vendite si sono registrate in Giappone, in Canada, negli Stati Uniti, in Nord Europa, in Francia, in Spagna. Insomma, se ci rende poco dal punto di vista degli incassi, questo però ci dà una visione della nostra “fama” nel mondo, e la cosa, obiettivamente, ci lusinga. Poi dobbiamo dire che sono state le case discografiche ad essersi interessate a noi e quando abbiamo parlato loro di CD doppio e LP doppio non hanno battuto ciglio. Anche questo ci fa un grandissimo piacere, proprio perché, in tempi così “magri”, che qualcuno creda nella tua musica, specialmente se non così “facile”, non è affatto scontato. Pensa che la Psychout ha prodotto persino un LP doppio dell’Alberto Ezzu Lux Vocal Ensemble, e sempre dello stesso ensemble, Area Pirata sta curando la versione scaricabile su internet e i-tunes. Insomma, lassù qualcuno ci ama! Su DISTORSIONI 5 maggio 2014 No Strange Prima che l’arte dilegui Di Rocco Sapuppo INTRO Un gradevole colloquio con i No Strange, storica band torinese della scena psichedelica, e in particolare con i due leaders indubbi, Salvatore “Ursus” D’Urso e Alberto Ezzu, in occasione della recente uscita del notevolissimo nuovo album, “Armonia Vivente Tra Analogie E Contrasti”, in doppio cd/lp, rispettivamente per le etichette Psychout e Area Pirata. Per la cronaca nella versione cd sono presenti, altresì, taluni brani del repertorio primigenio del gruppo, e due frammenti dal vivo dall’ottimo impatto sonoro. L'INTERVISTA Rocco Sapuppo (Distorsioni) - Alberto, partendo dal vostro notevole ultimo album, vorrei chiederti in che cosa è cambiato, dai vostri esordi, l’approccio mentale nella concezione e nella stesura dei nuovi brani, in relazione a un contesto socio-antropologico-culturale radicalmente mutato, nel frattempo? Alberto Ezzu - Cos’è mutata? L’età! E basta. Meno capelli ma, sembrerebbe, più consapevolezza. La modalità di approccio musicale, però, è la stessa, mutata è solo la tecnologia. Nel frattempo io ho lavorato per anni a musiche per documentari e questo mi ha permesso di acquisire una strumentazione che mi ha aiutato a concepire i due nuovi lavori (Cristalli Sognanti e Armonia Vivente) con una tranquillità, rispetto al risultato, diversa dai primi album. Ma tu, Rocco, chiedi dell’approccio mentale…e questo presuppone alcune precisazioni. Il nostro modo di concepire la psichedelica è variato negli anni. Sia io sia Salvatore abbiamo un’età anagrafica che ci ha permesso - grazie ai fratelli più grandi - di ascoltare e confrontarci con la psichedelia in maniera diretta nonostante fossimo molto giovani negli anni fine ’60 primi ‘70, e questo ha giocato un ruolo fondamentale nella scelta dei suoni. Personalmente, in casa mia si ascoltava musica lirica e classica grazie ai genitori, e rock e canzoni d’autore grazie a fratello e sorella più grandi. Per questo motivo ho avuto un orecchio a 360 gradi. Il primo disco che ho acquistato era di musiche per organo di Bach, ma in casa ascoltavo anche De André e i Pink Floyd, oltre a Puccini e Beethoven. Andavo, con lo stesso Salvatore e un manipolo di amici, ad ascoltare i concerti di musica elettronica al conservatorio di Torino, Enore Zaffiri, Domenico Guaccero, e la musica contemporanea di Luigi Nono, Gyorgy Ligeti, Luigi Dallapiccola e Krysztof Penderecki al Piccolo Regio. E poi, di sera, ai maxi concerti al Palazzetto dello sport, con Franco Battiato, Aktuala, Area, Banco ma anche Soft Machine, Frank Zappa, Gentle Giant…insomma, quando parlo di 360 gradi spero si capisca cosa intendo! Questo caleidoscopio di suoni, ovviamente, ha giocato un ruolo fondamentale nei gusti. L’approccio alla musicoterapia ha poi aperto un mondo inaspettato sulla qualità dell’ascolto e questo è quanto spero si senta nei dischi nuovi: musica nata per essere ascoltata, di seguito, senza interruzioni, più volte, assaporata, interiorizzata. Lo so, questo è in forte controtendenza con l’attuale modo di sentire la musica, con youtube e mp3 che velocizzano e banalizzano, ma molti ragazzi giovani dicono di ascoltarci e di amarci, e questo, per me è, un grosso successo! Rocco Sapuppo (Distorsioni) -Salvatore, dei vostri riferimenti musicali tutto o quasi è stato detto: Corrieri Cosmici, Pink Floyd, beat psichedelico, folk, musiche orientali. Tutto vero, e tuttavia mi pare di intrasentirvi anche un qual certo riferimento alle sonorità iterative di un Terry Riley, e a esponenti del cosiddetto minimalismo, dal Glass di “Einstein On The Beach” allo Steve Reich di “Music For 18 Musicians”. Ti trovi d’accordo? Salvatore D’Urso - Il nostro intento è sempre stato quello di esplorare la musica senza troppi limiti, poiché fin da ragazzini (io ed Alberto ci conosciamo da più di 40 anni) abbiamo assorbito culture e stili anche differenti tra loro: nel nostro bagaglio personale ci sono certamente tutte le componenti da voi citate, ma sono talmente tante che, alla fine, nessuna di queste risulta più importante o più rilevante di un altra. Il nostro modo di comporre i brani è già di per sé molto particolare ed eclettico…in genere si parte da un mio testo a cui vi si aggiungono, man mano che l'opera si sviluppa, le idee che formano il tessuto sonoro e persino la scelta della strumentazione. Un altra delle componenti fondamentali dei nostri pezzi è l'uso corale delle voci (non di una sola, ma di un piccolo insieme di voci) come veri e propri strumenti, per cui anche se di fatto sono riscontrabili tutte le influenze musicali già dette, non esiste alcun tentativo di imitazione o di sterile riproposizione di un modello: in questo senso, che è soprattutto ricerca e approfondimento del "viaggio interiore" (di cui già parlavano i saggi ed i pensatori più antichi) la nostra opera va considerata psichedelica. Avanguardia e tradizione ci interessano in egual misura e spesso le accostiamo, per cui i nomi che citavamo sono sicuramente tra i nostri riferimenti più evidenti. Ciò che tengo a precisare, inoltre, è l'importanza dei testi che, non a caso, sono in larga maggioranza in lingua italiana: questo perché è importante che le parole fuoriescano dalla mente e dal corpo, allo stesso modo. Difficilmente potremmo esprimere una poetica del genere in un idioma che non ci appartiene all'origine o che conosciamo poco…anche se in certi punti utilizziamo sia l'inglese che altre lingue (più per la fonetica in sé, comunque). Qui in Italia si fa tanto parlare di questo presunto "contrasto" tra la lingua italiana ed il rock in generale, ma poiché le nostre radici non sono impiantate solo nel rock ma spaziano anche oltre, la cosa non ci crea nessun problema...anzi, sembra quasi (a giudicare dai riscontri nel panorama estero) che anche per il resto del mondo sia un vantaggio (anche perché tradurre qualunque linguaggio, oggigiorno è molto più facile di quanto lo fosse prima dell'avvento di internet). Rocco Sapuppo (Distorsioni) - Alberto, mi piacerebbe sapere quali siano i vostri riferimenti letterari, filosofici, culturali “lato sensu”. Te lo chiedo perché, ovviamente, la tramatura filosofica s’innerva profondamente sia nello spazio testuale dei vostri brani che nella tipologia di sonorità. Alberto Ezzu - La musica dei No Strange, fondamentalmente, la arrangio e la compongo io, i testi no, non sempre. Ma anche la musica deriva da contesti letterari e poetici particolari e la filosofia che sottende tutto il lavoro si rifà a momenti storici e culturali precisi, anche se esteticamente non sempre così decisivi. Credo sia chiaro che autori come Hesse, Kerouac, Ginsberg, Thoreau aleggiano, ma nella mia biblioteca personale ci sono anche molti classici, da Goethe a Tolstoj a Pirandello ma anche giapponesi, che amo molto, come Mishima, Tanizaki, Kawabata…e anche Murakami… senza però tralasciare Pavese. Ho avuto la fortuna di aver conosciuto e frequentato uno tra i maggiori poeti contemporanei, Camillo Pennati, signore ormai agé che, per il proprio rifiuto sistematico delle modalità filomafiose di molta cultura contemporanea, verrà probabilmente rivalutato solo alla morte – che gli auguro lontanissima! Grandissimo poeta, Pennati, nelle pieghe della propria delicatissima poesia, assurge a ruolo di sommo maestro di contemplazione. La musica che compongo si avvale di modalità legate principalmente alla musica elettronica e concreta anti litteram (Maderna, Berio, Stockhausen, Schaeffer, Curran). Naturalmente, la forma più semplice da cui parto è sempre quella della canzone, forma che amo tantissimo, ma con sforbiciate di suono e colore timbrico che più assomigliano al collage. Forse, se proprio dovessi trovare un autore al quale avvicinarmi – pur con le dovute differenze – sarebbe Brian Eno. L’amore adolescenziale – che mi segue ancor oggi – è La Monte Young, per la purezza e la radicalità del proprio operare, ma credo sia stato Alvin Curran e i suoi Giardini Magnetici ad avermi scavato l’anima e condizionato nel profondo… Rocco Sapuppo (Distorsioni) - Salvatore, un tema che mi pare centrale nella vostra attività di musicisti e compositori è la coerenza, non l’atrofia o la cristallizzazione, invero, in ordine al riferimento più a valori creativi interiori che all’adeguamento a schemi etero indotti, né, tantomeno, alla rincorsa di una finta modernità. Sei d’accordo? Naturalmente, questa coerenza comporta un’inevitabile restrizione a livello di visibilità commerciale. Salvatore D’Urso - Secondo noi questo deriva dal fatto che, come dicevo prima, non diamo maggior peso ad una componente piuttosto che ad un altra, poiché tutto viene a formarsi come un gioco ad incastro: la musicalità unita alla poetica, le visioni grafiche unite al modo di presentarci dal vivo ecc... Coerenza, per noi, non vuol dire forzare le cose, fino al punto di apparire come una specie di astrazione intellettuale...non abbiamo nessuna intenzione di fare i seriosi o di erigerci a maestri del "verbo psichedelico" (come forse qualcuno ha male interpretato in passato), ma affrontiamo tutto in modo assolutamente naturale e ludico, con una certa ironia che è facile intravedere tra le righe. La visibilità commerciale non è mai stata tra le nostre ambizioni principali, altrimenti non ci saremmo mai occupati di certi linguaggi: di fatto la musica dei NO STRANGE e tutto ciò che ad esso vi si collega, resta per noi un divertimento...benché non disprezziamo tutte le soddisfazioni (anche in termini di popolarità) che questa ci ha sempre donato. I nostri dischi, nel corso di questi 30 anni di attività, hanno avuto buoni risultati di vendita e diffusione...purtroppo meno in patria che in altri paesi, sicuramente più ricettivi ai discorsi poco canonici e non omologati alla massa (come può essere il nostro). Da questo punto di vista possiamo dirci più che soddisfatti: io personalmente rifarei tutto quello che finora è già stato fatto e non mi andrei mai ad aggregare alla serie di vecchi musicisti (o EX musicisti) che minimizzano e rinnegano le proprie esperienze. Magari, rivedendo molte cose con gli occhi odierni, potremmo registrare tutto meglio o rivedere alcune questioni strettamente tecniche, ma non tradiremmo mai l'impianto e la struttura di base dei nostri suoni, che restano comunque un'espressione vitale e non addomesticabile in alcun modo. Rocco Sapuppo (Distorsioni) - Alberto, nella vostra carriera vi è una netta cesura di ordine temporale. Lo iato tra i No Strange fino ai primi anni Novanta e quelli del nuovo millennio di quali esperienze personali e musicali si è sostanziato? Cos’è successo in questo lungo intervallo di tempo, in termini di sperimentazione di nuove vie espressive? Ce ne vuoi parlare? Alberto Ezzu- Per me la cesura temporale è nata prima. Ho temporaneamente abbandonato il progetto dopo il secondo disco e collaborato al terzo disco (Flora di romi) solo in veste di arrangiatore e tecnico del suono. La rinascita, nel 2008, è stata casuale anche se, una volta innescata – grazie alla nostra “mamma” Cristina Scanu –, fortemente voluta. Parlavo prima della musicoterapia, tecnica e filosofia che mi ha formato e cambiato molto. Il Modello Benenzon, che seguo da parecchi anni e di cui sono Magister, permette di addentrarsi nella relazione con gli altri esseri umani e con i pazienti in maniera totale, profonda. Non mi stancherò mai di ringraziare il prof. Benenzon per quanto mi ha saputo insegnare. Non si tratta meramente di una tecnica, ma di una vera e propria filosofia. Prima della musicoterapia, però, c’è stato lo Zen del maestro Deshimaru. Mi ero interessato sin dall’adolescenza al buddhismo, anche se istintivamente sentivo lo zen giapponese un po’ lontano dalla mia sensibilità. L’incontro, anche qui, è stato casuale. Un pittore e poeta mio amico, Ezio tenryu Zanin, era stato via parecchi anni da Torino e, una volta tornato in città, ha aperto un dojo (luogo di pratica) in cui sono andato anch’io, prima per curiosità e poi per sviluppare e approfondire una strada di conoscenza…ma sarebbe meglio dire di “abbandono”. Per anni, seduto immobile di fronte ad un muro, ho messo alla prova me stesso, i miei sentimenti, le mie emozioni, i desideri, per rinascere in una nuova semplicità, capace finalmente di accettare me stesso per quello che sono e non per il desiderio – tutto mentale – di essere quello che i miei pensieri volevano che fossi. Si è trattato di un lavoro di pulizia: la meditazione “toglie”, non aggiunge e non migliora niente! Solo togliendo puoi provare a diventare te stesso. L’espressività, chiaramente dopo un lavoro simile, viene da sé, senza grandi cogitazioni o “scelte”. Scrivo una canzone perché ne sento il desiderio; con i No Strange posso dire che mi piacciono molto i testi di Salvatore e faccio di tutto affinché chi li ascolta possa assaporare le stesse mie vibrazioni…o, almeno, io ci provo. Poi c’è stato l’incontro con i Rosacroce e con il canto degli armonici, ma queste vie presupporrebbero un discorso a parte. Del canto degli armonici posso dire che esiste un progetto parallelo ai No Strange che si chiama Alberto Ezzu Lux Vocal Ensemble. Si tratta di un coro che adotta principalmente la tecnica del canto sdoppiato (canto degli armonici) inserendo di volta in volta strumentazioni classiche, antiche, orientali o elettroniche. Un disco, uscito proprio in questi giorni per la neonata Arte, Cura e Trasformazione Music&Video insieme alla più longeva Hic Sunt Leones del musicista ambient Alio Die, si intitola “Il Fuoco del 6° Armonico sulla Luce della Dominante partendo dalla Madre Fondamentale - con in mente Zarathustra” e documenta un lavoro per quattro voci difoniche e suoni elettronici nato parecchi anni fa. Seguo anche un coro di canto improvvisato, con un nome che è tutto un programma: New Neanderthal Consort. Non teniamo concerti e, ufficialmente, non facciamo terapia… ma quel che accade nelle nostre riunioni dovrebbe, un giorno, essere trascritto da qualcuno, tanto è particolare e sconvolgente. Rocco Sapuppo (Distorsioni) - Salvatore, in particolare gli ultimi due album, “Cristalli Sognanti” e questo “Armonia Vivente Tra Analogie E Contrasti” (a proposito, complimenti anche per le copertine, che so disegnate da te), sono naturaliter dei lavori esoterici, specialmente in riferimento a questo tipo di società, sempre più tendente al gioco effimero di certi disvalori ricadenti nella superfluità. A quale pubblico ideale pensi, ove mai abbia a pensarci, nell’atto di comporre la musica dei No Strange? Un grande scrittore siciliano, Gesualdo Bufalino, immaginava un lettore che avesse il suo stesso grado di cultura, lo stesso corredo di conoscenze. Salvatore D’Urso - Sono anche io di origini siciliane, per cui la tua citazione mi pare appropriata. Nei tempi attuali, comunque, non credo che si possa immaginare un tipo di pubblico "standard", che recepisca determinati linguaggi o che li abbia già assorbiti da tempo. Occorre che questi linguaggi siano adattati al presente, altrimenti si rischia di apparire paternalisti verso le nuove generazioni e troppo nostalgici verso i nostri stessi coetanei (che magari hanno già fatto percorsi simili al nostro). A tal proposito possiamo dire che, nei nostri concerti dal vivo, intervengono persone di ogni età e di varia estrazione sociale...anche se lo "zoccolo duro" (quello che ci segue fin dalle origini) è composto in prevalenza da nostri aficionados, ma a questi si stanno aggiungendo elementi più freschi, che abbiamo conosciuto soprattutto tramite i nuovi mezzi tecnologici. Rocco Sapuppo (Distorsioni) - Alberto, siete stati etichettati, non a torto invero, come gruppo psichedelico. Ora, le definizioni, per comodità espositiva, servono. Tuttavia, mi pare un giudizio restrittivo nei confronti della vostra musica, che invece definirei “globale”. O psichedelica nel senso della sua radice greca, come espansiva della mente. L’uso ad esempio di strumenti non del tutto consueti nella nostra cultura musicale, duduk, tanpura, sitar, mi pare che confermi questo vostro tentativo di abbattere ogni steccato di ideologia musicale. Ne convieni? Alberto Ezzu - Psichedelia è un termine in cui mi riconosco. Può avere implicazioni culturali ben precise, datate, ma per noi, invece, è solo un punto di partenza. “Espandere i confini della mente” mi sembra fosse una frase di Ginsberg. Noi ci riconosciamo in questo. Praticare lo zen, o la meditazione rosacrociana, o cantare la tecnica del canto armonico, fa parte di atteggiamenti prima di tutto culturali, personali, al di là di scelte estetiche. Certo, il canto degli armonici ha riscontri culturali in tutto il mondo, dalla Siberia e la Mongolia, sino al Tibet e al Sud Africa (passando per la Sardegna!) ma non è la “tecnica” in sé ad interessarmi, ma il lavoro che il cantante deve compiere su se stesso per “dividere” il proprio canto e farne risultare due melodie distinte: se cerchi di fare questo con la mente, puoi essere un buon “giocoliere degli armonici”, puoi partecipare a qualche gara di tipo circense per far valere la tua abilità, ma se accetti di sdoppiare la tua voce un po’ come se fosse un lavoro psicanalitico di ricerca del proprio ego e del proprio sé, beh, così mi interessa di più, si avvicina a quello che penso rispetto ad una ricerca personale. L’uso di strumenti inusuali (che, se guardate bene, era già presente anche nei primi due album) fa parte della mia cultura e della mia personalità. Non suono da virtuoso, ma amo gli strumenti musicali. Cerco di tirare fuori da essi quella che per me è la loro anima, anche se poi faccio fare loro pochissime note. Per questo nei nostri dischi e dal vivo compaiono strumenti come il duduk armeno e il mizmar nordafricano, il liuto, la synphonia e il micanon medievali, l’arpa gotica, l’armonium, la tanpura e il sitar indiani, ma anche gli strumenti elettronici analogici oltre a chitarre elettriche e organi hammond. Amo il suono, in generale, amo il suono della voce e degli strumenti musicali. Rocco Sapuppo (Distorsioni) - Salvatore, permettimi un giudizio a proposito dell’introduzione della voce femminile di Rosalba Guastella: la reputo un valore aggiunto al già validissimo impianto musicale e vocale del gruppo. Introduce una nota di ulteriore fascino espressivo, e dal vivo anche un impatto plasticamente pregnante. Ci vuoi parlare concisamente di Rosalba? Com’è avvenuto che vi siate artisticamente trovati? Salvatore D’Urso - A dire il vero il promotore dell'ingresso di Rosalba nel gruppo è stato Alberto, perché lui l'ha conosciuta in veste di allieva di canto armonico (una disciplina vocale di cui lui è maestro, da diversi anni) ed inizialmente il suo apporto si sarebbe dovuto limitare a pochi ingressi, solo in determinati brani. Ad un certo punto, invece, ci siamo resi conto ambedue che questa voce era un valore aggiunto (proprio come dici te) che non si doveva limitare, in nessun caso. Attualmente lei non solo canta (e spesso canta come voce principale, non solo da corista) ma si esprime anche attraverso la danza, oltre a suonare alcuni strumenti di accompagnamento come la tanpura indiana...per cui è parte integrante dell'immagine, che si concretizza specialmente nelle apparizioni live. Essendo la più giovane di tutti noi, comunque, ha un retroterra diverso di esperienze, ma che si integra molto bene e che forse rende ancor più solare e comunicativo il nostro gioco di squadra. Assieme a noi, dal vivo e su disco, ci sono anche i fratelli Pino e Lucio Molinari alla chitarra e alla batteria, e Paolo Avataneo al basso, membri che già facevano parte della formazione live anni ‘80/’90. Rocco Sapuppo (Distorsioni) - Alberto e Salvatore, intanto vi ringrazio, a nome di Distorsioni, per aver accettato quest’intervista; poi, un’ultima domanda, anzi…due: come vedete il futuro della fruizione musicale, in un mondo che tende vieppiù a “digitalizzarsi”? Infine, quali progetti avete per il futuro prossimo? Immagino un giro di concerti, per quanto difficile sia veicolare un messaggio musicale prezioso ma impegnativo come il vostro…E poi, più avanti, magari, un nuovo album, per gli abitatori degli spazi siderali! Grazie ancora e un saluto affettuoso da parte mia e dell’intero staff di Distorsioni. Alberto Ezzu - Non so se i progetti ancora in nuce si possano rendere pubblici…spero di non far male a svelarti che, in effetti, abbiamo alcune idee… Si sta ragionando su di un libro, psichedelico nella forma e nei contenuti…ma anche storico, che coinvolga più persone; qualcosa abbiamo già anticipato nella copertina-album-poster dell’ultimo disco, ma staremo a vedere se e come si evolverà. Anche la forma cinema ci interessa, benché i costi del cinema “vero” siano assolutamente proibitivi, pensiamo che un format fatto per youtube a noi possa essere congeniale, ultraeconomico e, tutto sommato, interessante…del resto, non crediamo di voler veramente entrare nei circuiti cinematografici e la televisione, sinceramente, non fa per noi…(e noi per lei!) I concerti, purtroppo, sono ancora legati o a iniziative personali di sponsor illuminati (vedi Giappone) oppure relegate a squallidi conti della serva: andare sino in Puglia o in Friuli, per quanto possa rientrare nei nostri interessi, presuppone da parte di chi ci invita, almeno di prendersi carico dei costi “vivi” del trasferimento, viaggio, pernottamento etc. Insomma, cifre che a noi sembrano minime, e che anni fa sarebbero state normali, ma che oggi sembrano impossibili per chi gestisce locali. Non mi sembra ci sia più una via di mezzo: o concerti mega organizzati, con palco enorme, tre schermi alle spalle, amplificazione da stadio, oppure niente… Noi, per ora, andiamo fin “dove ci porta il cuore” (ovvero l’automobile…) e speriamo sempre in qualche amico che ci filmi in modo che il nostro concerto possa essere visto – anche se non veramente assaporato: dal vivo, ovviamente, è un’altra cosa! – in tutto il mondo. Salvatore D’Urso - Sì, i nostri progetti sono comunque legati a questa visione che abbiamo a 360 gradi del linguaggio e dei modi di esprimerlo, che sono molti. Di sicuro continueremo a mostrarci in pubblico nelle occasioni che più ci interessano (come questa del 10 maggio, in un grande auditorium nei pressi di Vercelli) ma, come diceva Alberto, non siamo disposti a svenderci ed alimentare questa cattiva gestione della musica / cultura che stiamo vedendo in Italia. Sarà causa della crisi o si tratta solo di un pretesto per non dare dignità al lavoro di chi crea attraverso la musica, il fumetto o altre "armonie viventi" ? Non sta a noi dirlo, ma vorremmo sottolineare che, se siamo in questo "viaggio psichedelico" da oltre 30 anni, forse un motivo c'è...ed è quello che ancora ci spinge a non mollare la presa: divertendoci, liberandoci da qualunque schema mentale imposto o subito...ma senza alcun facile compromesso con la realtà che, forse (come cantava l'amico Claudio Rocchi), non è mai esistita. Rocco Sapuppo No Strange line up Salvatore "Ursus" D'Urso - voce, percussioni Alberto Ezzu - tastiere, chitarra elettrica, sitar, voce Rosalba Guastella - voce, tanpoura Pino Molinari - chitarra acustica, tastiera Paolo Avataneo - basso Lucio Molinari - batteria Articoli correlati su Distorsioni Blogspot No Strange - "Cristalli sognanti" No Strange - Psichedelia militante DISCOGRAFIA DEMO TAPES - 1983 MC - RAINBOW, autoprodotto - 1984 MC - LISEGIC TOMAHAWK, Roller Coaster 33 GIRI E CD - 1985 LP - 1° NO STRANGE (TRASPERENZE E SUONI), Toast Rec. - 1987 LP - L'UNIVERSO, Toast Rec. - 1991 LP - FLORA DI ROMI , Toast Rec. - 1998 CD - MEDUSA, Toast Rec. - 2011 LP - CRISTALLI SOGNANTI, Psychout Rec. - 2011 CD - CRISTALLI SOGNANTI, Area Pirata Rec. - 2014 LP - ARMONIA VIVENTE - TRA ANALOGIE E CONTRASTI - 2014 CD - ARMONIA VIVENTE - TRA ANALOGIE E CONTRASTI 45 GIRI 1986 WHITE BIRD / FIORI RISPLENDENTI, Toast Rec. COMPILATION - 1985 LP - EIGHTIES COLOURS, Electric eye (col brano The New World) - 1987 LP - WHAT EXACTLY IS A JOKE, Crazy Mannequin - 1988 LP - ORACOLO, Toast Rec. - 1993 LP - WHO ARE THEM?, Face Rec. - 1993 LP - APOCALISSE DI DIAMANTE, Toast Rec. - 2006 CD - ELECTRIC PSYCHEDELIC SITAR HEADWIRLERS VOL. 9, Purple Lantern USA, - 2012 CD -HOFMANN'S KALEIDOSCOPE: Expiation of the Psychedelic Hunters Vol. I, abbinato alla rivista Vincebus Eruptum n°14 ; - 2012 CD - WELCOME BACK TO THE EIGHTIES COLOURS, Psychout Rec. BOOTLEG (non autorizzati) - 2013 CD - NO STRANGE LIVE 2012, Live at Borgo D'Ale 25-05-2012 - 2013 CD - NO STRANGE "Splendid Your Rise on Living Ra", live at Blah Blah 21-09-2012 PROGETTI PARALLELI - 2006 CD ALBERTO EZZU LUX VOCAL AND INSTRUMENTAL ENSEMBLE, "Consonanze armoniche, Ostinati Ritmici e Veri Bordoni Immobili", Centro Musicoterapia Benenzon Italia Primainsieme - 2011 LP + CD doppio - ALBERTO EZZU LUX VOCAL AND INSTRUMENTAL ENSEMBLE, Consonanze armoniche "Ostinati Ritmici e Veri Bordoni Immobili", ristampa con 3 brani in più, Psychout Rec. - 2013 CD ALBERTO EZZU LUX VOCAL ENSEMBLE, "Il Fuoco del 6° Armonico sulla Luce della Dominante partendo dalla Madre Fondamentale - con in mente Zarathustra" Hic Sunt Leones ROCKERILLA NOVEMBRE 2014 Intervista con No Strange (Aldo Chimenti per Rockerilla) 1. Tre decadi spese all’insegna della musica. Quale è la filosofia del progetto No Strange? Ursus: la filosofia dei No Strange va ricercata nel significato originario del termine "psichedelia", forse la definizione più consona è quella che diede Allen Ginsberg, come "espansione della mente e delle nostre capacità creative". 2. Fra un disco è l’altro sussiste una linea di continuità filologica che fa pensare ad un percorso in divenire mai finito. Come definireste l’odierna tappa di Armonia Vivente Tra Analogie E Contrasti? Ezzu: crediamo che questo nuovo disco sia la tappa intermedia tra un inizio, ancora legato a certe sonorità rock, e un futuro che sembra sempre più volersene slegare…Vogliamo opporci ad un “oggi” infarcito sempre più di etichette (metal, punk, indie, garage, grunge, rap etc etc) e vogliamo arrivare ad un “domani” dove la musica sarà soltanto “musica”. Assieme ai classici chitarra elettrica, basso, batteria, organo e synth, utilizziamo sempre più strumenti legati ad altre tradizioni, come la synphonia (antenata della ghironda), il liuto medievale, l’arpa gotica, il flauto a becco, il duduk armeno, il sitar, la tanpura e l’armonium indiani… 3. I vostri viaggi musicali esprimono un senso di ritualità quasi iniziatica, onirica, trascendente. Mantra psichedelici che vibrano tutt’attorno nel cosmo. È lo spirito dello yogisciamano che aleggia fra i suoni? Ezzu: il sogno, il rito, la trance, hanno sempre fatto parte dell’uomo. I nostri sono “mantra” in quanto è la musica, in se stessa, ad essere “maestra”, perché il “suono” è vibrazione, udibile e non udibile (Ahata e Anahata dicono gli indiani) ed è lei che ci pervade e ci trasforma. “Splendid Your Rise on Living Râ “ è il mantra che intona Râ quando dal suo viaggio nelle tenebre ritorna per illuminarci ogni giorno, ancora e ancora… 4. Armonie, epifanie e dicotomie che grondano di energie spirituali ed emanano profumi sensuali ad un tempo. È il dualismo Yin e Yang dell’esistenza che ritorna? Ezzu: niente ritorna, perché tutto “è”, sempre, in ogni istante. È l’Eterno Ritorno di un Immobile in perenne trasformazione: Râ viaggia ma è sempre qui! Il pensiero, per gli scienziati di oggi, è materia, e la materia è energia, è sogno, è poesia, è viaggio, è amore. 5. Poiché di poesia dopotutto si tratta, di quale sostanza è fatta la vostra? Ursus: della "poetica", quindi dei testi, mi occupo principalmente io stesso. Direi che rifuggiamo da qualunque tentazione ideologica e che non ci poniamo come dei "maestri" di nessun verbo, ma piuttosto ci interessa stimolare l'ascoltatore ad una interpretazione personale, come su pagine vuote o ancora da completare. 6. In quest’epoca di materia dove si è perso tutto – miti, ricordi, certezze – che ruolo principe dovrebbe assumere la musica (e l’arte) oggi? Ezzu: la rivoluzione del ’68 si è trasformata in Politica perché l’uomo, fondamentalmente, ha paura di sognare. Quella, però, fu soprattutto una rivolta artistica e spirituale e le sue ceneri covano ancora sotto l’asfalto che questo mondo crede di aver steso definitivamente…ma i fiori stanno ancora per sbocciare! “Ne consommons pas Marx!” c’era scritto sui muri di Parigi, ma oggi potremmo trasformarlo più semplicemente in “Ne consommons pas!” Smettiamola di essere trattati da consumatori e ri-diventiamo uomini! L’arte e la musica sono i mezzi per restare bambini, per giocare il gioco sacro, serissimo e allegro ad un tempo, della vita. 7. Per finire cosa mi dite? Ursus: stiamo andando in direzioni diverse, ma accomunate tutte da un filo conduttore... l'importante non è la meta, ma il cammino. Ezzu: ai ragazzi più giovani dico: fate dell’ascolto un rito. Che scarichiate un file da internet o che acquistiate un Lp o un Cd, dopo, mettetevi in una stanza coi vostri amici ed ascoltatelo insieme, parlatene, discutetene, insomma: vivetelo!