Intervista apparsa il 17 dicembre 2013 su
http://www.lilithandthesinnersaints.com/web/index.php/it/tonyfaceblog
Tony Bacciocchi
Intervista NO STRANGE domande e risposte con Ursus.
17 Dicembre 2013
Dopo FEDERICO FIUMANI dei DIAFRAMMA, al giornalista FEDERICO GUGLIELMI, ad
OSKAR GIAMMARINARO, cantante e anima degli STATUTO, al presidente dell'Associazione
Audiocoop GIORDANO SANGIORGI, a JOE STRUMMER, a MARINO SEVERINI dei
GANG, a UMBERTO PALAZZO dei SANTO NIENTE, LUCA RE dei SICK ROSE, LUCA
GIOVANARDI e NICOLA CALEFFI dei JULIE'S HAIRCUT, GIANCARLO ONORATO,
LILITH di LILITH AND THE SINNERSAINTS, a Lorenzo Moretti, chitarrista e compositore dei
GIUDA, il giornalista MASSIMO COTTO, a FAY HALLAM,oggi è la volta di SALVATORE
URSUS D'URSO, voce e una delle anime dei NO STRANGE, storica psych band italiana, tornata,
dopo un lungo silenzio, da poco sulla scena e in procinto di pubblicare il nuovo "Armonia vivente",
interessantissimo e personalissimo doppio album che vedrà la luce nel 2014.
Le altre interviste le trovate qui: http://tonyface.blogspot.it/search/label/Le%20interviste
1) Proporre un album doppio, due ore di musica, in epoca in cui, notoriamente, si vende così
poco, può apparire un “suicidio commerciale”, comunque un folle atto di coraggio. Colgo
l’occasione anche per chiederti se ci sarà, secondo te, ancora spazio in futuro per la fruizione
della musica in modo tradizionale, così come lo abbiamo sempre conosciuto (dischi, CD etc) o
siamo irrimediabilmente “condannati” alla musica “liquida”.
URSUS- L'album doppio è scaturito spontaneamente,nel senso che avevamo molte idee su cui
lavorare ed un tempo indeterminato per farlo,credo infatti che una delle nostre maggiori prerogative
sia la libertà di agire sui suoni e sulla struttura dei pezzi senza troppe limitazioni: in pratica, fin
dagli inizi, ci siamo auto-gestiti la parte tecnica e le registrazioni, utilizzando gli studi professionali
solo in pochi casi, ma dopo avere assemblato tutti i pezzi dei vari dischi a casa nostra (da qui deriva
la nostra vecchia denominazione NO-STRANI, storpiata poi in No Strange nei primi anni 80).
I risultati, in tal modo, sono sempre stati fuori dai canoni, persino da quelli a cui si rifaceva il
cosiddetto movimento "neo-psichedelico", perché i nostri riferimenti sono sempre stati molteplici e
non circoscritti ad una sola zona geografica o temporale...in questo senso, che è culturale e non
genericamente esteriore, la nostra musica si può definire psichedelica, ma solo nella fruizione
originaria del termine (espansione della PSICHE).
Inoltre l'idea di ricollegarci ad esperienze discografiche che in noi stessi hanno lasciato un segno
tangibile, come dischi doppi da noi considerati fondamentali quali "Ummagumma" dei Pink Floyd o
"Yeti" degli Amon Duul II, ci allettava...anche se non è la nostra prima esperienza a riguardo, ci fu
già il doppio album "Oracolo" nel 1988, ma lì si trattava di una compilation, sebbene con una nostra
presenza "ingombrante".
Pensiamo che ai mezzi ed ai tempi attuali ci si debba adeguare, per cui la fruizione (per il momento)
è vasta e per questo abbiamo deciso di lavorare con 2 label diverse, con formati diversi, ma di
essere molto presenti anche nella rete (sia con gli album ed i video LIVE, che con interviste ed
articoli come questo).
2) Il nuovo album pesca in molte direzioni. Ci sono riferimenti a certe oscure esperienze
italiane come Opus Avantra e Aktuala ma anche momenti più tradizionalmente psichedelici
beat, tre lunghi brani e poi ancora folk, influenze “tedesche” dei 70’s. Un lavoro ad ampio
respiro, a mio parere pressoché unico.
URSUS- Infatti è sempre stato questo il nostro intento,come un lavoro di collage o di composizione
ad incastro...non che avessimo scoperto l'uovo di Colombo, perché questa molteplicità di suoni e di
stili esisteva già nel passato,soprattutto in quello che noi consideriamo più vicino alle nostre
tematiche: mi riferisco ovviamente al periodo più POPolare del movimento psichedelico, quindi la
ricerca avanzata da musicisti come Terry Riley, nel campo della ripetitività e nell'ipnosi del suono,
da gruppi come Fifty Foot Hoose o Silver Apples nell'introduzione dell'elettronica, ma anche dalla
componente folk ed acustica che era ben presente nella Third Ear Band o nei primi Fairport
Covention, oltre all'estendersi di suggestioni orientali (nell'uso del sitar e di alcune percussioni
tribali) e qui addirittura nell'incontro con la vocalità medievale e rinascimentale.
Ci sono aspetti, soprattutto in questo "Armonia Vivente" che riconducono al canto gregoriano e c'è
l'inserimento di strumenti quali liuto e ghironda, tipici della tradizione popolare di molti secoli fa.
Noi pensiamo che la nostra musica abbia un percorso concentrico, nel senso che non guarda né
indietro né avanti, ma semplicemente si innesta in una dimensione fuori dal tempo, girando su se
stessa all'infinito,ed è anche il senso di tutte le liriche e dei testi, in cui non vi è un significato
oggettivo o dettato dalla ragione,ma una poetica indefinibile ed interpretabile in mille modi
differenti.
3) Hai avuto il “privilegio” di vivere direttamente tantissime fasi della contro o sotto cultura
musicale italiana, dagli anni 70, al punk, alle evoluzioni (involuzioni?) successive. Cosa e
quanto è cambiato? In meglio? In peggio? Come vedi, dal tuo “osservatorio”, il futuro
dell’arte musicale in Italia ?
URSUS- Sono cambiate molte cose,ormai da decenni,non so se in meglio o in peggio, però con gli
anni che passano (volenti o nolenti) occorre farci i conti...molti aspetti da noi stessi vissuti
conservano ancora elementi di attualità,ma da questi bisogna attingere con un linguaggio che non
sembri davvero "datato" anche per le nuove generazioni o per chi quel tempo trascorso lo ha visto
solo sui giornali o nei vari spazi che si leggono su internet.
Il futuro, forse, è proprio questo in cui stiamo operando oggi, che non è una dimensione
professionale, assolutamente diversa dai nomi a cui facevo riferimento prima, ma amatoriale e
minoritaria...alla ristrettezza numerica, però, vorremmo anteporre l'alta qualità delle proposte e ci
rendiamo conto che è un compito difficile, a volte quasi impossibile, ma ci piace rischiare proprio
per questi motivi e non saremo noi a tirarci indietro, proprio adesso che le cose si fanno più
interessanti.
Vorrei ricordare inoltre che i No Strange sono sempre stati un progetto che rotea intorno a due
personalità: la mia e quella di Alberto Ezzu (di professione musico-terapista), ed in questo doppio
capitolo ci accompagnano i nostri amici di sempre, quali Pino e Lucio Molinari, Paolo Avataneo ed
il più recente acquisto Rosalba Guastella (la quale voce femminile è più che mai determinante in
questo "Armonia Vivente").
4) Con l’eccezione dei grandi nomi, vivere di musica in Italia è sempre più difficile, anche per
certi artisti comunque da tempo sulla scena, che hanno pure visibilità mediatica ma che
finiscono per vendere pochissimo e ad avere rare opportunità per esibirsi dal vivo. Non
parliamo poi dei cosiddetti “emergenti” o degli “indipendenti”. Eppure le potenzialità ci
sarebbero. Che ne pensi ?
URSUS- In quanto alle uscite discografiche questi sono i numeri e da lì credo che difficilmente se
ne uscirà (perlomeno in tempi brevi), per quanto riguarda i LIVE temo che sia una situazione
ancora più complicata, perché sono sempre meno i locali disposti ad accettare stili così lontani dalla
massa, come il nostro o di altri nostri amici o colleghi, soprattutto per quanto riguarda il territorio
nazionale.
Non a caso, mentre negli anni 80 e 90, ci spingevamo oltre i confini regionali e riuscivamo a
coinvolgere ascoltatori e fans di ogni età ed estrazione sociale, oggi siamo costretti nei nostri limiti
geografici (in parole povere perché i compensi si sono molto ridotti e spesso non arrivano neppure a
ripagare le spese di un viaggio)...diversa e sicuramente meglio organizzata è invece la situazione
all'estero, lo abbiamo sperimentato di persona nella grandiosa trasferta a Tokyo nel 2012, che per
noi è stata una esperienza indimenticabile, in tutti i sensi.
Le potenzialità ci sono ma dobbiamo prima toglierci di dosso questa patina di provincialismo, che
rimane eredità di errori passati e soprattutto nel campo aperto dalla "critica specializzata" su riviste
o blog, non dobbiamo continuare a piangerci addosso o ad avvertire complessi di inferiorità, grossi
o latenti che siano, magari buttando via tanti inutili pregiudizi (sulla lingua da adottare nelle
canzoni, per esempio) e cominciando a riascoltare quelle che sono le nostre reali radici musicali,
perché chi pensa che l'Italia sia solo pizza e mandolino oppure Vasco e melodici napoletani,
sicuramente non ha mai approfondito la storia e non si è molto preoccupato di approfondirne i
"colori" (altro termine che spesso ricorre nei nostri brani).
5) Dopo tanti decenni trascorsi masticando musica (non dimenticando il periodo con il
negozio di dischi) dopo aver contribuito ad aprire tante strade, credi di aver raccolto in
maniera adeguata rispetto a quanto seminato?
URSUS- Se per "raccolto" si intende il fattore commerciale o professionale no...in effetti ho
raccolto solo la mia vecchia attività di negoziante, già chiusa da tempo ma che mi ha agevolato (e di
molto!) nella conoscenza a 360 gradi di tutti gli stili musicali, nessuno escluso.
Quindi ho raccolto moltissimo in senso culturale e questo lo porterò sempre con me, come bagaglio
e come esperienza vitale...ho raccolto molte amicizie, sia di vecchia data che molto recenti, per cui
mi ritengo totalmente soddisfatto, anche se non possiedo nessun conto in banca né potrò mai
realizzare molti sogni che mi ero prefisso (ad esempio quello di diventare un professionista del
fumetto o dei cartoons, altre mie grandi passioni), ma mi rifaccio comunque al pensiero dell'amico e
fratello Claudio Rocchi, che ha rimandato ad un altra incarnazione il proprio percorso artistico ed il
proprio viaggio cosmico.
La realtà non esiste o più semplicemente la ricerchiamo, perché questo è lo scopo totale della vita.
6) Secondo te ha ancora senso rifarsi ad una cultura (quella che possiamo sintetizzare
genericamente referente ai 60’s) dopo mezzo secolo? Sia musicalmente che “filosoficamente”?
URSUS- E' essenziale, proprio per i motivi che ho appena elencato, non tanto perché questi vadano
sempre ricordati storicamente o nel linguaggio degli "esperti", ma perché non sono linguaggi
esauriti né completati...ci sono tuttora sfaccettature e vibrazioni del "cristallo sognante" che
andrebbero approfondite senza limitazioni (perché le limitazioni sono trappole da cui si può
sfuggire, se lo si vuole), in poche parole è un gioco senza regole codificate dal tempo o dallo spazio,
durante il quale ci si diverte sia a livello epidermico che interiore... quello che è differente in noi,
rispetto ad altri gruppi che hanno percorso strade simili alla nostra, penso che sia lo spirito: ciò che
per noi è essenzialmente ludico e divertente, ciò che spinge al sorriso universale ed alla "filosofia"
psichedelica, non ci potrà mai annoiare, perché è la ragione stessa della nostra esistenza.
Proporla all'esterno, attraverso dischi o altri mezzi tecnici, per noi è solo l'inizio e non il traguardo.
7) Il classico finale con una lista di dischi che porteresti sulla solita isola deserta e qualcuno
che consiglieresti come propedeutico ad un giovane a totale digiuno di musica di “un certo
tipo”.
URSUS- Ecco...qui mi metti in difficoltà, perché le mie preferenze sono piuttosto mutevoli...anche
se da quanto scrivo nei testi o da quanto metto giù in musica, con i miei compagni di viaggio, lo si
capisce abbastanza bene.
Ma per quanto riguarda i consigli ad i "neofiti" avrei delle idee ben precise, ricollegandomi al
discorso di prima, vorrei invitare il pubblico italiano,ma anche gli stessi musicisti, a rivedere tutta la
nostra tradizione culturale,che nel nostro paese c'è stata e che in misura meno evidente esiste
tuttora.
Dovessi consigliare ad un giovanissimo al suo primo approccio sonoro, qualcosa che mi ha segnato
nel profondo, direi molte opere del periodo a cavallo tra i 60 e 70, magari partendo dalle primissime
Orme alle compilation (che io stesso ho curato anni fa) tipo "Fiori e Colori", "Oracolo" ecc...
oppure alle sperimentazioni nei primi album di Battiato, di Juri Camisasca, le Stelle di Mario
Schifano, i Living Music, gli Analogy...poi i nomi sarebbero molti altri, collegandosi soprattutto
alle esperienze dei poeti beat come Gianni Milano o alle pubblicazioni underground quali "Pianeta
Fresco", "Mondo Beat" ecc...consiglierei comunque di non limitarsi ai soli suoni ed alla musica,
perché l'espansione della psych è fatta anche di parole, di immagini, di momenti non strettamente
sonori...guarderei oltre il mezzo stesso (come può essere un disco o un video) per penetrare a fondo
di tutto questo.
Come già ribadito, è una ambizione difficile e complicata,ma proprio per questo diviene
semplicissima quando ci si diverte a costruirla, come un puzzle o un gioco di specchi all'infinito.
27 dicembre 2013
Dopo l'intervista, rilasciata da Giulio Tedeschi della Toast Records, su Cagnara, abbiamo
incontrato uno dei gruppi fondamentali di questa importantissima etichetta....
I grandi NO STRANGE......
A parlare è Salvatore D'Urso.....
D: Quando si formano i No Strange?
URSUS: io ed Alberto Ezzu ci conosciamo dal lontano 1971, abbiamo percorso insieme molte
esperienze (a cominciare dalle scuole medie) ed in quegli anni iniziammo a produrre della musica
che rispecchiasse quelle che erano le nostre attitudini e le nostre passioni, in particolare ricalcando
alcune cose dei Pink Floyd e delle formazioni tedesche quali Popol Vuh, Ash Ra Tempel ecc...
L'età era comunque molto giovane ed i mezzi erano limitati, per cui col passare degli anni siamo
cresciuti anche in altre direzioni: verso gli ultimi anni 70 si sono formati i NO-STRANI, che
coniugavano la rabbia e l'irruenza del punk con testi ironico-demenziali e sperimentazione
elettronica-rumorista...quindi verso la fine del 1982 la svolta "neo-psichedelica" che ha ripreso in
parte le tematiche con cui eravamo cresciuti fin da ragazzini.
Il nome No-Strani venne poi tramutato in NO STRANGE (non subito, ma gradualmente) per
cambiare immagine, ma allo stesso tempo tenendo presenti quelle che erano le nostre radici.
D: Il primo disco che ascoltai fu ''Trasparenze e Suoni''... Me ne potresti parlare?
URSUS: La nostra prima apparizione in vinile, per la verità, era di pochi mesi prima la
pubblicazione dell'album... all'inizio del 1985 uscì la compilation chiamata "Eighties Colours",
curata dalla Electric Eye di Claudio Sorge, dove partecipammo con il brano "The New World" (poi
ripreso nell'album ma in una veste differente), ma non restammo soddisfatti da quella esperienza per
vari motivi: principalmente perché non ci sentivamo parte di quell'ondata di "revival" che guardava
soprattutto al cosiddetto "garage-punk" di origine americana e poco o nulla alla cultura realmente
psichedelica, con cui eravamo nati e cresciuti.
Poiché conoscevamo Giulio Tedeschi fin dai tempi delle pubblicazioni underground e di
controcultura, lui stesso ci propose di iniziare questo percorso comune con la prima uscita (primo
disco prodotto con il marchio Toast) dell'album "No Strange" (meglio conosciuto come
"Trasparenze e suoni") in una veste sonora e grafica davvero particolare per quei tempi...
praticamente un caso rarissimo, se non unico, di rivalutazione ed ampliamento di quel mondo
sotterraneo partito da Timothy Leary e passato attraverso i viaggi ed i voli magici di molti nostri
eroi (o SUPER eroi) della passata infanzia e adolescenza.
A differenza di altri nostri contemporanei, però, non abbiamo mai eseguito cover o fotocopiato cose
già viste, non ci siamo limitati ad imitare qualcosa di pre-esistente, ma creativamente abbiamo
sviluppato tutto questo in modo più personale e libero dai dogmi o dagli stereotipi dettati da
qualunque genere di moda ad uso e costume della stampa o della tv generalista (che già negli 80
ripescava i "favolosi sixties" in senso più commerciale).
D: Due parole sulla Toast Records?
URSUS: Appunto, come dicevo, loro ci proposero di uscire in questa veste coloratissima e solare,
perché ci si conosceva già da una decina di anni e c'erano molte cose in comune da sviluppare.
Da quel momento in poi continuammo con loro per molte altre incisioni, alternandoci anche con
formazioni e componenti diversi, poiché il nucleo centrale (formato da me e da Ezzu) nel frattempo
trovava altri collaboratori, altri elementi da coinvolgere in questa continua ricerca musicale.
Negli ultimi anni ci siamo persi di vista, in parte, per via di altri motivi (personali, famigliari, di
lavoro ecc...) per cui quando abbiamo deciso, circa 6 anni fa, di riprendere il cammino che si era per
il momento interrotto, abbiamo scelto di ripartire con altre label indipendenti, ovvero con
AREAPIRATA (come produttrice di CD e materiale on line) e PSYCHOUT (che cura sempre le
splendide edizioni in vinile)... nel 2011 è uscito l'album "Cristalli Sognanti" che ha riconfermato
l'affetto ed il legame con il nostro consueto pubblico, vecchio e nuovo, fino al punto di farci
realizzare una presenza LIVE nel lontano Giappone: un piccolo tour che già speravamo di
concretizzare da tempo e che abbiamo fatto nel 2012. Questa credo che sia stata la maggiore
soddisfazione di tutta la nostra esistenza fisica, sia discografica che sui palchi.
D: Che fine fanno i ''figli dei fiori '' quando crescono?
URSUS: Nessuna fine, visto che siamo ancora qui, magari con meno capelli e più bianchi di prima.
Comunque sia, proprio per abbassare un po' la media di età anagrafica dei vari componenti della
band, abbiamo inserito tra noi la più giovane "nipotina dei fiori" Rosalba Guastella, che ha dato un
tocco di femminilità e di gioventù alle voci ed ai nostri magici suoni, il che non guasta sicuramente.
D: Come vedi il Natale nel 2013?
URSUS: Personalmente lo vedo come una rinascita e voglio davvero sperare che l'anno imminente
ci porti maggiore serenità (quest'anno 2013 mi ha dato non pochi problemi, specialmente di
salute)... oltre al fatto che ci porterà un nuovissimo album DOPPIO dal titolo "Armonia Vivente",
anch'esso destinato (almeno credo) e fare discutere molto vecchie e nuove generazioni della musica
e della cultura (o contro-cultura) in genere.
Per certi versi sarà un regalo inaspettato...
D: Ti piacciono i ''cine-panettoni''?
URSUS: No, il panettone me lo gusto in casa, ma davanti al video con le vecchie commedie italiane
che continuano a piacermi (Totò, Gassman, Sordi e via dicendo) oppure con la fantascienza
d'autore, che sia di serie A o di serie Z, purché mi rilassi e mi faccia divertire.
D: Colori e Fumetti... Quale importanza hanno?
URSUS: Fin da quando ero bambino hanno per me una importanza enorme, non a caso la grafica
delle copertine dei No Strange è sempre stata curata da me stesso... ed oggi con i mezzi attuali si
arriva davvero a risultati iper-fantasiosi e praticamente illimitati: questo è davvero un progresso
entusiasmante, che mi auguro coinvolga altre forme d'arte, compresa la musica, ovviamente.
D: Cosa fanno adesso i No Strange?
URSUS: Adesso siamo totalmente concentrati sulla attività LIVE, per promuovere questo
imminente album doppio, che abbiamo finito di registrare pochi mesi fa e che verrà pubblicato
ancora da Psychout ed Areapirata, ad inizio 2014.
A conclusione del disco, infatti, abbiamo incluso due pezzi registrati dal vivo, durante la recente
rassegna "Welcome back to the Eighties Colours", che a sua volta promuoveva l'omonima
compilation (curata da Cristina Scanu e Lodovico Ellena).
Molte cose bollono in pentola, per noi nulla è prevedibile e tutto continua ad essere in movimento:
un movimento circolare, che ripercorre il passato ed il presente, non fermandosi in nessuna
direzione ma ponendosi oltre lo spazio ed il tempo, in poche parole un "corriere cosmico" amico
della libertà espressiva e dei "fiori e colori" che non appassiscono mai.
D: Grazie a Salvatore per la bella intervista e buona fortuna ai No Strange...
http://networkedblogs.com/SRfcb
su FREQUENZE
16 gennaio 2014
di Marialaura Grillo
L'Armonia Vivente dei No Strange
Oggi ho il piacere di poter fare qualche domanda ad Alberto Ezzu e Salvatore d'Urso Ursus dei
NO STRANGE, formazione di matrice neopsichedelica con oltre trent'anni di attività e di ricerca
musicale e che sta presentando l'ultimo lavoro in uscita a febbraio, con il titolo affascinante di
"Armonia Vivente".
I NO STRANGE che oltre a Salvatore d'Urso alla voce e alle percussioni e ad Alberto Ezzu alle
tastiere, chitarra elettrica, strumenti a corda e voce, nell'attuale formazione comprendono Pino
Molinari alla chitarra acustica, strumenti a fiato e voce, Rosalba Guastella alla voce e tambura,
Paolo Avataneo al basso elettrico e Lucio Molinari alla batteria (il chitarrista Tony d'Urso è
momentaneamente preso da altri impegni), hanno da poco terminato le registrazioni del loro nuovo
album dal titolo "Armonia vivente", che sarà pubblicato a breve per l'etichetta Area Pirata Records
nel formato CD e per la Psychout Records in vinile.
D : Parliamo prima di tutto di come avete assemblato i brani in questo album doppio e dei criteri
che vi hanno guidato nella scelta del materiale del disco B.
URSUS - I brani sorgono da poco più di un anno di lavoro, nella solita maniera "ad incastro" che
ci contraddistingue fin dagli esordi : abbiamo sempre fatto tutto partendo da una idea in comune e
arricchendo la composizione man mano che il lavoro di registrazione si svolgeva. Un album doppio
non era previsto, ma questa volta le idee erano tante e non ce la sentivamo di tagliare qualcosa per
nessuna motivazione. Inoltre il doppio album ci ha sempre affascinato fin da quando ci formammo
nell'ascolto di dischi quali "Ummagumma" dei Pink Floyd o di alcune suite di Terry Riley o di Ravi
Shankar. Tuttavia, malgrado i pezzi in scaletta siano 16 (di cui 2 registrati dal vivo in concerto) le
durate variano molto e si va da brani brevi e concisi fino a divagazioni cosmiche di oltre 10 minuti.
I 4 pezzi che abbiamo aggiunto alla versione CD comparvero solo nei primi due demo-tape,
pubblicati tra il 1983 e il 1984, alcuni allegati al primo numero della fanzine "Roller Coaster", che
ai tempi pubblicavo in fotocopia con Lele Roma, attuale DJ di radio Flash.
ALBERTO EZZU - I brani dal vivo vogliono testimoniare come ci presentiamo dal vivo oggi,
con una formazione che comprende sia musicisti della seconda formazione, quella da Flora di Romi
in poi, sia me e Ursus con l'aggiunta di Rosalba. Mettere anche quattro brani degli anni '80
precedenti le uscite discografiche é stata un'esigenza dettata dal desiderio sempre più pressante di
alcuni fans che non erano riusciti ad entrare in possesso di quelle registrazioni. Altre case
discografiche ci avevano contattati per fare un disco basato sulla storia dei NO STRANGE, ma sino
ad ora non avevamo trovato un accordo che ci convincesse in pieno, soprattutto perché non
volevamo rientrare a tutti i costi nel genere "psichedelico" come viene inteso comunemente. Per noi
la "psichedelia" è più un atteggiamento filosofico ed è legata al concetto ginsberghiano di
"aumentare l'area di consapevolezza" e non di usare determinati strumenti musicali piuttosto che
altri. Di conseguenza il progetto parallelo dell'Alberto Ezzu Lux Vocal Ensemble, che adopera il
canto armonico come tecnica principale, secondo me rientra in pieno nella psichedelia... questo per
rispondere anche a tutti i giornalisti che metodicamente hanno voluto farci rientrare in qualche
corrente "nostalgica" degli anni '60 o addirittura degli anni '80. Lo diciamo una volta per tutte: non
siamo nostalgici e guardiamo in avanti, non indietro!
D : La tua risposta, Alberto, anticipa in parte quanto stavo per chiedervi adesso. Mi pare evidente
in questo nuovo album un interesse più marcato verso l'aspetto cosmico e contemplativo rispetto al
precedente "Cristalli sognanti": se quest'ultimo era un album di canzoni strutturate secondo uno
schema riconoscibile (pur se legate ad una matrice psichedelica) e solo talora sconfinanti nella
musica di ricerca, colgo nel vostro nuovo lavoro discografico un cambio di prospettiva poiché esso
pone al centro la musica di ricerca e solo in qualche episodio questa si incontra con la "forma canzone". A tal proposito mi chiedevo se attualmente gli studi di Alberto sull'uso degli armonici
naturali e sulla difonia abbiano raggiunto un livello evolutivo tale da richiedere anche nella
composizione dei brani dei NO STRANGE un superamento della dimensione "pop" che ormai vi va
decisamente stretta...
URSUS - Certamente il "viaggio" di cui si compone questo lavoro discografico è fatto di molte
sfaccettature, ma la dimensione "canzone" ci appartiene ancora. Le nostre caratteristiche di fondo
sono sempre state l'effetto, la sensazione di spazialità, ma su di uno sfondo armonico mai troppo
dissonante. Il termine "pop" a mio modo di vedere va inserito nella tradizione popolare, anche se
negli ultimi anni sta assumendo connotati molto distanti dal nostro. Per certi versi, lo vedo indicato
soprattutto in riferimento ai nostri testi.
ALBERTO EZZU -Come notava Ursus, oggi il termine “pop” è quasi offensivo per chi fa una
certa ricerca, mentre quando iniziammo noi aveva tutt’altro significato. Provo ora a rispondere alla
tua domanda. Il canto degli armonici (o canto difonico) è una tecnica di origine mongola e siberiana
– ma ci sono esempi in tutto il mondo, anche nel Sud Africa o nella nostra Sardegna – per mezzo
del quale lo stesso cantante può cantare simultaneamente più suoni, in rapporti di quarta, quinta,
ottava, settima etc, insomma può fare una vera e propria polifonia “da solo”. Questa, però, è solo
una tecnica, che presa in se stessa non aggiunge o toglie niente a quanto facciamo come NO
STRANGE da molti anni. Quello che cambia, utilizzando il canto difonico (nel disco c’è solo un
breve esempio al termine del brano “Contrasti”) è l’atteggiamento più “spirituale”, che dagli anni
’80 sino ad oggi si è arricchito di esperienze sempre più “di prima mano”. Se allora ero solamente
attratto dalle filosofie orientali, con il tempo ho iniziato a praticare il buddhismo zen del maestro
Deshimaru, a prendere i voti da Bodhisattva, poi a frequentare la filosofia Rosacroce e ad
addentrarmi sempre più in una ricerca personale in cui il suono era parte integrante della pratica,
divenendo in se stessa pratica spirituale. Ovviamente la musica dei NO STRANGE ne ha tratto
nuova linfa, e se i lavori degli anni ’80 avevano “in nuce” queste intuizioni, ora colorano i suoni e le
composizioni dal di dentro. Il Lux Ensemble che guido si avvale di questa tecnica ma inserisce
anche strumenti delle varie tradizioni, da quelle orientali (sitar, tanpura, harmonium) a quelle
occidentali antiche e moderne (synphonia, micanon, oboe, viola da gamba, liuto) sino agli strumenti
elettronici. Questa ricerca parallela ha fatto sì che anche le musiche dei NO STRANGE ne abbiano
tratto giovamento. Amiamo la canzone popolare come la musica d’avanguardia… sarà per questo
che nei nostri dischi le contaminazioni appaiono in maniera caleidoscopica e risulta difficile
selezionarne una invece di un’altra: Perotinus e Monteverdi, La Monte Young e Anton Webern,
Luigi Nono e i Popol Vuh, i Quintessence, i Brainticket e la musica popolare corsa… una bella
difficoltà per un critico addentrarsi in ogni sfaccettatura. Per questo, forse, colgono più in
profondità il nostro linguaggio quelli che lo affrontano in maniera più spontanea: un conto sono i
nostri ascolti, un altro quello che esce dai nostri dischi.
D : L'interesse che avete sempre dimostrato per la musica asiatica, in particolare indiana, si
incontra in questo album con quello per il canto gregoriano e per la musica popolare del Medioevo
occidentale, quest'ultimo testimoniato dall'uso di strumenti come il liuto e la ghironda. C'è nel
vostro intento anche quello di promuovere un sincretismo culturale, una sorta di riscoperta delle
comuni radici indoeuropee delle rispettive civiltà oppure si tratta di un interesse strettamente
musicale e artistico?
ALBERTO EZZU - Quelle orientali sono musiche che, personalmente, ho “dentro”. Ho studiato
musica indiana, il canto Dhrupad, perciò la musica indiana non è, per me, un semplice “colore”
asiatico, ma una forma musicale che conosco abbastanza bene. Con l’associazione che dirigo (Arte,
Cura e Trasformazione) oltre ad interessarci di terapia (musicoterapia etc) cerchiamo di renderci
testimoni e custodi di tradizioni che stanno scomparendo, pertanto organizziamo spesso convegni,
seminari ed altro su musiche non convenzionali, come appunto il gregoriano, di cui mi sono
letteralmente innamorato pur non essendo cristiano. Le radici indoeuropee di cui parli si sono un po'
sfaldate quando l'accordatura degli strumenti a tastiera si è uniformata nel 1600 e si è perso tutto il
lato "armonico", quello che colora il suono. Non che il risultato ottenuto sia da buttar via: Bach ce
lo teniamo eccome! Tuttavia è innegabile che le musiche più semplici, "a bordone", sviluppate su
poche note, si siano progressivamente perse. Senza pretese filologiche, posso dire perciò che questo
incontro tra Oriente ed Occidente ci interessa, eccome. I NO STRANGE però sono più “pop”, nel
senso di “popolare”, molto meno intellettuali e più spontanei. O almeno così speriamo: non vorrei
che questi discorsi facessero pensare ad una pedanteria… credo invece che proprio la psichedelia
possa mettere in moto questi ragionamenti, che pescano nel profondo delle emozioni delle persone,
ma sempre col sorriso, col piacere di vivere, di suonare e di cantare... il gregoriano si dovrebbe
cantare sorridendo ed anche i NO STRANGE, nelle loro vesti “colorate”, sorridono!
D : La personalità e i riferimenti culturali di cui parlavamo emergono anche dai testi e dalla
grafica delle copertine di tutti gli album dei NO STRANGE, curata da Ursus, ma dal punto di vista
musicale questo nuovo lavoro, rispetto alle influenze rock degli anni '60 che caratterizzavano gli
altri album, si presenta a mio parere più "acustico" che "elettrico". Anche la voce di Rosalba
Guastella, che risulta determinante in vari brani, mi sembra che confermi un certo allontanamento
dalla matrice rock. Questo accade perché manca la chitarra elettrica di Tony d'Urso oppure la svolta
era già prevedibile nella vostra evoluzione degli ultimi anni?
URSUS - Più che di "svolta" io parlerei di approfondimento perché le stesse componenti c'erano
già nei lavori precedenti, ma venivano trattate diversamente: mio fratello apportava il suo stile
inconfondibilmente rock-blues, legato ad una psichedelia di tipo hendrixiano. Noi ampliamo verso
altre sonorità: in questa nuova veste ci sono molte più tastiere, c'è maggiore alternanza di voci e ci
sono anche linguaggi di origini diverse (la maggior parte dei testi sono in italiano, ma a tratti anche
in inglese o sotto forma di suoni puri e semplici). Tuttavia non manca una certa elettrificazione,
basta ascoltare i due brani finali registrati dal vivo: in uno compare anche l'amico Frankye Partipilo
degli Eazycon al sax, che ci avvicina addirittura a certi modelli "canterburyani", come i primi Soft
Machine e Gong...
ALBERTO EZZU - Più che “acustica”, mi sembra che nel nuovo disco ci sia una matrice
“elettronica”. Gli strumenti acustici utilizzati – in gran quantità – sono sempre presentati su basi
elettroniche o “concrete” che ne caratterizzano l’ambientazione. Strumenti come arpa gotica,
synphonia (che è la “mamma” della ghironda), duduk, sitar, tanpura, violoncello, tromba, flauto
dolce, armonica a bocca sono sempre presentati da suoni elettronici che raramente prendono il
tema, ma sottendono tutto il brano.
URSUS - Senza contare che alla batteria di Lucio Molinari si abbinano spesso le mie percussioni,
sempre più tribali e persino casalinghe (pentole e padelle da cucina).
D : Grazie per il chiarimento, anche se all'ascolto l'effetto delle strumentazioni elettroniche è
talmente bene amalgamato col resto che gli strumenti acustici risaltano comunque. Cambiando
discorso, mi piacerebbe che adesso mi parlaste della vostra tournèe in Giappone e del perché
secondo voi la vostra musica abbia tanto seguito tra i giapponesi.
URSUS - Il tour nelle varie zone di Tokyo è stato fantastico... i giapponesi amano in generale
tutta la musica e la cultura italiana, in particolare i nostri riferimenti a quelle sonorità a metà strada
tra il beat ed il progressive, che a noi stanno molto a cuore, soprattutto a me che le ho curate e
diffuse fin da tempi lontani.
D : Per concludere, un'ultima domanda. Ancora una volta non avete rinunciato alla pubblicazione
dei dischi in vinile oltre che in CD. Siete spinti dal desiderio di accontentare i collezionisti, credete
nel supporto in vinile per il tipo di sonorità che produce o avete ancora altre motivazioni?
URSUS - In parte sì, c'è un forte riscontro di vendite nel formato in vinile (ma anche il CD regge
bene) ma siamo molto interessati anche alla forma grafica degli album, per cui il formato più grande
si presta meglio a soluzioni artistiche variopinte.
ALBERTO EZZU - Vinile, CD e internet… con quest’ultima soluzione sappiamo che le vendite
si sono registrate in Giappone, in Canada, negli Stati Uniti, in Nord Europa, in Francia, in Spagna.
Insomma, se ci rende poco dal punto di vista degli incassi, questo però ci dà una visione della nostra
“fama” nel mondo, e la cosa, obiettivamente, ci lusinga. Poi dobbiamo dire che sono state le case
discografiche ad essersi interessate a noi e quando abbiamo parlato loro di CD doppio e LP doppio
non hanno battuto ciglio. Anche questo ci fa un grandissimo piacere, proprio perché, in tempi così
“magri”, che qualcuno creda nella tua musica, specialmente se non così “facile”, non è affatto
scontato. Pensa che la Psychout ha prodotto persino un LP doppio dell’Alberto Ezzu Lux Vocal
Ensemble, e sempre dello stesso ensemble, Area Pirata sta curando la versione scaricabile su
internet e i-tunes. Insomma, lassù qualcuno ci ama!
Su
DISTORSIONI
5 maggio 2014
No Strange
Prima che l’arte dilegui
Di Rocco Sapuppo
INTRO
Un gradevole colloquio con i No Strange, storica band torinese della scena psichedelica, e in
particolare con i due leaders indubbi, Salvatore “Ursus” D’Urso e Alberto Ezzu, in occasione della
recente uscita del notevolissimo nuovo album, “Armonia Vivente Tra Analogie E Contrasti”, in
doppio cd/lp, rispettivamente per le etichette Psychout e Area Pirata. Per la cronaca nella versione
cd sono presenti, altresì, taluni brani del repertorio primigenio del gruppo, e due frammenti dal vivo
dall’ottimo impatto sonoro.
L'INTERVISTA
Rocco Sapuppo (Distorsioni) - Alberto, partendo dal vostro notevole ultimo album, vorrei chiederti
in che cosa è cambiato, dai vostri esordi, l’approccio mentale nella concezione e nella stesura dei
nuovi brani, in relazione a un contesto socio-antropologico-culturale radicalmente mutato, nel
frattempo?
Alberto Ezzu - Cos’è mutata? L’età! E basta. Meno capelli ma, sembrerebbe, più consapevolezza.
La modalità di approccio musicale, però, è la stessa, mutata è solo la tecnologia. Nel frattempo io
ho lavorato per anni a musiche per documentari e questo mi ha permesso di acquisire una
strumentazione che mi ha aiutato a concepire i due nuovi lavori (Cristalli Sognanti e Armonia
Vivente) con una tranquillità, rispetto al risultato, diversa dai primi album. Ma tu, Rocco, chiedi
dell’approccio mentale…e questo presuppone alcune precisazioni. Il nostro modo di concepire la
psichedelica è variato negli anni. Sia io sia Salvatore abbiamo un’età anagrafica che ci ha permesso
- grazie ai fratelli più grandi - di ascoltare e confrontarci con la psichedelia in maniera diretta
nonostante fossimo molto giovani negli anni fine ’60 primi ‘70, e questo ha giocato un ruolo
fondamentale nella scelta dei suoni. Personalmente, in casa mia si ascoltava musica lirica e classica
grazie ai genitori, e rock e canzoni d’autore grazie a fratello e sorella più grandi. Per questo motivo
ho avuto un orecchio a 360 gradi. Il primo disco che ho acquistato era di musiche per organo di
Bach, ma in casa ascoltavo anche De André e i Pink Floyd, oltre a Puccini e Beethoven. Andavo,
con lo stesso Salvatore e un manipolo di amici, ad ascoltare i concerti di musica elettronica al
conservatorio di Torino, Enore Zaffiri, Domenico Guaccero, e la musica contemporanea di Luigi
Nono, Gyorgy Ligeti, Luigi Dallapiccola e Krysztof Penderecki al Piccolo Regio. E poi, di sera, ai
maxi concerti al Palazzetto dello sport, con Franco Battiato, Aktuala, Area, Banco ma anche Soft
Machine, Frank Zappa, Gentle Giant…insomma, quando parlo di 360 gradi spero si capisca cosa
intendo! Questo caleidoscopio di suoni, ovviamente, ha giocato un ruolo fondamentale nei gusti.
L’approccio alla musicoterapia ha poi aperto un mondo inaspettato sulla qualità dell’ascolto e
questo è quanto spero si senta nei dischi nuovi: musica nata per essere ascoltata, di seguito, senza
interruzioni, più volte, assaporata, interiorizzata. Lo so, questo è in forte controtendenza con
l’attuale modo di sentire la musica, con youtube e mp3 che velocizzano e banalizzano, ma molti
ragazzi giovani dicono di ascoltarci e di amarci, e questo, per me è, un grosso successo!
Rocco Sapuppo (Distorsioni) -Salvatore, dei vostri riferimenti musicali tutto o quasi è stato detto:
Corrieri Cosmici, Pink Floyd, beat psichedelico, folk, musiche orientali. Tutto vero, e tuttavia mi
pare di intrasentirvi anche un qual certo riferimento alle sonorità iterative di un Terry Riley, e a
esponenti del cosiddetto minimalismo, dal Glass di “Einstein On The Beach” allo Steve Reich di
“Music For 18 Musicians”. Ti trovi d’accordo?
Salvatore D’Urso - Il nostro intento è sempre stato quello di esplorare la musica senza troppi limiti,
poiché fin da ragazzini (io ed Alberto ci conosciamo da più di 40 anni) abbiamo assorbito culture e
stili anche differenti tra loro: nel nostro bagaglio personale ci sono certamente tutte le componenti
da voi citate, ma sono talmente tante che, alla fine, nessuna di queste risulta più importante o più
rilevante di un altra. Il nostro modo di comporre i brani è già di per sé molto particolare ed
eclettico…in genere si parte da un mio testo a cui vi si aggiungono, man mano che l'opera si
sviluppa, le idee che formano il tessuto sonoro e persino la scelta della strumentazione. Un altra
delle componenti fondamentali dei nostri pezzi è l'uso corale delle voci (non di una sola, ma di un
piccolo insieme di voci) come veri e propri strumenti, per cui anche se di fatto sono riscontrabili
tutte le influenze musicali già dette, non esiste alcun tentativo di imitazione o di sterile
riproposizione di un modello: in questo senso, che è soprattutto ricerca e approfondimento del
"viaggio interiore" (di cui già parlavano i saggi ed i pensatori più antichi) la nostra opera va
considerata psichedelica. Avanguardia e tradizione ci interessano in egual misura e spesso le
accostiamo, per cui i nomi che citavamo sono sicuramente tra i nostri riferimenti più evidenti. Ciò
che tengo a precisare, inoltre, è l'importanza dei testi che, non a caso, sono in larga maggioranza in
lingua italiana: questo perché è importante che le parole fuoriescano dalla mente e dal corpo, allo
stesso modo. Difficilmente potremmo esprimere una poetica del genere in un idioma che non ci
appartiene all'origine o che conosciamo poco…anche se in certi punti utilizziamo sia l'inglese che
altre lingue (più per la fonetica in sé, comunque). Qui in Italia si fa tanto parlare di questo presunto
"contrasto" tra la lingua italiana ed il rock in generale, ma poiché le nostre radici non sono
impiantate solo nel rock ma spaziano anche oltre, la cosa non ci crea nessun problema...anzi,
sembra quasi (a giudicare dai riscontri nel panorama estero) che anche per il resto del mondo sia un
vantaggio (anche perché tradurre qualunque linguaggio, oggigiorno è molto più facile di quanto lo
fosse prima dell'avvento di internet).
Rocco Sapuppo (Distorsioni) - Alberto, mi piacerebbe sapere quali siano i vostri riferimenti
letterari, filosofici, culturali “lato sensu”. Te lo chiedo perché, ovviamente, la tramatura filosofica
s’innerva profondamente sia nello spazio testuale dei vostri brani che nella tipologia di sonorità.
Alberto Ezzu - La musica dei No Strange, fondamentalmente, la arrangio e la compongo io, i testi
no, non sempre. Ma anche la musica deriva da contesti letterari e poetici particolari e la filosofia
che sottende tutto il lavoro si rifà a momenti storici e culturali precisi, anche se esteticamente non
sempre così decisivi. Credo sia chiaro che autori come Hesse, Kerouac, Ginsberg, Thoreau
aleggiano, ma nella mia biblioteca personale ci sono anche molti classici, da Goethe a Tolstoj a
Pirandello ma anche giapponesi, che amo molto, come Mishima, Tanizaki, Kawabata…e anche
Murakami… senza però tralasciare Pavese. Ho avuto la fortuna di aver conosciuto e frequentato
uno tra i maggiori poeti contemporanei, Camillo Pennati, signore ormai agé che, per il proprio
rifiuto sistematico delle modalità filomafiose di molta cultura contemporanea, verrà probabilmente
rivalutato solo alla morte – che gli auguro lontanissima! Grandissimo poeta, Pennati, nelle pieghe
della propria delicatissima poesia, assurge a ruolo di sommo maestro di contemplazione. La musica
che compongo si avvale di modalità legate principalmente alla musica elettronica e concreta anti
litteram (Maderna, Berio, Stockhausen, Schaeffer, Curran). Naturalmente, la forma più semplice da
cui parto è sempre quella della canzone, forma che amo tantissimo, ma con sforbiciate di suono e
colore timbrico che più assomigliano al collage. Forse, se proprio dovessi trovare un autore al quale
avvicinarmi – pur con le dovute differenze – sarebbe Brian Eno. L’amore adolescenziale – che mi
segue ancor oggi – è La Monte Young, per la purezza e la radicalità del proprio operare, ma credo
sia stato Alvin Curran e i suoi Giardini Magnetici ad avermi scavato l’anima e condizionato nel
profondo…
Rocco Sapuppo (Distorsioni) - Salvatore, un tema che mi pare centrale nella vostra attività di
musicisti e compositori è la coerenza, non l’atrofia o la cristallizzazione, invero, in ordine al
riferimento più a valori creativi interiori che all’adeguamento a schemi etero indotti, né, tantomeno,
alla rincorsa di una finta modernità. Sei d’accordo? Naturalmente, questa coerenza comporta
un’inevitabile restrizione a livello di visibilità commerciale.
Salvatore D’Urso - Secondo noi questo deriva dal fatto che, come dicevo prima, non diamo maggior
peso ad una componente piuttosto che ad un altra, poiché tutto viene a formarsi come un gioco ad
incastro: la musicalità unita alla poetica, le visioni grafiche unite al modo di presentarci dal vivo
ecc... Coerenza, per noi, non vuol dire forzare le cose, fino al punto di apparire come una specie di
astrazione intellettuale...non abbiamo nessuna intenzione di fare i seriosi o di erigerci a maestri del
"verbo psichedelico" (come forse qualcuno ha male interpretato in passato), ma affrontiamo tutto in
modo assolutamente naturale e ludico, con una certa ironia che è facile intravedere tra le righe. La
visibilità commerciale non è mai stata tra le nostre ambizioni principali, altrimenti non ci saremmo
mai occupati di certi linguaggi: di fatto la musica dei NO STRANGE e tutto ciò che ad esso vi si
collega, resta per noi un divertimento...benché non disprezziamo tutte le soddisfazioni (anche in
termini di popolarità) che questa ci ha sempre donato. I nostri dischi, nel corso di questi 30 anni di
attività, hanno avuto buoni risultati di vendita e diffusione...purtroppo meno in patria che in altri
paesi, sicuramente più ricettivi ai discorsi poco canonici e non omologati alla massa (come può
essere il nostro). Da questo punto di vista possiamo dirci più che soddisfatti: io personalmente
rifarei tutto quello che finora è già stato fatto e non mi andrei mai ad aggregare alla serie di vecchi
musicisti (o EX musicisti) che minimizzano e rinnegano le proprie esperienze. Magari, rivedendo
molte cose con gli occhi odierni, potremmo registrare tutto meglio o rivedere alcune questioni
strettamente tecniche, ma non tradiremmo mai l'impianto e la struttura di base dei nostri suoni, che
restano comunque un'espressione vitale e non addomesticabile in alcun modo.
Rocco Sapuppo (Distorsioni) - Alberto, nella vostra carriera vi è una netta cesura di ordine
temporale. Lo iato tra i No Strange fino ai primi anni Novanta e quelli del nuovo millennio di quali
esperienze personali e musicali si è sostanziato? Cos’è successo in questo lungo intervallo di tempo,
in termini di sperimentazione di nuove vie espressive? Ce ne vuoi parlare?
Alberto Ezzu- Per me la cesura temporale è nata prima. Ho temporaneamente abbandonato il
progetto dopo il secondo disco e collaborato al terzo disco (Flora di romi) solo in veste di
arrangiatore e tecnico del suono. La rinascita, nel 2008, è stata casuale anche se, una volta innescata
– grazie alla nostra “mamma” Cristina Scanu –, fortemente voluta. Parlavo prima della
musicoterapia, tecnica e filosofia che mi ha formato e cambiato molto. Il Modello Benenzon, che
seguo da parecchi anni e di cui sono Magister, permette di addentrarsi nella relazione con gli altri
esseri umani e con i pazienti in maniera totale, profonda. Non mi stancherò mai di ringraziare il
prof. Benenzon per quanto mi ha saputo insegnare. Non si tratta meramente di una tecnica, ma di
una vera e propria filosofia. Prima della musicoterapia, però, c’è stato lo Zen del maestro
Deshimaru. Mi ero interessato sin dall’adolescenza al buddhismo, anche se istintivamente sentivo lo
zen giapponese un po’ lontano dalla mia sensibilità. L’incontro, anche qui, è stato casuale. Un
pittore e poeta mio amico, Ezio tenryu Zanin, era stato via parecchi anni da Torino e, una volta
tornato in città, ha aperto un dojo (luogo di pratica) in cui sono andato anch’io, prima per curiosità e
poi per sviluppare e approfondire una strada di conoscenza…ma sarebbe meglio dire di
“abbandono”. Per anni, seduto immobile di fronte ad un muro, ho messo alla prova me stesso, i miei
sentimenti, le mie emozioni, i desideri, per rinascere in una nuova semplicità, capace finalmente di
accettare me stesso per quello che sono e non per il desiderio – tutto mentale – di essere quello che i
miei pensieri volevano che fossi. Si è trattato di un lavoro di pulizia: la meditazione “toglie”, non
aggiunge e non migliora niente! Solo togliendo puoi provare a diventare te stesso. L’espressività,
chiaramente dopo un lavoro simile, viene da sé, senza grandi cogitazioni o “scelte”. Scrivo una
canzone perché ne sento il desiderio; con i No Strange posso dire che mi piacciono molto i testi di
Salvatore e faccio di tutto affinché chi li ascolta possa assaporare le stesse mie vibrazioni…o,
almeno, io ci provo. Poi c’è stato l’incontro con i Rosacroce e con il canto degli armonici, ma
queste vie presupporrebbero un discorso a parte. Del canto degli armonici posso dire che esiste un
progetto parallelo ai No Strange che si chiama Alberto Ezzu Lux Vocal Ensemble. Si tratta di un
coro che adotta principalmente la tecnica del canto sdoppiato (canto degli armonici) inserendo di
volta in volta strumentazioni classiche, antiche, orientali o elettroniche. Un disco, uscito proprio in
questi giorni per la neonata Arte, Cura e Trasformazione Music&Video insieme alla più longeva
Hic Sunt Leones del musicista ambient Alio Die, si intitola “Il Fuoco del 6° Armonico sulla Luce
della Dominante partendo dalla Madre Fondamentale - con in mente Zarathustra” e documenta un
lavoro per quattro voci difoniche e suoni elettronici nato parecchi anni fa. Seguo anche un coro di
canto improvvisato, con un nome che è tutto un programma: New Neanderthal Consort. Non
teniamo concerti e, ufficialmente, non facciamo terapia… ma quel che accade nelle nostre riunioni
dovrebbe, un giorno, essere trascritto da qualcuno, tanto è particolare e sconvolgente.
Rocco Sapuppo (Distorsioni) - Salvatore, in particolare gli ultimi due album, “Cristalli Sognanti” e
questo “Armonia Vivente Tra Analogie E Contrasti” (a proposito, complimenti anche per le
copertine, che so disegnate da te), sono naturaliter dei lavori esoterici, specialmente in riferimento a
questo tipo di società, sempre più tendente al gioco effimero di certi disvalori ricadenti nella
superfluità. A quale pubblico ideale pensi, ove mai abbia a pensarci, nell’atto di comporre la musica
dei No Strange? Un grande scrittore siciliano, Gesualdo Bufalino, immaginava un lettore che avesse
il suo stesso grado di cultura, lo stesso corredo di conoscenze.
Salvatore D’Urso - Sono anche io di origini siciliane, per cui la tua citazione mi pare appropriata.
Nei tempi attuali, comunque, non credo che si possa immaginare un tipo di pubblico "standard", che
recepisca determinati linguaggi o che li abbia già assorbiti da tempo. Occorre che questi linguaggi
siano adattati al presente, altrimenti si rischia di
apparire paternalisti verso le nuove generazioni e troppo nostalgici verso i nostri stessi coetanei (che
magari hanno già fatto percorsi simili al nostro). A tal proposito possiamo dire che, nei nostri
concerti dal vivo, intervengono persone di ogni età e di varia estrazione sociale...anche se lo
"zoccolo duro" (quello che ci segue fin dalle origini) è composto in prevalenza da nostri
aficionados, ma a questi si stanno aggiungendo elementi più freschi, che abbiamo conosciuto
soprattutto tramite i nuovi mezzi tecnologici.
Rocco Sapuppo (Distorsioni) - Alberto, siete stati etichettati, non a torto invero, come gruppo
psichedelico. Ora, le definizioni, per comodità espositiva, servono. Tuttavia, mi pare un giudizio
restrittivo nei confronti della vostra musica, che invece definirei “globale”. O psichedelica nel senso
della sua radice greca, come espansiva della mente. L’uso ad esempio di strumenti non del tutto
consueti nella nostra cultura musicale, duduk, tanpura, sitar, mi pare che confermi questo vostro
tentativo di abbattere ogni steccato di ideologia musicale. Ne convieni?
Alberto Ezzu - Psichedelia è un termine in cui mi riconosco. Può avere implicazioni culturali ben
precise, datate, ma per noi, invece, è solo un punto di partenza. “Espandere i confini della mente”
mi sembra fosse una frase di Ginsberg. Noi ci riconosciamo in questo. Praticare lo zen, o la
meditazione rosacrociana, o cantare la tecnica del canto armonico, fa parte di atteggiamenti prima di
tutto culturali, personali, al di là di scelte estetiche. Certo, il canto degli armonici ha riscontri
culturali in tutto il mondo, dalla Siberia e la Mongolia, sino al Tibet e al Sud Africa (passando per la
Sardegna!) ma non è la “tecnica” in sé ad interessarmi, ma il lavoro che il cantante deve compiere
su se stesso per “dividere” il proprio canto e farne risultare due melodie distinte: se cerchi di fare
questo con la mente, puoi essere un buon “giocoliere degli armonici”, puoi partecipare a qualche
gara di tipo circense per far valere la tua abilità, ma se accetti di sdoppiare la tua voce un po’ come
se fosse un lavoro psicanalitico di ricerca del proprio ego e del proprio sé, beh, così mi interessa di
più, si avvicina a quello che penso rispetto ad una ricerca personale.
L’uso di strumenti inusuali (che, se guardate bene, era già presente anche nei primi due album) fa
parte della mia cultura e della mia personalità. Non suono da virtuoso, ma amo gli strumenti
musicali. Cerco di tirare fuori da essi quella che per me è la loro anima, anche se poi faccio fare
loro pochissime note. Per questo nei nostri dischi e dal vivo compaiono strumenti come il duduk
armeno e il mizmar nordafricano, il liuto, la synphonia e il micanon medievali, l’arpa gotica,
l’armonium, la tanpura e il sitar indiani, ma anche gli strumenti elettronici analogici oltre a chitarre
elettriche e organi hammond. Amo il suono, in generale, amo il suono della voce e degli strumenti
musicali.
Rocco Sapuppo (Distorsioni) - Salvatore, permettimi un giudizio a proposito dell’introduzione della
voce femminile di Rosalba Guastella: la reputo un valore aggiunto al già validissimo impianto
musicale e vocale del gruppo. Introduce una nota di ulteriore fascino espressivo, e dal vivo anche
un impatto plasticamente pregnante. Ci vuoi parlare concisamente di Rosalba? Com’è avvenuto che
vi siate artisticamente trovati?
Salvatore D’Urso - A dire il vero il promotore dell'ingresso di Rosalba nel gruppo è stato Alberto,
perché lui l'ha conosciuta in veste di allieva di canto armonico (una disciplina vocale di cui lui è
maestro, da diversi anni) ed inizialmente il suo apporto si sarebbe dovuto limitare a pochi ingressi,
solo in determinati brani. Ad un certo punto, invece, ci siamo resi conto ambedue che questa voce
era un valore aggiunto (proprio come dici te) che non si doveva limitare, in nessun caso.
Attualmente lei non solo canta (e spesso canta come voce principale, non solo da corista) ma si
esprime anche attraverso la danza, oltre a suonare alcuni strumenti di accompagnamento come la
tanpura indiana...per cui è parte integrante dell'immagine, che si concretizza specialmente nelle
apparizioni live. Essendo la più giovane di tutti noi, comunque, ha un retroterra diverso di
esperienze, ma che si integra molto bene e che forse rende ancor più solare e comunicativo il nostro
gioco di squadra. Assieme a noi, dal vivo e su disco, ci sono anche i fratelli Pino e Lucio Molinari
alla chitarra e alla batteria, e Paolo Avataneo al basso, membri che già facevano parte della
formazione live anni ‘80/’90.
Rocco Sapuppo (Distorsioni) - Alberto e Salvatore, intanto vi ringrazio, a nome di Distorsioni, per
aver accettato quest’intervista; poi, un’ultima domanda, anzi…due: come vedete il futuro della
fruizione musicale, in un mondo che tende vieppiù a “digitalizzarsi”? Infine, quali progetti avete per
il futuro prossimo? Immagino un giro di concerti, per quanto difficile sia veicolare un messaggio
musicale prezioso ma impegnativo come il vostro…E poi, più avanti, magari, un nuovo album, per
gli abitatori degli spazi siderali! Grazie ancora e un saluto affettuoso da parte mia e dell’intero staff
di Distorsioni.
Alberto Ezzu - Non so se i progetti ancora in nuce si possano rendere pubblici…spero di non far
male a svelarti che, in effetti, abbiamo alcune idee… Si sta ragionando su di un libro, psichedelico
nella forma e nei contenuti…ma anche storico, che coinvolga più persone; qualcosa abbiamo già
anticipato nella copertina-album-poster dell’ultimo disco, ma staremo a vedere se e come si
evolverà. Anche la forma cinema ci interessa, benché i costi del cinema “vero” siano assolutamente
proibitivi, pensiamo che un format fatto per youtube a noi possa essere congeniale, ultraeconomico
e, tutto sommato, interessante…del resto, non crediamo di voler veramente entrare nei circuiti
cinematografici e la televisione, sinceramente, non fa per noi…(e noi per lei!) I concerti, purtroppo,
sono ancora legati o a iniziative personali di sponsor illuminati (vedi Giappone) oppure relegate a
squallidi conti della serva: andare sino in Puglia o in Friuli, per quanto possa rientrare nei nostri
interessi, presuppone da parte di chi ci invita, almeno di prendersi carico dei costi “vivi” del
trasferimento, viaggio, pernottamento etc. Insomma, cifre che a noi sembrano minime, e che anni fa
sarebbero state normali, ma che oggi sembrano impossibili per chi gestisce locali. Non mi sembra ci
sia più una via di mezzo: o concerti mega organizzati, con palco enorme, tre schermi alle spalle,
amplificazione da stadio, oppure niente…
Noi, per ora, andiamo fin “dove ci porta il cuore” (ovvero l’automobile…) e speriamo sempre in
qualche amico che ci filmi in modo che il nostro concerto possa essere visto – anche se non
veramente assaporato: dal vivo, ovviamente, è un’altra cosa! – in tutto il mondo.
Salvatore D’Urso - Sì, i nostri progetti sono comunque legati a questa visione che abbiamo a 360
gradi del linguaggio e dei modi di esprimerlo, che sono molti. Di sicuro continueremo a mostrarci
in pubblico nelle occasioni che più ci interessano (come questa del 10 maggio, in un grande
auditorium nei pressi di Vercelli) ma, come diceva Alberto, non siamo disposti a svenderci ed
alimentare questa cattiva gestione della musica / cultura che stiamo vedendo in Italia. Sarà causa
della crisi o si tratta solo di un pretesto per non dare dignità al lavoro di chi crea attraverso la
musica, il fumetto o altre "armonie viventi" ? Non sta a noi dirlo, ma vorremmo sottolineare che, se
siamo in questo "viaggio psichedelico" da oltre 30 anni, forse un motivo c'è...ed è quello che ancora
ci spinge a non mollare la presa: divertendoci, liberandoci da qualunque schema mentale imposto o
subito...ma senza alcun facile compromesso con la realtà che, forse (come cantava l'amico Claudio
Rocchi), non è mai esistita.
Rocco Sapuppo
No Strange line up
Salvatore "Ursus" D'Urso - voce, percussioni
Alberto Ezzu - tastiere, chitarra elettrica, sitar, voce
Rosalba Guastella - voce, tanpoura
Pino Molinari - chitarra acustica, tastiera
Paolo Avataneo - basso
Lucio Molinari - batteria
Articoli correlati su Distorsioni Blogspot
No Strange - "Cristalli sognanti"
No Strange - Psichedelia militante
DISCOGRAFIA
DEMO TAPES
- 1983 MC - RAINBOW, autoprodotto
- 1984 MC - LISEGIC TOMAHAWK, Roller Coaster
33 GIRI E CD
- 1985 LP - 1° NO STRANGE (TRASPERENZE E SUONI), Toast Rec.
- 1987 LP - L'UNIVERSO, Toast Rec.
- 1991 LP - FLORA DI ROMI , Toast Rec.
- 1998 CD - MEDUSA, Toast Rec.
- 2011 LP - CRISTALLI SOGNANTI, Psychout Rec.
- 2011 CD - CRISTALLI SOGNANTI, Area Pirata Rec.
- 2014 LP - ARMONIA VIVENTE - TRA ANALOGIE E CONTRASTI
- 2014 CD - ARMONIA VIVENTE - TRA ANALOGIE E CONTRASTI
45 GIRI
1986 WHITE BIRD / FIORI RISPLENDENTI, Toast Rec.
COMPILATION
- 1985 LP - EIGHTIES COLOURS, Electric eye (col brano The New World)
- 1987 LP - WHAT EXACTLY IS A JOKE, Crazy Mannequin - 1988 LP
- ORACOLO, Toast Rec. - 1993 LP - WHO ARE THEM?, Face Rec.
- 1993 LP - APOCALISSE DI DIAMANTE, Toast Rec.
- 2006 CD - ELECTRIC PSYCHEDELIC SITAR HEADWIRLERS VOL. 9, Purple Lantern USA,
- 2012 CD -HOFMANN'S KALEIDOSCOPE: Expiation of the Psychedelic Hunters Vol. I,
abbinato alla rivista Vincebus Eruptum n°14 ;
- 2012 CD - WELCOME BACK TO THE EIGHTIES COLOURS, Psychout Rec.
BOOTLEG (non autorizzati)
- 2013 CD - NO STRANGE LIVE 2012, Live at Borgo D'Ale 25-05-2012
- 2013 CD - NO STRANGE "Splendid Your Rise on Living Ra", live at Blah Blah 21-09-2012
PROGETTI PARALLELI
- 2006 CD ALBERTO EZZU LUX VOCAL AND INSTRUMENTAL ENSEMBLE, "Consonanze
armoniche, Ostinati Ritmici e Veri Bordoni Immobili", Centro Musicoterapia Benenzon Italia Primainsieme
- 2011 LP + CD doppio - ALBERTO EZZU LUX VOCAL AND INSTRUMENTAL ENSEMBLE,
Consonanze armoniche "Ostinati Ritmici e Veri Bordoni Immobili", ristampa con 3 brani in più,
Psychout Rec.
- 2013 CD ALBERTO EZZU LUX VOCAL ENSEMBLE, "Il Fuoco del 6° Armonico sulla Luce
della Dominante partendo dalla Madre Fondamentale - con in mente Zarathustra" Hic Sunt Leones
ROCKERILLA NOVEMBRE 2014
Intervista con No Strange
(Aldo Chimenti per Rockerilla)
1. Tre decadi spese all’insegna della musica. Quale è la filosofia del progetto No Strange?
Ursus: la filosofia dei No Strange va ricercata nel significato originario del termine "psichedelia",
forse la definizione più consona è quella che diede Allen Ginsberg, come "espansione della mente e
delle nostre capacità creative".
2. Fra un disco è l’altro sussiste una linea di continuità filologica che fa pensare ad un
percorso in divenire mai finito. Come definireste l’odierna tappa di Armonia Vivente Tra
Analogie E Contrasti?
Ezzu: crediamo che questo nuovo disco sia la tappa intermedia tra un inizio, ancora legato a certe
sonorità rock, e un futuro che sembra sempre più volersene slegare…Vogliamo opporci ad un
“oggi” infarcito sempre più di etichette (metal, punk, indie, garage, grunge, rap etc etc) e vogliamo
arrivare ad un “domani” dove la musica sarà soltanto “musica”. Assieme ai classici chitarra
elettrica, basso, batteria, organo e synth, utilizziamo sempre più strumenti legati ad altre tradizioni,
come la synphonia (antenata della ghironda), il liuto medievale, l’arpa gotica, il flauto a becco, il
duduk armeno, il sitar, la tanpura e l’armonium indiani…
3. I vostri viaggi musicali esprimono un senso di ritualità quasi iniziatica, onirica,
trascendente. Mantra psichedelici che vibrano tutt’attorno nel cosmo. È lo spirito dello yogisciamano che aleggia fra i suoni?
Ezzu: il sogno, il rito, la trance, hanno sempre fatto parte dell’uomo. I nostri sono “mantra” in
quanto è la musica, in se stessa, ad essere “maestra”, perché il “suono” è vibrazione, udibile e non
udibile (Ahata e Anahata dicono gli indiani) ed è lei che ci pervade e ci trasforma. “Splendid Your
Rise on Living Râ “ è il mantra che intona Râ quando dal suo viaggio nelle tenebre ritorna per
illuminarci ogni giorno, ancora e ancora…
4. Armonie, epifanie e dicotomie che grondano di energie spirituali ed emanano profumi
sensuali ad un tempo. È il dualismo Yin e Yang dell’esistenza che ritorna?
Ezzu: niente ritorna, perché tutto “è”, sempre, in ogni istante. È l’Eterno Ritorno di un Immobile
in perenne trasformazione: Râ viaggia ma è sempre qui! Il pensiero, per gli scienziati di oggi, è
materia, e la materia è energia, è sogno, è poesia, è viaggio, è amore.
5. Poiché di poesia dopotutto si tratta, di quale sostanza è fatta la vostra?
Ursus: della "poetica", quindi dei testi, mi occupo principalmente io stesso. Direi che rifuggiamo
da qualunque tentazione ideologica e che non ci poniamo come dei "maestri" di nessun verbo, ma
piuttosto ci interessa stimolare l'ascoltatore ad una interpretazione personale, come su pagine vuote
o ancora da completare.
6. In quest’epoca di materia dove si è perso tutto – miti, ricordi, certezze – che ruolo
principe dovrebbe assumere la musica (e l’arte) oggi?
Ezzu: la rivoluzione del ’68 si è trasformata in Politica perché l’uomo, fondamentalmente, ha
paura di sognare. Quella, però, fu soprattutto una rivolta artistica e spirituale e le sue ceneri covano
ancora sotto l’asfalto che questo mondo crede di aver steso definitivamente…ma i fiori stanno
ancora per sbocciare! “Ne consommons pas Marx!” c’era scritto sui muri di Parigi, ma oggi
potremmo trasformarlo più semplicemente in “Ne consommons pas!” Smettiamola di essere trattati
da consumatori e ri-diventiamo uomini! L’arte e la musica sono i mezzi per restare bambini, per
giocare il gioco sacro, serissimo e allegro ad un tempo, della vita.
7. Per finire cosa mi dite?
Ursus: stiamo andando in direzioni diverse, ma accomunate tutte da un filo conduttore...
l'importante non è la meta, ma il cammino.
Ezzu: ai ragazzi più giovani dico: fate dell’ascolto un rito. Che scarichiate un file da internet o che
acquistiate un Lp o un Cd, dopo, mettetevi in una stanza coi vostri amici ed ascoltatelo insieme,
parlatene, discutetene, insomma: vivetelo!