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Teatro Municipale Valli
11 febbraio 2009, ore 20.30
Franz Joseph Haydn
Quartetto op. 76 n. 5 in re maggiore Hob. III:79
Allegretto - Allegro
Largo ma non troppo, cantabile e mesto
Menuetto. Allegro ma non troppo
Finale. Presto
Leóš Janáček
Quartetto n. 1 “Sonata a Kreutzer”
Adagio - Con moto
Con moto
Con moto -Vivo - Andante
Con moto (Adagio) - Più mosso
Ludwig van Beethoven
Quartetto op. 59 n. 2 in mi minore
Allegro
Molto adagio (Si tratta questo pezzo con molto di sentimento)
Allegretto - Maggiore (Tema russo)
Finale, Presto
Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, 2009
A cura dell’Ufficio stampa, comunicazione e promozione
Coincidenze e citazioni a cura di Giulia Bassi
Fonti delle citazioni: Theodor W.Adorno, Beethoven, Einaudi, Torino 2001; Alberto Savinio; Scatola sonora,
Einaudi,Torino 1977; Enzo Siciliano, Carta per musica, Mondadori, Milano 2004; Maynard Solomon, Beethoven, Marsilio,Venezia 2002; Guido Alberto Borciani, Il Quartetto Italiano. Una vita in musica, Aliberti, Reggio
Emilia 2002; Ludwig van Beethoven Autobiografia di un genio, Mondatori, Milano 1996; Haydn. Due ritratti e
un diario, a cura di Andrea Lanza e Enzo Restagno, Torino, EDT, 2001; “Janáček. Il poeta del realismo slavo”
in Musica-Dossier n. 20, Giunti, Firenze 1988; Luigi Nono, Scritti e colloqui, Ricordi, Milano, 2001; Albert
Einstein, Il lato umano. Spunti per un ritratto, Einaudi, Torino, 2005; Fedele D’Amico, I Casi della Musica, Il
saggiatore, Milano, 1962.
L’editoresidichiarapienamentedisponibilearegolareleeventualispettanzerelativeadirittidiriproduzioneperle
immagini e i testi di cui non sia stato possibile reperire la fonte.
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Quartetto Bennewitz
Jiří Němeček violino
Štěpán Ježek violino
Jiří Pinkas viola
Štěpán Doležal violoncello
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Old Quartet’ Blues
di Luana Salvarani
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Haydn
Ha scritto Giorgio Pestelli che “attorno alla vita di Haydn spira un’aura da fioretto
francescano;pochebiografiesonocosìricchedianeddoti,fatterelli,dettimemorabili
per arguzia e candore; poche hanno un capitolo come quello dell’amicizia con Mozart”.
Haydn ha vissuto cinquant’anni di musica, dal 1751 al 1801, densissimi: una produzionesterminata,doveèanchedifficileselezionare.Lasuamusicaapparecomeun
fiume d’acque limpide e azzurre dentro cui l’esistenza scivola con una felicità più che
naturale.
Eppure in Haydn si manifesta sempre un innamorato e profondo sentimento che
guardaallamusicacomeaungrandeeventoeducativodell’anima,conunaleggerezza
di pensiero che è solo la sua.
Enzo Siciliano
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Il Quartetto d’archi vive. Il vantaggio evolutivo di questo genere musicale,eccezionalmentelongevoeflessibile,nonsmettedistupire.Eppure,
pochi strumenti sono drammaticamente obsoleti come il violino: solo il
pianoforte è più incompatibile col mondo moderno. Il violoncello, grazie
a virtuosi superstar (tipo Maisky) o free-classic (alla Thomas Demenga)
mantiene una sua presa sul pubblico, mentre la viola fruisce del recupero,
attraverso la musica antica, di tutti i tagli ‘medi’ di strumento ad arco.
Il violino ottocentesco invece, così poco conciliante – teso allo spasimo,
brillante,nell’acutostriduloocristallino,nelgraveappassionatoeaggressivo – soffre. Né il fintoceltico, che ha portato il violino nella musica pop,
né le melodie yiddish-klezmer politicamente corrette, né la gran moda
della musica parabalcanica sono riusciti a ridare al suono del violino la
popolaritàchecisiaspetterebbe.Etuttavia,ildifficilestrumentocontinua
ad attrarre giovani disposti a un duro training per farlo suonare, e il quartetto, apoteosi del timbro e della filosofia degli strumenti ad arco classici,
non conosce crisi.
Il quartetto è in genere dignitoso, agile, igienico, senza le salivazioni del
cantonéisudoridelvirtuosismosolistico.Anchequandostaaffrontando
difficoltàhimalayane,l’esecutorequimantieneunagestualitàcomposta,
perchéandareassiemedipendedauncodicedigestireciprocitraimusicisti e da una corrente impercettibile di consenso, che troppi travolgimenti
offuscherebbero. Quindi, nessuna seduzione extramusicale. Eppure, il
quartetto piace anche a larghe fette di pubblico cui le sottigliezze formali
e le allusioni ultraviolette dello stile classico maturo, per vari motivi, sfuggono. Mentre lo hanno in fastidio proprio alcune categorie di musicisti
formati,segnatamentecolorochepensanoamisuradiorchestrasinfonica
(còlti da claustrofobia in questa stretta cabina monocromatica) e la sempre più vasta categoria di bas-bleus che disdegna ogni possibile musica
posteriore al 1750. Ma chi pensa che la musica parli direttamente all’intellettoeall’immaginazioneconunsuocodice,senzapassaredallestrettoie
delverbaleesenzabisognodiunfacileimagismo,continuaadabbeverarsi
alle fonti del Quartetto.
Il gentile Lettore, soprattutto se frequenta i concerti a tema e magari
anche le meraviglie del Premio Borciani, comincerà a pensare che stiamo
menando il can per l’aia. Pazientiamo ancora un istante. I tre brani in programma stasera esemplificano nel modo migliore il modo in cui il quartettoattraversaleepochenelmodopiùdensoemenoovvio.Lasequenza
èallettante:unaprovadell’Haydnultrasessantenne,aiverticidelsuccesso
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Beethoven
Le prime opere di Beethoven, mi sono piaciute molto, ma confesso di non comprenderequellesuccessive.Misembracheeglistiacomponendoinmodosemprepiù
fantasioso.
Franz Joseph Haydn
Fa’ sì che la tua sordità, non sia più un segreto – persino nell’arte.
Beethoven (in un foglio di appunti per i Quartetti Razumovsky)
I Quartetti Razumovsky rappresentano un terzetto di individualità coscientemente
differenziate e nettamente definite. Sta di fatto che furono giudicati di difficile comprensione:forsenessun’altraoperadiBeethovenebbeun’accoglienzatantoscoraggiante sia da parte dei musicisti che degli intenditori.
Maynard Solomon
Sta di fatto che l’op.59 n.2 di Beethoven, viene affrontata da un complesso ormai
giunto all’alta maturità, solo dopo che la serie degli ultimi quartetti è stata affrontata
“per la soggezione che ci ha fatto – così dice Elisa Pegreffi – specialmente per quell’indecifrabile primo tempo, ricco d’interrogativi”. Toccherà a Paolo Borciani affermare
che “c’è voluta una vita per presentare degnamente le opere di Beethoven”.
Guido Alberto Borciani
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a Londra e Vienna con l’immancabile impresario Salomon, e al sommo
dellasuainventivasarcastica(unoStravinskydelSettecento,cheoperasul
materiale barocco come Igor farà col classico);Kreutzersonatedi Janáček
(1924), difficile quartetto di rara esecuzione ispirato all’omonima sonata
per violino e pianoforte di Beethoven, ma soprattutto al lungo racconto
cheTolstojtraedaquellasonataedalsuomitotempestosoeappassionato,
diciamopuremusicaaprogrammacontuttalacoraggiosainformalitàche
ne deriva; e il “Rasumovsky n. 2” di Beethoven (1806), che nonostante
leapparenzehadimenticatotuttol’apparatodellinguaggioclassicoegià
decolla per le sperimentazioni formali che renderanno gli ultimi suoi
quartetti il grande mito del Novecento musicale.
Programmaenciclopedico,quasididattico,quindi?Seciaspettiamodivederdispiegatol’elegantetritticoClassico-Moderno-Romantico,verremo
facilmente e felicemente delusi. Non riusciremo, per quanto li giriamo, a
mettere questi tre quartetti in rapporto di“evoluzione storica”. I loro linguaggi sembrano negarsi l’uno all’altro, eppure la Natura del Quartetto,
quellainossidabilitàdicuisopra,liuniscesolidamenteinunasomiglianza
difficiledaargomentare.C’èunaconvergenzatrauninvolucrostrutturale
moltolatamenteintesoeuncolore,untessutobasecherestariconoscibile.
Lapotenzialitàespressiva,ediciamopurelagrandezza,diformeanaloghe
al quartetto, come la Sinfonia o la stessa Sonata per pianoforte, deriva
dalla loro resilienza ai più diversi contenuti armonici e ritmici. L’impianto sonatistico è progettato per resistere al cioccolatte settecentesco e ai
filtri d’amore postwagneriani, al laudano di Ravel e all’azoto liquido di
Webern; in termini tecnici, tutte le possibilità di tessuto accordale e di
scala, dal quarto-quinto-primo alla dodecafonia. E la Sonata cambia di
conseguenza volto e carattere. Mentre nel quartetto, anche quando si
modella sulle esigenze musicali più diverse, rimane una identità retorica
e di stile che attraversa indenne la storia. L’unica analogia possibile è col
blues, dove i canti da piantagione di cotone e le versioni più elettriche e
astrattedell’epocapost-rockcondividonoquellapulsazioneincessantee
quel tono tra epico e rassegnato, che seduce chiunque abbia un po’d’aria
nell’anima; e che non è dovuto, come erroneamente si crede, a una certa
scala o alle blue notes (che poi è una convenzione linguistica, mica un
dato di natura) ma a una persistenza stilistica fatta di dettagli minuscoli,
di microrespirazioni, in un quadro rituale condiviso. Niente paura, non
si è scatenato il Sociologo d’Accatto. Il Quartetto è però indubbiamente
un rituale; l’impasto timbrico, piuttosto assurdo in termini acustici, dei
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due violini-viola-violoncello è diventato un luogo dello spirito e, forse, il
piùefficaceemblemadell’OccidenteMusicale.Epicoerassegnato,conlo
sguardo puntato all’orizzonte, com’è giusto: essendosi reso conto – proprio nell’epoca d’oro del quartetto – di essere solo una parentesi storica,
e anche breve.
C’è un filo conduttore tra i brani in programma stasera, ed è la ribellione sottile ma sostanziale al principio base di tutto il linguaggio musicale
europeo, quello di sviluppo, per cui un tema (una “frase” musicale, con
l’armonia che la sostiene, più o meno chiusa e riconoscibile), due temi
nella Sonata, ritornano più volte trasformati ed elaborati, in modo che
il nostro orecchio si pasca dello scontro tra i temi e dell’accrescimento di
stimoli, seguendo il sentiero di ciò che riconosce. Già le prime note del
concerto, per chi non conosca a memoria questo op. 76 n. 5 (per lo più
offuscatodallafamadeiconfratellidellastessaop.76,quello delleQuinte,
ilcosiddettoImperatoreeilcosiddettoAurora–chesonoanchenotinomi
beethoveniani perché gli editori usavano sempre gli stessi appellativi,
squadra che vince non si cambia), già le prime note, dicevo, ci coglieranno di sorpresa. Il primo movimento non è in forma-sonata e aspettiamo
inutilmente il secondo tema; è una sorta di serie di variazioni molto fini
eleggere,doveiltemacivieneincessantementeripropostosenzaneppure
mutare di molto. Niente sviluppo quindi né“dialettica”, ma già il piacere
– che diventerà una delle principali vie di fuga dal Novecento – non più
dicomporre,madiporresemplicementeilsuono.Eloritroviamonelterzo
tempodelRasumovsky,nelloScherzo,doveinvariabilmentesinascondono le chiavi di decifrazione delle opere beethoveniane. Prestiamo particolare attenzione a questo tempo, così vivace e freddo, col suo sincopato
acido e le sue ottave ribattute. Nel Trio, viene enunciato un“tema russo”,
ecisiaspettacheBeethoven,maestrodell’elaborazionetematica,cominci a spezzettarlo e farne meraviglie. Niente, il “tema russo” si ripropone
ugualeasestesso:impressionediricorsivitàaccentuatadallaprescrizione
dello stesso Beethoven di ripetere due volte da capo, e non solo una, la
sequenza scherzo-trio. Nella selva dei ritornelli e delle ripetizioni queste
poche pagine diventano un’apoteosi di minimalismo. E Janáček? Qui c’è
di mezzo il “programma”, insomma la riflessione tolstojana su gelosia,
etica e morte (argomentazioni sul trenopost factum di un marito che, già
pentito di essersi sposato, ma intimamente convinto della sacralità del
matrimonio, non trova di meglio che ammazzare la donna in un accesso
di gelosia mentre lei suona appunto la Kreutzer con l’amico violinista),
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Janáček e la moglie
L’avanguardiapraghesenonesistendonellasocietàcecal’aristocraziaelagrandeborghesia, era assai più vicina alle persone semplici al mondo del lavoro, alla natura… Quale
altraoperamegliodiquelladelcompositoreLeóšJanáček,potrebbeillustrareilcarattere
originaledelmodernismoceco,lasuaaviditàdiconcretezza,ilsuocarattereplebeo?Con
Kafka egli è la più grande personalità dell’arte moderna del proprio paese.
Janáček si oppone alla musica romantica… non le rimprovera di esprimere gli stati
d’animo,madiaverefallitoinquestotentativo;diaverebarato,diavercipropostoluoghi
comuni,atteggiamenti,pose,anzichésvelarcilanuditàdeisentimenti.Eglivuoledunque
strapparelamascheraallaverità.Perquestononrifiutalamusicacomeespressione,ma
vuoleinvecebandireogninotachenonsiaespressionepuraesemplice.Inquestomodo
Janáček ottiene una struttura musicale di un’espressività e di un’economia inaudite.
Milan Kundera
Stilisticamentelapeculiaritàdellascritturamusicaledi Janáček siesprimesoprattutto
nellasostanzadellainvenzionemelodicaetematicacheperlopiùèirriducibileaqualsiasi altro stile europeo e molto meno legata al folclore di quanto si dica.
Fedele D’Amico
Janáček diceva di ascoltare la musica che si cela nelle parole, la vibrazione infallibile
capace di rivelare ciò che vuol restare celato nel fondo dell’anima.
Luigi Nono
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messa in scena, vogliono le cronache, dall’anziano autore nel bel mezzo
diunapassionedisperatamenteplatonicaconunaragazzasposata.Anoi
questo interessa poco, ma certo ha sempre aiutato a spiegare il dato più
notevolediquestoquartettocheèappuntolacomplessitàquasiimprendibile della forma. Qui di sviluppo non se ne parla neanche, i temi si
accumulano,sirincorronoesiintreccianoapparentementesenzaordine,
in un contesto tonale allargato al punto da non fornire più neanche il
supporto delle sue gerarchie interne. Il Kreutzersonate sta in piedi sulla
ricercadelletracce:sull’emergereperiodicodiframmentiecitazionidalla
Sonatabeethoveniana,avoltechiari,avoltecomesottoilpelodell’acqua.
E la sensazione è sempre di un rito privato, di un brano che nonostante le
difficoltàtecnichenotevolissime,dastrumentistipiùcheesperti,mantieneunadellecifreoriginalidelgenereQuartetto,ilcaratterediHausmusik,
dove l’esecuzione in sala da concerto è un paradosso indiscreto.
Fiumidiinchiostrosonostatispesiperargomentare,alquantooziosamente, con quale brano o in che data“cessi”il quartetto come genere pensato
per esecuzioni di corte o private da parte di amatori di pregio, e “inizi”
ilquartettoprofessionaledaconcerto.Figuriamoci.Questaambivalenza
percorre tutta la storia del genere, che rimane sospeso tra due mondi:
quello di una raffinata ma feriale Hausmusik, al confine con i balli di sala e
il sottofondo da stazione termale (ma quanti doppifondi, quante inquietudini da sanatorio, quanti deliri alcoolici o sifilitici nel termalismo delle
Serenate di Brahms e della musica da camera di Mahler...) e quello di un
intellettualismoquasisfrenato,dovelasperimentazionelinguisticadiventa
edificio mentale puro, sfida ai limiti della convenzione espressiva, ricerca
della soluzione meno ovvia e più rigorosa. E ora la domanda: il Molto adagio in Do diesis minore del quartetto di Beethoven in programma – non
ce lo nascondiamo, il momento musicalmente più alto di stasera – più
intellettualismooHausmusik?Perlaprimaipotesipropenderebbe,senon
altro, il tema modellato (le prime quattro note non mentono) sul nome
B-A-C-H, cioè in alfabeto tedesco Si bemolle-la-do-si naturale, ancorché
trasposto, oltre che il rigore costruttivo di questo movimento, un corale
figurato proiettato in un felice futuro senza cadenze né abbellimenti. Ma
perlasecondaipotesisipronuncerebbel’apparentesemplicitàtecnicadel
pezzo, e aspetti sorprendenti in tanto rigore tra il pietista e il metafisico:
come il ritmo puntato che subentra dopo il primo periodo, quasi orologioacucùbavarese,echepoiperripetizioneeinsistenzadiventaoggetto
beethoveniano, cioè “elemento” nel senso della Tavola degli Elementi.
Ecco la convergenza tra le due componenti del genere. Il rito domestico si
èspostatodalsalottocolcaminettoaunostudiolofreddodovesicompionoesperimentidichimicaotrasformazionialchemiche.C’èsempremolto
Faust nel Quartetto, quel Faust che sta alle radici della cultura europea.
Sul fatto che questo nostro blues europeo sia musica“colta”, e non“popolare”, ci sarebbe tanto da dire e conclusioni, non proprio simpatiche, da
trarre. Ma per ora basta, ci torneremo alla prossima occasione.
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Coincidenze
1797
Haydn, Quartetto op. 76 n.5
Haydn, La Creazione (1797-1798)
Nascono Schubert e Donizetti
Dittersdorf, Der Madchenmarkt, opera
Cherubini, Medée, opera
Beethoven, Serenata in re maggiore per trio d’archi; Sonate per pianoforte n.1-4;
Sonate per violoncello n.1 e n.2
A Reggio Emilia il 7 gennaio nasce il primo tricolore italiano, come bandiera della
Repubblica Cispadana.
A Quito in seguito ad un terremoto devastante muoiono 40.000 persone. La flotta
inglese dell’ammiraglio John Jervis sconfigge quella spagnola a Capo SanVincenzo.
Sempre gli inglesi occupano l’isola spagnola della Trinità.
Viene firmata la Pace tra Stato Pontificio, Repubblica Francese e Repubblica
Cispadana. Il primo cede Avignone e il Contado Venassino alla seconda.
John Adams diviene Presidente degli Stati Uniti d’America: succede a George
Washington.
In marzo inizia l’offensiva francese contro l’Arciduca d’Austria Carlo.
Truppe francesi conquistano Gradisca e il Tarvisio.
In aprile truppe francesi sconfiggono quelle austriache a Altenkirchen.
Il 18 aprile viene firmato l’armistizio di Loeben tra Francia e Austria.
Il Maggior Consiglio di Venezia abdica e la città viene consegnata al generale
francese Napoleone Bonaparte. L’ultimo Doge Ludovico Manin è costretto ad
abdicare. I territori della ex Repubblica passeranno all’Austria eccetto le Isole Ionie
che andranno alla Francia.
Il 13 giugno cade la Repubblica di Genova e viene costituita la Repubblica Ligure. A
seguito della rivolta giacobina sostenuta dalla Francia del 22 maggio, l’ultimo Doge
il marchese Giacomo Maria Brignole accetta sotto minaccia delle armi transalpine,
guidate da Napoleone in persona, di assumere la carica di“Presidente”del governo
(nominato dai Francesi) del nuovo Stato.
Nel giugno le province del Milanese, Bergamasco, Cremonese e Modenese occupate
dai Francesi diventano indipendenti come Repubblica Cisalpina; in luglio Milano
diventa capitale della Repubblica Cisalpina; inoltre la Repubblica Cispadana viene
annessa dalla Repubblica Cisalpina.
Il 4 settembre a Parigi colpo di stato del 18 fruttidoro organizzato dal Barras e
sostenuto dall’esercito, contro la maggioranza moderata e realista del Consiglio dei
Cinquecento e del Consiglio degli Anziani.
Il 17 ottobre viene firmato il Trattato di Campoformio tra Francia e Austria:
confermati sostanzialmente gli accordi di Loeben, inoltreVenezia (con i suoi territori
fino all’Adige) va all’Austria, i territori a sinistra del Reno fino a Colonia alla Francia,
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la Lombardia va alla Repubblica Cisalpina.
Muore Federico Guglielmo II di Prussia, gli succede Federico Guglielmo III.
In dicembre durante moti antifrancesi a Roma viene assassinato il generale Dupont,
ambasciatore francese, che incitava la folla alla ribellione contro il Papa; le scuse del
Papa vengono respinte dal Direttorio.
1807
Beethoven, Quartetto op.59 n.2
Beethoven, Quartetti op.59 n.1 e n.3“Rasumovsky”; Coriolano, Ouverture; Leonora
n. 1, Overture; Messa in Do maggiore; ‘In questa tomba oscura’, arietta
Paganini, Sonata Napoleone
Weber, Sinfonia n.2
Gaspare Spontini, La vestale
Georg Wilhelm Friedrich Hegel Fenomenologia dello spirito
John Constable, Presso Stoke-by-Nayland
Jean Louis David, La consacrazione di Napoleone
Giovanni Giraud, L’ ajo nell’imbarazzo commedia in 3 atti (vietata dopo la terza
rappresentazione)
Jean Paul, Levana o dell’educazione (dall’Emilio di Rousseau)
Madame de Staël, Corinne ou l’Italie
William Wordsworth, Poems
Si forma il regno di Westfalia la cui corona è assegnata a Gerolamo Bonaparte.
I Francesi invadono il Portogallo che continuava a commerciare con gli Inglesi.
La Gran Bretagna vieta la tratta degli schiavi.
Con il vascello Clermont dell’americano Robert Fulton inizia l’era della navigazione
a vapore.
Londra è la prima città ad essere illuminata a gas.
Humphry Davy scopre il potassio ed il sodio.
1923
Janáček, Quartetto n.1 “Sonata a Kreutzer”
Nasce Ligeti
Fauré, Trio con pianoforte
Elgar, Re Artù
Sibelius, Sinfonia n.6
Satie, Ludions, canzoni
Busoni, Dieci variazioni su un preludio di Chopin
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Schoenberg, Serenata per sestetto e baritono
Respighi, Belfagor, commedia lirica; La Primavera, poema lirico per solisti, coro ed
orchestra
Bartók, Suite di danza per orchestra
Kodály, Salmo Ungherese per tenore, coro ed orchestra
Stravinsky, Ottetto per strumenti a fiato
Casella, Concerto per quartetto d’archi
Berg, Concerto da camera
Varèse, Hyperprism, per piccola orchestra e percussioni; Octandre, per piccola
orchestra e percussioni; Intégrales, per orchestra da camera e percussioni
Prokofiev Sonata per pianoforte n.5
Milhaud, Sinfonia n.6 per soprano, contralto, tenore, basso, oboe e violoncello
Hindemith, Quartetto d’archi n.4; Piccola Sonata per viola d’amore e pianoforte;
Sonata per solo violoncello
Gershwin, The Rainbow, musical; George White’s Scandals of 1923, musical
Poulenc, Les Biches, balletto
Weill, Fantasia, Passacaglia e Inno, per orchestra
Shostakovich, Trio per pianoforte n.1
IlchimicosvedeseTheodorSvedberg,perfezional’ultracentrifuga(usatasoprattutto
nei labororatori di biologia).
In Russia gli scienziati Ostro-Nisleskji e Maksimov producono per la prima volta la
gomma sintetica.
Il medico greco-americano George Papanicolau, inventa il pap-test per individuare il
cancro all’utero.
Virgilio Ranzato, Il paese dei campanelli
In Usa esce il film I dieci comandamenti (che contiene alcune sequenze a colori)
Italo Svevo, La coscienza di Zeno
RiccardoBacchelli,Losailtonno,ossiagliesemplarimarinicollagiuntadelpescespada
e del remora (favola mondana e filosofica)
Benedetto Croce pubblica il saggio letterario Poesia o non poesia
Raymond Radiguet, Il diavolo in corpo
Le Courbusier, Verso un’architettura
George Bernard Shaw, Santa Giovanna
Raine Maria Rilke, Sonetti a Orfeo e Elegie duinesi
In Urss inizia la pubblicazione della rivista Lef diretta da Vladimir Majakovskij
Jorge Luis Borges, Fervore a Buenos Aires
La camera approva la legge di riforma scolastica proposta dal filosofo Giovanni
Gentile.
Il Partito Popolare lascia il governo presieduto da Mussolini.
Germania: una gravissima crisi economico-finanziaria attanaglia il paese: il marco
subisce una fortissima svalutazione, per un dollaro occorrono 4 milioni di marchi.
In novembre Hitler, leader del partito nazionalsocialista, insieme ad un gruppo di
estremisti bavaresi facenti capo al generale Ludendorff, tenta a Monaco un colpo di
Stato ma viene arrestato e condannato ad un anno di carcere.
In Turchia viene proclamata la repubblica e viene eletto presidente Mustafà Kemal
detto ‘Ataturk’ (padre dei Turchi).
In Urss si aggrava la malattia di Lenin, Stalin diventa il segretario del Partito
Comunista.
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Fonti:Cronologiauniversale,Roma,NewtonCompton,1996.Dizionariodellamusicaedeimusicisti,Utet,1994.
www.musicweb.uk.net/Classpedia/index.htm
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Il quartetto
di Paolo Borciani
da: Paolo Borciani, Il quartetto, Ricordi, Milano, 1973
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Quello di scegliere i propri compagni è il momento più importante per chi
vuole formare un quartetto: trattandosi di iniziare una vita in comune, di
affrontare disagi insieme, è necessario scegliere le persone adatte, le cui doti
umane siano l’onestà, la generosità, la disciplina, lo spirito di sacrificio e, per
chi ha una forte personalità, anche una buona dose di diplomazia. Ma, essendo la musica il fine principale di una tale associazione, si debbono anteporre,
fin dall’inizio, le qualità musicali a ogni altro criterio di carattere personale.
Si sente spesso dire, e giustamente, che il quartetto è come un matrimonio
fraquattro persone, poichéesso, oltrealla costanza, esigeunaassoluta fedeltà che sappia resistere a lusinghe, da qualunque parte esse vengano. È bene
però subito sottolineare il fatto che il quartetto, essendo una associazione
di carattere essenzialmente musicale, deve basarsi su affinità musicali che
nemmeno lo studio più intenso può surrogare, e che appunto per ciò vanno
ricercate fin dall’inizio. Limitare le divergenze di carattere, con un attento
controllodelproprio e una certa tolleranza verso quello degli altri, è possibile
edoverosoanchesedifficile;adattareperfettamenteunistintomusicaleaun
altro, troppo differente, è impossibile: il fallimento artistico di certi quartetti
derivadalpregiudiziosecondoilqualeilprodottodibuonifattorideveessere
necessariamente buono. Per fortuna casi di associazioni temporanee fra pur
celebri concertisti, dalle personalità troppo differenti, non si sono verificate
che raramente nel campo del quartetto a corde (assai più spesso in altre formazioni), anche per il rispetto che questo delicatissimo organismo musicale
incute a chi gli si avvicina.
Come è certo dunque che quattro buoni elementi non formano necessariamente un buon quartetto, è assolutamente fuori discussione che, per formarlo, devono trovarsi insieme quattro veri artisti e ottimi strumentisti; che
non debbono esistere fra loro gravi squilibri di valore, e che anche un solo
elemento basta a guastare l’assieme.
Sono numerosi i quartetti nei quali, accanto a un primo violino e a un violoncellodiprim’ordine,figuranounaviolaeanchepiùspessounsecondoviolino
mediocri. Come quello di viola, il ruolo di secondo violino è di estrema importanzaedègraveerrorenonscegliereunostrumentistacheabbialequalità
necessarieperricoprirlodegnamente,ancheseessoèindubbiamentediminor
impegnostrumentale, in gran parte della letteratura quartettistica, di quello
sostenuto dal primo violino. Qualità di suono e di temperamento, oltre che
doti musicali del tutto particolari, devono rivelare un autentico «secondo
violino», non un «primo violino» di second’ordine.
Certe diversità di intenzioni potranno essere superate da un lavoro assiduo e
appassionato,certenaturalidisposizionisviluppateocorretteconlostudioe
conl’esperienza,primadiarrivareaunacompletaomogeneità.Madovranno
essere quattro personalità affini e di valore alla base di un vero quartetto, che
mai nessuno potrà trasformare una mediocrità in un artista, un interprete
superficiale in un musicista.
(...)
L’esistenza di un quartetto può venir suddivisa in varie fasi, che trovano analogia con le età della vita umana: il quartetto ha un’infanzia, una giovinezza,
una maturità e, quando vi arriva, una vecchiaia.
La prima fase, l’infanzia, ha un’estrema importanza per l’avvenire del complesso.Anzitutto,ènecessarioche«ilquartetto»sappiachel’attendeunavita
di sacrificio e di assoluta dedizione: salvo rarissime eccezioni, non v’è nella
storia(soprattuttorecente)esempiodiungrandequartettoicuicomponenti
abbianosvoltocontemporaneamenteun’intensaattivitàconcertisticainaltre
formazioni musicali o come solisti.
Bisognaevitarelefalsepartenze,glierrorigravi,lecattiveabitudini;eliminare
gli ostacoli e curare i minimi particolari con scrupolo e costanza.
Se v’è qualche importante decisione da prendere, è meglio agire subito, per
non trovarsi più tardi costretti a dover rimediare a una situazione divenuta
ancor più grave. Per quanto nella coscienza dei quattro sia profondamente
sentito quel principio di indissolubilità del vincolo che li lega, e che solo può
garantirealquartettounaseriaattività(quantiquartettigiovanivediamopurtroppo sfasciarsi quando hanno appena iniziato la loro vita!), potrà tuttavia
sorgere, anche agli inizi della carriera, la necessità di sostituire un elemento,
permotiviartisticioserieincompatibilitàdicarattere.Meglioaffrontarealpiù
presto la realtà — non senza aver lottato — che attendere un altro momento,
il quale quasi certamente diverrà sempre meno opportuno. In ogni caso sarà
bene stabilire fin dai primi giorni del lavoro in comune che, nell’eventualità
di una sostituzione, l’elemento che lascia il quartetto resterà al suo posto per
un certo periodo dalla data in cui sarà decisa la sua uscita dal complesso (a
meno che, naturalmente, non ne sia impedito da motivi di forza maggiore),
per dar modo al nuovo elemento di sostituirlo senza causare un’interruzione
troppo grave per l’attività del quartetto. Il periodo di preavviso darà al nuovo
membro la possibilità di studiare e di affiatarsi con gli altri, né l’improvvisa
intrusione di un elemento estraneo, non ancora affiatato, turberà il delicato
organismo musicale.
Spessolaconvivenzavieneresagravosadadivergenzedicarattere:èprovadi
forzamoraleediattaccamentoallamusicailsaperresistere,vincendoipropri
egoismi e tollerando i difetti altrui.
Chi serve con serietà la musica troverà fin troppo ovvio quanto si è detto
sopra; ma, essendovi ancora al giorno d’oggi tanti esempi, dati da complessi
d’ogni genere che cambiano elementi con troppa disinvoltura, ho ritenuto
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non pleonastico richiamare l’attenzione dei giovani su queste fondamentali
regole di etica professionale.
Mentre nelle orchestre da camera il cambiamento di un membro può non
incidereaffattosulrendimentocollettivo,nelquartettol’inserimentoimprovvisodiunnuovoelementoturbaspessogravementel’affiatamentoottenuto,
anche se si tratta di un ottimo strumentista. E, si badi bene, parlando di
affiatamento non si allude solo a un semplice fatto sonoro, ma a un’intesa
musicale ancor più difficile da improvvisarsi, la cui mancanza può sfuggire a
una parte del pubblico, non certo alla «musica».
Quando poi il nome di un quartetto, divenuto noto per l’eccellenza e la fusionedeisuoicomponenti,vienemantenutoimmutatononostantesianostati
cambiati due o più membri, v’è una colpa che trascende il fatto meramente
artistico, quale che sia il valore della nuova formazione e l’evidenza che viene
data nei programmi stampati al nome dei componenti il quartetto: è sempre
il nome del quartetto infatti che più viene notato dal pubblico e dalla stampa.
Più ancora forse dei successi di una fortunata carriera, i miei colleghi ed io
siamo fieri di aver formato un quartetto che vive ormai da tanti anni, con gli
stessicomponenti:ciocheassaiprobabilmenterappresentaunprimatoassoluto, comunque è assai vicino ad esserlo.
Analogamente a quanto avviene nella vita dell’uomo, anche nel delicato periodo iniziale di un quartetto si avverte la necessità di poter fruire di un’esperienza che ancora il giovane complesso non ha, per risolvere quei problemi,
e sono tanti, che si impongono spesso con un’urgenza pari alla loro importanza. Sorge così il bisogno di quei consigli che solo può dare una persona
lacuiesperienzasiastatageneratadallamedesimavita,dallestessedifficoltà;
consiglichevannodalcampospecificodellostudioedell’artequartettisticaa
quello, pure tanto importante, della vita pratica del quartetto.
Non sono molti gli uomini all’altezza di tale compito, che sappiano considerare il quartetto non solo come l’insieme di quattro strumenti, ma come un
organismo unico.
Anche nelle scuole si dà troppo spesso alle lezioni di quartetto l’importanza
accordataaunamateriasecondaria.Unamaggiorserietàdistudio,mettendo
a contatto i giovani con le più belle opere dei grandi musicisti, indirizzerebbe
la loro sensibilità verso una disciplina che tanto potrebbe giovare alla loro
formazione musicale. Studiare veramente, concertandoli (non soltanto leggendoli), i Quartetti di Haydn, Mozart, Beethoven (e non vorrei limitarmi
a citare questi autori, trascurando i romantici, i moderni e i contemporanei)
amplia notevolmente la conoscenza degli stili e affina le doti interpretative
di giovani spesso costretti a svilupparle quasi esclusivamente attraverso le
Sonate o Suites di Bach e tre o quattro concerti il cui schema interpretativo
è fin troppo tradizionale e ormai «congelato» in decine e decine di dischi. La
conoscenzadelrepertorioquartettisticoconvincerebbequalcheallievoparticolarmentedotatoperlaviola,assaimeglioche ilconsigliodell’insegnante, a
lasciare lo studio del violino per quello della viola, strumento bellissimo, che
purtroppo trova ancor oggi pochi giovani disposti a dedicarglisi.
In genere gli alunni delle scuole d’archi prendono conoscenza di un paio
di sonate con pianoforte (oltre a quelle col basso, del Sei-Settecento) e di
qualchecomposizionemusicalmenteinteressante.Talerepertoriononècerto
sufficienteastimolarecomesidovrebbelelorodotimusicalielalorocapacità
di concertazione. Gli insegnanti (per fortuna ve ne sono che sentono tale necessità)dovrebberoeducaregliallieviattraversolaimpareggiabiledisciplina
quartettistica,ricoprendotaloraessistessiunruolonelcomplesso,guidandoli
e incoraggiandoli. Altrimenti l’orizzonte del giovane diplomato in uno strumento ad arco sarà fatalmente limitato, così come la sua cultura; ed egli, vista
cadere l’illusione, spesso pericolosa, di diventare un brillante concertista (il
quartetto è scuola di formazione musicale anche per chi non potrà diventare
un quartettista celebre), non si adatterà facilmente a entrare in un’orchestra,
quasisitrattassediunaprofessioneavvilente,néavràlacapacità,ilcoraggioo
lapossibilitàdiintraprendereladifficilecarrieradell’insegnante.Maseguiràla
moda del tempo, che oggi lo accetta come membro di una delle tante orchestre da camera mediocri dal repertorio rigidamente circoscritto, che vivono
nella scia di alcune eccellenti. E avrà ignorato, negli anni della sua formazione
artistica, le più belle pagine di Haydn, Mozart, Beethoven, Schubert, Brahms,
Bartók�����������������������������������������������������������������������
, e di tanti altri autori che nel campo del quartetto d’archi hanno lasciato opere tra le più elevate del loro genio creativo.
(...)
Delle due formazioni più comuni (una con la viola di fronte al primo violino,
l’altra col violoncello di fronte al primo violino) ognuna ha i propri vantaggi.
Ritengolaprimapiùadattaperilrepertorioclassico,mentrelasecondatende
a dar maggior rilievo alla personalità del violoncellista (spesso inopportunamente nella musica di Haydn o nella prima produzione beethoveniana,
opportunamente invece, ad esempio, nei Quartetti di Mozart dedicati al re di
Prussia) e permette al violista di mandare il suono più direttamente verso il
pubblico, rivolgendo il riccio dello strumento in quella direzione. La prima,
d’altraparte,dàquestovantaggiosonoroalvioloncellistapurconsentendogli
di vedere e seguire meglio tutti i suoi compagni. Lo scegliere una formazione
piuttostochel’altradipendedallecaratteristichediunquartetto,dallepersonalitàstrumentaliemusicalideilorocomponentiedallarobustezzadisuono
del violista.
Gli esecutori siederanno vicini l’uno all’altro (non troppo però i due più vi-
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cini al pubblico, in modo da non «coprire» gli altri). Ciò è utile specialmente
nelle grandi sale e in quelle che hanno cattiva acustica, ove è necessario che i
quattro si sentano tra di loro perfettamente.
(...)
Il suono, inteso come mezzo d’espressione, è l’essenza prima della musica, e
il possesso delle più svariate sfumature sonore rappresenta il patrimonio più
prezioso della tecnica strumentale.
Oltre che bello, più che bello, il suono deve essere espressivo, secondo le
esigenze dei vari stili, secondo il significato della musica. Non v’è, credo,
musicista che, avendo avuto la fortuna di ascoltare le esecuzioni di Furtwaengler, non abbia vivo il ricordo delle sonorità che egli sapeva ottenere
dall’orchestrasoprattuttoquandodirigevaleSinfoniediBeethoven,Brahms,
Schumann, Schubert, Bruckner, Mahler. Non v’è persona che non ricordi la
lucidità, il nitore espressivo delle frasi condotte dalla bacchetta diToscanini,
indimenticabileesecutoredellepagineverdiane,animatoreappassionatodi
tante partiture.
Al di là di ogni concezione interpretativa, ancor più della differente natura e
formazioneculturaledeidueartisti,lacaratteristicacheforsemaggiormente
li distingue è il diverso «senso» del suono. Del primo, pure grandissimo nell’esecuzionedeiclassici,eracaratteristicaquellasonoritàrivelatricedell’anima
del romanticismo, tanto difficile da ottenersi, specialmente da parte di chi
ha la chiarezza e la lucidità proprie dei latini (basti pensare a quegli accordi
ampi, corposi, espressivi). Di Toscanini erano caratteristiche la chiara luce
sonora e quella cantabilità aperta eppur nobilmente contenuta, di cui tante
testimonianzecirestano,sempreammirevoli,nelrepertoriopiùcongenialeal
maestro italiano. Avvicinarsi a quei modelli e capirli significa intendere due
aspetti fondamentali dell’arte interpretativa, di cui il suono è una delle componenti più importanti; chi ignora l’esempio di quei due grandi, chi trascura
la preziosa lezione che attraverso tanti dischi ci è pervenuta, per specchiarsi
nelpropriocosiddetto«belsuono»accontentandosidellasuamonotonapiacevolezza, non è degno del nome di interprete. Potremmo ben dire che ogni
autore ha un suo «spessore sonoro» che l’interprete deve cogliere.
Mentreilsensodel suono ha le sue radici più profonde nella musicalità innata
diunesecutoreenellasuaformazioneestetica,lacosiddettacavatapuòvenir
migliorata dallo studio e dal coordinamento dei rapporti fra arco e mano sinistra.Unagiusta,elastica,pressionedell’arco,lascioltezzadellearticolazioni
delbraccioedella mano destra, un uso del vibratoben misurato, una perfetta
dosatura nella distribuzione dell’arco (per evitare accenti e rigonfiamenti di
suono non richiesti), una impeccabile condotta d’arco parallela alle corde e
nel giusto punto di contatto tra corda e crini: ecco ciò che è indispensabile
per ottenere un bel suono, un suono veramente espressivo (giova ripetere),
cioè vario, talvolta dolce, talvolta teso, a seconda delle necessità espressive,
noncertoquelbelsuonomonotonochetrovacosìspessol’approvazionedei
mediocri.
L’impiego di un’arcata più o meno lunga secondo le esigenze della musica,
l’assoluta padronanza nelle note lunghe e filate, e dei vari colpi d’arco, alla
punta, alla meta, al tallone, la scelta del giusto punto d’arco ove eseguire una
fraseounpassaggio,l’ampiezza,l’uguaglianza,l’espressivitàdell’arcataerano
consideratipatrimoniotecnicofondamentaledaigrandiviolinistidelpassato,
quali Tartini, Viotti, Campagnoli, Capet, che ci furono maestri.
Ben si potrebbe dire, parafrasando le parole di R. Schumann: «Il cervello più
insipido può nascondersi dietro un brillante picchettato»; mai dietro un’arcata che dà il giusto respiro musicale ed espressività al fraseggio.Vorrei non
esserefrainteso:soapprezzareunbelpicchettato,conoscoabbastanzailviolino, sono anche dell’idea che perfino le opere più scadenti di De Bériot,Vieuxtemps,Hubay,Sarasatepossonoesseremoltoutiliperloslanciostrumentale
dei giovani. A una sola condizione però: che poi si dimentichino, senza che
ne rimanga traccia alcuna nel gusto dell’interprete.
Due sono i mezzi principali per ottenere un bel suono: l’arco e il vibrato. Per
poterusarequestosecondomezzotecnico,tantoimportanteaifiniespressivi,
bisogna dominarlo con sicurezza. Il non studiare il vibrato come movimento
significacaderenell’equivocodialcunivecchiinsegnanti,chedisdegnavano
di insegnarlo, considerandolo come «naturale». Se è vero che il suo uso è
regolato dal buon gusto e dalla musicalità dell’artista, è altrettanto vero che
l’esecutoredeveottenereconlostudioquellascioltezzadipolsoequellapressione elastica delle dita necessarie a un movimento corretto.
Una volta raggiunto con lo studio un buon vibrato, è il modo di usarlo che
è importante. Si sentono troppo spesso strumentisti con un vibrato perfetto
come movimento e piacevole come risultato sonoro, ma troppo uniforme
e quindi non rispondente alle diverse esigenze della musica. Ne risultano
esecuzioni noiose, che lasciano all’ascoltatore un senso di freddezza. Altra
conseguenza di questa uniformità nel vibrato è una specie di pianificazione
della personalità fra i vari esecutori, molti dei quali, anche per questo motivo,
sono tediosamente simili l’uno all’altro. Un vibrato vario secondo le esigenze
espressive è una delle più importanti qualità dello strumentista.
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Interpreti
Il Quartetto Bennewitz è il vincitore
del Concorso Internazionale per Quartetto d’Archi “Premio Paolo Borciani”
2008, grazie al quale è impegnato per
la stagione 2008-2009 in una tournée
premio di 50 concerti tra Europa, Stati
Uniti e Giappone, che li vedrà esibirsi,
tra le altre città, a Tokyo, New York, Los
Angeles, Amburgo, Brema, Stoccarda,
Bruxelles, Basilea, Roma e Firenze.
Subitodopolasuafondazione,avvenuta
presso l’Academy of Performing Arts di
Praga nel 1998, il Quartetto Bennewitz
si è affermato come uno dei più famosi
ensemble da camera della Repubblica
Ceca. Il suo nome deriva dal famoso
violinista e insegnante ceco Antonin
Bennewitz (1833-1926).
Due grandi personalità hanno giocato
un ruolo cruciale nella crescita artistica
del Quartetto: il Professor Rainer Schmidt (Quartetto Hagen), le cui lezioni
sono state frequentate dal Quartetto
Bennewitz presso l’Escuela Superior de
Música Reina Sofia di Madrid (20022004), e il Professor Walter Levin
(Quartetto LaSalle), che ha collaborato
con il Quartetto all’Accademia Musicale
di Basilea tra il 2004 e il 2006. In quegli
anni il Quartetto Bennewitz era anche
impegnatocomeensemble-in-residence
presso la stessa Accademia e teneva, in
aggiunta ai progetti specifici, lezioni di
musica da camera per giovani quartetti
e ensemble.
Tra i diversi riconoscimenti ricevuti (Premio della Fondazione Bohuslay Martinu
nel 2001, Premio di Laurea della Società
Ceca di Musica da Camera nel 2004,
National Presentation Concerts Award
ad Amsterdam nel 2004; borsa di studio
FNAPEC a Parigi nel 2006) il Quartetto
Bennewitz ha anche vinto due premi
speciali (il Premio della Fondazione
Theodor Rogler e il Bärenreiter Urtext
Prize) in occasione dell’ARD Competition a Monaco, in Germania; nel 2005
ha inoltre ricevuto la Medaglia d’Oro al
Concorso Internazionale di Musica da
Camera di Osaka, in Giappone.
Nel Maggio 2006 ha riportato il Primo
Premio al Concorso Europeo di Musica
da Camera di Parigi ed ha vinto il Primo
Premio al concorso internazionale“Verfemte Musik” a Schwerin.
Il Quartetto Bennewitz ha già partecipato a festival internazionali di musica
tra cui quello di Rheingau, di Lucerna
la Primavera di Heidelberger in Germania, ricordiamo anche l’Orlando Festival
in Olanda e il Festival di Primavera di
Praga; si è inoltre esibito presso le più
importanti sale concertistiche d’Europa
(il Concertgebouw di Amsterdam, l’Auditorium Nazionale di Madrid, l’Herkulessaal di Monaco e al Rodolfinum
di Praga).
Oltre ad un considerevole numero di
CD, il Quartetto Bennewitz ha registrato per la Radio e la Televisione Ceca,
così come per un numero importante
di radio e televisioni straniere (SWR,
BR e NWR, Germania; Radio 4,
Olanda; ORF, Austria; Rádio Clásica,
Spagna; STV Radio e Yomiuri TV,
Giappone). Nella primavera del 2008 è
stato pubblicato il loro ultimo CD con
i Quartetti per archi n°4 di Janáček e
Bartók per Coviello Classics.
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