Tubercolosi Infezione batterica cronica caratterizzata dalla formazione di granulomi nei tessuti infetti e da una accentuata ipersensibilità cellulomediata La sede classica della malattia è il polmone Possono essere colpiti altri organi Etiologia Il bacillo di Koch (Mycobacterium tuberculosis) • Il Mycobacterium tuberculosis, è un microrganismo bastoncellare aerobio obbligato, immobile ed asporigeno • Appartiene alla famiglia delle Mycobacteriacee • Fu scoperto da Robert Kock nel 1882 Epidemiologia • Incidenza e prevalenza della tubercolosi sono di molto diminuite a partire dagli anni Quaranta grazie all'introduzione della terapia farmacologica • Nella seconda metà degli anni ottanta si è iniziato a registrare un aumento del numero di nuovi casi di TBC, fenomeno epidemiologicamente spiegabile con la consistente immigrazione di individui provenienti soprattutto dai paesi sottosviluppati, che si riversa nella maggior parte dei casi nei grossi centri urbani • In Africa, in Asia, la tubercolosi è una malattia ancora endemica e con un elevata diffusione tra la popolazione indigene condizioni igienico-sanitarie ed economiche • Studi hanno dimostrato che l'incidenza della tubercolosi in popolazioni di pazienti immigrati è maggiore di quella della stessa popolazione nel paese d'origine • Sembra che l'aumentata incidenza della tubercolosi tra gli immigrati (e di conseguenza in tutta la popolazione) sia secondaria alle scarse condizioni igieniche e alla promiscuità in cui essi vivono Trasmissione • Via aerea attraverso l'esposizione al bacillo presente nelle goccioline di secreto bronchiale del soggetto infetto • Raramente cutaneo-mucosa per contatto di lesioni cutanee o di membrane mucose con materiale infetto • Rarissimo è il contagio diretto attraverso oggetti contaminati Il contagio è possibile fino a quando i bacilli continuano ad essere presenti nelle secrezioni del paziente infetto Talvolta nei pazienti non trattati, o trattati in modo inadeguato, il periodo di contagiosità può durare anche anni Il grado di contagiosità dipende essenzialmente dal numero di bacilli tubercolari emessi (carica infettante) e dalla loro virulenza Patogenesi • La penetrazione di Mycobatteri nei polmoni provoca una iniziale risposta infiammatoria acuta aspecifica • I BK vengono fagocitati dai macrofagi e trasportati ai linfonodi regionali • Se l’infezione non viene arginata► disseminazione Durante le 2/8 settimane successive l’infezione primaria • I BK continuano a moltiplicarsi in ambiente intracellulare • L’ospite sviluppa una reazione di ipersensibilità • Attivazione / penetrazione di linfociti immunocompetenti nella sede della lesione • Elaborazione fattori chemiotattici (interleukine, linfochine) • Trasformazione monociti ► macrofagi ► ► cellule istiocitarie specializzate ► formazione granulomi Tubercolosi Primaria • Insorge a seguito del primo contatto tra organismo ospite e patogeno • Il contagio avviene per via aerogena, attraverso l'inalazione di goccioline di saliva espulse con la tosse di soggetti malati e contenenti bacilli attivi Patogenesi • Inalazione le goccioline di saliva contenti in BK penetrano negli alveoli a livello ei lobi inferiori o alla base dei lobi superiori • Penetrazione i bacilli giungono a contatto con i macrofagi alveolari: se la carica infettante è ridotta e il sistema immunitario efficace l'attecchimento del germe può anche essere impedito. Se invece la carica infettante è sufficiente o se il sistema immunitario reagisce in modo meno efficiente si determinano i processi flogistici con sensibilizzazione verso il BK e formazione dei granulomi tubercolari Formazione dei granulomi Se la carica infettante è moderata e se il sistema immunitario funziona in modo normale il bacillo viene circoscritto all'interno dei tubercolomi che dal punto di vista clinico sono del tutto innocui ma che mantengono in sè il BK suscettibile di riacutizzazioni • granuloma Complesso Primario Segno dell'avvenuta infezione costituito da una triade • Focolaio polmonare dove inizialmente è giunto il bacillo • Linfangite processo flogistico a carico dei linfatici drenanti gli alveoli infettati • Adenopatia linfonodi in cui drenano i vasi linfatici interessati Nella maggior parte dei casi il complesso Iario decorre in modo del tutto asintomatico In caso di deficit immunitario è possibile che il bacillo non resti confinato all'interno dei tubercolomi e che vada incontro ad una disseminazione importante e ubiquitaria ►Tubercolosi miliare in cui numerose lesioni tubercolari ("a grano di miglio") si localizzano in numerosi organi con gravi conseguenze per il paziente Sintomi • L'inizio dell'attacco del bacillo è asintomatico • Successivamente i sintomi sono i medesimi di una influenza • In caso di inizio acuto si ha febbre(38-39° C) • Dolore in sede retrosternale o tra le scapole e tosse • Possono essere presenti dolori articolari, inappetenza e difficoltà digestive Prognosi • Nella maggior parte dei casi, la forma primaria ha un'evoluzione favorevole pur permanendo il rischio di sviluppare in futuro una forma post-primaria di tubercolosi • Il rischio di TBC post-primaria è stimato essere pari ► 5-15% entro 5 anni dalla prima infezione ► 3-5% in un periodo successivo a questo Tubercolosi post-primaria Patologia la cui insorgenza è possibile in soggetti che siano già giunti a contatto con il BK e che abbiano sviluppato verso di esso una sensibilizzazione del sistema immunitario Patogenesi • Nell'80% la tubercolosi post-primaria origina da una riattivazione endogena dei bacilli sopravvissuti alla forma Iaria • La riacutizzazione endogena si verifica in caso di indebolimento delle difese immunitarie, affaticamento fisico, patologie immunodeprimenti o trattamento con immunosoppressori • Anche a distanza di anni dall'infezione primaria, è possibile che BK contenuti nei granulomi presenti nei tessuti o nei linfonodi sfuggano al controllo locale operato dai macrofagi moltiplicandosi • Il sistema immunitario, già sensibilizzato al BK reagisce alla riacutizzazione • Reazione immunitaria determinante la formazione di lesioni tessutali caratteristiche Evoluzione • Evoluzione ulcero-caseosa (formazione di caverne) nei casi in cui sia presente un'importante componente essudativa e conseguente necrosi • Evoluzione ulcerosa nei casi in cui inizialmente si determini deposizione di tessuto fibroso intorno alla lesione • Evoluzione sclerotica qualora si determini un'estesa sostituzione del tessuto polmonare Clinica • Le manifestazioni cliniche variano a seconda della sede e dall'estensione del processo patologico • Generalmente l'esordio è subdolo • Sintomi sistemici aspecifici come astenia,malessere e febbricola persistente, maggiormente accentuata nelle ore serali • Tosse con escreato contenente numerosi bacilli • Emoftoe l'escreato è screziato di sangue,dovuta all'erosione di piccoli vasi • Emottisi l'escreato è per la maggior parte o completamente composto da sangue • Dispnea qualora il processo interessi zone polmonari estese Procedura Diagnostica • In caso di sospetta tubercolosi comprende • 3 esami dell'espettorato • 1 del broncoaspirato se viene eseguita una broncoscopia Intradermoreazione di Mantoux Tubercolina ► Estratto lisato del BK iniettata s.c. Nel punto di inoculazione compaiono • Arrossamento /indurimento individuabile al tatto • Reazione pomfo.eritematosa in soggetti che hanno avuto contatto con il micobatterio Mentre l’arrossamento è una reazione specifica, sono le dimensioni della regione indurita che vengono valutate La positività o negatività del risultato devono essere stabilite anche in considerazione dello stato immunitario e l'anamnesi patologica del soggetto In ogni caso la reazione deve essere considerata positiva ►Diametro >> 10 mm Importante sottolineare che la positività del test non significa sempre malattia in atto, ma solo avvenuto contatto col bacillo Trattamento TBC Schema terapeutico standardizzato polichemioterapico Isoniazide Rifampicina Pirazinamide Etambutolo per i primi due mesi (fase intensiva) Isoniazide Rifampicina negli ultimi quattro mesi (fase di continuazione) Monitoraggio del caso • T0 (Inizio terapia) - Indagine radiologica - Esame diretto e colturale su tre campioni - Differenziazione tra BK e altri agenti - Determinazione resistenza pz già trattati o in caso di recente esposizione a caso resistente - Esami ematochimici (emocromo, funzionalità epatica e renale, test HIV) - Visita e colloquio con il pz • T1 (dopo 1 mese) - Esame diretto e colturale su 3 campioni - Esami ematochimici - Visita e colloquio • T2 (dopo 2 mesi) - Indagine radiologica - Esame diretto e colturale su tre campioni - Visita e colloquio • T3 (dopo 5 mesi) - Esame diretto e colturale su tre campioni - Visita e colloquio • T4 fine terapia - Esame diretto e colturale su tre campioni - Indagine radiologica - Visita e colloquio Notifica della TBC • Secondo la normativa vigente, non appena sussista il sospetto o sia stata posta la diagnosi di TBC, il caso deve essere notificato • Il medico di fronte a un caso confermato, accertato o sospetto deve compilare la modulistica prevista, avvisando i colleghi igienisti o della medicina territoriale competente per l’indagine epidemiologica e lo screening dei contatti La notifica ha una duplice funzione: ►Immediata possibilità di interrompere la catena di trasmissione ► Necessità di ottenere informazioni cliniche ed epidemiologiche sul caso per eseguire la valutazione del trend nel territorio ed altre analisi HIV (Human Immunodeficiency Virus ) Retrovirus del genere Lentivirus/Ceppi HIV-1, HIV-2 ►Modalità di trasmissione • Via sessuale • Sangue od emoderivati infetti • Trasmissione matrilineare: parto o l'allattamento • Materiale medico-dentistico non sterilizzato • Contatto del personale sanitario o di laboratorio con campioni infetti Prevenzione ►Trasmissione per via sessuale • A parte la totale astinenza o la fedeltà al partner in una coppia stabile, è il preservativo ►Trasmissione per via ematica • Non usare siringhe, aghi, lamette o qualsiasi altro tagliente già usati da altri, usare solo materiale monouso o sterilizzato AIDS Acquired Immune Deficiency Syndrome Epidemiologia • Si pensa che la sindrome sia originata nell'Africa subsahariana per mutazione di un retrovirus animale, forse della scimmia • Nel 2005 circa 3,1 milioni di morti di cui 570.000 bambini Patogenesi • L'infezione virale causa uno stato infiammatorio cronico che si risolve in un deficit funzionale e quantitativo del sistema immunitario • Evento centrale nella patogenesi dell'infezione HIV è l'interessamento della linea linfocitaria • Riduzione numerica e funzionale dei linfociti T Classificazione OMS • Stadio I: l'infezione da HIV è asintomatica e non categorizzata come AIDS • Stadio II: include minori manifestazioni mucocutanee e ricorrenti infezioni del tratto respiratorio superiore • Stadio III: include diarrea cronica prolungata per oltre un mese, gravi infezioni batteriche e tubercolosi • Stadio IV include toxoplasmosi del cervello, candidosi di esofago, trachea, bronchi o polmoni e sarcoma di Kaposi ►Queste patologie sono usate come indicatori dell'AIDS. Il periodo finestra • Periodo durante il quale si è stati contagiati e si può anche contagiare • Durata: da 4-6 settimane, fino a 6 mesi • Quando l’HIV penetra nell'organismo, gli anticorpi anti-HIV non si formano subito • Non è ancora avvenuta la sieroconversione ossia non si è ancora diventati sieropositivi non si sono ancora formati gli Abanti-HIV Clinica 3-6 settimane dal contatto con il virus ► PHI: Primary HIV Infection • Faringite, febbre, linfoadenopatia, astenia, cefalea, sonnolenza e rash cutaneo A distanza di 1-3 mesi dall'infezione si può verificare ►Sieroconversione • Comparsa di anticorpi contro gli antigeni virali • Brusca diminuzione della carica virale che diventa così bassa da non essere più rilevabile anche se il virus permane a livello dei linfomonociti • Il sistema immunitario non riesce ad eliminare completamente il virus dall'organismo ►Latenza clinica • Il quadro della persona infetta tende a rimanere costante per un periodo assai variabile ( 10 anni ) • Il soggetto non accusa altri sintomi o segni di malattia • Il sistema immunitario tende lentamente a declinare La continua deplezione dei linfociti e la loro disfunzione causano la comparsa di patologie ► Infezioni opportunistiche ► Infezioni da infezione cronica da HIV Tra le più frequenti si ricordano: • Linfoadenopatia generalizzata • Lesioni orali: mughetto, leucoplachia, ulcere aftose • Herpes Zoster • Trombocitopenia ►AIDS Dementia Complex • Comparsa di lesioni neurologiche sia periferiche che centrali ►AIDS related complex • Febbre, diarrea e dimagrimento • Espressione di un declino del sistema immunitario ►AIDS conclamato Caratterizzato da • Infezioni opportunistiche • polmonite da Pneumocisitis carinii • Toxoplasmosi, istoplasmosi, candidosi, CMV, TBC, micobatteriosi atipiche • Neoplasie varie (sarcoma di Kaposi, linfomi) • Progressione del quadro neurologico Test HIV • ELISA: rivela la presenza nel sangue di Ab anti-HIV • Test Ag p24: ricerca nel sangue di una proteina del core del virus la cui presenza è indice di una elevata replicazione virale ed è rilevabile nel periodo immediatamente successivo al contagio • NAT (Nucleic Acid Test): evidenzia direttamente la presenza di materiale genetico del virus, come HIV-RNA o HIV-DNA, nel sangue Terapia ►Highly Active Antiretroviral Therapy (HAART) • Utilizzo di combinazioni di farmaci antiretrovirali • Riduzione della morbidità e della mortalità • Miglioramento quadro immunitario con un netto aumento del linfociti HPV (Human Papilloma Virus ) COSA SONO ? I Papillomavirus sono virus a DNA ampiamente distribuiti tra moltissime specie animali. Si tratta di virus specie-specifici. I Papillomavirus capaci di infettare l’uomo sono definiti HUMAN PAPILLOMAVIRUS (HPV) TIPI DI HPV Attualmente sono stati identificati oltre 100 tipi diversi di HPV I diversi tipi differiscono in relazione al tipo di epitelio che riescono ad infettare: alcuni infettano la cute, altri le mucose Oltre 40 tipi differenti di HPV sono capaci di infettare mucose umane Le mucose più comunemente infettate da HPV sono: cervice, vagina, vulva, retto, uretra, ano TIPI DI HPV E’ possibile suddividere i vari tipi di HPV in forme ad ALTO RISCHIO e forme a BASSO RISCHIO Il criterio principale per differenziare le forme ad alto rischio da quella a basso rischio è rappresentato dalla oncogenicità: le forme ad alto rischio sono associate ad un potenziale oncogenico maggiore Il potenziale oncogenico viene determinato in base all’associazione di specifici tipi di HPV con l’insorgenza di cancro EPIDEMIOLOGIA Si stima che approssimativamente il 15% della popolazione americana compresa tra i 15 ed i 49 anni sia positiva per HPV Circa il 50% dei soggetti HPV-positivi è composto da giovani sessualmente attivi di età compresa tra i 15 ed i 24 anni Tra il 5 ed il 30% dei soggetti affetti da HPV risultano infettati da più tipi differenti di HPV TRASMISSIONE DEL VIRUS L’HPV è tipicamente contatto cutaneo/mucoso trasmesso tramite L’infezione si trasmette nella maggioranza dei casi per via sessuale grande Le abitudini sessuali sono il principale fattore di rischio. In particolare esiste una specifica correlazione tra numero di partner e rischio di infezione da HPV STORIA NATURALE DELL’INFEZIONE La maggior parte delle infezioni da HPV sono temporanee ed asintomatiche Circa il 70% delle donne affette da HPV diventa HPV-negativa entro un anno dalla diagnosi ed il 91% lo diventa entro i due anni La durata mediana dell’infezione è di 8 mesi Si ritiene che la scomparsa del virus sia dovuta allo svilupparsi di una risposta immunitaria specifica da parte dell’ospite STORIA NATURALE DELL’INFEZIONE Le lesioni da HPV a basso rischio causano, ad un’analisi microscopica, tipiche alterazioni intraepiteliali, normalmente rilevabili con un PAP-test. Nella maggior parte dei casi queste anomalie scompaiono con la risoluzione dell’infezione. Solo il 10 % delle donne infette sviluppa infezione persistente STORIA NATURALE DELL’INFEZIONE Vengono definiti tre gradi di alterazione della normale struttura cellulare (displasia): CIN1: displasia lieve, associata a qualunque tipo di HPV CIN2: displasia di grado intermedio, associata ad HPV persistenti ad alto rischio CIN3: displasia di grado intermedio, associata ad HPV persistenti ad alto rischio CIN = Cervical Intraepithelial Neoplasia STORIA NATURALE DELL’INFEZIONE Alterazioni legate a virus HPV a basso rischio e/o di durata limitata nel tempo (CIN1) si manifestano, da un punto di vista clinico, con la comparsa di verruche Lesioni legate a virus ad alto rischio, se di durata prolungata, possono portare a displasie di tipo CIN2-CIN3 ed, eventualmente, a carcinoma della cervice. DIAGNOSI Esame obiettivo ginecologico/andrologico: consente di rilevare verruche PAP-test: consente di rilevare anomalie cellulari, sia negli stadi iniziali di displasia, sia in quelli avanzati così come in caso di carcinoma HPV DNA test: analisi molecolare tramite PCR. Consente di rilevare la presenza del DNA dei ceppi virali ad alto rischio Colposcopia: esame tramite colposcopio della cute della vulva e della mucosa vaginale e del collo dell’utero. Consente di effettuare biopsia. TRATTAMENTO (VERRUCHE) PREVENZIONE Vaccinazione: esistono oggi diversi vaccini anti-HPV. Il vaccino quadrivalente determina una risposta immune contro gli HPV tipo 16, 18, 6 ed 11, che nel complesso causano il 70% dei carcinomi della cervice ed il 90% delle verruche. Le donne vaccinate devono comunque sottoporsi ai controlli di rourine (PAP-test) PREVENZIONE Profilattici: utili, ma non danno 100% di sicurezza Riduzione del numero di partners: sistema più efficace in assoluto per evitare l’infezione da HPV