E.M. BALKAN, U. EROL COUNTRY RISK AND INTERNATIONAL

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E.M. BALKAN, U. EROL
COUNTRY RISK AND INTERNATIONAL PORTFOLIO DIVERSIFICATION
ABSTRACT
The purpose of the paper is to find out if the pricing of international loans can be
explained by the Capital Asset Pricing Model. An empirical test that includes a set of 33
developing countries during the period 1971-1984 is undertaken. The data also permits a
calculation of expected returns using a non-linear probit model to identify the
probabilities of default. The results suggest that a certain degree of diversification holds,
while non-diversifiable systematic risk contributes to the explanation of market risk
premiums. However, the CAPM model cannot fully account for the variation in the
observed risk premia. Other factors may also contribute to the pricing of loans. In
particular, the absence of secondary markets during the estimation period may explain
the divergence of actual behavior from that implied by the CAPM framework.
RIASSUNTO
Il rischio paese e la diversificazione internazionale di portafoglio
L’obiettivo del lavoro è di stabilire se il modello di determinazione dei prezzi dei beni
capitali (CAPM) è idoneo a spiegare l’andamento dei prezzi dei prestiti internazionali.
Viene eseguita una verifica empirica su un campione di 33 paesi in via di sviluppo nel
periodo 1971-1984. I dati consentono di calcolare i profitti attesi utilizzando un modello
probit non lineare per valutare le probabilità di mancata restituzione. I risultati indicano
che esiste un certo grado di diversificazione mentre il rischio sistematico non
diversificabile contribuisce a spiegare i premi di rischio del mercato. Tuttavia, il modello
CAPM non può spiegare integralmente la variazione dei premi di rischio osservati.
Anche altri fattori possono contribuire alla determinazione del prezzo dei prestiti. In
particolare, l’assenza di mercati secondari nel periodo esaminato può giustificare la
divergenza dell’andamento reale rispetto a quello determinato utilizzando il modello
CAPM.
C. DANIEL, III
COLLUSION’S ROLE IN INTERNATIONAL OLIGOPOLISTIC EQUILIBRIA:
SUGGESTIONS FROM A CONJECTURAL VARIATIONS APPROACH
ABSTRACT
In order to illustrate the paper’s arguments and to discuss the generation of conjectures
that may be found in neoclassical oligopoly theory as they may be applied to international
oligopolies, various conjectural variations models of international oligopolies are
summarized. It is then argued that, within a particular market, conjectures that are
compatible with equilibria require an understanding of a sort that may be generated by
the interaction of the market’s supply and demand conditions, the history of the rivals’
behavior, the beliefs and militancy of the antitrust authorities, and, above all, the
opportunities for reciprocity and mutual profitability resulting from adopting such
conjectures.
RIASSUNTO
Il ruolo della collusione negli equilibri oligopolistici internazionali:
risultanze di un’analisi basata su variazioni congetturali
Allo scopo di dimostrare lo stretto rapporto tra collusione ed equilibrio nei mercati
oligopolistici internazionali, vengono presentati cinque modelli di oligopoli internazionali
basati su variazioni congetturali. L’autore sostiene che, nell’ambito di un particolare
mercato, le congetture compatibili con l’equilibrio ne implicano la comprensione di un
tipo che può essere generato dall’interazione delle condizioni dell’offerta e della domanda
di mercato, la storia comportamentale dei rivali, le opinioni e la militanza delle autorità
antitrust e, in particolare, le occasioni di reciprocità e mutuo beneficio derivanti
dall’adozione di tali congetture.
V. DE BONIS
L’APPROCCIO DEL CICLO DI VITA DEL PRODOTTO: ASPETTI TEORICI E
APPLICAZIONE ALL’INTEGRAZIONE TRA COMUNITÀ EUROPEA E PAESI
DELL’EUROPA CENTRO-ORIENTALE
RIASSUNTO
Si è dimostrato che la produzione (e quindi l’esportazione) di beni standardizzati nei
Paesi di recente industrializzazione non dipende da ipotesi caratteristiche dell’ACP, bensì
da quella, comune alla dottrina tradizionale, della piena occupazione dei fattori. Le
previsioni dell’ACP non sono smentite dalla composizione per tipo di prodotto delle
esportazioni dei Paesi dell’Europa centro-orientale verso i loro vicini occidentali, ma la
loro situazione presenta tuttavia delle peculiarità che li distinguono dai Paesi di recente
industrializzazione. Con un modello formale si è rappresentata la situazione di incertezza
che accompagna la trasformazione del sistema economico e che può indurre gli
imprenditori a posticipare l’attuazione dei progetti di investimento nella speranza di
ottenere informazioni migliori. Le politiche di sostegno al processo di crescita e
integrazione sancite da accordi internazionali tra Comunità Europea e Paesi dell’Europa
centro-orientale non possono perciò considerarsi pienamente adeguate>i sussidi che gli
Stati possono concedere agli investimenti hanno un orizzonte temporale troppo ampio
per superare i benefici derivanti ai privati dall’attesa e quindi non sembrano poter
garantire una accelerazione significativa del processo di investimento, anche se è positivo
che un limite temporale venga almeno fissato con la credibilità offerta dagli accordi
internazionali. Inoltre, le politiche commerciali mantengono restrizioni qualitative e
quantitative per i settori “sensibili”, nei quali i Paesi dell’Europa centro-orientale sono
più competitivi, con il rischio di bloccare una crescita guidata dalle esportazioni nei Paesi
dell’Est Europeo.
ABSTRACT
The product life cycle approach: theoretical issues and application to the trade flows
between the European Union and the Central and Eastern European countries
While the theoretical structure of the product life cycle approach is the same as in the
traditional doctrine of international trade, based on the hypothesis of full employment of
factors, its empirical application is useful in explaining the composition of exports from
the countries of Central and Eastern Europe towards the EU and in suggesting policies
for their development. However, the uncertainty of the transformation process
distinguishes these countries from the other NIC’s; a game theoretical model analyses
the incentives to postpone foreign investment in the hope of acquiring better
information. As a consequence of this, the EU policies are not fully adequate to the
growth process.
G.S. GHEBREYESUS
SOURCES OF ECONOMIC GROWTH AND STRUCTURAL
CHANGE IN TAIWAN AND PAKISTAN
ABSTRACT
This paper has sought to explain the sources of economic growth and structural change
in Taiwan and Pakistan in terms of the contribution of demand factors disaggregated into
four categories — domestic demand expansion, export expansion, import substitution
and technological change. Using time-series data (1962 to 1984) and a model developed
to decompose “sources of output growth” from the demand side, it has examined these
countries’ economic performance. The results indicate that domestic demand expansion
has made significant contribution to output growth and structural change in these
countries. They also indicate that export expansion is more important in explaining
output growth and structural change in Taiwan than in Pakistan. The other factors have
little significance in explaining output growth and structural change.
RIASSUNTO
Fonti di crescita economica e mutamento strutturale in Taiwan e Pakistan:
un’analisi comparativa
Scopo dello studio è di spiegare le fonti di crescita economica e il mutamento strutturale
in Taiwan e Pakistan in relazione al contributo dei fattori della domanda disaggregati in
quattro categorie: espansione della domanda interna, espansione delle esportazioni,
sostituzione delle importazioni e cambiamento tecnologico. Utilizzando i dati delle serie
storiche dal 1962 al 1984 ed un modello elaborato per individuare le “fonti di crescita
della produzione” dal lato della domanda, vengono esaminati i risultati economici
conseguiti dai due paesi. L’analisi evidenzia l’importanza dell’espansione della domanda
interna nel determinare la crescita della produzione e il cambiamento strutturale in
entrambi i paesi. Rivela inoltre che l’espansione delle esportazioni ha svolto un ruolo
maggiore in Taiwan che in Pakistan nel determinare la crescita della produzione e il
mutamento strutturale. Gli altri fattori risultano avere avuto effetti limitati nel
determinare la crescita della produzione e il cambiamento strutturale.
M. K. SCHULER
ON INTRA-INDUSTRY TRADE IN INTERMEDIATES
ABSTRACT
It has been claimed that vertical specialization explains substantial parts of intra-industry
trade as well as its increase over time. By splitting up intra-industry trade of Spain and
Turkey into different types of exchange according to the end-use of the imports and
exports, the article shows that traditional two-stage patterns of vertical specialization,
such as assembly activities, contribute only marginally to the observed intra-industry
trade. The importance of intra-industry trade in intermediates, however, cannot be
overstated. The expansion of the industrializing countries’ intra-industry trade was
sustained by an increased exchange of intermediates against intermediates. But
substantial doubts remain as to whether this is indeed solely due to vertical
specialization.
RIASSUNTO
Sugli scambi intrasettoriali di beni industriali intermedi
Si sostiene che la specializzazione verticale è alla base degli scambi tra diversi comparti
industriali e ne stimola l’incremento nel tempo. Suddividendo gli scambi intrasettoriali
di beni industriali di Spagna e Turchia in diverse tipologie a seconda del consumo finale
delle importazioni e delle esportazioni, l’autore dimostra che i modelli tradizionali a due
stadi di specializzazione verticale, come le attività di montaggio, contribuiscono solo
marginalmente a spiegare l’andamento osservato. L’importanza degli scambi
intrasettoriali di beni industriali intermedi non deve comunque essere sopravvalutata.
L’espansione degli scambi tra comparti industriali nei paesi in via di industrializzazione è
stata sostenuta dall’incremento degli scambi di beni intermedi con beni intermedi;
restano tuttavia seri dubbi se ciò sia dovuto unicamente alla specializzazione verticale.
A. M. TURAY
THE DEVALUATION OF THE CHINESE RENMINBI: A POLICY CHOICE
FOR ECONOMIC STABILIZATION AND GROWTH
ABSTRACT
China devalued the Renminbi in 1989 for the second time in three years. This raised
some questions about the effectiveness of the policy. Therefore, the objective of this
paper is to empirically analyze the impact of the devaluation of the Yuan on the Chinese
economy. Moreover, we assume that for devaluation to be effective, it must be
accompanied by monetary and/or fiscal policy. Thus, several scenarios of exchange rate
and monetary policies were examined to determine which policy mix would enable China
to achieve a maximum average growth from 1994-2003. The results show some
contractionary impact on the Chinese economy.
RIASSUNTO
La svalutazione del renminbi cinese: una scelta strategica
di stabilizzazione e crescita economica
La Cina ha svalutato il renminbi (yuan) nel 1989 per la seconda volta in tre anni. Poiché
il provvedimento ha sollevato dubbi sull’efficacia della scelta operata, l’autore dello
studio svolge un’analisi empirica degli effetti della svalutazione dello Yuan sull’economia
cinese. Partendo dall’ipotesi che un’efficace stabilizzazione deve essere accompagnata da
politiche monetarie e/o fiscali, vengono esaminati diversi scenari di strategie valutarie e
monetarie per determinare il mix politico che consentirebbe alla Cina di raggiungere la
massima crescita media nel decennio dal 1994 ai 2003. I risultati pongono in rilievo
alcuni effetti contrattivi del provvedimento sull’economia cinese.
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