Attualità
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12-03-2007
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Genetica molecolare
Se ne parlerà al Convegno Internazionale della rassegna suinicola il 19 aprile
Alla Rassegna Suinicola Internazionale di
Reggio Emilia si farà il punto sulle acquisizioni più recenti e sulle prospettive future
delle genetica molecolare applicata alla
selezione suinicola. Qualità delle carni, resistenza alle malattie, emissioni azotate:
per ogni aspetto dell’attività suinicola la genetica molecolare offre - e, ancora di più,
offrirà - risposte e applicazioni pratiche.
Senza dimenticare le potenzialità nel campo della medicina umana.
La genetica molecolare, anche in suinicoltura,
è la frontiera più promettente per la ricerca e
già da ora può mostrare risultati concreti, che
solo un decennio fa erano visti come un obiettivo lontano. Dall’infinitamente piccolo possono arrivare risposte grandi, molto grandi,
ad alcune domande che il mondo della suinicoltura si pone e a cui, con la sola selezione tradizionale, non riesce a dare risposta se
non in maniera parziale. E proprio sulle acquisizioni più recenti della genetica molecolare
in suinicoltura si confronteranno a Reggio Emilia, nel corso della prossima Rassegna Suinicola Internazionale, alcuni dei massimi esperti mondiali. Sarà un momento di altissimo
valore scientifico, ma anche pratico, perché
gli ambiti di lavoro della ricerca toccano contesti chiave come la sanità, la qualità delle
carni, la conversione alimentare, le attitudini
riproduttive e perfino le emissioni di azoto e
fosforo delle deiezioni. Senza trascurare poi
l’enorme campo di applicazione delle ricerche di genetica molecolare sul suino per la
medicina umana, che studiano, con promettenti risultati, l’utilizzo del maiale come fornitore di organi per xenotrapianti o per studi su
particolari malattie e terapie.
Futuro, ma anche presente
Decisamente, a Reggio Emilia si potrà dare
un’occhiata al futuro, ma anche al presente. Il
lavoro di questi anni ha già dato, infatti, risultati concreti, che sono entrati ormai nel lavoro quotidiano di coloro che operano nella
selezione. È il caso del gene responsabile
della sindrome PSE: individuato grazie alla
genetica molecolare, può ora essere determinato alla nascita in un soggetto, permettendo di costruire linee genetiche esenti. È
solo uno dei molti esempi di come questa
scienza può aiutare la selezione, sia per quel
che attiene alla qualità della carne suina che
per quelli che sono i caratteri riproduttivi. Alla
base di tutto c’è l’individuazione di geni o
frazioni di DNA (i QTL), che hanno una diretta influenza sull’esplicitazione di un determinato carattere, presenti sui cromosomi del
suino. A questo punto, si fa per dire, il gioco
è fatto: si cerca nel DNA del suino se essi
sono presenti, e, in base al risultato, si orienta la selezione per i soggetti geneticamente
dotati, creando linee di interesse per questo
o quel carattere. Come detto, il lavoro degli
scienziati – che avrà a Reggio Emilia un momento di illustrazione e sintesi – ha già fatto
segnare progressi importanti: nel campo
della qualità delle carni sono stati individuati
QTL che hanno un effetto sulla capacità di ritenzione idrica, sulla tenerezza delle carni, sulla percentuale di grasso intramuscolare, sul
pH e il potenziale glicolitico; nel campo dei
caratteri riproduttivi, invece, i QTL individuati
vanno da quelli per il numero delle mammelle all’età al primo estro, dal numero di suinetti nati morti alla numerosità delle nidiata, dal
numero di uova liberate al numero di corpi
lutei, dal peso delle ovaie al livello plasmatico dell’FSH. Assai promettente anche il lavoro in corso per la ricerca sulla resistenza alle
malattie, con l’obiettivo di individuare quei
geni che rendono alcuni animali resistenti a
determinate malattie, allo scopo di creare linee resistenti. Un lavoro ancora agli inizi, ma
promettente. Lo stesso dicasi per quanto riguarda un altro aspetto che tocca da vicino la
gestione quotidiana dell’allevamento, come le
emissioni azotate contenute nelle deiezioni.
Sono stati individuati QTL responsabili della minore o maggiore emissione azotata, verosimilmente legati a differenti gradi di efficienza nell’assorbimento delle fonti azotate alimentari.
La sinergia con la medicina umana
Un campo di ricerca parallelo a quello zootecnico, e ancora più affascinante perché legato alla salute umana, riguarda le potenzialità della genetica molecolare per la produzione di suini destinati a fornire organi per xenotrapianti o per studi su determinate malattie e terapie.
Il suino è considerato infatti in campo medico
umano la specie più interessante. Nel campo
degli xenotrapianti il lavoro sul suino è volto
alla rimozione di quei segnali che l’uomo riconosce come non suoi e che scatenano i
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fenomeni di rigetto. Si lavora producendo
suini tansgenici in cui è presente qualche gene tratto dal DNA umano, per quelle specifiche produzioni responsabili del rigetto,
creando così linee selezionate a questo scopo. Qui il lavoro da fare è ancora enorme, ma
si vedono progressi: cuori di suini trapiantati
in babbuini permettono ad essi una buona
sopravvivenza per cinque-sei mesi, quando
fino a poco tempo fa non si andava oltre 24
ore prima della distruzione dell’organo per
fenomeni di rigetto iperacuto.
Un altro aspetto importante è quello di utilizzare il suino come modello per lo studio di
malattie dell’uomo. Esistono ad esempio linee di suini suscettibili al melanoma, altre suscettibili all’arteriosclerosi, persino linee di suini obesi. L’individuazione dei geni connessi a
queste patologie e la selezione di linee specifiche permette – e permetterà – di studiare
e capire i meccanismi della malattia da un
lato, e, dall’altro, di provare farmaci per la cura. Insomma, potenzialità enormi, così come
il lavoro ancora da fare.
Punto di partenza e punto di arrivo
Tutto facile, dunque? Certo che no. I risultati
fin qui ottenuti sono spesso un punto di partenza avanzato più che un punto di arrivo. Ma
la direzione è inequivocabile: l’applicazione
della genetica molecolare e l’integrazione delle informazioni che derivano dallo studio del
genoma suino con i sistemi tradizionali di selezione non potranno che dare vantaggi importanti all’efficienza della selezione.
Certo, dato che si calcola che il genoma suino contenga alcune decine di migliaia di geni
che producono proteine, e un altro grande
numero di geni ne presiede e controlla l’attività, si capisce come il percorso da fare sia
ancora lungo. Meno lungo tuttavia, e con qualche certezza in più sui risultati, di quanto non
fosse una decina di anni fa, quando i temi
della genetica molecolare e del contributo
che essa poteva dare alla selezione suina erano discussi solo tra pochi iniziati.
Il numero di coloro che guardano oggi con
attenzione a queste ricerche è invece fortemente cresciuto e certamente non mancherà
l’appuntamento con la Rassegna Suinicola Internazionale di Reggio Emilia, per un aggiornamento al massimo livello.
Sito web: www.suinicola.it