Attualità 03_marzo_2007.qxp 12-03-2007 14:59 Pagina 128 Genetica molecolare Se ne parlerà al Convegno Internazionale della rassegna suinicola il 19 aprile Alla Rassegna Suinicola Internazionale di Reggio Emilia si farà il punto sulle acquisizioni più recenti e sulle prospettive future delle genetica molecolare applicata alla selezione suinicola. Qualità delle carni, resistenza alle malattie, emissioni azotate: per ogni aspetto dell’attività suinicola la genetica molecolare offre - e, ancora di più, offrirà - risposte e applicazioni pratiche. Senza dimenticare le potenzialità nel campo della medicina umana. La genetica molecolare, anche in suinicoltura, è la frontiera più promettente per la ricerca e già da ora può mostrare risultati concreti, che solo un decennio fa erano visti come un obiettivo lontano. Dall’infinitamente piccolo possono arrivare risposte grandi, molto grandi, ad alcune domande che il mondo della suinicoltura si pone e a cui, con la sola selezione tradizionale, non riesce a dare risposta se non in maniera parziale. E proprio sulle acquisizioni più recenti della genetica molecolare in suinicoltura si confronteranno a Reggio Emilia, nel corso della prossima Rassegna Suinicola Internazionale, alcuni dei massimi esperti mondiali. Sarà un momento di altissimo valore scientifico, ma anche pratico, perché gli ambiti di lavoro della ricerca toccano contesti chiave come la sanità, la qualità delle carni, la conversione alimentare, le attitudini riproduttive e perfino le emissioni di azoto e fosforo delle deiezioni. Senza trascurare poi l’enorme campo di applicazione delle ricerche di genetica molecolare sul suino per la medicina umana, che studiano, con promettenti risultati, l’utilizzo del maiale come fornitore di organi per xenotrapianti o per studi su particolari malattie e terapie. Futuro, ma anche presente Decisamente, a Reggio Emilia si potrà dare un’occhiata al futuro, ma anche al presente. Il lavoro di questi anni ha già dato, infatti, risultati concreti, che sono entrati ormai nel lavoro quotidiano di coloro che operano nella selezione. È il caso del gene responsabile della sindrome PSE: individuato grazie alla genetica molecolare, può ora essere determinato alla nascita in un soggetto, permettendo di costruire linee genetiche esenti. È solo uno dei molti esempi di come questa scienza può aiutare la selezione, sia per quel che attiene alla qualità della carne suina che per quelli che sono i caratteri riproduttivi. Alla base di tutto c’è l’individuazione di geni o frazioni di DNA (i QTL), che hanno una diretta influenza sull’esplicitazione di un determinato carattere, presenti sui cromosomi del suino. A questo punto, si fa per dire, il gioco è fatto: si cerca nel DNA del suino se essi sono presenti, e, in base al risultato, si orienta la selezione per i soggetti geneticamente dotati, creando linee di interesse per questo o quel carattere. Come detto, il lavoro degli scienziati – che avrà a Reggio Emilia un momento di illustrazione e sintesi – ha già fatto segnare progressi importanti: nel campo della qualità delle carni sono stati individuati QTL che hanno un effetto sulla capacità di ritenzione idrica, sulla tenerezza delle carni, sulla percentuale di grasso intramuscolare, sul pH e il potenziale glicolitico; nel campo dei caratteri riproduttivi, invece, i QTL individuati vanno da quelli per il numero delle mammelle all’età al primo estro, dal numero di suinetti nati morti alla numerosità delle nidiata, dal numero di uova liberate al numero di corpi lutei, dal peso delle ovaie al livello plasmatico dell’FSH. Assai promettente anche il lavoro in corso per la ricerca sulla resistenza alle malattie, con l’obiettivo di individuare quei geni che rendono alcuni animali resistenti a determinate malattie, allo scopo di creare linee resistenti. Un lavoro ancora agli inizi, ma promettente. Lo stesso dicasi per quanto riguarda un altro aspetto che tocca da vicino la gestione quotidiana dell’allevamento, come le emissioni azotate contenute nelle deiezioni. Sono stati individuati QTL responsabili della minore o maggiore emissione azotata, verosimilmente legati a differenti gradi di efficienza nell’assorbimento delle fonti azotate alimentari. La sinergia con la medicina umana Un campo di ricerca parallelo a quello zootecnico, e ancora più affascinante perché legato alla salute umana, riguarda le potenzialità della genetica molecolare per la produzione di suini destinati a fornire organi per xenotrapianti o per studi su determinate malattie e terapie. Il suino è considerato infatti in campo medico umano la specie più interessante. Nel campo degli xenotrapianti il lavoro sul suino è volto alla rimozione di quei segnali che l’uomo riconosce come non suoi e che scatenano i 3 / 128 fenomeni di rigetto. Si lavora producendo suini tansgenici in cui è presente qualche gene tratto dal DNA umano, per quelle specifiche produzioni responsabili del rigetto, creando così linee selezionate a questo scopo. Qui il lavoro da fare è ancora enorme, ma si vedono progressi: cuori di suini trapiantati in babbuini permettono ad essi una buona sopravvivenza per cinque-sei mesi, quando fino a poco tempo fa non si andava oltre 24 ore prima della distruzione dell’organo per fenomeni di rigetto iperacuto. Un altro aspetto importante è quello di utilizzare il suino come modello per lo studio di malattie dell’uomo. Esistono ad esempio linee di suini suscettibili al melanoma, altre suscettibili all’arteriosclerosi, persino linee di suini obesi. L’individuazione dei geni connessi a queste patologie e la selezione di linee specifiche permette – e permetterà – di studiare e capire i meccanismi della malattia da un lato, e, dall’altro, di provare farmaci per la cura. Insomma, potenzialità enormi, così come il lavoro ancora da fare. Punto di partenza e punto di arrivo Tutto facile, dunque? Certo che no. I risultati fin qui ottenuti sono spesso un punto di partenza avanzato più che un punto di arrivo. Ma la direzione è inequivocabile: l’applicazione della genetica molecolare e l’integrazione delle informazioni che derivano dallo studio del genoma suino con i sistemi tradizionali di selezione non potranno che dare vantaggi importanti all’efficienza della selezione. Certo, dato che si calcola che il genoma suino contenga alcune decine di migliaia di geni che producono proteine, e un altro grande numero di geni ne presiede e controlla l’attività, si capisce come il percorso da fare sia ancora lungo. Meno lungo tuttavia, e con qualche certezza in più sui risultati, di quanto non fosse una decina di anni fa, quando i temi della genetica molecolare e del contributo che essa poteva dare alla selezione suina erano discussi solo tra pochi iniziati. Il numero di coloro che guardano oggi con attenzione a queste ricerche è invece fortemente cresciuto e certamente non mancherà l’appuntamento con la Rassegna Suinicola Internazionale di Reggio Emilia, per un aggiornamento al massimo livello. Sito web: www.suinicola.it