PROVINCIA DI BERGAMO Settore Politiche Sociali e Salute I RIFERIMENTI E I COMPORTAMENTI ETICO-PROFESSIONALI TRA RESPONSABILITA’ TECNICA E ISTITUZIONALE Dott.ssa Paola Sterni Un confronto attuale su alcuni aspetti deontologici Nel 2011 il Gruppo provinciale di supporto alla sperimentazione triennale alla formazione continua ha avviato un confronto su alcuni aspetti deontologici che oggi maggiormente interessano la pratica professionale, anche grazie al contributo di colleghi che hanno affrontato la questione in ambiti di lavoro specifici degli assistenti sociali nel territorio. 2 Una proposta formativa per il 2011 e il 2012 Tra le proposte del triennio sperimentale avanzate dalla Presidente Ghisalberti, il Gruppo provinciale di Bergamo ha scelto di realizzare nei prossimi due anni dei Laboratori di deontologia, quali luoghi e tempi da dedicare alla riflessione, all’approfondimento e alla condivisione di saperi valoriali che guidino e ancorino il quotidiano agire professione. 3 Tra deontologia e operatività Il Codice deontologico (in vigore dal 1.09.2009 - approvato dal Consiglio Nazionale in data 17.07.2009) Strumento che orienta, guida il professionista nelle scelte di comportamento, conferisce pregnanza etica alle azioni professionali. Evidenzia le responsabilità della professione a servizio di persone, famiglie, società, dell’organizzazione di lavoro, dei colleghi, della professione stessa. L’operatività L’assistente sociale, alla quale si attribuisce una funzione sempre più distante da un ruolo promozionale e di cambiamento della società e dei rapporti sociali, è condizionata dalle trasformazioni del contesto più generale. 4 L’assistente sociale: intersezione di più sistemi. La collocazione operativa tipica dell’assistente sociale è “in mezzo” tra l’organizzazione di appartenenza e il cliente/utente sia nella situazione più tradizionale - si pensi al segretariato sociale professionale - che nelle progettualità più complesse. Come promuovere attivamente cittadinanza e una cultura della solidarietà e della sussidiarietà (art. 33 del Codice Deontologico) ? 5 Art. 33 del Codice deontologico Titolo IV - RESPONSABILITÀ DELL’ASSISTENTE SOCIALE NEI CONFRONTI DELLA SOCIETÀ Capo I - Partecipazione e promozione del benessere sociale Art. 33. L’assistente sociale deve contribuire a promuovere una cultura della solidarietà e della sussidiarietà, favorendo o promuovendo iniziative di partecipazione volte a costruire un tessuto sociale accogliente e rispettoso dei diritti di tutti; in particolare riconosce la famiglia nelle sue diverse forme ed espressioni come luogo privilegiato di relazioni stabili e significative per la persona e la sostiene quale risorsa primaria. 6 L’assistente sociale: intersezione di più sistemi. Due sono oggi le caratteristiche della realtà lavorativa: 1. le pluriappartenenze organizzative; Rispetto alle diverse organizzazioni, come impegnare la propria professionalità per il miglioramento continuo della politica e delle procedure dell’organizzazione (art. 45 del Codice Deontologico) ? 2. la gestione del ruolo in situazioni territoriali tra loro molto differenti. Quali orientamenti comuni possono ritrovarsi nei principi deontologici (artt. 44, 46, 48 e 51 Codice Deontologico) ? 7 Art. 45 del Codice deontologico Titolo VI RESPONSABILITÀ DELL’ASSISTENTE SOCIALE NEI CONFRONTI DELL’ORGANIZZAZIONE DI LAVORO Capo I- L’assistente sociale nei confronti dell’organizzazione di lavoro Art. 45. L’assistente sociale deve impegnare la propria competenza professionale per contribuire al miglioramento della politica e delle procedure dell’organizzazione di lavoro, all’efficacia, all’efficienza, all’economicità e alla qualità degli interventi e delle prestazioni professionali. Deve altresì contribuire all'individuazione di standards di qualità e alle azioni di pianificazione e programmazione, nonché al razionale ed equo utilizzo delle risorse a disposizione. 8 Artt. 44, 46, 48 e 51 del Codice deontologico Titolo VI RESPONSABILITÀ DELL’ASSISTENTE SOCIALE NEI CONFRONTI DELL’ORGANIZZAZIONE DI LAVORO Capo I- L’assistente sociale nei confronti dell’organizzazione di lavoro Art. 44. L’assistente sociale deve chiedere il rispetto del suo profilo e della sua autonomia professionale, la tutela anche giuridica nell’esercizio delle sue funzioni e la garanzia del rispetto del segreto professionale e del segreto di ufficio. Art. 46. L’assistente sociale non deve accettare o mettersi in condizioni di lavoro che comportino azioni incompatibili con i principi e le norme del Codice o che siano in contrasto con il mandato sociale o che possano compromettere gravemente la qualità e gli obiettivi degli interventi o non garantire rispetto e riservatezza agli utenti e ai clienti. Art. 48. L’assistente sociale deve segnalare alla propria organizzazione l'eccessivo carico di lavoro o evitare nell’esercizio della libera professione cumulo di incarichi e di prestazioni quando questi tornino di pregiudizio all’utente o al cliente. Art. 51. L’assistente sociale deve richiedere opportunità di aggiornamento e di formazione e adoperarsi affinché si sviluppi la supervisione professionale. 9 L’assistente sociale: intersezione di più sistemi. Il processo di trasformazione della P.A. che riguarda la gestione della documentazione e la pubblicità degli atti amministrativi ha introdotto nel lavoro quotidiano strumenti quali cartelle sociali informatizzate, protocollo e albo pretorio on line. Come gestire aspetti quale il diritto di accesso agli atti e il trattamento dei dati sensibili? Quale dovere deontologico di protezione della privacy dell’utente (artt. 23, 24, 26 del Codice Deontologico) ? 10 Artt. 23, 24, 25 e 26 del Codice deontologico Titolo III - RESPONSABILITÀ DELL’ASSISTENTE SOCIALE NEI CONFRONTI DELLA PERSONA UTENTE E CLIENTE Capo III - Riservatezza e segreto professionale Art. 23. La riservatezza ed il segreto professionale costituiscono diritto primario dell’utente e del cliente e dovere dell’assistente sociale, nei limiti della normativa vigente. 24. La natura fiduciaria della relazione con utenti o clienti obbliga l’assistente sociale a trattare con riservatezza le informazioni e i dati riguardanti gli stessi, per il cui uso o trasmissione, nel loro esclusivo interesse, deve ricevere l’esplicito consenso degli interessati, o dei loro legali rappresentanti, ad eccezione dei casi previsti dalla legge. 25. L’assistente sociale deve adoperarsi perché sia curata la riservatezza della documentazione relativa agli utenti ed ai clienti, in qualunque forma prodotta, salvaguardandola da ogni indiscrezione, anche nel caso riguardi ex utenti o clienti, anche se deceduti. Nelle pubblicazioni scientifiche, nei materiali ad uso didattico, nelle ricerche deve curare che non sia possibile l’identificazione degli utenti o dei clienti cui si fa riferimento. 26. L’assistente sociale è tenuto a segnalare l’obbligo della riservatezza e del segreto d’ufficio a coloro con i quali collabora, con cui instaura rapporti di supervisione didattica o che possono avere accesso alle informazioni o documentazioni riservate. 11 Una certezza.. I principi contenuti nel codice deontologico danno respiro, nobilitano, conferiscono significato e dignità all’agire professionale, si incrociano con il senso etico individuale, spesso sotteso alla scelta del corso di studi e lavorativa. 12 Piramide o puzzle? Nell’operatività dell’assistente sociale: Le diverse leggi a cui deve fare riferimento in che rapporto stanno con il Codice deontologico? Come conciliare responsabilità amministrative e contenuti specifici della professione? 13