??? Visione e sport Ogni disciplina sportiva ha aspetti peculiari in tema di percezione visiva: indispensabile dunque scegliere occhiali e lenti a contatto ad hoc di Silvio Maffioletti e Alberto Colosini D urante l’attività sportiva, l’atleta compie velocemente e in modo coordinato varie e complesse azioni, riadeguando in continuazione i propri comportamenti neuro-muscolari in base alle modificazioni registrate dai propri sistemi sensoriali. Il cervello acquisisce la maggior quantità di informazioni dal sistema visivo pertanto, perfezionare le proprie abilità visive raffina e velocizza l’elaborazione dei dati in entrata, migliorando la prestazione sportiva. L’acuità visiva e la stabilità della visione binoculare rimangono importanti, ma altre abilità visive impongono la loro centralità nell’attività sportiva. In alcuni sport sono essenziali gli aspetti legati alla percezione visiva, in altri è decisiva la coordinazione occhio-mano, in altri ancora è cruciale l’ampiezza del campo visivo. Ogni disciplina sportiva ha infatti aspetti peculiari, ne deriva che le abilità visive più importanti per l’automobilismo, il motociclismo e il ciclismo non sono le stesse che sono determinanti nel tennis, nel volley e nel basket (Roncagli, 1990). Abilità visive e sport La ricerca dell’eccellenza in ambito sportivo ha reso più combattute le competizioni, i cui partecipanti cercano di migliorare la propria prestazione anche, se necessario, investendo tempo e denaro nel reperimento e nella consultazione di manuali e pubblicazioni specifiche oppure prendendo lezioni private da un trainer personale (Colosini et al., 2007). Spesso però, in questa tensione verso l’eccellenza, gli atleti trascurano 74• ILMONDODELL’OTTICA l’aspetto visivo e le sue implicazioni nell’attività sportiva. L’atleta esegue invece movimenti rapidi e precisi che sollecitano varie abilità visive: motilità oculare, percezione periferica, acuità visiva statica, acuità visiva dinamica, velocità di messa a fuoco, percezione della profondità e delle distanze, coordinazione occhio-piede-mano-corpo, visualizzazione, velocità di riconoscimento e focalizzazione spaziale (Roncagli, 1990). Sottovalutare il ruolo della funzione visiva può impedire un miglioramento della prestazione sportiva complessiva dell’atleta, la cui verifica visiva non può limitarsi a un esame effettuato in condizioni statiche. L’esame visivo deve anzitutto prendere in considerazione la salute oculare e verificare l’eventuale presenza di ametropie, da compensare con lenti oftalmiche o con lenti a contatto. Deve però testare anche la sua efficienza visiva, analizzando le prestazioni ai test visivi e le relative ricadute (positive o negative) sull’attività sportiva. Infine deve prevedere uno specifico allenamento capace di migliorare le prestazioni visive dell’atleta e, di conseguenza, perfezionarne le prestazioni sportive (Colosini et al., 2007).Compensare le ametropie, allenare le abilità visive e migliorarne la qualità non trasforma necessariamente un atleta in un campione. L’aspetto visivo, pur importante, è infatti soltanto uno tra quelli implicati nella prestazione sportiva: la pre- disposizione anatomo-fisiologica di un soggetto verso un determinato sport, le motivazioni psicologiche, la qualità e la regolarità dell’allenamento fisico restano fondamentali per il raggiungimento di una prestazione sportiva elevata. Ma quando l’informazione visiva è imperfetta, imprecisa, incompleta, la prestazione globale dell’atleta viene penalizzata. I programmi mirati al potenziamento fisico e alla costruzione di atleti più forti, veloci, efficienti, spesso non considerano che la qualità della prestazione visiva può essere perfezionata mediante trattamenti specifici, che aiutano l’atleta a raggiungere la miglior prestazione sportiva complessiva. A seconda della tipologia di sport opportuno scegliere montature e lenti ad hoc. la conferma arriva anche dagli USA, dove gli specialisti della visione cominciarono ad occuparsi del legame tra sport e visione già alla fine degli anni ‘60 Sport Vision Negli USA gli specialisti della visione iniziarono ad occuparsi dello sport alla fine degli anni ’60 scoprendo una significativa percentuale di atleti ametropi senza esserne consapevoli. Nonostante l’elevata qualità della loro pratica spor- ILMONDODELL’OTTICA •75 ??? tiva, molti atleti non si sottoponevano dunque a regolari esami della vista. La sottovalutazione dell’aspetto visivo era balzata alla ribalta in modo ancor più evidente quando gli optometristi americani avevano esaminato le capacità visive implicate nella pratica sportiva. Era emerso che la coordinazione occhio-mano, la visione periferica, la visualizzazione, la percezione stereoscopica e altre abilità visive, fondamentali per una prestazione visiva e sportiva ottimale, in molti atleti non erano al livello di adeguatezza atteso. Ancor più interessanti si erano dimostrati i risultati scientifici delle prove alle quali erano stati sottoposti atleti di medie prestazioni. Emergeva che il loro miglioramento sportivo non era correlabile unicamente all’aumento della forza fisica o al crescere dell’esperienza agonistica, ma altresì a un potenziamento delle abilità visive (Roncagli, 1990). Sugli sviluppi di anni di ricerche, nel 1984 il dott. Gardner aveva fondato negli USA l’”International Academy of Sports Vision” (IASV), un’organizzazione finalizzata a promuovere l’educazione, la ricerca e lo sviluppo della tecnologia e dei servizi necessari per assicurare visione ottimale, abilità visive superiori e adeguata protezione oculare per gli atleti di ogni sport. Da allora, con sempre maggiore diffusione, numerosi specialisti della visione lavorano al servizio delle prestazioni sportive di squadre e di singoli atleti. Le tecniche di analisi e trattamento delle abilità visive in ambito sportivo sono state introdotte in Italia da Vittorio Roncagli che, nel 1989, ha aperto a Cervia l’”Accademia Europea di Sports Vision”, impegnata nello studio e nella ricerca relative alla visione nello sport. La strada indicata da Roncagli è stata, negli anni successivi, raccolta da altri optometristi italiani che si sono dedicati alla valutazione visiva degli 76• ILMONDODELL’OTTICA atleti per condurli, mediante tecniche appropriate, all’apice del rendimento. La recente crescita di interesse per la loro attività professionale è legata soprattutto al sofisticato e innovativo approccio diagnostico e terapeutico, diretto a migliorare le caratteristiche ed i livelli di rendimento dell’atleta in relazione allo sport praticato. occhiali nel corso dell’attività sportiva.Oggi gli occhiali sono invece diffusissimi e vengono utilizzati non solo per compensare le ametropie, ma anche per proteggersi dagli urti e dalle radiazioni solari dannose. La tecnologia mette a disposizione degli sportivi varie possibilità compensative: oltre che verso gli occhiali, gli atleti si possono orientare verso le lenti a contatto o la chirurgia refrattiva.Le lenti a contatto sono la compensazione ideale per gli sportivi. Alcune situazioni divengono infatti problematiche con gli occhiali in quanto essi provocano un restringimento del campo visivo, inducono spesso una riduzione della qualità della visione, in determinate condizioni ambientali vanno incontro all’appannamento delle lenti, sono difficili da indossare sotto la maschera o il casco, c’è il rischio di perderli o di romperli durante le fasi di gioco, tendono a deformarsi nel tempo a causa degli urti e del calore. Tutti questi inconvenienti vengono minimizzati o eliminati usando le lenti a contatto (Abati, Montani, 1995). Occhiali e lenti a contatto In passato molti atleti non si sottoponevano a regolari esami visivi e non portavano un mezzo ottico correttivo, nonostante evidenziassero un’ametropia da compensare con occhiali; pochissimi atleti usavano infatti gli Protezione dai danni di natura meccanica L’utilizzo di sistemi appropriati di protezione è fondamentale per la salvaguardia dell’integrità oculare. Accanto ai numerosi benefici, l’attività sportiva può produrre infatti anche significativi danni all’occhio, che si suddividono in danni da radiazione e danni di natura meccanica. I danni di natura meccanica sono di tre categorie: quelli associati a cadute violente, frequenti in sport come sci e ciclismo, quelli associati a sport come calcio, basket, rugby e altri sport che inducono contatto fisico tra i giocatori e quelli causati dagli strumenti di ILMONDODELL’OTTICA •77 ??? gioco, come nel baseball, nel tennis e nell’hockey (Abati, Montani, 1995). Ogni anno centinaia di atleti riportano seri danni oculari nell’esercizio dell’attività sportiva. Il numero maggiore di incidenti si verifica nel baseball, nell’hockey, nel basket e nel tennis. La maggior parte avrebbe potuto essere evitata semplicemente indossando sistemi protettivi per l’occhio, in grado di resistere a traumi e a corpi contundenti (Colosini, 2007).I sistemi protettivi per l’occhio sono di vario tipo: maschere o schermi, occhiali di sicurezza, montature con lenti a curvatura accentuata. Sono dispositivi di protezione indispensabili, che debbono limitare il meno possibile il campo visivo periferico e possedere caratteristiche adatte allo sport praticato. Protezione dai danni da radiazione I danni da radiazione derivano dalla prolungata esposizione alla luce solare e sono associati a discipline sportive come vela, sci, alpinismo e ciclismo, che si svolgono in condizioni ambientali caratterizzate da quantità elevate di radiazione luminosa nociva per l’occhio. Mentre infatti la porzione visibile dello spettro suscita una risposta a livello retinico (sensazione visiva) che costituisce il punto di partenza del complesso e affascinante fenomeno della visione, le radiazioni UV e IR (che non sono visibili) hanno effetti nocivi sui tessuti biologici oculari, inducendo danni che crescono proporzionalmente alla quantità di radiazioni che l’occhio assorbe (Rossetti, Gheller, 2003). La porzione IR (lunghezza d’onda superiore a 760 nm), quando è eccessiva, è responsabile della denaturazione delle proteine lenticolari che inducono la formazione della cataratta. La porzione UV (lunghezza d’onda inferiore a 390 nm) viene filtrata dai mezzi ottici oculari e non raggiunge la retina, ma può provocare danni al segmento anteriore dell’occhio (cheratite, congiuntivite e cataratta) dato che il suo assorbimento avviene prevalentemente da parte di 78• ILMONDODELL’OTTICA cornea, congiuntiva e cristallino. Recentemente è stata posta l’attenzione anche sulla luce blu, che ha lunghezza d’onda da 400 a 500 nm nella porzione visibile. Proprio per la sua specifica lunghezza d’onda, la luce blu è dotata di un quantitativo energetico maggiore ture oculari. Gli occhiali da sole con filtri o lenti filtranti di qualità sono il miglior mezzo per proteggere gli occhi dai danni indotti dalla luce solare. Per essere di qualità, devono soddisfare quattro requisiti: eliminare i raggi UV, ridurre in modo significativo la trasmissione dei raggi IR, ridurre in maniera opportuna l’intensità della radiazione visibile e non alterare l’equilibrio cromatico della percezione visiva. Per garantire che un paio di occhiali sia di buona qualità, non bastano soltanto due filtri molto scuri (non é vero che lenti più sono scure e più proteggono) e una montatura accattivante e alla moda. Occorre scegliere una montatura adeguata al proprio volto, non accontentandosi dell’estetica ma puntando a modelli appositamente studiati per l’attività sportiva, in cui siano montati filtri o lenti filtranti di qualità. Riferimenti bibliografici Abati S., Montani G., Occhiali e lenti a contatto nello sport, Centro Stampa Edizioni, Canelli (AT), 1995. Colosini S., Tavazzi S., Maffioletti S., Ravasi A., Pregliasco R., Visione e Sport: la variabile visiva nell’esame stabilometrico, Tesi di laurea in Ottica e Optometria, Università degli Studi di Milano Bicocca, a.a. 2006/2007. rispetto alle altre lunghezze d’onda della porzione visibile dello spettro. La radiazione blu, che è massima negli orari centrali della giornata e negli ambienti molto riflettenti (neve, spiaggia), quando penetra all’interno dell’occhio si irradia in tutte le di- rezioni e il suo elevato quantitativo energetico “illumina” la retina, in modo che l’acuità visiva e la sensibilità al contrasto vengono penalizzate. La luce blu inoltre, a dosi elevate o per tempi di esposizione prolungati, è in grado di procurare danni a varie strutILMONDODELL’OTTICA •79 Istituto Piepoli per Commissione Difesa Vista (CDV), Gli italiani e gli occhiali da sole, 2004 Rossetti A., Gheller P., Manuale di optometria e contattologia, Zanichelli, Bologna, 2003. Roncagli V., Sport Vision, Le scienze visive al servizio dello sport, Calderini, Bologna, 1990.