LA MEDICINA BIOLOGICA OTTOBRE - DICEMBRE 2000 CLINICAL M. Corgna ATTI DEL XV CONGRESSO NAZIONALE DI OMEOPATIA, OMOTOSSICOLOGIA E MEDICINA BIOLOGICA Milano, 3 giugno - Roma, 10 giugno 2000 SINDROMI DA IPERANDROGENISMO NELLA DINAMICA PNEI DI RISPOSTA A STRESSORI AFFETTIVI ED AMBIENTALI ANDROGEN RELATED SYNDROMES IN PNEI RESPONSE TO EMOTIONAL AND ENVIRONMENTAL STRESSORS Riassunto. La storia e la mitologia fanno spesso riferimento a donne che si “androgenizzano” per governare nazioni e vincere guerre, senza perdere gli attributi femminili. Il fenomeno endocrino dell’androgenizzazione femminile, potrebbe anche essere interpretato come risposta di adattamento alla necessità di rivestire ruoli, tradizionalmente maschili, che caratterizzano l’attuale vita della donna nelle società occidentali. Gli studi sulla differenziazione sessuale potrebbero, inoltre, avvalorare l’ipotesi che l’androgenizzazione nella donna prenda il via “in utero” da un’anomala “programmazione” delle strutture diencefaliche che si ripercuote sui circuiti neuroendocrini che sostengono la più classica espressione di femminilità: il ciclo mestruale. Le sindromi da iperandrogenismo rappresentano il substrato di problematiche ad impatto profondissimo sull’equilibrio psicofisico della donna. Alopecia, ipertricosi, sterilità o subfertilità, acne, disfunzioni del desiderio sessuale ed ovaio policistico impegnano giornalmente il clinico. Gli stressori affettivi ed ambientali possono sinergicamente spostare l’omeostasi endocrina verso uno stato di relativo iperandrogenismo. La crescente esposizione all’inquinamento elettromagnetico, oltre che danneggiare le gonadi, destabilizzerebbe i nostri organi magnetici e l’epifisi con notevoli ripercussioni sul piano della regolazione gonadica e corticosurrenalica. Un ormone ad effetto androgenizzante a livello ovarico è l’insulina. La recente acquisizione del sinergismo funzionale leptina-insulina potrebbe far intravedere una relazione tra alcuni quadri dismetabolici, patologie psiconutrizionali e disregolazione ovarica, mentre il tessuto adiposo assumerebbe, anche, il ruolo di regolazione sessuale. L’Autore conclude con alcune proposte terapeutiche finalizzate alla modulazione delle sindromi da iperandrogenismo femminile. Parole chiave: SINDROMI DA IPERANDROGENISMO, INSULINO - LEPTINO RESISTENZA, STRESS ELETTROMAGNETICO Summary. History and mithology frequently refer to women who resort to “androgenization” in order to rule nations and win wars. Female androgenization can be interpreted as an adaptation to new “male” roles that women have to play in our society. Studies on sexual differentiation could cast a light on abnormal priming of diencephalic sites “in utero” which could result in abnormal neuroendocrine circuits altering the most typical expression of female endocrinology: the menstrual cycle. Affective and environmental stressors together can result in hyperandrogenism. Androgen related syndromes have a strong psychological impact on woman: problems such as alopecia, hypertricosis, sexual desire disturbances, acne, polycystic ovary syndrome face the clinician daily. Exposure to electromagnetic stressors could destabilize “magnetic organs” and the pineal gland which modulate reproduction and adrenal activity. Insulin causes androgenization of the ovary. Uptodate data regarding functional insulin-leptin synergism could represent the link between dismetabolic diseases, nutritional disorders and ovarian disregulation. Adipose tissue could thus modulate reproduction. The Author suggests some therapeutic guidelines aiming to correct the hyperandrogenism states. Key words: ANDROGEN RELATED SYNDROMES, INSULIN-LEPTIN RESISTANCE, ELECTROMAGNETIC STRESS 71 LA MEDICINA BIOLOGICA OTTOBRE - DICEMBRE 2000 Le sindromi da iperandrogenismo rappresentano il substrato fisiopatologico di problematiche ad impatto profondissimo sull’equilibrio psicofisico della donna. Alopecia, ipertricosi, sterilità o subfertilità, acne, ovaio policistico, perdita della libido sono solo alcune delle problematiche cliniche a cui la psiconeuroendocrinologia e la medicina biologica cercano di dare una risposta. Tra i casi più eclatanti di androgenismo nella storia dell’umanità, quello della regina egizia Hatshepsut è abbastanza singolare. Era la primogenita del faraone Tutmosis, uno dei leggendari fondatori della XVIII dinastia che regnò sull’Egitto dal 1526 al 1512 A.C. Tutmosis I ebbe anche un secondogenito che era destinato a regnare come suo successore. Dopo la morte del padre e la prematura morte del fratello, Hatshepsut dovette unirsi in matrimonio con un suo fratellastro, figlio di Tutmosis e della concubina Mutnefret, che salì al trono col nome di Tutmosis II. Il breve regno di quest’ultimo diede alla regina la possibilità di usurpare il trono del marito ed assumere le sembianze di un faraone, adottandone il titolo. (Fig. 1) Fino al 1482 A.C., per circa 20 anni, il faraone Hatshepsut governò un Egitto particolarmente prospero, facendosi rappresentare nelle vesti di uomo, anche se la propaganda regale dell’epoca tradisce l’originalità dell’evento che si deduce in un interessante passo del racconto di una spedizione commerciale organizzata dalla sovrana nella ricca terra di Punt (costa della Somalia): “Essi (i capi del paese di Punt) parlano, invocano pace dalla sua Maestà: salute a Te, re dell’Egitto, Sole femmina che brilli come il disco solare”. Le Amazzoni erano un popolo di donne guerriere provenienti dalle terre Caucasiche, che avevano invaso l’Asia minore, la Tracia, l’Egitto ed altri Paesi. Erano governate da una regina che si accoppiava una sola volta all’anno per diffondere la razza tra una popolazione maschile vicina, i Gargarei; i figli maschi venivano uccisi oppure affidati ai padri e destinati ai lavori servili. La leggenda narra che veniva loro tolta una mammella affinché non fosse d’impedimento nelle attività di guerra: per questa ragione erano chiamate Amazzoni (senza mammella). Capitale del loro paese era Temiscira, vicino a Ponto Eusino. Adoravano con particolari onori Artemide ed Ares che era considerato il padre delle Amazzoni. La loro regina, Ippolita, si distingueva in ogni battaglia proprio perché portava una cintura che le aveva regalato Ares. Dopo una dura lotta le Amazzoni vennero sconfitte da Eracle, cui era stato dato il compito d’impossessarsi della cintura desiderata da Admeta, figlia di Euristeo (Fig. 2). Vi sono, inoltre, racconti leggendari sulla presenza in Sud America di Amazzoni, dalle quali deriverebbe il nome del grande fiume sudamericano; esisteva, inoltre, fino al 1894, momento in cui il Paese venne conquistato dai Francesi, un esercito di donne nel Dahomey, Africa Occidentale. Sono molti gli esempi di donne, nella mitologia e nella storia, che hanno assunto sembianze maschili per poter governare nazioni o vincere guerre. Non sappiamo se in queste donne l’aspetto comportamentale fosse anche “sostenuto” da un correlato endocrino specifico. Fig. 1 (sn): Il faraone donna Hatshepsut. LA DIFFERENZIAZIONE SESSUALE Fig. 2 (sotto): Amazzonomachia – Copia di opera di Fidia: dettaglio dello scudo (acropoli di Atene). 72 La differenziazione sessuale non è limitata solo alle gonadi ed ai genitali interni ed esterni: esiste anche una differenziazione dell’encefalo e di alcuni tessuti periferici. B.S.Mc Ewen ha dimostrato che il cervello si comporta come organo sessuale per quanto riguarda il principale ormone maschile: il testosterone. Il cervello è in grado di sintetizzare estradiolo e 5 α diidrotestosterone (DHT). L’attività della 5 α reduttasi è spiccata a livello del tronco encefalico e dell’ipotalamo. La sintesi di estradiolo è legata ad un semplice processo di aromatizzazione del testosterone (aggiunta di un ossidrile). LA MEDICINA BIOLOGICA OTTOBRE - DICEMBRE 2000 L’aromatizzazione del testosterone è massima nell’ipotalamo e minima nella corteccia cerebrale. Il sistema nervoso attiva, inoltre, processi biochimici caratteristici delle ghiandole surrenali: è in grado di sintetizzare DHEA e pregnenolone. Il progesterone sintetizzato nel cervello, oltre ad essere responsabile della fisiologica soppressione immunitaria che si verifica in gravidanza, è in grado di attivare a livello cerebrale, mediante la trasformazione in pregnenolone, il più importante ormone inibitorio, l’acido gammaminobutirrico (GABA). Diverse ricerche sperimentali hanno evidenziato che per ogni specie di Mammiferi, esiste un periodo critico all’interno del quale l’azione degli ormoni sessuali è in grado di interferire sulla sessualità del nascituro. La differenziazione sessuale, che nella specie umana inizia dopo la sesta settimana di gestazione, è un processo complesso che, in base al programma genetico (cariotipo XY o XX), interessa il sistema neuroendocrino nella sua globalità. Nel maschio le strutture diencefaliche hanno caratteristiche femminili che si mascolinizzano durante la vita fetale solo parzialmente ad opera del testosterone prodotto dalla gonade in via di sviluppo. Il DHT e l’estradiolo, infatti, avrebbero un effetto mascolinizzante di gran lunga superiore a quello del testosterone. Un difetto di “binding” dell’estradiolo cerebrale (necessario perché il feto di sesso femminile sia protetto dall’effetto androgenizzante dell’estradiolo) potrebbe essere alla base di una programmazione endocrina femminile in senso “androgeno”? La differenziazione sessuale cerebrale è essenziale per sostenere i circuiti neuroendocrini che sono attivi nella femmina e che si sintetizzano nel ciclo mestruale. Un difetto in utero della differenziazione sessuale potrebbe, dopo la pubertà, manifestarsi con la perdita (da parte dei centri diencefali- ci) dell’attività secretoria ciclica che caratterizza l’espressione più classica di femminilità: il ciclo mestruale. Per quanto riguarda la corteccia cerebrale, alcuni dati comportamentali dimostrerebbero che il sesso di base sia maschile nel maschio e nella femmina e che in epoca post natale avvenga un processo di demascolinizzazione: in particolare è stata riscontrata una specializzazione dell’emisfero destro nella femmina (sensibilità, funzione non verbale, riconoscimento di immagini ed orientamento) mentre nel maschio esisterebbe una maggiore specializzazione dell’emisfero sinistro (raziocinio, capacità verbali e matematiche). La determinazione del sesso è legata al sesso gametico (cariotipo maschile o femminile), al sesso gonadico (gene SRY e AZF), al sesso genitale ed al sesso psichico. Il sesso psichico è determinato da fattori genetici, ambientali, ormonali, e socio culturali. A tale proposito ricordiamo due aspetti fondamentali: l’identità di genere ed il ruolo di genere. L’identità di genere è costituita dal senso di “se stesso”, e quindi dalla percezione sessuata maschile e femminile di se stessi e del proprio comportamento. Il ruolo di genere è tutto quello che un individuo fa o dice per indicare agli altri il grado della propria mascolinità o femminilità. In sintesi: il ruolo di genere è l’espressione esteriore dell’identità di genere e questa è l’esperienza personale del ruolo di genere. ne interpretato come una disregolazione del sistema Tchong Mo (gonade-tiroide) funzionalmente legato a Yang Ming-Grosso Intestino (generatore dell’energia di mantenimento). Il meridiano curioso o meraviglioso Tchong Mo che veicola l’energia ancestrale ha, tra le altre funzioni, anche quella di controllo del sistema pilifero. È il primo Meridiano che compare nel corso della vita embrionale ed ha il compito di “organizzare” lo sviluppo del feto. Contribuisce allo sviluppo materiale ed energetico degli organi genitali ed alla loro nutrizione attraverso il sangue. I peli sono il sovrappiù del sangue. Il Tchong Mo è il mare del sangue ed è quindi responsabile di questa funzione. Da-Cheng si sofferma sul ruolo “tricogenetico” di questo meridiano ed afferma: “quando il sangue e l’energia sono in eccesso, la pelle e la carne sono caldi”. Al contrario, quando è in eccesso il solo sangue, questo umetta la cute e provoca abbondante pilosità: l’eccesso di sangue è un chiaro riferimento all’assenza di ciclo mestruale. Le mestruazioni “feriscono” i segmenti peribuccali del Tchong Mo da cui deriva l’assenza di barba e baffi nella femmina che presenti un regolare ciclo mestruale. In effetti gli stati di iperandrogenismo si accompagnano frequentemente ad amenorrea, cioè ad eccesso di sangue. Il fenomeno dell’“androgenizzazione femminile”, potrebbe anche essere interpretato come adattamento alla necessità di rivestire ruoli, tradizionalmente maschili, che caratterizzano l’attuale vita della donna nelle società occidentali. AGOPUNTURA La problematica dell’iperandrogenismo riguarda anche il sistema del meridiano curioso o meraviglioso Tchong Mo. Il sistema Tchong Mo stimola la sessualità intesa come conseguenza normale e conforme dell’ordine del Cielo e della Terra. L’iperandrogenismo vie- POSSIBILE RELAZIONE TRA STRESSORI DI NATURA AFFETTIVA ED ELETTROMAGNETICA E STATI DI IPERANDROGENISMO Molti studi hanno evidenziato che lo stress elettromagnetico incide diretta- 73 LA MEDICINA BIOLOGICA OTTOBRE - DICEMBRE 2000 mente sulla funzionalità gonadica; tuttavia altri meccanismi possono essere responsabili di una disregolazione gonadica “indiretta”. Alterazioni della sintesi di melatonina si verificherebbero anche nell’ambito dei 50-60 Hertz, di comune impiego nelle abitazioni. Un’attivazione anomala della ghiandola pineale nelle ore notturne per fenomeni rilevanti di dispersione elettrica (uso di coperte elettriche, materassi ad acqua riscaldati) può avere ripercussioni sulla salute e sulla fertilità. Alcuni ricercatori ipotizzano che l’epifisi sia l’equivalente di un organo magnetico. Siti ad altissima affinità per la melatonina sono stati riscontrati in molti tessuti biologici; le più alte concentrazioni si trovano a livello dell’ipofisi, dell’ipotalamo, dell’epididimo e delle surrenali. La melatonina è stata anche localizzata a livello del nervo ottico, dell’apparato gastroenterico e del sistema nervoso centrale. L’azione principale della melatonina è antiriproduttiva, sebbene non sia noto il sito d’azione. La melatonina è in grado, infatti, di sopprimere la risposta delle cellule Fig. 3: Possibili modalità d’interazione tra campi elettromagnetici e organismo. LH secernenti al GnRH in culture di cellule ipofisarie con possibile inibizione del picco ovulatorio di LH; sono stati, tuttavia, postulati effetti antigonadotropici mediati dai circuiti nervosi dopaminergici, serotoninergici e GABAergici. La melatonina inibisce la sintesi di cortisolo ed induce un aumento della sintesi di prolattina. L’iperprolattinemia è una condizione androgenizzante. Donne affette da iperprolattinemia possono mostrare un aumento del testosterone libero (fino al doppio dei valori normali), diminuzione di SHBG e moderato incremento di DHEAS. La prolattina, presente nel liquido follicolare, può bloccare l’effetto stimolante dell’FSH sulla secrezione di estrogeni da parte del follicolo graafiano in via di sviluppo. Come gli EMF (Electro Magnetic Fields) possano influenzare l’organismo non è completamente documentato (Fig. 3). I seni etmoidali e sfenoidali presentano alte concentrazione di magnetite. La magnetite è reperibile anche a livello oculare e nel tessuto cerebrale. In alcuni esperimenti (Cremel, Bartel; 1983), EMF deboli influenzavano un enzima specifico necessario alla sintesi di melatonina, il master hormone in grado di influenzare i ritmi circadiani, il ritmo sonno veglia, la sfera sessuale, il tono dell’umore e le funzioni immunitarie. Diversi studi hanno evidenziato che alcune bande di frequenza favoriscono la fuoriuscita di ioni Calcio dalle EMF 50/60 Hz Fenomeno di risonanza ciclotronica 74 Fenomeno dell'efflusso di ioni Calcio Interferenza con gli organi magnetici cellule. Tale fenomeno, che prende il nome di “efflusso di ioni Calcio”, influisce sull’attività proteinchinasica cellulare e su altri sistemi enzimatici che riguardano la replicazione cellulare. L’interazione costante tra esseri umani e campo magnetico terrestre, inoltre, potrebbe rappresentare la più interessante scoperta di questo Secolo. Per il fenomeno di risonanza ciclotronica, la cui spiegazione esula dallo scopo della presente trattazione, piccole quantità di energia elettromagnetica interagirebbero con il campo magnetico terrestre, provocando imponenti effetti biologici. EMF ED INFERTILITÀ FEMMINILE Il grande aumento di infertilità o subfertilità registrato negli ultimi anni potrebbe essere legato ad esposizione agli EMF. Dal 10 al 18% degli Americani in età riproduttiva non sono fertili. L’infertilità femminile può essere legata ad irregolarità del ciclo mestruale, squilibri ormonali, patologie dell’ovaio, delle tube, dell’endometrio o del muco cervicale e poliabortività. I campi elettromagnetici possono influenzare la fertilità in vari modi. Nel 1988 Goldhaber, Polen e Hiat del Kaiser Permanent Health Group (California), hanno condotto uno studio su 1583 donne gravide. Essi hanno osservato che i soggetti che usavano il computer (CRT cathode-ray tube) per più di 20 ore alla settimana presentavano un’incidenza doppia di aborti rispetto a quelli che non lo usavano. Studi successivi non hanno potuto confermare questi dati. Alcuni individui sono più elettrosensibili. L’elettrosensibilità sembrerebbe più spiccata nella dinamica PNEI del genotipo fosforico, “atopico”, immunologicamente disreattivo, simpaticotonico. Gli EMF, sommandosi a stressori cognitivi di tipo psicoaffettivo, potreb- LA MEDICINA BIOLOGICA OTTOBRE - DICEMBRE 2000 Stressori EM ed ambientali Fig. 4 (sn): Stressori di tipo psicoaffettivo ed elettromagnetico possono attivare alcuni circuiti neuroendocrini con ripercussioni a livello surrenalico. Attivazione Surrenalica Stressori Psico - Affettivi bero attivare circuiti neuroendocrini di gestione dello stress, particolarmente a livello surrenalico (Fig. 4). Alcuni studi volti ad esaminare il rapporto tra esposizione ad EMF e risposta da stress hanno evidenziato risultati apparentemente paradossali. In modelli animali si evidenzia un innalzamento dei livelli ematici di cortisolo. Qualora l’esposizione continui, i livelli ormonali e la risposta immunitaria si alterano permanentemente. Stress subliminali potrebbero influire sulla fertilità e sullo stato immunitario. Esposizioni, anche di breve durata, (come l’uso di telefoni cordless) possono causare spikes ormonali nei soggetti più elettrosensibili. Animali da esperimento di sesso femminile mostrano risposte allo stress elettromagnetico di tipo ormonale (scolorimento del pelo): si deduce (per estrapolazione) che il sesso femminile potrebbe essere più colpito dall’esposizione agli EMF anche in termini di funzione riproduttiva. Modificazioni del desiderio sessuale si accompagnano all’ipo o iperfunzionamento di surrene e tiroide. Stati di iperprolattinemia si associano a perdita del desiderio sessuale. STATI DI IPERANDROGENISMO OVARICO L’insulina è un ormone androgenizzante: stati di iperinsulinemia ed insulinoresistenza possono accompagnarsi ad iperandrogenismo ovarico. Fig. 5 (sotto): Sinergismo d’azione leptina-insulina. Anabolico CNS Catabolico + + – Segni di adiposità insulina/leptina + – Assunzione di cibo Dispendio energetico + Metabolismo Attività fisica – Bilancio energetico + Depositi di grasso L'insulina ha un effetto "androgenizzante" sull'ovaio Recettori all’insulina e all’IGF1 sono presenti sulle cellule della granulosa ed altre cellule dell’ovaio; insulina ed IGF1 stimolano la steroidogenesi a livello delle cellule della granulosa, tecali e stromali, agendo in sinergia con FSH ed LH per la stimolazione della steroidogenesi in vitro. L’insulina aumenta il numero dei recettori all’LH e l’IGF1 aumenta l’induzione FSH mediata dei recettori all’LH sulle cellule della granulosa. L’insulina è stato il primo ormone indicato nel controllo del peso da parte del S.N.C. Sui neuroni cerebrali che modulano l’assunzione di cibo sono presenti i recettori per la leptina e per l’insulina. Differenti meccanismi sottendono l’associazione di insulina e leptina per il contenuto di grasso corporeo (Fig. 5). La leptina (Friedman, 1994) è un ormone prodotto dal tessuto adiposo ed informa alcuni circuiti cerebrali di regolazione. A livello del nucleo arcuato dell’ipotalamo il recettore per la leptina è espresso in almeno due diverse classi di neuroni. Una classe esprime NPY (neuropeptide Y) e AGRP (Agouti Related Protein), due neuropeptidi che stimolano l’assunzione di cibo. Un’altra classe esprime POMC, il precursore dell’α MSH (α Melanocite Stimulating Hormone) e CART (Cocaine and Amphetamine Regulated Transcript). Questi ultimi due peptidi provocano una diminuzione dell’assunzione di cibo. Altri neuroni con recettori positivi alla leptina non esprimono nessuna di queste molecole. I dati clinici disponi- 75 LA MEDICINA BIOLOGICA OTTOBRE - DICEMBRE 2000 bili indicano che la leptina sopprime l’attività dei neuroni NPY/AGRP e stimola l’attività dei neuroni POMC/CART. In assenza di leptina i neuroni NPY/AGRP sono attivati e viene stimolata l’assunzione di cibo. In presenza di aumentati livelli di leptina, i neuroni POMC/CART sono attivi e l’assunzione di cibo è ridotta. Fisiologicamente, quando un individuo raggiunge un peso stabile, l’attività di questi meccanismi è bilanciata. Le modificazioni nella concentrazione di leptina, si riflettono su molti altri organi e sistemi, come la riproduzione, il sistema immunitario e la formazione ossea. La leptina rappresenterebbe, dunque, un’importante molecola di modulazione dello stato nutrizionale. L’ipotesi che la resistenza alla leptina possa attuarsi in soggetti insulino resistenti in sovrappeso è stata suggerita dalla presenza di elevati livelli di leptina. Molti meccanismi possono contribuire alla leptino-resistenza. In particolare un potenziale meccanismo è rappresentato dal deficitario trasporto di leptina attraverso le cellule endoteliali della barriera emato-encefalica: i soggetti obesi, infatti, presentano livelli cere- Fig. 6: Patogenesi dell’acne. brospinali di leptina inferiori a quelli plasmatici. La leptino resistenza è chiaramente documentata nei topi (db/db) e nei ratti (fa/fa). La leptina e l’insulina agiscono su meccanismi effettori ipotalamici, sopprimendo i circuiti neuronali cerebrali anabolici (che stimolano l’assunzione di cibo e bloccano la spesa energetica) ed attivando i circuiti catabolici (che inibiscono l’assunzione di cibo ed aumentano la spesa energetica). L’ingestione di cibo invia segnali di sazietà ormonali e neuronali al nucleo del tratto solitario: un gruppo di cellule presenti a livello del midollo allungato riceve i segnali di sazietà e modula i circuiti effettori centrali leptino ed insulino sensibili, regolando, così, l’assunzione di cibo ed il bilancio energetico. Condizioni di insulino/leptino resistenza si accompagnano a stati di iperandrogenismo; la correzione degli stati di insulino/leptino resistenza e dell’eventuale sovrappeso, si accompagnano a riduzione dei livelli di androgeni circolanti. Sebbene l’obesità possa contribuire all’insulino resistenza, anche femmine non obese possono essere insulino resistenti. L’insulino resistenza, infatti, si correla al grado di iperandrogenismo; alcuni studi dimostrano la diminuzione dell’insulino resistenza parallelamente alla riduzione dei livelli di androgeni circolanti. Ipersecrezione sebacea Ipercheratosi follicolare ACNE Colonizzazione batterica Infiammazione 76 Le beta endorfine stimolano, in vitro, la cellula pancreatica ß ed hanno effetto iperinsulinemizzante; gli oppioidi inibiscono la sintesi del GnRH agendo sul centro generatore di pulsatilità ipotalamico (iperinsulinemia ed insulinoresistenza nel soggetto magro?). In condizioni di iperisulinemia il tessuto adiposo converte i preandrogeni in testosterone; l’iperinsulinemia si associa a diminuzione delle SHBG, caratteristica degli stati di iperandrogenismo. È ipotizzabile che il tessuto adiposo moduli la sessualità anche in funzione del sinergismo leptina-insulina e della relativa insulino-leptino resistenza. L’obesità addominale si associa frequentemente ad anomalie del ciclo mestruale. La sindrome dell’ovaio policistico è rappresentata da anovularietà, iperandrogenismo ed obesità. L’obesità è presente solo nel 40 % delle donne affette da ovaio micropolicistico. ACNE ED INVECCHIAMENTO CUTANEO L’acne è una malattia del follicolo pilosebaceo i cui principali fattori patogenetici sono: 1) ipersecrezione sebacea, 2) ipercheratosi follicolare, 3) colonizzazione batterica dei follicoli, 4) insorgenza di processo infiammatorio (Fig. 6). La seborrea è mediata dall’aumento degli androgeni. Si ritiene, tuttavia, che la seborrea sia legata ad esaltata risposta della ghiandola sebacea a normali livelli di androgeni circolanti. Una particolare attenzione meritano i sempre più frequenti quadri di acne tardiva che si osservano nelle giovani donne. In tali situazioni l’associazione con ovaio micropolicistico è presente nel 25-30% dei casi. I recettori cutanei agli estrogeni sono stati identificati da diversi Autori LA MEDICINA BIOLOGICA OTTOBRE - DICEMBRE 2000 mediante tecniche di binding con estradiolo marcato. Negli stati di iperandrogenismo cutaneo con seborrea, affini per certi aspetti a quelli della cute menopausale, l’epidermide appare assottigliata e disidratata e il derma ridotto di spessore e meno elastico. Sul piano strutturale le fibre elastiche si presentano frammentate con aumento degli spazi interfibrillari che assumono un aspetto “a lacune” completamente vuote oppure ripiene di un materiale finemente granulare. Il contenuto collagenico diminuisce e compaiono alterazioni strutturali del collagene riguardanti i legami e le interazioni tra le diverse unità della molecola. I proteoglicani, che svolgono funzioni relative alla resistenza, alla compressione ed al grado di idratazione, subiscono modificazioni rilevanti; viene ridotta la componente glicidica dei glicosaminoglicani, giustificando la disidratazione cutanea. IRSUTISMO È la presenza di peli in zone considerate primariamente maschili. Il disordine può essere legato a patologie ovariche, surrenaliche (tra cui deficit parziale o totale di 11 e 21 idrossilasi o di 3 betaidrossisteroidodeidrogenasi), a dismetabolismo del tessuto adiposo, obesità, assunzione di androgeni o derivati del progesterone. Quando si escludano tutte queste cause, l’irsutismo si definisce “idiopatico” e conseguente ad aumentata sensibilità dei recettori cutanei agli androgeni secreti in quantità normale. I tumori androgeno-secernenti sono relativamente rari anche se la loro presenza deve essere sospettata nel caso in cui lo stato iperandrogenico si presenti improvvisamente ed evolva rapidamente. Natrium muriaticum Sepia Silicea Calcarea Phosphorica Sulphur Graphites Nux vomica Calcarea Carbonica STATI DI IPERANDROGENISMO -Injeel Farmaci di risonanza PNEI ALOPECIA ANDROGENETICA FEMMINILE È considerata da alcuni A.A. una vera e propria patologia. Colpisce il 50 % delle femmine sopra i 40 anni, considerando anche il “diradamento” difficilmente individuabile. In Letteratura sono presenti vari sinonimi di alopecia androgenetica: alopecia di tipo femminile, calvizie comune femminile ed alopecia diffusa ormonale. La recessione bitemporale avviene al momento della maturazione sessuale nell’80% delle femmine, anche se in modo meno evidente rispetto alla maggior parte dei maschi. L’area a rischio è la parte superiore del cuoio capelluto. Nelle femmine, tuttavia, si osserva generalmente una diffusa diminuzione in tutta l’area. Nelle femmine con alopecia androgenetica si può osservare una diminuzione della densità dei capelli in area frontale, posteriormente all’attaccatura frontale. La conservazione dell’attaccatura frontale è una differenza fenotipica tra femmine e maschi che presentano alopecia androgenetica. Sebbene Aristotele avesse per primo notato che gli eunuchi non diventavano LM Fig. 7: Iperandrogenismo: principali indicazioni terapeutiche. calvi, Hamilton (1942) dimostrò la correlazione tra immaturità sessuale e mancanza di alopecia tipica. La 5 α reduttasi è responsabile della conversione del testosterone in DHT ed è presente in concentrazioni più elevate nel cuoio capelluto di soggetti calvi. Sono stati identificati, a tutt’oggi, almeno due isoenzimi: 5 α reduttasi di tipo 1 e di tipo 2 con diverso Km per il testosterone, diverso pH e diversa sensibilità agli inibitori della 5 α reduttasi. Nelle femmine, il 50/60 % del testosterone è prodotto dalla conversione periferica di preormoni che sono, essi stessi, androgeni deboli. L’affinità del DHT per la globulina legante gli ormoni sessuali (SHBG), la cui sintesi aumenta grazie agli estrogeni, supera di tre volte quella del testosterone e dell’estradiolo. La carenza di ferro è spesso associata all’alopecia androgenetica. 77 LA MEDICINA BIOLOGICA OTTOBRE - DICEMBRE 2000 TERAPIA BIOLOGICA DELLE SINDROMI DA IPERANDROGENISMO L’approccio terapeutico biologico alle sindromi da iperandrogenismo femminile è complesso. Distinguiamo due quadri fondamentali di iperandrogenismo in due Gruppi di pazienti (Fig. 7). Nel primo Gruppo, lo stato di iperandrogenismo si associa spesso a stati iperprolattinemici, amenorrrea, disturbi compulsivi dell’assunzione di cibo, disreattività immunitaria, vulnerabilità a stressori di tipo affettivo ed elettromagnetico. Si presume che in queste pazienti sia aumentato il tono oppioide (condizione di insulino resistenza del soggetto magro ?). Si ritiene appropriata, in questo ca- so, la prescrizione di Pulsatilla, Sepia, Silicea, Natrium muriaticum e Calcarea Phosphorica. Vi è poi un secondo Gruppo di femmine in cui l’iperandrogenismo si associa a problematiche dismetaboliche, ipercolesterolemia, turbe dell’omeostasi glicemica, obesità addominale, insulino resistenza ed iperinsulinemia. È frequente il riscontro della classica sindrome dell’ovaio policistico, intesa come associazione di iperandrogenismo, alterazioni del ciclo mestruale, obesità, anche in assenza di alterazioni anatomiche evidenziabili. In questi casi è consigliata la prescrizione di Calcarea Carbonica, Thuja, Graphites, Sulphur e Nux vomica. In tutte le pazienti (soprattutto in quelle appartenenti al primo Gruppo) si deve prestare particolare attenzione alla valutazione dello stress elettroma- IPERINSULINEMIA ED INSULINO/LEPTINO RESISTENZA MEDULLA OBLONGATA SUIS HYPOTHALAMUS SUIS CORPUS PINEALE SUIS PANCREAS SUIS ADEPS SUILLUS Syzygium compositum Momordica compositum Fig. 8 (sopra): Modulazione degli stati di insulino/leptino resistenza. Thallium aceticum-Injeel f. Thallium sulphuricum-Injeel f. gnetico, sia in termini di esposizione ambientale diurna che notturna. A tale scopo si dovranno esaminare alcuni parametri. Per quanto riguarda la radioattività, la Legge prevede che la popolazione non debba essere esposta a valori superiori a 5 mSv/anno. A ciò contribuisce anche la radioattività naturale emessa dal suolo: in Alto Adige, ad esempio, è di circa 1 mSv/anno mentre nel Lazio è di circa 1,8 mSv/anno; gli effetti patogeni si manifestano già a 2,6 mSv/anno. Per i campi elettromagnetici, alle basse frequenze domestiche (50-60 Hz), la Legge prevede che a 50 cm. dalla fonte (es. elettrodomestici) non siano registrabili emissioni superiori a 100 µTesla, mentre innumerevoli studi segnalano effetti patogeni già a 0,20 µTesla (elettrodotti ad alta tensione). Per i segnali a radio frequenza (emittenti FM, ripetitori TV e telefonici), trasmessi cioè nell’etere, il limite è stato fissato dalla Legge n. 381/98 a 6 Volt/metro (sembra dimostrato che l’esposizione pluriennale a questo limite non provochi alcuna conseguenza). Alcuni esperimenti indicano che il limite entro cui non si può rimanere esposti per 24 ore, non deve superare i 25 Volt/metro. La correzione degli stati di insulino/leptino resistenza si avvale, olCrinis humanus-Injeel ALOPECIA ANDROGENETICA Fig. 9 (dx): Terapia della alopecia androgenetica. 78 ORGANOTERAPICI: Ovarium suis Cutis suis LA MEDICINA BIOLOGICA OTTOBRE - DICEMBRE 2000 tre che del controllo del peso corporeo, anche dell’utilizzazione di alcuni organoterapici come Hypothalamus suis, Corpus Pineale suis, Pancreas suis, Adeps suillus e Medulla oblongata suis (Fig. 8). Utili i farmaci omotossicologici a tropismo pancreatico come Syzygium compositum e Momordica compositum; in particolare il Syzygium, Mirtacea originaria della Malesia, aumenterebbe il numero dei recettori all’insulina. Per ottenere una stabilizzazione del tono oppioide sarà utile l’assunzione di melatonina 4CH-15CH, serotonina D6D30, triptofano D6-D30 e ACTH D6D30. La modulazione degli stati di iperandrogenismo si avvale dell’organoterapia: Ovarium suis, Corpus luteum suis, Glandula suprarenalis suis (da valutare la scelta della singola diluizione D200 ad effetto inibente sull’organo) e nosodi quali Ovarialcyste-Injeel, Tuberculinum-Injeel, Acne nosode (Staufen Pharma). Utilissima l’applicazione di creme contenenti diluizioni decimali di estrogeni e fattori di rivitalizzazione cellulare. Nelle alopecie androgenetiche, infine, si valuterà la possibilità di terapie domiciliari o mesoterapiche con: Cutis suis-Injeel, Crinis humanus-Injeel, Ovarium suis-Injeel, Thallium aceticumInjeel forte e Thallium sulphuricumInjeel forte (Fig. 9). LETTERATURA 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. CONCLUSIONE 18. Ho cercato di esaminare la complessa problematica delle sindromi da iperandrogenismo femminile alla luce delle recenti acquisizioni. La Terapia Biologica, priva di effetti collaterali cerca di correggere il substrato neuroendocrino di queste sindromi ad impatto profondo sull’equilibrio psicofisico femminile. 19. 20. 21. 22. BARBIERI R.L., MAKRIS A., RANDALL R.W. et Al. - Insulin stimulates androgen accumulation in incubations of ovarian stroma from women with hyperandrogenism. J Clin Endocrinological Metabolism 62 904-910, 1986. 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Indirizzo dell’Autore: Prof. Maria Corgna – Specialista in Endocrinologia – Docente e Membro del Direttivo Scientifico A.I.O.T. – Docente al Corso Biennale di Perfezionamento sui Prodotti di Origine Naturale, c/o Università degli Studi della Calabria – Tutor in Omeopatia accreditato dall’Ordine dei Medici di Roma European Hospital via Portuense, 700 00151 Roma Email: [email protected] Giugno 2000 79